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Autore: lelia_chan    03/09/2012    6 recensioni
Capitolo 1
-Smettila idiota-
-Senti non so che problemi hai, ma io non sono sicuramente la causa-
-No infatti non sei tu il problema, ma quel bastardo dell’Uchiha- grido mentre le lacrime cominciano a rigarmi il viso
-Itachi? Che cosa ha fatto?-
In un attimo mi ritrovo con gli occhi di Sasori che mi trapassano da parte a parte e le sue mani bloccarmi i polsi al muro...
Salve eccomi con una nuova storia, una SasoxDeixIta, spero di riuscire a fare qualcosa di decente anche questa volta e di avervi incuriosito con l'introduzione. Spero la leggiate in tanti e recensiate ciao ciao. Nel corso della storia alzerò il raiting
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Akasuna no Sasori , Deidara, Itachi | Coppie: Itachi/Deidara, Sasori/Deidara
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Non-con, Triangolo | Contesto: Nessun contesto
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Rivelazioni


Non riuscendo a farlo uscire dalla sua stanza allora mi rassegno, mi alzo e vado a prendere un bicchiere d’acqua.

Era stata una serata così strana. Decido che l’acqua è troppo leggera per una serata così assurda, quindi scavo bene nel frigorifero e trovo le solite bottiglie di birra che Sasori si scola quando la sera è annoiato, così forse sarei anche riuscito a farlo uscire di lì visto che odia che io le tocchi.

Ne prendo un paio e mi siedo a tavola cominciando a pensare a tutte le cose che erano successe in una sola giornata; avevo dato un pugno a Sasori, ero stato a casa di Itachi sul suo letto, c’era una foto di Sasori con Itachi  e il bel moretto mi aveva baciato, aveva baciato proprio me.

Prima che me ne accorgessi avevo bevuto entrambe le bottiglie, mi sentivo la testa leggera e la faccia andare a fuoco. Appoggiai la testa sul tavolo cercando un po’ di fresco e per sbaglio feci cadere con un brusco movimento le bottiglie vuote che si ruppero immediatamente producendo un suono fortissimo .

“Oh cazzo” pensai mi alzai lentamente e mi girai intorno in cerca di una scopa, ma con mia grande sorpresa vidi Sasori sulla soglia della porta della sua stanza, era uscito finalmente.

-Eccoti! Finalmente hai avuto le palle di uscire da lì- dissi; mi sentivo stranamente prepotente.

-Hai bevuto?- mi domanda ignorando completamente quello che avevo detto mentre mi si avvicinava –Oh si mio caro! E ho anche bevuto le tue due ultime birre!- risposi io sarcastico, mi girava la testa. Mi lascio cadere vicino ai cocci di vetro –Deidara tu l’alcool non lo reggi, guarda come sei ridotto e spostati da li o potresti farti male- mi dice avvicinandosi e osservando i vetri verdi sul pavimento.

-Dovresti smetterla di preoccuparti per me, non sei mica mia madre- lo guardo rabbioso, aveva anche la faccia tosta di preoccuparsi perché ero ubriaco –Deidara smettila sei ubriaco fradicio alzati da lì- mi prende per le spalle e mi alza letteralmente di peso –Toglimi le mani di dosso stronzo!- mi allontano bruscamente -Devi calmarti Deidara- mi tira via dai vetri  e io barcollando mi appoggio a lui –Tu mi devi molte spiegazioni Sasori-

–Non oggi Deidara-  

In quell’istante i suoi occhi erano così freddi da farmi impazzire di rabbia. Lo spingo via e indietreggio ma mi sento le gambe molli come gelatina –Tu hai rovinato tutto oggi!- dico puntando il dito contro di lui –Deidara calmati- era così irritante –Non mi calmo! Mi hai abbandonato tutta la settimana per poi venire a rovinare tutto con Itachi!- 

Comincio ad avere gli occhi appannati dalle lacrime ma cerco lo stesso di avere un atteggiamento infuriato o almeno ci provo –Voglio solo …- mi guarda con i suoi occhi freddi ma la voce ha un tono diverso, molto diverso dal solito –Vuoi solo cosa eh?!- continuo a gridare nervoso e confuso, ormai non mi reggo in piedi e infatti le mie gambe cedono e mi ritrovo sul pavimento con una mano poggiata su un vetro –Cazzo!-  ho un taglio profondo alla mano

-Ma che hai combinato Deidara?! Adesso basta ti comporti come un bambino- Sasori mi alza nuovamente dal pavimento e mi tira in camera sua spingendomi a sedere sul suo letto, lo guardo furioso mentre mi osserva la mano.

-È un bel taglio non potevi stare più attento?- dice togliendomi qualche pezzetto di vetro rimasto attaccato alla ferita, mi lamento più per la sua presenza così vicina che per la ferita –Smettila di preoccuparti per me, non ti ho chiesto di aiutarmi, so cavarmela da solo- lo guardo negli occhi, ormai dai miei sgorgano le lacrime che non avrei mai voluto fargli vedere.

-Non piangere…- mi dice mentre finisce di fasciarmi la mano -Non ci riesco- dico lasciando andare altre lacrime.

La mano di Sasori improvvisamente mi afferra la nuca e mi spinge verso di lui facendo combaciare le nostre labbra in un bacio inaspettato. Le sue labbra calde e morbide premono contro le mie, sento di non poter resistere inerte e così approfondisco il bacio assaporando le sue labbra con la lingua. Chiudo gli occhi e lascio che le nostre lingue si attorciglino e si cerchino in quel bacio passionale, ma che mi dava la sensazione di essere stato trattenuto per molto tempo.

Ho il respiro affannato, mi tremano le mani e mi fa male l’inguine, sento il petto di Sasori che struscia contro il mio, l’unico rumore che si sente nella stanza è quello dei nostri respiri affannati. Mi lascia andare e ci guardiamo intensamente per qualche secondo, i suoi occhi brillano alla luce fioca del vecchio lampadario della sua stanza.

Mi tolgo la maglietta in fretta per poter tornare a lambire le sue labbra, gli accarezzo il petto scendendo verso il suo addome. Appoggia il viso nell’incavo del mio collo e il suo respiro caldo mi fa tremare. Non resisto.

Mi sdraio sul suo letto e avvolgendo le mie mani dietro la sua nuca lo costringo a seguirmi. Riprendo a baciarlo con foga cercando la sua lingua con la mia, come se ne avessi bisogno. Non è l’alcool a rendermi così, ne sono certo. Non sentivo quasi più la ferita alla mano.

Gli strappo letteralmente di dosso la maglietta e lui senza battere ciglio mi lascia fare. Lo guardo per un attimo negli occhi prima che cominci a baciarmi il collo per scendere via via sul petto e sulla pancia. Boccheggiando raddrizzo la testa e osservo gli innumerevoli segni rossi che mi ha lasciato sul petto, mentre lui è intento a baciarmi e a leccarmi la pancia.

Sento i pantaloni troppo stretti per continuare a tenerli addosso, il cavallo tirava davvero troppo. Mi siedo e Sasori mi guarda staccandosi a malincuore dal mio ventre, mi slaccio il bottone dei jeans e tiro giù la cerniera. Poi avvicino le mie mani ai suoi jeans cercando di sbottonaglieli quando all’improvviso mi ferma.

-Basta Deidara-

Questo è quello che ricordo.

Mi sveglio nel mio letto con un mal di testa spaventoso riesco a malapena ad aprire gli occhi e a guardare l’orologio sul comodino, erano le dieci del mattino.

Mi tiro a sedere a fatica, barcollo sul materasso ma alla fine riesco a raddrizzarmi, ero stranamente senza maglietta, ma non ci faccio troppo caso. Appoggio i piedi sul pavimento di legno ma non ho il coraggio di alzarmi. Metto a fuoco lentamente tutti gli oggetti intorno a me prima di alzarmi e provare a camminare, non ricordo esattamente cos’era successo la sera prima. Forse Sasori ha ragione, non reggo l’alcool. In ogni caso lentamente mi alzo ed esco dalla mia stanza.

Non riesco a camminare dritto quindi mi mantengo al muro cercando di non premere troppo la mano ferita. La porta della sua stanza è socchiusa mi avvicino e sbircio ma lui non c’era. Sbuffo arrabbiato e spalanco la porta osservando per bene la camera. Il letto è disfatto, cosa un po’ strana visto quanto Sasori teneva all’ordine in camera sua e in casa. Mi faceva sempre un sacco di prediche sul non lasciare vestiti per terra in bagno o i piatti sporchi sul tavolo.

Noioso.

Chiudo la porta e mi ci appoggio, mi guardo in giro ed è tutto come al solito. Tutto perfettamente in ordine, mi avvicino al tavolo, gli giro intorno, mi chino sul pavimento dove la sera prima avevo fatto cadere le bottiglie e tocco il pavimento di legno; non c’era nemmeno una scheggia di vetro ma in compenso il legno aveva riportato parecchi graffi.

All’improvviso sento una stupida canzoncina (a detta di Sasori) conosciuta anche come Caramell Dansen provenire dalla mia camera, mi alzo e torno nella mia stanza recuperando il telefono che tremava sul comodino.

Era Itachi.

-Pronto Deidara?- la voce di Itachi è splendida anche al telefono

-Itachi ciao, scusami per ieri sera- dico seriamente imbarazzato

-Scusami tu Deidara non volevo scatenare qualche guaio- dice con la sua voce seria ma allo stesso tempo dolce e premurosa.

-Non preoccuparti Itachi, non è nulla di grave- rispondo mentendo.

Era chiaro che era qualcosa di grave.

-Bhè in ogni caso, ti avevo chiamato per dirti che hai lasciato qui la giacca. E…volevo invitarti a uscire anche stasera, però non vorrei che si ripetesse la stessa storia di ieri sera-

Resto sorpreso per un attimo, non credevo che mi avrebbe invitato più dopo la fine disastrosa della serata precedente. Accetto senza pensarci troppo e mi faccio dare l’indirizzo del luogo in cui dovremmo incontrarci.

Era una discoteca. Strano, Itachi non mi sembra proprio il tipo da discoteca, ma fa nulla. Avevo un’altra chance con Itachi e mi importava solo di questo.

Passo svariate volte sulla parte del legno scheggiata la sera prima dai vetri e mi accorgo che dopo quell’avvenimento non ricordo nulla. Il vuoto più totale.

Me ne sto tutta la mattinata a vagare per casa cercando di ricordare cosa possa essere accaduto. È frustrante non riuscire a ricordare nulla.

Le ore passano e di Sasori nessuna traccia, neanche una telefonata. Che ironia la sera prima mi aveva intasato il cellulare di messaggi e chiamate e invece adesso è praticamente scomparso.

Pranzo da solo in camera mia mangiando una porzione di ramen istantaneo visto che non so cucinare ed è sempre il rosso ad occuparsi di colazione pranzo e cena. Guardo la tv annoiato, di tanto in tanto la ferita alla mano si fa sentire ma cerco di non farci caso.

Appoggio la ciotola per terra cercando di ricordare cos’era successo la sera prima e come un flash mi torna in mente Sasori, senza maglietta sopra di me. Mi alzo immediatamente e corro in camera sua.

Il letto è disfatto, le coperte sono quasi buttate per terra, il cuscino storto e in un angolo del letto un pezzo di stoffa azzurro appallottolato e stropicciato. La mia maglietta azzurra!

Afferro la mia povera maglietta stropicciata e subito mi passa di mente il motivo per cui ero entrato in quella stanza. Tenevo molto a quella maglietta, me l’aveva regalata mia madre due anni fa, prima che morisse. Cerco inutilmente di lisciare il povero indumento inutilmente. “Che noia dovrò stirarla” penso mentre giro per la stanza. Mi soffermo per qualche momento a guardare le “opere” di Sasori.

Le sue care marionette e le bambole inespressive sparse un po’ dappertutto. Sulla scrivania vicino al computer ci sono tantissimi piccoli animaletti di legno. Più volte aveva provato a farmi apprezzare la sua arte a suon di calci, ma io gli rispondevo prendendolo a calci a mia volta. Vicino agli innumerevoli gatti ed elefantini c’è una collana d’argento piccola, un mezzo cuore. La prendo tra le dita e la osservo, è strano che Sasori abbia un oggetto simile.

Su un lato del cuore c’era scritto Itachi.

Davvero?

Itachi?!

Resto per un attimo abbastanza sorpreso, c’erano dei trascorsi tra loro due. Ormai era chiaro perfino a me. Non poteva essere altrimenti.

“Scoprirò di cosa si tratta. Si! Stasera scoprirò la verità”.

   
 
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