In nomine patris
Quando il diavolo
Le mani sul viso, a volere coprire la luce del sole che iniziava a sorgere, nel disperato tentativo di convincersi che fosse solo un incubo. Che non fosse accaduto davvero.
E il corpo accasciato sul pavimento, accanto alla porta di ingresso della piccola casa, dove era stata immensamente felice. Dove le grida allegre di Béatrice risuonavano ancora nelle stanze colorate.
Sul corpo, la camicia da notte che aveva indossato era ricoperta dai capelli dorati che sciolti ricadevano disordinatamente sul seno e sulle spalle.
Non ricordava neanche quanto tempo fosse passato.
La mente a ripercorrere le sue parole, a ricordare come fosse potuto accadere.
Lo odiava. Lo odiava con tutte le sue forze. E odiava ss stessa per la sua debolezza, per avere creduto, ancora una volta che quel sogno potesse essere vero.
Voi….
Era rimasta attonita nel vederlo comparire dinnanzi alla sua porta di casa. Le gambe tremanti sembravano poterla trascinare negli inferi.
Non mi invitate ad entrare, Madelene?
Certo, Conte, entrate.
Siete un incanto, mia cara, uno splendore.
E’ merito del’aiuto che mi date. Posso permettermi abiti più ricchi, adesso.
Io credo invece che sia tutto merito tuo, Madelene. Saresti bella con qualunque abito, saresti degna di un Re.
E’ passato tanto tempo dalla vostra ultima visita, Conte.
Si, è passato oltre un anno e non so dirvi quanto mi siate mancata.
Davvero?
Certo. E vi ho pensata tanto.
Non mentite.
Non mento certo, mia cara Madelene. Io conservo il ricordo di quello che eravamo nel mio cuore.
Nel vostro cuore?
Nel punto più caro al mio cuore.
E allora lo aveva accolto di nuovo in casa sua, nel suo letto, nel suo cuore. Ancora una volta in quel vortice di sentimenti, dove amore e diffidenza duellavano ad armi impari, si era persa, aveva vacillato e poi si era arresa, abbandonando ogni difesa tra le braccia del suo antico amante.
Perché era troppa la passione che sentiva nascere in lei al tocco delicato delle sue dita sula pelle. Irrefrenabile quella sensazione di urgenza che il suo ventre le suggeriva senza pudore. Troppo il bisogno di credere che un po’ ci fosse anche lei nella sua vita. Lei e quella figlia che lui non aveva mai abbandonato, che manteneva in una bella casa, soddisfacendo ogni necessità.
Si era fidata, una volta ancora. E questa volta le conseguenze sarebbero state atroci.
Vorrei vedere la bambina, Madeleine, se me lo permetti.
Certo, Conte.
Non mi chiamare Conte, Madeleine, tra di noi non è necessario.
Certo, Hans, venite, sta giocando in salotto.
Come sei diventata bella, Béatrice, un vero splendore. Del resto tua madre è un incanto,ogni volta di più .
Io credo che …vi somigli, Hans…
Dici?
…Si….ma forse è una cosa che non dovevo dire, perdonatemi…è fuori luogo…
Si…ma….ricordi il nostro patto? Nessuno deve sapere.
E nessuno ha saputo.
Ne andrebbe della mia posizione, lo capisci, vero?
….Si…certamente….
So che Andrè non lavora più a palazzo Jarjayes, tu ne conosci i motivi?
No, non li conosco, ma so per certo che con Madamigella Oscar lui non abbia fatto parola riguardo al vero padre di Béatrice.
Ne sono lieto, allora.
Madamigella mi era sembrata piuttosto strana e diffidente. …ho temuto sospettasse qualcosa…
Andrè ha placato ogni suo dubbio, non temete.
Bene.
Aveva giocherellato un po’ con la bambina che dopo alcuni momenti di timore si era fatta più decisa e chiedeva ripetutamente di essere presa in braccio da lui. L’aveva sollevata e si era complimentato di nuovo per la sua buona educazione.
E in quei pochi istanti di felicità a lei si era aperto il cuore nel vedere padre e figlia così vicini, tanto che le parole pronunciate in tono severo poco prima erano già un ricordo lontano.
Così facile sperare che ci sarebbe stato un futuro per loro e un padre più presente per quella bambina.
Sembri una principessina, piccola Béatrice, sei degna del palazzo di un Re.
Nessun elemento per capire le sue intenzioni, per pensare al peggio. Ad un vile inganno.
Avevano messo a letto Béatrice e poi le labbra bollenti di lui erano scivolate sul suo collo, con una tale passione che gli si era abbandonata con trasporto e desiderio.
E ancora una volta l’aveva spogliata lui, perché a lui piaceva fare così, avido di leggere la reazione di lei dipinta sul bel volto di porcellana. Come la prima volta, come tutte le altre volte che nelle loro notti proibite avevano reso l’aria rovente. Poi, le si era abbandonato sul seno, mentre con voce suadente celebrava la sua bellezza impareggiabile.
Vorrei portare Béatrice a vivere con me.
L’aveva guardato attonita.
Crescerebbe con mia sorella Sophie, beneficerebbe di un’educazione elitaria, frequenterebbe la nobiltà svedese e francese….. non credi che sia la soluzione migliore?
….E….io?
L’aveva detto tremando, ingenuamente, convinta di essere inclusa anche lei in tanta bontà.
Tu la vedresti quando faremo ritorno a Parigi.
…Io… no..non voglio separarmi da lei… non potete farmi questo…
Ma il suo futuro sarà roseo con me, tu cosa potresti offrirle?
E’mia figlia e non intendo rinunciare a lei, per nessun motivo al mondo. Non mi importa che riceva un’educazione migliore, lei ha bisogno di sua madre adesso…è ancora cos piccola…
Proprio per questo… meglio adesso che quando sarà più grande, il distacco sarebbe più doloroso.
Non lo farete…Adrè non lo consentirebbe mai.
Andrè? Siete intimi, allora.
No…. Lui è un amico, il mio migliore amico…..
Non ti devi preoccupare, mai cara, tu verrai a trovarla spesso, te lo garantisco….lo stai facendo per il bene di tua figlia, ricordatelo sempre.
Non aveva voluto sentire ragioni. O lei non era riuscita a trovare le giuste argomentazioni per dissuaderlo da quel folle progetto.
Non era ancora notte quando Béatrice era stata portata via da quella casa. Addormentata tra le braccia di lui, aveva inconsapevolmente detto addio a quella madre amorevole che atterrita aveva smesso di combattere per lei.
Note:
Evidentemente questa volta il personaggio contro cui mi sono crudelmente accanita é il bel Conte di Fersen.
Non c’è un motivo particolare, non mi sta neanche tanto antipatico!!
Del resto, a turno, qualcuno va preso di mira….