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Autore: Lady Cheshire    04/09/2012    3 recensioni
Niente da dire su questa storia, strano ma vero, quiiindi mi affido a voi, gente di EFP, siate clementi su questa storia priva di senso...è nata per sbaglio. Coomunque, eccovi un pezzettino, a presto ^^
Dal capitolo 5
Me ne vado come tu mi hai chiesto, ma continuo a chiedermi dove é stato il mio errore. Forse avevi ragione tu e quella sera non dovevamo lasciarci andare ma non mi pento di averlo fatto. Ti lascio col male nel cuore, credimi, ma prendo con me la bambina. Volevo che qualcosa di noi restasse anche a me, anche se soffro nel trattare mia figlia come un oggetto. Mi prenderai per un egoista, ma non ti biasimo, puoi stare tranquilla la piccola crescerà serena, non temere per lei l'amerò con tutto me stesso. E lo stesso vale per te, ti amo ora che me ne vado e ti amerò per sempre... Addio amore mio.
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Passato parte 4:Gemelli

Amu pov

La gravidanza era proseguita fino alla fine senza problemi, e presto sarebbe arrivato il momento del parto e avevo paura. Ma paura, non tanto del dolore e dell'esperienza del mettere al mondo un bambino, quanto dalla consapevolezza che una volta nato avrei mentito a Ikuto, inducendolo ad andare via. Avrei sofferto, avrei pianto già lo sapevo ma era l'unico modo perché potesse essere ancora libero. Passavo nervosamente la mano sul mio ventre, spesso mi venivano delle fitte segno che a giorni sarebbe nato, devo ammettere però che questo bambino mi aveva resa felice, mi aveva fatto provare emozioni nuove, una gioia immensa e, presto, un dolore acuto...ero sul divano a guardare la televisione con mia sorella, che più che altro si divertiva a passare le mani sul pancione, che era diventato smisuratamente grosso ma medici non hanno riscontrato problemi quindi va bene, e ascoltare i calci del piccolo.
«Sorellina, sarà un maschietto?»
«Non lo so»
«Una femminuccia?»
«Non lo so»
«Come si chiamerà?»
«Non so nemmeno questo»
«Ma uffa! Tu vuoi farmi innervosire vero? Perché non vuoi dirmelo?»
«Perché io e Ikuto non abbiamo voluto sapere se é maschio o femmina...però posso dirti come vorrei chiamare una bimba»
«Come? Dai dimmi!»
«Mi piacerebbe chiamarla Aoi»
«É carino, ma il mio nome é più bello»
«Viva la modestia eh nanetta?»
«Non sono una nanetta!»
«Ahah come vuoi...AHIO!»
«Che succede? Sorellona!»
«Ami...vai a chiamare la mamma» ed era corsa subito in cucina, mia mamma vedendo Ami agitata era corsa in salotto.
«Amu...tesoro chiama l'ambulanza si sono rotte le acque»
«Cosa?! La porto subito all'ospedale, Midori tu chiama Ikuto» e cosi mio padre mi aveva portato in macchina, io dolore era forte, quasi pungente. Mio padre era in preda al panico, ma guidava sicuro, in poco tempo eravamo all'ospedale. Mi avevano portato subito in stanza per mettermi il camice. Dopo pochissimo tempo era arrivato Ikuto.
«Che cosa é successo?!»
«Si sono rotte le acque, ti abbiamo chiamato subito»
«Amu, come ti senti?»
«Stavo meglio prima...Ahhh! Perché hai i capelli bagnati?»
«Ero sotto la doccia quando tua mamma ha chiamato a casa...Utau é già in fibrillazzione»
«Immagino...AHHH!!»
«Che é successo?»
«Manca solo un centimetro di dilatazione, la portiamo in sala parto. Ci segua, vorrà stare accanto a sua moglie»
«Già...»

Ikuto pov

«Già...» volevo starle accanto, ma mi sentivo estremamente inutile. Lei stava soffrendo e io non potevo far altro che starle accanto e stringerle la mano, dirle che va tutto bene senza comprendere la sua sofferenza. Per istinto avevo toccato la scatoletta vellutata che avevo in tasca, volevo darglielo prima della nascita del bambino ma avrei aspettato. Non l'avevo mai vista ridotta così. Spettinata, sudata e in preda alle convulsioni. Le sue urla squarciano l'aria e le contrazioni la fanno contorcere sempre più spesso.
«Ore 18:45 nascita» erano state queste le parole del dottore. Ero così immerso nei miei pensieri che quasi non mi ero accorto della nascita del bambino, un bellissimo maschietto che piangeva tra le braccia dell'ostetrica. Gli occhi erano quelli di Amu, anche i capelli biondi erano come quelli del piccola Ami. Passava il tempo, i dottori non dicevano nulla. Io ero stato preso in ostaggio per il primo bagno al piccolo, ma quando ero tornato Amu era ancora in sala parto.
«Dottoressa, che succede?»
«Oh...si, beh...»
«Ora 21:05 nascita. Bene tiriamo fuori il secondo»
«CHEE?! ANCORA?!» Amu era visibilmente scioccata, aspetta un altro?!
«Come il secondo?»
«Siete voi ad aver detto di non voler sapere nulla»
«Si ma sapere se erano uno o due potevate dircelo comunque, non era un dramma»
«AHHHH!» e così era nato anche il secondo, mi ero perso la nascita del secondo bambino mentre litigavo con l'ostetrica. Era una bambina, era bellissima. Mi assomigliava tantissimo, era agli antipodi di suo fratello, capello color notte e occhi ametista come i miei. Finalmente Amu poteva riposare tranquilla.

Amu pov

Finita, era finalmente finita. I bambini erano nati, ma ero troppo stanca e mi ero addormentata subito, non appena ma avevano appoggiato la bimba sul petto avevo pronunciato quel nome che mi piaceva tanto e che sembrava così adatto.
«Aoi...» poi mi ero addormentata come la piccola, finalmente calma.
Quando mi ero svegliata era come se non avessi riposato affatto, ero indolenzita ovunque ma riuscivo ad alzarmi...infatti mi ero fiondata in bagno, ma penso sia normale. Dopo poco ero tornata a letto ed era entrata l'infermiera con i bambini in braccio e mi aveva insegnato ad allattare, facevano il solletico.
"Che cognome devo scrivere sulla culla?"
"Tsukiyomi...i nomi sono ancora da scegliere"
«Perfetto, ora glieli lascio un po' signorina...entri pure»
«Permesso?»
«Ikuto...ciao...»                                                                                                                                                               
«Come stai?»
«Stanca...tanto stanca»
«É normale amore» aveva detto lui baciandomi i capelli. Era il momento.
«Senti Ikuto...»
«Dimmi, cosa c'è?»
«Voglio che tu parta per Londra»
«Cosa?!»
«Hai capito bene, voglio che tu parta»
«Scusa se mi ripeto ma: cosa? Amu io non ho intenzione di lasciarti, hai dato alla luce i miei due bambini, due bellissimi bambini. Il frutto del nostro amore e non li lascerei per nulla al mondo»
«Ma sono io che ti chiedo di lasciarli, te lo chiedo perché mi sono accorta che non ti amo più.»
«É una bugia...Amu sei stanca, riposa ne riparliamo domani ok?»
«No Ikuto, ti chiedo di non tornare più, parti e non tornare» dopo ero crollata. Finiti i giorni dei controlli Ikuto non si era più presentato ma al posto della mia bambina, nella culla c'erano una scatoletta una lettera. In essa vi era scritto il suo modo per dirmi addio:
Me ne vado come tu mi hai chiesto, ma continuo a chiedermi dove é stato il mio errore. Forse avevi ragione tu e quella sera non dovevamo lasciarci andare ma non mi pento di averlo fatto. Ti lascio col male nel cuore, credimi, ma prendo con me la bambina. Volevo che qualcosa di noi restasse anche a me, anche se soffro nel trattare mia figlia come un oggetto. Mi prenderai per un egoista, ma non ti biasimo, puoi stare tranquilla la piccola crescerà serena, non temere per lei l'amerò con tutto me stesso. E lo stesso vale per te, ti amo ora che me ne vado e ti amerò per sempre... Addio amore mio.
Piangevo con il mio piccolo, separato dalla sua gemella, la mia piccola Aoi, non l’avrei mai più rivista. Mi restava solo lui, il mio bimbo, la mia speranza, il mio Chiaki...la mia forza.

  
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