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Autore: Insouuciant    04/09/2012    0 recensioni
A Parigi, un veterano di guerra dall'Inghilterra e uno scrittore dall'America si innamorano.
[Crossover - Francis Scott Fitzgerald (Midnight in Paris)/James 'Jim' Nicholls (War Horse)]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Tom Hiddleston
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Titolo: In Paris
Titolo del Capitolo: Capitolo 3
Autore: Insouuciant
Traduttore: Princess Kurenai
Fandom: Crossover | Midnight in Paris – War Horse
Personaggi: James “Jim” Nicholls, Francis Scott Fitzgerald
Genere: Introspettivo, Drammatico, Romantico, Angst
Rating: Arancione
Avvertimenti: Crossover, Slash, What if? (E se…), Alternative Universe (AU)
Intro: Per la prima volta da quando era a Parigi, Jim era in compagnia di qualcuno.
Note della Traduttrice: Le cose finalmente iniziano ad evolversi :3 è uno dei capitoli che preferisco!

{ In Paris ~
Capitolo 3
http://archiveofourown.org/works/369461/chapters/601629



La vita di Jim a Parigi era sempre stata davvero monotona. Si svegliava, andava al parco a leggere o a disegnare, e tornava al suo appartamento fino all’ora di andare a dormire. Non faceva nulla né andava da qualche parte. Beh, se si escludeva il mercato dove andava a comprarsi da mangiare. La sua famiglia gli scriveva regolarmente e talvolta rispondeva alle loro lettere, ma rifiutava sempre le loro visite e declinava le richieste di fare ritorno in Inghilterra.

Non c’era niente per lui in Inghilterra, solo il dolore. Ma, anche la Francia era altrettanto dolorosa. La Francia era dove l’aveva perso. In Inghilterra era iniziato tutto ed Francia era finito. Era la Germania la responsabile di tutto quello che era successo. Sì, a riguardo della Grande Guerra. Ma no, non si trattava davvero della Grande Guerra. Era Jamie. Era stata la guerra. Era stato Jamie.

Jamie e la guerra sembravano inseparabili nel tormentarlo. I ricordi di Jamie non dovevano essere contaminati dagli orrori della guerra. Malediva tutti per la loro follia nel pensare che valesse la pena fare una guerra. Malediva se stesso. Si malediva in ogni singolo momento della sua vita per aver pensato che fosse una cosa giusta. Milioni di vite. Spazzate via.

Jim rise amaramente mentre beveva un bicchiere di vino. Forse poteva scrivere un libro su una tragica storia d’amore. Un amore distrutto dalla guerra. Forse sarebbe potuto diventare ricco. Tutti in fondo sembrano pubblicare qualcosa in quei giorni.

Jim andò a letto presto quella notte. Era uno di quei giorni. Nell’oscurità, nessuno poteva vedere il corpo di Jim tremare. Agitarsi perché ormai non riusciva più a resistere. Tutti i rimpianti. Tutte le cose che voleva fare. Ciò che non avrebbe mai dovuto fare. Nessuno poteva sentirlo singhiozzare mentre affondava il viso nel cuscino. Nessuno poveva saperlo, perché non c’era nessuno lì.

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Alle volte si ritrovava a pensare ai vecchi tempi, quando era ancora felice. Quando era normale uscire ed incontrarsi con qualcuno, andare a cavalcare, e ridere fino a sentire lo stomaco attorcigliarsi. Quando tutto nella sua vita sembrava luminoso e pieno di speranza. Faceva male pensarci. Quei bellissimi ricordi portavano con loro solo dolore.

Aveva avuto tutto. E l’aveva perso. E ciò che gli era rimasto era il nulla.

Jim pensò di aver passato una brutta giornata. In quel momento però era certo che sarebbe stata anche una settimana pessima. Beh, poteva fare una sola cosa per rendere la giornata sopportabile. Prese i suoi fogli e la matita, e si diresse verso il parco.

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Jim si guardò attorno nel parco pieno di persone che vivevano allegramente la loro giornata e si sedette sulla sua solita panchina. Alle volte si chiedeva il perché fosse rimasto a Parigi. In quel periodo tutti sembrano andare a Parigi. Scrittori, artisti e tutti i musicisti. Ed anche tante altre persone. Forse si sarebbe dovuto trasferire in un altro posto più tranquillo.

"Ti aspettavo."

Una dolce voce sussurrò quelle parole alle sue spalle, vicino al suo orecchio. Sorpreso, Jim balzò in piedi alzandosi dalla panchina prendendo subito dopo l’equilibrio e cadendo di schiena sul terreno. Maledetta, maledettissima gamba. Jim maledì silenziosamente il dolore che gli attraversò la gamba. L’uomo, che aveva causato tutto quello, corse subito ad aiutarlo.

“Sono terribilmente dispiaciuto.”

Si scusò più volte mentre cercava di ripulire dalla polvere il maglione ed i pantaloni di Jim. Jim si ritrovò ad arrossire nell’avvertire le mani dell’uomo sulla sua schiena, sulle gambe e sulle sue braccia.

" Va… va tutto bene. Solo… non farei così ad un soldato se fossi in te."

Jim sorrise in direzione dell’uomo e l’espressione di colpevolezza che aveva assunto sparì. Era di nuovo Scott Fitzgerald. Jim aveva pensato a lui. Come non poteva? Non era stato in grado di ‘scrollarselo’ da dosso dopo il loro incontro mattutino. Dopo quel calore che aveva lasciato nel suo corpo, quando Scott se ne era andato con la donna bionda, si era sentito più freddo che mai. Aveva quasi dimenticato quanto potesse essere freddo, almeno fino a quando aveva sentito quel calore; un calore che si era diffuso in tutto il suo corpo simile a quello di quando si stava con qualcuno di caro, qualcuno che di amato.

“ Quindi, hai combattuto in guerra?”

Al posto di rispondere alla domanda, Jim gli rivolse un sorriso riluttante. Non voleva parlare di quell’argomento. Parlare della Guerra, quando tutti sembravano volerne parlare, discutere e scriverci qualcosa e tutto il resto. Forse non avrebbe dovuto dire di essere un soldato. Forse non avrebbe proprio dovuto aprir bocca.

"Mi sono fermato al parco per incontrare degli amici ieri, ma non ti ho visto. Forse eri qui ed io mi sono fermato nel momento sbagliato, ma per qualche motivo mi sono preoccupato. Scusa se ti ho spaventato in quel modo. Suppongo di essere stato felice di vederti.”

I suoi occhi. La sua voce. Il suo sorriso. Erano affascinanti. Lui era addirittura bello. Le parole continuavano ad uscire dalle sue labbra, suonavano serie, non erano solo un passaggio alla “felice di rivederla”. Jim non riuscì a nascondere un sorriso davanti alla sincera preoccupazione di Scott nei suoi confronti. E come poteva non rispondergli quando era stato così carino?

"Io… ero un po’ turbato ieri ed ho preferito restare a cara, ma mi sbagliavo. Ora che sono qui sto meglio."

Sono qui e ti vedo. Jim avrebbe voluto dirlo, ma riuscì a trattenersi. Il viso di Scott si rabbuiò alla risposta di Jim.

“Ti andrebbe… di dirmi il motivo, o ciò che ti ha turbato così tanto?”

Ancora una volta, con un sorriso riluttante, Jim scosse il capo. Non ancora. Proprio non ancora. Jim non crede che la sua mente sia pronta ad esporre i suoi problema a qualcuno. Dopo tutto, aveva incontrato Scott solo qualche giorno prima. Anche se Scott gli rivolse un sorriso, dal suo visto si era chiara la preoccupazione.

Jim tornò a sedersi sulla panchina, afferrò i fogli e la matita, ed iniziò a disegnare come al suo solito. Onestamente, Jim non sapeva proprio che altro fare. Scott lo osservò per un po’, poi si sedette silenziosamente accanto a lui.

“Ti da fastidio se mi unisco a te?”

“ No, no di certo. Sei più che benvenuto.”

Jim e Scott si scambiarono uno sguardo. I loro occhi avevano una tonalità d’azzurro simile. Qualche istante dopo, Jim stava disegnando un passante con un buffo vestito e Scott continuava ciò che stava scrivendo della sera prima.

Nessuno dei due comprendeva realmente il motivo di quell’attrazione. Ma alle volte, era meglio lasciare il cuore libero di scegliere e mettere da parte la logica.

Parigi era bella come sempre con il sole splendente ed il leggero venticello. Per la prima volta da quando era a Parigi, Jim era in compagnia di qualcuno.
  
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