Avvertenza: Questa non è una fanfiction sui Pokemon
standard. Contiene scene di violenza e linguaggio improprio.
Nota:Pokemon e i personaggi ad esso associati sono proprietà
della Nintendo,Game Freak, Creatures Inc, e 4Kids Productions.
Pokemon Master
di Ace Sanchez
Tradotto da ^Kane^ ed Erika
PARTE 9: DESTINO
Un manto di luce bianca. O rossa. Liscia come seta filata. La sensazione
di essere stato violato. E piacere. Illecitamente vile. Lo ribonobbe
subito. E due terzi si riunirono.
Avevano incatenato un'anima.
O forse l'avevano liberata.
Sotto il suo petto, Duplica poteva sentire il terreno umidiccio della
foresta; un'umidità che attraversava i suoi vestiti e macchiava il
suo mantello, mentre cercava di nascondersi nel sottobosco erboso. Osservò
con sicurezza i soldati della Lega, mentre questi camminavano intorno al
loro accampamento, dopo circa venti piedi di dolce declivio che li
separava. Avevano una piccola lampada in una mano, e rimanevano in
silenzio, di guardia. Secondo le congetture di Laselle, era circa
mezzanotte, anche se non si poteva dedurlo dall'oscurità, che era
rimasta praticamente invariata.
Una leggera brezza portò alle narici l'odore dell'erba umida, e
delle altre piante, e spinse i suoi capelli blu scuri, che di notte
sembravano neri, fra gli occhi. Infastidita dalla ciocca, chiuse gli occhi
e se li strofinò. Il ciuffo si mosse di sua spontanea volontà,
sistemandosi dietro il suo orecchio sinistro.
"Un altro esercito della Lega?" La voce molle, anche se ridotta
ad un bisbiglio, era ancora inquietante, spettrale.
Girò la testa per folgorare con un'occhiata a ragazza dai capelli
scuri, accanto a lei. Uno sguardo che, sapeva, non poteva attraversare le
tenebre, ma che la soddisfò almeno in parte. Era duro farla
individuarla, perché‚ anche se piuttosto vicina, il mantello
color verde foresta, chiazzato di fango, rendeva la ragazza praticamente
invisibile.
"Dannazione!" disse cercando di non attirare l'attenzione delle
guardie. "Laselle, ti avevo detto di aspettare con gli altri!"
"Spiacente," rispose Laselle, anche se il tono lasciava
trapelare il suo piacere. "Ma non potevo starmene lì ad
aspettare e basta. Inoltre, spiare Š la mia specialità,"
affermò con una punta di arroganza. "Se non avessi parlato,
non mi avresti neppure notata." Duplica fu contenta del buio, che le
permise di celare a Laselle l'imbarazzo. Poi riprese ad osservare le
guardie.
"Bene, fa niente. Quanto al resto, sì, c'è un esercito
della Lega accampato qui vicino, nella radura là in fondo, oltre
quei soldati. Ma a giudicare dai falò che vedo, non mi sembra
niente di speciale. Saranno un centinaio." Laselle ingoiò
rumorosamente.
"Ma a quanto ne so le forze a Sud Lavender sono decisamente di meno.
E se stessero dirigendosi proprio alla base?" Duplica si mosse nel
buio, sentendo il petto indolenzito da tutto quel tempo passato sdraiata
fra le piante. Pensò di rimpicciolire il suo seno, usando i suoi
poteri, ma rifiutò immediatamente quell'idea oltraggiosa. Non
avrebbe mai accettato una simile soluzione, neppure per un secondo.
"Credo che stiano andando a sud-est," rispose irritata. "Proprio
nella nostra direzione. Magari è solo una coincidenza."
"Forse," bisbigliò Laselle. Non sembrava convinta.
"Lo sai? Nemmeno io credo nelle coincidenze."
Poi udirono una fragile voce femminile di fronte a loro.
"Torno subito! E che nessuno di voi pervertiti mi segua!"
Duplica si voltò per vedere uno dei soldati incamminarsi verso di
loro. Trattenne il fiato, e sentì che anche Laselle la imitava,
mentre una figura agile passava a pochi piedi da loro, tenendo in mano una
torcia, e procedeva nella foresta, accompagnata dal crepitio del
sottobosco calpestato.
"Ma credo nella fortuna," aggiunse Duplica perfidamente. Si alzò,
si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo sentendo il seno non più
così oppresso, e cominciò a seguire il soldato attraverso la
foresta, con passo felpato. "Resta qui, e fai il verso del pidgey se
uno di quei due si muove."
"Ricevuto," rispose Laselle voltandosi verso i due soldati
rimasti. Quando Duplica la raggiunse, la donna si era accovacciata vicino
ad un albero. Il suono di un liquido che gocciolava sulle foglie riempiva
l'aria della foresta.
"Ahhhhhh," sospirò la donna, non notando che Duplica si
era acquattata dietro ad un'altro albero.
Duplica fissò bella sua mente l'immagine di ekans. Inspirando
lievemente, sentì quel pensiero pervaderla, e provò
nuovamente il tepore del suo corpo in metamorfosi. Leggera e silenziosa,
scivolò fra la boscaglia, assaggiando l'aria con la sottile lingua
biforcuta. Poi, rapidamente, si alzò di scatto e fissò la
donna. Il rumore del liquido cessò di colpo.
I suoi occhi arsero di giallo, in un Fulmisguardo. La donna non riuscì
neppure a fare un suono, e si accasciò contro l'albero, paralizzata
ma con gli occhi aperti, senza neppure il tempo di tirarsi su i pantaloni.
Duplica riprese le sue sembianze umane, e fissò le labbra del
soldato muoversi inutilmente. Si avvicinò alla donna e afferrò
un rampicante che penzolava giusto sopra le loro teste, che usò per
legarla all'albero. Il Fulmisguardo aveva congelato i muscoli, quindi
anche volendo Duplica non avrebbe potuto mettere la donna in una posizione
meno imbarazzante di quella.
"Manderò qualcuno a liberarti, più tardi,"
bisbigliò Duplica. Non poté capire se il soldato la stava
realmente fissando con occhi adirati, o se era rimasta paralizzata con
quell'espressione. "Mi spiace, ma devi ancora fare pratica col tuo
Fulmisguardo," la sfotté. "Ora stai un attimo ferma,
lasciati guardare bene," concluse in tono ironico, ghignando. Fissò
attentamente ogni dettaglio, decisa a fare un lavoro perfetto. Una cotta
di maglia e pantaloni alla zuava, adattati a duna donna, un mantello da
foresta marrone con l'emblema della Lega, stivali alti di cuoio nero, una
faccia da bambola, con occhi blu china e capelli verdi di media
lunghezza... Si concentrò e cominciò a trasformarsi.
Osservando una copia perfetta di sè stessa, perfino nei vestiti,
la donna sembrò disgustanta, anche se non poteva muovere un muscolo
per la paralisi.. Duplica raccolse la lampada della donna e corse via. Fu
una fortuna che Laselle non si fosse messa ad urlare, quando si vide
davanti una donna soldato della Lega. Di certo aveva indovinato il piano
di Duplica; Laselle era una ragazza intelligente per la sua età.
"Vado a scoprire dove sta andando questo esercito," disse con
la voce fragile e acuta della donna. "Torna da Bruno e Junior, ci
ritroveremo più tardi e vi saprò dire. Ah, c'è una
donna legata ad un albero, là in fondo. Portatela dietro, non
voglio far fare uno spuntino a qualche Pokemon Proibito di passaggio."
Presto, Duplica-soldato superò le guardie e si inoltrò
tranquillamente fra le tende. Avrebbe fatto tutto in fretta. E sperava che
nessun Pokemon Proibito si facesse vedere. Un gruppo di quelle dimensioni
non sarebbe certo passato inosservato.
Vertigini. C'era un viso, confuso, oltre i suoi palmi. Sembrava girare
in tondo come in un caleidoscopio. Era quasi... piacevole. E poi, come era
venuta, la sensazione passò di colpo.
"Misty, Misty..." Qualcuno la stava chiamando. Si guardò
intorno, infastidita dalla luce, come se si fosse appena svegliata. Spostò
una ciocca di capelli rossi che le solleticava la guancia.
"Co-cosa?" Era Erika, i suoi occhi verde erba la guardano
preoccupati da oltre il tavolo rotondo.
"Attenta, hai appena sorriso..." La sua amica, avvolta nel
mantello verde smeraldo, si avvicinò. Le luci elettriche giocarono
coi riflessi dei suoi capelli corvini, rivelando il suo nastro rosso.
"Resta seduta." La voce, bassa, era quella di un 'uomo alto,
con capelli neri e irti, che sedeva dall'altro lato del tavolo.
Sopracciglia corrucciate sormontavano occhi neri, sinistri e stranamente
calmi. Koga era l'unico, fra tutti, ad indossare ancora il suo mantello
color porpora, anche se il cappuccio era gettato all'indietro. Sotto, una
tunica nera e larghi pantaloni scuri, legati alla vita. Koga era un ninja,
ma per Misty somigliava più ad un vampiro.
Erika aggrottò le sopracciglia, ma continuò ad avvicinarsi.
Misty cercò di evitare strane complicazioni.
"Va tutto bene, Erika. Mi sento solo un po' debole, tutto qui."
"E' la tua ferita?" chiese Erika rimettendosi a sedere.
"Non so. Credo di no. Dovrebbe essere guarita, ormai."
"Abbastanza," disse una voce autoritaria. Era Aya, sorella di
Koga, secondo Maestro di Veleno. Una donna matura con una bellezza afosa,
i suoi capelli verde scuro erano ancora acconciati come anni prima, con
una lunga coda tenuta insieme da un fiocco. Un forte contrasto con la sua
carnagione lattea, lo stesso di quegli occhi scuri che la fissavano, e
delle labbra rosse e pensierose. Era seduta sulla sinistra, indossava un
kimono rosa scuro, stretto in vita, evidenziando la sua figura atletica e
scattante. "Cosa dicevi, Mistaria?" chiese con un cenno del suo
mento.
Misty chiuse gli occhi, cercando di ricordare. Poi i pensieri ritornarono
a quella sensazione di oltraggio.
"Giusto," disse irritata. "Ho appena saputo che avete
imprigionato Ash. Come avete potuto? Mentre è ammalato?"
L'espressione seria di Aya non cambiò.
"Ora, Mistaria, devi capirci. Siamo a conoscenza delle... gesta che
ha compiuto. Specialmente del disastro alla Torre di Cerulean. Sai che
Ashura ha in qualche modo decimato un intero esercito? Erano quasi
cinquecento uomini. Lasciarlo libero sarebbe una follia."
"Quello era un esercito della Lega!" protestò Misty. "Se
non altro, se lo meritavano, visto il massacro che stavano commettendo.
Hai visto cosa stavano facendo agli insediamenti dell'area. Tu, tuo
fratello ed Erika non dovevate fermarli? Voglio vederlo libero, adesso!"
I suoi occhi blu arsero gelidi.
La porta sibilò dolcemente, aprendosi e interromendo la riunione.
Misty si voltò e fissò una donna, magra e decisamente bella,
con lunghi capelli marrone scuro. I suoi lunghi tacchi cadenzarono la sua
camminata elegante, tintinnando sul pavimento metallico, seguita dalle
pieghe del suo camice da laboratorio. In mano aveva aveva un piccolo
palmare, e intorno al collo c'era uno stetoscopio argenteo.
"Però è incredibile," disse la donna disse in
tono saccente, fissando i suoi interlocutori intorno al tavolo. "Non
siamo riusciti ad imprigionarlo, all'inizio. Ora ci stiamo servendo di
quel prototipo per intrappolare e studiare pokemon ostili. Si basa sul
vecchio sistema laser di contenimento, quello delle pokeball. Ma non
dovrebbe funzionare con gli umani. Invece, con Ash... interessante, no?"
"Giselle," disse Misty adirata. "Allora è vero che
le disgrazie arrivano a coppie." Lei rise superba, grattandosi il
labbro inferiore con le unghie tinte si rosso.
"Non arriverai lontana con l'adulazione. E per te sono il Dottor
Giselle. Ora, come stavo dicendo, il campo che lo circonda dovrebbe essere
attraversabile da umani e oggetti inanimati. E infatti l'aria può
passare. Ma è invalicabile per ogni materiale biologico di tipo
pokemon. E anche Ash sembra soggetto a questa regola." Erika aggrottò
le sopracciglia e giocherellò coi capelli.
"Ho sempre pensato che fosse un tipo strano. Potrebbe perfino non
essere umano." Giselle scosse la testa, agitando i suoi capelli scuri
dietro le spalle.
"No, è umano. Ho i risultati dei test. Alcuni danno strani
valori, ma è umano. Un umano davvero carino." sorrise
provocante. Misty pensò di scacciare quel sorriso con un pugno fra
quegli occhi saccenti. Ma evitò di agire. Non sarebbe stato molto
professionale. "La cosa strana è che è anche un
pokemon," continuò Giselle con voce astiosa. "E non un
pokemon qualsiasi, perché ha molto in comune con i Pokemon
Proibiti, che al momento se ne vanno a spasso per il globo. Lo stesso vale
per il pikachu. A tutti gli effetti Pikachu è un pokemon proibito.
E il suo potere va oltre il limite di scala misurabile." Misty la
guardò duramente.
"Interessante, ma non hai il diritto di trattarlo come una cavia.
Abbiamo poco tempo per fermare la profezia e Ash è la chiave di
tutto. Ne sono certa. Solo Ash ha qualche speranza di fermare tutto
questo." Aya la fissò, impassibile.
"Spiegati." Misty narrò quello che aveva detto Ash, e
soprattutto i piani della Lega. Come avevano avverato la profezia
dell'Armageddon, liberando il Proibito sul mondo. E come fossero pochi i
giorni che restavano, prima che la vita sul pianeta fosse cancellata, a
meno di non fermare la Lega. Lasciò fuori la partecipazione di Ash
a tutto quello, e come Sabrina era riuscita a fargli una specie di
lavaggio del cervello. Koga ascoltò in silenzio, poi trasse le
conclusioni.
"So della profezia. Alla fine, è molto simile a quella usata
nelle Guerre Oscure, solo che quella era su scala molto inferiore. La
creazione non fu perfetta, e il Creatore mise i suoi... errori
nell'inframondo, quello dove passano le anime dei morti. E se questi
esseri venissero liberati, sarebbe il caos. Quello che dici è
innegabilmente vero." Misty sperò di aver trovato un alleato.
Koga era molto importante, nella Ribellione. Aveva il maggior numero di
soldati e istruttori, e poi c'era sua sorella come secondo in comando. "Però,"
continuò, "il fatto rimane, Ashura è un rischio molto
grande. Incontrollabile. Troppo pericoloso per liberarlo. Riusciremo a
cavarcela da soli. Troveremo un modo per controllare la sua imprevedibilità,
e useremo il suo potere nel modo che ci parrà opportuno. Forse
potremmo fare in modo che Ashura e Lord Garick si eliminassero a vicenda,
e lasciare il mondo in pace." Misty si alzò, facendo cadere la
sedia con un clangore stridente. L'aria intorno a lei divenne di colpo
gelida, e la sua aura brillò.
"Che vorresti fare, usarlo come un'arma? E tu dovresti solo premere
un bottone?" Sull'orlo della tavola, ai lati delle sue mani, la
condensa congelò. "Ma è assurdo! Già non si fida
più della Lega, in questo modo gli farai odiare anche la
Ribellione. Non posso permetterlo!" Koga la guardò fisso coi
suoi piccoli occhi neri.
"Non dimenticare, Mistaria, che anche il tuo comportamento non è
stato irreprensibile. Tu e Ashura siete stati coinvolti nell'apertura del
cancello, a Cerulean. E ora vorresti allearti con lui alla prima
occasione, con un'entità ostile e infida. E' un traditore, per la
Lega e per la Ribellione."
Nessuna speranza? Cercò uno sguardo amico. Erika le sorrise e le
fece un cenno di accordo. La tensione si allentò. Erika non aveva
parlato del modo in cui aveva convinto Ash a collaborare, e Giselle
probabilmente non l'aveva scoperto. Aya parlò di nuovo.
"E inoltre, ora ci vieni a dire che Brock è vivo e si è
unito alla Lega. Puoi capire perché è difficile crederti. Il
Brock che abbiamo conosciuto era un seguace fedele della nostra causa,
anche se non ha avuto molte occasioni per dimostrarlo. I testimoni della
sua morte sono tanti, anche se il suo corpo non è mai stato
ritrovato. Comunque ci vogliono delle prove, per quello che dici."
"E' una follia! E se Brock avesse saputo di questa base, prima di
passare dall'altra parte?" Misty sentì il tavolo cedere fra le
sue mani. Il legno cadde al suolo e si spezzò in frammmenti
ghiacciati. "E a proposito di mia sorella? Anche per quello servono
delle prove? Magari il fatto che in questo momento è qui da qualche
parte a sabotare le apparecchiature?"
"Su questo ti crediamo," disse arida Giselle, ancora in piedi
dall'altro lato, fissando affascinata i cocci di tavolo congelato. "Le
camere di sicurezza ti hanno filmato mentre entravi dall'ingresso sulla
scogliera. Nello stesso tempo, noi stavamo parlando con un tuo sosia. Era
identica a te. Perfino nella voce." Si mordicchiò il labbro,
pensierosa. "Ma quando ci siamo resi conto dell'errore era già
scappata." "In effetti c'era qualche differenza, a pensarci
bene," commentò Erika. "Si comportava come una vera
puttana. Un po' come Giselle, diciamo." Sorrise, e i suoi occhi verdi
brillarono perfidi. Giselle si imbronciò e gettò i suoi
lunghi capelli dietro la schiena. "Eppure mi ha salvato la vita, e
quella dei miei soldati." Erika narrò il loro incontro con i
beedrill oscuri. Misty scosse la testa.
"Voleva solo usarti per poter entrare."
"Sarà, ma gliene devo una," finì Erika,
sorridendo a quel pensiero ridicolo. "E la somiglianza è
incredibile. Con quei capelli rossi è davvero uguale a te."
Giselle riprese a mordersi le labbra.
"Ha passato il test genetico, altrimenti non sarebbe potuta entrare.
In pratica il sistema ha rivelato la tua presenza. Per questo siamo
intervenuti quando siete arrivati, perché il DNA di Ash non era nel
database. Eppure mi avevi detto che non eravate gemelle identiche."
"In effetti i suoi capelli sono diversi. Lei è bionda, come
mia sorella Daisy, mentre io ho i capelli rossi. E poi l'ho sempre vista
diversa da me." "Forse avremmo dovuto fare uno strip-test,"
disse Erika sorridendo. "I capelli sotto non mentono."
"Risparmiaci, ti prego," rispose Giselle con tono acido. Erika
si mosse cercando di tirare giù la minigonna bianca sotto il camice
di Giselle, che cercò di allontanarsi.
"Smettila, idiota!"
"Forse il tuo colore naturale è il rosa, Giselle?"
chiese Erika incuriosita.
Finalmente Koga si alzò con un movimento rapido dalla sedia, con
un'espressione irritata.
"Smettetela!" Erika e Giselle ammutolirono. I suoi occhi neri
fissarono intensamente Misty.
"Riassumendo, abbiamo un Maestro potenzialmente ostile che gira per
i sotterranei. Uno che sembra la tua copia. La cosa più logica mi
sembra sia rinchiuderti nelle tue stanze, così l'unica Mistaria in
circolazione dovrà essere per forza quella falsa. Sarai messa sotto
chiave e protetta fino a quando questa storia non sarà finita."
Misty si sentì frustrata, e digrignò i denti.
"Ma non è giusto!" protestò. Poi provò
improvvisamente un nodo allo stomaco, ricordandosi di una cosa. Doveva
rimuovere il veleno dal corpo di Ash, come avevano concordato! Domani
sarebbe stato il settimo giorno. Ma non poteva dire a Koga la verità.
Doveva agire da sola, e al più presto...
Poi Koga si voltò e cominciò ad uscire dalla stanza
impettito, seguito dal suo mantello agitato.
"Consideralo anche una punizione per aver agito senza prima
interpellarci." Anche Aya si alzò, fissandola con espressione
seria.
"Vai nelle tue stanze, adesso. I soldati ti scorteranno e monteranno
la guardia fuori dalla porta. Questa base è in allarme, finché
non troviamo il Maestro nemico." i suoi occhi verdi scuro puntarono
Giselle. "Quanto a te, torna ai tuoi esperimenti. Vogliamo saperne di
più, su questo Maestro d'Ombra." E poi anche lei seguì
il fratello. Le porte sibilarono, mentre si chiudevano con uno scatto
metallico. Giselle sorrise sorniona, fissando Misty con il suo bel viso.
"Ora capisco perché ti preoccupi tanto per Ash. Non mi
sorprende, era già carino quando c'incontrammo al Pokemon Tech. E
sembrava promettente." Un angolo della sua bocca si contorse verso
l'alto, lascivamente. "E sai come si dice, c'è un certo
feeling fra un dottore e il suo paziente." Misty si sentì
arrossire. Sperò che la sua faccia non si confondesse troppo con i
capelli rossi.
"Per quanto mi riguarda, sei solo una pervertita." Poi le sue
labbra crollarono per la preoccupazione. "M-ma... come sta lui?"
Giselle si strinse fra le sue spalle snelle.
"Le sue condizioni sono stabili. Le sue difese immunitarie sono al
di là di ogni aspettativa. Ma i suoi livelli energetici sono
instabili. Ovviamente, lo stesso vale per il pikachu." Sembrò
irritata. "Anche se non sono sicura del motivo. Penso che sia un
qualche legame psichico."
"Non starà impazzendo?" chiese Erika preoccupata,
spingendo indietro la sedia mentre si alzava.
"Chi sa?" rabbrividì delicatamente. "In questo
momento, sono felice della decisione di imprigionarlo." Riprese a
fissare Misty con occhi cattivi. "Ma forse dovrei provare su di me.
Il proverbio dice 'guardare e non toccare', ma non sono mai riuscita a
seguirlo." Lasciò scappare una risata arrogante. "Dopo
tutto, vi siete lasciati anni fa, e lui è libero, giusto?"
Misty restrinse gli occhi e condensò l'umidità dell'aria
intorno a lei.
"Ow!" Giselle quasi cadde a terra. I suoi occhi marrone chiaro
la fissarono offesi, mentre si massaggiava la schiena. Poi alzò il
mento e in qualche modo riuscì a guardarle dall'alto verso il
basso, anche se era la più bassa delle tre. "Humph! Immature,
imparate a crescere!" Poi uscì impettita, ancora
massaggiandosi, finché le porte si chiusero e la nascosero alla
loro vista. Le guardie guardarono la figura di Giselle, sognando di
poterla aiutare nei suoi massaggi.
L'odore di fiori pervase la stanza, mentre Erika generava il suo mantello
verde in un lampo di energia. Poi si voltò, e nascose il viso fra
le ombre del cappuccio.
Misty si strinse nelle spalle con aria innocente, intensificò la
sua aura e venne coperta da una sorta di energia liquida, che si tramutò
nel suo mantello azzurrino.
"Quanto a Giselle... certo che circolano zanzare davvero grosse,
vero?"
"Pika Pika!"
La prima cosa che Ash vide aprendo i suoi occhi furono due chiazze blu
che lo fissavano preoccupate. Pikachu vegliava, accucciato sul suo petto
nudo. Ash si mise a sedere, appoggiando il topo elettrico sul letto. Il
letto. Ecco il perchè si era trovato così a suo agio. Ma
quello che non capiva era il perchè della sua debolezza. Era peggio
che dopo aver curato Misty. Sperò di non dovercisi abituare.
"Dove siamo?" chiese, con voce rauca. Tossì per
schiarirsi la gola, e analizzò i dintorni. Sembrava una normale
stanza d'ospedale, a parte la strana luminosità rossa che la
circondava. Anche il pavimento ne era coperto. Dall'altro lato di quella
prigione rossa, un lavabo. A parte questo, era un luogo piuttosto spoglio.
Il suo mantello e lo zaino erano spariti. L'unica cosa che gli rimaneva
erano i pantaloni neri, allacciati alla vita.
Pikachu balzò giù dal letto e corse verso la barriera
rossa. Cercò di sfondarla con un pugno.
"Pikapi pi-pikachu!" disse, girando le orecchie appuntite
all'indietro in una posa arrabbiata.
"Cosa? E' come stare in una pokeball? Solo più forte?"
Scese dal letto e si alzò. Sotto i piedi, il pavimento era caldo e
sembrava vibrava. Per un attimo fu colto da vertigini e rischiò di
cadere, ma all'ultimo istante riuscì a recuperare l'equilibrio.
Stava decisamente male. Tutto il corpo pulsava di dolore, soprattutto la
spalla ferita, e c'era qualcosa che bruciava, sul fianco. Alzò
lentamente il braccio e trovò una serie di graffi sanguinolenti.
Strano. Come se li era procurati? Poi controllò la ferita alla
spalla, sotto la benda. Era guarita, ma la cicatrizzazione era stato
peggiore del solito.
Camminò lentamente verso Pikachu, cercando di resistere ai
capogiri. La barriera di energia rossa era più trasparente, da
vicino, e poteva intravedere una specie di laboratorio, con dei monitor di
computer, lavagne, console, come nel laboratorio del Professor Oak prima
che venisse distrutto, solo più avanzato.
Finalmente individuò lo zaino, aperto su un tavolo. Ci avevano
senz'altro frugato dentro. E su di una sedia, il suo mantello.
"Chuu." Ash vide il suo pokemon ardere scuro e sparare un
piccolo tuono dalla zampa, verso la barriera, che però assorbì
il colpo, imperturbabile.
"Così siamo intrappolati qui, huh?" pigiò la sua
mano destra contro il campo rosso e traslucido, e ne saggiò la
forza. Era caldo come il pavimento, e vibrava. Poi percepì la
presenza di qualcuno, e ababssò la mano. Sembrava che i suoi sensi
fossero in parte ritornati. Un recupero minimo, ma sufficiente.
Con un sibilo e il suono di una serratura, dal lato lontano della porta,
apparve una brunetta alta e magra, vestita con un camice da laboratorio. I
tacchi a spillo risuonarono nella stanza, mentre si avvicinava.
"Ah, il mio paziente finalmente è sveglio!" disse in
tono sollevato. Avanzò ulteriormente, e Ash ne potè notare
la fredda bellezza da modella. Non ne fu molto colpito, ormai era
insensibile a quel genere di spettacoli. O quasi. C'era anche una punta di
familiarità in quel viso, anche se non ne capiva il motivo.
"Dov'è Misty?" fu la sua prima domanda, sorprendendosi
da solo. "E perchè sono chiuso qui?"
"Pika-chu," aggiunse Pikachu dalla sua posizione con la sua
voce acuta.
Lei sembrò abbassare i suoi occhi marrone chiaro per fissare il
suo petto nudo. Le labbra rosse si piegarono divertite. Ash si sentì
come un animale in uno zoo, a disagio. Pareva che quella donna volesse
saltargli addosso da un momento all'altro.
"Sei imprigionato per ordine dei Maestri Koga e Aya. Non si fidano
di te. Quanto a Misty..." Si strinse nelle spalle, fissandolo negli
occhi e studiando il suo volto. "Ma questo non ha importanza."
Giocherellò con lo stetoscopio. Ash si guardò intorno e
sorrise forzatamente.
"Sapevo che sarebbe finita così. O meglio, temevo. Pensavo
che avessero messo da parte tutti quei pregiudizi." Lei fece una
pausa.
"Non vogliamo presentaci?" chiese in tono risentito. "Ci
siamo già incontrati, sai? E' stato molto tempo fa, purtroppo..."
Lui la guardò ammiccante.
"In effetti hai un'aria familiare." Poi un ritratto sfocato si
formò nella sua mente. "Aspetta, ci sono... una scuola
chiamata... Pokemon Wreck... il tuo nome è Giraffe, o qualcosa del
genere, giusto?" Sorprendentemente, il viso di lei si riempì
di rosso, un fiotto d'ira che dal mento salì fino alla fronte.
"Non Giraffe. Il mio nome è Giselle, e la scuola era il
Pokemon Tech, non Pokemon Wreck." Aveva un'aria talmente furibonda,
che per un attimo Ash fu felice per la presenza di quella barriera rossa.
"Oh... era Giselle?" disse con innocenza. Poi lei sembrò
calmarsi, il suo viso imbarazzato ritornò latteo.
"Sì, le persone mi chiamano stella... ma sono solo Giselle."
Sorrise compiaciuta. "Ad ogni modo, vediamo come sei messo."
Trasse un piccolo palmare dalla tasca della giacca e lo collegò ad
una consolle lungo la barriera. "Caro mio, hai un fattore di
guarigione sorprendente," commentò mentre le dita volavano sui
tasti e i suoi occhi fissavano il monitor.
"Da quanto sono qui?" chiese Ash, cercando di cambiare
argomento. Lei non lo guardò, e continuò il suo lavoro.
"Oh, saranno le due di notte, quindi... circa cinque ore."
Poi lui si accorse di un'altra presenza e si girò per vedere la
porta metallica scivolare di lato con un sibilo. Era un uomo giovane, con
un camice da laboratorio. Un viso pulito, capelli castani in ordine, un
paio di occhiali. Anche lui aveva un'aria familiare.
"Dottor Giselle," disse in tono riverente, "La cercano al
Compartimento Medico tre. Il dottor Proctor ha bisogno di lei." Il
giovane sembrò a disagio, evidentemente attratto dalla sua collega.
Giselle alzò il volto dal computer e lo fissò irritata.
"Non vedi che sono occupato, Joe? Sei un internista, occupatene tu,"
disse arrogantemente. "Il mio tempo è prezioso, e ho l'ordine
di studiare questo adorabile esemplare." Indicò Ash, che
incrociò le braccia e finse di non aver sentito. Lo sguardo di Joe
si fissò su di lui. Immediatamente lanciò un'occhiata di
gelosia e odio.
"Tutti i mostri sono brutti," affermò astiosamente. "E
anche lui è un mostro. Le guardie e gli istruttori dicono che è
stato lui ad evocare i Pokemon Proibiti. E sai quanta gente ha ucciso? Ho
parlato con un Istruttore di Forza, che mi ha detto che non è altro
che un boia ed un assassino." Giselle osservò Ash con occhi
incuriositi.
"Dici? Mi sa che è venuta ora di cambiare gli occhiali, Joe."
Joe arrossì, imbarazzato.
"Ad ogni modo, il Dottor Proctor dice che è importante, e
penso che dovrebbe andare."
"E' vero, d'accordo," concluse Giselle in tono irritato. "Avete
bisogno di me anche quando andate al cesso, vero?" Chiuse il computer
e staccò la presa del palmare dalla consolle. "Non toccare
niente, mentre sono via," ordinò mentre s'incamminava. Le
porte sibilarono, si aprirono e si richiusero dietro di lei. Per un
attimo, Joe rimase a fissare Giselle oltre le porte chiuse. Poi si voltò
e fissò Ash.
"Tu-tu, mostro! Stai lontano da Giselle, hai capito?"
"Non avrò molti problemi ad accontentarti, sai?" disse
Ash in tono gentile, battendo le nocche contro la barriera. Joe fece una
pausa, e un'occhiata confusa apparve sul suo volto. Poi scosse il capo.
"Non tentare di confondermi, mostro! I tuoi giochetti non
funzionano."
Ash sbuffò, e decise di rimanere zitto. Qualunque cosa avesse
detto, lo avrebbe irritato ancora di più. L'amore era un'ottima
scusa per agire stupidamente. Gli occhi di Joe si accesero di rabbia,
fissando il mantello nero di Ash sulla sedia. Si avvicinò e osservò
l'abito agitarsi come un'ombra viva.
"Io non lo toccherei," lo ammonì Ash. Joe rise, un suono
irritante e alto, e afferrò il mantello con ambo le mani,
guardandolo.
"E ora cosa mi farai, mostro? Io sono qua fuori, e tu sei lì
dentro." Sorrise, pervaso da un senso di superiorità, e indossò
il mantello, coprendosi col cappuccio. Era un po' troppo corto per lui, ma
le falde toccavano ugualmente il terreno. "Guardatemi!" urlò
beffardo. "Sono il cattivo Maestro d'Ombra che viene a prendervi!
Sono l'ombra che mangia i bambini cattivi nella notte!"
"Toglitelo," disse Ash in tono inquieto. Soffiò via una
ciocca caduta sugli occhi.
Joe saltellava nel laboratorio come un idiota, avvolgendosi
grottescamente nel mantello ad ogni passo.
"Scommetto che potrei essere un Maestro d'Ombra migliore di te,
stupido traditore." Gli occhi di Ash arsero d'oro, una luce empia che
trasformava le sue pupille in pozzi dorati.
Joe lanciò un urlo, e il mantello arse di elettricità nera.
Il suo corpo venne scaraventato all'indietro e spedito contro il muro del
laboratorio. Quindi il mantello esplose come un palloncino, e Joe venne
lanciato in avanti, scivolando sul pavimento metallico fino a che una
consolle non lo fermò. Rimase un attimo immobile, fumante. Poi urlò
e lanciò via gli occhiali, che stavano fondendosi. Si sedette
furibondo, con i capelli bruciacchiati e ancora scoppiettante di
elettricità statica.
"Ho avuto pietà di te, altrimenti adesso saresti solo una
pozza di melma rossastra." Ash scosse il capo, tenendo le braccia
ancora incrociate sul torace nudo.
"Pika pika pika!". Pikachu rise, i suoi occhi blu chiusi per lo
sfogo di ilarità che lo faceva rotolare sulla schiena, a pancia
all'aria.
"Io ti ucciderò!" Joe sputò e si rialzò,
quindi dal suo camice annerito estrasse una pokeball. La lanciò. "Victreebel,
vai! Foglie lama, fallo a brandelli!" La palla rossa e bianca si aprì
a mezz'aria con un bagliore di energia. Dalla luminosità rosse uscì
un pokemon pianta, giallo e di forma cilindrica, che avanzò
digrignando i denti e schioccando i suoi viticci neri. Ruggì e dal
torso iniziò a lanciare delle foglie simili a rasoi.
Ash rimase calmo, mantenendo la faccia a pochi centimetri dalla barriera
su cui le foglie rimbalzarono inerti. Non battè ciglio.
"Stronzo!" gridò Joe, richiamando con rabbia il suo
pokemon e lanciando direttamente la palla. Evidentemente si era ricordato
che la barriera avrebbe bloccato tutti i pokemon e i loro attacchi. "Quel
campo di energia non ti salverà dal destino che meriti!" Scattò
verso di lui, a pugni stretti.
Fino a che il braccio di Joe non ebbe attraversato la luminosità
rossa, Ash rimase impassibile. Poi, quasi pigramente, scattò con
una mossa apparentemente casuale, afferrando il polso di Joe. Girando su sè
stesso, usò la velocità del suo avversario contro di lui,
strattonandolo verso l'alto. Joe boccheggiò, perdendo il contatto
col suolo e sentendosi come un martello da lancio. Completata la
rotazione, Ash lasciò la presa sul braccio di Joe, che attraversò
la barriera dall'altra parte e si schiantò rumorosamente contro una
consolle. Questa ondeggiò pericolosamente e crollò sul
pavimento. Joe era svenuto.
Poi la porta si aprì con un sibilo e Giselle entrò,
fischiettando un motivetto allegro. Contemplò lo spettacolo con
occhi spaventati, e fissò Ash, adirata. Come risposta, lui si
strinse innocentemente nelle spalle.
"Non guardarmi. Era Joe quello che non doveva toccare nulla."
"Allora, Tyra, perchè non vieni da me dopo aver distrutto
quella base ribelle?" Duplica non guardò neanche il soldato,
conciato come un punk, mentre marciavano nella foresta.
"Sparisci, insetto," disse cercando di imitare il tono rude
della donna soldato. Lui parve deluso.
"Ma c'è sempre un festino dopo una vittoria." Si girò,
per rientrare nelle schiere in marcia.
Per Dio, pensò Duplica. Quella Tyra era di facili costumi. Era
ormai il settimo tizio ad aver fatto quel genere di proposta. In effetti
doveva essere una bella donna, con quei lunghi capelli verdi e quel corpo
asciutto, ma Duplica pensò con un filo di vanità che i suoi
capelli blu e il suo corpo snello ma voluttuoso erano ad un altro livello.
Le ruote del carro le cigolarono accanto, trasportando l'equipaggiamento
più pesante verso est, nel buio della foresta. Solo le lampade sui
carri, e quelle di alcuni soldati, fra cui lei, fornivano la luce ai
viaggiatori. In quel momento, stava venendo affiancata da una mezza
dozzina di carri da trasporto, trainati da dei ponyta infuocati. Le fruste
calarono con violenza sui corpi dei pokemon, e il loro nitrire vibrò
nel silenzio degli alberi che li circondava.
Quando l'ombra della punta della Torre dei Pokemon, lontana a nord della
base ribelle, divenne più visibile oltre cime degli alberi e risaltò
sullo sfondo del turbinante cielo nero, Duplica capì che quasi
sicuramente l'obiettivo dell'esercito era proprio la base di Sud Lavender.
La larga pista che stavano seguendo portava più o meno in quella
direzione. Ma la prova i- concreta erano i commenti bellicosi dei soldati.
Sentendo di aver appreso abbastanza da quegli uomini, Duplica si decise a
raggiungere le prime file dell'armata in movimento. Aveva bisogno di
scoprire la fonte da cui avevano appreso la posizione dei Ribelli, e
pensava che chiunque ne fosse alla guida avrebbe potuto lasciarglielo
capire. Cominciò camminare più speditamente, per raggiungere
i carri.
"Dove stai andando, bella?" disse una voce pompata di
testosterone. Lei non girò la testa e continuò a camminare,
sollevando nuvole di polvere con gli stivali.
"Ho voglia di... chiacchierare col capo." Le sembrava una frase
che sarebbe potuta benissimo uscire dalla bocca di Tyra.
"Sei una puttana, Tyra." rispose la voce, gelosa.
"S, hai ragione." ridacchiò Duplica. "Mi hai
contagiato." Si lasciò dietro i commenti acidi dei soldati, e
avanz• risoluta. Stava per superare il carro di testa, quando da esso
arrivò un bisbiglio.
"Dannate catene," imprecò una voce femminile e
familiare. "Se fossi libera, Joylene, farei vedere a questa feccia
della Lega..."
Scioccata, Duplica si affiancò al carro e sollevò
innocentemente il telone che lo copriva per dare un'occhiata. Riuscì
a riconoscere il Capitano Jenny e l'Infermiera Joy, quelle della
cittadella. Jenny, ancora nella sua armatura leggera, e Joylene, con la
sua lunga veste bianca sembravano essere solo un po' spaventate, a parte
le catene che ancoravano i loro polsi al fondo del carro.
Jenny si voltò e la fissò con occhi i suoi marroni e
ostili. I suoi corti capelli blu erano macchiati di sangue, come se
l'avessero bastonata. E infatti non indossava più l'elmetto.
"Che hai da guardare, puttana della Lega?" chiese acida.
"Jenny," bisbigliò l'Infermiera Joy, i cui capeli erano
stati scompigliati e cadevano ora inerti lungo le spalle. Duplica permise
alla sua vera voce di uscire dalla bocca.
"Sono io," disse rapidamente. "Duplica." Joy la fissò,
riconoscendo la voce.
"Uno dei Maestri di Pokemon, in città?" Jenny rimase
scioccata e senza parole. Sentendo il nome, aveva spalancato gli occhi in
un'espressione di disagio. Era disgustata dalla capacità di Duplica
di alterare la forma del suo corpo. Innaturale, ecco cos'era.
"Sì, direi di sì," rispose Duplica. "Ho
usato questa forma per spiare i piani di questo esercito. Ma come hanno
fatto a prendervi? E il resto dei soldati?" Jenny divenne di colpo
furibonda, scordando le sensazioni causate dalla presenza di Duplica.
"E' stata una fottuta imboscata! C'era un gruppo di Istruttori,
nella foresta, che ci stavano aspettando." Poi la rabbia sembrò
sgonfiarsi come un palloncino, e la tristezza occupò il suo cuore. "Hanno
ucciso tutti, hanno lasciato solo noi." Sorrise amaramente. "Per
sfruttare le nostre... doti, in seguito, penso." Joylene sembrava
preoccupata.
"Ci hanno anche rubato i pokemon. Spero che Chansey stia bene."
"Non preoccupatevi," disse Duplica con sicurezza. "Quando
avrò finito il mio lavoro, vi libererò. Forse troverò
anche i vosti pokemon." Poi scivolò rapidamente fuori dal
tendone. Non poteva farsi scoprire a parlare con dei prigionieri.
Con passo naturale si affrettò verso le prime file dell'esercito,
superando alcuni cavalieri e alcuni soldati, cercando di passare
inosservata. Ci furono alcuni commenti sulla sua bellezza. Era dura non
farsi notare, in un esercito costituito prevalentemente da uomini. Avrebbe
dovuto trovare una donna più brutta, in cui trasformarsi. Rifiutò
l'idea. Neanche per sogno.
Finalmente dopo aver respinto molte offerte, raggiunse le posizione
avanzate dell'armata, che guidava i soldati attraverso le tenebre della
foresta. Camminò silenziosamente accanto ad un altro cavaliere, una
donna. Occhi incuriositi la fissarono per un attimo, poi la ignorarono,
annoiati.
Davanti, distanti alcuni metri dalle truppe, c'erano due figure a
cavallo. I profili erano quelli di un uomo con e di una donna; il primo
con corti capelli color acqua, la seconda con una lunga coda di cavallo
bionda, entrambi con una pesante armatura d'acciaio e spessi mantelli
grigi.
"Sei sicuro che i Maestri della Lega stavano andando verso la costa
a sud di Lavender?" La voce dell'uomo era acuta e fastidiosa.
Impertinente. E familiare.
"Sì, abbiamo conferme dagli esploratori e dai nostri nuovi
alleati." Anche il tono di superiorità della donna non era
sconosciuto. Butch e Cassidy. Così erano ancora in giro, pensò
Duplica pensò, decisamente irritata. Continuò a tenere la
distanza, senza lasciarsi sfuggire una parola.
"Eccellente," disse Butch in tono soddisfatto. "Ma spero
di raggiungere la base Ribelle in fretta, così potremo catturare
noi stessi quel Maestro d'Ombra." Cassidy era molto eccitata.
"Ma non hai visto il potere di quell'uomo? Con quanta facilità
ha distrutto il nostro esercito e il quinto Maestro di Pokemon? Che
potenza!" Sembrava affannata come una cagna in calore. Disgustoso,
pensò Duplica. Almeno questa Tyra che impersonificava era una
puttana onesta. Per lo meno aveva una sorta di deontologia professionale.
"Sì," aggiunse Butch, lasciando trapelare una certa
seccatura. Sembrava geloso. "Quel ragazzo è senz'altro
potente. Ma non scordarti su chi dobbiamo contare, per catturarlo."
Cassidy fece una pausa.
"Quella feccia della Lega Pokemon," concluse. "Dovremmo
avere il coraggio di fare rapporto a Lord Garick." Butch rise, una
risata irritante e scoordinata.
"Ah, ma con un simile potere, potremmo sconfiggere perfino Garick in
persona! E devo ammettere che la sua idea di usare i Pokemon Proibiti per
distruggere la vita sulla terra non mi piace per niente." Cassidy
inspirò.
"Meglio loro che noi."
Duplica aveva sentito abbastanza. Si spaventò, notando che i suoi
pugni erano contratti per la rabbia. Si costrinse a dimenticare quell'ira
e ritornò lentamente verso il carro, per aiutare il Capitano Jenny
e l'Infermiera Joy.
Passi pesanti la stavano accompagnando. Misty, con Erika al suo fianco,
veniva scortata nelle sue stanza da tre soldati e da un Istruttore di
Veleno. Stava cercando disperatamente una soluzione, e fissò il
muro di vetro del alto orientale del tunnel che percorrevano. L'acqua,
oltre la vetrata, era scusa e innaturale. Non un'increspatura. Di solito
quello era un posto ricco di vita marina, ma ora sembrava morto come il
mondo che bagnava. Si sentì furiosa, vedendo che i piani della Lega
coinvolgevano anche il suo oceano. Avrebbe voluto ridare vita a quel mondo
subacqueo che tanto amava. Si girò e noto che stavano superando un
gabinetto femminile. Un'idea la folgorò.
"Un momento," disse, fermandosi. "Lasciatemi andare al
bagno."
"Possiamo, no?," disse uno dei soldati. "Ma è
meglio che uno di noi la scorti." Lei li guardò e aggrottò
le sopracciglia.
"Ma siete tutti uomini. Erika può controllarmi."
L'espressione sul viso di Erika divenne perplessa e dubbiosa.
"M-ma -" balbettarono gli uomini. Prima che loro potessero
trovare una scusa decente per impedirglielo, la mano di Misty aveva già
trascinato Erika nel gabinetto.
Quando si ritrovarono da sole nel bagno, circondate da specchi e lavabi,
con piastrelle bianche sotto i loro piedi, Misty fissò la sua amica
e calò il suo cappuccio, liberando i capelli dietro le spalle.
"Va bene Erika, sai che devo raggiungere Ash al più presto.
Sono venuta per cercare aiuto, non avversari."
"Sì, Koga e Aya sono stati un po' troppo testardi, penso"
disse Erika togliendosi anche lei il cappuccio e aggiustandosi
vanitosamente la capigliatura sotto il nastro rosso. "Probabilmente
vogliono vendicarsi di quando Ash li ha sconfitti. Ma come farete ad
uscire di qui, con la base in allerta? E con i soldati qui fuori che ti
stanno rinchiudendo nelle tue stanze?"
"Ho un'idea..." Erika piegò le braccia e la fissò
piena di sofferenza.
"Ora, perchè improvvisamente ho un pessimo presentimento?"
Misty si avvicinò, fissò lo specchio e comparò le
loro figure.
"Vediamo," borbottò, "Sei più o meno della
mia taglia, solo un po' più in carne-"
"Ha! E ne sono fiera!" dichiarò Erika, mettendo le sue
mani sulle anche.
"E sei anche qualche centimetro più bassa, ma potrebbe
funzionare." Erika chiuse gli occhi. Poi si coprì la faccia
con una mano, gemendo.
"Non vorrai..." Gli occhi blu di Misty luccicarono.
"Esatto! Scambiamoci di posto!" Erika la guardò
attraverso le dita della mano.
"Dovevo aspettarmi una simile follia!"
"Andiamo Erika, in fondo sei in debito con me," disse Misty in
tono blando.
"Ma come facevo a sapere che Ash era un esperto di karate? Dopo
tutto, si supponeva che Bruno fosse il migliore combattente." Erika
si appoggiò con ambo le mani al lavandino. "Allora, qual'è
il piano?"
"Beh, so che ti porti sempre dietro una collezione di cosmetici, in
quella borsa sotto il mantello." Erika protesse il suo tesoro con
entrambe le mani. "Inoltre, sei la più grande esperta di
cosmetica al mondo," continuò Misty. "Quindi te la
caverai benissimo." Erika non sembrò molto convinta.
"Non otterrai nulla, adulandomi. Ma... d'accordo, d'altra parte sei
mia amica, e poi non voglio che Ash venga trattato come un animale. Ha
salvato la vita al mio Gloom, una volta, quello che ha fatto dopo non mi
importa."
Una voce impaziente superò la porta chiusa.
"Avete finito?"
"Mai infastidire le donne, quando sono in bagno!" replicò
Misty in tono seccato. La voce borbottò qualcosa, poi si zittì.
Erika cominciò rapidamente a spogliarsi, prima tirando via il suo
mantello verde, poi i lunghi stivali neri.
"Va bene, se dobbiamo farlo, che sia veloce. Per prima cosa, i
vestiti." Misty seguì l'esempio, e presto si ritrovò in
mutandine e reggiseno. Invece Erika indossava un pezzo unico, color verde
smeraldo.
"Non dovremo scambiarci anche..." chise Misty preoccupata.
"Non essere stupida," disse Erika sbuffando. "Ah, e non
puoi usare il reggiseno con i miei vestiti." Misty arrossì,
togliendoselo. Erika rimase sulla difensiva. "Allora, che c'è
di sbagliato nel vestirsi in modo un minimo sexy? Non ti hanno mai
infastidito quelle aristocratiche tutte agghindate?"
"Suppongo di sì," decise Misty. Si scambiarono i
vestiti, e Misty si ritrovò negli stivali neri e nel vestito verde
smeraldo di Erika, mentre questa indossava gli stivali di cuoio e il lungo
vestito tinta oceano di Misty, con un lungo spacco sul fianco, per
agevolare i movimenti. L'unico lamento fu quello di Erika, per il
reggipetto un po' stretto che doveva indossare.
"Onestamente, Misty," concluse Erika osservandosi. "Stivali
con un vestito come questo? Cosa ti è saltato in mente?"
"Non ho mai preteso di essere una regina della moda," rispose
Misty caldamente. "Comunque, si intonano col mantello." Misty
indossò il raffinato mantello verde di Erika, e le diede in cambio
il suo, blu. Dal mento in gi-, l'inganno era perfetto, pensò Misty
guardandosi allo specchio.
"Ora, per le facce," commentò Erika, tirando fuori i
suoi cosmetici dalla borsa. Aggiustò rapidamente ed efficientemente
il viso di Misty, e quando ebbe finito, la somiglianza era inquietante.
Misty si stupì dell'abilità della sua amica.
"E il trucco è applicarlo," spiegò Erika, "facendo
in modo che non si noti." Poi prese una serie di piccoli contenitori
immersi in una bottiglietta piena di liquido. "Vediamo... marrone
cioccolato, grigio argento, ah, eccolo! Verde erba." Pescò un
minuscolo contenitore circolare e lo porse a Misty. "Lenti a
contatto. Mettitele." Lei le guardò con noncuranza.
"E come si fa?" Erika fissò il soffitto piastrellato e
sospirò.
"Così."
Dopo alcuni tentativi impacciati e occhi arrossati, Misty riuscì
finalmente a mettersele. Ora era come Erika, a parte i rossi capelli
sciolti che coprivano le spalle e parte della schiena. La voce del soldato
riprese immediatamente, più imperiosa e come se l'uomo stesse
aspettando direttamente dietro la porta.
"Maestro Erika, Mistaria c'è qualche problema? Siete lì
dentro da venti minuti." La porta cominciò ad aprirsi
inesorabile.
"Dannanzione, non siamo ancora pronte!" bisbigli• Misty
disperata. "Erika, fai qualcosa!" Erika pensò
rapidamente.
"Gloom, scelgo te," ordinò, raggiungendo la pokeball
verde sotto il mantello. In un bagliore di luce smeraldo, una specie di
fungo, mezzo blu e mezzo arancione, venne liberato, rimase sulle sue corte
zampe sul pavimento del bagno. "Uhhh, presto, diffondi un cattivo
odore!" bisbigliò.
"Gloom, Gloom," disse il pokemon con voce acuta. Sparse una
nube di microscopiche sporte verso la porta. Il soldato smise di aprirla
immediatamente.
"Uh! Dio! Che è sta puzza?" disse, in una voce piena di
disgusto.
"Non entrerei!" annunciò Erika. "Padrona Mistaria
ha problemi di intestino!" La voce sembrò sul punto di
vomitare.
"D-d'accordo, p-prendete tutto il tempo che vi serve!" Si
udirono alcuni passi affrettati, poi la porta del gabinetto venne
rapidamente chiusa. Un attimo di silenzio. Poi Misty esplose in una
sfuriata imbarazzata.
"Cosa hai combinato? Ora cosa penseranno di me?"
"Gloom, ritorna!" disse Erika come un raggio di luce verde e
sottile richiamò indietro il suo pokemon nella sfera. Guardò
Misty con aria dispiaciuta. "Scusa, è stata la prima cosa che
mi è venuta in mente. Almeno ha funzionato." concluse.
La rabbia di Misty sfumò lentamente, mentre Erika completava il
travestimento. Estrasse una bomboletta dalla sua borsa.
"Spruzzalo sui capelli, li renderà dello stesso colore dei
miei, e poi dovremo tagliarli." Misty fece un passo indietro,
stringendo i capelli nelle mani.
"Non pensarci nemmeno. Inoltre, sotto il cappuccio non su può
capire la lunghezza dei capelli." Erika sospirò di nuovo.
"Penso di sì, ma se il tuo cappuccio resta impigliato da
qualche parte e ti scoprono, non lamentarti."
Quindi Erika le cosparse i capelli con la tinta nera lavabile, e li fermò
con un nastro rosso. Quindi Misty si coprì col cappuccio verde e si
guardò allo specchio.
"Sembro la tua gemella!" esclamò Misty. "Sei un
artista, Erika!"
"Non sono un genio?" rispose Erika orgogliosa. "Ora tocca
a me."
Quasi quindici minuti dopo, anche Erika si guardò nello specchio,
controllando le lenti a contatto blu, la tinta per capelli rossa, il
trucco, e tutto quello che aveva usato per sembrare Misty. E la sua amica
non usava cosmetici, il che aveva reso la cosa ancora più
complicata. Erika indossò il cappuccio blu, per nascondere la
lunghezza dei suoi capelli, e lo scambio fu completo. Chiaramente, non era
perfetto, perchè Erika era diventata più alta di Misty.
Inoltre, ora la prima si era di colpo smagrita, e al contrario la seconda
appariva più femminile, nonostante il trucco. Ma se nessuno avesse
prestato troppa attenzione la cosa avrebbe funzionato.
"Perfetto!" disse Misty trionfante. "Siamo qui da
mezz'ora. Usciamo."
"Aspetta." la trattenne Erika. "Non sei più un
maschiaccio, agisci in modo più femminile. Prova a dire: trentatrè
trentini entrarono in Trento tutti e trentatrè trotterellando*."
Misty eseguì.
"Contenta?" disse irritata. "Possiamo andare adesso?"
"Una attimo," rispose Erika, "dillo in modo più
dolce, come se stessi cantando." Le diede un esempio.
Dopo che Erika fu soddisfatta della voce di Misty e l'ebbe spruzzata, e
dopo che questa per ripicca trasformò Erika stessa in un
maschiaccio, si occuparono degli ultimi ritocchi e uscirono.
Per Erika fu facile nascondere il suo camuffamento, perchè i
soldati tentavano di starle alla larga, con espressioni imbarazzate.
Quando ne comprese il motivo, rischiò di rovinare tutto in uno
scatto d'ira, ma in qualche riuscì a trattenersi e a sistemare la
cosa.
Quindi il corteo raggiunse le stanze di Misty, le due si salutarono, e
Misty, ancora travestita, corse verso i laboratori della base di Sud
Lavender.
Nella loro rossa prigione schermata all'interno del laboratorio, Ash
sedeva a gambe incrociate sul pavimento davanti al letto, fissando
Pikachu. Entrambi erano seri e concentrati. Ash alzò la mano
destra, e Pikachu fece lo stesso con la sua zampa. Cominciarono a scuotere
i pugni verso l'alto.
"Tuono, acqua, roccia!" urlò Ash. Si fermarono alla
terza oscillazione. Ash mostrò il pugno chiuso, mentre Pikachu lo
indicava con un singolo dito.
"Ha!" esultò Ash. "Roccia. Vinco io." Pikachu
scosse la testa.
"Pika Pika."
"Che?" protestò lui. "Tuono non batte roccia. Non
barare, Pikachu!"
"Pi-pikachu," affermò Pikachu testardamente, illuminando
le sue guance con scintille nerastre.
"Che significa che tu puoi battere la roccia? Le regole non sono
queste!" Poi sospirò, appoggiandosi al letto e soffiando via
la solita ciocca di capelli che gli aveva coperto l'occhio. "Dovevo
immaginarmelo. Fai così ogni volta."
Ci fu un rumore, e Ash si voltò per osservare, che li fissava
dall'altro lato del campo. In mano aveva una strana scatola marrone, con
due antenne puntate verso di loro. Le dita si muovevano fra piccole luci
rosse lampeggianti.
"Non badate a me," disse lei, osservando le misurazioni col
sorriso sulle labbra. "State fermi mentre finisco." La scatola
squittì di nuovo. "Sembri più in forma, adesso..."
Ash socchiuse gli occhi, e tornò a guardare Pikachu. Aveva potuto
sentire le sue forze tornare tutte insieme, le parole di Giselle non
l'avevano sorpreso.
"E ora a cosa giochiamo, amico? Qui dentro si muore di noia."
"Pika Pika," concordò Pikachu, afferrando una lunga
striscia di tela che aveva strappato da una delle coperte.
"Ah, la Culla di Meowth" disse Ash, osservando Pikachu che
tracciava elaborate figure con la striscia che teneva fra le zampe.
"Sapete, non riesco ad individuare il vostro livello," stava
dicendo Giselle con voce stupita. "La lettura è fuori scala!"
"Sì, il livello infinito fa questi scherzi," rispose Ash
distrattamente, senza neanche voltarsi. "Ehi, gran bell'onix, Pikachu
ma aspetta di vedere i miei disegni."
"Pika Pika."
"Aspetta, ora c'è qualche cosa che interferisce col segnale,"
li interruppe Giselle. Ash osservò il suo zaino in modo strano.
"Un segnale pokemon dal mio zaino?" chiese sorpreso. "Ma
non tengo pokemon lì dentro. A parte il fatto che non ho altri
pokemon oltre a Pikachu."
"C'è comunque un segnale che ne viene fuori," disse
Giselle avvicinandosi allo zaino e frugandoci dentro. "Ah, ecco qua."
Estrasse una pokeball marrone che sembrava lampeggiare.
"Ehi, quella non è mia-"
Giselle strillò come la palla bruscamente si aprì nella sua
mano e liberò un temporale di energia bruna. Cadde all'indietro,
fissando l'enorme creatura di pietra, su cui sembravano essere germogliate
dei piccole gambe e un paio di braccia tenaci. I suoi occhi arsero di
rosso e la bocca pietrosa si contorse nella crudele parodia di un sorriso.
"GRAV!" gridò, e cominciò ad avanzare,
protendendo le braccia.
"Giselle!" urlò Ash alzandosi di scatto e corse verso la
barriera. Era inutile fingere in adesso, doveva-
"Stammi lontano!" gridò Giselle, sorprendentemente
coraggiosa, scansando il graveller che stava per schiacciarla contro il
pavimento. "Marowak vai!" arrivò al suo camice e lanciò
la pokeball in aria. "Ossoclava, polverizzalo!" La terribile
lucertola-pokemon marrone spuntò dal fiotto di luce rossa, occhi
cattivi si restrinsero sotto il teschio che usava come elmo. Balzò
silenziosamente nell'aria, e calò un violento colpo sulla testa del
graveller.
"GRAV!" urlò il graveller per il dolore, mentre schegge
di roccia partivano dalla sommità del suo corpo massiccio. Cominciò
a brillare in modo sinistro.
"Merda! Giselle, richiama il tuo Marowak!" gridò Ash. "Quella
cosa sta per esplodere!" Si gettò sul copriva il pavimento
della sua prigione, stringendo Pikachu sotto di sé. Tentò
disperatamente di formare uno scudo di elettricità nera.
L'esplosione non poteva superare il campo, ma i detriti avrebbero
oltrepassato quel muro rosso come se non ci fosse.
"Marowak, ritorna!" urlò Giselle, richiamando il suo
pokemon nella sfera con un sottile raggio rosso, mentre afferrava un paio
di oggetti dal tavolo e si riparava dietro una specie di scudo d'acciao,
all'angolo opposto del laboratorio.
Un istante di silenzio. Sembrava che avesse deciso di cambiare tattica.
Ma poi uno squittio tradì quella bugia, e il potente ruggito di
fuoco e roccia squassò il pavimento metallico, creando un piccolo
cratere e squarciando il silenzio con quello che sembrò una piccola
bomba atomica, piuttosto che un'Autodistruzione.
Il terreno tremò leggermente.
Quattro figure coperte con un mantello erano in piedi, fissando le onde
nere che si infrangevano violente sulla spiaggia.
"Attaccate."
Bill stava battendo frettolosamente sulla tastiera, tentando di
localizzare l'origine di quell'esplosione che era rimbalzata a tutti i
livelli della base. I suoi occhi danzarono sul monitor, traducendo il
codice binario in informazioni comprensibili.
"Che diavolo è stato?" gridò Koga, di cui Bill
riconobbe solo il mantello che si agitava mentre piombava nella Sala
Controllo delle Difese. Aya arrivò dietro di lui, anch'ella con
indosso il mantello da Maestro.
"Veniva dal Laboratorio tre, penso!" urlò Bill.
"Dannazione! Quello dove c'è Ashura! Voglio un rapporto
immediato! Se è riuscito a scappare..."
E poi il terreno vibrò ancora, ma molto più violento, come
in un terremoto. Il metallo scricchiolò e gemette, come se tutta la
terra stesse cercando di trapassarlo. E ci fu una seconda esplosione, ma
molto più intensa. Per quasi un minuto la base sembrò sul
punto di crollare su sè stessa. Poi tutto cessò, e sembrò
non essere mai avvenuto.
Koga e Aya cercarono di rialzarsi in modo scomposto, e si rimisero in
piedi.
"Signore!" riprese Bill, colto dal terrore per le immagini che
vedeva sul monitor. "Siamo stati scoperti! La base è sotto
attacco!"
L'altoparlante del computer gracchiò di vita con la sua voce
femmilmente elettrica.
"Allarme! Allarme! Rilevati numerosi accessi non autorizzati ai
livelli uno, due e tre, e in rapido avvicinamento. Rilevata considerevole
concentrazione elementale."
"Maestri di Pokemon!" boccheggiò Aya.
Koga scattò, agile, come il ninja che era stato un tempo, e sguainò
la katana dal fodero legato alla cintura.
"Voglio tutti gli Istruttori ai livello quattro e cinque! E tutti i
soldati che possiamo mandare! Muoversi! Muoversi!"
Dario condusse cautamente il suo gruppo di venti istruttori e soldati
oltre l'angolo. Il pavimento metallico era parecchio incrinato e piegato,
a causa delle vibrazioni causate dalle esplosioni, e il passaggio era
difficoltoso.
Ingoiò a vuot quando le luci bianche sopra di loro cominciarono a
tremolare come se si fosse bruciato un fusibile, rendendo il passaggio una
danza di ombre e luci. Era come quei giochi che aveva fatto da bambino.
Come quando raccontavano storie di fantasmi, in mezzo alla foresta, alla
luce di una sola lanterna, e ogni tanto si spegneva quell'unica fonte di
luminosità. Qualcosa che a Dario non era mai piaciuto. Specialmente
quando quella puttana, Lara Larame, lo stuzzicava e usava il suo ponyta
per spaventarlo.
Luce. Oscurità. Luce.
"Ciao, Dario" una voce con un accento campagnolo ruppe la
quiete. Una donna dai capelli blu, con occhi rossi come il suo lungo
mantello, apparve in mezzo al tunnel di fronte a loro. Una donna dai
capelli blu, con occhi rossi come il suo lungo mantello, apparve in mezzo
al tunnel di fronte a loro. Merda! Era lei!
"Attaccare!" gridò lui con tutta la sua forza. Il suo
gruppo lanciò un urlo mentre ciascuno afferrava le pokeball o le
lance. Un bagliore. Oscurità. Il crudele ringhiare di animali.
Fiammate improvvise. L'odore di carne bruciacchiata. Numerose urla intorno
a lui, che si ammutolirono subito. A parte una. Luce. Stava ancora
gridando, quando le luci tornarono.
Dario si guardò intorno incredulo, e prima di ammutolirsi trasformò
il suo grido di rabbia in uno di paura pura. Ciò che restava dei
suoi uomini era qualche coccio annerito che si stava polverizzando. Però
c'era un uomo ancora vivo. Se quella era vita. Dubitò di poter
definire vivo un uomo con la pelle annerita e increspata, i capelli
cancellati e gli arti ridotti a tizzoni ardenti. Con un brivido, l'uomo
sembrò fissarlo un'ultima volta. Sorrise, e giacque con gli occhi
che si scioglievano e colavano fuori dalle orbite. Dario distolse lo
sguardo, ma non prima di aver realizzato con un urlo di orrore che quello
non era un sorriso, ma il grottesco modo in cui il calore aveva fuso le
labbra.
Dietro di lui c'erano tre enormi arcanine, i più grandi mostri
rossi e neri che avesse mai visto. Dalle loro narici fuoriusciva ancora
del fumo, e i loro occhi, chiazze rosse nel rosso del manto, lo fissarono
rabbiosi. Le zanne, affilate come pugnali, masticarono l'acciaio del
pavimento.
Lara si avvicinò lentamente con un sorriso sulle labbra. Non era
una donna molto alta, ma faceva un certo effetto, mentre si avvicinava
ondeggiando il suo mantello rosso. Sembrava che quell'indumento fosse di
vero fuoco, perchè scintillava di arancione, e anche perchè
quando Lara gli fu davanti ne usciva un calore insopportabile.
"Che strano effetto fa scambiarci i ruoli, vero tesoro?" disse
lei contorcendo le labbra. "Se non sbaglio, tu eri il cattivo e io
quella fragile e indifesa, la vulnerabile principessa contro il crudele
orco malefico." Il temperamento di Dario gli permise di uscire dal
torpore.
"Stupida puttana!" cercò di afferrare il suo collo con
le mani. "Ti ho sempre odiato!"
Mani morbide ma notevolmente forti strinsero i suoi polsi in una morsa.
La pelle gridò per l'insopportabile calore provocato da quel tocco.
"Sei sempre il solito, vero? Cavolo, sei carino quando ti arrabbi!
Meriti un bacio," disse lei piacente, avvicinando le labbra.
Lui cominciò a sentirsi scandalosamente eccitato. Ma come poteva?
La odiava! Ma non potè resistere a quella forza che premette le sue
labbra contro quelle di lei. Le sue labbra bruciavano. Era come un sogno.
Un momento. Stavano davvero bruciando! Il dolore scorse nelle sue vene e
crebbe come una fiammella nella steppa d'estate. Sentì le sue
labbra contorcersi nel calore, e screpolarsi, annerite e secche. I suoi
occhi piansero per il caldo intenso.
"Ho sempre saputo che avevi un debole per me," disse Lara
aprendo la bocca e spingendo la lingua oltre le labbra abbrustolite di
Dario. Sembrava che un serpente di fuoco stesse strisciando attraverso la
gola.
Era questo ciò che si provava un mangiafuoco, pensò in un
ultimo attimo di lucidità.
Un bagliore. La luce delle lampade sul soffitto brillò e si spense
di nuovo. Ma per Dario non faceva più differenza.
"Attenzione! Alcuni di quei bastardi potrebbero essere passati,
state all'erta!" ordinò Damien mentre pattugliavano un altro
corridoio. Dietro a lui, i suoi venti uomini marciavano con cautela, in un
teso silenzio. In una mano aveva una spada corta, nell'altra un pokeball
pronta per essere lanciata. Se avessero trovato uno di quei lacchè
della Lega, si sarebbe divertito.
"Char, charmander!" Damien guardò in basso, sorridendo
alla sua piccola, rossa lucertola pokemon.
"Calmo! E' solo un po' d'acqua!" Il pavimento del tunnel ne era
ormai coperto. Evidentemente, pensò Damien, le vetrate del tunnel
est si erano incrinate. In fondo erano a pochi passi dall'oceano. O forse
un'idiota aveva dimenticato un rubinetto aperto.
Superarono un altro angolo, e Damien trovò un paio dei suoi, che
aveva mandato in ricognizione. Sembravano seduti contro il muro.
"Voi! Datevi una mossa!" Nessuna risposta. Buoni a nulla.
Avrebbe dimezzato le loro razioni! I suoi stivali si immersero nelle
pozzanghere. Almeno tre centimetri d'acqua, annotò mentalmente.
"Char char!"
"Ti ho detto di piantarla! Sarà un ottimo allenamento, magari
diventerai forte contro i pokemon d'acqua!" Aveva raggiunto le
guardie. I due scansafatiche. Erano seduti, immobili, con le teste chine
come se stessero dormendo. "Voi, svegliatevi!" ordinò,
acquattandosi e dando un colpetto alla testa di uno dei due con il pugno
che reggeva la pokeball. Gridò di paura, vedendo la faccia. Era
come se gli occhi fossero stati fusi via dal cranio! Fece un passo
indietro, fissando il cadavere davanti a lui.
"Merda, sono già qui!"
Il terreno tremò.
"Signore, sta arrivando qualcosa," disse uno dei soldati dietro
di lui, spaventato.
"Controllate il tunnel!" ordinò Damien. "Pokeball
alla mano, state pronti!"
"Char!" ll charmander balzò improvvisamente sul petto di
Damien, spingendolo contro il muro e verso la porta del gabinetto per
uomini che stavano oltrepassando.
"Charmander, che ti prende, stupido? Uh!" Il suo corpo sbattè
contro la porta che si aprì, e lui cadde sul pavimento asciutto.
Per un attimo rimase seduto, intontito, poi tirò un calcio al suo
charmander che era finito anch'esso dentro la stanza, e lo fece svenire. "Stupido!
Cosa ti è saltato in mente?"
Da fuori arrivò un terrificante boato, e sembrò quasi che
il rumore fosse diventato luce, quando assieme alle urla dei soldati
arrivarono dei lampi e dei fiotti di elettricità. La pozzanghera in
cui Damien aveva dovuto sguazzare fino a pochi istanti prima crepitò,
attraversata da sottili scariche elettriche, cercando di raggiungerlo. Poi
la cacofonia di suoni cessò.
Un respiro. Pesante, spaventato. Il suo. L'acqua schizzò fuori
dalla pozzanghera, attraversata da rapidi passi pesanti.
"Sembri un bambino scappato di casa." La voce era così
forte che sembrò far vibrare i muri.
Damien si alzò e costrinse il suo corpo ad appoggiarsi contro lo
stipite della porta interna del gabinetto. Alzò la spada e la
pokeball.
"Chiunque tu sia, non avvicinarti!" La porta esterna di fronte
a lui sembrò tremare. E poi esplose, attraversata dall'uomo più
grande che Damien avesse mai visto, un gigante alto, muscoloso avvolto in
un mantello da Maestro giallo, sotto il quale celava l'uniforme da
soldato. Il suo corpo enorme rimase per un attimo incastrato fra i resti
della porta, poi squarciò direttamente il muro e passò,
lasciandosi dietro una pioggia di metallo, legno e plastica. La testa era
scoperta, il suo viso dai lineamenti rudi e marcati era reso ancora più
temibile dalle luci artificiali. I suoi capelli biondi crepitarono di
elettricità. Gli occh brillarono malevoli, coperti da una luminosità
ambrata che ne nascondeva le pupille. Forse però c'era ancora una
possibilità.
"Gyarados, vai!" gettò la pokeball contro il gigante,
lasciando che si aprisse a mezz'aria. Ma con scioccante agilità, il
Maestro di Pokemon, perchè doveva esserlo, afferrò la sfera
col suo pugno massiccio. Una luce rossa tentò di attraversare le
sue dita spesse, ma l'uomo chiuse il suo pugno con un sinistro
scricchiolio. Alla fine, la mano fu avvolta da elettricità, e lui
lasciò cadere i rimasugli in parte fusi della pokeball che aveva
stritolato. Damien rimase paralizzato. Non aveva mai visto nessuno capace
di quello che quell'uomo poteva fare.
Poi il Maestro lo puntò con il suo braccio enorme e gli lanciò
una sottile freccia di elettricità che si attorcigliò
intorno al collo di Damien. Sembrava un groviglio di filo spinato e
arroventato, che si stringeva intorno alla gola, strozzandolo.
"Preparati a morire, amico."
E poi il gigante venne avvolto da un'aura di violenta elettricità
che si aggiunse a quella che stava strozzando Damien. Il dolore intorno al
collo si fece insopportabile per poi cessare di colpo, e per un attimo gli
sembrò di volare. Poi vide, sotto di lui, il suo corpo decapitato,
che crollava senza vita al suolo. E, finalmente, il silenzio.
Il gruppo di Anthony attraversò l'ennesimo corridoio del
sotto-livello Quattro. In quella sezione le luci della base erano quasi
completamente spente, per cui i soldati erano tutti all'erta e tesi.
Accanto a lui, Primeape balzò in avanti, cercando un avversario.
Secondo Bill, i Maestri di Pokemon nemici si trovavano a quel livello, o
poco sopra. Desiderò intensamente che il Maestro Bruno fosse lì,
perchè il disagio causato dall'essere la guida di tutti gli
Istruttori di Forza della base era opprimente. Anthony era un soldato, non
un ufficiale. Ma prima di tutto non era un Maestro di Pokemon. Si sentiva
inadeguato, ma sperava di avere con sè abbastanza uomini per poter
combattere almeno ad armi pari.
"Signore, ho una lettura sul rilevatore di energia elementale,"
annunciò uno dei suoi soldati, dietro di lui. Guardò dietro
di sè.
"Da dove arriva?" L'uomo parve confuso.
"Questo è strano. Continua a spostarsi dappertutto."
Agitò il piccolo rilevatore nell'aria, cercando di seguire il
segnale. "E' come se ci stesse circondando. Ma non è
possibile, no? Forse è solo un'interferenza." Anthony
restrinse gli occhi.
"Fra un livello e l'altro ci sono circa tre metri di roccia, giusto?"
"Credo... credo di sì." Panico.
"Merda, via di qui!"
Il suo urlo sembrò far vibrare la terra. Poi la vera causa del
terremoto fece esplodere gli uomini dietro di loro, una gigantesca
striscia di nero attraversò il suolo sul quale si trovavano i
soldati. Era un essere enorme, con mascelle crudeli e un uomo che lo
cavalcava sul dorso. Le urla furono accompagnate dagli spruzzi di sangue
degli sfortunati che erano finiti fra le fauci della mostruosa creatura.
Poi tutti cominciarono a gridare nella confusione. L'enorme testa di
rettile riemerse dal terreno, rivelando un pesante corpo roccioso. Con un
ruggito, il soffitto crollò n parte mentre il serpente di pietra
trascinava con sè un altro soldato. La coda si agitò
nell'aria, scaraventando contro il muro una dozzina di uomini.
"Che diavolo è quello?" gridò qualcuno, superando
il frastuono. E poi il muro accanto ad Anthony cominciò a tremare.
Lui si lanciò di lato per evitare l'enorme testa che attraversò
il tunnel con le sanguinolente fauci spalancate, mancandolo di poco. Stava
continuando ad attaccare. Il soldato col rilevatore non fece in tempo ad
allontanarsi e venne trascinato via. La sua testa si frantumò
contro il muro metallico, e il serpente si portò via il resto del
corpo.
"Ô una specie di onix!" rispose Anthony con un altro
urlo, saltando di nuovo per evitare sulla coda prima che potesse venire
inghiottita nuovamente dal muro. "Usate tecniche di Lotta!"
Cominciò a calciare con forza sulla roccia, strappando numerosi
frammenti prima che l'onix potesse rituffarsi nel suolo. La reazione fu un
ruggito che sembrò provenire dalle profondità della terra.
L'essere girò su sè stesso e ricomparve alla sua destra.
Arrivarono alcuni gemiti, e Anthony vide che metà dei suoi erano
stati feriti, alcuni erano ormai in fin di vita. Due erano scomparsi,
trascinati via dall'onix -se davvero di un onix si trattava- e forse pure
mangiati. Per loro si poteva solo pregare.
"Via di qui! Ritroviamoci al sotto-livello Sei!" ordinò
Anthony. "E' troppo forte per noi, non possiamo restare qui a farci
massacrare!" Il suo pensiero andò a Bruno. Se fosse stato con
loro, forse avrebbe saputo cosa fare.
I membri della squadra ancora in grado di camminare raccolsero i feriti e
cominciarono la fuga. Anthony rimase indietro per richiamare Primeape
nella pokeball. Afferrò la radio dalla tasca. "Maestro Koga,
qui Squadra di Forza Uno, ci ritiriamo! Onix a livello cinque-" La
voce si spense quando qualcosa strappò la radio dalla sua mano e lo
gettò al suolo, spaccandosi. La sua mano stava sanguinando. Cercò
intorno a sè la causa.
Dietro di lui c'era una figura alta, con un mantello di cui non riuscì
a capire il colore, che avanzava lentamente. Nella poca luce del passaggio
le falde sembrarono brillare di marrone, o di bruno, non riuscì a
vedere bene.
"Maestro Bruno, è lei?" chiese Anthony confuso. In
effetti aveva la stessa altezza del Maestro Bruno, o forse era appena più
alto. La corporatura era quasi identica, era solo un po' più magro.
Quando poi la figura si tolse il cappuccio, fu chiaro che non si trattava
del Maestro Bruno. Occhi sottili, così stretti da nascondere le
pupille, sopracciglia più spesse e dritte, una bellezza ruvida sul
viso. Capelli più scuri e più corti...
"Brock!" gridò Anthony stupito, sentendo nello tempo
l'impossibilità di quella parola. "Ma tu sei morto!"
"Sì, ci sto facendo l'abitudine," disse Brock pieno di
sarcasmo. Avanzò ancora, il mantello, ormai definitivamente
marrone, ondeggiò mollemente passo dopo passo.
"Un momento, quell'onix..." Anthony ebbe una tremenda
intuizione, che cercò di rifiutare. Fece un paio di passi indietro,
sbiancato dal terrore. Brock accelerò il passo, sempre più
vicino. Sotto le palpebre, quegli occhi stavano brillando. "B-Brock,
tu non sei un membro della Lega Pokemon, vero?" chiese scioccato.
"E' da tanto che non ci vediamo," disse Brock, ignorando la
domanda. "Mi fai tornare in mente la tua bella figliola, Rebecca,
giusto?" Immediatamente lui smise di indietreggiare, colto da un
improvviso conato di nausea.
"R-Rebecca... è morta," disse, un sibilo appena
percettibile. L'angolo sinistro del labbro di Brock si incurvò
verso l'alto, ma lui non interruppe l'avanzata.
"Lo so. L'ho uccisa io. E' stata un grande scopata, una delle
migliori della mia vita. Ma io mi stufo presto delle novità."
Anthony non riusciva ad accettare quelle parole. No. No, non poteva aver
detto quello che aveva appena detto. L'autopsia. L'avevano stuprata e
uccisa. Lui. Brock era l'assassino di Rebecca. No, non poteva essere,
Brock era un bravo ragazzo. Uno degli amici più intimi di Rebecca!
Ma come poteva essere? Brock? Uno stupratore ed un assassino? Ma come
faceva a sapere come era morta? Aveva fatto in modo da nasconderlo, Brock
non poteva saperlo a meno che... a meno che...
"Bastardo!" urlò Anthony, mentre il suo spirito aveva il
sopravvento sulla sua mente. Alzò i pugni pronto a lottare. E a
morire, se necessario.
"Francamente, se l'è meritato," continuò Brock,
ormai a meno di tre metri. "Ha sempre pensato di essere troppo per
me. Come ogni altra ragazza. Ha calpestato il mio cuore, come se niente
fosse. E ha pagato per questo." Ma Anthony non lo ascoltava più.
"Muori!" urlò lanciandosi all'attacco. Uno, due, uno,
due. Colpì ripetutamente il suo viso, poi lo stomaco, lo sterno. Il
corpo di Brock sembrava di roccia, ma lui continuò a colpire, reso
folle dall'ira. Quel bastardo avrebbe pagato per quello che aveva fatto
alla sua Rebecca! La vendetta sarebbe stata l'ultima cosa che avrebbe
avuto!
Ma, lentamente, mentre si stancava di colpire, comprese che era tutto
inutile. Brock non si era mosso nè per evitare nè per parare
i colpi. Non li aveva nemmeno sentiti, probabilmente.
Poi possenti mani strinsero le sue braccia in una morsa d'acciaio, mentre
Brock sollevava quel corpo come un fuscello forti. Anthony non poteva
muoversi, l'avversario era troppo forte. Le sue gambe scalciarono
inutilmente, incontrando solo l'aria, mentre Brock lo teneva ad almeno
mezzo metro dal pavimento.
"Dimmi dove sono Ash e Misty." La voce di Brock era molle e
mortale, come il suo sguardo.
"Trovateli, bastardo!" Anthony gli sputò in faccia. Poi
gridò sentendo che le mani che stringevano le sue braccia lo
stavano spezzando in due! Le sue ossa cigolarono per la pressione. Le
giunture gridarono di dolore.
"Molto bene, non dirmelo." Brock schioccò la lingua. "Onix!"
Il muro accanto a loro venne squarciato dall'enorme testa del serpente di
roccia. Un urlo da quelle fauci. C'era un uomo, uno di quelli che aveva
dato per morto. Aveva entrambe le gambre strappate via all'altezza delle
ginocchia, e gridava delirante, intrappolato fra le mascelle dell'onix
gigante. "Parla, o il tuo amico desidererà morire." Indicò
il soldato morente.
Doveva parlare. Le vite dei suoi uomini erano sotto la sua responsabilità.
Non poteva lasciarlo morire. Non in quel modo.
"A-Ashura dovrebbe essere nel laboratorio, livello Tredici, e... e
il Maestro Mistaria è nei suoi alloggi al sotto-livello Otto."
Brock accennò col capo, fissandolo con occhi ardenti di marrone.
"Grazie." Si voltò verso l'onix, i cui occhi rossi e
brillanti ricambiavano lo sguardo. "Uccidilo." Anthony boccheggiò.
"Ma avevi detto-"
La sua voce venne interrota, perchè le mascelle dell'onix si
strinsero sul soldato, stritolando le ossa. Un urlo, e il sangue sprizzò
in tutte le direzioni. Macchiò il viso di Anthony, che venne
percorso da un tremito. Poi l'orribile masticazione continuò in una
serie di scricchioli sinistri.
"Dì a Rebecca che ti ho mandato io," disse Brock in una
voce piena di pietà, strappandogli le braccia.
L'urlo fu forte e lungo.
Koga percorse tutto da solo il lungo il tunnel, il suo mantello di
porpora svolazzante dietro di lui, tenendo la katana in una mano e una
radio nell'altra.
"Anthony? Rispondi Anthony! Cosa?" gridò? Era lui la
causa di tutto questo?
Poi intravide un bagliore bianco di fronte a lui, e Koga si fermò
di colpo, alzando la sua katana. Il candore si trasformò in una
sagoma umana, coperta da un mantello color crepuscolo. Il suo volto era
scoperto, e anche se non c'era vento nel corridoio i suoi capelli corvini
galleggiavano nell'aria. La luce bianca scomparve del tutto, lasciando che
lunghe ciocche di capelli verdi si posassero sopra un occhio blu scuro. Un
viso freddo, impassibile ma bello lo fissò, un'occhiata gelida che
sembrò attraversarlo.
"Ciao, Koga." La sua voce era impassibile, come la faccia. Era
in piedi, apparentemente a suo agio, le mani dietro la schiena. Il
mantello avvolse sinuoso il suo corpo magro.
"Sabrina," disse Koga con tono altrettanto freddo. "Così
questa è opera tua?" Con la spada indicò i corpi
svenuti ma con gli occhi aperti. Lei ignorò la domanda.
"Non puoi passare." La sua mano sinistra si spostò da
dietro la schiena. Strinse il pugno, e dalle nocche, che sembravano
brillare della gialle energia del potere psichico, emerse un coltello di
forma triangolare, luminoso e lungo circa mezzo piede. Il pugnale sembrava
trasparente, e vibrava nell'aria.
"Vuoi batterti?" chiese Koga, gettando il mantello sulla spalla
per liberare il braccio che reggeva la spada. Non sarebbe più stata
tanto sicura, dopo un colpo della sua katana avvelenata attraverso le sue
carni.
"No" la figura di Sabrina lampeggiò e scomparve.
"Huh?" Il suo senso del pericolo lo ammonì, e lui alzò
la spada bloccando il pugnale che si era materializzato dietro di lui. Ma
la lama psichica attraversò l'acciaio della katana, ignorando la
difesa. Trapassò il polso e Koga perse ogni sensazione da tutto il
braccio, come se fosse stato mozzato. La katana cadde dalla sua mano
inerte, rotolando sul pavimento. Quindi Sabrina gli girò attorno e
piantò il suo pugnale psichico in pieno viso. La sua mente venne
sconvolta da dolore, e tutto divenne nero.
Sabrina strappò la sua arma dal volto con uno strattone, e lasciò
cadere il corpo di Koga a terra, atterrando in una posa scomposta, come
una bambola di stracci. I suoi occhi, aperti, esprimevano ancora il
terrore che aveva provato.
"No," bisbigliò lei in tono smorto. Fece sparire il suo
coltello in un fiotto di energia gialla, e mise di nuovo le mani dietro la
schiena. La sua figura brillò, mentre si teletrasportava via da
quel posto. Alcune parole rimasero a fare compagnia a Koga. "Così
non è battersi."
Ash tossì, cercando di sputare il fumo mentre con uno scossone si
liberava del groviglio di metallo che lo aveva travolto. Riuscì a
mettersi in ginocchio e a fare uscire Pikachu dal suo rifugio sotto di
lui. Si pulì il volto dalla polvere.
"Uh," grugnì, " tutto bene, Pikachu?"
"Pikapi." Pikachu gli fece un cenno con il pollice della sua
piccola zampa nera, e usò l'altra per ripulirsi il naso dal
pulviscolo.
"Sembra che il laboratorio non abbia avuto la stessa fortuna."
Si guardò intorno. Il laboratorio era un cumulo di rovine fumose,
metallo aggrovigliato fra le scintille dei cavi e i rimasugli dei
computer. Dove il graveller era esploso, restava solo un cratere, perfino
il pavimento in acciaio era stato squarciato, rivelando la roccia. Niente
al di sotto. Evidentemente erano al livello inferiore del complesso
sotterraneo. I muri erano stati sventrati, rivelando il corridoio esterno.
Per un'ironica casualità, l'unica cosa ancora funzionante era
proprio il generatore di campo.
"Pika Pika," disse Pikachu deluso, osservando il crepitio della
barriera.
Ash gemette, alzandosi completamente e spolverandosi il petto nudo con le
mani. Si diede una rapida occhiata. Anche sotto le bende la ferita causata
dalla freccia pareva del tutto guarita, non lasciando nemmeno un segno
sulla pelle. I graffi sulla schiena era guarito. Ora stava bene. Quasi.
"Va bene, usciamo di qui," disse Ash, fronteggiando la
barriera. Socchiuse gli occhi, osservando la luccicante barriera rossa. "Là!"
gridò indicando un punto con l'indice della mano destra. Balzò
indietro, osservando il campo brillare un'ultima volta, per poi
frammentarsi come un bicchiere trapassato da un proiettile. Esitanti,
alcune scintille di energia rossa rimasero nell'aria, per poi dissiparsi.
Il mondo era nuovamente normale, non più un insieme di ombra rosse
al di fuori del muro di contenimento.
Usc fuori dalla sua prigione, seguito da Pikachu, e si guardò
intorno, pensando a Giselle. Notò che dove si era riparata, ora
c'era solo un mucchio di lamiere sconquassate. Rapidamente, cominciò
a scavare fra le macerie, facendosi strada fra i pezzi di circuiti e
schegge d'acciaio, spostando i resti dei macchinari più grossi con
ambo le mani.
Finalmente intravide Giselle, sul fondo, svenuta e sdraiata sul fianco.
Il camice era strappato privato del suo candore da un ammasso di olio e
limatura di ferro. Si inginocchiò e controllò le sue
condizioni. In qualche modo, era stato lo stesso ammasso di rottami ad
averla salvata, creando un piccolo riparo, anche se il prezzo era un
orribile livido sulla fronte.
"Ehi, ha salvato il mio zaino." Ash strappò stupito la
sua roba dalle mani di lei. Lo aprì e ne estrasse un'altra
maglietta nera con cui coprirsi.
"Pika Pika!" commentò Pikachu quando, intrufolandosi
nello zaino, trovò le sue carte Pokemon intatte. "Chu!"
affermò sollevato, rimettendole a posto con cura.
"Vediamo," disse Ash controllando il contenuto. Trovò il
suo piccolo palmare, ancora intatto, e sorrise. "Bene, il mio pokedex
è ancora qui." Si concentrò. Un'ombra si raggrumò
dietro di lui, coprendolo come una nebbia. Intorno ai suoi piedi si
formarono un paio di stivali neri, mentre dietro l'ombra si indurì
in un mantello scuro. "Ottimo, siamo a posto," concluse coprendo
il suo volto con le ombre del cappuccio. "Ora dobbiamo solo trovare
Misty e uscire da questo inferno." Raccolse lo zaino e se lo sistemò
sulle spalle, sopra il mantello.
"Pika Pika," disse Pikachu indicando Giselle con un cenno. Ash
sbuffò.
"Se non altro hai sempre avuto buon gusto per le ragazze, Pikachu."
Si piegò e sollevò il corpo esanime di lei. Fece attenzione
a non toccare le gambe nude e cercò di ignorare la strana
sensazione causata da quel carico. "La porteremo al comparto medico
più vicino, contento?"
E poi le luci tremolarono e si spensero, assieme al leggero ronzio dei
macchinari. Ash chiuse gli occhi, potenziando al massimo la sua visione
notturna.
"A quanto pare la corrente è saltata." Gli sembrò
di ricordare un'altra esplosione, dopo quella che aveva distrutto il
laboratorio. "Non mi piace per niente."
"Pika-chu," aggiunse Pikachu correndo verso l'uscita. Ash lo
seguì, stando attento a non far sbattere il corpo di Giselle contro
gli spigoli delle lamiere che erano state divelte dal muro.
Misty forzò le porte dell'elevatore, aprendole con un grugnito, e
si tuffò nell'atrio, strofinandosi i palmi. L'energia era saltata
quando aveva raggiunto il sotto-livello Tredici. I generatori erano
andati, ma come era possibile che i numerosi gruppi elettrogeni di
emergenza di Sud Lavender non fossero ancora entrati in funzione?
Il corridoio era buio e innaturalmente muto, mentre lo attraversava
cautamente, tenedosi contro il muro. Di solito quel livello era pieno di
soldati e scienziati. Stranamente in quel momento era del tutto vuoto.
Poi osservò numerose ombre accasciate al suolo, davanti a lei.
Turbata, si avvicinò e ne controllò forza.
"Cosa?" la voce sembrò confusa. "Perchè stai
imitando la voce di Misty?" Allentò la presa e la girò
fra le sue braccia. Poi le tolse il cappuccio.
"Dannazione!" esclamò Misty sentendo che un ciuffo di
capelli era rimasto impigliato nel cappuccio ed era stato quasi strappato.
Fissò irritata il suo viso confuso ma grazioso, osservandolo mentre
anche lui si scopriva la testa.
"Erika, a gioco stai giocando?" chiese, fulminandola con i suoi
occhi marroni. "E come hanno fatto i tuoi capelli a crescere così
tanto in così poco tempo?"
"Ti ho detto che sono Misty!" Lui le mise la mano sulla fronte.
"Erika, sei sicura di stare bene?" Poi Pikachu spuntò
dallo zaino di Ash.
"Pikachu," disse in tono disilluso. Poi lasciò partire
un fiotto di elettricità contro la testa del suo padrone. Ash gridò
scioccato, poi fissò nuovamente la donna, cercando di rimettersi a
posto i capelli ancora fumanti.
"Oh, sei tu, Misty," biascicò confuso. Misty alzò
lo sguardo, sospirando. Se non altro quella era la prova che dietro quel
volto c'era ancora l'Ash che conosceva. Ricambiò lo sguardo.
"Ora ti spiego: ho dovuto camuffarmi da Erika, altrimenti mi
avrebbero messo sotto chiave. Volevo liberarti." Ash scosse la testa,
cercando di mettere in moto il cervello.
"Incredibile," disse affascinato. "Sei davvero identica a
lei. Erika è un genio." Quella frase la infastidì.
"Ehi, perchè automaticamente deve essere tutto merito di
Erika?"
"Oddio... solo un esperto potrebbe fare un simile lavoro, e quindi-"
"Oh, taci," concluse Misty, irritata. Poi sembrò
ricordarsi qualcosa. Avvicinò di scatto il suo viso a quello di
lui.
"Ehi, che ti salta in mente?"
"C'è qualcosa di strano qui. Non sento più il mio
veleno, dentro di te."
"Che cosa?" E poi il terreno vibrò, mentre il brontolio
di un'esplosione arrivava ai loro timpani dall'alto.
"Ne parleremo più tardi!" rispose Misty, allontanandosi
da lui. "La base è sotto attacco. Troviamo erica e andiamo via
di qui." Si coprì nuovamente la testa col cappuccio.
"La Lega Pokemon, vero? Qualcuno ha messo un graveller nel mio
zaino. Forse lo hanno usato per rintracciarci." Gli occhi di Misty
brillarono, al nome del pokemon di roccia.
"E' stato Brock!"
"Ancora Brock?"
"Non c'è tempo per discutere," disse avviandosi. Poi
vide qualcosa con l'angolo dell'occhio. Giselle era sdraiata su di una
barella, svenuta. Allora quella era un'infermeria. Ash seguì il suo
sguardo.
"Dovrebbe essere al sicuro qui. Dopo tutto, se è la Lega ad
attaccare, sono qui per me, e se me ne vado, mi seguiranno lasciandovi in
pace."
"Mi sentirei meglio, lasciando qui un pokemon per proteggerla,"
disse lei, afferrando una pokeball da sotto il mantello blu e lanciandola.
"Togepi, vai! Proteggi Giselle, d'accordo?" La sfera si aprì
e ne uscì il piccolo pokemon uovo.
"Priiii!" Ash osservò la scena, incredulo.
"E questo coso dovrebbe proteggerla?"
"Non sottovalutarlo. Togepi è un pokemon potente." Poi
si voltò, aprì la porta e uscì.
"Se lo dici tu," rispose Ash, lanciando un'occhiata al piccolo,
grazioso e ridicolo uovo che li stava salutando. Poi seguì Misty
nel corridoio.
Una linea di fuochi scoppiettava sotto l'orizzonte, dove gli alberi si
facevano sempre più radi e iniziava la costa est del continente. La
brezza calda da ovest aveva con sè l'odore dell'oceano, assieme al
puzzo di cenere e fumo.
Butch ridacchiò, controllando l'andatura del suo rapidash.
"A quanto pare hanno dato inizio alle danze."
"La cosa ti fa felice?" chiese Cassidy con una smorfia sulle
labbra. "Siamo in ritardo." Spronò il suo cavallo di
fuoco. "Vediamo di non perderci-"
Ma poi il terreno sembrò allontananrsi dai loro destrieri. I
cavalli nitrirono spaventati, mentre le foglie secche e la polvere
sembrarono aprirsi sotto di loro, come una botola.
"Che diavolo è?" gridò Butch cadendo.
"Una fottuta trappola!" imprecò Cassidy. Raggiunsero il
fondo della fossa, e cercarono di controllare i loro rapidash, che però
inciamparono meschinamente.
"Fermi tutti!" gridò una delle guardi che seguiva i
comandanti. "Chi va là-"
Ci fu un sibilo sinistro. Il tonfo sordo di corpi che incontrano il
suolo, inerti. E poi due facce e un gatto, troppo familiari, li fissarono
dall'alto.
"Ancora voi!" Gridarono simultaneamente Butch e Cassidy,
furibondi. Cercarono di alzarsi, ma fallirono miseramente, inciampando
sulle zampe dei cavalli e venendo sbilanciati dall'armatura e dalla spada.
James ghignò da sotto la sua maschera.
"Per te c'è un guaio." Gli occhi blu pallido di Jessie
luccicarono da dietro la fessura.
"Fanne un paio."
Persian si lasciò a un terribile ringhio di gioia.
Duplica rischiò quasi di inciampare quando il convoglio si arrestò
di colpo, prima gli istruttori e i soldati davanti, poi in un gigantesco
effetto domino tutta l'armata si fermò.
I cavalli nitrirono e i loro cavalieri cercarono di calmarli, confusi.
Uomini e donne cominciarono a uscire dalle file e ad avvicinarsi alle
posizioni avanzate, per scoprire il motivo di quella sosta. Il carro
dietro di lei si bloccò di colpo. Il guidatore imprecò,
mentre l'arresto improvviso per poco non lo sbalzava in avanti, fra i
cavalli di fuoco che lo trainavano.
Un'opportunità perfetta, pensò Duplica, che
avvantaggiandosi della confusione, qualunque ne fosse la ragione, scivolò
sul fianco del carro dove erano imprigionate il Capitano Jenny e
l'Infermiera Joy. Inoltre sarebbe dovuta uscire da quella mischia il prima
possibile, visto che era trasformata in Tyra da molto tempo, e stava già
percependo la fatica che le costava mantenere quelle sembianze. Alzò
il telone del carro e balzò dentro, voltandosi di scatto.
"Duplica, sei tu?" Fu decisamente sorpresa dal vedere Laselle
inginocchiata accanto all'Infermiera Joy, mentre il Capitano Jenny era in
piedi, dentro l'angusto spazio del carro, libera dalle catene. C'era anche
Junior, sul fondo del vagone, che sbirciava dal telone, stringendo il suo
cappello marrone fra le mani.
Duplica, stremata, ritornò nella sua forma originale, ricordandosi
di formare anche i vestiti; un'uniforme nera, per nascondersi meglio nella
notte, stivali alti fino alle ginocchia e nessun mantello. Sperò di
non causare un attacco di cuore a Junior, così conciata.
"Ora va davvero meglio." Ghignò osservando Laselle
aprire le catene di Joylene con un rapido scatto. "Ah, ma brava! Una
scassinatrice, eh?" Laselle sembrò arrossire.
"Un piccolo trucco che ho imparato da bambina." Guardò
Junior. "Ma l'esperto del settore è Junior. E' riuscito a
recuperare i pokemon del Capitano Jenny e dell'Infermiera."
"Oh, smettila," borbottò Junior. Duplica diede loro
un'occhiata dubbiosa. Poi si guardò intorno.
"Siete tutti qui, pare. Ma dov'è Bruno?" Junior smise
per un attimo di osservare il caos all'esterno.
"Abbiamo trovato aiuto," disse con un luccichio dei suoi occhi
verde mare, sotto il berretto. "Il Maestro Bruno, Laselle e io
abbiamo raggiunto la costa poco fa. Ma la base era stata già
attaccata. Così abbiamo fatto dietro front, e abbiamo trovato una
meravigliosa nave ormeggiata lungo la costa." Arrossì. "E
i capitani! Sono le tre più belle donne che abbia mai visto!
Somigliavano molto al Maestro Misty, ora che ci penso. Ma avevano un'aria
molto più... audaci, come te." Duplica lo folgorò. "E'
vero, tu sei molto più audace," si corresse rapidamente
Junior. "Ad ogni modo, il Maestro Bruno e quei tre capitani della
nave si stanno aspettando sulla costa. Sud Lavender è un unico
enorme campo di battaglia, c'è fuoco ovunque, per cui non possiamo
passare. Ma il Maestro Bruno pensa di passare via mare e sbarcare."
"Cosa ne è stato della donna che ho legato all'albero?"
chiese Duplica, rivolta a Laselle.
"Oh, quella," commentò Laselle con un'occhiata
disgustata. La faccia di Junior divenne rossa, mentre cercava di far
passare un po' d'aria sotto la sua giacca, apparentemente accaldato.
"Uh, quella donna è col Maestro Bruno, sulla nave. Um, ci ha
causato molti problemi."
"Sì, ci avevo pensato." Duplica si preoccupò per
Bruno. A giudicare da quello che aveva sentito, non si sarebbe sorpresa se
Tyra l'avesse mangiato vivo. Poi, con una punta di ironia, pensò
che forse quella donna lo avrebbe addolcito un po', e lo avrebbe reso un
po' più ottimista nei confronti della vita.
Il Capitano Jenny si affiancò a Junior e diede un'occhiata
attraverso l'apertura.
"E' peggio di un formicaio, là fuori. Meglio, passeremo
inosservati."
"Stavo per suggerirlo," disse Duplica girandosi verso il telone
dietro di lei. "Sarebbe meglio uscire dal fondo del carro, il
conducente potrebbe vederci se uscissimo di lato. Andremo in fila indiana,
io per prima, poi Junior, l'Infermiera Joy, il Capitano Jenny e Laselle
per ultima." Lei alzò la falda e diede un'occhiata. "La
strada è libera. Via, via, via!" Scivolò fuori e si
acquattò sulla polvere della pista. Poi si girò e corse
verso la foresta. Si girò e guardò Junior uscire.
"I prigionieri stanno scappando!" gridò qualcuno.
Quello era male, pensò Duplica bloccandosi di colpo, lasciando
scivolare gli stivali nella polvere mentre si voltava di scatto. Passò
la lampada a Junior, che era dietro di lei.
"Junior, tu e gli altri scappate nella foresta. Li rallenterò
e vi raggiungerò poi." Junior annuì e corse verso gli
alberi, facendo cenno al Capitano Jenny e a Joylene. Ma Duplica osservò
che Laselle non usciva. Fissò il carro e vide ombre in lotta dietro
il telone.
"Ferma, donna!" Due soldati stavano correndo verso di lei. Li
osservò. Erano un paio dei più cari... amici di Tyra.
Sorrise, trasformando il suo corpo in quello della ragazza, completamente
nudo, e si mise a correre.
"Oh, ciao ragazzoni!" disse in tono gutturale. Gli occhi dei
due uomini sembrarono schizzare fuori dalle orbite.
" Tyra?" Quando lei arrivò accanto a loro, alzò
le braccia e trasformò le mani in due grosse mazze di ferro. Centrò
le loro teste, facendoli cadere a terra, poi tornò indietro,
ritrasformò il suo corpo nella sua forma naturale, e balzò
dentro al carro.
L'uomo in lotta con Laselle indossava la tuta cremisi degli Istruttori di
Fuoco.
"Puttana, hai liberato i prigionieri!" stava respirando
pesantemente, i suoi capelli biondi e aggrovigliati ondeggiavano sulla sua
testa, mentre bloccava Laselle sul fondo del carro.
Duplica sferrò un violento calcio nello stomaco dell'Istruttore di
Fuoco, che sputò il suo fiato e rotolò dall'altro lato del
carro.
"Puttana! Ninetails -"
"Caterpie, String Shot!" ordinò Laselle alzandosi
rapidamente. Il pokemon bruco sbucò dallo zaino di Laselle.
"Ernh?" Ruscelli di seta bianca partirono dall'insetto e
avvolsero l'Istruttore che stava per lanciare la sua pokeball. L'uomo cercò
di liberarsi un paio di volte, poi il bozzolo crebbe fino a coprirgli la
faccia.
"Mmpht!" cercò di dire con la bocca ingolfata dalla
seta.
"Sfondamento!" Duplica prese una rincorsa e lo calciò di
nuovo, spingendolo fino contro il bordo del carro. Il bozzolo rimbalzò
e rotolò per qualche metro. Laselle la guardò dubbiosa.
"Sfondamento?" Duplica sorrise.
"Mi piace fare sport." Più soldati balzarono da tutti i
lati del carro, intrappolandole efficacemente.
"Voi due, siete in arresto in nome della Lega del Pokemon!"
Per fortuna, proprio in quel momento il terreno cominciò a
vibrare, gli alberi intorno a loro ondeggiarono pazzamente. Il carro venne
spinto qua e là, e Duplica finì carponi. I soldati vennero
sbalzati fuori, e caddero al suolo bestemmiando, trascinati dalle loro
pesanti armature. Ma poi l'aria venne riempita da grida spaventose, di
terrore e dolore. Il terreno era sempre scosso, e le ruote carro
sembrarono cedere a quel movimento innaturale. La mascella di Duplica si
chiuse di scatto quando il fondo del carro incontrò il terreno dopo
che gli assi avevano ceduto.
"Il terreno, vengono da sotto il terreno!" gridò
qualcuno.
"Che?" rispose uno dei soldati. "Cosa sta venendo
dal-arghhhh!" La sua testa scomparve sotto il carro.
"Mio Dio, che è successo a Todd? Argh!" Più
soldati sembrarono risucchiati, e altre urla scoppiarono intorno ai resti
del carro. Uno, poi due, poi tre, e infine tutti i soldati che le
circondavano vennero trascinati via.
"Che diavolo succede?" esclamò Duplica strisciando fino
al bordo e guardando fuori dal telone lacerato del carro. Al posto dei
soldati c'erano piccoli buchi nel terreno, apparentemente creati da
qualche animale.
Duplica si sporse e guardò intorno al carro. I soldati correvano
in preda al panico, inseguiti dalla causa di quei piccoli fori circolari
nel terreno. Un soldato urlò, affondando fino alla vita nel terreno
e cercando disperatamente di uscirne. Ma il suo corpo sembrò venire
strattonato, come se qualcosa stesse masticando le sue gambe, e il sangue
sprizzò dall'interno del buco. Infine il soldato si arrese, e venne
inghiottito dal suolo.
Dal cunicolo più vicino arrivò un fischio, e Duplica guardò
la strana sagoma di una testa coperta di scaglie che la fissava con occhi
rossi. Sembrava un sandshrew, eppure non lo era. Aveva lo stesso corpo
corazzato e le orecchie triangolari del pokemon, ma la pelle era più
scura, e sembrava emettere un'aura minacciosa.
"Un Pokemon proibito!" gridò Duplica allarmata. Il
sandshrew balzò fuori dal buco, cercando di prenderla al volto. Ma
lei scattò indietro, e il pokemon la mancò e si rituffò
nel suolo. Numerosi sandshrew proibiti sbucarono dai fori nel terreno e
cominciarono ad assediare il carro, arrampicandocisi sopra. Laselle gridò
non appena li vide. Ambedue cercarono di rifugiarsi al centro del carro.
"Che facciamo?" balbettò Laselle.
Duplica lottò con sè stessa, per imprimersi nella mente
l'immagine, e cominciò a trasformarsi. In poco tempo un elegante
rapace bruno e bianco agitò le sue larghe ali, pronto a decollare.
"Sali a bordo!" disse Duplica-Pidgeot.
Fecero appena in tempo a decollare, con Laselle stretta saldamente alla
schiena di Duplica, perchè non appena si alzarono in volo il carro
venne risucchiato dalla terra.
Due ombre, più nere dell'oscurità che li circondava,
avanzavano lentamente nere corridoio. Cautamente, Ash e Misty avanzarono
fra i corpi sparsi sul pavimento, con passi silenziosi che però
rombavano fra le pareti del passaggio.
"Erika è al sotto-livello Otto, cinque piani sopra di noi,"
bisbigliò Misty rivolta ad Ash, dietro di lei. "Non c'è
elettricità, dovremo arrampicarci per la tromba dell'ascensore."
"Ma se ci sono delle guardie, cosa facciamo?"
"La base è sotto attacco, per cui la sicurezza dovrebbe
essere già impegnata, non sarà difficile passare." Si
fermò, trovando di fronte le porte dell'elevatore, e cominciò
a cercare un modo per aprirle con le mani. "Poi, saliremo al
sotto-livello tre, all'altezza dei moli. Ho una barca pronta a partire."
Grugnì, mentre il suo sforzo dava i risultati sperati, e la porta
di acciaio si apriva. Ash entrò dentro e fece forza con una mano,
lasciandole uno spiraglio per passare.
"Così ce ne andiamo e lasciamo i Ribelli a prendersi cura
della Lega?"
"Abbiamo cose più importanti a cui pensare, come chiudere il
portale" rispose Misty entrando nella tromba, seguito da Ash. "Inoltre,
non meritano il nostro aiuto. Pensavano di usarti, Ash! Volevano prendere
il controllo della tua mente, come ha fatto la Lega. Oppure avrebbero
usato i tuoi poteri come una specie di arma. Pensavano che bastasse
uccidere Gary per mettere tutto a posto." Misty alzò la mano,
improvvisamente coperta da un'aura azzurra, e con un raggio di ghiaccio
sfondò il soffitto dell'ascensore. Saltò, e si ritrovò
fra i cavi che lo sostenevano. Ash arrivò pochi istanti dopo,
atterrando a pochi passi da lei, nell'oscurità.
"Ma ti ho detto che non so come chiudere i cancelli del Piano
Astrale." Poi realizzò il senso delle parole che lei aveva
appena detto. "Cosa volevi dire, quando parlavi di come la Lega mi ha
controllato-"
"Troveremo un modo," disse lei, ingnorando la sua domanda e
afferrando il cavo d'acciaio dell'ascensore per arrampicarsi. "Ce la
faremo. Potremmo trovare degli indizi nella profezia."
"Indizi nella profezia... Forse," Ash inspirò. Poi
comcinciò anche lui a seguirla lungo il cavo. "Ma al momento
sembri saperne quanto me, a riguardo."
La tromba dell'ascensore, buia e ostile, li inghiottì, mentre
lentamente risalivano i cavi. Ash tentò di non fissare la
mini-gonna di Misty, sopra di lui. Avrebbe dovuto ricordarsi di dire ad
Erika di vestirsi in modo meno provocante, così se mai fossero
successe cose simili, non sarebbe stato sottoposto a quella tortura. Le
lunghe gambe di lei dondolavano sopra la sua testa, avvolte dagli stivali,
e lo mettevano a disagio. Non era certo di conoscere i suoi sentimenti
verso di lei, ma il suo corpo aveva le idee ben chiare. Temeva di potersi
innamorare di nuovo di quella donna. In fondo, non aveva sempre messo sè
stesso in secondo piano, per lei? L'unica cosa certa era che si fosse
nuovamente innamorato di lei, sarebbe stata una cosa ancora più
pazza dell'ultima volta. Se poi tutto si fosse concluso come anni fa, con
un abbandono, non lo avrebbe potuto sopportare. E Misty, cosa provava lei?
Sembrava preoccuparsi, sempre al suo fianco anche quando si gettava in
azioni eroiche e suicide. Forse provava ancora qualcosa, in fondo quello
che era successo nella cava era più che sufficiente a provarlo. La
caverna. Come stavano Duplica e gli altri? L'ultima volta che si erano
visti era stato alla cittadella a ovest di Cerulean.
Poi il suo senso del pericolo lo risvegliò da quei pensieri, e Ash
cercò di appoggiarsi al cavo e di guardare nell'oscurità
sopra di loro. C'era un piccolo punto arancione, fra le ombre, e sembrava
avvicinarsi.
"Misty, lo vedi?" Misty se ne accorse.
"Ô una Fuocobomba! Dobbiamo uscire di qui!"
"A che livello siamo?"
"Sotto-livello Nove, abbiamo ancora un piano da scalare!"
"Dannazione!" Alzò un braccio, e rimase appeso al cavo
solo con una mano. Pikachu usc dallo zaino e corse lungo l'arto. "Pikachu..."
lanciò il pokemon verso l'alto, fra le tenebre. "Scudo
elettrico!"
"PIKA!" Pikachu si avvampò e brillò per qualche
istante, poi generò a mezz'aria uno scudo di energia nera sopra di
loro, chiudendo la tromba dell'ascensore. La Fuocobomba colpì lo
scudo e venne bloccata da un crepitio di elettricità.
Ma poi il muro accanto a loro vomitò, col fragore di un tuono, una
fitta salva di fulmini gialli, facendogli perdere il contatto col cavo. La
sua schiena si scontrò con la parete d'acciaio della tromba, ma
l'esplosione fu così forte da fargli sfondare quella barriera, e
precipitò dentro un corridoio buio, scivolando sul metallo del
pavimento e crepitando di elettricità.
Mentre scivolava, un sottile anelli di energia lo seguì lungo il
pavimento e si attorcigliò intorno al collo. Ash tossì
mentre la presa salda di quel cerchio di elettricità arrestava di
colpo la sua caduta e si serrava, lo sollevava nell'aria, cercando quasi
di impiccarlo. Le sue gambe scalciarono impotenti nell'aria, mentre
cercava di afferrare il cerchio con le mani, per impedirgli di troncargli
il collo.
Poi il tetto di fronte a lui sembrò crollare sotto il peso del più
grosso uomo che Ash avesse mai visto, avvolto in un mantello giallo che
fluttuava sopra di lui. Il pavimento venne violentemente scosso quando il
gigante atterrò sul pavimento, lasciando due piccoli crateri sotto
i piedi. In una delle sue grandi mani teneva l'estremità del cappio
che lo stava strozzando, una piccola folgore che serpeggiava sul pavimento
a cui si ancorava per sollevare Ash, come in un patibolo improvvisato. La
testa del gigante era scoperta, rivelando dei lineamenti squadrati,
sormontati da irti capelli biondi. Occhi malevoli brillarono di elettricità
ambrata.
Il luogotenente Surge.
"Così ci incontriamo di nuovo, piccolo," Surge rise, il
suono delle sue parole echeggiò fra le pareti del tunnel buio. "Ti
mostrerò come la Lega Pokemon tratta i traditori!" Diede un
crudele strappo alla frusta elettrica.
Ash non riuscì più a respirare, il cappio si strinse
ulteriormente attorno al suo collo, alzandolo ancora nell'aria. La vista
cominciò ad annebbiarsi. Aveva solo una possibilità. I suoi
occhi brillarono dorati, mentre le sue mani afferravano la frusta di pura
energia e la usava come conduttore per il suo fulmine nero. L'elettricità
crepitò dalle sue mani e corse lungo la folgore verso il suo
obiettivo. Surge ruggì di sorpresa e di dolore quando la sua arma
venne avvolta dal fiotto di energia nera, folgorando le sue mani. La
stretta attorno al collo di Ash si allentò improvvisamente, e lui
cadde a terra, atterrando malamente con la schiena. Surge venne sospinto
via dal colpo. Il suo corpo gigantesco si schiantò contro il muro,
sfracellando il cemento.
Per un momento, Ash rimase inerte, inghiottendo l'aria con lunghi
respire, sdaiato sulla schiena a tenendosi la gola arroventata. Poi
riprese completamente conoscenza, rotolò di lato e si rialzò
di scatto, bilanciandosi con una mano. Il mantello si alzava e si
abbassava spasmodicamente ad ogni respiro, e il suo cuore sembrava voler
uscire dal petto.
Surge si rialzò dal buco nel muro semi-distrutto. I suoi capelli
biondo scuro crepitarono di elettricità.
"Bel trucco, bambino" ringhiò, strofinandosi le mani
fumanti. "Ma non saranno dei trucchetti a salvarti! Raichu, Tuono
Distruttore!" Dal buco nel muro causato da Ash, arrivò il
Raichu du Surge; l'evoluzione naturale di Pikachu, con lunghe orecchie
appuntite, una coda sagomata come un fulmine e occhi neri e tondeggianti.
Quello però era molto più groso del solito, quasi quattro
piedi di altezza, e il suo corpo giallo e arancione brillava
innaturalmente di energia.
"RAI!" gridò scagliando una colonna di pura elettricità
dalla bocca. Ash saltò in aria, scavalcando il colpo, con gli
stivali a pochi millimetri dal fiotto di energia. Quindi fece una capriola
a mezz'aria, riatterrò sui piedi e si spinse con tutta la sua
forza, lanciandosi contro Surge.
"Cosa?" esclamò il Maestro, centrato all'altezza della
scapola da una violenta gomitata di Ash. Poi saltò ancora, e si
ritrovò dietro a Surge prima che questo potesse voltasi. Lo afferrò
ai fianchi e sollevò la massiccia mole del gigante, si piegò
all'indietro e catapultò Surge sul pavimento, a testa in giù.
L'acciaio non resse il peso del colosso e si squarciò, facendo
precipitare Ash e Surge al livello sottostante.
"Ash!" gridò Misty osservando impotente mentre questi
veniva lanciato contro la parete da un'imponente colonna di elettricità,
proprio sotto di lei.
"Pika!" anche Pikachu non potè fare nulla, appeso al
cavo sopra di lei.
"Pikachu, devi aiutarlo!" esclamò Misty disperata. "Posso
badare a me stessa!" Il piccolo topo elettrico indicò lo scudo
che stava ancora reggendo le violente fiamme che cercavano di passare, e
scosse la testa.
" Pika Pika!"
"Vai, ho detto!" urlò Misty strattonando il cavo per
salire più rapidamente. Raggiunse Pikachu, alz• un braccio e
si concentrò, emanando una luminescenza blu e creando uno scudo di
puro ghiaccio intorno al suo pugno. La barriera si allargò,
circondando la mano con una sottile lastra circolare che condensava
l'umidità dell'aria, gelido.
"Pikapi!" disse Pikachu stupito da quello che vedeva.
Rapidamente, smise di mantenenre lo scudo di elettricità nera e la
fece passare. Le fiamme si vomitarono su di lei, ma vennero rese innocue
dallo scudo di ghiaccio di Misty.
"Ora vai da Ash, ha bisogno di te!" ordinò fermamente
lei, afferrando il cavo, sudando dietro lo scudo perchè questo
fermava le fiamme ma non tutto il calore.
"PIKA!" urlò Pikachu concentrandosi. Con una scintilla
di elettricità nera fuse il muro e si mise alla ricerca di Ash.
"Rai!" disse Raichu, osservando scioccata il suo Maestro che
sprofondava attraverso il pavimento. Stava per gettarsi e seguire il suo
padrone, ma dalla parete dietro di lei arrivò un'esplosione di
acciaio fuso. Si accucciò per schivare una piccola sagoma nera che
le passava sopra la testa e le atterrava accanto. Orecchie appuntite la
puntarono e una coda frastagliata ondeggiò nell'aria.
"Pika-chu!" Era il pikachu del cattivo allenatore che aveva
attaccato Surge, e i suoi occhi brillavano di cobalto. Rimaneva fermo,
davanti al buco, fronteggiandola.
"Rai-chu!" ringhiò Raichu. Ricordò di essere
stata amica di quel pikachu, ma ora tutto era cambiato. Il cattivo aveva
fatto evolvere quel pokemon male. Era innaturale. Ne aveva paura. Ma aveva
anche paura di perdere il suo padrone.
"PIKA!" il pikachu nero diede un ultimo avvertimento, e iniziò
ad avanzare.
"RAI!" gridò Raichu, iniziando ad emettere scintille
dalle gote.
La sua barriera di ghiaccio stava cominciando a sciogliersi sotto
l'intensa Fuocobomba, e Misty stava iniziando ad allarmarsi. Guardò
dietro di sè, e notò che le porte dell'ascensore si
chiudevano al livello otto. Era al piano di Erika!
"Non sapevo che sapessi controllare il ghiaccio e l'acqua!"
disse improvvisamente una voce sopra di lei, e le venne tolto il respiro
quando qualcosa le diede un calcio allo stomaco, da sotto il cavo. Sbattè
la schiena contro le porte chiuse dell'ascensore, e riuscì a vedere
una figura in un mantello rosso dondolare ancora verso il basso e
centrarla con un colpo anche più forte. Le porte dietro di lei si
aprirono bruscamente e fu sbattuta dentro atterrando di schiena, mentre la
barriera di ghiaccio spariva e lei perdeva il controllo su di essa,
scivolando per parecchi metri. La figura nel mantello rosso ondeggiò
verso di lei ed atterrò accovacciata, le pieghe del suo fiammante
mantello che ne avvolgevano la figura. I capelli blu, raccolti in una
coda, e gli occhi rosso fiamma, la identificavano come Lara Larame.
Ancora.
"Allora, Erika cara, dove hai imparato a farlo?" disse mentre
si rimetteva in piedi dolcemente, le mani che le fumavano dalla punta
delle dita. Misty si rialzò sulle ginocchia, respirando forte. Per
un attimo non aveva capito di cosa stesse parlando Lara, ma quando il
verde della sua mantella face capolino in una parte periferica della sua
visuale, si ricordò che era ancora vestita come Erika. Sorrise
leggermente.
"E perchè dovrei dirtelo?" chiese sperando di usare una
voce simile a quella di Erika.
"Be',ho pensato che avere un po' di abilità con l'acqua
potrebbe risultare utile per un Maestro di Fuoco come me." Ridacchiò.
"Ma non ne va della mia vita. Comunque..." Mise la mano dentro
il mantello e ne estrasse tre piccole pokeball, tenendole fra le lunghe
dita. "Sembra poco corretto, dal momento che il fuoco brucia l'erba
così facilmente. Andate, miei Arcanine! Stritolatela fino a farla
morire!" Lanciò le tre sfere in aria dove si allargarono ed
esplosero, aprendosi con raffiche di fiamme. In rapida successione, tre
enormi cani rossi con strisce nere si piazzarono di fronte a lei,
ringhiando ferocemente, la saliva bollente che colava dalle zanne mentre
balzavano all'attacco.
Misty si rimise in piedi e fece un passo indietro, girandosi leggermente
sul fianco per tirare fuori anche lei tre pokemon, due in pokeball blu e
uno in una piccola sfera nera, tutte tenute fra le dita affusolate.
"Se è permesso usarne tre... andate Seadra, Vaporeon e
Starmos!" Lanciò le due sfere in aria dove si aprirono
circondati dall'energia del ghiaccio, mentre la piccola sfera nera si
espandeva fino alla sua vera forma. "Seadra, Idropompa! Getto
d'Acqua! Lame di ghiaccio!" Il suo pokemon d'acqua rimase in aria,
sollevando le sue lunghe pinne affilate, e lanciò un ruggito.
"SEADRA!" Centrò con una forte colonna d'acqua
l'arcanine che stava attaccando per primo. Il cane di fuoco gridò
di dolore quando il liquido freddo lo sbattè violentemente indietro
contro il muro, spegnendo il suo fuoco e squarciandolo in polposi pezzetti
di melma rossa. Il secondo Arcanine fu colpito in faccia da una pallottola
d'acqua che gli spazzò via il naso e la parte superiore della
mascella, e gli fece perdere conoscenza a causa delle gravi ferite. Il
pokemon d'acqua quattro zampe di Misty si ergeva vittorioso.
"VEE!"
Infine l'ultimo arcanine fu tagliato perfettamente in due dallo Starmos
di Misty, il pokemon stella marina con pinne super - taglienti che ruotava
come uno shuriken fuori misura avvolto di energia gelida. I due pezzi del
grande cane infuocato esplosero e si ridussero a cenere.
"Che cosa?" urlò Lara confusa. "Come puoi avere
pokemon d'acqua? Non sei Maestro d'Erba?"
"Il mondo è pieno di sorprese," disse Misty, ancora
imitando Erika, mentre avanzava.
"Strega!" gridò Lara. "Non è ancora finita!"
Lanciò un'altra pokeball e sparò un dardo di fuoco dalle
mani verso il soffitto: il bollente liquido fiammeggiante trapassò
la parete. "Arcanine, esplodi!" Poi balzò attraverso il
buco, il mantello rosso che le correva dietro mentre scappava.
"Eh, no, non lo farai!" urlò Misty mentre si gettava
all'inseguimento afferrando le zampe anteriori dell'arcanine a mezz'aria.
Il cane di fuoco cominciò ad emmettere gridolini, segno che stava
per autodistruggersi, ma Misty mandò un'ondata di artica energia
fredda attraverso le sue mani verso il cane infuocato. Esso urlò
mentre iniziava a congelarsi, dapprima le zampe per le quali lo teneva, e
poi il resto del corpo. Una nebbia lucente si alz• per tutta la sua
lunghezza, mentre si incrinava e si solidificava congelandosi. Poi
penzolando con uno slancio in avanti, Misty lo buttò contro il muro
dove si sfracellò in migliaia di pezzettini di acqua e ghiaccio.
"Ora andiamo ad aiutare Ash," si disse mentre richiamava i suoi
pokemon all'interno delle loro pokeball e li rimetteva all'interno del suo
mantello, come fece con Starmos, che aveva ridoto alla sua forma
originaria.
Ma in quel momento il il suolo eruttò di fronte a lei, mandando
sassi, acciaio e detriti dappertutto. Spalancò la bocca quando vide
che una figura in mantello nero veniva scaraventata attraverso la nuvola
di distruzione e atterrava bruscamente sul terreno di fronte a lei, di
secco sulla schiena, rimbalzando una volta prima di giacere immobile. Il
suo corpo stava ancora scintillando per l'elettricità gialla
rimasta e il suo mantello era a brandelli, fumante.
Gli corse incontro, il cuore che le batteva forte in petto, e si accucciò
accanto a lui.
"Ash!"
Pensò di aver sentito Misty chiamare in lontananza il suo nome,
ed aprì lentamente gli occhi solo per vedere un viso preso dal
panico sopra di lui. Il trucco era sbavato, e ora somigliava molto più
a se stessa che ad Erika.
Il suono di un tuono interruppe i suoi pensieri e una colonna di luce
esplose attraverso il pavimento a parecchi metri da lui. Surge ci passò
attraverso, il suo gigantesco corpo che sprizzava energia, il mantello
giallo che fluttuava intorno a lui in modo innaturale. Tutti i massicci
attacchi che Ash gli aveva inferto sembravano averlo più fatto
arrabbiare che ferito. Era diventato resistente quanto l'acciaio. Era
semplicemente troppo grosso.
Surge si sfregò il mento quadrato, gli occhi ambrati che
brillavano nel buio.
"L'Assassino, ti chiamavano. Be', piccolo, devo assassinare
l'Assassino! Lord Garick sarà accontentato!" Lanciò un
urlo di battaglia, cominciando a correre con passo pesante, il suolo che
tremava al suo avvicinarsi. Alz• le grosse braccia e con le mani che
scintillavano form• una lunga scure fatta di pura elettricità.
"Non te lo permetterò!" urlò Misty con forza
mentre saltava di fronte a lui con le braccia distese. Surge grignì,
sollevando l'immensa ascia sopra la sua testa preparandosi ad usarla.
"Allora condividerai il suo destino!" Un velo di oscurità
scese sopra la vista di Ash.
"No! Stanne fuori!" urlò mentre balzava in piedi e
attaccava dall'alto sopra di lei. A mezz'aria il suo mantello nero si aprì
come ali d'uccello, scintillando di nero mentre lui lo trascinava dietro
di sè. Surge si lanciò in aria per andargli contro, i suoi
grandi stivali che facevano scricchiolare il terreno mentre lui balzava in
aria, ondeggiando l'enorme ascia.
"Dopo tutto questo, andrò a trovare Mistaria e ucciderò
anche lei! Se non sarò già morta!" Ash si girò
per aria, fermando la lama dell'ascia fra le dita e con il pollice sul
bordo di essa. Poi gli diede un calcio in faccia, assicurandosi di aver
mandato un'ondata di energia nera dai suoi stivali. Surge urlò di
dolore per il massiccio attacco e perse l'equilibrio in aria, permettendo
ad Ash di girargli intorno per sferrare un altro potente calcio di energia
nera nello stomaco, che spinse con forza l'enorme uomo all'indietro.
Ash atterrò con un tonfo e continuò ad inseguire Surge con
una rapida corsa mentre l'uomo continuava a volare nell'aria lungo il
lungo corridoio, emettendo elettricità nera. Ci fu una piccola
esplosione e uno stropicciarsi di ferro e roccia quando Surge andò
a sbattere contro il muro e lo trapassò, andando fino alla fine del
tunnel, con pezzetti di cemento che volavano dappertutto.
Arrabbiato, incurante, Ash aumentò la velocità e saltò
in aria passando attraverso l'esplosione, inseguendo Surge implacabile. La
sua aura di energia nera distruggeva ogni detrito con cui entrava in
contatto mentre entrava nel buco.
Erika giaceva su un letto d'acqua, fissando le ombre sul soffitto,
mentre la candela sul tavolo vicino si spegneva. Che noia, pensò.
Che noia, che noia, che noia.
"La prossima volta cervello," disse a voce alta, "ricordami
di non dare mai retta ad uno degli insensati piani di Misty."
Non l'avevano lasciata uscire nemmeno quando aveva sentito le due
esplosioni. Avevano detto che era un ordine tassativo che fosse tenuta lì.
Le sarebbe piaciuto mostrare loro chi era veramente, ma avrebbe mandato
all'aria la copertura di Misty. Perciò era intrappolata lì,
rinchiusa nella stanza della sua amica, completamente senza energia e
senza luce con cui vedere, tranne una candela mezza sgretolata.
E la cosa peggiore era che aveva dato a Misty il suo nastro per capelli
preferito. Blah, e adesso aveva i capelli rossi, almeno finchè il
colore non fosse andato via in un giorno o gi- di lì. Per
divertirsi, aveva passato il tempo a smaltarsi le unghie con un profondo
verde smeraldo. Dispiegò le dita di una mano e le fece sventolare
per un po' per permettere che si asciugassero più in fretta.
Carine, ammise. Ma il colpo che aveva dato al dito indice non era
perfetto. Supponeva di essere perdonabile, vista la scarsa luce. Poi
quando si piegò sul fianco per avvicinarsi alla bottiglia di smalto
e continuare con l'altra mano, le sue dita che frugavano in giro si
scontrarono con un porta foto. Sospirando annoiata si girò per
rimetterla a posto.
Quando la rimise a posto, la guardò pensierosa. Era una foto di
Misty quando era più giovane, con Ash dietro di lei, che le
abbracciava il collo. Entrambi ridevano, in posa per la macchina
fotografica, con le braccia libere che alzavano le mani in una 'V' di
vittoria. Misty portava ancora la coda di cavallo in questa fotografia,
benchè fosse in uno stile più convenzionale, portata dietro
la testa. E Ash indossava quel vecchio cappello bianco e rosso della Lega
del Pokemon portato inclinato da una parte, che lasciava che i folti
capelli neri coprissero un occhio.
Erika studiò il sorriso di Misty nella foto. Sciocca ragazza, pensò.
Misty poteva aver fatto tutte quelle storie sul fatto di odiare Ash, ma in
fondo, Erika lo sapeva, che probabilmente era ancora pazza di lui. Sperava
che andasse loro tutto bene e che riuscissero a scappare. Per qualche
ragione, credeva fermamente che insieme avrebbero fermato in qualche modo
la Lega dei Pokemon. Avevano semplicemente un'inquietante capacità
di risolvere i problemi, e di riuscire contro ogni aspettativa, quando
erano più giovani. Era un vero peccato che non riuscissero a fare
lo stesso con la loro relazione.
Mentre si appoggiava nuovamente sul letto, udì distintamente due
tonfi venire da fuori, come se qualcuno avesse appoggiato due paia di
pesanti sacchi bagnati. Le guardie? Istantaneamente si mise con un balzo
dietro al letto, coprendosi i capelli con la mantella blu di Misty. I suoi
capelli potevano essere rossi, ma erano ancora troppo corti per passare
per quelli di Misty che arrivavano all'altezza della cintola. Il cappuccio
sarebbe servito a nascondere l'inadeguata lunghezza di capelli. Un tonfo
più forte arrivò da fuori le porte d'acciaio chiuse, come se
qualcuno stesse cercando di entrare non sapendo come aprirle. Poi Erika
spalancò la bocca quando un grosso stivale calciò via la
porta come una lattina spaccata. Lo stivale si ritrasse e venne
rimpiazzato da grosse dita che cercavano di rendere il buco ancora più
largo fino a che non fu alto quanto la porta. Un uomo alto e corpulento,
in mantella marrone, si accucciò e vi passò attraverso,
spolverandosi le mani contro le cosce. Alzò la testa piena di irti
capelli marroni, per fissarla con occhi che sembravano fessure, così
stretti che era impossibile vedere le pupille. La sua carnagione era più
scura del normale, e il viso rudemente affascinante.
No, non poteva essere. Aveva ragione Misty?
"Brock?" chiese Erika con terrore, dimenticandosi di mascherare
la voce.
Ma lui restò silenzioso. mentre girava lentamente la testa per
studiare la stanza. Guardando attentamente la scatola di cosmetici che
Erika aveva lasciato sul tavolo, aggrottò la fronte confuso.
"Qualcosa non va." E in quel momento il muro est della stanza
sembrò eruttare con un'esplosione di ferro rotto, roccia e polvere.
Un gigante in mantella gialla volò attraverso la nuvola di polvere,
per passare oltre Brock e finire scivolando sul pavimento. Ci fu un tonfo
muto quando il corpo si fermò bruscamente contro il muro,
dall'altra parte della stanza. Qualcosa volò via dal comodino e finì
ai piedi di Brock.
"Cosa?" tuonò Brock sorpreso.
Poi qualcos'altro emerse dal muro distrutto. Un'ombra nera con occhi
lucenti. Un'ombra nera che si dirigeva direttamente verso il confuso e
sbigottito Brock.
Un'altro Istruttore della Lega dei Pokemon! Ash gli volò incontro
furibondo, coi pugni diretti verso la figura dal mantello reso nero
dall'oscurità. Non l'avevano mai visto arrabbiarsi sul serio, ma
dannazione, se volevano combattere, se osavano ancora minacciare Misty,
allora si sarebbero ricordati perchè si era guadagnato la sua
reputazione durante la guerra.
Ma mentre si avvicinava all'Istruttore nemico, i suoi velocissimi sensi
identificarono chi stava sotto il mantello. Il viso familiare, gli occhi
sottili e. Irti capelli bruni. Il tempo sembrò rallentare. Brock!
Disperatamente, invocò le ombre per fermare il suo impeto. Atterrò
sul suolo della stanza,girandosi di lato mentre i suoi stivali slittavano
sul duro pavimento per parecchi metri. Finalmente riuscì a fermarsi
davanti all'uomo che era stato fiero di chiamare amico durante i giorni
dei viaggi d'allenamento. L'altro suo vero amico, dopo Misty. Verso il
quale stava per sferrare un micidiale colpo al viso, nella sua furiosa
frenesia.
Per un attimo non riuscì a dire niente stando lì, con la
bocca spalancata per la sorpresa. La sua lingua sembrava essere annodata.
Non sapeva se sentirsi più imbarazzato per il colpo che aveva quasi
dato, o più felice per la prova che uno dei suoi più vecchi
amici era vivo.
Brock sembrava fissare qualcosa, sul pavimento di fronte a lui. Ash guardò
giù, e notò una foto rotta fra pezzi di vetro infranto.
Dalla sua angolazione, non riusciva a capire il soggetto di quel ricordo
nel portaritratti.
Vagamente, sentì alcuni passi dietro di lui, dall'apertura
lasciata dal corpo di Surge. Trattenne il respiro. Misty.
Brock alzò lentamente lo sguardo dal portafoto rotto e lo guardò
duramente con quegli occhi enigmatici.
"Ash." La sua voce suonava morta. Come ad un uomo a cui era
stato detto che la persona che amava di più era fuori portata per
sempre. Ash potè solo sbattere gli occhi, sorpreso. Perchè
Brock era arrabbiato con lui?
"Brock, che c'è che non va?"
"Tu. Tu non vai." Un aura di un orribile colore marrone cominciò
ad essere sprigionata dal suo corpo. "Sei sempre stato tu ciò
che non andava nella mia vita." Ash fece inconsciamente un passo
all'indietro, mentre si asciugava la sottile linea di sudore sulla fronte.
"Io-io non capisco." Allo sguardo di odio intenso stampato
sulla faccia di Brock, lo stomaco di Ash si raggrinzì e si tese. "Pensavo
fossimo amici."
"Sempre stupido e ignorante," disse Brock lievemente. "Perchè
non me lo chiedi, Misty?" rivolse lo sguardo alla persona dietro Ash.
"Sei tu, no? Un trucco intelligente, ma solo uno stupido ne verrebbe
ingannato." Ash si voltò leggermente e vide il viso
amareggiato di Misty.
"Brock, io-io... non ho nient'altro da dirti," bisbigliò.
Brock si girò nuovamente verso Ash. Un orribile risata gli
deformava le labbra.
"Hai mai saputo per caso, che per un breve periodo, quando tu eri
via a giocare con la Lega, io e Misty siamo stati insieme?" Un velo
nerissimo cominci• a coprire la vista di Ash. Il suo controllo venne
improvvisamente messo alla prova fino quasi a un punto di rottura. La sua
bocca e la sua gola sembrarono di colpo secche come il cartone. Si sentì
tradito. Sentì di voler morire.
"Io... io non lo sapevo." Misty, da dietro, singhiozzò. "Non
sapevo che provassi queste cose per me! Non sarebbe dovuto accadere. Non
in questo modo!" Tuttavia non ribattè le parole di Brock. Lo
aveva lasciato per correre dritta fra braccia di Brock?Impensabile. Era
semplicemente troppo doloroso. Non era andata in questo modo. Non sapeva
se il cuore potesse spaccarsi in due, ma era questo ciò che
sentiva. Gli veniva da vomitare.
"O no?" continuò Brock, senza guardarla, ma tenendo il
suo sguardo pieno d'odio fisso su Ash. "Dopo che aveva visto che
razza di bastardo tu fossi, era naturale che passasse a me, uno dei tuoi e
dei suoi migliori amici." Scosse la testa, ridacchiando, sebbene Ash
non sapesse se stava ridendo di lui o di sè stesso. Chiuse gli
occhi, le braccia distese sui fianchi.
"Bene, allora. Se desideri uccidermi, fallo ora."
"Con piacere," disse Brock in tono risoluto, e il suono dello
scricchiolio delle sue dita rieccheggiò con forza.
"NO!" urlò Misty, avvicinandosi in uno scatto disperato.
Una piccola luce crepitante, una scarica elettrica, si avvolse intorno a
lei come una corda, intrappolandole le braccia sui fianchi.
"Non una parola ragazzina," disse Surge. Il gigantesco Maestro
di Elettricità, ormai sveglio, stava in piedi dietro di lei,
tenendola stretta con la sua frusta di energia gialla. Misty gridò
di dolore mentre la scarica si avvinghiava intorno a lei, e l'elettricità
rovente attraversava il suo mantello e le arrivava alla pelle. Allora
Erika parlò, rendendoli finalmente coscienti della sua presenza.
Aveva buttato il cappuccio del suo mantello blu all'indietro, per
rivelarsi completamente. Le sue braccia erano alzate, come se stesse per
attaccare.
"Tutto questo è una pazzia! E' andata fin troppo avanti-"
Ma in quel momento, una rossa colonna di fuoco apparve dal suolo dietro di
lei, e una donna con un mantello rosso attraversò il foro da sotto
ed afferrò Erika, afferrandole il collo, per tenerla ferma. Erika
urlò, il suo elemento era debole contro il fuoco.
"Non interferire, cara," le impose Lara Larame, stringendo la
presa su di lei.
"Ora, ci siamo solo tu ed io, Ash," disse Brock determinato. "E
presto, ci sarò solo io." Il dolore si accese nello stomaco di
Ash, quando il pugno più duro che avesse mai ricevuto lo colpì
in pieno petto, sbattendolo all'indietro contro il muro della stanza.
"Muori," sentenziò Brock, facendo seguire un calcio di
lato devastante, colpendolo con violenza.
"Abbiamo un'intensa attività al livello otto, Maestro Aya.
Davvero intensa!"
"Manderò immediatamente uomini a investigare," replicò
Aya a Bill col suo trasmettitore, mentre camminava velocemente col suo
piccolo gruppo di Istruttori di Veleno. "Notizie da mio fratello?"
"Nessuna, Maestro. All'ultimo contatto si trovava nel sotto-livello
tredici, per investigare su Ashura. Le squadre dalla tre alla sette non
danno segni di vita neppure loro, lo stesso vale per i livelli dal
tredicesimo al settimo. Ho un brutto presentimento su tutto questo. Magari
dovremo evacuare."
"Lo deciderò non appena avremo capito cosa sta succedendo.
Siamo totalmente al buio qui! Avrei dovuto prevedere che Ashura avrebbe
portato guai!"
"E' una vostra decisione. Ma ogni fuga dovrà avvenire dai
moli sottomarini al livello tre. Tutte le uscite di superficie sono
inaccessibili a causa del fuoco."
"Vi farò sapere al più presto possibile. E' tutto."
Spense il trasmettitore. Si girò verso i suoi uomini. "Livello
otto, veloci! Dobbiamo calarci usando i cordoni degli ascensori! Vado al
piano più basso per trovare mio fratello!"
"Lasciami andare!" urlò Misty mentre si dibatteva nella
presa della frusta elettrica, inconsapevole dell'incredibile dolore che
causava ai suoi movimenti.
"Ora, ora, signorina." ridacchiò Surge con voce
profonda. "Ora so che sei veramente Mistaria, e quella donna laggiù
è Erika. La mia elettricità può facilmente strapparti
in due."
"Bel trucco, cara," disse Lara mentre teneva una debole Erika. "Allora
ecco come mai un Maestro d'Erba aveva potere su pokemon d'acqua."
Strinse il collo di Erika con più vigore, e la sua presa infuocata
provocò un urlo di dolore.
Surge lasciò la sua frusta, facendola schioccare e annodandola per
intero intorno al corpo di Misty, sbattendola a terra.
"Tu stai qui, donna. Vado a vedere se Brock ha bisogno di un piccolo
aiuto. Quel piccoletto è più forte di quanto sembri."
Entrò con passo pesante nel buco attraverso il quale Brock aveva
fatto passare Ash con un calcio.
"Okay, ma sbrigati a tornare, mi hai sentito?" disse il Maestro
di Fuoco mentre le sua braccia si accendevano nuovamente di fuoco per
assicurare la presa sulla sua prigioniera.
Ash giaceva sul fianco, con un brutto taglio da qualche parte nella
testa che faceva fuoriuscire il sangue che gocciolava fra i suoi capelli e
cadeva per terra. Aveva il fiato corto. Aveva smesso di contare per quanti
muri Brock l'aveva fatto schiantare. Degli stivali si avvicinavano, dei
tonfi verso di lui, macchie che si alzavano e si abbassavano davanti al
suo campo visivo, sul pavimento.
"Ancora vivo? Provvediamo subito."
Dolore. Ossa spezzate dall'incontro con un altro muro.
Cadde su lisce mattonelle, fresche al contatto con la sua pelle bollente,
che gli scivolarono contro finchè non impattò contro una
dura parete situata sotto una sorta di lavandino. Pezzi di uno specchio
gli piovvero addosso, alcuni frammenti gli tagliarono il mantello e la
pelle. Si trovava in un bagno.
Brock lo seguì implacabile, passando con violenza attraverso il
buco che aveva lasciato sul muro ed allargandolo col suo enorme corpo.
Tutto ciò non lo rallentò nemmeno un po', il mantello scuro
fluttuava dietro di lui, seguendo i suoi rapidi passi.
"Un pervertito nel bagno delle donne," disse in tono
disgustato. Un colpo. Questa volta Ash volò contro un gabinetto,
frantumando il sedile di ceramica prima di rompere un altro muro. Giaceva
in un altro corridoio buio, ma questo aveva un muro di vetro lungo tutto
il fianco orientale. Le acque nere dello scuro oceano erano calme,
dall'altra parte della vetrata. Magari Brock l'avrebbe calciato contro di
quello. Affogare sembrava un modo ironico di morire. Brock lo seguì
nel tunnel.
"Perchè non reagisci?" Ash tossì sangue mentre si
stendeva supino a terra.
"I-io non posso. Non posso battermi con te. Mi dispiace." Brock
sembrò solo arrabbiarsi di più.
"Patetico. E pensare che ho sprecato tutto il mio tempo a
complottare quando da sempre avresti ceduto senza lottare. Bene, ora
tu-argh!" Fu interrotto quando una luce abbagliante lo sbattè
violentemente all'indietro. Ash alzò con stanchezza la testa per
vedere... Misty? Scorse i capelli biondi. No, era Valdera. Sembrava
completamente furiosa, mentre camminava verso di loro dall'altra parte del
tunnel. I suoi occhi blu brillanti ardevano e il suo mantello di un bianco
purissimo sembrava dar luce all'oscurità del tunnel. I capelli
color sole fluttuavano in modo innaturale nell'aria dietro la sua testa
priva di cappuccio.
"Toccalo ancora e morirai." La sua voce rauca era spaventosa,
nella sua trasparente minaccia. Brock si rialzò sulle ginocchia,
nel punto in cui era stato sbattuto dalla luce. I suoi occhi stretti
luccicarono di un marrone maligno.
"Puttana, Lord Garick in persona ha già ordinato la tua
morte! Non fermarmi!"
"Nessuno ucciderà Ashura, a meno che non lo dica io,"
disse pericolosamente Valdera mentre raggiungeva il corpo di Ash.
"Stai diventando una traditrice?" disse dolcemente Brock,
alzandosi nella sua completa statura di sei piedi e mezzo. "Seguirai
le orme di Ash e ti rivolterai contro la Lega?" Valdera inclinò
la testa e incrociò le braccia.
"No, ma farò a modo mio. E quel metodo non include la morte
di Ashura."
"Bene, il mio modo invece la include. E ti consiglio di starne
fuori."
"Mi stai sfidando, Maestro di Roccia? Il suo mantello bianco sembrò
scintillare come il giorno, per un istante. "Ti metterai contro il
Maestro di Luce? Al contrario di Ashura, non ho alcuno scrupolo nel
battermi." Passò oltre Ash e cominciò ad avvicinarsi a
lui, tenendo le mani dietro la schiena. Brock rimase immobile.
"Sei proprio come la tua infedele sorella. Puttane! Puttane tutte
quante!" Alla menzione di Misty, gli occhi di Valdera si accesero
fino all'inverosimile di blu.
"Osi compararmi a Mistaria? Dovresti saperlo meglio ora!"
"Stupida strega, ho acquisito qualche potere proibito per conto mio
dall'apertura del cancello! Onix, attacca! Ti darò il piacere di
violentarla, prima di ucciderla!" Dal suolo di fronte a lui emerse la
testa dell'immenso serpente di roccia nera, con le fauci spalancate a
mostrare gli orribili denti aguzzi di pietra.
Valdera comiciò a correre, il mantello che si spiegava dietro di
lei.
"Patetico disgraziato, questo è l'unico modo in cui puoi
avere le donne, e fallirai persino in questo. Pikachu, Tuonofusione!"
Dal suo palmo aperto, uscì una purissima luce bianca, che diede
forma al suo Pikachu color avorio, i cui occhi verdi emettevano un intenso
bagliore smeraldo.
Vi furono altre parole e qualche imprecazione, poi tutto si confuse in un
incomprensibile brusio mentre Ash sveniva. Stanchezza. Era così
stanco.
Il tenente Surge ridacchiò mentre seguiva la traccia di
distruzione che Brockn aveva lasciato nella sua opera di punizione
dell'assassino e traditore, Ash. Superato l'ennesimo muro, decise che
Brock sembrava essersi divertito abbastanza. I suoi stivali fecero un
tonfo come se avesse pestato qualcosa di bagnato. Aggrottò la
fronte quando notò l'acqua che gli circondava i piedi. Era un
bagno, benchè potesse vedere a fatica nell'oscurità della
stanza. Passò attraverso un'altro buco sul muro, dietro un piccolo
water, e si ritrovò in un altro tunnel, uno con un muro di vetro
che mostrava l'oceano dall'altra parte. Là. Notò la piccola
massa accartocciata sul pavimento in un groviglio di materiale nero. Ash,
il piccoletto. Ma Brock non si vedeva da nessuna parte, mentre girava la
testa da una parte all'altra per osservare entrambi i lati del tunnel.
Camminò pesantemente verso il corpo privo di conoscenza, godendo
dei forti tonfi che i suoi stivali facevano, causati dalla sua grande
stazza, e tirò su il corpo con una mano. Un arto così grande
che le sue dita potevano avvolgere più della metà del torace
di Ash. Tirò su quell'inutile mucchio di stracci, portando il volto
del ragazzo all'altezza del suo, il mantello nero a brandelli che si
accasciava intorno al corpo svenuto.
Un bel ragazzino debole, pensò Surge mentre studiava il viso privo
di conoscenza del ragazzo, i capelli neri arruffati che gli cadevano di
fronte agli occhi. Carino quasi come una ragazza, se non fosse stato per
il tratto mascolino delle sopracciglia e le dure labbra. Tuttavia nemmeno
la traccia di un filo di barba. Era dura credere che quello lì
potesse combattere come i demoni dell'inferno.
Stiracchiando le dita avvolte attorno al torace del ragazzino, Surge pensò
di sbatterlo da qualche parte. Avrebbe risparmiato a Brock la fatica,
quando fosse tornato da qualunque luogo si trovasse. Cominciò a
stringere la presa.
Le palpebre si spalancarono brutalmente e degli occhi che brillavano di
un color rosso sangue lo fissarono. Surge spalancò la bocca mentre
tutti i suoi muscoli si bloccavano, improvvisamente paralizzati. Non
riusciva a muoversi! Silenziose come la morte, ombre nere annebbiarono lo
spazio tutto intorno al mantello nero, e quando sparirono, le ferite e gli
strappi erano spariti. Anzi, non erano mai esistiti.
Un orribile ghigno si formò sotto gli occhi coperti di luce rossa.
Il nono piano era completamente distrutto, e i due pokemon elettrici si
battevano fino alla morte. I muri sembravano bucherellati come formaggio
svizzero, mentre scariche gialle e nere entravano in contatto e si
scontravano con potenti scintille e crepitii.
"RAI!" urlò Raichu mentre riusciva a dare un Megapugno
alla veloce massa nera ed indistinta, sbattendola a terra.
"PIKA!" il topo nero rimbalzò sul suolo per colpirla al
petto, forzandola ad indietreggiare. Non importava quello che faceva, il
pikachu indemoniato sembrava semplicemente ignorarla e continuare a
combattere. Infatti, credeva che si stesse limitando a trattenerla, che
stesse lottando con lei solo per impedirle di attaccare il Maestro
cattivo. Non aveva veramente alcun senso, dal momento che lei era molto più
grande dell'altro topo elettrico e avrebbe dovuto sconfiggerlo facilmente.
L'evoluzione in ombra, però, la spaventava. Ma, in quel momento, il
pikachu nero smise di muoversi come paralizzato. Si fermò sulle
quattro zampe, con la coda seghettata per aria e uno sguardo distratto sul
muso. Era finalmente riuscita a ferirlo? Si era stancato? Ma che
importava, questa era la sua occasione! Raichu lanciò un urlo di
guerra mentre richiamava ogni energia per un Tuonopugno e scattava verso
di lui.
Gli occhi blu del pikachu sbatterono una volta e diventarono rossi.
Fu l'ultima cosa che Raichu vide, prima che tutto diventasse scuro.
Lacrime di dolore bagnavano gli occhi di Misty mentre tentava ancora di
liberarsi dalla luce che la teneva prigioniera. Si lasciò sfuggire
un gemito mentre l'appuntita catena bollente sembrava stringersi
ulteriormente intorno alle sue braccia.
"Non serve a niente, Mistaria, cara," disse Lara nell'accento
della sua regione. Poi fece una piccola risata. "Non è
fantastico? Ho le assassine di mio marito proprio qui alla mia mercè.
Come vi piacerebbe morire?" Strattonò violentemente le braccia
che stavano ancora tenendo Erika prigioniera, ed ella era troppo
indebolita dalle fiamme per resistere.
"Eri sposata con Blaine?" chiese stancamente Erika. Ma riusciva
comunque a sembrare meravigliata. La voce di Lara divenne improvvisamente
minacciosa.
"Ci trovi qualcosa di strano?"
"Ma, eh, non era un po' vecchio?" Lara si limitò a uno
sbuffo sprezzante.
"L'età non conta quando c'è il vero amore. Il nostro
era caldo come le fiamme che producevamo. Sei sempre stata così
sciocca, Erika, pensando che l'aspetto fisico fosse la cosa più
importante." Erika rimase in silenzio per alcuni attimi.
"Forse hai ragione, ma non lo abbiamo assassinato. Era legittima
difesa." Lara scosse la testa.
"Allora non avreste dovuto mettere il naso negli affari della Lega!
Comunque, credo che vi spaccherò il collo. Dopo tutto, e così
che avete ucciso mio marito. Spero che il suo spirito si stia divertendo
assieme a me!" disse Lara. Misty replicò ancora.
"No, uccidi me e lascia andare Erika!" pregò. "Sono
stata io a dare il colpo di grazia." Non le importava morire. Ash
probabilmente la odiava ora, per quello che gli aveva detto Brock. Si era
rivolta a quel suo amico per cercare conforto in quei giorni lontani. Ma
non aveva mai provato lo stesso che aveva sentito per Ash. Non aveva
nemmeno mai saputo cosa provasse Brock per lei; credeva che stesse solo
cercando di esserle amico. Era tutto un malinteso, ma la faceva stare male
lo stesso; aveva ancora quella sensazione di sentirsi stringere lo
stomaco, sin da quando Ash l'aveva guardata con quegli occhi pieni di
amarezza per il tradimento subito.
"Nah," disse Lara, rifiutando l'offerta. "Le mie fonti mi
hanno detto che fu Erika che ti ha dato via libera per ciò che hai
fatto. Perciò morirà anche lei. Cominciamo subito-"
Misty chiuse gli occhi.
Un abbagliante luce dorata. Poi un breve silenzio.
"Misty?"
"Erika?" Misty si azzardò ad aprire gli occhi e si girò
sul pavimento, verso la sua amica. Erika si stava rimettendo stancamente
in piedi, il mantello blu che indossava stava fumando per il fuoco che
l'aveva bruciato. Lara Larame giaceva a terra, con gli occhi chiusi.
"Che è successo?" Erika si avvicinò a Misty e
strappò la corda elettrica con le mani.
"Non lo so. Stava per rompermi il collo e io mi stavo preparando ad
incontrare il creatore, ma poi è caduta all'improvviso a terra."
Misty si alzò in piedi, barcollando un po' a causa delle sue
ferite. "E'-è morta?"
"Penso di sentire il suo russare. Sta dormendo."
"Non avrai-" Misty gesticolò con le mani.
"No, sai come mi indebolisce il fuoco. Non avrei potuto usare i miei
poteri per addormentare neanche se ne fosse valso della mia vita -benchè
fosse proprio così." Aggrott• la fronte. "Non credo
sia un sonno indotto da un veleno. E' probabilmente qualcosa di psichico."
"Psichico," ripetè Misty pensierosa. "Comunque."
Camminò verso il corpo addormentato di Lara, e pose le sue mani su
di lei. I suoi occhi brillarono di un'abbagliante luce azzurra e una
nebbia bianca discese dalle sue mani. La nebbia si tramutò
lentamente in ghiaccio, e un minuto dopo Lara era avvolta in una gelida
prigione. "Questo la terrà a bada," disse fermamente. Poi
si voltò nuovamente verso Erika. "Devo andare a cercare Ash,
ora." Si asciugò una lacrima dagli occhi. Erika le diede un
sorriso incoraggiante.
"Sapevo lo avresti detto." Le sue sopracciglia si unirono. "Ma
ho l'impressione che questo posto esploderà presto, quindi andrò
a cercare i miei Allenatori d'erba e le altre persone, e poi uscirò
da qui il più presto possibile. Ci incontriamo al sottolivello tre,
ai moli sotterranei. Ma naturalmente non ce ne andremo senza di te. Ora,
trova il tuo fidanzato e tirati fuori di qui!" Misty le diede un
forte abbraccio.
"Grazie, Erika, ma lui non è il mio-"
"Salta questa parte," la interruppe Erika. "Puoi smettere
con le inutili scuse, solo... ridammi indietro il mio mantello."
Misty rise, sentendosi meglio.
"Certo."
Rapidamente, scambiatisi i mantelli e dopo aver rigenerato i tessuti
strappati con energie elementali, sebbene ancora l'una negli abiti
dell'altra, Misty seguì il tunnel di detriti per trovare Ash.
Si trovavano nei quartieri dei soldati, una larga sala scura riempita di
cuccette singole. Di essi, molti giacevano ora distrutti dalla battaglia.
L'unica sorgente di luce era la donna intrappolata nelle enormi spire di
un enorme serpente di roccia scura, al centro dello stanzone.
Brock ridacchiò esultante, mentre il suo enorme onix stringeva la
strega. "Così, Onix, stritola la sgualdrina!" Stava
piegato su un ginocchio, sanguinando dai numerosi tagli sotto il mantello
marrone. La strega e il suo pikachu erano odiosi. Non poteva aspettare per
averla, specialmente dal momento che somigliava così tanto a Misty.
Magari sarebbe stato come fottersi Misty stessa. Poi avrebbe potutto
paragonarla a lei più tardi. Ora avrebbe scoperto se lo divertivano
di più le bionde o le rosse.
Valdera stava ansimando, mentre veniva sollevata verso l'alto, sospesa e
intrappolata nelle spire del serpente gigante. Il suo squisito viso era
calmo, nonostante tutto.
"Vedo che sei diventato più potente."
"L'elettricità non può reggere contro la roccia,"
gongolò Brock. "Specialmente se la roccia possiede gli
elementi del Proibito. E ora tu dovrai-" Un'enorme esplosione
interruppe il suo discorso. Rocce e ferro stritolati del muro schizzarono
verso di loro come una nube ardente. Brock grugnì di dolore mentre
si faceva scudo con il braccio sul viso, mutando poi il suo corpo in
roccia per resistere all'impatto coi detriti.
"Chi osa?" urlò Brock mentre cercava la fonte
dell'esplosione con gli occhi. Due incorporei occhi rossi scintillanti
fluttuavano nell'oscurità delle ombre. Poi si avvicinarono verso la
debole luce emessa dall'aura di Valdera. Una figura avvolta in un mantello
nero, che galleggiava sinuosamente anche nell'aria immobile. La testa era
scoperta, rivelando capelli scurissimi, anch'essi fluttuanti come me
attraversati da un uragano.
"Ash," disse Brock in un tono pieno d'odio. Poi vide i due
pozzi sanguinolenti che avevano preso il posto degli occhi e capì.
"Sabrina? Sei lì? Bel lavoro per averlo riportato sotto
controllo!" Silenzio. Poi una voce.
"Sabrina non è qui." Era delicata. Brock lo guardò
confuso.
"Cosa?" La figura alzò le mani verso la luce, rivelando
qualcosa che stava trasportando. Un braccio. Smembrato, lungo e piuttosto
muscoloso, avvolto in qualche brandello di stoffa gialla. Il sangue
gocciolava dal lato ferito, dall'osso rotto che emergeva dalle carni
strappate.
In un atroce istante e senza preavviso, il braccio ferito divenne nero e
si ridusse in cenere fra mani della figura. Poi la polvere scura venne
scagliata in aria, come riso a un matrimonio. L'ombra sotto gli occhi
scintillanti di rosso che era la bocca sorrise malvaglia. Fece un passo
avanti, e una piccola esplosione squarciò il pavimento di fronte ad
essa, con una piccola ombra che balzava in aria e atterrava sulla spalla
di quella specie di fantasma nero. Altre piccole chiazze ardenti. Pikachu.
"Così, Ash, hai ucciso Surge," disse Brock lentamente,
scuotendo la testa. "Ucciderai tutti i tuoi vecchi alleati alla Lega?"
Gli occhi della figura brillarono di un rosso più intenso.
"Io sono Ashura, ed ucciderò tutti quanti."
La terra tremò alle sue parole. Tutto sembrava tremare e restare
saldo allo stesso tempo; un rumore che squarciava l'aria, una
profondissima nota bassa che faceva tremare le ossa; ma tutto era
silenzio, e la pace regnava fra loro.
La Base Ribelle di Sud Lavender era una meravigliosa costruzione
sotterranea. Progettata da Bill stesso, tredici livelli di sofisticata
tecnologia assicuravano un confortevole e segreto santuario ai ribelli
contro la Lega dei Pokemon. Era il posto più grande che la
Ribellione potesse chiamare casa. Una parte della sua bellezza consisteva
nel come ogni tunnel più basso e più ad est fosse coperto da
una vetrata, per mostrare il profondo oceano.
Ma ora la bellezza del complesso sarebbe stata anche la causa della sua
morte.
Simultaneamente, ogni vetro dei tunnel della base andò in
frantumi, come un bicchiere colpito da una pallottola. Istantaneamente,
acqua nera si infiltrò come una marea in ogni braccio di ogni
tunnel. Centinaia di milioni di tonnellate di liquido affollarono gli
spazi vuoti, con la forza di una montagna che cadeva.
Dentro le acque, innumerevoli orribili squame schioccavano, grosse fauci
grondavano di veleno.
Il Dottor Proctor gemette mentre si asciugava gli occhi, strofinandosi
la fronte dolorante. L'ultima cosa che si ricordava era qualcosa di giallo
che lo pugnalava in faccia, e un dolore alla testa. Pensava di essere
sicuramente morto, ma eccolo lì, come appena svegliato, vivo e
vegeto. Intorno a lui, altre persone incoscienti cominciavano anche loro a
svegliarsi.
Ma durò poco. Il terreno cominciò a vibrare pazzamente,
proprio come se la base fosse seduta su una motosega gigante. Il suono di
un tuono sembrò risuonare intorno a loro, benchè fosse
impossibile che il tempo fosse diventato così brutto da poter
essere sentito così in profondità.
E poi un fiotto di liquido li raggiunse. Due maree opposte colpirono da
entrambi i lati, schiacciandoli come insetti fra due mani umide. Quelli
che furono più sfortunati e non furono uccisi all'istante
dall'impatto furono invece sbranati da un brutale drago d'acqua, un mostro
di squame nere e fiammeggianti occhi rossi. Un Gyarados Proibito.
Il Dottor Proctor fu sfortunato.
"Priiiii! Toge, toge!" Qualcosa le stava schiaffeggiando la
faccia. Giselle si svegliò di colpo. Una strana creatura a forma
d'uovo era seduta sul suo petto. L'essere sgranò gli occhi,
sorpreso.
Lei urlò spaventata, e si gettò di lato, cadendo dal letto.
"Sta lontano!". La cosa a forma d'uovo la guardò,
un'espressione ansiosa sulla faccia spaventosa.
"Priii, toge, priii!" Giselle sbuffò mentre si sfregava
la fronte.
"Zitto, mi stai facendo venire mal di testa." E poi la porta
venne aperta con uno schianto, e lei si girò velocemente per vedere
chi fosse entrato. Era Joe, il suo viso semplice con un'espressione di
assoluto terrore dipinta addosso.
"Giselle! Grazie a Dio ti ho trovato! Ho cercato il tuo cinturino
con il mio scanner per un bel po'. Dobbiamo uscire da qui!"
"Cosa c'è che non va?" Giselle sapeva che Joe era uno
scervellato, nonchè un pessimo allenatore, ma sapeva che, quando
era così spaventato, doveva esserci qualcosa di sostanzialmente
sbagliato.
"Non hai notato che il suolo trema?" urlò Joe. "I
vetri dei tunnel sono stati spaccati! E come se non fosse abbastanza,
l'acqua che sta entrando nella base è piena di pokemon proibiti!
Sarà qui a secondi!" Giselle si girò verso la porta
aperta. Poteva chiaramente sentire il suono familiare di acque
scroscianti, ma, allo stesso tempo, ruggiti alieni che la spaventavano
anche più di quella cosa a forma d'uovo.
"Che facciamo?" disse Giselle in preda al panico. "Penso
che la corrente sia andata via, non c'è modo di uscire di qui in
tempo, neanche con gli ascensori!" Non riusciva a crederci. Stava per
morire. Era troppo bella per morire. Vivi in fretta, muori giovane, lascia
un bel cadavere, era quello che diceva il detto, ma le sarebbe stato
negato persino quello, dopo che i Pokemon Proibiti avessero finito con
lei. Trasalì quando la cosa a forma d'uovo urlò ancora.
"Toge priiii!"
"Che vuole?" chiese Joe, inginocchiandosi. L'ovetto comiciò
a trafficare con le dita. La vista di Giselle ondulò come se l'aria
fosse scossa da un'ondata di caldo.
Una luce gialla.
Un secondo dopo, un'ondata di acque nere entrò con violenza nel
corridoio riempiendo la stanza in un istante. I gyarados erano confusi:
avevano percepito cibo in quella stanza, solo un istante prima. Ma ora era
sparito.
"Io sono Ashura, e ucciderò tutti quanti." Misty fu
scioccata da quelle parole, che seguirono un violento impatto nella stanza
comune dei soldati. Che stava succedendo?
Una luce bianca tremò davanti a lei, e scorse la sua sorella
gemella che scivolava dalle strette spire di un onix, agile come il sole
attraverso un vetro.
"Che c'è che non va?" Persino Valdera sembrava
preoccupata.
"Uccidere tutti?" disse Brock prendendolo in giro. "Lo
dici come se fossi una persona diversa." Ash lo fissò con
quegli spaventosi occhi rossi.
"Si. E la tua anima la riserverò per ultima."
Oscurità. Misty spalancò la bocca stupita quando la luce
sparì, lasciandoli all'improvviso in un buio totale e completo. La
sua vista di notte era buona, ma persino lei non riusciva a vedere niente
in quest'orribile tenebra. Poi arrivò il forte suono di un duro
impatto. E quello di un corpo che cadeva.
Assieme a quel tonfo, la luce ritornò con la stessa fretta con cui
era scappata. Misty sgranò gli occhi fissando il corpo svenuto di
Brock, coperto dai segni di migliaia di colpi; ognuno sembrava aver
colpito un punto vitale. L'attacco doveva essere stato così veloce,
che il singolo impatto che si era sentito doveva essere stato quello di
tutti i colpi uniti insieme.
Ancora più incredibile, l'onix che prima stava dietro a Valdera
ora non era altro che una pila di polvere, sparso sul pavimento. Ash
sembrava essere rimasto al suo posto, come se non si fosse mosso. Ma il
fumo che gli usciva dai pugni dimostrava ben altro. Ash fece una grossa
risata mentre alzava la mano. Una palla d'ombra si materializzò dal
suo palmo aperto, e lui la lanciò verso il corpo di Brock, che
sembrò inghiottito dall'energia oscura, e scomparve dentro di esso.
Poi l'energia tornò sulla mano aperta del suo proprietario.
"Okay," disse sarcasticamente, "Ho preso un Brock."
Ridusse la palla alle dimensioni di una biglia e la piazzò sotto la
mantella.
"Non capisco," bisbigliò Valdera, "Ma lo scoprirò.
Fino ad allora, sayonara." Il suo corpo brillò di bianco e se
ne andò.
Istantaneamente la stanza cadde di nuovo nel buio, un'oscurità ben
diversa da quella che aveva impedito a Misty di vedere, prima.
Poi le porte si spalancarono, e un gruppo di sei uomini in vestiti
purpurei e armature che li identificavano come Istruttori di Veleno
entrarono con violenza.
"Ashura!" urlò il capo gruppo. Aveva capelli marrone
scuro, e una catena in una mano. "Sei accusato dell'omicidio
volontario del Maestro Koga!" Cominciarono a circondarlo.
"No!" url• Misty disperata. "Andate via! Verrete
uccisi!"
"Maestro Mistaria, anche voi siete accusata di complicità col
criminale!" ordinò l'Istruttore capo. "Ora restate-"
Il corpo di Ash cominciò a brillare di nero, un'aura di pura ombra
con sprazzi di luce ebano. Un'orribile oscurità cominciò a
discendere nella stanza. Occhi rossi come il sangue brillarono come
l'ultimo raggio di sole al tramonto.
Misty cominciò ad indietreggiare, quando una forma allungata si
materializzò davanti a lei. Un mantello, lo scuro blu porpora del
crepuscolo. Vide occhi blu scuro che la fissavano da sotto lunghi capelli
neri, una ciocca dei quali brillava di riflessi verdi.
"Misty. Va ora." La voce era calma, priva di emozione.
"Sabrina?" Misty indietreggiò, innervosita
dall'improvvisa apparizione della più potente indovina del mondo. "M-ma
Ash-"
"E' il destino. Non puoi fare nient'altro che morire, qui, e quello
non è il tuo scopo." Misty si irrigidì.
"Non me ne andrò senza Ash! In un qualche modo devo tirarlo
fuori da... da qualunque stato si trovi in questo momento, e, e-"
"Non avere paura per lui. La sua ora non è ancora giunta. Lo
vedrai ancora. Presto. Ma va. Ti porterò io."
Misty stava per ribattere ancora, ma si fermò quando gli occhi di
Sabrina brillarono d'oro. L'aria ondeggiò e il mondo sembrò
diventare confuso. Chiuse gli occhi. Quando li riaprì, si trovava
nei moli sotterranei del sottolivello tre. Di fronte a lei c'era la baia
sottomarina, un corpo d'acqua semicircolare chiuso da muri di pietra curvi
tutt'attorno. Solo le navi che avevano la capacità di sommergersi
erano capaci di arrivare fino a lì, dovendo attraversare un breve
dedalo sommerso per andare e venire dal mare.
Una brezza leggera creata dall'acqua soffiò sul suo viso caldo e
le scompigliò i capelli, scostandoglieli dagli occhi. Stava sul
bordo squadrato del molo, sulla banchina di cemento proprio di fronte alla
nave lucente, dalla forma uguale a una nave da corsa ma più larga e
più curva, circa cinquanta piedi per venti di acciaio. Anche la
cabina sul ponte era anche lei progettata per una gara, con le finestre
dipinte di nero. Lo scafo era di un bianco lucente e sul lato vi era
dipinto il nome della nave, 'Waterflower'.
I suoi occhi erano fissati su quel nome come sulla colla.
"Oh, cielo! E' la nostra sorellina!" disse una voce
spumeggiante. "Sì, si è veramente tinta i capelli di
nero!"
Quella voce! Misty si girò immediatamente per vedere tre belle
donne in succinti abiti da marinaio che camminavano verso di lei, una in
rosso, una in verde e una in giallo. Le sue sorelle! Daisy, con lunghi
capelli ondeggianti che le arrivavano fino alla vita. Era stata la più
alta delle tre, sebbene ora Misty la superasse di qualche centimetro.
Violet, capelli blu come il mare della stessa lunghezza della sorella,
alcuni centimetri più bassa di Daisy. Ed infine Lily, i capelli
rosa lunghi fino alle spalle, la più bassa delle sue sorelle. Tutte
avevano occhi blu come l'oceano, blu come quelli di Misty. E di Valdera.
era Lily che l'aveva chiamata per prima.
"Quanto tempo che non ci vediamo Misty," disse Violet in una
voce più riservata, ma ovviamente ancora gioiosa.
"Grazie al cielo sei qui." Daisy sorrise gentilmente alla sua
sorella più giovane. Misty corse loro incontro e le abbracciò,
mentre le lacrime le rigavano il volto.
"Daisy, Violet, Lily, non ci posso credere! Pensavo foste tutte
morte nelle Guerre Oscure! Che ci fate qui?"
Daisy ricambiò l'abbraccio, poi fu la prima ad indietreggiare.
"Ora, ora, Misty, abbiamo un po' di fretta." Indicò
tutte le persone che si rifugiavano correndo alla grande nave. "Credo
che dovremo uscire di qui mentre ancora è possibile. Le domande a
dopo." La voce di Duplica la chiamò da dietro.
"S, Misty! Sbrigati ed entra, così ce ne possiamo
andare! Erika, i suoi allenatori e tutti gli altri sono già qui!
Persino Giselle e Joe!" Una pausa. "Sembri così strana
coi capelli scuri," disse poi in tono scherzoso.
"Erika ha detto che si laverà via in un giorno." Misty
si girò per vedere Duplica, a prua della nave, col solito vestito
leggero e provocante. I suoi lunghi capelli blu stavano ondeggiando
leggeremente nella brezza creata dall'acqua. Lily cominciò a
spingerla da dietro, verso il pontile d'imbarco.
"Andiamo!" gridò eccitata."Dov'Š Ashy?"
chiese poi Duplica, improvvisamente preoccupata. "Non lo vedo insieme
a te." Il suo improvviso buon umore vol• via come non fosse mai
esistito.
"Noi- noi abbiamo dovuto andarcene senza di lui," disse Misty,
sentendo le lacrime invaderle gli occhi. "Ma Sabrina ha detto che
starà bene." Duplica la fissò terrorizzata.
"Sabrina?"
"Come ho detto," ordinò Daisy fermamente, "Avremo
un mucchio di tempo per parlare, una volta che saremo al sicuro fuori di
qui. Ora ragazze, usciamo da questo buco!"
Rapidamente, la lucente Waterflower si staccò dai moli e si
immerse nelle acque nere, cominciando a guadagnare velocità per
evitare ogni gyarados che cercava di attaccare. Lasciarono la base Ribelle
sommersa dietro di loro. E giusto in tempo, mentre tutto il monte sembrava
sgretolarsi.
Le nuvole blu scuro sopra Sud Lavender stavano luccicando in modo
innaturale, vorticando impassibili sulla base. Da esse, un immenso tuono
cavalcò l'aria, scuotendola col suo rombo. Cominciò a
soffiare un vento violento, che fece roteare le acque dell'oceano
orientale come in un terremoto. Un'ondata alta trenta piedi sbattè
contro le coste andando a sbriciolare la nera sabbia. L'odore di ozono
riempiva l'atmosfera.
Presto, brutalmente, la tempesta eruttò in un rimbombante
crescendo, un'ululante cacofonia di puro caos, in un'imponente scarica di
tuoni neri, elettricità saettante, energie elementali al loro
culmine. Dal profondo della terra, all'interno della base sommersa, una
voce solitaria urlò.
" "Apocalisse Oscura."
Seguendo l'ordine, i venti gridarono e la terra tremò, mentre la
un'ombra si gettava dai recessi della terra, correndo verso la persona, e
il suo pokemon, che avevano richiamato quel potere. Un'immensa sfera di
tenebra si espanse in ogni direzione, trasformando ogni cosa che
incontrava in ombra; la stessa persona che l'aveva provocata non avrebbe
mai voluto neppure concepire una cosa simile.
Nel raggio di un miglio, ogni cosa smise di esistere.
La mattina non era una mattina, era un istante cupo e scuro. Nuvole blu
scure turbinavano in cielo, le stesse di sempre, da quando era stato
aperto il cancello, che vibravano innaturalmente, ancora risentendo della
distruzione del giorno prima. La ripercussione del disastro stava ancora
avendo conseguenze sulla natura, la forma stessa della terra intorno
all'area danneggiata era stata mutata radicalmente. C'erano montagne dove
prima c'era stata acqua, e acqua dove c'era stata terra. Molte delle
rovine di Lavender Town erano state distrutte, sommerse dal mare, ma
stranamente la torre dei Pokemon si ergeva ancora nel cielo, indomita,
avvolta dai graffiti demoniaci delle sue curve pareti nere.
Tre miglia a sud-est, dentro l'oceano, le acque nere che riflettevano il
cielo si alzavano e si abbassavano in onde increspanti. Non c'erano tanti
detriti fra le onde, come ci si sarebbe aspettato; l'esplosione non aveva
frantumato. Aveva cancellato.
Aggrappato alla vita e a un pezzo di legno, c'era una figura svenuta, con
un mantello fradicio e uno zaino, strettamente avvinghiato a quel
salvagente improvvisato. Nascondeva il volto inconscio sui polsi
incrociati. Il solo sopravvissuto alla distruzione. Ma anche il suo
istigatore.
Vicino a lui, una bianca nave lucente emerse dai flutti, tranquilla. Un
riflettore brillò sulla cima della grande barca, inondando di luce
la figura che galleggiava nell'oceano. Una donna dai capelli rossi e con
un mantello blu sbucò dal cabinato e si tuffò nel nero
oceano. La donna nuotò a stile libero verso il naufrago privo di
conoscenza, lo prese per la vita e lo riportò sulla nave,
spingendosi con la mano libera e con potenti calci dei piedi.
Una corda fu calata dalla nave, per riportare i due a bordo.
"Sta bene?" chiese Duplica, mentre Misty si sedeva, riposandosi
dalla nuotata. Bruno esaminò l'incosciente Ash. Pikachu, anche lui
svenuto, giaceva vicino a lui, il suo pelo nero grondante acqua marina. Il
topo elettrico era dentro lo zaino anch'esso fradicio, sebbene l'interno
fosse più asciutto di quanto ci si sarebbe potuto aspettare, visto
che il materiale marrone era idrorepellente.
"Sembra a posto. Almeno non ha bevuto acqua."
Misty si trascinò a fianco di Ash. Le sue guance erano bagnate,
sia per l'acqua dell'oceano che per la lacrime.
"Te l'avevo detto che sarebbe sopravvissuto." Misty alzò
lo sguardo per guardarla, con le mani dietro la schiena, il suo mantello
color crepuscolo e i lunghi capelli immobili nonostante la brezza marina.
"Perchè ci stai aiutando?" chiese con voce sottile. "Non
sei una della Lega?" Sabrina scosse la testa.
"Non devo fedeltà a nessuno, se non al destino." "E
allora qual Š il nostro?"
"Quello che vivrai. Ma ora Š questo." Li fissò con
gli occhi blu scuro spalancati, sinistri ma straordinariamente belli. "Per
sconfiggere la profezia, devi fare questo. Distruggere le anime che
l'hanno realizzata. Distruggi i Quattro Grandi, e il Signore della Lega."
Guardò attentamente la piccola pokeball che era scivolata dal
mantello nero e fradicio di Ash, fin sul pavimento della nave. "Ne
hai già uno." p>
Fine della nona Parte
POKEDEX
PIKACHU OMBRA
Tipo 1: Ombra
Tipo 2: Elettricità
Attacco: Demone d'Ombra
Tipo: Ombra
Tutta la luce viene assorbita. La vera natura di questo attacco è
ancora ignota.
Nd^Kane^: *in origine, lo scioglilingua in inglese era "she sells seadras at the seashore", che in italiano suonerebbe come "lei vende seadra sulla spiaggia". Non ero in fase... creativa, per cui non ho trovato nulla con cui sostituirlo, perciò ho messo qualcosa di tradizionale^_^.