RION ED ERIAN.
Nessun
galerians ama particolarmente dividere la propria casa con altre persone. Sono
esseri molto schivi di natura, preferiscono passare le ore libere imparando
nuove tecniche di combattimento o studiando a fondo una missione. Amano i luoghi
piccoli, non troppo luminosi, in città. Si sentono bene quando le loro narici
sono pervase dai gas di scarico delle macchine, dall'odore di zolfo che viene
dalle sporche fogne cittadine. Ad ogni galerians viene affidato un
appartamento, che devono tenere in ordine e, soprattutto, deve essere il luogo
di riferimento per gli emissari di Nova.
Erian
era un'eccezione. Ella, difatti, sebbene avesse sporto reclamo già due o tre
volte, doveva dividere la sua dimora con Rion, suo fidato compagno di missione.
Era uno squallido locale con tre stanze, in uno squattrinato condominio, non
troppo lontano dalla Mushroom Tower di modo che, se ci fosse stata qualche
emergenza, sarebbe potuta accorrere ad aiutare sua madre. Ma la cosa che più la
infastidiva non era la sua convivenza forzata con lui che, in fin dei conti,
era una persona di poche parole. Lei odiava la sua natura.
I
galerians si dividono in due branche fondamentali: coloro che sono stati
programmati su base umana e coloro che, invece, sono stati creati totalmente in
modo artificiale. I primi, in un remoto passato, erano stati degli esseri umani
mentre i secondi sono a tutti gli effetti macchine, più o meno mortali. In un
primo momento venivano usate delle cavie, poi si era passati ai barboni e alla
gente di strada, infine il reclutamento era volontario. Chiunque voleva porre
la parola 'fine' alla sua vita, preferiva diventare un galerians piuttosto che
suicidarsi. Molto spesso era una specie di vendetta nei confronti dello stesso
genere umano, che raramente dimostrava di avere compassione verso la gente meno
fortunata.
Rion
era un umano, soltanto per questo Erian lo odiava. Lei considerava ogni
rappresentante di questa fascia un inetto, perchè avevano troppa pietà per i
loro nemici. Non riuscivano a guardare con freddezza l'avversario, si
lanciavano spesso in discussioni stupide e senza senso, invecchiavano e,
infine, morivano. Quelli come lei, fatti di chip e metallo, conservavano la
loro bellezza anche per più di cento anni, senza sfiorire. Non si riteneva la
migliore, ma considerava gli altri un palmo al di sotto di lei. C'era sempre
stata questa discriminazione, con le radici troppo affondate nel passato
affinchè si cambiasse la consuetudine.
Camminavano
in silenzio, l'uno accanto all'altra, evitando di guardarsi o di fare
riferimento alla missione che avevano compiuto poco fa. Erano invitati al
segreto più assoluto tanto che, al di fuori della torre, non doveva essere
fatta parola degli ordini che ricevevano o che avevano ricevuto da Nova. La
loro casa distava all'incirca quattro isolati e, a piedi, ci voleva un quarto
d'ora, niente di più. Le bande di teppisti che incontravano lungo la strada, li
temevano, visto che, l'ultima volta che li avevano fermati, erano andati tutti
quanti all'ospedale, con una o più fratture.
Salirono
le scale del condominio velocemente, sotto lo sguardo spaventato del custode.
Non sapeva chi fossero, l'unica cosa che gli interessava era il pagamento
dell'affitto, e loro erano sempre stati puntualissimi. Non appena varcarono la
soglia, sentirono subito l'aria pesante e consumata, dovuta all'oscurità
permanente che vigeva in quella casa. Aprivano raramente le finestre e, le
poche volte che succedeva, era perchè dovevano pulire il balcone infestato dai
topi.
Erian
si diresse subito verso la sua camera, cercando di riposare un poco, quando la
voce di Rion la costrinse a fermarsi.
"Allora,
a quanto pare la madre è rimasta molto soddisfatta di quello che hai
fatto." Disse, con voce tranquilla. Gli piaceva molto fermarsi a discutere
con gli altri ma, purtroppo, la ragazza era un tipo di poche parole.
"Così
pare." Lo liquidò in un istante, sbattendo violentemente la porta. Non
voleva instaurare una conversazione, a meno che non ci fosse stato il bisogno
impellente.
Il
ragazzo fissò per un attimo la porta e, sospirando, scosse la testa. Sapeva di
non esserle simpatico e, le poche volte che parlavano, le loro discussioni
andavano avanti un monosillabo alla volta. Certo, non che lui volesse fare le
classiche parlate da bar, però voleva cercare di socializzare, nel limite del
possibile. Si ripeteva in continuazione 'Vedrai, prima o poi riuscirà a dirti
qualcosa' ma, ancora, quel momento non era arrivato.
Era
quasi mezzanotte e, sebbene l'ora di cena era passata da un pezzo, mangiarono
qualche avanzo che c'era in frigorifero. La vita dei galerians non aveva orari,
ognuno si doveva adattare alla missione affidata che, delle volte, poteva
occupare l'intero pomeriggio. Alcuni erano costretti a pranzare alle 8.00 di
mattina o cenare alla 4.00 di notte. Era questo il prezzo per essere macchine
al servizio di Nova: essere dei completi burattini nelle sue mani.
Anche
durante il loro pasto fugace rimasero in silenzio, cercando di ingerire quanta
più roba possibile in poco tempo. Ogni tanto, Rion le lanciava qualche sguardo
ma lei osservava il vuoto davanti a sè, come incantata da una forza misteriosa.
Erian, dal canto suo, era molto preoccupata. Doveva andare di nuovo in
missione, fin lì niente di strano, però la madre le aveva donato un'arma...non
era mai buon segno quando accadeva. Significava che c'era qualcosa di grosso in
vista, di molto grosso.
"Ho
sentito delle voci in giro, due o tre giorni fa, alla Mushroom Tower."
Esordì il ragazzo, attirando l'attenzione. "Pare che siano
tornate..." La forchetta che Erian teneva in mano cadde rovinosamente a
terra.
"Loro?"
Domandò, rivelando un po' di stupore nel suo tono di voce.
"Esattamente.
Ma non è questo quello che mi turba. Pare che Alhena ed Adhara vengano con noi,
in missione." Al pronunciare quei nomi, rabbrividirono entrambi.
Erano
tristemente famose, tutte e due. In un primo momento si pensò che fossero
amiche, poi saltò fuori che erano sorelle, anche se non si somigliavano
affatto. Entrambi erano a conoscenza della loro reputazione di assassine fredde
e spietate, che non provavano il minimo
sentimento nell'uccidere la persona più innocente e pura del mondo. Si diceva
che, ai tempi della grande guerra civile, fossero state rapite dallo
'sfregiato', un uomo che torturava e seviziava le bambine, dopo aver rovinato i
loro volti con una lama da barbiere. Adhara ed Alhena furono le sue vittime.
Quando quell'essere fu catturato, erano già orribilmente mutilate, tanto che fu
deciso di mandarle in un orfanotrofio che gestivano alcune suore. Ma le cose, invece
di migliorare, erano peggiorate. Venivano prese in giro dagli altri bambini e,
infine, dopo neanche un anno, fuggirono.
Avevano
sentito parlare di Nova alla televisione, di nascosto, quando la madre
superiora non c'era. Presero una decisione: quella di diventare Galerians. in
un primo momento furono rifiutate ma, data la loro insistenza, le operarono.
Sostituirono le parti mancanti del volto e impiantarono nel cervello dei
congegni elettronici. Erano rinate. Alcune leggende metropolitane dicevano che
la loro prima vendetta fu verso le suore. L'orfanotrofio fu interamente
distrutto e tutti coloro che erano al suo interno...uccisi, con un solo colpo
di pistola alla tempia.
"Tu...le
hai mai viste?" Chiese Rion, un po' titubante. Era ancora immerso nei suoi
pensieri.
"No.
Le conosco solamente di fama. Se verranno a lavorare con noi, ben venga, mi
piace il loro modo di fare: sono veloci, efficienti e non lasciano tracce"
C'era un velo di ammirazione nella sua voce, una sorta di ammirazione
platonica.
"Beh,
se vuoi vai a letto, ci penseremo domani a pulire. Buonanotte." La
salutava sempre prima di andare a dormire, anche se lei non ricambiava mai. E
anche questa volta si alzò senza proferir parola ma, prima di entrare, gli fece
un cenno con la mano. Fu, inaspettatamente, contento. Anche se non voleva
ammetterlo, sapeva che era preoccupata perchè, in fin dei conti, la prossima
missione non si prospettava per niente facile.
CONTINUA...