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Autore: Lady Cheshire    05/09/2012    3 recensioni
Niente da dire su questa storia, strano ma vero, quiiindi mi affido a voi, gente di EFP, siate clementi su questa storia priva di senso...è nata per sbaglio. Coomunque, eccovi un pezzettino, a presto ^^
Dal capitolo 5
Me ne vado come tu mi hai chiesto, ma continuo a chiedermi dove é stato il mio errore. Forse avevi ragione tu e quella sera non dovevamo lasciarci andare ma non mi pento di averlo fatto. Ti lascio col male nel cuore, credimi, ma prendo con me la bambina. Volevo che qualcosa di noi restasse anche a me, anche se soffro nel trattare mia figlia come un oggetto. Mi prenderai per un egoista, ma non ti biasimo, puoi stare tranquilla la piccola crescerà serena, non temere per lei l'amerò con tutto me stesso. E lo stesso vale per te, ti amo ora che me ne vado e ti amerò per sempre... Addio amore mio.
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La lezione era passata in fretta, nonostante avessi parecchie difficoltà a riabituarbi al giapponese. Mio padre mi ha sempre portato in giro per il mondo per il suo lavoro, ho conosciuto alcuni dei cantanti più famosi del mondo e ora vedo casa mia, il paese dove sono nata, il Giappone per la prima volta. Finite le lezioni, mi ero messa a preparare la borsa.
   «Come ti é andato il primo giorno?»
«Bene professoressa, grazie»
   «Mi fa piacere, se hai bisogno chiedi pure a me va bene?» ok, come prof era un po' svampita ma era tanto gentile.
  «A chi vuoi darla a bere?» mi aveva chiesto Chiaki sbucando alle mie spalle
«Che intendi dire?»
  «Che le altre ragazze ti hanno emarginato, l'ho visto che credi?»
«Ma va, ho sempre preferito la compagnia maschile, tutti mi dicono che sono un maschio mancato! Poi l'hanno fatto perché tu e io abbiamo parlato tutto il tempo e sono gelose. E poi non amo fare amicizia» intanto avevamo inziato ad avviarci verso il cancello della scuola
  «Certo...e comunque neanche a me piace fare amicizia»
«Benvenuto nel club...»
  «Veramente io ci sono da prima di te...»
«Tu dici? Io non credo! Quando sei nato?»
   «Aoi, come é andato il primo giorno?» Aveva chiesto mio padre, che era appoggiato al cancello ad aspettarmi.
«Ah, ciao papà...si, é andata bene»
  «Si, certo, come no» aveva ironizzato il mio fastidioso accompagnatore
«Ma vuoi stare un po' zitto Chiaki?»
   «Tò guarda! Aoi hai socializzato? Che cosa...»
«Insolita? Hai ragione. Papà lui é Chiaki Himamori»
  «Ma lo fai apposta?! Basta io vado a casa ci vediamo domani Aoi, signore, arrivederci» e se ne era andato via.
   «...Non devo fare domande giusto?»
«Esatto, bravo papà! Dai torniamo a casa che dobbiamo ancora sistemare degli scatoloni»
   «Veramente ho finito io stamattina»
«Anche la mia stanza?!»
   «Si, anche quella»
«Ah, grazie papà! Andiamo, torniamo a casa» anche se casa era forse un termine generico. Viviamo in un attico, nel salotto c'é una grande vetrata, amo la nostra nuova casa e papà ha detto che resteremo qui per sempre, speriamo.
«Papà resteremo sempre qui a Tokyo da adesso in poi?»
   «Si, Aoi. E oggi pomeriggio ti voglio presentare il mio nuovo lavoro»
«Mhh? Perché?»                                                                                                                                                                  
   «Perché ci tengo a fartela conoscere"
«Quindi é una donna? É la tua nuova ragazza?»
   «MA CHE?! Aoi, che stai dicendo? Ora basta, cambiamo discorso. E comunque...»
«Lo so per te ci sarà sempre e solo la mamma...anche se un giorno mi piacerebbe incontrarla»
   «Non credo che voglia rivedermi... Chissà magari un giorno potresti rintracciarla»
«E come faccio se non mi hai mai detto nulla di lei?» ed ecco che ancora una volta non mi rispondeva, ogni volta che chiedevo della mamma lui si rabbuiava.
«Lasciamo stare, ho capito! A che ora usciamo?»
   «Alle tre e mezza»
«Va bene»
Dopo aver mangiato sono stata a fare i compiti in camera mia, stupenda tra parentesi, anche nella mia camera c'è una grande vetrata, e poi siamo usciti. Mi ha portato in un ufficio, dove una donna sulla quarantina ci ha salutato calorosamente.
     «Ah, Ikuto che bello rivederti, come stai? La vado a chiamare subito» e poi era sparita...che donna strana. Dopo poco é tornata con una ragazza molto bella, e le teneva le mano sugli occhi.
    «Signora Sanjo mi vuole dire qual'é questa sorpresa?!»
     «C'é una persona che vuole vederti...» aveva detto scoprendo gli occhi alla ragazza, alla quale erano venuti gli occhi lucidi.
    «Sei proprio tu? Sei tornato davvero?»
   «Si Utau, sono torna...» ed era saltata al collo di mio padre, senza farlo finire. Io le avevo tirato la lunghissima coda bionda.
«E tu saresti?» non mi piace che si attacchi così a mio padre, che mi aveva preso in braccio.
    «Potrei farti la stessa domanda nana! E scendi da li» io in tutta risposta aveva abbracciato il collo di papà, non la darò vinta a questa bionda.
   «Calmatevi voi due» aveva detto papà mettendomi giù «Aoi, ti presento Utau Tsukiyomi, tua zia»
    «Questa é la mia nipotina? Ma che carina!! Ha il mio...»
   «Stesso attaccamento morboso a me?» aveva chiesto mio papà ironico
«PAPÀ!! IKUTO!!» avevamo urlato in coro io, e quella che era mia zia.
«E quindi tu sei mia zia...»
    «Si...»
«Ma tu sei la famosa Utau Hoshina! Come avrei mai potuto immaginare una cosa del genere? Anche se adesso capisco perché papà ha dei tuoi CD»
    «Wow... Fratellone sei un mio fan?»
   «Si, e per dimostrarti la mia devozione sono il tuo nuovo produttore!»
    «D-davvero?! Che bello, é sempre stato il mio sogno cantare le tue canzoni... Vorrei parlarti in privato, posso?»
   «Certo Utau, anche se ho idea di cosa tu voglia dirmi. Signora Sanjo?»
     «Si, ci penso io...vieni piccola, ti faccio fare un giro»
«Ma...» e la donna strana mi ha portato fuori poi si era seduta fuori, nel giardino davanti all'edificio, dopo poco si era appisolata.
«Viva lo stress delle donne in carriera» ed ero sgattaiolata per tornare nell'ufficio di prima, ma non sono entrata, le parole della zia mi hanno fermata.
    «Certo che ne hai di coraggio! Pensa se vi incontrate? Ha appena ricominciato a rialzarsi»
   «Utau, anche io ho voglia di tornare a casa! Il Giappone é casa mia, nostra! Aoi é nata qui, non posso tenerla lontana dalle sue origini, sono già tornato una volta e sono tornato anche la seconda»
    «Ma qui non si parla di te, Amu...non reggerà se la farai soffrire di nuovo. E non credi che sia più corretto nei confronti di Aoi parlargli di lei»
   «Per dirgli cosa? Che me ne sono andato con lei quando era appena nata perché sua madre non mi amava più e io ero troppo debole per restarle accanto?»
    «Ikuto... Fai come vuoi, vivi la tua vita ma non farla soffrire ancora...non lo merita. E comunque io vivo nella certezza che quel giorno, in ospedale lei mentiva»
   «Senti Utau...lei si é rifatta una vita vero?»
    «E perché avrebbe dovuto farlo? Lei ha suo figlio...non ha bisogno di nessun' altro»
Tutto questo mi stava mandando in confusione, chi era questa Amu? Perché zia non voleva che papà la incontrasse? 
«Papà che significa?»
   «Che cosa hai sentito?»
«Abbastanza da potermi porre diverse domande...chi é Amu?»
   «...Amu é il nome di tua madre Aoi»
«La mamma...dove abita? Dove posso trovarla? Come posso contattarla? Ti prego dimmelo papà! Papà? Perché piangi?» era la prima volta che vedevo mio padre con gli occhi lucidi, non si era mai mostrato debole.
   «Mi dispiace piccola, ho solo cercato di proteggerti ma non ci sono riuscito» aveva detto abbracciandomi, non aveva mai voluto farsi vedere debole, come non volevo farlo io. Poi avevo guardato la zia.
«Zia, tu cosa sai della mamma?»
    «Tua madre é una mia cara amica, se vuoi un giorno te la presento ma tu non devi assolutamente dirle che sei sua figlia, va bene?»
«Ma perché?! Proprio ora che l'ho ritrovata non posso averla accanto? Ma perché?»
    «Perché tua mamma ha sofferto tantissimo quando tu e il tuo papà siete andati via! Adesso lei ha appena ricominciato a sorridere, cerca di capirla tesoro...»
«Va bene zia... Quando potrò conoscerla? Almeno questo me lo dovete!»
   «Certamente piccola, ma io non ci sarò. Fa lo stesso?»
«É strano, perché non vuoi vederla? Tu mi hai sempre detto che…»
   «Perché tua mamma ha voluto così il giorno in cui sei nata»
«Ma se sono nata io significa che...»
   «No, Aoi, con Amu é finita dieci anni fa... Non torneremo indietro...purtroppo»  non avevo mai visto papà così demoralizzato. Era sempre stato un uomo forte e sicuro di se ma quando entrava mia madre nel discorso lui  abbandonava la sua maschera forte e diventava triste, anche se continuava a non mostrare i sentimenti sul suo volto.
«Va bene papà...zia quando puoi portarmi da lei?»
    «Anche oggi se vuoi, ma ci serve una scusa...Aoi ti va di conoscere mio figlio?»
«Tuo figlio?!» avevamo domandato, scioccati, in coro io e mio padre.
    «Si...il mio bambino ha 9 anni...si non ho aspettato molto se é questo che tu stai pensando Ikuto»
   «In effetti pensavo a questo...a questo e al fatto che non ti avrei mai vista madre»
    «Nemmeno io ti avrei visto padre eppure eccoti qui con du... Una splendida bambina»
«Cosa stavi dicendo zia?»
    «Che mio figlio ha un anno in meno di te, frequenta anche lui le Seyo. Sono sicura che andrete d'accordo» dopo poco era entrato un ragazzo dai capello color ebano e gli occhi verdi e luminosi, con un sorriso smagliante.
     «Ciao mamma, sono venuto a trovarti!»
    «Capiti a fagiolo caro, ti va di andare a trovare la zia?»
     «Si, mi piace la zia...ciao, tu chi sei?»
«Mi chiamo Aoi, piacere di conoscerti»
     «Piacere mio, mi chiamo Yosuke. Sei carina sai?» e a quell' osservazione ero arrossita fino alla punta dei capelli.
«G-Grazie...andiamo?» 
Questo tipo é carino e simpatico, ma anche un po' strano.
    «Allora noi andiamo Ikuto...»
   «Si, ci vediamo a casa Aoi»
«Si papà...» ed eravamo usciti e saliti sulla macchina della zia, lei davanti alla guida mentre io e Yosuke dietro.
«Dov'è il trucco zia?»
    «In che senso?»
«Che questo tipo non ti assomiglia minimamente» avevo detto indicando il mio vicino.
    «Ahah, perspicace eh? Va bene, lui non é mio figlio, é il fratello del mio ragazzo ma é come se lo fosse»
     «Ci credo, mi avete cresciuto tu e Kukai quindi é come se foste la mia mamma e il mio papà»
«E i tuoi veri genitori?»
     «In giro per lavoro, come sempre, e mamma ha deciso che io dovevo crescere in una famiglia vera, quindi anziché vivere con i miei altro fratelli mi ha dato in affidamento a Utau e Kukai...e poi tu hai detto che forse non potrai avere bambini, giusto?»
    «Già ma non smetto di sperare...tu non dire niente a Ikuto, era uno scherzo e voglio divertirmi ancora un po’» aveva detto ridendo, ma aveva un'espressione molto triste, si vedeva che stava male nel non poter avere bambini. Dopo un po' di viaggio, in cui ho fatto amicizia con Yosuke e ho conosciuto meglio quella matta di mia zia, siamo arrivati davanti ad una villetta bianca con una grande finestra che collegava il salotto e il giardino. Nel salone c'erano una donna e un ragazzino. Lei era alta e bella, con dei lunghi capelli color confetto che le arrivavano al fondoschiena, ma ad attirare la mia attenzione era il ragazzino biondo e con gli occhi color oro
    «Quella é la tua mamma Aoi, come ti sembra?»
«Bellissima...»
    «Come ti ho già detto lei non sa e non deve sapere...ma che hai, cosa c'è?»
«Chi é quel ragazzo?»
    «Beh ecco...lui...é...»

  
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