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Autore: PLO4O4    05/09/2012    3 recensioni
I suoi occhi blu avevano accecato Bill. Guardava quella bambina con le labbra spalancate e gli occhi concentrati solo sulla sua piccola figura, proprio come se fosse un angelo sceso in terra. Conosceva il suo nome, si chiamava Sophie, ed era bellissima.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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CAPITOLO UNO.


Aveva solo sette anni, non poteva sapere cos’era l’amore. Quello strano sentimento che ti fa fare cose stupide di cui parlavano tutti, dalle maestre, ai genitori, agli attori nei film. Nonostante l’età, però, l’unica cosa che Bill poteva dire con assoluta certezza era che non riusciva a togliersi dalla mente Sophie. Erano due settimane, ormai, che non pensava ad altro; dal giorno della festa di Carnevale. Tom lo prendeva in giro, diceva che l’amore era una cosa da femminucce, che se lui avesse continuato a comportarsi in quel modo non avrebbero mai più giocato assieme. Ovviamente non era vero, non avrebbe mai abbandonato suo fratello, ma Bill cercava di non parlare della bambina che gli piaceva tanto quando c’era il suo gemello nei paraggi.

- Dai Bill, altrimenti facciamo tardi a scuola! Muoviti! - Simone chiamò suo figlio, ancora intento a guardarsi allo specchio ed a sistemare i capelli chiari al meglio. 

- Sì, smettila di farti bello! Tanto Sophie nemmeno ti guarda! - lo canzonò Tom mentre scendeva le scale ridendo. Afferrò lo zainetto ed uscì con sua madre, mettendosi in auto ed aspettando che anche suo fratello facesse lo stesso. Bill sbuffò sonoramente sentendo le sue parole e, con un ultimo sguardo sconsolato allo specchio, si affrettò a scendere al piano di sotto, sistemarsi la cartella sulle spalle ed entrare in macchina.

- Non mi importa di Sophie, smetti di nominarla, Tom. -

- Chi è Sophie? - domandò Simone, guardando i bambini dallo specchietto retrovisore e rivolgendo un sorriso divertito al gemello che era arrossito violentemente a quella domanda.

- Nessuno. -

- E’ la ragazza di Bill! Mamma, diglielo anche tu che innamorarsi è da femmine. -

- Non è vero, Tom! - Simone scosse la testa in modo divertito e mise in moto l’auto, uscendo dal vialetto ed imboccando la strada che li avrebbe portati a scuola. - L’amore non è una cosa da femmine. Tutti possono innamorarsi. Succederà anche a te, un giorno. -

- Non è vero, io non mi innamorerò mai mai mai. - fece risoluto, incrociando le braccia al petto e rivolgendo lo sguardo fuori dalla finestra, indispettito dalle parole di sua madre. - E nemmeno Bill dovrebbe innamorarsi. -

- E perché no? -

- Perché no! -

Dopo quella risposta a dir poco eloquente, restarono in silenzio per tutta la durata del tragitto che li condusse da casa a scuola, ed una volta scesi dall’auto Bill rivolse lo sguardo al suo gemello. - Senti, ti va bene se per andare a pranzo ci incontriamo in mensa? Devo fare una cosa prima… -

- Che cosa dev… - il bambino non riuscì a concludere la domanda, che la campanella della prima ora suonò e tutti iniziarono a correre verso la propria classe. - Sì, okay, ci vediamo dopo allora! - disse, seguendo un suo compagno.

Bill sospirò ed accennò un sorriso, lieto di non essere stato costretto a dire a suo fratello dove aveva intenzione di andare. Entrò nella sua classe ed andò a sedersi in fondo all’aula, come al solito. Non aveva molti amici, di solito lo etichettavano come quello “strano” e veniva lasciato in disparte. A suo fratello non accadeva, ma caratterialmente i due erano completamente diversi. Bill era chiuso, riservato, apparentemente timido; quasi nessuno sapeva che bisognava semplicemente conoscerlo un po’ per far sì che il suo carattere adorabile e coinvolgente uscisse allo scoperto. Tom, al contrario, era più spigliato e giocherellone. La maggior parte delle bambine erano “innamorate” di lui, ma il biondino non voleva saperne. Lo divertiva il modo in cui le sue compagne di classe litigavano per ottenere la sua attenzione, e non avrebbe mai scelto una di loro per far sì che i litigi terminassero.

Bill trascorse le prime ore di lezione scambiando soltanto di tanto in tanto qualche parola con Klaus, il suo compagno di banco. A volte era convinto che il bambino parlasse con lui soltanto per pietà, ma preferiva non pensare a quest’opzione non molto soddisfacente. Quando suonò la campanella dell’ultima ora prima della pausa pranzo, si armò di coraggio ed uscì dall’aula, dirigendosi verso la classe di Sophie. Aveva deciso che si sarebbe fatto forza e le avrebbe parlato, anche soltanto per presentarsi. Tom aveva ragione, lei non lo degnava di uno sguardo, ed il biondino si era stancato di questa situazione. Se suo fratello, per di più suo gemello, aveva così successo con così tante bambine, perché lui non poteva essere voluto da una di loro?

Si appoggiò alla parete di fronte alla classe, e quando la vide uscire ringraziò dio che fosse da sola. Si stampò un bel sorriso sul viso e le si avvicinò, parlando subito. - Ciao! -

La bambina si bloccò e lo guardò, aggrottando appena la fronte come per cercare di capire chi fosse. - Ehm… ciao. - rispose, con la sua solita vocetta dolce e squillante.

- Io… io sono Bill. - fece titubante, senza riuscire a spostare lo sguardo dalle iridi azzurrine dell’esile bambina di fronte a lui. - Ti ho vista alla festa di Carnevale, e… mi… mi andava di conoscerti, ecco. -

- Oh! - Sophie sorrise alle sue parole, ed annuì appena quando lui accennò alla festa. - Sì, ho recitato la poesia. E tu da cosa eri vestito? -

Dire che fu rapito da quel sorriso sarebbe stato troppo poco. I due iniziarono a camminare per il corridoio assieme, parlando come se si conoscessero da una vita, scherzando e divertendosi. E, probabilmente per la prima volta in tutta la sua esistenza, Bill non pensò a suo fratello. Dimenticò completamente l’appuntamento che avevano per pranzare assieme, e non immaginava nemmeno le conseguenze che tale gesto avrebbe portato.




- P_Sunshine.
  
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