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Autore: Elenie Estel    21/03/2007    1 recensioni
Sentì qualcosa muoversi nel letto accanto a lei. No. Non era possibile. Era solo un sogno. Strinse più forte il cuscino, che emise un sonoro "Ahia!"... (seguito di "Vacanza da ricordare" e di "Vivere e sopravvivere"
Genere: Romantico, Avventura, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Nuovo personaggio
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Il Natale, nonostante tutto, non passò tanto male.
Casa Potter era straripante di confusione e di allegria, James e Sirius erano riusciti non sapevano neanche loro come a coinvolgere tutti, dalla nonna a Kate in un’epica battaglia a palle di neve, e ora, alle otto e mezzo, tutti erano abbandonati sul divano o sulle poltrone del salotto a godersi il calduccio del camino.
La nonna e Mr Potter si erano tuffati in una partita a scacchi, e i loro litigi con i pezzi inframmezzavano il silenzio caldo e accogliente della stanza.
“Se dico “cavallo in C3”, ci devi andare. So benissimo che rischi, ma non ti preoccupare, questo è affare mio. Forza!”
James e Sirius, semisdraiati sul tappeto giocherellavano con dei tappi di bottiglia, cercando di impilarli senza farli cadere. Mrs Potter osservava a turno tutte queste attività.
Kate stava rannicchiata in poltrona, divorando il libro che i ragazzi le avevano regalato, senza prestare attenzione a quello che le succedeva intorno. Era già alla terza rilettura.
Prima che fosse troppo tardi i ragazzi la coinvolsero in una partita a Spara Schiocco, dalla quale uscì miseramente sconfitta ma divertita alle battute che aveva suscitato la sua incapacità, che la aveva portata a confessare che non giocava a quel gioco da anni. Al che i ragazzi risero ancora di più.
Per compensarla le offrirono una partita a quello che preferiva.
“Temo non sia possibile.” Fu la risposta.
“E perché?” chiesero i due all’unisono.
“Perché l’unico gioco in cui valgo qualcosa è il Quidditch, e al momento nevica da pazzi, quindi non è possibile giocarci!”
L’argomento Quidditch riempì tutto quello che restava del pomeriggio.
Quando per la ragazza venne l’ora di andare via Sirius la afferrò per un braccio.
“Posso parlare un secondo con te?” chiese.
“Sì, certo.”
“Di là, non qui.”
Kate gli lanciò un’occhiata strana, ma lo seguì fino nel corridoio del primo piano.
Si fermarono di fronte alla camera di James e rimasero in silenzio. Poi, con gesto da prestigiatore, Sirius tirò fuori da una qualche tasca un pacchettino avvolto in una carta dorata.
“Buon Natale.” Disse, porgendoglielo.
Kate era rimasta congelata. Riuscì solo a allungare la mano e ad afferrare il pacchetto.
Lo scartò e aprì la scatolina che conteneva.
“Ti piace?” chiese Sirius, che fino a quel momento l’aveva fissata in silenzio.
“È… bellissima… io… grazie.”
Kate estrasse dalla scatola la catenina d’argento, dalla quale pendeva una “k”, sempre d’argento, sottile e incredibilmente bella nella sua assoluta semplicità.
Tentò di agganciarla dietro la testa, ma non ci riuscì.
“Posso?” chiese il ragazzo, e senza aspettare la risposta le scostò i capelli dal collo e chiuse il gancetto.
“Ti sta benissimo.”
“G-g-grazie.” Sussurrò Kate, ancora abbagliata.
Quando l’ho vista ho pensato che l’argento ti sarebbe stato molto bene, con i capelli scuri e la carnagione pallida…”
La ragazza prese in mano il ciondolo e lo osservò un paio di secondi in silenzio.
Sentiva un groppo salirle su per la gola, e se fosse riuscito a raggiungere la cima sarebbe senza dubbio scoppiata in lacrime seduta stante.
NO! Non ora! Non ora! NON ORA! Pensò tra se mentre la vista lentamente le si appannava.
Poi passò, così come era venuto su.
La vista le tornò chiara e si sentì libera di parlare.
“È bellissimo! Sei un tesoro!” E senza riflettere lo abbracciò.
Quello che accadde dopo nessuno dei due fu mai in grado di spiegarlo. Fu puramente istintivo.
I volti si trovarono vicini talmente all’improvviso che rischiarono di scontrarsi, e prima che uno dei due potesse fare qualcosa per fermarsi o per fermare l’altro le labbra si incontrarono.
Si staccarono così come si erano incontrate, e come scottati entrambi fecero un passo indietro, voltandosi in direzione opposta.
Sirius rientrò in salotto, Kate andò a prendere il giaccone e si prese un paio di istanti in più per ricomporsi prima di ripresentarsi dagli altri.
Quando tornò nessuno fece commenti sull’assenza, cosa che le fece supporre che forse questa era durata molto meno di quello che a lei era parso.
I saluti durarono una decina di minuti buoni, e tutti scambiarono baci e abbracci con tutti. Dopo lo zio, la zia e il cugino venne il momento di salutare Sirius.
L’attimo di esitazione che ebbe le sembrò eterno, ma alla fine si decise e abbracciò e baciò su entrambe le guance anche l’amico.
Uscirono di casa, lei e la nonna e per l’ennesima volta le furono ripetute le istruzioni per la Materializzazione Congiunta. Se le sorbì in silenzio e eseguì, per trovarsi dopo un paio di sgradevoli secondi nella familiare cucina, priva del solito tepore a causa della prolungata assenza.
“Eccoci qui! Ti sei divertita? Passato un buon Natale?” chiese la nonna.
“Sì. Davvero…. Dammi il giubbotto, che lo porto su in camera!”
“Tieni, grazie!” rispose la nonna. “Hai bisogno di qualcosa? Se no vado a letto…”
“No, grazie nonna. Penso che farò una doccia e andrò a dormire. Sono stanca. Buonanotte!”
“Buonanotte, bambina.”
Kate salì le scale e una volta posati i cappotti si infilò in camera. Ne uscì dopo un paio di minuti in accappatoio e pantofole, e si infilò sotto la doccia calda.
Ci rimase per quasi un’ora ripensando alla giornata, ma non solo. La sera era solita arrivare annegandola in una marea di malinconia, e il Natale non le fece dono di eccezioni, in questo senso. Anzi, i ricordi di tanti altri Natali la assalirono, e si trovò a piangere a lungo, sotto il diluvio di acqua calda.
La doccia finì quando le lacrime furono tutte lavate via, e con pazienza si asciugò, tentando di pensare unicamente a ciò che stava facendo, in modo da non essere di nuovo sopraffatta dai ricordi.
Quando alla fine si infilò a letto la mezzanotte era passata da un pezzo.


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Salve a tutti! Spero di non avervi annoiato troppo, e spero anche di non avervi contagiato con la mia nostalgia del Natale (brutta malattia quando siamo a Marzo...).
Come vedete, la storia va piano, ma va. Dovete solo avere pazienza, il resto arriverà...
A presto!
Elenie Estel
  
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