Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Segui la storia  |       
Autore: LadySherry    05/09/2012    5 recensioni
Era disarmante il modo in cui i suoi occhi sapevano imbarazzarla al punto da non riuscire più a pensare a niente, tranne a quanto fosse meraviglioso stare con lui.
Tom era capace di rendere un “vai a farti fottere” detto col sorriso una vera e propria dichiarazione d'amore. Non importava il contenuto dei suoi discorsi, il tono di voce era così suadente da far cadere chiunque in trappola.
Gli mise una mano sul fianco e si alzò in punta di piedi per lasciargli un piccolo bacio a fior di labbra.
«Buongiorno » disse poi, sorridendo.
«Ciao, piccola» sussurrò Tom.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Seven.

 

Whatever it takes
Just tell me you'll stay with me forever
Don't turn away
Just tell me you'll stay
'Cause when we're together I see stars above the headlights
And they don't seem so far away”

(Whatever it takes – Ron Pope)

 

 

 

Si guardò allo specchio più volte con un'ossessione quasi maniacale, cosa che non faceva dai tempi in cui rimorchiava due ragazze diverse ogni sera. Con Leila erano cambiate molte cose, lui era cambiato per primo.

Non che a tredici anni facesse cose normali – i ragazzi di Loitsche, quelli a posto, almeno, a tredici anni sono abituati a tagliare la legna e aiutare i nonni – ma insomma, lui odiava i cambiamenti.

Primo, perchè non sapeva mai come comportarsi. Secondo, perchè andavano fuori dai suoi schemi, e ogni volta rischiava di combinare un macello.

«Tom, smettila di rimirarti allo specchio. Sei perfetto così» commentò Bill, appoggiandosi al muro della camera del fratello, con le braccia incrociate al petto e la gamba destra piegata.

Distolse lo sguardo dallo specchio e si voltò appena verso il fratello, con un lieve sorriso quasi imbarazzato. «E' che mi sembra tutto troppo perfetto. Io, Leila, la cena di stasera. Bill, da quando a quindici anni si fanno queste cose?».

«Da quando abbiamo scoperto che da qui a un paio di mesi sarà come se ne avremo trentacinque».

«Leila non ne sarà molto entusiasta» commentò, scuotendo la testa.

«Leila capirà, lo sai anche tu» lo incoraggio Bill, avvicinandosi per posare una mano sulla sua spalla.

Tom sospirò, allontanandosi definitivamente dallo specchio. Si infilò la giacca e annuì verso il fratello. Scese le scale prendendo due gradini alla volta, come se non vedesse l'ora di raggiungere Leila. In parte era vero. Non la vedeva da due giorni e sapeva perfettamente quando anche lui fosse mancato a lei. Ma c'era una piccola parte del suo cervello che si ostinava a credere che presto troppe cose sarebbero cambiate, qualcosa di sicuro si sarebbe incrinato e avrebbero perso di vista la loro storia. Sicuramente, avrebbe perso di vista la festa di venerdì.

«Sai, Bill, quando Gordon è tornato a casa con il contratto discografico in mano mi sono sentito euforico, ero felice. Nessuno ci aveva avvertito che ci saremmo dovuti dimenticare di avere quindici anni. Perchè?».

Bill inclinò leggermente la testa di lato, pensieroso. «Penso che non sarà necessariamente così. Voglio dire, avremo ancora le nostre vite e sai benissimo che non ci potrà fermare nessuno. Magari il tuo rapporto con Leila avrà dei cambiamenti, lo sai. Ma se vi...volete bene davvero, riuscirete a non perdervi».

«Ci credi davvero?».

«Ci spero».

«Grazie» disse, sorridendo.

Era grato a suo fratello per tutti quei discorsi di conforto. Di certo, se fosse stato solo, sarebbe impazzito già molto tempo prima.

Salutò velocemente sua madre intenta a preparare la cena e si diresse a passo spedito verso casa di Leila.

A ogni passo aveva l'impressione di avvicinarsi alla felicità.

A ogni passo, contava i secondi che lo speravano da una morte lenta, dolorosa, procuratagli direttamente da quelle lacrime che Leila avrebbe versato.

Ne era certo.

 

 

 

 

 

Sentiva il cuore battere furioso, come se cercasse di liberarsi dal suo corpo per poi esplodere.

Guardò nuovamente l'orologio constatando che erano passati solamente due minuti dall'ultima volta che vi aveva dato un'occhiata. Si sentiva stupida, goffa, impacciata, stretta in quei jeans inusuali per lui e avvolta da quella felpa che le aveva proprio regalato Tom qualche settimana prima.

Sorrise. Tom era fatto così. Non importava se fosse un giorno qualunque o il giorno di Natale, amava farle dei regali. Era unico, lo sapeva.

Quando sentì il campanello di casa squillare un paio di volte, si bloccò per un attimo. Dopo aver atteso qualche secondo per riprendersi dall'attacco di panico, si fiondo al piano di sotto e aprì le porta.

Tom le sorrise, incoraggiante. Lo trovava bellissimo anche con quei dreads raccolti in qualche maniera con un elastico nero e con i vestiti decisamente troppo larghi.

«Ciao» sussurrò, appoggiandosi allo stipite della porta, quasi imbambolata.

«Ciao! Possiamo andare, se vuoi. La pizzeria è poco distante da qui» la informò, infilando le mani nelle tasche della felpa.

Leila annuì, convinta. «Prendo le chiavi e andiamo».

Dopo che ebbe finito di fare il giro di ispezione per la casa assicurandosi che fosse tutto chiuso, uscirono dal giardino e si avviarono verso la pizzeria.

Tom le portò un braccio attorno alla vita, istintivamente, continuando a camminare come se niente fosse. Erano quelli i momenti che più gli sarebbero mancati, la spontaneità con la quale agiva quando era con lei, i suoi sorrisi incoraggianti, il suo assecondare ogni volta. La lontananza l'avrebbe fatto star male.

Leila si ritrovò davanti la pizzeria pensando che Tom fosse totalmente uscito di testa. Non che Loitsche pullulasse di locali, ma quello ero il più costoso e raffinato.

«Tom?» disse, guardandolo interrogativa.

«Leila, entra e non fare storie!» borbottò, alzando gli occhi al cielo.

Il cameriere arrivò puntuale dopo un paio di minuti ordinando da bere e successivamente le pizze. Tom si ritrovò a pensare che di certo non sarebbe bastata una margherita da sette euro ad addolcire la situazione.

«Senti, io...» mormorò, posando la forchetta e abbassando lo sguardo.

«Lo so» rispose, annuendo.

L'aveva sempre saputo, in fondo, come sarebbe andata a finire. Sapeva che lui l'avrebbe lasciata per inseguire il suo sogno e, dopotutto, era preparata ad accettarlo.

«Lo sai?» chiese Tom, scettico.

«So che stai per lasciarmi e lo capisco, davvero. Cosa vuoi che sia una banalissima ragazza in confronto alle tue preziose Gibson?» sputò, acida.

Aveva passato ore a prepararsi un discorso ricco di autocontrollo. Stava perdendo la pazienza.

Al diavolo i buoni propositi, pensò.

«Veramente stavo per dirti che non potrò essere alla tua festa venerdì per una stupida presentazione dell'Universal e che questa cena doveva essere una specie di scusa per la mia mancata presenza. Come al solito sei arrivata alle tue conclusioni prima ancora di sentire ciò che avevo da dirti!».

«Non sono io quella che partirà per mesi interi!» disse, a denti stretti.

«Ma porc... Leila! Io non voglio lasciarti, non voglio litigare con te e non voglio mettermi a discutere proprio ora!».

«Potevi pensarci prima!» ribatte, furiosa.

«Io ti amo, okay?» urlò Tom.

Alcune persone si voltarono a fissare il loro tavolo scettici, evidentemente in imbarazzo.

«Tu... cosa?» sussurrò Leila, pietrificata.

«Sì, ti amo. E sto male da morire se penso che non ti vedrò per un sacco di tempo. Bill dice che si sistemerà tutto, che riusciremo a superare la cosa. La verità è che ho una paura fottuta di scoprire che alla fine andrà tutto a puttane! E la cosa peggiore non è quella mezza possibile che ciò accada, ma sapere che alla fine quello che rovinerà tutto sarò proprio io. Io, che farei qualunque cosa pur di mantenere le cose così come sono adesso! Vaffanculo, cazzo!».

Leila abbassò lo sguardo, stirando le labbra in un mezzo sorriso. «Non avevi mai detto di amarmi, sai? Insomma, mi hai sempre ricoperto di regali assurdi, ma non me l'avevi mai detto così direttamente. Io sono sicura che in un modo o nell'altro riusciremo a stare insieme».

«Prima o poi qualcosa ci dividerà, lo sai».

«Non ho voglia di pensarci adesso, Tom. Che ne dici di viverci ogni secondo?».

«Leb' die Sekunde?».

«Hai colto nel segno».

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: LadySherry