Avvertenza: Questa non è una fanfiction sui Pokemon
standard. Contiene scene di violenza e linguaggio improprio.
Nota:Pokemon e i personaggi ad esso associati sono proprietà
della Nintendo,Game Freak, Creatures Inc, e 4Kids Productions.
Pokemon Master
di Ace Sanchez
Tradotto da ^Kane^
PARTE 11: REGRESSIONI
Sul frastagliato dorso roccioso del Golfo di Viridian, tutto quello che
si poteva udire era l'opprimente rumore della pioggia che batteva sul
mare. Come se la semplice caduta della pioggia avesse potuto fermare la
massa scura dei flutti imponenti, il cielo nerastro continuava a liberare
le sue lacrime, implacabile. Le grosse onde rispondevano con spruzzi
opachi, che crescevano verso l'alto e venivano poi distrutti dai
proiettili d'acqua. Qualche grosso ciottolo non riuscì a sostenere
l'impeto degli elementi, e sprofondò fra le fauci dell'oceano
affamato.
Al centro di quella massa turbolenta di acqua buia, emerse all'improvviso
una sagoma bianca, appena visibile fra le onde che la sbalzavano, facendo
sembrare ogni secondo l'ultimo, per quella nave - sia per la tempesta sia
per la pioggia. Ma la la corazza sembrava resistere all'assalto del clima,
e sopravvisse indomita alla furia liquida che la circondava. L'oscurità
prodotta dalla totale assenza di luce naturale fu in qualche modo
attenuata dalle luci di posizione sul ponte.
Dopo essersi coperto col cappuccio del suo mantello, e dopo aver
assicurato lo zaino alle sue spalle, Ash, dal ponte coperto, aprì
il portello della nave, e prese una breve boccata d'aria, prima di
emergere nella notte umida e fredda. Venne subito salutato dalla pioggia
torrenziale, e per non cadere dovette subito tenersi, provando il contatto
coll'acciaio umido oltre la copertura dei suoi guanti. La visibilità
era scarsa, e più che vedere sentì l'avvicinarsi di un
grosso cavallone, quando Ash venne sobbalzato sul ponte che si innalzava e
piombava verso il basso in pochi istanti, facendolo sentire come su di un
gommone imbizzarrito. L'acqua incontrò il fianco della nave con un
ruggito che gli esplose accanto, e per poco l'impatto non lo fece
precipitare in mare. Ma riuscì a mantenere la presa e scosse la
testa, liberando gli occhi dalle gocce salmastre.
"Presto, prima che un'altra onda ci colpisca!" urlò
verso la sua schiena, superando la furia del vento. Si voltò per
controllare il boccaporto mezzo allagato, e vide il resto del gruppo che
aveva radunato per dare un'occhiata all'esterno. Misty e Duplica vennero
fuori per prime, entrambe avvolte nei loro mantelli e incappucciate per
ripararsi dalla pioggia. Le pozzanghere sul ponte accolsero i loro stivali
mentre prendevano posizione sull'acciaio inospitale. Dopo una breve pausa,
Duplica mollò la presa sul parapetto e si gettò in acqua. La
sua figura si sciolse, e lei divenne un elegante lapras azzurro,
riemergendo fra le onde. Le sue pinne si muovevano rapide, per controllare
la distanza fra lei e la nave.
"Presto!" disse telepaticamente, in modo che la sua voce
scavalcasse l'aria e raggiungesse le menti che voleva contattare. "La
nave non può restare in superficie troppo a lungo, o non reggerà
alle ondate." Bruno emerse dal portello.
"Allora sbrighiamoci!" gridò con voce tesa. Ash potè
sentire ancora una punta di dolore, per quello che aveva perso. Una
muscolosca sagoma marrone balzò al fianco di Duplica-Lapras,
seguita da Erika, una chiazza verde che si dimostrò più
abile nel nuotare. Infine, due altre persone, coperte da una mantellina,
si prepararono a seguire l'esempio, accompagnate da un persian bianco nel
suo cappotto impermeabile per gatti. Malgrado quella fosse un'operazione
per soli Maestri, Jessie e James erano riusciti a farsi dare un passaggio.
Dicevano di volersi vendicare di Butch e Cassidy, per un qualche motivo.
"Oh, odio nuotare!" esclamò James con un filo di voce,
appena udibile nel frastuone del vento e delle onde, mentre con una mano
si teneva il cappuccio per proteggere i capelli blu. Jessie si limitò
a spingerso oltre il bordo.
"Buttati, idiota, e aggrappati a quel lapras!" Saltò
dopo di lui, seguita da Persian. Restavano solo loro. Misty lo fissò.
"Dopo di te," disse ironica. Anche se nascosta dalle ombre del
cappuccio, Ash potè intuire il ghigno sulle labbra di lei. Stava
per rispondere quando una strana sensazione pervase la sua mente, e
contemplò il ponte allertato. "Ow!" Misty si afferrò
la spalla sinistra, massaggiandosela.
"Che c'è?" chiese Ash, socchiudendo gli occhi per
comprendere quello che aveva provato. Gli era sembrato di aver visto
un'ombra, sopra la nave, ma non ne era sicuro. Attraversò il ponte
di corsa per cercare il punto da cui la sagoma si era liberata. Ma non
c'era nulla, a parte onde nere e pioggia opprimente. Si voltò verso
di lei.
"Niente. Sarà stata una specie di zanzara," disse lei
controllando fra le pieghe del mantello. La nave oscillò
pericolosamente, facendole dimenticare il dolore per permetterle di
tenersi in piedi. "Ad ogni modo, abbiamo cose più importante a
cui pensare! Li sto già perdendo di vista. Andiamo!"
indietreggiò per prendere la rincorsa, poi si lanciò oltre
il parapetto. Aggraziata come solo una nuotatrice professionista poteva
essere, tagliò l'oceano senza il minimo schizzò. Stringendo
il cappuccio sulla testa, Ash si preparò ad inseguirla.
"Pronto, Pikachu?" disse, dirigendo la sua voce verso lo zaino
dove il suo pokemon si era nascosto.
"Pii."
"Bene, allora andiamo." Scavalcò la ringhiera metallica
e si tuffò, appena in tempo per evitare un'enorme ondata che
costrinse la nave all'immersione, facendola sprofondare in un'oscurità
più nera della stessa notte che l'aveva ospitata.
Misty era appena arrivata al fianco di Duplica, e si stava arrampicando
sul dorso spinoso, come tutti gli altri, quando l'acqua gorgogliante
dietro di loro cominciò a venire risucchiata da un'imponente muro
d'acqua nera. La muraglia si affacciò su di loro, una mostruosa
torre pendente sulle loro teste.
"Trattenete il fiato!" ebbe il tempo di urlare, stringendosi al
corpo spinoso del lapras.
"Meglio ascoltare l'esperta," commentò Jessie, fissando
con occhi spaventati la smisurata parete liquida che crollava su di loro.
E poi tutto divenne una confusa macchia di nero e umidità, che
ruggiva nelle orecchie di Misty, che sentì come una lastra di
cemento che le centrava la testa e le spalle. Sott'acqua, le bolle
sfrigolavano davanti agli occhi confusi, e rischiò di perdere la
presa sul dorso di Duplica. Ma, come era arrivata, l'ondata fuggì
improvvisamente, e lei la sentì urtare la scogliera con un immenso
fragore. Anche se era un'ottima nuotatrice, l'acqua era riuscita a
superare le sue difese. Sbattè le palpebre, scacciando il sale
dagli occhi.
"State tutti bene?" Chiese con un urlo. In un attimo di
disperazione, cercò nell'oscurità le sagome dei compagni.
"Uh!" sputacchiò Erika, stringendosi sul lato opposto di
Duplica con un braccio. "Credo di aver ingoiato un gallone di mare."
Jessie, James e Persian stavano galleggiando nell'acqua vicino a lei,
saldatemente ancorati fra di loro e con Jessie che si teneva a Duplica.
"La mia pelliccia è tutta bagnata," si lamentò
Persian.
"Moriremo tutti!" fu il piagnisteo di James. Jessie gli sferrò
un pugno in testa con la mano libera.
"Non tirarmi i capelli!"
Solo Bruno era muto, appoggiato in modo apatico al fianco di Duplica. Si
limitò ad un cenno, per segnalare che era a posto.
Ma Misty provò comunque un nodo alla gola. Ash era scomparso.
"Dov'è Ash?" gridò con voce rauca. Aveva lasciato
la nave? Qualcosa aveva attratto la sua attenzione, nel momento in cui si
era tuffata. Preoccupata, si tolse il cappuccio per ampliare il suo spazio
visivo, e la sua nuca fu martellata dalla pioggia pesante. "Ash!"
ripetè, cercando di liberare gli occhi da ciocche dei suoi capelli
zuppi. Sapeva che non avrebbe dovuto essere preoccupata - erano pensieri
che non voleva affrontare in quel momento - ma la sua mente rifiutava di
obbedire.
"Là!" la voce di Duplica-Lapras venne proiettata nella
sua mente, mentre l'animale volgeva il capo ad est. Misty seguì
quello sguardo e individuò una macchia nera a cavallo di un grosso
cavallone, a poca distanza. Quando l'onda passò,la figura cominciò
a sbracciarsi, nuotando a stile libero verso di loro. La pioggia che li
colpiva e l'oscurità intorno a loro rendeva tutto confuso, perfino
per i suoi occhi molto acuti.
"Penso che sia lui!" gridò Misty, sollevata. Diede un
colpetto al sedere spinoso di Duplica. "Muovilo, Duplica!" La
testa di Duplica-Lapras si girò, fissandola frettolosamente e
concludendo il tutto con uno sbuffi indignato.
"Attenta sorella, o farò rapporto al Fondo per la
Salvaguardia dei Pokemon!" Ma cominciò ugualmente ad agitare
le sue quattro pinne, per spingersi con potenza verso Ash.
Sfortunatamente, aveva la corrente contro, e le onde li spingevano verso
le rupi rocciose del Golfo di Viridian, mentre Ash era spinto verso il
largo. Ogni volta che Duplica cercava di superare un'onda, questa la
spingeva più lontana dall'obiettivo. E anche Ash, nonostante stesse
nuotando furiosamente, sembrava restare fermo sul posto, la bizzarra
imitazione di un mulino. Improvvisamente, Misty sentì qualcosa di
ostile nell'acqua intorno a loro.
"Fermi! Sta succedendo qualcosa!" Normalmente, avrebbe potuto
riconoscere ogni Pokemon d'Acqua intorno a lei, ma questa volta... c'era
qualcosa di sbagliato. Anche Duplica lo sentì.
"Pokemon proibiti! Siamo circondati!" I suoi occhi divennero
due fari gialli, illuminando le acque intorno a loro. Sorprendentemente,
James si fece serio, e cominciò a controllare le onde che li
cullavano. In una mano fece apparire uno dei sui pugnali, e cominciò
a giocherellarci.
"Attenti, sono sott'acqua!" Jessie afferrò una delle sue
lame e cercò nell'acqua intorno a loro.
"Spero solo che non siano gyarados," disse presa da un ricordo
inquietante.
"Là!" urlò Bruno, indicando con uno sguardo
ardente di ruggine le onde lontane, dietro ad Ash. Terrorizzata, Misty potè
solo notare un pinna tagliente, simile ad uno squalo, che correva verso il
ragazzo. Correndo verso il bersaglio, si immerse fino a rigare appena il
pelo dell'acqua. Poi molte altre pinne cominciarono a circondare la scia,
tutte dirette verso Ash.
"Misty, attenta!" gridò Erika. Misty so voltò
appena in tempo per vedere di fronte a lei qualcosa di scuro, che emergeva
inaspettatamente al suo fianco. Una immensa bocca nera, coperta di denti
appuntiti, esplose verso di lei con uno spruzzo di acqua e saliva aspra.
Rapidamente, lei lasciò il fianco di Duplica e per avere le mani
libere, e si piegò di lato, per impedire alla creatura di
strapparle via le gambe. fallendo l'attacco, si contorse adirato
nell'acqua per colpire ancora, ma con un sibilo di sorpresa e di dolore si
ritrovò uno degli occhi trapassato da un pugnale. un fiotto di
sangue nero sgorgò dalla ferita, macchiando l'acqua.
"Bel lancio," ringhiò Persian.
"Ma quello era il mio coltello preferito," disse James
malinconico. Malgrado il colpo, la creatura fu solo rallentata e continuò
ad attaccarla. Calmamente, Misty scivolò indietro, scalciando per
tenersi a galla e agitando le braccia per coordinarsi. Come avrebbe
concluso Ash, quel pokemon poteva risorgere. Si concentrò per
abbassare la temperatura della sua aura. Il pokemon si avvicinò.
"Fai qualcosa Misty!" disse Erika preoccupata. Freddo, pensare
al freddo... rivolse i palmi aperti davanti a sè.
"Ora!" Le sue mani si coprirono di bianco, poi una folata di
energia gelida si concentrò in un sottile raggio di ghiaccio. Tagliò
il pelo dell'acqua, verso il suo obiettivo, ghiacciando una striscia di
ghiaccio lungo il cammino. Il seaking che non era un seaking ruggì,
e il raggio lo colpì, avvolgendolo nella morsa del gelo.
"Bella mossa," si congratulò Erika.
Ma poi altre pinne cominciarono a mostrarsi in superficie, attorno a
loro. Occhi orssi arsero nelle acque nere. Anche Misty rimase stupida dal
notare quanti Seaking Proibiti si fossero radunati, forse più di
quelli che stavano braccando Ash e lo avevano ormai quasi raggiunto.
"Sono troppi!" urlò Bruno fracassando il corno di uno
dei mostri con un massiccio pugno. "Dobbiamo arrivare a riva e
scalare le rupi, o saremo annientati!" Misty scostò nuovamente
i capelli dai suoi occhi.
"E Ash?"
"Può arrangiarsi da solo! Duplica, andiamo! La corrente
sarebbe stata troppo forte comunque!" Duplica-Lapras lo fissò
preoccupata.
"N-Non so..." Misty afferrò la piccola spilla nera a
forma di stella e la gettò nell'acqua davanti a lei, allontanandosi
dal lapras.
"Non preoccuparti, Duplica, ci penso io. Starmos, vai!" Il
gioiello si allargò, rivelando la grossa stella di mare larga sei
piedi. Si lanciò in avanti, schivando un altro Seaking Proibito che
stava cercando di azzannarla, e atterrò sul dorso del pokemon,
sopra la gemma rossa, e si sistemò a bordo con cura, evitando le
spine. Con Misty aggrappata al dorso, Starmos si spinse in avanti con tre
getti d'acqua che sputò dalle sue estremità posteriori. Un
altro Seaking comparve di fronte a loro, ma Misty guidò il pokemon
lungo il fianco dell'onda, usandola come trampolino per schizzare in aria.
Atterrò dolcemenete sull'altro lato, e riprese a scivolare
rapidametne verso Ash, saltando da onda a onda come un motoscafo.
Ash stava ancora nuotando sul posto, quando la vide, fra un'inutile
bracciata e l'altra. Sembrò imbarazzato.
"Sinceramente credevo di saper nuotare meglio," disse con tono
intimidito.
"Pika," concordò Pikachu, facendo spuntare il capo
dall'apertura nello zaino di Ash.
"Huh, non sei nella condizione di parlare, Pikachu, visto che te ne
stai lì all'asciutto sulla mia schiena," disse irritato.
"E' la corrente che ti sta spingendo al largo," disse Misty
arrivando al suo fianco, pronta ad afferrarlo su ed a riportarlo a riva.
In quel momento, dalle onde dietro ad Ash, emerse la testa di un Proibito,
mirando alla testa di lui col corno nero.
"Ash tuffati!" urlò Misty facendo impennare Starmos con
uno spruzzo imponente. Poi si lasciò andare e lo spinse coi piedi. "Starmos,
Fendente di Ghiaccio!" ordinò un attimo prima di immergersi
nelle acque.
"Woah!" esclamò Ash osservano il pokemon che prendeva
velocità e correva sul pelo dell'acqua, tagliando le onde. Poi
Starmos fu avvolto da un bagliore artico, e la sua forma sfumò in
un disco opalescente che tranciò il Pokemon Proibito in due pezzi
separati, che rimasero congelati. Il due tranci rimasero a galla, come
grotteschi iceberg. Starmos si girò e raggiunse di nuovo la
padrona, schizzando fra le onde ed eliminando un altro seaking oscuro.
Quando fu a portata, Misty balzò nuovamente sul suo pokemon e si
girò per recuperare Ash e Pikachu, che erano riemersi per
riprendere fiato.
"Svelto!" esclamò Misty piegandosi per afferrare la mano
di Ash e tirarlo a bordo. Gli fece spazio, permettendogli di aggrapparsi
al fianco destro di Starmos, ma per poco il ragazzo non scivolò,
quando il pokemon stella si piegò per curvare verso Duplica e gli
altri che stavano raggiungendo la costa. Un'altra immensa onda sorse dalla
loro sinistra, come un immenso muro animato. Misty impose a Starmos una
folle inclinazione e gridò.
"Aggrappati!" Ash si strinse al pokemon.
"Spero che tu sappia quello che stai facendo!"
"Chu!" concordò Pikachu.
Misty diresse Starmos verso la parete d'acqua e la calvalcò ,
serpeggiando sui flutti in un movimento a spirale.
"Nessuno problema! E' solo acqua!" Una forma nera e spinosa si
lanciò fuori dall'acqua, sopra di loro, ma Misty riuscì a
schivarla. Ash scosse la testa.
"Non è quello che mi preoccupa. E' quello che c'è
dentro!"
Nel frattempo, Duplica scivolava con le sue pinne sull'acqua, e
contemplava le rupi verticali che la sormontavano. Erano come delle lame
alte trenta piedi, invalicabili e coperte di sporgenze. Dovunque
guardasse, questo era lo scenario che le regalava il Golfo di Viridian -
un piccolo fiordo circondato da scogliere, cosparso di rocce che potevano
tradire uno scalatore anche esperto. Un'onda dietro di lei cercò di
scaraventarla sugli scogli, ma con vigorosi colpi di pinna trovò il
modo di mantenersi in posizione. La pioggia tamburellava la sua testa,
piombando pesante su un mare che sembrava ribollire. Ma sembrava fosse
calata, perchè il suono delle gocce, dall'urlo iniziale, era
diventato come una fastidiosa scarica statica.
"E ora che facciamo?" chiese James fissando la scogliera
attraverso le umide ciocche di capelli blu che coprivano la faccia
pallida. L'impermeabile se lo era preso la tempesta. Anche Jessie si
avvicinò, senza la mantellina e coi capelli grondanti acqua lungo
le guance, a parte la coda che galleggiava nel mare dietro di lei.
"Ash ha detto che dovevamo occuparci proprio di questo,"
rispose Bruno togliendosi il cappuccio e pettinandosi i suoi capelli
scuriti dall'umidità - ora non più così ispidi perchè
inteneriti dall'ammollo.
"Oh, davvero grandioso!" commentò Jessie, ammiccando
irritata coi suoi occhi blu. "Come vorrei che lui fosse qui, al posto
di uno di voi!" Gli occhi di Erika luccicarono di verde a quel
commento.
"Dovresti ringraziarci anche solo perchè ci trasciniamo
dietro un peso simile, Team Rocket." Jessie si voltò e la
folgorò con lo sguardo.
"Hai intenzione di litigare con me, cespuglio ambulante?"
"Dopo di te," rispose Erika con un sorriso adirato, sollevando
un pugno e avvolgendolo in un'aura dorata. Jessie sorrise furbescamente.
"Oh, grazie!"
"Ehi, per favore!" le interruppe Duplica. "Abbiamo già
abbastanza problemi a cui pensare anche senza litigi, dobbiamo aspettare
che - woah!" Un'onda enorme tagliò a metà quella frase,
trascinandoli verso l'alto con un violento strattone. Quando si placò,
Ash, Misty e Pikachu erano accanto a loro, esausti e bagnati, aggrappati a
Starmos.
"Finalmente," ringhiò Persian, lasciando il fianco di
Duplica - con grande soddisfazione di lei che si liberò di quegli
artigli - e accovacciandosi accanto a loro.
Ash scivolò in acqua. Nuotando, si tolse il cappuccio ed espose i
suoi capelli corvini alla pioggia e al vento.
"Ora, seguitemi, faccio strada!" Alzò un braccio e il
suo pikachu nero lo scalò. Con un improvviso rombo di tuono che
spaventò tutti, il pokemon si trasformò nella lunga katana
nera, quasi invisibile fra le tenebre della notte. "Et voilà!"
gridò piegando il braccio all'indietro, per poi lanciare l'arma in
alto, scavalcando la scogliera. Dall'elsa cominciarono a sprizzare
scintille di energia nera, e quando la spada raggiunse la cima del dirupo,
la gravità la piantò contro una roccia, con un profondo
clangore udibile anche al di sopra del temporale. "Andiamo!"
disse Ash esaminando la corda con alcuni strattoni, per poi cominciare ad
arrampicarsi. Il suo mantello zuppo gocciolava profusamente, ma presto
un'aura scura lo circondò, e tornò asciutto.
"Sicuro che è sicuro?" chiese dubbiosa Misty, mentre
ritrasformava il suo pokemon stella in una spilla e la nascondeva fra le
falde del mantello blu. "Voglio dire... quella corda è fatta
di elettricità... e noi siamo in acqua. Acqua ed elettricità
non vanno d'accordo." Ash si voltò per guardarla.
"È sicuro. Finchè ci sono io appeso - come ora -
faccio da messa a terra per tutti quanti."
"E se cadi mentre siamo tutti appesi?" chiese Bruno in tono
dubbioso. La corda stava ondeggiando nel vento, cullando pericolosamente
Ash, che ancora toccava l'acqua con gli stivali.
"Non cadrò."
"E se succede?"
Ash fece una pausa. Poi, sorprendentemente, alzò un braccio con la
velocità di un serpente e sparò una sfera di tuono scuro
verso di loro. Per una attimo, Duplica ebbe il dubbio che li stesse
davvero attaccando, ma poi notò che aveva disintegrato un Pokemon
Proibito che aveva osato avvicinarsi troppo. La sua mano guantata di nero
era ancora fumante, ma Ash non se ne curò e riprese la scalata.
"Come è la tua resistenza all'elettricità?"
Il pesante temporale stava devastando le corresti sottomarine. Così
tanto, che perfino il vascello bianco si comportava come un aereo nel
mezzo di un uragano. La visibilità era patetica, perchè
l'acqua era solo una parete d'ebano, indistinguibile dalla notte eterna
sopra di loro. Se non fosse stato per il radar del Waterflower, si
sarebbero schiantati contro le rocce del golfo da un pezzo.
In una stanza buia dentro il sottomarino, un uomo vestito di bianco con
un paio di occhiali lavorava in silenzio. Clack, clack, clack. Le sue dita
danzavano sulla tastiera. Scritte verdi brillavano sul monitor. No, non
era questo ciò che voleva. Doveva trovarlo, doveva e basta. Il
pavimento tremò come sotto la forza di un tuono dall'esterno. Per
poco non volò via dalla sedia, sbalzato dalle vibrazioni. Le sue
anche urlarono di dolore, ma rimase concentrato. E anche la voce continuò
a parlargli nella mente. Poteva ucciderlo. Ucciderlo. Distruggere gli
ostacoli che ti separano da ciò che vuoi. Uccidere. Uccidere tutti.
Che errore era stato non controllarlo. Era pazzo. Sarebbe sopravvissuto
solo per trovare la morte per mano sua. Lui la desiderava. E lui sola
sapeva. Poteva farlo succedere. In fondo, erano tutte puttane. E
meritavano quello che avrebbero trovato. Doveva solo liberarlo. Liberarlo
e tutto sarebbe stato perfetto.
La voce andò avanti.
E poi lo trovò. Quello che stava cercando. Si sistemò gli
occhiali e asciugò il sudore con la manica del camice.
"Codice confermato," annunciò la voce femminile del
computer.
Liberarlo... liberarlo.
Il pavimento e le pareti della cabina tremarono, come se un dentista
paranoico stesse trapanando le lamiere del Waterflower. Un maniaco
odontoiatra, decise Laselle, mentre si afferrava ad una piccola rientranza
con tutte le sue forze. Dopo un attimo, Le vibrazioni lasciarono il posto
al più familiare ronzio delle turbine per la navigazione subaquea,
e potè rimettersi in piedi, sollevata. Osservò Junior, che
restava sdraiato sul letto con un'espressione terrorizzata sul viso
sbiancato. Fissava il soffitto coi suoi occhi verdi, stanchi e smorti.
"Stai bene?" gli chiese preoccupata. Era appena entrata per
verificarlo, ma lo scossone l'aveva interrotta. Junior si era
completamente isolato nella sua stanza da quando avevano lasciato
Cinnabar, e da allora non aveva più aperto bocca. E infatti non
rispose. Laselle scosse il capo e si avvicinò al comodino, per
raccogliere il berretto e le tre pokeball, che erano cadute a terra.
Giocherellò con la visiera del cappello. Aveva pensato che, per un
orfano, trovare un genitore per perderlo immediatamente sarebbe stata la
stessa cosa. Era stato brutto, quando i suoi erano morti... Lo guardò
di nuovo, e si sforzò di sorridere.
"Dai, JT. Almeno hai ancora tuo padre. E considerato chi è,
magari un po' della sua forza dovrebbe avertela passata." Lui chiuse
gli occhi e inspirò.
"Non chiamarmi JT," disse rompendo finalmente il silenzio.
"Ehi, il principino ha parlato!" commentò Laselle con un
sorriso sbilenco. Junior continuò, assente.
"Quanto al Maestro Bruno..." La sua voce era dura, piena di una
stanca rabbia. "Mio padre... bello scherzo."
"Che vuoi dire?" chiese lei con cautela, giocherellando
innocentemente con la manica della giacca verde che indossava.
"Non è mai stato mio padre. E non capisco... perchè mi
ha portato dalla mamma, visto che tanto mi aveva rinnegato in partenza?"
Laselle rimise il cappello sul comodino.
"Io so solo che si preoccupa per te. L'ho visto."
"Huh uh. E non appena può, colpisce." Chiuse gli occhi e
rimase in silenzio.
Laselle stava per rispondere, ma la nave riprese ad oscillare,
brontolando irritata. Si tenne alla parete e aspettò che passasse.
Pensava fosse qualcosa di normale, una corrente sottomarina, e fu sorpresa
quando una violenta esplosione,da qualche parte all'esterno, coprì
il frastuono. Una femminea voce computerizzata squillò al citofono.
"Sicurezza nella Sala Controllo del Livello Uno Compromessa."
"Sembra un guaio!" esclamò mentre lasciava il sostegno e
cercava di raggiungere il portello, bilanciandosi sulle pareti. Si voltò
per vedere se Junior la stava seguendo. Niente. "Junior!"
Nessuna risposta. "Come vuoi!" Spalancò il portello e
scivolò fuori.
La stanza era piena di fumo, e l'uomo nel camice bianco si guardava
intorno spaventato. Le luci esitarono sopra i suoi capelli castani,
accompagnati dai monitor crepitanti. Poi vide finalmente la grossa
cassaforte, alta sulla parete. Attraversò tossicchiando la cabina,
la raggiunse, e inserì il codice in un tastierino accanto al
pannello. Con un leggero scricchiolio, il codice fu accettato e la
cassaforte si aprì. Strattonò il portello e lo spalancò
con un cigolio metallico. Eccolo. Finalmente. Guardò la sfera, che
sembrava un'ombra pulsante. L'opera di quel mostro. Era incastonata al
centro di un supporto a forma di cono.
Liberarlo.
Avvicinò la mano, per afferrarla. Era gelida. Come una sfera di
ghiaccio secco, ma impalpabile come vapore.
"Ma quello è Joe," gridò qualcuno. "Che
diavolo pensi di fare?"
Si voltò, osservando atterrito due Istruttori di Forza, allievi
del Maestro Bruno, in piedi sulla soglia. Era triste farlo, pensò.
Ma era necessario, per tutti. Lanciò la sfera sul terreno fra di
loro. Si frantumò in una serie di scintille d'ombra. Ne uscì
un fiotto di energia marrone, che cominciò a trasformarsi in una
figura umana avvolta da una nube di vapore.
"Dannazione!" imprecò l'altro Istruttore di Forza. "Sta
liberando Brock! Vai a chiamare aiuto!" Il suo compagno corse via,
ubbidendo, e lui strappò una pokeball da una piega dell'uniforme e
la lanciò. "Vai, Rhyhorn!" La sfera si aprì,
liberando l'energia di un possente pokemon corazzato, un carro armato a
quattro zampe con uno spesso corno sul muso.
Ma era troppo tardi. Un lungo mantello marrone ondeggiò sul
pavimento, annunciando il ritorno del muscoloso Maestro di Roccia. I suoi
occhi ardevano feroci, sottili fessure sotto gli ispidi capelli bruni.
"Rhyhorn, Perforcorno!" Il corno del pokemon cominciò a
ruotare su sè stesso, mentre caricava in un disperato attacco. Un
sorriso furbesco contorse le labbra di Brock, che gettò indietro il
mantello per liberare le braccia. Istantaneamente, la pelle cominciò
a scoppiettare e divenne grigia come la pietra. Quando il rhyhorn lo
raggiunse, si era trasformato completamente. Fermò la carica quasi
senza sforzo, lo tirò su con le braccia. Il pokemon, stordito, cercò
di liberarsi, ma senza successo. Roccia contro roccia. Il violento
frastuono percorse le pareti metalliche della stanza.
"Patetico," mormorò Brock. Guardò l'Istruttore di
Forza, tenendo Rhyhorn per il corno rotante. "Hai allenato questo
Pokemon di Roccia molto male." Guardò il pavimento, e i suoi
occhi brillarono di un marrone insano. "Meglio farla finita subito,
per lui..."
L'Istruttore boccheggiò, scioccato dalla vista dei pugni rocciosi
di Brock che attraversavano impietosamente il collo di Rhyhorn. Frammenti
di pietra e pulviscolo offuscarno l'aria.
"Ora tocca a te!" gridò Brock, scagliando verso di lui
la testa mozzata, col corno che ancora ruotava come la punta di un
trapano. L'Istruttore di Forza potè solo urlare, ammirando il vorno
che affondava nel suo torace e gli perforava il cuore, emettendo uno
squittio fradicio e uno sprizzo sanguinolento. Il corno stava ancora
trapanando il torace quando il corpo crollò contro un muro e
finalmente tutto finì.
Joe chiuse gli occhi, fissando la strage. Il fine giustificava i mezzi.
Solo questo poteva pensare.
"Così sei stato tu a liberarmi." Joe aprì gli
occhi, percependo il cuore che batteva terrorizzato. Per un attimo la gola
fu troppo stretta anche solo per respirare. Poi pensò che Brock non
lo avrebbe attaccato. Ora erano alleati, in fondo.
"S-sì, Maestro Brock." Lui si avvicinò, e gli
stivali sembrarono scuotere il terreno. Nonostante la conclusione di
prima, Joe rimaneva in preda al panico.
"Dove sono Ash e Misty?"
"L-lui -"
Un urlo tagliò la frase, e lui si voltò verso il portello.
C'era una ragazza, con lunghi capelli neri, in un vestito verde. Riconobbe
Laselle, la sorella minore di Giselle, ma sopratutto uno degli Istruttori
d'Erba di Erika. Uno strano butterfree, nero come la pece, ondeggiava
sopra la sua spalla. Aveva appena attraversato la soglia, e stava
osservando il cadavere dell'Istruttore e il corpo mutilato del rhyhorn, la
cui testa ancora vibrava per effetto del corno, e trapanava il pavimento
metallico con un clangore insopportabile. Anche Brock si girò, e i
suoi occhi illuminarono l'intrusa.
"Femmina," disse, torcendo le sue labbra in un ghigno sadico.
Alzò le sue braccia rocciose, e i suoi palmi arsero oscuri. Joe
impallidì. Non la sorella di Giselle!
"No, Maestro, per favore non faccia!" Brock lo fissò per
un secondo, poi si rivolse di nuovo alla ragazzina che ancora insisteva
sull'uomo morto.
"Hai un'aria familiare," mormorò acido. "Ah! Sei la
sorella di quella puttana, quella che ami tanto... Sarà una vera
lussuria." Cominciò ad avvicinarsi, e ad ogni passo il
mantello sembrava stridere sul metallo. Laselle sembrò uscire da
quello stato di spavento che l'aveva colpita.
"Butterfree, Psicoattacco!"
"Free!" Un raggio di energia blu corse dal suo pokemon volante
a Brock.
"Ridicolo!" sussurrò Brock, continuando ad avanzare e
puntanto il braccio in avanti per deviare il colpo. E fu davvero sorpreso,
quando la scarica di energia psichica lo scaraventò contro il muro
metallico, ammaccando la parete. Con le braccia fumanti, si guardò
intorno, fissando il butterfree nero con occhi furibondi.
"Free," concluse il pokemon, esitante.
"Tu!" urlò Brock.
"Butterfree, Spore Paralizzanti!" ordinò Laselle.
Invece, il suo pokemon sbattè le ali e volò via lungo il
corriodoio da cui erano arrivati.
"Butterfree! Dove stai andando!" Brock ridacchiò
crudele, rialzandosi completamente e fissandola dall'alto della sua
statura imponente.
"Ragazzina, non sai con cosa hai a che fare... quelli che si
immischiano col potere... ne verranno travolti." Laselle sembrò
congelarsi su, terrorizzata dal suono dei passi del Maestro di Roccia che
si avvicinava con calma.
"Voi ochette mi fate tutte schifo," ringhiò Brock.
"Maestro Brock, per favore non lo faccia!" gridò Joe
correndo verso di lui e afferrandogli un braccio. Non lo degnò di
uno sguardo.
"Dove sono Ash e Misty?"
"Maestro... loro-loro stanno raggiungendo la riva del Golfo di
Viridian... vanno verso l'Indigo Plateau, verso il Palazzo dei Quattro
Grandi..."
"Ottimo, Allora non mi servi più." Rispose lui,
trasformando il suo braccio roccioso in una lancia e voltandosi per
trapassare il petto di Joe in uno scoppio di sangue purpureo. Il poveretto
mormorò qualcosa fra il sangue che gli gorgogliava in bocca, con un
sorriso amaro sulle labbra. Poi Brock diede uno strattone al braccio e
tagliò in due il corpo.
"Santa merda!" urlò Daisy affiancandosi a Laselle e
aggiustando la chioma bionda spettinata dalla corsa.
"Questo è male," disse Lily arrivando con l'altra
sorella, Violet, dietro di sè. Brock sorrise arcigno alle intruse.
Il suo bracciò tornò normale con un rumore stridente, e lui
lo nascose nel mantello marrone.
"Altre donne con cui divertirmi," ringhiò, asciugando il
sangue con una falda.
"Via!" gridò Daisy strappando una decorazione bianca e
gialla dai suoi capelli. Gettò l'oggetto ai piedi Brock, che venne
subito avvolto da una nube di nebbia e fumo. Brock tossì e si coprì
il naso.
"Puttana!" Lily si lisciò i capelli rosa scuri e allungò
le braccia verso le sorelle.
"Presto! Uniamo le mani!" Daisy e Violet afferranrono le due
mani, e vennero avvolte da un'aura azzurra. Una brezza innaturale cominciò
a soffiare attraverso ai loro capelli rosa, blu e biondi, che
galleggiavano nell'aria sospinti dall'energia d'acuqa che le percorreva.
"Ah, quelle puttane sorelle di Misty," ruggì Brock,
riconoscendole. "Pregate per le vostre vite?"
"Non credo proprio!" gridò Daisy. "Ora, sorelle!
Raggio Aurora!" Lei e Violet alzarono le mani libere verso il Maestro
di Roccia, e una saetta di energia luminosa attraversò la stanza in
un impeto di distruzione acquosa. Brock gridò, incrociando le
braccia davanti a lui in un disperato tentativo di difesa. Ma subito i
suoi stivali persero il contatto col pavimento metallico, e la folata
d'acqua lo scagliò contro il muro. Già ammaccato, esso non
resse, e il corpo attraversò l'acciao e si ritrovò in mezzo
all'oceano.
"Allarme! Allarme!" la voce femminile del computer si diffuse
dall'interfono. "Integrità strutturale compromessa." La
nave gemette, mentre un'immensa colonna d'acqua la penetrava. La pressione
la faceva sembrare un'impetuosa cascata.
"Via di qui!" esclamò Daisy trascinando Laselle nel
corridoio, seguita dalle sorelle. "Dobbiamo chiudere la sezione,
prima di affondare!"
"Subito, sorella!" rispose Lily correndo verso il ponte, coi
capelli ancora fluttuanti nell'aria ma per la velocità della sua
corsa. Un'acqua macchiata di rosso cominciò ad invadere il
corridoio sotto i loro piedi, ma Violet aprì una piccola scatola di
controllo e la spaccò col palmo. Con un sibilo, dietro di loro una
pesante parete d'acciaio sigillò il condotto, rallentando la foga
del mare.
"Speriamo di uscirne vivi," commentò Daisy pettinandosi
preoccupata i capelli biondi.
A ovest della Foresta di Viridian era tutto muto, a parte il suono degli
stivali che pestavano il sottobosco secco, e il tamburellare della
pioggia. Le ombre danzavano sugli spessi tronchi degli alberi, annunciando
una fila di sette persone e un grosso persina, con un pikachu scuro sulle
spalle del primo del gruppo che emetteva un debole bagliore; abbastanza da
dare un minimo di visione nei dintorni, ma oltre c'era solo l'oscurità
della notte artificiale. Sopra, nubi scure dominavano il cielo, turbinando
rapide, anche se la violenza della tempesta era ormai passata, e il tempo
stava ritornando a quella che ormai era la norma, in quei giorni.
Dietro Ash e Misty, Duplica si copriva il capo col cappuccio viola del
mantello, abbassato al punto che l'orlo era all'altezza degli occhi. Una
goccia molestò la sua calma, scorrendo lungo il suo viso e
annebbiandole la vista.
"Ash, quanto pensi che manchi all'Indigo Plateau?" Era stanca,
bagnata, fredda e affamato. E quella foresta le dava ricordi sgradevoli.
Irriconoscibile fra le ombre del suo mantello, Ash le diede una veolce
occhiata, ma continuò alla stessa velocità. Fece strada
attraverso qualche cespuglio basso, tagliandolo con rapidi fendenti delle
sue mani guantate di nero.
"Direi che ci troviamo sulle veccia Strada 22. Dovremmo raggiungere
le rovine esterne dell'ingesso al Quartier Generale della Lega entro
un'ora al massimo, se continuiamo di questo passo."
Misty era direttamente davanti a Duplica, e camminava con aria
stranamente stanca, ma anche avvolgendosi nel mantello con forza, per
sfuggire alla pioggierellina.
"Almeno non ci siamo persi," disse asciutta.
"Rovine?" chiese Duplica, confusa. "Vuoi dire che il
Quartier Generale della Lega Pokemon è stato distrutto?" Ash
la guardò con la coda dell'occhio.
"Duplica, dove sei stata in questi anni? Sì, la vecchia sede
centrale venne distrutta, ma la ricostruimmo nell'interno, al centro di
Indigo City."
"In effetti è molto che non vengo da queste parti," si
difese Duplica. Nella mente, aggiunse anche che non ci sarebbe mai voluta
tornare. A sapere che avrebbero fatto proprio quella strada...
"Che hai che non va, Duplica? Non sei allegra e vivace, di solito?"
chiese Erika dalle sue spalle. C'era un tocco di perfidia che la confuse.
"Erika, per favore," commentò Misty stancamente. Dietro
ad Erika, ma davanti a Jessie, James e Persian, Bruno - che era stato
zitto fino ad allora - grugnì.
"Smettetela. Tutti voi. Sono stanco di queste idiozie. Dobbiamo
distruggere la Lega, una volta per tutte." C'era ancora del dolore
profondo nella sua voce, qualcosa che non lo aveva lasciato dopo Cinnabar
Island. Duplica guardò il terreno, perdendosi nelle pozze fangose
che doveva superare. Perdere la persona più amata... era una delle
cose più dolorose che potesse capirare nella vita. A chiunque.
"Mi fanno male i piedi," si lamentò James, in coda al
gruppo.
"Ssh!" Bisbigliò Jessie senza successo. "Non farci
notare, mentre litigano."
"Sì, ssh!" ribadì Persian, un po' spaventato.
Dopo quello, caddero di nuovo in silenzio per un attimo, ascoltando i
loro stivali che pestavano il sottobosco e i rami secchi, e il sibilo
irregolare di Ash che tagliava le frasche lungo il cammino.
Poi il silenzio venne improvvisamente rotto da Misty, che inciampò
su qualcosa e cadde, sbattendo sulla schiena di Ash. Che si fermò,
arrestando la marcia.
"Misty, tutto a posto?" chiese lui, voltandosi per aiutarla a
rialzarsi.
"Io-Io... tutto bene," sospirò Misty. "Andiamo.
Sono solo un po' stanca, tutto qui." Malgrado il viso di Ash fosse
nascosto dalle ombre del cappuccio, Duplica potè percepire il suo
cipiglio. Le tolse il cappuccio, osservando il viso.
"Sembri un po' pallida." E aveva ragione, pensò Duplica,
avanzando per studiare l'espressione stremate di Misty. I capelli rossi
pendevano smorti sulle spalle, e sembrava sudare, nonostante il freddo
della notte artificiale. La sua pelle, invece del normale colorito
cremoso, era bianca come la neve, e gli occhi blu non ardevano più,
opachi e ottusi.
"N-no, sto bene," insistette Misty, anche se lei stessa sembrò
la meno convinta. "Dobbiamo sbrigarci... o arriveremo troppo tardi
per fermarli." Ash si tolse il cappuccio e scosse il capo.
"No, guardati. Ti reggi a malapena in piedi. C'è qualcosa di
sbagliato." Erika superò Duplica rudemente e pose il palmo
della sua mano sulla fronte di Misty.
"Scotti di febbre. È quasi come se..." I suoi occhi
arsero di verde. "Come un veleno!"
"Cosa?" chiese Ash infuriato.
"Sembra essere -" Poi Misty gemette e crollò fra le
braccia di Ash. Il viso di lui, adirato, si trasformò in una
maschera di preoccupazione.
"Che genere di veleno? E' grave?" Erika chiuse gli occhi, si
concentrò e li riaprì.
"Non posso dirlo. In parte sembra basato sull'Erba, ma ci sono altri
elementali..."
"Pikapi!" pigolò irritato Pikachu, emettendo scintille
dalla spalla di Ash. Tutti si voltarono per vedere ciò che aveva
attratto la sua attenzione. Una piccola figura, gialla e squamosa, li
fissava con due occhiolini tondi e ardenti, aggrappata ad un ramo basso,
una dozzina di passi davanti a loro. Teneva qualcosa fra i suoi aguzzi
artigli anteriori.
"Shreww..." ringhiò ostile.
"Un sandshrew?" esclamò James. Ash divenne
improvvisamente guardingo, e i suoi occhi iniziarono a brillare dorati.
"Non uno qualsiasi. E' quello di AJ."
"E come ha fatto a sopravvivere, dopo quello che è successo
sulla nave?" Si chiese Erika, cominciando ad insospettirsi a sua
volta. Il sandshrew restrinse i suoi occhi e rivolse una zampa verso di
loro. Con una sottile brezza, uno dei suoi artigli partì verso il
gruppo. Ash spostò il suo stivale sinistro, per evitare l'aculeo
che si piantò nel fango. C'era un piccolo pezzo di carta, avvolto
ad esso, che Ash raccolse, cercando di non lasciar cadere Misty. Rimase un
attimo immobile, leggendolo. Un secondo dopo, la sua mano guantata arse e
stritolò il foglio in una piccola pallina. La gettò a terra,
e fissò furioso il sandshrew.
"Quel bastardo." Il sandshrew si girò e corse via, verso
ponente, nel folto della foresta. Ash lasciò Misty a Duplica ed
Erika, che la sostennero con le braccia.
"Ora devo andare. Ci vediamo alle rovine dell'entrata della vecchia
Lega. Non starò via a lungo - non seguitemi." Guardò
Misty con una breve, dolce occhiata. "Prendetevi cura di lei."
Quello sguardo fece venire un groppo in gola a Duplica. Con quello, si
rimise il cappuccio e si gettò all'inseguimento del Sandshrew, con
Pikachu aggrappato alla sua spalla che agitava la coda inumidita
nell'aria. Come Ash scomparve nella foresta e li lasciava circondati solo
dagli alberi, Bruno avanzò, afferrò la palla di carta, la
svolse e la lesse. Scosse la testa.
"Quell'AJ è uno sciocco."
"Cosa dice?" chiese Erika. Bruno lesse ad alta voce.
"Incontriamoci alla spianata di Viridian, se vuoi che la tua puttana
viva. Non fare tardi."
Duplica guardò il viso di Misty, ormai svenuta, resa pallida dal
veleno, ma ancora dotata di una bellezza eterea. Si tolse il cappuccio
viola con la sua mano libera, e si soffiò via una ciocca umida che
era caduta su una guancia.
"Riposa in pace, AJ."
Il ponte della nave era allagato fino alle caviglie, e Giselle si stava
lamentando per le sue scarpe e per gli orli del suo camice che rischiavano
di bagnarsi. Era roba firmata, commentò. E probabilmente era
l'ultimo paio di scarpe rimasto, dopo che la compagnia era stata
cancellata dalla guerra. Brock avrebbe dovuto pagare anche per quello.
"Allora, ascoltatemi tutti!" Vociò Daisy, seduta nella
sedia del capitano che aveva girato per poterli fissare tutti. I
sopravvissuti si erano riuniti sul ponte. "Penso che siamo riusciti a
stabilizzare la nave. Al momento, le sezioni dalla cinque alla otto sono
completamente allagate, ma siamo sopravvissuti. Se la tempesta non si
fosse placata quando siamo emersi, probabilmente ora saremmo tutti col
culo sul fondale." Giselle guardò l'esterno dalla vetrata. La
superficie dell'oceano era ancora un po' agitata, ma, come aveva detto la
bionda, era relativamente calmo, intonato allo stato del mondo morente.
Stava ancora cadendo una leggera pioggia, ma niente di serio.
"Probabilmente, l'energia liberata dalla distruzione di Cinnabar è
finalmente finita," disse ad alta voce.
"E dovremmo ringraziare il cielo per questo," commentò
Lily, dondolandosi sulla sedia e schizzando coi piedi. "Al momento
però, siamo fermi qui in mezzo al mare, finchè non potremo
riavviare le turbine..."
"Ma-ma noi dobbiamo avvertirli di Brock!" esclamò
Laselle smettendo di accarezzare il suo butterfree. Balzò in piedi,
liberando alcuni spruzzi. Violet smise di armeggiare con la tastiera e la
guardò.
"Impossibile," disse malinconicamente, scuotendo la chioma blu.
"Visti i danni, quando arriveremo sarà già troppo
tardi per farlo. Non credo nemmeno che riusciremo a completare le
riparazione per reincontrarli sull'Indigo Plateau occidentale, come
avevamo progettato."
"Dove siamo ora?" chiese il Capitano Jenny appoggiandosi alla
parete.
"Da qualche parte a sud-ovest della baia della vecchia PalletI,"
rispose Daisy. "Siamo stati spinti via dalla tempesta." Giselle
sospirò.
"Ash è stato sciocco. Si sarebbe dovuto portare dietro quella
dannata Sfera Ombra, invece di lasciarla qui. Dopo tutto, avrebbe dovuto
uccidere Brock comunque."
"Ma è quello che stava tentando di evitare fare,"
rispose con vigore Laselle. "Come ti sentiresti a uccidere quello che
una volta è stato il tuo migliore amico? Ah, è vero, non hai
mai avuto amici. A meno di non contare i tuoi ragazzi." Giselle si
strinse nella spalle eloquentemente.
"Toccato, sorellina."
"Inoltre, Joe era un tuo ammiratore, ed è stato lui a
liberarlo!"
"Ehi, mica gliel'ho chiesto di amarmi, non è colpa mia."
"Per favore," li interruppe l'Infermiera Joy. "Lottare non
cambierà quello che è successo. Dobbiamo trovare una
soluzione, non un capro espiatorio."
"Maestro..." una voce quieta parlò improvvisamente.
Giselle si voltò e vide che era quella strana ragazza dall'aria
gotica, nell'accappatoio nero, quella che avevano recuperato a Cinnabar.
Ricordò il nome, Chanelle. "Io-io penso di sapere come
avvertirli..." disse la ragazza. Laselle la guardò sospettosa.
La sua avversione per quella ragazza spaurita e pallida era chiaramente
strana.
"Davvero?"
"Sì," bisbigliò in risposta, con un'occhiata
spaventata nei suoi occhi argentei.
"Laselle, non angosciarla," disse Giselle fermamente. "Se
sa come comunicare con Ash e gli altri, lasciala parlare." Laselle le
fece una pernacchia e si sedette su una scatola, accanto a Junior, che
pochi avevano notato a causa del suo silenzio. Sentì un fiotto di
pietà per lui, nel guardarlo, ma poi tornò a concentrarsi su
Chanelle.
"V-Vedete," cominciò Chanelle, interrotta dal tintinnio
dei suoi gioielli appessi all'accapatoio, che galleggiava inzuppato
nell'acqua, "a Cinnabar, mi stavo allenando per diventare una
Psichica della Lega-" Hikaru, uno degli uomini di Bruno, la guardò
con occhi truci.
"Una Psichica della Lega!" Disse come se fosse stata una
bestemmia. Indietreggiò, fissando la ragazza come se fosse stata
una specie di demonio. Laselle aveva perfino preparato Butterfree per
attaccare.
"Ma ora è finito tutto," concluse Chanelle, guardando i
suoi piedi. "D-dopo che il Maestro Lorelei ha ucciso tutti, non so più
cosa pensare." I suoi occhi pallidi si inumidirono. "I miei
amici... la mia famiglia. Tutti..." L'Infermiera Joy avanzò e
la abbracciò.
"Va tutto bene, piccola. Non pensarci. Sei con noi, adesso."
Giselle stava giocherellando con lo stetoscopio attorno al collo.
Finalmente parlò.
"Così, sei una Psichica... quindi sai teletrasportarti?"
Chanelle annuì incerta.
"M-ma non sono molto brava. Sono ancora una principiante. Mi stanco
facilmente e posso farlo solo di rado... magari solo con altre tre
persone, oltre a me. E non oltre le Rovine di Viridian City." Laselle
aggrottò le ciglia.
"Ma se sapevi teletrasportarti, perchè non ce lo hai detto
prima?"
"Non lo so. Forse non ci ho pensato fino ad ora."
"Meglio tardi che mai, ora possiamo farcela," disse Daisy,
prima che la cosa potesse degenerare. "Possiamo avvertirli di Brock e
del nostro ritardo." Li guardò con attenzione. "Chi va?"
Laselle alzò immediatamente il braccio di Giselle.
"Andiamo, sorellona," disse in tono gradevole. "Sai che
vuoi andare." Giselle la maledì con un bisbiglio.
"Piccola puttanella tronfia," commentò con un sibilo. "Lo
dici solo perchè conosci il mio segreto."
"Naturalmente," rispose Laselle svergognata. Sorprendentemente,
anche Junior parlò.
"Andrò io. Ho bisogno... Ho bisogno di parlare con mio padre,
tra l'altro."
"Bene, e tre-" contò Daisy.
"Vengo anch'io," la interruppe Hikaru.
"Ma lei disse ha detto solo tre -"
"No, no, penso che di potercela fare," disse Chanelle. "Va
bene."
"Ne sei davvero sicura, piccola?" chiese Lily con un sorriso.
"Più che sicura," disse orgogliosa Chanelle.
Si erano riuniti tutti quanti nella stanza più asciutta della
nave - strano a dirsi, era proprio un bagno. Probabilmente era a prova
d'acqua, pensò Giselle con un pizzico d'ironia. Sul terreno intorno
a loro, sei grosse candele bianche, accese, quelle che Chanelle aveva
preteso per la cerimonia. Erano anche l'unica fonte di luce, visto che
l'elettricità era scomparsa dalla sezione, risparmiata per quando i
motori sarebbero stati riattivati.
"Ora prendetevi per mano," disse Chanelle. Nella luce delle
candele, gli occhi argentei riflettevano una fiammella che pareva quasi
ardere dentro di essi. Era quasi minacciosa, tanto diversa dalla ragazzina
timida di poco prima. Tutti eseguirono l'ordine, e composero un circolo
chiuso - Chanelle, Junior, Giselle Hiraku e Laselle.
"Ow, devi per forza stringere così forte?" si lamentò
Laselle.
"Scusa," disse la giovane sensitiva. "Per favore, fate
silenzio mentre dico la formula."
Il gruppo annuì, e la stanza venne invasa dal suono cullante delle
onde che rimbalzavano sulla paratia della nave. Infine, Chanelle cominciò
a salmodiare un cantico misterioso, che seguiva il leggero ondeggiare del
pavimento.
"Notte oltre la Luce, Oscurità oltre il Crepuscolo."
Una brezza sinistra cominciò ad attorniarli, nonostante la stanza
fosse completamente chiusa. Giselle rabbrividì.
"Offro la mia anima al morto."
Le fiamme delle candele esplosero verso l'alto.
"Col sangue di questa vergine indegna, io ti invoco."
Chanelle estrasse dalla tasca del suo accappatoio un coltello, e si tagliò
sul palmo. Qualche goccia purpurea cadde sulle lamiere del pavimento, ma
sembrò quasi ribollire, toccandole.
"Mandaci dove chiediamo, mandaci in quel posto!"
La sua voce divenne un grido isterico.
"Teletrasporto!"
Gli occhi ardenti di Chanelle sembrarono illuminare tutta la stanza,
ingoiandoli in un mondo di rigido pallore. E con esso arrivò una
strana luce bianca ma calda allo stesso tempo. Avrebbe fatto male? Giselle
ci pensò per un istante, prima di svenire.
Una debole pioggerellina continuava a cadere dal cielo nero sopra di
lui. La tempesta era passata, ma la pioggia no. Si abbatteva sulle cime
degli alberi e sulle foglie, ed era l'unico suono che riempiva l'aria. Un
altro uragano lo avrebbe sostituito presto, ma senza tuoni nè
fulmini.
Sul margine di una radura circolare, nella parte occidentale della
Foresta di Viridian, una sagoma alta, dall'aspetto atletico, aspettava
appoggiata al tronco di un albero, riparandosi con un mantello marrone. Un
singolo occhio, dello stesso colore del vestito, brillò incolore al
pensiero di ciò che stava per accadere, ardendo fra le ombre che
nascondevano il volto.
Un margine della bocca di AJ si alzò. Ash avrebbe pagato. Non
avrebbe ignorato quella sfida. Ricordava quella ragazza dai capelli rossi,
e il modo in cui Ash era così insanamente legato a lei. Quel
pensiero lo irritò. Era la stessa persona che lo aveva sfottuto,
nelle semifinali. Quando, incredibilmente, aveva perso. Il suo palmo gridò
di dolore, e AJ osservò gocce di sangue che colavano dal pugno
chiuso. Aveva stretto a tal punto da ferirsi.
"Shrew!"
AJ vide, dall'altro lato della radura, un piccolo corpo giallo e
corazzato, il suo pokemon che usciva dalle ombre degli alberi e correva
verso di lui sull'erba bagnata. ggrottò le sopracciglia. Dov'era
Ash? Avrebbe dovuto seguirlo.
"Dov'è lui?" chiese irritato al suo pokemon, che lo
aveva raggiunto e sedeva ai suoi piedi. Sandshrew si guardò
indietro, confuso.
"Shrew?"
"Gli hai dato la lettera?" gridò, generando una frusta
di energia bruna nella mano destra. L'arma crepitò sulla testa del
pokemon. "Ti avevo detto -"
"Dammi l'antidoto," disse un sibilo da sopra di lui. AJ cercò
fra i rami dell'albero, lasciando svanire la frusta. Una forma magra,
avvolta da ombre scure, era in perfetto equilibrio sopra uno dei rami più
esili. Due punti dorati lo fissavano dal buio del cappuccio.
"Huh?" Balzò indietro, spaventato. Era lui! Come aveva
fatto ad avvicinarsi senza che lui potesse sentirlo? Ash balzò giù
dall'albero, e il vento gonfiò il suo mantello come le ali di un
demone. Atterrò dolcemente sul terreno umido. Non ci fu nessun
suono, ma i suoi piedi stavano fumando, bollenti. Quindi si rialzò,
tenendo le mani dietro la schiena, fissandolo con quegli spaventosi occhi
dorati. Sulla spalla sinistra c'era un pikachu nero, con malevoli occhi
color cobalto. AJ si mise a posto e incrociò le braccia. Sandshrew
balzò sulla sua spalla sinistra.
"Sapevo che saresti venuto," disse con un sorriso privo di
piacere. "Sei sempre strato troppo appiccicato a quella bellezza."
"Dammi l'antidoto, AJ" disse lui piattamente. AJ socchiuse il
suo occhio buono. Nella sua mano comparve una piccola fiala piena di
liquido rosso.
"Se lo vuoi, dovrai venire a prendertelo." Lanciò la
fiala in aria, e la afferrò con la bocca. Quindi la ingoiò. "Nel
caso avessi pensato di prenderla e scappare. Ora vedremo una volta per
tutte, se sono il più grande Maestro di Pokemon di tutti i tempi."
Due fessure d'oro brillarono sotto le ombre del cappuccio.
"Vuoi davvero rischiare di attirare i Pokemon Proibiti?" AJ
estese il suo braccio destro, e Sandshrew corse su di esso. L'aria
fremette, come se un terremoto l'avesse scossa, e uno spadone di spesso
acciaio si formò fra le mani del Maestro. Si tolse il cappuccio,
lasciando che la pioggia tamburellasse sulla sua testa, e allargò
le braccia. Ondeggiò l'arma, tracciando ampi cerchi nell'aria.
"Credi che mi freghi qualcosa di quelle merde di Pokemon Proibiti?"
ruggì. "Dobbiamo finirla! Non posso vivere, se non sono il
migliore!" Ash rimase impassibile, sistemandosi i guanti neri.
"Molto bene," bisbigliò. Allungò il suo braccio
destro, e il suo pikachu lo percorse. Un tuono trafisse le orecchie di AJ,
mentre un lampo abbagliante lo forzava a distogliere lo sguardo. Quando
finalmente tutto passò, Ash aveva in mano la sua lunga katana,
tenuta in orrizontale lungo il fianco. Controllava la perfida forma
ricurva dell'arma, quanto fosse tagliente. Era in piedi, in posizione,
avvolto dalle falde sinuose del suo mantello che sembrava portato in vita
dal vento. "Ricordati però che sei stato tu a volerlo - e la
mia lama non si fermerà di nuovo," furono le sue parole,
mentre le sue mani raggiungevano il cappuccio, lo abbassavano e mostravano
un volto coperto, in parte, da una ciocca di capelli neri che coprivano un
occhio ardente. AJ afferrò la sua spada con entrambe le mani,
puntandogliela contro.
"Farò incidere queste parole sulla tua lapide," ringhiò
da sotto i capelli verdi, che la pioggia aveva reso umidi e che ora
aderivano senza vita alla fronte. "Muori!" gridò
piantando quella lama brillante di un marrone malsano nel suolo davanti a
sè. Il terreno erboso si squarciò, e dura pietra corse verso
il suo obiettivo. Piuttosto che saltare, sorprendentemente Ash corse verso
la furia, sostenendo la sua katana con una mano sola. Quindi, con un
tintinnio metallico, trapassò la montagna con un rapido colpo -
tanto rapido che AJ vide solo un baluginare diagonale, prima che la roccia
esplodesse in una doccia di ciottoli granitici. E poi notò che il
Maestro d'Ombra gli era addosso, e lo tempestava di colpi. Ogni volta che
le lame si incontravano, si generava un clangore metallico contornato da
scintille nere e marroni. AJ indietreggiava, in difficoltà ma
parando ogni colpo.
"Molto bravo," commentò. "Ma stai dimenticando una
cosa... Terra batte Tuono!" Sospinse altra energia elementale lungo
la sua spada, che si accese di colpo, e cominciò a contrattaccare
con violenza. Ash cercò di girare su sè stesso, trasformando
la parata in un attacco, ma invece venne nuovamente bloccato dall'intenso
potere dei colpi di AJ. Una folata di energia marrone lo lanciò in
aria, come un masso spinto da una catapulta.
AJ rise, ma poi vide Ash girare su sè stesso per appoggiarsi sul
tronco di un albero, spingersi e piombare verso di lui, con la sua Lama
d'Ombra dritta verso il suo ventre. AJ tentò di ripetere la tecnica
precedente, ma Ash era troppo veloce, e invece che parare schivò il
colpo, superando la sua difesa e trapassandolo. AJ sputò il suo
fiato, sentendo la lama che trapassava lo stomaco. Poi un calcio lo spinse
indietro. Ash completò l'attacco con un doppio calcio sul torace e
sul collo. il Maestro di Terra si ritrovò in aria. Un improvviso
conato gli fece sputare un po' di sangue, mentre cercava disperatamente di
voltarsi per fronteggiare Ash, che si era letteralmente librato in volo
con un agile balzo, puntandolo con la sua spada nera, pronto a concludere
il duello.
"Non finisce così!" gridò AJ. Aveva ancora la sua
arma, che non aveva perduto nonostante la serie di colpi. Si piegò
in avanti, spingendo un'ulteriore parte della sua aura nella lama. Di
nuovo, una saetta di energia marrone partì verso Ash come una
pallottola. Ma Ash rispose con una massiccia sfera di energia nera, che lo
spinse più in alto. Il colpo di AJ lo mancò di poco,
colpendo invece il tronco di un albero al limitare della radura,
trapassandolo come un pezzo di carta. Il rumore del crollo invase l'aria.
AJ afferrò il ramo di un altro albero, dietro di lui, e lo strinse
con la mano libera. La forza che lo aveva scagliato in aria gli tornava
ora utile, permettendogli di ondeggiare come un trapezista, atterrando in
equilibrio precario sull'albero. Si guardò intorno freneticamente,
cercando Ash e preparando un altro Attacco di Terra, ma l'avversario era
scomparso.
"Dove sei, codardo?" gridò.
"Misty non c'entrava, in tutto questo." AJ si voltò. Ash
era in piedi, alla base del ramo, nel punto esatto in cui esso si ancorava
al tronco. La sua katana era abbassata sul fianco, e l'elsa ondeggiava fra
le dita. "Questa è una faccenda fra me e te," continuò
Ash.
AJ si grattò la cicatrice che correva lungo il fianco sinistro del
volto, e si toccò la palpebra sigillata, dove mancava l'occhio.
"Pensi che mi preoccupi della tua puttana?" disse duramente. "Il
tuo dolore è la mia gioia. E spero che la tua baldracca sia già
morta. Quel veleno è dannatamente rapido."
Calò una calma terribile. AJ si preparò ad attaccare,
quando una crudele tinta rossa sostituì il colore dorato degli
occhi di Ash. Un'aura nera cominciò a circondare il suo corpo, e
l'aria venne scossa da un vento gelido, gonfiando il mantello di AJ e
agitando le foglie degli alberi.
"La cosa ti disturba, forse?" chiese AJ sarcastico, non capendo
cosa stava accadendo, ma conscio solo del dolore che la morte di lei
avrebbe dato al suo nemico. Alzò la spada davanti a sè. "Bene,
ora non si gioca più! Sandshrew, Inversione Elettrica!" La
spada cominciò a lampeggiare. Quella mossa lo lasciò un po'
insoddisfatto - era come barare - ma ovviamente Ash lo aveva un po'
indebolito, e doveva farla finita quanto prima. Gli occhi di Ash
brillarono ancora, rossi come il sangue.
"Patetico." La sua voce era diventata molto più
profonda, al punto che AJ potè sentire quella parola attraversargli
le ossa. Sbattè le palpebre.
"Cosa?" Ash si avvicinò, immune al luccichio dell'arma
di AJ.
"Semplicemente patetico."
"Cosa diavolo succede?" disse AJ, guardando la lama. "Sandshrew,
stai facendo come ti ho insegnato?" Ash afferrò saldamente la
lama con la mano libera.
"Sei debole." Poi il suo pugno si chiuse, e la lama si spezzò.
AJ sentì il grido morente del suo Sandshrew, nella mente.
"Noooooo!" gridò, fissando i resti della sua spada
crollargli davanti come vetro rotto.
"E' stato un grosso errore," disse Ash, fissandolo con occhi
purpurei. Alzò la katana, che con un mostruoso fragore si trasformò
nel pikachu nero. Anche gli occhi del pokemon era rossi e ardenti. AJ gridò,
fissando Pikachu mentre atterrava sul suo torace e cominciava ad emanare
elettricità scura. Era immune a quel tipo di attachi, ma allora
perchè sentiva la tensione che gli attraversava il corpo, lo vaceva
vibrare come un burattino rotto? Sentì che il suo sangue sembrava
ribollire - come ste stesse cuocendo dall'interno. Il suo singolo occhio
sembrava volersi liberare dall'orbita. Potè immaginarlo, mentre
esplodeva come un uovo cotto male. Disperato, cercò di pensare
velocemente.
"Se fai questo, distruggerai anche l'antidoto! Prima mentivo -
probabilmente lei è ancora viva!" Immediatamente, la scaricà
smise di attraversarlo, e AJ crollò sul ramo, ai piedi di Ash.
Improvvisamente, il Maestro d'Ombra si strinse le tempie, in preda al
dolore. I suoi occhi lampeggiavano, variando dal rosso all'oro, come se
non fossero in grado di decidersi. Con voce rotta, cercò di
parlare.
"Cosa mi succede?" Era impazzito? AJ cominciava a
convincersene. O ora o mai più!
"Muori!" gridò balzando in avanti, spingendo tutte le
sue energie nel pugno e mirando al cuore. Sfortunatamente, Ash notò
il movimento, ed ebbe tutto il tempo per afferrare Pikachu, che si
trasformò nuovamente in katana. Con essa, tagliò il ramo
sotto i loro piedi. Si ritrovarono in caduta libera, correndo verso il
terreno.
"Sciocco!" gridò AJ guardando il basso e concentrandosi
sul terreno. L'erba si lacerò, e una montagna di roccia cominciò
a sorgere con la forza di un vulcano in eruzione. AJ atterrò su di
essa e la usò per rallentare la caduta. Ash rimbalzò e
continuò a rotolare verso il basso. "Fissione!" urlò
AJ, ordinando che la terra sotto Ash si aprisse per inghiottirlo. Un
fiotto di vapore sibilò, mentre un pozzo di lava si apriva sotto il
corpo del Maestro d'Ombra.
"Levitazione d'Ombra!" urlò Ash fissando quella che
avrebbe potuto essere la sua morte. AJ imprecò, osservando
impotente il disco d'ombra con cui Ash bloccava la sua caduta e usciva
dalla voragine, illeso.
"Dannazione!" esclamò, fissando il rivale mentre
atterrava sull'ascensore improvvisato che si era costruito. "Questo è
per Sandshrew! Muori!" urlò ancora, avvolgendo i pugni con
elementale di terra. Doveva attaccare subito, prima che Ash si preparasse.
Il bastardo era ancora abbastanza confuso, dopo quello che era successo là
sotto.
Un crepaccio corse rapidamente verso il punto dove Ash stava atterrando.
Intuento l'attacco, balzò alto nel cielo. Poi si voltò e
cercò di colpire AJ, usando la sua katana come una lancia. Ma mancò
il bersaglio, e l'arma si piantò inutilmente contro un tronco. AJ
saltò agilmente in aria, sollevandosi con una colonna di roccia.
"Patetico!" lo canzonò. "Ora sei mio!"
"Avresti dovuto darmi subito l'antidoto," fu la risposta di
Ash, che lo fissava grettamente con gli occhi marroni. Nella sua mano
destra comparve una corda di elettricità, che volò oltre la
spalla di AJ, crepitando.
"Mancato di nuovo... ARGH!" Gorgogliò AJ, guardando la
lunga lama ricurva della katana nera di Ash che gli attraversava il
torace.
Come? Come? AJ cercò una risposta, perdendo il controllo della
colonna di roccia e precipitando. Guardò dietro di sè,
trovando l'elsa dell'arma che lo aveva trafitto, legata da quella sottile
corda nera. Ecco come aveva fatto per colpirlo! Indovinò mentre
incontrava il terreno, facendo sì che la katana penetrasse
ulteriormente e lo uccidesse.
Ash atterrò sull'umido suolo erboso, avvolto nel suo mantello.
Era finita. Strappò la sua katana dal cadavere di AJ con uno
strattone alla corda. La prese in mano e si avvicinò al corpo. Ora
doveva trovare l'antidoto...
Aggrottò le sopracciglia, spingendo i capelli zuppi di pioggia via
dagli occhi. Per un attimo, durante la battaglia, qualcosa lo aveva fatto
svenire. Quando si era svegliato, aveva sentito i rimasugli di una
furia... e anche dolore, quanto mai ne aveva provato prima... era
terrorizzato dall'idea di essere capace di tanto odio. Doveva capire cosa
stava succedendo. Quello che avrebbe potuto fare, se mai fosse successo di
nuovo, lo lasciava terrorizzato e sospettoso.
Ululando come uno spettro, il vento aveva iniziato ad animare il cielo
smorto - malgrado non ci fosse vegetazione da scuotere, nei dintorni. Come
per una bomba sganciata dall'alto, il villaggio al centro della foresta
era stato trasformato in un tetro spettacolo di macerie e tizzoni
abbrustoliti. Le stradine che si erano scavate la via fino alla cittadina
erano ora coperte di nero - difficile capire se si trattasse di ceneri o
del sangue dei morti.
Nell'oscurità, con solo una lanterna a far luce oltre alle
criniere di fuoco dei loro candidi destrieri, quattro figure a cavallo
attraversavano quelle rovine. In testa a tutti, e con la lanterna in mano,
c'era una donna in soprabito nero, tagliato sulla schiena per poter
cavalcare. Una complicata treccia di capelli blu cadeva immobile dietro il
collo, e la metà del volto non coperta dalle ciocche rimaste libere
contemplava quella scena con serietà. Un tempo quello era stato
l'insediamento di Pallet.
Dietro di lei, in fila indiana, c'era un Maestro di Pokemon, avvolto ed
incappucciato nel suo mantello blu, seguito da un uomo con capelli color
acqua e da una donna bionda, entrambi con una cotta di maglia e matelli
grigi.
"I Pokemon Proibiti sono stati occupati," disse Suzie
quietamente, illuminando i percorsi di innumerevoli impronte artigliate
davanti a loro. Tutt'intorno, mucchi di ossa coi segni di zanne giacevano
in ordine sparso.
"Affari sporchi," commentò Butch con la sua voce
irritante. "E' strano. Noi della Lega siamo davvero al sicuro?
Distinguono davvero fra noi e i loro obiettivi?" Il silenzio regnò
per un momento. Poi Suzie rispose tranquilla.
"A dire il vero, non credo. Ci sono stati rapporti..." Suppose
che avrebbe dovuto preoccuparsi della nave che aveva lasciato ancorata al
vecchio ponte ciclabile con un equipaggio di soli scheletri... ma quello
che contava era il suo scopo... quello e nient'altro.
"Allora avevamo ragione," disse Cassidy adirata, sistemando le
sue code di cavallo dietro le spalle, lungo il mantello. "Il nostro
esercito è stato attaccato con ferocia. Se tu e i tuoi uomini non
foste arrivati in tempo, saremmo stati divorati - anche se quegli idioti
di Jessi e James non ci avessero rallentato. Questa farsa del Signore
della Lega è un suicidio. Faremmo meglio a trovare il moccioso e la
sua banda, per essere più potenti." Il Maestro d'Acqua nel
mantello blu ruppe improvvisamente il suo silenzio.
"E dopo potremo ucciderlo. E voglio anche... le puttane che mi hanno
fatto questo." Rainer si scoprì il viso, mostrando il suo
volto gonfio e deturpato, come se fosse sopravvisuto a malapena da un
pestaggio brutale.
"Silenzio," lo interruppe Suzie con una voce calma ma volitiva.
"Siamo qui per trovare Brock, per prima cosa, perchè avete
fallito più volte in precedenza. Non tollererò dei falliti
nel mio gruppo." Rainer fissò furiosamente le sue mani,
ignorando le ciocche blu che gli coprivano gli occhi.
"Oh, lo avrai, ma anch'io avrò quello che voglio." C'era
anche una punta di profondo dolore, impossibile da celare. I fratelli Eeve
erano stati una famiglia sempre unita. E ora la famiglia non c'era più
- c'era solo un povero paria, in cerca di vendetta per la sua perdita.
Butch ritornò ai suoi pensieri precedenti.
"Quanto a Jessie e James, dobbiamo trovarli prima che loro trovino
noi. Non voglio avere un'altra sorpresa strana." Scotendo la testa,
Cassidy rispose.
"Allora quella ragazza non è poi così forte, visto che
li ha lasciati scappare."
"Basta parlare," li interruppe Suzie agganciando la lanterna
alla sella e spronando il suo Rapidash al galoppo verso nord-ovest. "Stiamo
perdendo tempo. Ora che la pioggia è finita, dobbiamo accelerare."
I due soldati e il Maestro d'Acqua si lanciarono dietro di lei.
Ossessionanti, pensanti onde nere si infrangevano sulle rocce del Golfo
di Viridian, generando un rombo cupo. La tempesta era passata, ma
l'oceano, sotto la scogliera, era ancora agitato e sconvolto. A metà
altezza, sulla rupe, una macchia marrone si stava arrampicando.
Sollevandosi con mani rocciose, i due metri quasi di altezza e gli almeno
duecento chili di muscoli - anche di più, perchè il corpo
era diventato di roccia - del Maestro di Roccia superavano le forze della
natura, avanzando verso la cima. Per tirarsi su, si limitava a piantare i
suoi pugni, solidi come diamanti, nella viva roccia, ferendo rumorosamente
la scogliera. Il vento urlava, ma era impotente, e non riusciva a
distrarlo, nè a infastidire la massa granitica del suo corpo.
Dopo meno di mezz'ora, afferrò il bordo della rupe e concluse la
scalata, superando anche l'ultimo tratto, pochi metri in cui la scogliera
si incurvava verso l'esterno e lo costringeva ad una camminata a testa in
giù. Si fermò, cadendo in ginocchio e respirando a fatica,
poi si rialzò. La parte rocciosa continuava per un'altra dozzina di
iarde, poi si arrendeva alla foresta. Esaminò il terreno, in cerca
di tracce, e quasi istintivamente diede una scarica al suo mantello, che
brillò per un attimo e si liberò dell'umidità
assorbita dal mare. Trovato. I suoi occhi sottili luccicarono marroni.
Impronte di stivali, un gruppo che procedeva in fila indiana verso gli
alberi. Si incappucciò il volto e si incamminò, ma sentì
subito una presenza dietro di lui. Si voltò.
"Sabrina." Come sempre, non aveva potuto percepirla finchè
lei stessa non aveva deciso di farsi trovare. Segnalando di volere
attenzione. Il Maestro Psichico rimase con le mani dietro la schiena,
fissandolo da dietro le ombre del cappuccio coi suoi occhi color tramonto,
in tono col mantello.
"Ancora dietro a Mistaria, immagino," affermò. Brock
rispose con un ruggito.
"Apprezzo il tuo aiuto nel farmi liberare, ma stai zitta, e non
impicciarti in faccende che non ti riguardano." I suoi occhi arsero
gialli.
"Non mi riguardano? Davvero?" Anche gli occhi sottili di Brock
si accesero, sfidandola.
"Non più. Ora lasciami in pace, strega." Si voltò,
si avvolse nel mantello e riprese a camminare.
Sabrina scosse la testa e si teletrasportò lontana, avvolta da una
luce bianca.
"Uhhhh," gemette Laselle mentre apriva gli occhi. Lentamente,
si mise a sedere. Era tutto nero, avvolto dal sudario di un cadavere. Non
poteva vedere, e la cosa iniziava a spaventarla. "C-ciao?" gridò.
"Ciao?" La sua voce sembrò risuonare, schernendola. Dov
'era? L'ultima cosa che ricordava l'urlo di quella litania di Chanelle,
qualunque fosse quella parola, che li stava teletrasportando verso le
rovine di Viridian City. C'era stato un sbaglio? Ricordò una fitta
di dolore, nel momento in cui l'incantesimo faceva effetto, ma nulla più.
Poi una luce bianca arse al suo fianco, spaventandola. Sbattè le
palpebre, individuando delle chiazze nere davanti a sè.
"Free?" Il pokemon farfalla era seduto al suo fianco su un
pavimento roccioso, emanando luce bianca dalle sue ali scure.
"Butterfree!" disse felicemente mentre abbracciava il suo
pokemon. "Lieta di vederti! Sai dove sono gli altri?"
"Free..." disse il pokemon con aria malinconica.
"E dove siamo?" chiese Laselle, guardandosi in torno. Sembrava
un tunnel sotterraneo, come quello sotto il Monte Luna... a quel pensiero,
il suo cuore cominciò a palpitare, terrorizzato. "Questo non è
il Monte Luna, vero?" chiese in tono disperato. Butterfree scosse la
testa. "Allora dove siamo?" si chiese confusa e ancora
spaventata. Un tunnel era un tunnel. E lei odiava i tunnel. Cercò
verso nord, dove sembrava proseguire fin dove la luce di Butterfree si
spingeva, per poi lasciare il posto alle tenebre. Dall'altro lato,
sembrava esserci un'intersezione con un altro condotto.
"Free, free, free," tentò di spiegarsi Butterfree.
"Cosa?" chiese Laselle. Sentì il desiderio di capirlo,
di instaurare un rapporto come quello fra Ash e Pikachu, ma sapeva che era
troppo presto per una cosa simile.
Butterfree sembrò deluso. Poi allungò le sue zampe e sembrò
afferrare le mani di lei con le antenne. Giocherellò con le dita,
formando una V, e poi spinse il braccio verso l'alto.
"Stai tentando di dirmi qualcosa," commentò Laselle,
capendo. Fissò il gesto della mano. Lo faceva ogni volta che
vinceva una battaglia di Pokemon. "V..." cominciò lei. "V
come vittoria?"
"Free!" il Butterfree annuì felice. Poi guardò il
pavimento sporco, Si appoggiò e tracciò due linde ondulate
nel sudiciume.
"Um..." Laselle cercò di pensare. "Si contorce?"
Butterfree sospirò. Poi i suoi occhi rossi brillarono. Disegnò
una figura umana con un bastone, e quella che sembrava una di quelle
macchine usate prima della guerra. "Una strada?" chiese lei
esitando.
"Free!" rispose Butterfree, annuendo.
"Vittoria... Strada?" La sua gola si seccò
improvvisamente, e sentì un groppo in gola che le rese difficile
respirare. "Strada della vittoria??? Oh, merda... Oh, merda, merda,
merda..." Guardò il suo pokemon con espressione piena di
terrore. "Butterfree! Avresti fatto meglio a non dirmelo!"
Butterfree sospirò di nuovo.
Sul muro di pietra sgretolato, le ombre di un fuoco da campo
ondeggiavano in ogni direzione. Quasi in sincronia con quei movimenti, un
vento gelido attraversava i buchi del soffitto, da dove era possibile
ammirare il cielo pallido. Non era un gram che, come riparo, quel
brandello mezzo distrutto - uno dei tanti resti del vecchio Cancello della
Lega, al margine occidentale della Foresta di Viridian - ma era meglio che
restare nel tetro, gelido mondo esterno. Soprattutto considerando le
condizioni di Misty, pensò Erika con un nodo alla gola, mentre
osservava la sua migliore amica degli ultimi anni mentre respirava
faticosamente, col volto circondato dai rossi capelli madidi di sudore. Le
aveva tolro il mantello blu, e aveva trovato un sottile artiglio
conficcato nell'avambraccio. Era stato facile trovarlo, perchè la
puntura era circondata da un terribile livido color porpora; una macchia
in contrasto con il naturale pallore della pelle di Misty. Era un veleno
terribile, con cui AJ l'aveva attaccata. Erika si ritrovò
improvvisamente a sperare che Ash gliela facesse pagare, a quel dannato.
Misty borbottò qualche cosa nel sonno. Erika pensò di aver
intuito il nome di Ash. Scosse il capo. Anche se biasimava così
tanto Ash e sè stessa per quello che era successo, Misty non poteva
scappare. Forse era per quello che Misty lo aveva follemente obbligato e
finire in mezzo a tutta quella storia, anche pirma che l'Armageddon fosse
inziato. Una scusa per reincontrarlo e per farlo definitivamente uscire
dalla sua vita. In qeul caso, aveva mancato clamorosamente l'obiettivo.
Erika non sapeva più come prendere la faccenda. Aveva sempre
pensato ad Ash come ad un tipo incapace di capire gli altri, ma non
sarebbe stata la prima volta che sbagliava. Nonostante le apparenze, era
molto legato a Misty, il che era in contraddizione con quello che, a
quanto pare, aveva fatto.
Si tolse il suo nastro per capelli rosso, e lo avvolse intorno alle dita
sopra le gambe incrociate. Si sentiva ancora in colpa per la morte dei
suoi ultimi tre Istruttori d'Erba. In quel momento era dispersa con Ash,
ma avrebbe comunque dovuto essere là con loro. Era stupido, ma
nessuno le aveva imposto di restare entro i confini della ragione.
E ora, Misty. La povera ragazza che aveva vissuto col cure spezzato per
oltre un quarto della su vita - e che ora che aveva la possibilità
di ritrovare ciò che aveva perduto, stava venendo portata via dal
veleno. Ash doveva sbrigarsi, pensò disperata. Sbrigarsi! Se Misty
fosse morta... e con lei lì accanto, impotente. Impotente. No. Non
sarebbe stato giusto.
Improvvisamente, dalla stanza accanto, in cui Bruno e il vecchio Team
Rocket stavano riposando, arrivarono grida commosse. Poi la porta di legno
marcio si spalancò, rivelando un Ash stremato, col mantello
strappato e con Pikachu sulla spalla.
"Pikachu, dai la fiala ad Erika," disse Ash chiudendo la porta
con un calcio. Si pettinò i capelli, liberando gli occhi, mentre
Pikachu correva verso Erika e le porgeva una piccola ampolla di forma
sferica.
"Pika," commentò Pikachu malinconico, osservando con le
orecchie abbassate Misty, poi si sedette sulle zampe posteriori accanto al
fuoco, al centro della stanza.
"Grazie a Dio!" esclamò Erika, osservando il liquido
alla luce del fuoco, con aria ansiosa. "Però... e se AJ avesse
bluffato? Magari non è l'antidoto, e voleva uccidere Misty fin
dall'inzio."
"Fai solo quello che devi fare," disse Ash con voce rapita.
Scivolò a sedere contro il muro di pietra, e si accovacciò,
fissando intensamente le sue ginocchia. Erika tirò su il capo di
Misty e aprì la fiala del liquido.
"Mentre eri via, sono riuscita ad identificare il veleno. Sei
arrivato appena in tempo: e un'estratto mortale del sangue di una certa
specie di Kakuna. L'unico modo per fermarlo è col sangue del
beedrill che esce fuori da quel bozzolo..." Aprì la bocca di
Misty con un dito, e cominciò a versare gentilmente il fluido
rosso. "Causa una paralisi che inizia con una grande stanchezza, poi
colpisce i nervi, causando il coma e quindi la morte. Mi chiedo come uno
come AJ abbia fatto a procurarsi non solo il veleno, ma anche l'antidoto."
Ash si voltò e guardò Misty con un occhio semichiuso.
"Starà bene?"
"Penso di sì. Lo sapremo fra poche ore." Chiuse di nuovo
gli occhi, e appoggiò la testa alle ginocchia.
"Sembri molto esperta di veleni, Erika. Sono felice che tua sia qui."
"Non è difficile, perchè quasi tutti i Pokemon d'Erba
sono anche di Veleno," spiegò Erika sedendosi e avvolgendo i
suoi capelli nel nastro. "Ma non ho nessuna relazione con Aya e Koga.
Quei due sono un vero dizionario sui veleni. Mi chiedo se siano riusciti a
a scappare da Sud Lavender prima dell'esplosione." Notò
improvvisamente le mani arrossate di Ash, e si voltò. Pietrificata,
comprese che entrambe le mani inguantate era coperte di sangue rappreso,
anche se il grosso delle macchie era stato lavato via. Ash percepì
l'interesse di lei, riaprì gli occhi e osservò le sue mani
sporche.
"Starai pensando che sono una specie di mostro assassino,"
bisbigliò. "Dopo tutto al tempo delle guerre mi chiamavano
Assassino." Ma Erika si limitò a voltarsi per controllare
Misty, che sembrava essersi calmata, ma non sapeva se per l'antidoto o per
la presenza di Ash.
"È il sangue di AJ?" Una pausa.
"Sì." Erika si strinse nelle spalle.
"Allora va bene."
James aveva pigiato l'orecchio contro la porta di legno.
"Credo che stia andando tutto per il verso giusto," bisbigliò
a Jessie che restava appoggiata al muro sgretolato, sull'altro lato della
stanza. Poi si rialzò e cominciò ad armeggiare con un
pettine fra i suoi capelli blu. Gli occhi blu scuro di Jessie erano
stretti, concentrati, la lunga coda rossa pendeva senza vita sulla spalla,
e uno dei suoi coltelli raschiava contro la roccia del pavimento.
"Bene. Siamo già stati anche troppo rallentati." Bruno,
che era appoggiato al muro opposto, aprì gli occhi.
"Se pensi che vi stiamo rallentando, allora perchè non te ne
vai fuori dai piedi?" La sua voce profonda sembrava incollerita.
Jessie afferrò il velo nero che aveva abbassato sotto il mento, e
lo mise sul volto, come per prepararsi ad uno scontro.
"Bene. Forse dovremmo farlo davvero."
"No-no, Jessie," replicò subito James. "E' meglio
restare uniti. E poi le nostre mantelline sono rovinate." Indicò
un cumulo di stracci giallo, accartocciato su un tavolo traballante. "Non
possiamo uscire sotto la pioggia con questi vestiti." Persian, al
centro della stanza, arricciò il naso e smise di leccarsi le zampe,
sorridendo con espressione compiaciuta.
"Per ... ha smesso di piovere... semplicemente non vuoi uscire là
fuori." James cominciò ad arrabbiarsi.
"Bene, stavo solo pensando che potrebbe servire qualche Maestro di
Pokemon dalla nostra parte. Ricordi quello che è successo a Sud
Lavender? Butch e Cassidy avevano alleati molto potenti. Anch'io voglio
amici importanti!"
"Ah," Persian fece un cenno con la zampa. "E' stato un
caso. E basterei io a fermarli."
"Hee hee... Però mi sembra che non ti sia piaciuto quel
Jolteon," disse James con tono ironico. Persian lo folgorò con
un'occhiata taglientei.
"Taci."
"Allora, come hanno fatto a catturarvi?" Chiese Bruno, che
aveva iniziato ad ascoltare. "Quei tre Maestri con gli Eeve evoluti?"
Jessie riprese ad affilare i coltelli e accennò una risposta. I
suoi colpi contro il pavimento divennero rabbiosi.
"Sì, ma il più lo ha fatto quella dannata puttana coi
capelli intrecciati. Il suo Ninetails faceva... mai visto niente di
simile."
"Volevamo rubarlo per poter rivenderlo," ammise James con aria
timida, grattandosi la nuca. "Ma non ha funzionato." Bruno li
guardo con occhi impassibili. Persian alzò le spalle.
"Anche noi dobbiamo pure procacciarci il pane."
"Pensavo foste diventati dei mercenari."
"Diciamo che gli introiti sono calati, visto che quasi tutti i
nostri obiettivi sono probabilmente morti." Poi la porta cigolò,
spaventandoli tutti incluso Bruno. Ash si affacciò dalla fessura, e
il suo aspetto si esaurì in una ciocca spettinata sulla fronte.
"Dobbiamo riposare, almeno tre o quattro ore. Poi Misty starà
meglio. Prendo il primo turno di guardia." Bruno si appoggiò
al muro e si coprì col suo mantello marrone.
"Non preoccuparti. C'è già Duplica, là fuori.
Ha detto che voleva farlo lei, il primo turno, e che sarebbe tornata
quando si fosse sentita troppo stanca." Ash si gratto la guancia con
una falda del suo mantello nero e sbadigliò.
"Sì, l'ho vista là fuori, seduta su un pilastro mozzo.
Sta bene? Sembra molto pensierosa. Non l'ho mai vista tanto seria."
"Non lo so. E' così da quando siamo tornati a terra,"
rispose Bruno. "Forse, con tutto quello che è successo, sta
mettendo la testa a posto, finalmente." Ash scosse la testa.
"No, non è da lei. Ad ogni modo, quando rientra, ditele che
il turno successivo è mio, va bene? Le chiederò tutto
allora. Ora... vado a vedere come sta Misty." Chiuse la porta. Bruno
si rivolse ai tre.
"Allora, direi che sia il momento per un po' di meritato riposo,"
disse chiudendo i suoi occhi e cercando di addormentarsi. Alcuni minuti più
tardi, li riaprì.
"Jessie, per favore, evita di affilare quel coltello proprio ora."
"Va bene, scusa!" Disse Jessie sarcasticca. Tirò fuori
una stellina da lancio, che era ancora più rumorosa.
All'esterno delle rovine, seduta sopra i resti di una colonna, una donna
dai lunghi capelli blu, con un corto vestito nero, osservava le nubi nel
loro lento turbinare, abbracciando le gambe con le sue braccia. Tracce
nerastre, simili a simboli demoniaci, decoravano il cielo - o era
l'inferno? - con simboli demoniaci. Era rapita dalla loro inquietante
bellezza...
Sbattè le palpebre. Per un istante, Duplica pensò di aver
visto una stella cadente che attraversava quella copertura scura, ma
quella visione rimase sospesa fra la realtà e i suoi sogni.
Comunque, stando al suo senso del tempo, era circa mezzanotte, per cui
avrebbe anche potuto essere vero. In quei giorni, l'alba e il tramonto non
avevano più senso, tutto era solo una notte eterna - era come non
poter più vedere. In ogni caso, aveva fatto il suo desiderio, per
quanto sapesse che sarebbe stato vano. Aveva espresso desideri per
innumerevoli stelle cadenti, ma non aveva mai ricevuto nulla. No. Aveva
ricevuto qualcosa, una volta, ma era una cosa già presa. Si strofinò
le spalle nude e rabbrividì. Per qualche ragione, era sorto un
vento pungente, che ululava fra i brandelli di mura ancora in piedi. Fra
le pareti sgretolate, qualche masso, erbacce e polvere rendevano il grido
del vento una presenza malinconica, spaventosa. Come fantasmi. Un brivido
le percorse la schiena. Ora che aveva pensato ai fantasmi, non si sarebbe
più liberata di quel pensiero... Eppure, pensare agli spettri era
un modo come un altro per scordare gli altri pensieri. Era meglio essere
spaventate, che sentire con quale fatica il cuore si sforzasse di andare
avanti, turbato da ricordi che era meglio non ricordare. Aveva cercato di
dimenticare, aveva addirittura provato attivamente a lasciarsi dietro quei
sentimenti... ma come per ogni cosa nella vita - almeno, nella sua- non
c'era niente di facile.
Il vento soffiò inclemente. Gli arbusti, i viticci e il fogliame
frusciarono irritati, mentre perfino la colonna di roccia su cui sedeva
sembrava vibrare. Duplica smise di tenersi le gambe e si alzò,
evocando il suo lungo mantello viola attorno al corpo e imponendo ai suoi
capelli di smettere di ondeggiare davanti agli occhi. Alzò il suo
pamo destro e diede via ad una brillante torcia che afferrò con
l'altra mano.
"Chi va là?" urlò rozzamente, puntando la fiamma
in ogni direzione. La luce spazzò via le tenebre, ma non trovò
altro che vegetazione fremente per il vento.
E poi improvvisamente il vento cessò, quasi come se qualcuno lo
avesse fermato, e tutto tornò come prima. Duplica rimase in
guardia. La quiete prima della tempesta. Ecco qualcosa da ricordare con
cura. Qualcosa, una macchia nera e trasparente, piombò rapidamente
sulle sue spalle ruggendo furiosa mentre si ancorava alle sue spalle. Poi
un'altra, e un'altra ancora. Girò pazzamente su sè stessa,
sentendo il cuore che le bloccava la gola. Cos'erano? Le sembrò che
stessero urlando il suo nome, ma non ne era sicura... la cosa peggiore era
che forse, pensò, lo stavano facendo davvero...
Si voltò ancora, alzando le braccia per difendersi, cercando nel
cielo dietro di lei le forme che l'avevano aggredita... spiriti? Ma erano
scomparsi, o nell'aria, o fra i rami della Foresta di Viridian che
invadeva il margine delle rovine. Il suo cuore batteva selvaggiamente, e
la sua mente pensò furiosamente di correre a dire agli altri ciò
che aveva visto. Si trattenne. Pensò che Ash l'avrebbe fissata con
aria scioccata, e sarebbe corso a controllare personalmente. E lei era
troppo forte per farsi aiutare - era il tipo che non prendeva mai nulla
sul serio, doveva mantenere quella fama. Cominciò a concentrarsi
per trasformarsi a sua volta in... un fantasma o uno spirito. Qualcosa con
elevato potere elementale. Ma poi i Pokemon Proibiti l'avrebbero
percepita?
"Stai pensando alla forma da assumere?" la voce di una ragazza,
giovane e misteriosa, qualcosa di impossibile in quel luogo tetro, la fece
scivolare fuori dai suoi pensieri. Duplica si voltò immediatamente,
e diede più energia alla sua torcia con uno sbotto istintivo. Il
viso della ragazza era pallido, scarno, galleggiante fra le ombre di un
muro sbriciolato. Poi la giovane avanzò, accompagnata da un
clangore argentino, rivelando un sottile corpo avvolto da una veste nera
come i lunghi capelli che le correvano dietro la schiena. Sbiaditi occhi
grigi la guardarono da sopra un naso sbarazzino e una bocca rosata.
"Chanelle?" chiese Duplica, confusa. "Come sei arrivata
qui?" Poi socchiuse gli occhi, sospettosa per qualche ragione. C'era
qualcosa di strano. Era strano e spaventoso che le maniere di quella
ragazza fossero diverse da quelle della Chanelle che aveva incontrato.
"Duplica, Duplica" disse Chanelle con voce molla. "Hai
un'abilità fantastica. Trasformarti in quello che vuoi, quando
desideri." C'era davvero qualcosa di sbagliato.
"Almeno posso avere degli appuntamenti," rispose scontrosa.
"Hai paura dei fantasmi, Duplica?" I suoi occhi argentei
sembravano brillare nella notte, apparendo quasi bianchi. I suoi sottili
capelli cominciarono a galleggiare nell'aria immobile.
"E' una domanda retorica?" Era andato anche troppo oltre...
quella ragazzina era pericolosa. Un ekans? Avrebbe potuto paralizzarla con
un fulmisguardo e poi interrogarla. Ma quando cominciò a
concentrarsi per la trasformazione, l'aria si riempì di grida così
angoscianti che non potè fare altro che rimanere immobile, furiosa
e terrorizzata. Chanelle la guardò, ghignando.
"In ogni caso, lo sarai presto." Alzò le sue braccia e
un fumo nero, denso come vapore, la circondò in un sudario
nebuloso. Una nebbia che emanava risate orribili. Cominciò un
cantico monoto e ottuso.
"Notte oltre la Luce, Oscurità oltre Crepuscolo.
Offro quest'anima in morte eterna.
Accetta questa disgraziata alla tua vista..."
Duplica smise di respirare. Un dolore immenso attraversò il suo
cuore, come se mille aghi bollenti lo stessero perforando. Che succedeva?
Un incantesimo? Ma un simile potere poteva venire solo da... No.
Impossibile. Gli occhi di Chanelle divvenero una luce calda, una coppia di
scintille bollenti. Abbassò le braccia, e i suoi amuleti
tintinnarono per un momento.
"Lasciami trovare i tuoi pensieri più profondi. Guardami, che
la verità ti distrugga!" Duplica non potè fare altro
che vedersi in un abisso neri, infinito. Dentro vide una bambina coi
capelli blu. Era da sola, piangeva, non c'era nessuno a consolarla. Chiuse
i suoi occhi, ma c'era ancora. Cominciò a gridare, e non potè
smettere.
Ma tutto era buio e muto.
Una ragazza abbastanza carina, sui sedici anni, con lunghi capelli blu e
un cappello di paglia, sta percorrendo una strada polverosa, canticchiando
una melodia gioiosa. Gli orli viola della sua gonna sono gonfiati dal
vento, sulla sua faccia è stempato un sorriso solare che trasmette
la sua felicità perfino agli alberi del bosco. Due occhi bruni
brillano, riflettendo i raggi dorati che attraversano le fronde. Sembra in
attesa di qualcosa.
"Penso che siamo quasi a Pallet!" dice la ragazza, piegando il
cappello di lato e tenendolo per evitare di farlo cadere. Con la mano
libera, stringe la spalliera del piccolo zaino che le sue spalle magre
stanno sorreggendo.
"Dits," sembra dire il cappello, mostrando un piccolo sorriso e
dimostrando di non essere affatto un semplice copricapo. Un'ombra
attraversa il viso di lei.
"Mi chiedo se si ricorda ancora di me," dice in tono
angustiato. Rallenta la corsa, e inizia una camminata pensierosa.
"Ditt, ditto" la incoraggia il suo cappello.
"Sì, io sono abbastanza famosa, ma lui è il Campione
della Lega Pokemon," spiega la ragazza. "L'ho visto in TV. E'
molto più famoso di me. E se invece si ricordasse di me?" La
sua voce si trasforma in un tono maschile, incredibilmente simile a ciò
che sta imitando. "Oh, mi sembra di averti già visto! Eri
quella intrattenitrice che avevo conosciuto durante il mio viaggio.
L'imitatrice! Ma perchè sei qui?" La sua voce ritorna a
normale, e la sua camminata diventa ancora più lenta e depressa. "Già,
perchè vado qui?" Si pettina malinconicamente i suoi capelli
blu, ordinandoli dietro le spalle.
"Ditto..." La ragazza scoppia improvvisamente a ridere,
cambiando completamente stato d'animo.
"Mi conosci troppo bene. Non l'ho più dimenticato, da quando
ci siamo incontrati. Non ho mai conosciuto nessuno come lui. Avevamo una
specie... di legame. Io... io volevo vedere se... ecco, sai..." Il
suo volto grazioso si macchia di un timido rossore. Poi sbuffa fra sè,
e riprende la sua camminata gioiosa.
La foresta comincia a diradarsi, in lontananza. Appaiono alcune case.
Dong di Ding! Dice il campanello mentre la ragazza dai capelli blu
rimane immobile, improvvisamente spaventata, sotto il portico della casa.
Tiene le mani dietro la schiena, strette e agitate per la tensione. E' un
errore, e lei lo sa, mentre si toglie il cappello di paglia e lo stringe
sotto una delle sue braccia sottili.
E poi la porta si apre. C'è una bella donna, con occhi e capelli
marroni. Gli occhi sono familiari. Anche i tratti del volto. Ma quello che
lei sente va oltre la familiarità. e è una bella donna con
hairand marrone e lungo occhi luce-marroni. Occhi familiari. E' un fremito
che le percorre tutto il corpo. Le sembra quasi di conoscere quella donna.
Come, non lo sa, ma può giurarlo, in qualche modo.
"Ehilà!" Dice la donna allegramente. Poi sbatte le
palpebre, e studia con occhi riflessivi la ragazza, fissandola
intensamente. Poi ride. "Oh, per un momento mi è sembrato di
averti già visto!" Poi smettee di ridere. "Oh cara, per
favore perdonami. Non è il modo di trattare un ospite. Sono la
signora Ketchum, come posso aiutarti, signorina?" La madre di Ash,
pensa la ragazza. Ecco perchè le sembra tanto familiare. In quel
viso può vedere molto del figlio. Ma non c'è solo quello. C'è
qualcosa in più... qualcosa che lei rifiuta con ostinazione.
"Salve, signora Ketchum," dice la ragazza quando alla fine
ritrova la voce. "Ho saputo che suo figlio, Ash, è tornato dal
viaggio, e volevo solo sapere... è qui? Sono... sono un'amica che
ha conosciuto nel suo viaggio di addestramento."
"Ah!" esclama la donna, deliziata. "Un'amica di mio
figlio? Che bello. Sì, sì, è qui a Pallet, a farmi
visita. Ora non so dove è andato... oh, è vero, credo sia
andato a fare una passeggiata alla spiaggia, a nord del Golfo di Viridian.
Non è lontano. Segui quel sentiero e dovresti arrivarci in un
attimo." La ragazza sorride.
"Grazie mille, signora Ketchum!" Sui gira e segue le istruzione
dettate dalla donna, rimettendosi il cappello in testa. Ma c'è
qualcosa, in quella donna, che vuole restarle impresso nella mente mentre
si allontana.
Il sottobosco e i rami secchi crepitano come riso soffiato, mentre la
ragazza cammina nervosamente verso la spiaggia. E' impegnata a camminare
con attenzione, a saltare sulle rocce e a superare gli arbusti, e tiene il
cappello in mano.
Come sarebbe stato avere una madre? Ma da quello che può
ricordare, è sempre stata sola. Ha avuto un padre, ma è
morto da tanto tempo, e lo ricorda con fatica. Ha la sfumata immagine di
un uomo serio, con corti capelli blu e occhi concentrati. E' un miracolo
che possa ricordare anche solo quello, visto che sono oltre dieci anni che
lo ha perso. Quasi tutta la sua infanzia, in effetti, è opaca.
Tutto quello che ha è un Ditto, il suo unico e migliore amico al
mondo. La sua vita è passata in quella vecchia casa, col suo
compagno. Se non fosse stato per Ditto, non sarebbe nemmeno potuta
sopravvivere. Non riesce nemmeno a immaginare quello che sarebbe successo:
la sua gioventù è trascorsa in una zona di campagna, dove
nessuno avrebbe potuto far spazio per un orfanella.
Malgrado il suo passato, oggi la ragazza può dirsi benestante. Ha
iniziato con piccoli spettacoli, e da quel lavoro ora ottiene tutti i
soldi che le servono per vivere. Infatti, con tutto il suo sapere sui
pokemon, avrebbe potuto diventare un'Istruttrice, o perfino una
ricercatrice. Ma ha preferito allenare un Ditto, un'impresa difficile
almeno quanto frequentare il Pokemon Tech. Ma era rimasto il problema
della solitudine. Per questo ha cominciato a far pratica, davanti ad uno
specchio, allenandosi a far finta di essere qualcun altro, cercando di
imitare il suo pokemon. Un modo per non essere così soli. E, dopo
anni e anni di pratica, ecco spuntare un certo Ash... La ragazza comincia
a udire un suono ritmico, e anche il suo naso cattura l'aroma salmastro
dell'oceano. Si appoggia ad un albero, e vede un ragazzo che le rivolge la
schiena. Indossa solo un paio di lunghi pantaloni, e prende a pugni un
grosso tronco con delle corde legate intorno. I suoi capelli seguono ogni
movimento del corpo. Lei comincia ad analizzare il corpo magro ma
sportivo, mentre il ragazzo, senza accorgersi della sua presenza, continua
il suo addestramento silenziosamente.
"Vieni, Pikachu!" dice infine, guardando al suo fianco, "tieni
i pugni in alto, e colpisci in questo modo!" Quindi si esibisce in
una complicata combinazione di tre pugni incredibilmente violenti, che
fanno tremare tutto l'albero.
La ragazza sente la sua bocca aprirsi, scioccata. Pikachu? Si sporge dal
suo nascondiglio, rimuove un piccolo arbusto e individua un piccolo topo
elettrico, che imita perfettamente i movimenti marziali del padrone. Se ne
sta eretto sulle zampe posteriori, e si allena con un albero più
piccolo, conciato allo stesso modo di quello del suo maestro. I suoi pugni
crepitano di elettricità. Allora lei ritorna a fissare il ragazzo,
spalancando gli occhi marroni. E' Ash! E' così cambiato... è
più maturo. In effetti, sono passati alcuni anni dall'ultima volta
che si sono visti. Ora che può vederlo meglio, può vedere
come il piccolo, grazioso bambino si sia sviluppato in tutto quel tempo...
Sfortunatamente, comincia a perdere il suo equilibrio precario. Grida
spaventata, e precipita su un cumulo di foglie imbrunite dall'autunno.
Nell'impatto, una nube di fogliame secco la circonda come in una tempersta
di neve. Con gli occhi chiusi per l'imbarazzo, si toglie il cappello che
le ha coperto il viso e si rialza. Fissa il ragazzo con aria mortificata,
cercando di togliere la sporcizia dai suoi capelli blu. Ma lui la sta
fissando tranquillo, e si strofina il mento come se stesse pensando ad un
rompicapo.
"Ehi, io ti conosco!" dice con voce entusiasta. Poi i suoi
occhi marroni si illuminano, e lei capisce subito che si sta sbagliando. "Sei
Duplica, quella della chat line telefonica!"
"Pika Pika!" concorda il pikachu, eccitato. Gli occhi di lei si
spalancano. Questo davvero non se lo sarebbe mai aspettato.
"Chat... telefonica? Ma sono quella della casa delle imitazioni,
vicino a Fuchsia. E poi... conosci una di una chat telefonica? Che razza
di depravato sei?" Lui ride, e si gratta la testa con aria
inconsapevole.
"Hehehe, non preoccuparti."
"Pikachu," ammette il pikachu, imitando il gesto di lui con la
zampa. Lei si rialza e si aggiusta il vestito, togliendosi di dosso l'erba
e le foglie. Poi sorride.
"Almeno ti ricordi come mi chiamo, Ashy. Ma sembro davvero una di
una...?" chiede con aria irritata, assumendo una posa civettuola.
Coprendosi la bocca, lui si schiarisce la gola.
"Duplica! Ahem, sei molto cambiata!" Sembra cercare qualcosa
intorno a lei. "Ma dove -"
"Dits!" Il cappello della paglia rimasto a terra balza sulla
testa di lei. Un piccolo viso sorridente vi ci compare sopra, e ammicca al
ragazzo.
"Ah! Bello!" Guarda il suo Pikachu, seduto accanto al piede
nudo. "Pikachu, perchè non puoi diventare un cappello anche
tu? Sarebbe molto utile." Il pikachu si arrampica sulla gamba di lui,
e infine si siede sulla sua testa.
"Pikapi?" dice con un ghigno grazioso. Il ragazzo sospira.
"Patetico." Il Pikachu risponde con una scarica elettrica. "Va
bene, sei un ottimo cappello," deve concludere lui, ancora fumante.
La ragazza non può fare a meno di scoppiare dalle risate. Poi
addita il tronco e si rivolge a lui, incredula.
"Questa è nuova. Da quando ti sei messo ad allenarti a
lottare? Parlo di te, non del tuo pokemon."
"Devi sapere che mi allenavo anche prima di entrare nella Lega
Pokemon," rispondee lui un po' offeso. "E poi, Pikachu si allena
qui. Devo diventare forte anch'io, altrimenti non sarebbe giusto." Si
pettina strofina timidamente i capelli. "E ho anche imparato qualcosa
di nuovo, mentre ero in giro per dare una mano al Professor Oak."
"Forte, eh?" Dice lei, sorridendo e togliendosi il cappello.
Questo si ritrasforma, e ritona ad essere una figura ameboide seduta sulla
sua spalla. "Bene, allora cose ne dici di una sfida, signor Ashy -
Campione della Lega Pokemon?" Lui fa cenno di no.
"Ah, non sono il Campione della Lega. Il titolo ora è di
Gary, e ho sentito che sta facendo un ottimo lavoro. Nessuno lo ha più
battuto." Comincia ad avvicinarsi ad un altro albero, dove giace una
piccola sacca marrone. Ne estrae un maglietta nera e se la mette addosso.
Poi indossa anche un vecchio cappello della Lega Pokemon, che gira di
lato. "Ad ogni modo, accetto la sfida," dice con tono furbesco. "Se
non sbaglio mi devi ancora una rivincita."
"Ha!" lo stuzzica lei . "Vuoi usare di nuovo Bulbasaur?
Devo dire che è gratificante, sapere di aver battuto un Campione
della Lega." Lui sorride.
"Ho fatto progressi." Il ragazzo guarda la sua cintura, e le
molte pokeballs che vi sono appese. "Non so se usare Bulbasaur... o
meglio, Ivysaur, adesso. Magari vuole anche lui una rivincita..."
"Pikapi," esclama il pikachu, emanando scintille dalle gote.
Lui lo guarda.
"Oh, vuoi combattere tu?"
"Chu."
"Va bene. E per te, Duplica? Ditto?" Lei incrocia le braccia.
"A me va bene. Almeno ho la certezza che non vuoi farmi vincere."
"Ditto," concorda il suo pokemon.
"Non so," risponde lui mentre raccoglie il suo zaino e se lo
mette sulle spalle. "Pikachu è piuttosto gentile con le belle
ragazze. Dai, combattiamo qui sulla spiaggia. E' più piacevole, e
poi potremo farci una nuotata." Comincia ad incamminarsi verso la
battigia, col pikachu al suo fianco e aspettandosi di essere seguito.
La ragazza si ferma un attimo, col cuore palpitante. Le ha detto che è
bella! Si volta per prendere il suo zaino e si incammina a sua volta.
Sono entrambi in piedi, sulla sabbia della spiaggia, accompagnati dal
suono delle onde che si infrangono. Sopra di loro, un cielo senza nuvole,
con un sole giallo che martella le loro schiene. Ma la brezza fresca del
mare calma quel bollore, e gonfia i loro vestiti. Alcuni pidgey pigolano
incuriositi, solcando il cielo.
"Vai, Ditto," ordina la ragazza, tentando di impedire che il
vento le sollevi la gonna. La piccola chiazza viola si fa avanti con la
sua consueta espressione sorridente.
"Ditts!" Il ragazzo si sistema il cappello.
"Bene, Pikachu. Sai che tocca a te."
"Pika!" Il pikachu corre in avanti, col pelo ritto nel
tentativo di spaventare l'avversario.
"Ditto, Trasformazione!" urla la ragazza, sorridendo.
Agevolmente, l'ameba viola comincia a mutare, diventando un pikacu in
tutto e per tutto identico a quello di lui. A parte il colore, che è
lo stesso dei capelli della ragazza, un blu-viola, inceve del giallo, e ha
strisce e gote nere invece che color ambra.
"Huh? Che novità," esclama il ragazzo, estremamente
interessato.
"Così non ci confondiamo," replica lei orgogliosa. "Le
ho insegnato qualche trucchetto nuovo."
"Grandioso. Posso annotarlo sul mio pokedex, più tardi?"
Lei gesticola con la mano.
"Come vuoi."
"Grazie. Ad ogni modo, la battaglia comincia. Pikachu, mostragli
quella serie Gurenken che stavamo facendo prima!"
"Pika!" Il pikachu corre in avanti e comincia una serie di
colpi, in cui la ragazza riconosce le mosse che il ragazzo stava provando
prima contro l'albero.
"Ditto, usa l'Agilità e schiva!"
"Pika!" risponde il pikachu viola, che scansa faticosamente
alcuni pugni che il pikachu di lui sta sferrando rapidamente. Ma ha molte
difficoltà, e i colpi del pokemon giallo lo fanno indietreggiare
preoccupato.
"Pikachu, più veolce quell'Agilità!" Il tentativo
va a vuoto, e il pikachu giallo colpisce tre volte sullo stomaco e sulle
spalle. Poi gira su sè stesso e lo scaglia in aria con un colpo
della coda. La ragazza boccheggia. La velocità del pikachu di lui è
incredibile!
"Ditto, riprenditi e contrattacca con un Superfulmine!" Il
Pikachu viola si volta in aria, e spedisce un lampo accecante verso il suo
avversario.
"Pikachu, assorbilo!" Incredibilmente, il pikachu giallo non si
scansa e si lascia colpire, ma invece che subirne il danno sembra
risucchiare tutta l'elettricità nel suo corpo.
"Cosa?" chiese la ragazza perplessa, ignorando quasi il suo
ditto che atterra a una dozzina di piedi, affaticato. "Quante nuove
mosse gli hai insegnato?" Il ragazzo sembra pensare. Poi alza le
spalle, imbarazzato.
"Non lo so. Ho perso il conto."
"E' una pazzia!" Si trova in svantaggio. Il suo ditto ha solo
gli attacchi normali di ciascun pokemon. Non può imitare le mosse
personalizzate che quel ragazzo ha sviluppato. Deve usare l'astuzia...
"Ditto, lancia un Superfulmine contro il terreno!"
"Chu Pika!" Il pikachu viola crepita, poi invece che mirare al
pokemon di lui si scaglia contro il suolo sotto di lui. La conseguenza è
un'improvvisa esplosione che scaglia in aria la sabbia che rende gli occhi
inutili. Un secondo dopo, il pikachu giallo si schianta al suolo un paio
di piedi al di fuori della nube, con un'aria malconcia.
"Bella mossa!" commenta il ragazzo. "Sei molto più
furba della maggior parte degli istruttori della Lega Pokemon." La
ragazza sistema una ciocca di capelli dietro l'orecchio, e il suo volto si
illumina.
"Grazie."
"Ma non significa che sei migliore di me," conclude lui con un
ghigno soddisfatto. "Pikachu, Graffio di Tuono! Ma usa solo un quarto
di potenza!" Il pikachu giallio balza in aria, con le orecchie
aderenti al corpo.
"PIKA!" Assieme al grido, fende l'aria con una rapida
rotazione, lanciando una lunga lama di elettricità, che esplode
violentemente a contatto del suolo, in una nube di sabbia e detriti. "Ditto,
salta!" urla la ragazza, indietreggiando spaventata.
"Pika!" Il pikachu viola si libra in aria. Sfortunatamente,
l'attaco elettrico lo segue, e non può scappare. C'è una
piccola esplosione, e la sabbia li avvolge. Un minuto dopo, la nube si
posa, ed entrambi i contendenti smettono di tossicchiare per ammirare il
pikachu giallo, ancora in piedi, accanto al corpo svenuto del ditto.
"Ditto!" grida la ragazza preoccupata, e corre verso il suo
pokemon svenuto, che ha ripreso la sua forma.
"Dits," dice debolmente. Qualcuno si acquatta al suo fianco. È
il ragazzo, col suo pikachu.
"Sta bene? Mi dispiace! Non avrei dovuto dire a Pikachu di andarci
così pensante."
"Pika," si scusa il pikachu giallo. La ragazza lo guarda, e
sorride debolmente.
"Ma bravo! Calpesta pure la mia autostima, perchè no!"
Dice ridendo. Si concentra di nuovo sul ditto, che barcolla con aria
stordita. "Sta bene, so come farlo tornare a posto. Devo dire che voi
due siete davvero bravi. Ora capisco perchè sei diventato Campione
della Lega Pokemon." Le guance del ragazzo arrosiscono, e lui usa il
cappello per rinfrescarsi il viso.
"Aww, smettila. Comunque, visto tutto l'allenamento che facciamo, è
ovvio che siamo forti. Altrimenti, pensa che vergogna." E' il
momento, pensa la ragazza. Il momento di invitarlo a cena!
"Ah," borbotta, "Sei libero per -"
"Ash!" grida la voce di una bella ragazza. "Eccoti qui!
Sono appena tornata da Cerulean City, e ti stavo cercando dappertutto!"
Lei si volta, e vede una splendida ragazza, alta, con lunghi capelli
rossi mossi dal vento, che corre verso di loro dal sentiero. I suoi occhi
sono blu come il cielo, sul suo viso c'è un'espressione di gioia...
amore?
"Misty!" esclama il ragazzo con voce eccitata. Si alza e
comincia a correre verso di lei, seguito dal suo pikachu. Si incontrano
sulla sabbia, e lui la stringe in un amoroso abbraccio. Le risate sono
interrotte da un bacio.
La ragazza dai capelli blu guarda silenziosamente, ancora in ginocchio
sulla sabbia. Qualcosa, nel suo petto, sta agonizzando, un dolore
insopportabile che la fa sentire confusa e disorientata. Allora è
così che ci si sente, col cuore spezzato, pensa mentre cerca di
comparare quell'atrocità con altre emozioni già provate.
Niente. Stupida, stupida! Ha capito, quella ragazza la conosce, è
quella con cui Ash ha viaggiato ed è arrivato fino alla casa delle
imitazioni, quella coi capelli rossi e la coda di cavallo.
Poi il ragazzo libera la ragazza dall'abbraccio. Indicando la figura
inginocchiata sulla sabbia, lei fa una domanda.
"Chi è quella?" La sua bella voce arriva assieme ad un
veloce gesto per togliere una ciocca di capelli dagli occhi blu. "Mi
sembra di averla già vista, da qualche parte."
"Oh. Ricordi bene. Ricordi molto bene, vero Duplica?"
Gli occhi d'argento di Chanelle la guardarono con compassione,
osservando la donna accasciata al suolo, in lacrime che si stringeva
attorno alle ginocchia.
"Povera ragazza... ma forse puoi ancora redimerti."
I pallidi occhi d'argento brillarono ancora una volta.
Ash venne svegliato da un suono soffocato accanto a lui. Misty! Aprì
gli occhi e si mise a sedere, ancora dentro il sacco a pelo. Nell'ombra,
anche lei si era seduta, e si stropicciava gli occhi con una mano.
"Come ti senti?" chiese lui, immensamente sollevato dal vedere
che aveva ripreso conoscenza. Si passò le dita fra i capelli e
esaminò il suo pallore. Il viso aveva di nuovo la sua tonalità
cremosa, e i suoi occhi sembravano più brillanti e vivi: due
macchie di mare che sparivano rapidamente dietro le palpebre, mentre lei
si liberava del tutto dal torpore. Si sistemò alcune ciocche di
capelli rossi dietro la spalla, controllò il vestito blu e poi si
rivolse a lui. Si leccò le labbra rosate.
"Io-io mi sento bene." Notò l'attenzione con cui veniva
osservata, e arrossì. "Veleno?" Ash distolse lo sguardo.
"Sì." La voce di Misty divenne tesa. "Chi?"
"AJ." rispose lui, osservando di nuovo le sue mani. Le aveva
lavate di nuovo, dopo la notte precedente, ma prudevano ancora; la
viscosità del sangue era rimasta appiccicata alle sue dita, come
una tintura malevola. "Ora non è più un problema."
Misty si coprì il volto con le mani, scuotendo le spalle, colta da
una fitta di amarezza.
"Questo è sbagliato. Sbagliato! Come abbiamo potuto causare
tutto questo? Il mondo è già morto. Come possiamo salvarlo?
E' come se non valesse più nemmeno la pena di salvarlo." Ash
le afferrò una mano.
"No. Finchè c'è ancora vita sappiamo di dover fare
qualcosa. Qualunque cosa. La profezia è un suicidio, non capisci? E
non c'è una ragione per rendere il suicidio una cosa giusta. La
vita non va sprecata in quel modo. Ho sempre cercato di non darmi mai per
vinto." La fissò negli occhi. "Se non lo avessi fatto,
probabilmente sarei già morto." Poi si voltò
rapidamente, come se guardarla gli facesse male. "Come con AJ... l'AJ
che conoscevamo da bambini è morto quando ha perso nella Lega
Pokemon. Il suo odio lo ha consumato, riducendolo ad un guscio col solo
desiderio di dimostrarsi degno di un titolo indegno." Notò
qualcosa intorno ad una delle dita della mano di lei. Un anello di un
qualche tipo? Cercò di guardare. Ma Misty si ritrasse da lui.
"Ma con me ti sei dato per vinto." Lui la guardò,
incredulo.
"Di che stai parlando? Semmai, tu mi hai lasciato, correndo da
Brock. E' per questo che te ne andasti, quel giorno?" Una gelida aura
blu cominciò a diffondersi dal suo corpo.
"Quello che Brock disse... era una bugia! Sono stata con lui, ma
solo perchè ho confuso l'amore con l'amicizia! Non potevo pensare a
nessuno altro con cui parlare. Non c'è mai stato nulla di
romantico, fra di noi."
"Lui sembra di diverso avviso," disse Ash arcigno, fissando il
suo pugno chiuso. Misty lo guardò con occhi ardenti di rabbia.
"Hai detto che AJ è diventato un'altra persona, e non vedi
che anche Brock è cambiato? Per qualche... qualche ragione, si è
fissato su di me. Non so perchè, l'ho sempre trattato come un
amico, specie quando eravamo bambini. Non ha mai dato segno di pensare a
me come a qualcos'altro. Era sempre dietro a qualche altra ragazzo..."
"Lo stava nascondendo... e l'amore non deve per forza essere
rivelato," rispose lui accigliato. "Se solo avessi saputo come
si deve essere sentito..."
"Cosa? Ti saresti fatto da parte?"
"Perchè no?" gridò in risposta. "Ho sempre
messo gli amici prima di me stesso!"
"Come osi?" Ruggì lei, mentre sorprendentemente gli
balzava addosso, stendendolo contro la pietra ruvida del pavimento. La
presa sui suoi polsi era dolorosamente stretta, e poteva sentire il gelido
pulsare dell'aura dentro di lei. "Avresti sacrificato me e te, solo
per essere nobilmente idiota? E io? Non sono tua amica, IO?" I suoi
occhi arsero di un fuoco freddo, blu. Ma Ash potè solo pensare
quanto fosse splendida, coi suoi lunghi capelli rossi sopra di lui, con
gli occhi ardenti per l'emozione, con quel viso avvampato dall'ira.
"Io-io, ma tu sei più di un'amica, tu sei solo Misty,"
disse dolcemente. "Sei sempre stata Misty."
E l'ira di lei si trasformò in qualcos'altro, caldo e bramoso come
la rabbia che l'aveva generato. Il suo volto venne turbato da
un'espressione confusa, mentre Misty cercava di capire cosa stesse
provando.
"Ash," sussurrò, poco più di un respiro.
Improvvisamente, si ritrovarono a baciarsi appassionatamente, con lo
stesso ardore che avevano prima di lasciarsi - sembrava anzi che i loro
sentimenti si fossero ampilificati, da allora. La pelle di lei era soffice
e liscia, e le loro labbra unite era no calde come il sole di mezzogiorno.
Ash volle smettere. Voleva. Quella donna poteva romperlo come una fragile
scultura di cristallo. L'aveva già fatto una volta.
Ma era troppo debole.
Aveva bisogno di quel bacio.
Aveva tanto, tanto bisogno di lei.
Erika e Pikachu strisciarono quietamente fuori dalla porta. Erano stati svegliati da quel litigio, ed erano rimasti immobili, cercando di non farsi notare. Ma ora che quei due, senza nemmeno accorgersi del mondo che li circondava, avevano iniziato a svestirsi, era giunto il momento di lasciarli alla loro intimità.
Più tardi, la stanza era nel silenzio, e i due giacevano l'uno
accanto all'altro, ascoltando il loro respiro lento. La stanza era
diventata buia, perchè il fuoco si era spento da tempo, ma potevano
sentirsi l'un l'altra, dopo aver fatto l'atto più appassionato di
cui due esseri umani sono capaci.
Con occhi serrati, Misty cercò di tenere la realtà a bada.
Mentre faceva ciò che aveva fatto, si era promessa che qualunque
cosa ne fosse venuta, l'avrebbe sopportata. Se avesse sopportato quel
piacere, avrebbe potuto sopportare tutto. Ma ora che dalla sua testa erano
scomparsi il desiderio e la rabbia, come una droga che lentamente
esaurisce il suo effetto, il suo cuore affranto era tornato a farsi
sentire. Si mise a sedere, e cercò nell'oscurità i suoi
vestiti. Probabilmente avrebbe trovato la sua biancheria appallottolata
accanto a lei, e il suo vestito ancora in parte addosso, incastrato fra le
gambe nude. Si sentì come un'attricetta in un film a luci rosse.
Raggiunse il suo zaino per cambiarsi i vestiti e si allontanò da
lui, non aspettandosi reazione. Faceva male, vedere le proprie aspettative
infrante.
"Dovremo partire molto presto." Dopo un breve silenzio, lui si
voltò, col corpo irrigidito.
"Huh?" Cercando di ignorare il suo cuore, cominciò
meccanicamente a vestirsi.
"Vi ho rallentato anche troppo. Dobbiamo raggiungere l'Indigo
Plateau e fermare la profezia, prima che sia troppo tardi."
"Dannata Lega Pokemon! Vuoi davvero parlarne adesso?" disse
Ash, guardandola coi suoi occhi dorati, dicendolo con lo sguardo che non
avrebbe mai voluto perderla. "Dobbiamo parlare del passato, e farla
finita una volta per tutte!" Lei restrinse gli occhi. Come poteva
fingere di non sapere? Per un attimo, sentì una fitta di dolore
nella sua testa. Una sofferenza che le annerì la vista per un
istante. Improvvisamente, Ash le divenne detestabile. Ricordò
l'odio che aveva sentito quando era andata via, tutti quegli anni
addietro. Un odio che era gradualmente scomparso, mentre riconosceva che
anche lei aveva avuto la sua parte di colpe, ma che ora era tornato. Ma
assieme a tutto quello c'era l'amore che che le sembrava di aver sempre
provato. Quel conflitto interno la stava strappando in due. La testa sembrò
sul punto di esplodere. E accadde proprio questo.
"Al diavolo il passato, Ash! Forse volevamo entrambi finirla. Forse
ora è davvero finita, e quando avremo fermato l'Armageddon potremo
tornare alle nostre vite." Lui la guardò con aria incredula,
cercando di comprendere quello che aveva sentito. Poi i suoi occhi
divennere due lame dorate rivolte al pavimento, in parte nascoste dai
capelli neri. Cominciò a vestirsi a sua volta, infilandosi i
pantaloni e stringendo la cintura.
"Farla finita? Se hai bisogno di uno strizzacervelli, rivolgiti a
quella dannata Sabrina, ma lasciamene fuori." La sua voce era gelida,
un freddo pari a quello degli attacchi di ghiaccio di lei. Ash si alzò
rapidamente, si mise anche la maglietta e gli stivali, evitando di
incontrare lo sguardo di lei. Ombre scure apparvero sotto i suoi piedi,
mentre richiamava il suo lungo mantello nero. Si incappucciò,
rendendo il suo volto invisibile, e fece per uscire dalla stanza. Senza
degnarla di uno sguardo, aprì la porta. "Se è questo
che provi," disse impassibile, "allora voglio che questa sia
l'ultima volta che ti vedo in vita mia." Uscì, e sbattè
la porta con tale violenza che il vecchio legno cigolò,
fessurandosi al centro.
Misty guardo la porta, che nel suo spaccarsi sembrava voler scimmiottare
la sua anima. Si gettò sul sacco a pelo e si strinse nelle braccia,
piangendo.
Il gruppo attraversò silenziosamente le rovine, muto come le
macerie attorno a loro, con Ash e Misty che cercavano di ignorarsi e
stavano il più lontano possibile. C'era una tale tensione
nell'aria, che forse ci si sarebbe dovuti preoccupare più per quei
due che per la profezia.
Erika non poteva capirlo. Cosa era andato così tragicamente
storto? Guardò Ash, che guidava il gruppo, saltare quietamente i
massi e le rocce che rendevano il cammino irregolare. Sembrava una
camminata artificiale, falsa, come se fosse un automa incapace di
emozioni. La sua figura incappucciata era avvolta da nubi di tetro vapore
nero. Anche il suo pikachu nero, aggrappato alla sua spalla sinistra, era
impassibile. Era strano. Le ricordava il demone che era stato quando aveva
combattuto per la Lega Pokemon, il peggior nemico che avesse mai
affrontato.
Misty era nelle stesse condizioni, camminava dietro a Jessie, James e
Persian, avvolta nel suo mantello blu. Il cappuccio nascondeva il suo viso
nelle ombre, ma Erika poteva vedere un'espressione vuota, come la faccia
perfetta ma inanimata di una bambola di porcellana. Gli occhi erano
opachi, come perline di vetro blu.
A differenza dei due, Duplica trotterellava accanto a lei con un
espressione serena come il sole d'estate. Tremando per il vento freddo
che, funesto presagio di morte, ululava fra le rovine di quella che un
tempo era stata la vivace Indigo City, indossava il più scandaloso
vestito nero che Erika avesse mai visto. Saltellando e facendo spesso
correre le mani fra i suoi capelli blu, Duplica sembrava di ottimo umore.
"C'è qualche problema?" le chiese finalmente Erika,
rompendo il silenzio che il gruppo si era imposto. Si concentrò per
essere certa di sprigionare un bagliore verde dagli occhi rivolti a quella
donna, giusto per far capire quanto fosse seria. Duplica la guardò
per un attimo con aria incredula, e si pettino i capelli. Era come
quell'azione impertinente che faceva spesso Giselle.
"Bene,scusami, Ragazza di Pianta, ma, diversamente da voi musoni, mi
piace essere allegra." Poi, grottescamente, la sua immagine si
trasformò, si alzò di pochi centimetri e ad Erika sembrò
di avere di fronte uno specchio. Una donna con un mantello verde, occhi
color erba, capelli lunghi fino alle spalle tenuti insieme da un nastro
rosso. Erika si voltò, irritata, e Duplica-Erika schioccò la
lingua, facendole l'occhiolino.
"Oh, guardatemi, sono la possente Erika!" disse Duplica
imitando alla perfezione la sua voce, e fissandola con gli stessi occhi
verdi. "La splendida principessa sempreverde!" Si piegò
in un inchino ironico. Erika si bloccò, ottenendo l'attenzione di
tutti quanti e costringendo il gruppo a fermarsi. Si sentiva arrabbiata
come mai prima, anche più di quando la sua palestra era stata
bruciata dal Team Rocket e il suo Gloom era quasi morto. Alzò un
palmo, e cominciò a concentrare la luce del fioco sole.
"Tu, tu piccola..."
"Duplica, piantala," la fermò Bruno nel tentativo di
impedire la lotta. "Dovresti scusarti. Non possiamo permetterci di
litigare, fra di noi." Il clone di Erika rise.
"Oh mordimi, Bruno-tesorino." Si ritrasformò nella sua
forma originale e seminuda, e gli lanciò un bacio. "E poi,
cosa vorresti fare? Se provi a colpirmi mi trasformo in te e ti prendo a
calci in culo." Rise di nuovo. "Anche se vorrei non dovermi
trasformare in qualcosa di così brutto." Alla fine, Ash
intervenne con voce più confusa che impassibile.
"Duplica, sei sicura di stare bene? Ti comporti in modo molto
strano." Erika fece una pausa. Era vero. Il giorno primo, Duplica era
sembrata triste, quasi depressa. Ora era così liberamente
insolente, ancora più del suo solito. Da un estremo all'altro: non
era normale. Forse aveva fatto male ad arrabbiarsi in quel modo.
Probabilmente Duplica aveva un problema serio.
"Mai stata meglio," rispose Duplica, facendo gli occhi dolci ad
Ash. "Forse l'idea di andare a distruggere la Lega Pokemon per sempre
mi eccita... sai, distruggere il male e salvare gli innocenti!"
"Non direi," disse Ash, ancora turbato. "La Lega non è
il male. E' il suo attuale Signore che non va bene. Sai qual'è la
sua idea? La vita dovrebbe finire, in modo da ricominciare dal principio."
"Moriremo tutti?" proruppe James da dietro.
"Taci!" dissero Jessie e Persian sferrando ripettivamente un
pugno e una zampata.
"Com'è che sai quali siano i piani di Lord Garick?"
domandò Bruno. Ash si voltò.
"Me li ha detti lui. Ricodati che io ero un Maestro di Pokemon della
Lega."
"Non devi ricordarmelo," borbottò Bruno. Misty aggrottò
le sopracciglia.
"Dovremmo andare." Ash non la guardò neppure, e rivolse
gli occhi al loro cammino attraverso le rovine, e alla foresta, poco
oltre. Riprese la marcia.
"Sì. Prima finiamo, prima potremo liberarci l'uno dell'altra."
Una raffica di vento gelido soffiò contro di loro, portando con sè
un piccolo tornado di foglie e rocce. I detriti si polverizzarono contro
un vecchio pilastro di pietra. Ma le foglie rimasero in aria, incolumi.
Gradualmente, mentre attraversavano le rovine infestate dalle erbacce
verso nord, il sentiero si fece più sicuro, evidentemente per una
maggiore manutenzione, con perfino qualche edificio ancora integro nei
paraggi. Anche il margine della foresta aveva inziato a farsi più
diradato, lasciando il posto ad erba e cespugli, e il sottile suono dei
ruscelli stava lentamente sostituendo l'urlo del vento. Comunque, davanti
a loro non c'era altro segno del fatto che fossero prossimi all'Indigo
Plateau, il cuore della Lega Pokemon. Ormai, le cime degli edifici della
capitale avrebbero dovuto ergersi oltre le vecchie macerie, ma invece
c'era solo l'oscurità, come se un pittore avesse avuto solo il nero
per incrostare la sua tela.
Ash si fermò improvvisamente, facendo arrestare tutto il gruppo.
"Dannazione," disse in tono sibillino.
"Che succede?" chiese Bruno, incrociando le braccia con aria
torva.
"Dobbiamo trovare un'altra strada per arrivare all'Indigo Plateau.
Questa è bloccata." James si fece strada verso la cima del
gruppo, blaterando da dietro il suo velo nero da ninja.
"Sciocchezze! Fatemi dare un'occhiata! Oof!" Si scontrò
contro qualcosa di duro e cadde all'indietro sul sentiero selciato.
"Ecco perchè l'orizzonte è nero," spiegò
Ash togliendo dal suo mantello scuro la polvere che la caduta di James
aveva sollevato. Erika fece un passo in avanti, superò Ash e tastò
l'aria davanti a sè, cautamente.
"Hai ragione. Non vedo nulla, ma c'è una specie di muro qui."
"Quanto è alto?" chiese Bruno, guardando in alto e
cercando di scorgere il margine della barriera. "Forse possiamo
scavalcarlo." Ash avanzò e provò a concentrarsi.
"Impossibile. E' come una cupola, di circa un miglio di diametro,
che circonda tutto l'altopiano. Va anche sottoterra."
"Puoi romperlo?" chiese Misty con un tono di voce astioso. Lui
tirò immediatamente un violento pugno, abbastanza da generare una
folata di vento che gonfiò i mantelli di tutti. Una pioggia di
scintille nere sprizzò davanti al suo pugno, emettendo un violento
schiocco di tuono. Poi Ash abbassò la mano e si grattò il
capo.
"Sembra fatto con elementi d'Ombra. Quindi, a meno di non spezzare
in due il pianeta, non credo di poter fare qualcosa."
"Pika," concordò Pikachu dalla sua spalla.
Improvvisamente, lui sentì una vigorosa stretta sul suo braccio.
Era Duplica, che lo fissava vogliosamente coi suoi occhi castani.
"Vieni, Ash. Dimenticatene, per un po'. Andiamo oltre quel boschetto
a divertirci insieme." Pigiò il suo corpo voluttuoso contro di
lui. Misty ringhiò dietro di loro, ed Erika boccheggiò. Ash
si sentì estremamente disturbato.
"Duplica -" Poi sentì anche il rumore di un ramoscello
che si spezzava, e diede ascolto alle grida dei suoi sensi. Un bagliore
argenteo al margine del suo campo visivo lo attirò, e agendo veloce
come un lampo alzò il braccio per deviare la freccia che gli era
stata lanciata contro. Dalle rovine intorno a loro, oltre una dozzina di
persone in tuta mimetica balzarono fuori da dietro i massi e gli edifici,
gridando e puntandogli contro spade e scudi. Il clangore metallico delle
armi spazzò via il silenzio.
"All'attacco!" urlò una voce maschile da dove era
arrivata la freccia.
"E' un'imboscata!" ruggì Bruno mentre si toglieva il
cappuccio e si preparava a fronteggiare gli assalitori a mani nude. Jessie
e James si coprirono immediatamente i volti e impugnarono i loro pugnali,
mentre Erika evocò la sua staffa eburnea con un bagliore di energia
verde dalle sue mani. Persian soffiò e si acquattò, rizzando
la pelliccia bianca sulla schiena. Dietro di loro, un gelido bagliore
annunciò che anche Misty si era preparata, generando i suoi pugnali
gemelli di ghiaccio. E poi tutti si gettarono nella mischia, mentre
l'oscurità si riempiva del fragore di una battaglia, del rumore
delle spade e del sibilo di rapidi movimenti.
"Ricordate, andateci piano con gli attacchi elementali! E fateli
solo svenire. Questi non sono soldati della Lega," ordinò Ash
mentre si liberava da Duplica e si gettava nello scontro assieme a
Pikachu, che aveva iniziato a caricarsi di energia scura e stava ora
crepitando dalla sua spalla.
L'arciere che aveva attaccato Ash si alzò da dietro il muro di
pietra che stava usando come difesa. Aveva i capelli castani, un lungo
vestito verde e una cotta di maglia. Sorprendentemente, c'erano molte
caratteristiche familiari, nel suo volto.
"Sei solo un fottuto Maestro di Pokemon!" ringhiò
l'arciere, alzando il suo arco lungo. "Uomini, attaccate quello nero!
Sembra essere il capo!" E con un'insospettabile agilità
cominciò a lanciare una salva di frecce.
Ash si piegò rapidamente, scansando tutti i dardi, ma un paio di
essi riuscirono comunque a perforargli il mantello. Un altro uomo lo
attaccò da dietro, tentando di coglierlo di sorpresa con un rapido
fendente del suo spadone. Ash si girò e parò il colpo
afferrando la lama fra le mani, quindi sferrò un possente calcio
sulla guancia dell'aggressore. L'uomo gridò e volò a
parecchi metri di distanza, cadendo a terra svenuto. Quindi, Ash afferrò
meglio la spada e la lanciò in aria, per poi afferrarla dalla parte
dell'elsa.
Poi una donna con occhi ambrati e corti capelli blu, superò il
corpo svenutò e gli si fece contro. Con la mano libera afferrò
una pokeball e la lanciò.
"Kabutops, attacco Graffio!" gridò mentre la sfera si
apriva e liberava una grossa creatura bipede, con la testa a forma di
cupola e con grosse falci sulle braccia. Il pokemon sibilò,
fissandolo con occhi ardenti di rosso, e si preparò a colpire.
Silenziosamente, Ash parò le sciabolate con lo spadone, quindi,
vedendo che il kabutops era sbilanciato, ne approfittò per colpirlo
con una ginocchiata sul torace. Infine, mentre il pokemon cadeva a terra,
lo fece svenire colpendolo sulla nuca con l'elsa. Si rivolse alla donna e
gli lanciò contro Pikachu.
"Pikachu, Sottomissione... ma vacci piano."
La donna cercò ci colpire il pikachu nero che le stava piombando
addosso, ma questi era troppo veloce. Pikachu superò la sua difesa
e la colpì sullo stomaco con una violenta testata, che la fece
crollare a terra dolorante. Il pokemon tornò al fianco di Ash con
un agile balzo.
"Melanie!" gridò l'arciere dai capelli castani, correndo
verso di lei. Gettò a terra l'arco e sguainò la spada legata
alla sua vita, quindi saltò dal muro per caricarloi. "Bastardo!
Me la pagherai!" Alzò la spada oltre le sue spalle. Ash lasciò
il suo spadone e si voltò per fronteggiarlo, fissandolo con ardenti
occhi dorati fra le ombre del cappuccio.
"Siete stati voi ad attaccarci. Avreste dovuto essere preparati a
subirne le conseguenze."
"Mostri!" lo accusò l'uomo, fissandolo fra le lacrime. "Siete
stati voi Maestri di Pokemon a far uscire quegli incubi neri dappertutto!
Per colpa vostra... tutta la mia famiglia è morta!" Calò
la spada, ma Ash schivò il colpo. Tentò allora di colpire di
nuovo, ma anche questo fendente andò a vuoto.
"Non siamo stati noi a liberare i Pokemon Proibiti in questo piano,"
disse Ash, continuando a scansare la lama. "Ferma i tuoi uomini,
prima che qualcuno si faccia male." Accennò col capo a Bruno,
che stava colpendo brutalemente chiunque osasse avvicinarsi a lui. Erika
teneva a bada almeno altri quattro aggressori, parando quasi annoiata ogni
colpo. Misty aveva disarmato e messo fuori combattimento almeno tre
uomini, e anche Jessie, James e Persian si stavano comportando
egregiamente. Duplica si trasformava allegramente in qualsiasi forma,
confondendo i suoi assalitori coi suoi attacchi frenetici: un momento
prima, era un growlithe che azzannava le loro gambe, e l'istante dopo era
un fearow che sferrava beccate sulle loro teste.
"Vi ho visto, diavoli incappucciati! Ho visto uno di voi con un
intero sciamo di quei cosi che distruggevano un villaggio!
Distruggevano... e mangiavano!" singhiozzò, arrestando i suoi
attacchi, improvvisamente stanco. Ash pensò di catturare quell'uomo
e di usarlo come ostaggio per bloccare gli altri, e stava per farlo quando
una giovane voce femminile lo precedette.
"Fratellone!" urlò la ragazza. "Fermo, conosco
quell'uomo che stai attaccando! N-non è cattivo! MI ha salvato!"
Lui si voltò, e individuò una ragazza coi capelli scuri che
spuntava dal riparo delle rovine. Ash riconobbe la ragazzina che aveva
salvato al villaggio di Pallet.
"Tesoro?" esclamò l'uomo, abbassando la spada. "Che
vuoi dire?" La ragazza si fermò davanti ai due, respirando
affannosamente per la corsa e la paura.
"Per favore, fratellone... fermali," singhiozzò, piegata
in due dalla fatica e reggendosi con le mani sulle ginocchia. "Ricordi
quando siamo stati attaccati per la prima volta, quando tu eri via? Fummo
salvati da uno straniero, ricordi? E' lui, fratellone! E' Ash!"
"Ash?" disse l'uomo, scioccato. Pikachu saltò sulla sua
spalla sinistra, e Ash si tolse il cappuccio, rivelando il suo viso.
"E' vero. Ora, richiama i tuoi uomini."
"M-ma, io ti conosco!" l'uomo scoppiò a ridere. Corse
verso di lui e lo abbracciò. "Ti ricordi di me? Sono Snap!"
Un po' imbarazzato, Ash gemette.
"Um, e i tuoi uomini, Snap? Richiamali."
"Oh, è vero. Scusa."
Ci volle un po', prima che la confusione della battaglia venisse meno,
ma presto tutti si fermarono e seguirono il loro apparente leader fino
alla base, al di fuori di uno dei palazzi di pietra che costituivano le
rovine. Melanie cominciò ad assistere quelli che erano rimasti
feriti, ma solo dopo essersi presa una pillola per il mal di stomaco. Si
lamentò della durezza della testa di Pikachu.
"Non posso credere che tu sia davvero qui, Ash!" stava dicendo
Snap, scuotendo la testa meravigliato, mentre i suoi lunghi capelli
castani ondeggiavano sopra le sue spalle. "E anche... beh, dalla
parte dei buoni, per così dire. L'ultima volta che ho sentito
parlare di te, combattevi per la Lega Pokemon."
"Qualcosa del genere," rispose Ash, guardandosi intorno. "Anch'io
pensavo che tu fossi un pacifista." Snap si guardò i piedi,
con aria improvvisamente triste.
"In un mondo perfetto, avrei potuto farlo, ma sai meglio di me come
stanno le cose." Si sedette su un masso, e si passò una mano
sulla fronte.
"Fai ancora fotografie?" chiese Ash, sperando di confortarlo,
menzionando quel lavoro che Snap aveva amato. Ma la reazione fu
diametralmente opposta.
"Tutto mio equipaggiamento è stato distrutto tanto tempo fa.
Distrutto o rubato." Sospirò. "E ora dove la trovo una
macchina fotografica nuova?" Ridacchiò, depresso. Misty guardò
Ash e scosse il capo.
"Dio, Ash, sei proprio bravo a rallegrare la gente." Ash la
ignorò. Sentiva ancora un profondo dolore, una sorta di barriera
per proteggere le sue emozioni più intime. Era come cercare di
bloccare una frana con uno scudo di carta velina. Snap la fissò
incuriosito, con occhi attenti. Balzò in piedi, corse verso di lei
e l'abbracciò.
"Ma tu sei Misty!" urlò, improvvisamente rallegrato. "Sei
così bella! Ricordo che mi eri piaciuta, tampo addietro."
"Grazie, Snap," commentò Misty, liberandosi dalla
stretta. "Non sei tanto male, tra l'altro," aggiunse, osservando
il corpo muscoloso sotto la cotta e il vestito verde. Si pettinò i
capelli rossi e si lasciò sfuggire un sorriso divertito. "Stai
molto bene con quei capelli lunghi." Ash ringhiò nel profondo
della sua gola. Stava per alzarsi e dire qualcosa con tono dispiaciuto,
quando Duplica gli afferrò un braccio e lo strinse con forza sul
suo seno prosperoso. Ash arrossì.
"Beh, io penso che Ashy sia molto più grazioso," dichiarò
lei con aria altezzosa. "Adoro i suoi occhi, sono così belli
quando luccicano, mi fanno scoppiare, e a te no?" Stavolta fu Misty a
dover brontolare. Balzò al fianco di Snap e gli afferrò la
mano, sorprendendolo.
"Ma guarda il corpo di Snap. E' molto più sexy e muscoloso.
Sembra così rude e forte."
"Oh, per favore," la derise Duplica, strofinandosi contro Ash. "A
me piacciono di più i tipi sportivi. Troppi muscoli fanno schifo. A
parte il fatto che il viso di Ashy è oggettivamente molto più
bello." Sbuffò con aria frivola. "Così bello
che..." Misty non potè controbattere, e fissò Duplica
con occhi ardenti di ghiaccio. Poi si girò sui suoi piedi e se andò
con aria impettita.
"Che diavolo è successo?" chiese Snap con aria confusa,
dopo che Misty se ne fu andata. Erika guardò Duplica con aria
accigliata.
"Solo una sfida fra puttane," commentò prima di mettersi
a seguire Misty.
Ash si passò nervosamente una mano fra i capelli.
"Duplica, grazie, ma ora potresti, per favore, smettere di
stringermi così?" cercò di dire imbarazzato.
"Nessuno problema, Ashy" Rispose Duplica,sorridendo e
liberandolo dalla sua presa.
Più tardi, quando le teste calde si furono rinfrescate, Snap,
Ash, Misty, Duplica, Pikachu, Erika, Bruno, Jessie, James e Persian si
trovavano seduti in circolo, studiando un modo per entrare nell'Indigo
Plateau. Avevano detto a Snap del loro obiettivo, e cosa avrebbero dovuto
fare per arrestare la profezia prima che inizasse la fase dinale. E poi
anche di come la cupola d'ombra li avesse bloccati.
"C'è un modo per raggiungere l'Indigo Plateau," disse
Snap in tono eccitato, non appena sentì delle loro difficoltà
ad entrare. "Una delle nostre spie ha visto della gente andare a
venire da un varco nella barriera."
"E dov'è?"disse Bruno rapidamente, piegandosi in avanti
con occhi brillanti per l'ansia.
"Ricordi la Strada della Vittoria? Sì. In fondo, eri uno dei
Quattro Grandi." Bruno tornò composto, e incrociò le
sue braccia muscolose, con aria delusa.
"Impossibile. Il tunnel della Strada di Vittoria è crollato
durante le Guerre Oscure dei Pokemon. Nemmeno un diglett potrebbe passare
in quel casino."
"Bruno," replicò Cenere con calma, togliendo una ciocca
di capelli da un occhio. "La Strada della Vittoria è stata
sistemata dalla Lega Pokemon, dopo le guerre. La voleva usare come via di
fuga nel caso un grosso esercito avesse tentato di attaccare. Infatti,
sono passato di lì, dopo aver ucciso Gary. O meglio, dopo aver
creduto di averlo fatto." Bruno sorrise interessato, col viso acceso
di speranza.
"Allora è possibile! Possiamo passare da lì, dove c'è
la breccia nella barriera d'ombra!"
"M-ma, un tunnel?" uggiolò Jamesm afferrandosi la testa
con aria terrorizzata. "Non ricordate cosa è successo l'ultima
volta che abbiamo preso un tunnel?"
"Perrr... S-sì," convenne Persian, rizzando il pelo
sulla coda. Anche Jessie sembrò spaventata, sebbene cercasse di
nascondere la sua preoccupazione.
"Non mi piacciono i tunnel," disse ad alta voce.
"Ma ora è diverso," disse Misty. Guardò Ash. "Non
ci sarà un Missingno anche in questo." Ash rimase pensieroso. "Non
ci sarà, vero?" chiese lei di nuovo, questa volta con aria più
preoccupata. Finalmente, Ash diede un segno di vita, giocherellando con i
suoi guanti neri.
"Penso sia improbabile. Ma con due livelli del Proibito aperti, non
posso garantirlo."
"Ma, Missingno era un Pokemon Supremo," disse Bruno. "Non
può esserci più di un Pokemon Supremo per elemento, no?"
"Vero..." considerò Ash, continuando a fissare i guanti.
"Ma lo sai che il Piano Astrale, o Inferno, se preferisci, è
pieno di Pokemon Ombra come Missingno? A quanto ne so, infatti, tutta la
dimensione è come un unico Missingno."
"Cos'è un Missingno?" chiese Snap. "E' meglio non
saperlo," rispose Duplica con un mezzo sorriso.
"In breve, è una nebbia nera letale che consuma la carne,"
spiegò Bruno. Duplica gli fece una pernacchia.
"Oh, tu. Mi guasti tutto il divertimento." Snap sembrò
rabbrividire, sotto la maglia di acciaio.
"Allora farò meglio a non seguirvi. Dopo tutto, ho una
sorella e la mia gente di cui preoccuparmi; e inoltre, sono troppo debole,
in confronto a voi Maestri di Pokemon, e perfino al Team Rocket."
Jessie e James lo fissarono con aria risentita, estraendo i loro pugnali.
"Ehi! Cosa vorresti dire?"
"Senza offesa," disse Snap, alzando le mani in un gesto di
resa.
Poche ore dopo, erano tutti acquattati sul suolo della foresta, e
fissavano la supposta entrata alla Strada della Vittoria. Pikachu era
accanto ad Ash, e brillava lievemente per permettere a Snap e alla sua
pessima visione notturna di individuarli. Il ragazzo indicò una
vecchia struttura in pietra, che sembrava l'ingresso di una cripta,
accanto alle rovine di un colonnato. In effetti, probabilmente era davvero
una cripta; il posto era un vero cimitero, con numerose lapidi e delle
croci che popolavano la spianata, come una piccola foresta. C'era una
puzza di vecchio nell'aria, al punto che sembrava che nessuno avesse più
usato quell'aria per secoli. Era un posto squallido, monotono, costituito
solo da neri e grigi.
"Sono sicuro che sai dove sia l'ingresso, ma nel caso te ne fossi
scordato, è quello là," affermò Snap.
"Bene, grazie per averci scortato," disse Ash con aria assente,
mentre cercava fra le ombre il segno di un movimento.
"E' stato un piacere, amico. Ora però devo andare. Ci vedremo
ancora?" li guardò con aria ansiosa e preoccupata.
"Solo un consiglio," bisbigliò Erika. "Porta i tuoi
uomini lontano da questa zona. Non abbiamo fatto molto per cancellare le
nostre tracce."
"Bene, grazie per l'avviso, Maestro Erika," disse Snap,
sorridendo. "Spero di rivedere di nuovo una ragazza così
bella." Le guance di Erika si macchiarono di rosso, e lei si nascose
il volto nelle ombre del cappuccio.
"Oh, muoviti, adulatore!" Snap fece un ultimo cenno di saluto,
si pettinò i lunghi capelli castani e corse rapidamente verso le
rovine, fra la vegetazione troppo cresciuta del posto. Presto scomparve
alla loro vista.
"Bene," disse Ash mettendosi in ginocchio e controllando lo
zaino. "Non sembra esserci anima viva." Si incappucciò. "Andiamo."
Pikachu saltò nello zaino, e Ash cominciò a correre
attraverso il cimitero, lungo il dorso ripido della collina. Gli altri
seguirono in fila indiana, con Bruno seguito da Erika e dal Team Roket.
Infine, in coda c'erano Duplica e Misty.
Quando arrivarono in fondo al pendio e alle prima lapidi, Ash rallentò
e cominciò a camminare con cautela. Non c'era bisogno di svegliare
i morti, pensò. Arricciò il naso, sentendo un odore
sgradevole. Laggiù, il fetore della morte era molto più
marcato. In effetti, era proprio il lezzo di cadaveri in decomposizione,
quello che aveva imparato a riconoscere nemmeno troppi anni addietro.
Superando una lapide, si guardò bene dal leggere il nome inciso su
di essa. A volte era meglio non sapere. Pikachu nascose il muso nel sotto
il collo di Ash. Aveva sempre detestato quel genere di luoghi. Il canto di
un Murkrow corse nell'aria, e alcuni dei suoi compagni sobbalzarono
spaventati.
"Oh..." bisbigliò James. "Lo odio."
"Silenzio," sibilò Bruno. Anche il rude Maestro di Forza
aveva un tremore nella sua voce. Intorno a loro, una nebbia scura sembrava
emergere dal cimitero. Con un po' di immaginazione, si potevano vedere gli
spiriti dei morti sorgere dalle loro tombe, additarli come assassini e
promettere vendetta. Ash cercò di non pensarci.
Qualcosa sibilò intorno a loro, un suono aggressivo e sottile, e
Ash cercò alla sua destra l'origine del suono. Due putini rossi
brillarono nell'oscurità, e una sagoma nera saltò in cima ad
una lapide, fissandoli. La bocca era coperta di denti aguzzi color sangue,
grondanti una saliva cremisi. Era un persian. Eppure, non lo era.
"State indietro," disse Ash, fermandosi per osservare il gatto
nero, che ricambiava con un'espressione ostile e gli occhi arrossati. Il
Persian di Jessie e James balbettò.
"Volentieri."
"HSSSSSSS!" soffiò il persian nero. E poi
improvvisamente balzò giù dalla lapide e si infilò
nella cripta. Presto scomparve dietro la porta di pietra e svanì
nell'oscurità.
"Dannazione," esclamò Ash, cominciando ad avanzare verso
l'entrata. "Avrei dovuto prenderlo prima che entrasse."
"E se ci attacca li dentro?" Chiese Bruno con aria titubante. "Potremmo
non aver abbastanza spazio di manovra."
"Ce ne preoccuperemo se e quando accadrà," commentò
Ash. Finalmente arrivarono tutti al portone della cripta. Erbacce nere e
viticci si erano avvolti intorno all'entrata, facendola sembrare
infestata. Sembrava esserci una qualche specie di scritta, sulla roccia.
Ash aggrottò le ciglia.
"Non riesco a leggerlo," disse Misty, avvicinandosi per dare
un'occhiata. Ash la fissò, sopreso. Dopo quello che era successo,
avevano cercato di evitarsi a vicenda. "Tu invece sembri
riconoscerlo. Ash, cosa c'è scritto?" Lei sembrò
rabbrividire, sebbene non si capisse se per il freddo o per la paura. Ash
fece un passo in avanti e soffiò via la polvere dall'incisione.
"Bene, qui dice:
"Colui che controlla la Luce, colui che controlla l'Ombra.
Eternamente uguali.
Ma come il tuono sconfigge l'acqua,
e l'acqua sconfigge la roccia
forse che la roccia non sconfigge il tuono?
O forse il Cambiamento sconfigge tutti?"
Le parole di Ash portarono un silenzio terribile. Fu Misty a romperlo.
"E' una parte della profezia?"
"Sembra familiare," commentò Ash, stringendosi nelle
spalle sotto il mantello nero. "Ma non sono un esperto di vecchie
leggende. Ci vorrebbe Valdera." Sentendo il nome della sorella, gli
occhi blu di Misty si socchiusero. "Lei era molto legata ai vecchi
miti e alle leggende. Forse è per questo che lotta al fianco della
Lega. Dopo tutto, è perfetta per il suo senso romantico."
concluse Ash.
"Romantico?"
"Che tu lo creda o no, Valdera è un tipo molto romantico.
Molto simile a te, a pensarci bene," Rispose lui meditabondo. Misty
sembrò sul punto di arrabbiarsi, ma poi distole lo sguardo.
"Sai, quando eravamo piccole, eravamo identiche. Ma c'era
qualcosa... non malvagio... ma qualcosa la rendeva diversa-" Poi lei
scosse il capo. "Ma che importa? Dobbiamo entrare, prima di essere
presi dagli spettri," disse scherzosamente.
"Devo aprirla completamente?" chiese Bruno, indicando la porta
della cripta con un cenno del suo mento squadrato e sorridendo con aria
fiduciosa.
"No, non serve," disse Ash togliendosi il cappuccio e avanzando
per spingere personalmente il blocco di pietra. La roccia sembrò
raschiare, riempiendo l'aria morta di un suono cigolante che echeggiò
lugubre fra le lapidi.
Era mezzo aperta, quando dalla fessura arrivò uno stridio, e una
nube nera di zubat lo costrinse ad indietreggiare, coprendosi il viso per
proteggersi dai denti e dalle ali. Poi, tutti i pipistrelli succhiatori di
sangue scomparvero nel cielo cupo sopra di loro.
"State bene?" chiese Ash. "Qualcuno è ferito?"
Dopo aver dedicato qualche secondo a controllare, tutti risposero
negativamente. "Bene. Gli Zubat posso trasmettere una strana malattia
che attacca i pensieri."
Tutti si controllarono di nuovo, questa volta con maggior cura.
In cima alla collina che dominava il cimitero, una giovane ragazza
avvolta in un accappatoio coperto di amuleti osservò il gruppo
varcare la soglia della Strada della Vittoria.
Due occhi di un pallido argento arsero su un viso misteriosamente
pallido, mentre un soffio di vento agitò i capelli neri come la
morte e fecero tintinnare i ciondoli. Lei sorrise, con labbra piene di
rosso. Tutto stava andando secondo i piani.
"Vero, Snap?" La ragazza inspirò e fissò il
patetico volto dell'uomo coi suoi occhi di un caldo bianco. Del sangue
gocciolò dalla bocca di lui, come marmellata di lamponi.
"S-sì, sì, Padrona," mormorò, come la
creatura disgraziata che era. Era stato davvero facile da vincere.
Chanelle alzò un dito e asciugò la goccia di sangue che
colava dalle labbra di lui. Poi leccò il polpastrello.
Dolce.
Unica cosa buona in tutta quell'oscurità, il tunnel di roccia
viva della Strada della Vittoria non aveva quel fetore di morte presente
all'esteno. Ma era pervaso da un senso di letale rigidità, come in
un rigor mortis.
Superato l'ingresso della cripta, avevano presto trovato che una delle
bare adagiate al muro aveva un doppio fondo, e si apriva su una lunga
scalinata. Ovviamente, la scoperta avvenne dopo aver esaminato molte altre
bare, trovate piene di scheletri. da allora, Ash si portava dietro una
gran voglia di farsi un bagno caldo, per levarsi di dosso quel gusto di
morte - psicologicamente e fisicamente. Dopo avere seguito il percorso
della scalinata, che conduceva verso il basso, si trovarono davanti un
muro di roccia alto almeno una dozzina di piedi, come quello che avevano
seguito nella loro marcia verso nord.
Pikachu, sulla spalla di Ash, era avvolto da una tenue luminosità
in modo da illuminare il cammino - più per gli altri che per sè
stesso. Pikachu ed il suo padrone potevano vedere benissimo al buoio,
anche nella più buia delle notti senza luna.
Misty camminava in silenzio, proprio dietro di lui. Non era sicuro se
fosse perchè aveva dimenticato quello che era successo o perchè
fosse estremamente spaventata da quel posto. Probabilmente la seconda
delle due. Dalle sue azioni, Ash poteva vedere quanto lei lo odiasse. Al
diavolo! Non aveva bisogno di quel dolore. Aveva vissuto senza di lei per
cinque anni, ed era stufo di soffrire. Ma perchè una voce dentro di
lui gli diceva che stava mentendo?
"Di certo, la Strada della Vittoria è cambiata," stava
dicendo Misty, guardandosi attorno. "E' sempre stato l'ultimo
ostacolo per competere nella Lega Pokemon, e un posto spaventoso. Ma
ora..." Rabbrividì. "Ash, se fosse stata allora come è
oggi, avresti vinto di certo." Poi sorrise furbescamente. "Ovviamente,
se fossi riuscito anche tu a non scappare spaventato."
"Ha Ha," Commentò Ash sarcasticamente. "Se non
ricordo male, quella che aveva paura dei fantasmi eri tu."
"Non è vero."
"Invece sì."
"Invece no."
"Per favore," li interruppe Erika. "Voi due siete
imbarazzanti."
Gradualmente, il tunnel si allargò, per poi aprirsi su una caverna
più capiente e familiare, piena di anfratti e scalinate. E buche.
"Attenti al terreno," li ammonì Ashì. "Se il
suolo o le pietre non sembrano salde, allora non andateci sopra."
Persian annusò la roccia di fronte a lui, che si spalancò
improvvisamente con un frastuono di sporcizia e rocce che precipitavano.
La fossa sembrava senza fondo. Una foro infinito di oscurità.
"Per... sei tu il capo, Ash" disse lui con tono lamentoso.
"Come?" dissero Jessie e James , guardandosi negli occhi.
"Sto scherzando, voi due siete i capi!" Persian rimase un
attimo pensieroso. "No, che sto dicendo, io sono il capo!" disse
trionfalmente, e corse in avanti.
"Come vuoi," commentò Jessie.
Stavano per salire una scala, quando improvvisamente Ash sentì
qualcosa. Si fermò e si concentrò, mentre anche Pikachu
rizzava le orecchie. Sembrava provenire dal tunnel verso erst. Non poteva
vedere molto, perchè l'ombra ingoiava tutti i dettagli,
nascondendoli perfino a lui.
"Avete sentito niente?" Duplica piegò il capo.
"Che è stato?"
"Qualcuno che gridava." Bruno lo fissò con aria seria.
"Sei sicuro?"
"Sì, sono sicuro. I miei sensi non si sono mai sbagliati
prima d'ora." Si voltò verso Pikachu. "Anche Pikachu ha
sentito."
"Pika," disse Pikachu, fissandolo con scintillanti occhi blu
cobalto. Bruno si voltò e gli fece cenno di continuare.
"Comunque, non sono affari nostri. Sai qual'è la nostra
missione. Una singola vita non conta." James si avvicinò con
occhi ardenti di verde, e afferrò una delle sue spalle possenti.
"E io che pensavo che i cattivi fossimo noi! Non possiamo lasciare
una persona da sola, senza nemmeno cercare di aiutarla!"
"Guarda, non abbiamo il tempo per aiutare ogni damigella in
pericolo!" ruggì Bruno, guardandolo dall'alto al basso. I suoi
occhi marrosi si socchiusero. "Ora, toglimi quella mano di dosso,
prima che ti spezzi il braccio." James estrasse un pugnale dalla
manica e glielo puntò.
"Provaci, testa chiodata, e ti farò trovare qualcosa di nuovo
in mezzo al culo!" Bruno sembrò sul punto di perdere il
controllo, ma subito si sgonfiò. Distolse lo sguardo.
"Heh. So io cosa ti piacerebbe piazzarmi in mezzo alle chiappe..."
James ringhiò.
"Tu brutto -" Jessie gli mise una mano sulla spalla.
"Dimenticatene, James. Non siamo qui per quell'idiota tutto muscoli,
ma per i lacchè della Lega Pokemon. Butch, Cassidy e magari anche
quella puttana coi capelli blu."
"Sì," convenne Persian. James lasciò la spalla di
Bruno e si sistemò la sua maschera da ninja.
"Bene. Ma non sarò felice fino a quando non avrò fatto
scomparire quel sorrisino dalla sua faccia." Bruno si strinse nelle
spalle.
"Se vuoi possiamo chiedere un Cerchio dei Maestri, quando sarà
finita. Anche se non sei un Maestro, farò un'eccezione. Ma ora
andiamo avanti." Poi qualcuno gridò di nuovo, e il rumore fu
abbastanza forte da essere riconoscibile.
"Questa è la voce di Giselle," disse Ash fissando con
aria torva il tunnel a est. "Ma che diavolo ci fa qui?"
"Potrebbe essere una trappola," disse Bruno con tono scettico.
"No, sono sicuro. So che è lei." Si voltò verso
di loro. "Io vado. Voi andate avanti, Bruno conosce il tragitto - la
Strada della Vittoria non è cambiata di molto - vi raggiungerò
più tardi." Si voltò e scomparve nelle tenebre.
"Ash!" gridò Misty. Si voltò e corse rapidamente
verso di lui.
"Veniamo anche noi," disse James trascinandosi dietro Jessie. "Vieni,
Persian!"
"Ora so perchè abbiamo fallito come criminali, James,"
disse Jessie liberandosi dalla stretta del suo compagno e sistemandosi la
sua coda rossa. "Sei troppo dolce!"
Erika guardò Duplica, che stranamente non aveva seguito Ash, poi
Bruno.
"Forse dovremmo andare anche noi." Bruno evitò il suo
sguardo.
"Voi non avete capito niente, di quello che stiamo facendo. Io devo
distruggere la Lega Pokemon. Devo." Guardò il suo gigantesco
pugno chiuso. "Devo..." Erika lo folgorò coi suoi occhi
verdi.
"E' una vendetta personale, o vuoi davvero salvare delle vite?"
Incredibilmente, una lacrima corse sul viso di Bruno.
"Se non fosse stato per loro... Lorelei..."
"Bruno," disse Erika, scotendo malinconicamente la sua testa. "Non
posso immaginare cosa significhi perdere l'amore della propria vita, ma so
questo: la vendetta ti ridurrà ad un guscio vuoto. Guarda quello
che è successo ad AJ. Vuoi che succeda anche a te?"
"E se anche fosse?" gridò Bruno in preda al dolore,
stringendosi la testa nelle mani. "Dopo Lorelei... non ho altro nella
vita. Nient'altro."
"Nemmeno tuo figlio?" Bruno crollò contro la parete del
tunnel, in lacrime.
"Junior, certo che mi preoccupo di Junior."
"Allora fai quello che ha fatto tua moglie, e prenditi cura di lui!"
disse Erika senza rimorso. "Sei stato un padre terribile. Non posso
credere che tu nemmeno sapessi di essere suo padre, prima di rivedere
Lorelei. Proprio prima che morisse." Bruno cadde in silenzio. Poi
rispose.
"Hai ragione. Quando tutto questo sarà finito, risolverò
anche questa faccenda. Lo farò. Ma ora abbiamo una cosa più
importante da fare. O non ci sarà nulla da risolvere, quando la
Profezia della Morte si sarà avverata. E potrebbe succedere in ongi
momento."
"Bene," sospirò Erika, togliendo una ciocca di capelli
neri dagli occhi. "Questo è meglio della storia della
vendetta." Duplica cominciò ad applaudire.
"Brava, Erika. Era davvero strappalacrime." Erika fissò
astiosamente la donna dai capelli blu, ancora nel suo oltraggioso vestito
nero.
"Duplica, c'è davvero qualcosa di sbagliato in te. Lo noto da
quando Misty è guarita dal veleno." Duplica smise di
applaudire e la fissò con ochci innocenti.
"Chi? Io?" si indicò.
"Sì. So che sei sempre stata una persona molto allegra, ma
stai superando ogni limite. E' spaventoso. E non hai mai osato interferire
nei rapporti fra Ash e Misty prima d'ora - li volevi vedere di nuovo
insieme, forse più di me. Anzi, più di me fino a un paio di
giorni fa. Che ti è successo di strano?"
"Prometto che mi farò controllare dal dottor Giselle,"
affermò Duplica, facendo il gesto di un giuramento. "Sempre
che la Padrona la lasci in vita."
"Padrona?" chiesero Bruno ed Erika simultaneamente.
"Oh, che sciocca," rispose Duplica, sorridendo con aria
crudele. "Mi sono appena tradita."
"Per favore," la voce di Giselle arrivò alle sue
orecchie dalle profondità del tunnel di roccia. "Qualcuno mi
aiuti. Fa male..." Seguì un pianto e altre grida.
Ash afferrò una falda del mantello e cominciò a correre più
velocemente, schiacciando la ghiaia e sollevando mucchi di polevere coi
suoi stivali.
"Tieniti forte, Pikachu," disse al suo pokemon.
"Pikapi," rispose Pikachu afferrandosi saldamente alla sua
spalla. Infine, il tunnel si aprì su una gigantesca stanza di
pietra, e Ash si bloccò. Fissò scioccato lo spettacolo.
Giselle era accasciata a terra, sul fianco. Fiotti rossi scivolavano
dalla pozza di sangue in cui giaceva. Ogni tanto, si lasciava sfuggire
qualche debole lamento, e il suo viso, pallido e scolcato da lacrime, era
contratto dal dolore. Il suo camice bianco era strappato, come se qualcuno
l'avesse violentata.
Ash corse velocemente verso di lei, provando una fitta di sofferenza per
lei. Doveva almeno farla guarire. Non le sarebbe piaciuto il modo - le sue
abilità erano più adatte ad uccidere che a salvare - ma
poteva era l'unico modo. Si sedette al fianco di lei, con Pikachu ancora
sulla sua spalla.
"Giselle, sono io, Ash. Io -" Giselle lo guardò con
occhi sorprendentemente lucidi, di un tenue marrone. Che poi sbiancarono.
"Allora ciao, Ash," disse, sorridendo serenamente. "Scommetto
che non avresti mai pensato che avrei potuto fare... Questo!" Colto
alla sprovvista, Ash lanciò un urlo mentre Giselle lo prendeva per
il collo e gli sferrava una scarica di qualcosa, che percorse i suoi nervi
con un grido di dolore. Anche Pikachu gridò. Cos'era? Ash cercò
disperatamente di capirlo. Elementale di terra? Da Giselle?
La ragazza sorrise furbescamente, alzandosi in piedi, sempre tenendo la
gola di lui in una dolorosa presa. Poi lo alzò nell'aria, fissando
il suo viso mentre i capelli si levavano in aria, come se si stesse
caricando di energia.
"Troppo facile!" gridò arrogante. "E tu saresti a
un livello infinito? Ha!" Una sottile forma bianca si materializzò
dietro a Giselle, e rapidamente prese colore. Ash tossì, sorpreso
dalla vista della ragazzina che aveva salvato a Cinnabar Island che si
teletrasportava davanti a lui.
"Ottimo lavoro, Giselle" disse la ragazza, esaminando Ash con
occhi argentei, quasi fosse davanti ad un giocattolo. "Il Signore
della Lega sarà contento."
"Chanelle?" balbettò Ash, cercando di afferrare la mano
di Giselle per liberarsi. "Che diavolo è questa storia?"
La ragazza lo guardò e ridacchiò divertita.
"Non mi riconosci, Ash? Allora sei davvero uno stupido, ma non puoi
esserlo fino a questo punto." Ash cercò di concentrarsi. Ora
che lo aveva detto, in effetti riconosceva una certa familiarità,
ma con chi? Non aveva mai visto nessuno con quell'aspetto. "Oh, penso
di doverti dare qualche indizio," aggiunse la ragazza, notando che
lui non c'era ancora arrivato. "In fondo sono sempre stata la
migliore della mia classe, all'accademia," disse, socchiudendo le
palpebre. "Forse mi riconosceresti con qualche anno di più e i
capelli bianchi?" Ci fu un silenzio teso. Poi Ash ruggì.
"Agatha."
"Finalmente," disse Agatha, giocherellando con uno degli
amuleti sul suo vestito. "Qualche volta mi chiedo perchè mio
nipote Gary abbia così bisogno di te."
"Vecchia puttana, che hai fatto a Giselle?" gridò Ash.
Gli occhi argentei di Agatha brillarono sul suo viso ingannevolmente
giovane.
"Ti consiglio di essere più educato, giovane uomo! Giselle,
Sigilla i suoi poteri elettrici, e mostragli chi è la vera puttana,
da queste parti!"
"Sì, Padrona," disse Giselle, fissando Ash con occhi
completamente bianchi.
Ma prima che potesse fare qualsiasi cosa, un bagliore artico riempì
la caverna, e un raggio azzurro centrò il braccio di Giselle. La
ragazza urlò, perdendo la presa elementale su Ash e fissando
orripilata il braccio congelato. Prendendo vantaggio della situazione, Ash
la gli diede una gomitata e si liberò definitivamente, crollando al
suolo e sputando sangue, mentre Pikachu si stringeva al suo collo,
cercando di resistere al dolore. Agatha si voltò e notò una
donna alta, avvolta in un mantello blu, con le braccia che ancora
emanavano una nebbiolina gelida. Gli occhi ardevano, blu come l'oceano, e
i suoi capelli rossi galleggiavano nell'aria.
"Tu!" strillò Agatha. "Duplica ti avrebbe già
dovuto uccidere! Tu e tutti gli altri!" Ash smise di tossire e balzò
dietro a Misty.
"Duplica? Che le hai fatto, vecchia troia?" Agatha li guardò,
e improvvisamente rise.
"Oh, non è ironico? Proprio tu mi chiedi cosa ho fatto IO a
Duplica? Che domanda ridicola!"
"Di cosa stai parlando?"
"Basta parlare, ora -" Alzò improvvisamente una mano,
afferrando un pugnale che altrimenti le avrebbe centrato il petto.
Socchiuse i suoi occhi pallidi e si guardò intorno. "Chi? Chi
ha osato?"
"Per te c'è un guaio!" disse Jessie spuntando al fianco
di Misty.
"Fanne un paio!" aggiunse James affiancandosi ad Ash.
Persian sibilò, poi balzò davanti a loro, fissando la
vecchia con aria ostile.
"Per aver osato trasformarci in tuoi schiavi..." cominciò
Jessie.
"Noi ti castigheremo!" concluse James lanciando un secondo
pugnale. Agatha dovette bloccare fisicamente le sue risate.
"Oh, solo altri due falliti! Quando vi siete messi fuori uso l'un
l'altra, giù a Cinnabar, sono quasi morta dalle risate! Per colpa
vostra mi hanno notato, e ho dovuto mettere in piedi tutta quella storia!"
Gli occhi blu notte di Jessie si socchiusero crudeli.
"Come osi, mocciosa! Ti insegnerò ciò che i tuoi
genitori non ti hanno spiegato a suon di sculacciate!"
"Mocciosa? Mocciosa a me?" gridò Agatha, sentendo quella
parola. "Sono più vecchia di te di oltre mezzo secolo!"
Agitò le sue braccia, e l'aria cominciò a vibrare, come se
fosse stata attraversata da un tuono. Un forte vento urlò nella
grotta, sollevando polvere e rocce. "Sai chi sono, ragazzina?"
chiese lei con voce acida, amplificando il suo potere. "Sono Agatha,
terza dei Quattro Grandi! Il Maestro degli Spiriti!" Ash e gli altri
dovettero indietreggiare, colti alla sprovvista dall'imponente ammontare
di energia che la donna stava accumulando.
"Jessie, non dovevi farla arrabbiare," la accusò James.
"Oh, taci James!" rispose Jessie, colpendolo in testa. Agatha
fissò Ash.
"Per rendere la cosa più interessante, penso che evochero due
dei tuoi amici? Cosa ne pensi?" Ash si strofinò il naso e si
sistemò i guanti.
"Vecchiaccia, Sabrina ha detto che per fermare la Profezia della
Morte avremmo dovuto uccidere i custodi dei cancelli. E te in particolare,
ha detto. Sai, non credo che proverò rimorso quando ti avrò
eliminato!"
"Sabrina, eh?" ruggì Agatha. "Quella traditrice!
Dimenticala, e saluta i due tuoi vecchi compagni!" Cominciò
salmodiare, con voce infantile priva di emozione.
"Notte oltre la Luce, Oscurità oltre il Crepuscolo."
La caverna piombò nel buio più totale, perfino la luce
prodotta da Pikachu vnene inghiottita dalle tenebre.
"La Morte riceverà quanto le è dovuto."
Un gemito orrendo, quale mai avevano sentito prima, risuonò
nell'aria.
"Con questa purpurea offerta, faccio appello a te."
Si tagliò un braccio con un'unghia, e il suo stesso sangue schizzò
sul pavimento di roccia.
"Richiama quelle anime dalla dannazione."
Dalla pietra di fronte ai suoi piedi emersero due paia di mani, pallide
di morte.
"Empia Risurrezione!"
Ash e Misty indietreggiarono, osservando inorriditi le mani che si
facevano strada nella roccia, dalla quale emersero infine due figure
avvolte in mantelli purpurei e vestiti come ninja. Sulla loro pelle
smorta, quasi trasparenti, si vedevano delle vene violacee, e i corpi
puzzavano di decomposizione. Koga ed Aya rimanevano in silenzio, brandendo
entrambi delle lunghe katana argentee.
"Noi pensiamo a Giselle," si affrettarono a dire Jessie, James
e Persian.
"Padrona?" disse Erika indietreggiando, emettendo un intenso
bagliore verde mentre richiamava il suo bastone e lo faceva roteare,
creando un lieve soffio di vento per togliersi i capelli neri dal viso. "Chi
è che ti controlla, Duplica?" Duplica restò in piedi,
tranquilla, tenendo le mani dietro la nuca avvolta nei capelli blu. I suoi
occhi, normalmente marroni, si illuminarono di una luce argentea.
"Controllarmi?" chiese divertita. "Io controllo me stessa."
"Stronzate," rispose Bruno, preparandosi ad attaccare. "Chi
è? Non vogliamo farti del male, Duplica. Torna in te."
"E cosa ti fa credere che tu possa farmi male?" il suo ghigno
si allargò.
Erika decise di colpirla e di trovare chi la stesse controllando mentre
era svenuta. In quello stato, Duplica poteva essere una minaccia, se
lasciata livera. Si concentrò e lasciò partire una scintilla
di energia verde alla donna dai capelli blu.
"Polvere soporifera? Erika, puoi fare di meglio," disse Duplica
con tono di scherno. Si trasformò in un pidgey, e sbattè le
ali bianche e marroni per rispedire il pulviscolo al mittente.
Rapidamente, Erika cercò di con la sua staffa di assorbire la
polvere prima che potesse far addormentare Bruno, al suo fianco. Il pidgey
ridivenne rapidamente una voluttuosa donna dai capelli blu, alta un metro
e settanta.
"Uh, uh!" disse Duplica disse, scuotendo l'indice. "Questo
non si fa." Prima che Erika potesse rispondere, si trasformò
in un grosso charmeleon e colpì il Maestro d'Erba coi suoi artigli,
scagliandolo contro il muro. Erika gridò di dolore, sentendo
l'impatto con la roccia viva.
Bruno avanzò, tentando di stendere il charmeleon, ma Duplica si
trasformò in un hitmolee e gli diede un violento calcio sulla
schiena, mandandolo contro la parete. Bruno sbattè col volto,
schizzando sangue da una guancia. Senza nemmeno voltarsi, l'hitmonlee si
ritrasformò in Duplica, che incrociò le braccia, quasi
annoiatae.
"Capite ora il potere della Trasformazione?" chiese con tono
soddisfatto. Erika era ancora carponi sul terreno, coi capelli neri che le
coprivano il volto.
"Non essere troppo arrogante!" urlò balzando in piedi e
cercando di colpirla allo stomaco. Doveva attaccarla finchè era
umana. Sarebbe stata più vulnerabile. Ma Duplica non tentò
neanche di scansare il colpo, e si lasciò colpire con la violenza
di un albero che crollava. Il colpo non ebbe effetto, anzi, la staffa di
Erika attraversò il petto di Duplica e rimase incollato ad esso.
"Capisci adesso cosa significa essere un Maestro di Cambiamento?"
chiese Duplica piegandosi di lato, strappando l'arma di Erika dalle sue
mani. Quindi si trasformò in un hitmonchan e le diede tre rapidi
pugni sullo stomaco, prima di finirla con un colpo in pieno viso. Erika
cadde al suolo, con la bocca piena di sangue. Lo sputò sul terreno.
Era ridicolo! Come si poteva sconfiggere qualcuno che poteva diventare
quello che voleva? E non solo, perchè era praticamente
invulnerabile!
Duplica riprese sembianze umane e si voltò.
"Penso che la Padrona sia nei guai. Devo uccidere questi due in
fretta." Li guardò con occhi ardenti di bianco. "Dite
addio alla vita."
"Non posso credere che siano morti," disse Ash,
indietreggiando spaventato. Misty fissava inorridita i due cadaveri dei
Maestri di Veleno, che si avvicinavano lentamente.
"Loro-loro non sono riusciti a uscire dalla base di Sud Lavender
prima che il tuono la colpisse." Ingoiò a vuoto, sentendo la
gola irritata e asciutta. Ash la guardò bruscamente, fissandola con
occhi ardeni.
"Che significa, tuono?" Lei ingoiò di nuovo.
"Stavo per dirti la verità, ma me ne sono dimenticata, con
quello che c'era da fare. Non sono stati Brock e Valdera a distruggere Sud
Lavender... sei stato tu." Ash chiuse gli occhi, imitato dal suo
Pikachu.
"Lo sospettavo da tempo, ma sentirselo dire... Io-io..." Poi,
lasciando Misty angosciata, Ash alzò le braccia in segno di resa
verso Koga ed Aya.
"Lascia che mi uccidano, Misty." bisbigliò. "Devo
morire," disse bruscamente con voce priva di emozione. Lei pensava di
aver dimenticato ogni sentimento verso di lui, ma vedendo quel tentativo
così esplicito di suicidio non potè fare altro che
accorgersi del suo errore. L'ira prese il posto del dolore, un'ondata di
rabbia pervase il suo animo al pensiero di vedere il SUO Ash che sprecava
in quel modo la sua esistenza.
"Come osi," sibilò. "Come osi gettare la tua vita
come se fosse un giocattolo rotto! Sei solo un bugiardo, Ashura. Un
bugiardo e un ipocrita!" Ash la guardò confuso coi suoi occhi
bronzei.
"Ma non vedi? C'è... qualcosa in me. Qualcosa di cattivo.
Posso sentirlo, Misty. Lo sento! E mi fa paura... sapere che posso
uccidere anche te! Anche te!" Si voltò, sentendosi indegno di
ricambiare lo sguardo di lei. "E' meglio morire al più presto."
Misty non potè fare altro che scuotere il capo, incapace di
trattenere le lacrime nonostante tutto quell'odio.
"Tu una volta mi dissi che il suicidio era uno spreco,"
bisbigliò con voce accusatrice. "E ti credetti. Se muori... io
ti prometto che ti seguirò all'Inferno!"
"Cosa?" disse Ash, fissandola. "Non permetterò mai
che succeda!"
"Allora dovrai tenermi sempre d'occhio, è chiaro?"
"Che tu sia maledetta, Misty!" gridò lui frustrato.
Soffiò via alcune ciocche dai suoi occhi brillanti e si rivolse ai
Maestri di Veleno ormai sul punto di attaccare. Apparentemente, avevano
voluto forzarli a fare la prima mossa, per qualche motivo, ma ora erano
stati costretti dalla loro evocatrice e muoversi. "Pikachu... Lama
d'Ombra!" urlò Ash mentre il suo Pikachu si trasformava in una
lunga katana nera, appena in tempo per bloccare un colpo da Koga.
Misty sentì il suo cuore esplodere di felicità. Ma fu un
breve attimo, perchè il cadavere di Aya puntò verso di lei
la sua katana, fissandola con occhi astiosi, coi capelli verdi che
galleggiavano in aria. Misty schivò il primo fendente ed evocò
i suoi pugnali gemelli di ghiaccio. Poi, decidendo che tipo di arma
sarebbe stata migliore contro un Maestro di Spada, unì le sue armi
generando una lunga picca bipenne di ghiaccio. Una mossa utile. Specie
contro Maestri di Spada e di Veleno. Senza dubbio, sarebbe bastato anche
un graffio per assicurare una morte lenta e dolorosa.
La battaglia cominciò.
"Hanno deciso di difendersi," commentò allegramente
James, fissando Ash e Misty che, dalla loro immobilità, si erano
animati per combattere i due ninja non-morti.
"Guarda davanti, stupido!" gridò Jessie, e James urlò
balzando in aria, evitando per un pelo la voragine creata dal Terremoto
prodotto da Giselle.
Persian ringhiò, balzando in aria per colpire il dottore, ma
Giselle lo vide ed innalzò un duro muro di terra davanti a sè,
col semplice cenno di una mano. Persian rimbalzò sulla barriera.
Poi Giselle fracassò la sua difesa con un pugno, generando una
dolorosa grandine di frammenti che cadde su di loro.
"Io odio i Maestri di Pokemon," disse Jessie cercando di
coprirsi il viso con la lama di un pugnale.
"Quello è un Maestro di Pokemon?" chiese James
improvvisamente preoccupato, mentre schivava le rocce.
"Perrr.. Se non lo è, allora è un umano in grado di
controllare poteri elementali come e meglio di qualsiasi altro pokemon,"
commentò Persian ironicamente. "Siamo fortunati che non abbia
ancora liberato il suo pokemon. Tre contro un Maestro è abbastanza
equo, per me!"
"Marowak, vai!" gridò Giselle.
"Merda," commentò James, non più così
allegro.
Agatha contemplò le battaglie che si combattevano davanti a lei,
coi suoi occhi aquilini. Era molto interessata al modo con cui Ash e Misty
avrebbero affrontato Koga ed Aya. Chiunque avesse vinto, avrebbe lanciato
una maledizione che li avrebbe fatti cadere come mosche. Che importava se
suo nipote li voleva vivi? Sentì quanto le sarebbe piaciuto vederli
morti.
"Ciò che hai fatto è proibito."
Agata si voltò, fronteggiando una donna alta, ammantata in un
mantello blu come il tramondo, con lunghi capelli verdi che le
galleggiavano dietro la testa.
"Perchè, cara Sabrina," rispose Agatha con voce
condiscendente. "Molto carino da parte tua venire qui, dopo che ho
scoperto che sei una traditrice." Alzò le sue braccia, e
cominciò a richiamare gli spiriti intorno a lei, come fumo nero. "Per
il crimine di tradimento del tuo Signore, la sentenza è... al
diavolo, sai bene come suona." Sabrina alzò un pugno da dietro
la schiena. Brillò e arse mentre la sagoma triangolare di un
pugnale di gialla energia psichica partiva dalle sue nocche. Ma poi, il
piccolo pugnale venne avvolto da un alone nero.
"Non ti va di giocare, eh ragazza?" commentò Agatha
notando quel cambiamento. "Come vuoi." Anche lei fece comparire
una lama di psicoenergia nera. "Ora che sono più giovane,
posso finalmente giocare al tuo livello, cara" disse, sorridendo
fanciullescamente. Le due cominciarono una danza di morte, parando e
sferrando colpi di energia nera. Però, mentre il volto di Agatha
era pieno di emozioni, quello di Sabrina sembrava impassibile.
"Butterfree, lo senti?" chiese Laselle, continuando a vagare
per il lungo tunnel oscuro. Era molto tempo che camminava, ormai, e nulla
la poteva più spaventare. A parte i fantasmi. Ma ora, aveva udito
il suono ritmico di urla e tonfi, come quelli di una grossa battaglia,
proprio davanti a lei.
"Free," il pokemon volante si portò sul lato sinistro.
Sembrava come esitante...
"Bene, allora andiamo a vedere che succede," concluse Laselle
pettinandosi i caplli castani. Poi cominciò a correre, stando però
attenta a dove metteva i piedi. Non voleva fare rumore, nè cadere
in qualche crepaccio.
"Duplica, combattilo!" Il cuore di Laselle fremette,
riconoscendo la voce del Maestro Erika. Erano tutti là sotto? Il
tunnel che si aprivano verso l'alto. Rallentò e si appoggiò
alla parete del tunnel, proprio nel punto in cui esso sboccava nel
crocevia.
"Silenzio, Butterfree" bisbigliò mentre dava una
sbirciata.
Un enorme charizard si librava nell'aria al centro della caverna, con
lenti battiti delle sue ali demoniache. Ua coppia di occhi bianchi
adornava il volto del dragone, e lingue di fuoco emergevano dalle narici.
La sua lunga coda scalciava nell'aria sopra le possenti zampe artigliate.
Incredibilmente, il charizard parlò con la voce di Duplica.
"CHARR... Combatterloi? Preferisco combattere voi," sibilò.
Laselle analizzò rapidamente l'area. Là, in ginocchio sul
terreno, accando ad una scalinata di roccia, c'era una donna dall'aria
stremata, avvolta nei resti di un mantello verde, che respirava
affannosamente. I suoi capelli neri erano spettinati e incrostati di
sangue, che colava anche dalla suo bocca. Ma gli occhi, verdi erba,
sembravano ancora fieri. Il Maestro Erika! E oltre l'entrata di uno degli
altri tunnel, c'era una figura accasciata, con un mantello marrone... il
Maestro Bruno?
"Duplica, non sei più in te! Per favore, non fare qualcosa di
cui potresti pentirti... o non costringere me a fare qualcosa di cui mi
pentirò!" gridò il Maestro Erika additando l'enorme
charizard. I suoi pugni emanavano un'energia dorata, e un'aura verde la
stava avvolgendo. Duplica? Laselle cominciò a pensare. Non poteva
essere! Perchè mai il Maestro Duplica avrebbe dovuto attaccare il
Maestro Erika? Era folle!
"Molto spiritoso!" sbottò il charizard sarcastico. Il
suo ruggito di drago riempì la caverna, e il suo respirò
generò un forte vento. Poi piegò la sua testa e spalancò
le fauci. "CHARRRRRR!" Un'immensa onda di fiamme partì
verso il Maestro d'Erba, ancora acquattato. Poi Erika spinse tutte le sue
energie nei palmi aperti.
"Solar-raggio!" gridò, e in quell'istante i suoi occhi
verdi vennero offuscati dalla vampata gialla che emergeva dalle sue mani.
I due attacchi si incontrarono in aria, esplodendo fragorosamente.
Laselle si coprì gli occhi per proteggersi dalla polvere che riempì
la caverna con una nube spessa, carica di detriti. Tossendo, agitò
le mani alla ricerca di aria pulita, mentre anche Butterfree la aiutò
con le ali. Ci vollero pochi minuti prima che la polvere si adagiasse al
suolo, e lei potesse vedere di nuovo.
Boccheggiò. L'enorme charizard rosso, che a quanto pare era
Duplica, volteggiava ancora nell'aria, incolume. Il Maestro Erika era a
terra, col mantello bruciacchiato.
"Charr... fuoco sconfigge erba... gioco, set e partita," ringhiò
il charizard. Cominciò a preparare il colpo di grazia.
"Ferma!" urlò Laselle, in lacrime. Si alzò e
corse disperatamente verso di loro. "Duplica... per favore fermati!
Ti prego! Non uccidere Erika!" Il charizard smise di inspirare e la
fissò con un'occhiata truce.
"Laselle... che ci fai qui?" disse rudemente. "Per favore!"
la implorò Laselle, interponendosi fra lei ed Erika, ancora al
suolo. "Non so perchè state lottando, ma è sbagliato,
devi saperlo!"
"Sbagliato?" ringhiò lei, sprizzando fiamme dalle
narici. "Tutto è sbagliato! Sbagliato per me! Quindi devo fare
quello che IO voglio! Io!"
"Ma tu non vuoi questo!" continuò Laselle. "La
Duplica che conoscevo era amichevole e spiritosa! Era gentile e simpatica!
Sempre preoccupata per Ash e per gli altri!" Il charizard chiuse
improvvisamente gli occhi, e alcune lacrime cominciarono a colarne fuori,
vaporizzandosi al contatto con la pelle ardente.
"Ash. Hai ragione..." bisbigliò lei. Poi riaprì
le palpebre e ruggì, facendo remare la caverna. "È per
lui che lo faccio! La Padrona ha promesso!" Piegò all'indietro
la testa e riprese ad inspirare. "Devo farlo!"
"Duplica, no!"gridò Laselle.
"Free!" pigolò il suo Butterfree, volando sopra la sua
testa. laselle lo guardò disperata. "Butterfree, sei la mia
unica speranza! Ti prego, ferma Duplica..." Guardò
malinconicamente il charizard. Poi atterrò e, lasciando Laselle
scioccata, cominciò a trasformarsi, come se fosse stata Duplica. Il
butterfree si ingrandì, cambiò colore e divenne un'immensa
testuggine. Un blastoise!
"STOIS!" ringhiò il blastoise, puntando i suoi cannoni e
attaccando con due colonne d'acqua. Duplica-Charizard gridò di
dolore, e venne centrata dall'attacco, precipitando di schiena.
"Butterfree???" esclamò Laselle. "Che sta
accadendo?" Duplica-Charizard cercò disperatamente di
rialzarsi, usando le ali per rimettersi in piedi.
"Char! Così è uno di quelli!" Si accasciò
al suolo e si trasformò in un ispido cane giallo, Jolteon. "Jolt!"
gridò correndo verso di loro e lanciando un poderoso attacco tuono.
"Blast!" gridò il blastoise, centrato dal colpo
elettrico. Ancora fumante, si girò e si trasformò in un
Sandshrew per generare un terremoto.
"SHREW!" gridò, frantumando il terreno con gli artigli e
generando una crepa che percorse il terreno.
Laselle potè solo osservare affascinata quella lotta. Era una
lotta di tipi, e ognuno cercava di trasformarsi in un tipo che avesse un
vantaggio sull'altro.
Potè dire solo una cosa.
"Butterfree, ma tu che cazzo sei?"
Koga si piegò, tenendo la sua lunga katana in orrizontale. Il suo
viso pallido era stato graffiato da molti colpi di Ash, ma non usciva la
minima traccia di sangue - il suo cadavere era dissanguato. Ogni tanto,
ciuffi di capelli opachi si strappavano dal teschio smorto, assieme alla
carne che li reggeva.
Ash era davanti a lui, ad una dozzina di piedi, su un leggero rialzo del
pavimento roccioso, tenendo la sua katana nera dietro la schiena. Acnhe il
suo mantello nero era gonfiato dall'aria che spirava innaturalmente nella
grotta.
"Koga, puoi sentirmi? Sei davvero tu?" urlò verso il
ninja nel mantello color porpora. Un orrendo lamento uscì dalla
bocca del cadavere, la spaventosa parodia di un discorso. I suoi occhi si
arrossarono, fissandolo con aria torturata, come se stesse soffrendo nelle
fiamme dell'inferno. Poi si nascose nel mantello e balzò in avanti,
afferrando la katana con ambo le mani e caricando. Oppresso dal disgusto
di doversi difendere da un uomo che avrebbe avuto ogni ragione per
ucciderlo, Ash strinse a sua volta la sua katana nera e si lanciò
verso Koga, avvolto nel suo mantello nero.
Tre colpi.
Dopo, entrambi i Maestri rimasero immobili, in piedi, stringendo le
proprie armi con forza, e si voltarono. Ash guardò con aria triste
le bracci di Koga che crollavano al suolo, seguite dalle gambe. Il torso
cadde, senza arti, sul pavimento.
"Mi dispiace, Koga," disse Ash scuotendo il capo.
Improvvisamente, i pezzi del corpo si animarono e si riunirono. Koga si
rimise in piedi. "Questo è male," commentò Ash
osservando il ninja che attaccava di nuovo.
Nel frattempo, Misty e Aya si incontravano, incrociando la picca e la
katana. Per un attimo il combattimento sembrò in stallo, con Aya
che tentava di colpire e Misty che si difendeva con la sua arma bipenne.
Poi tutto cambiò, quando Misty si voltò agilmente, evitando
un fendente diagonale di Aya, ma perdendo una ciocca dei suoi lunghi
capelli rossi. Ringhiando di rabbia, continuò la rotazione, seguita
dal mantello blu, e tagliò in due Aya all'altezza della bita.
Quindi sferrò un potente calcio al torno, spedendo mezza Aya in
aria.
Sfortunatamente, l'altra metà del corpo balzò in aria e si
ricongiunse, ridiventando una sola persona. Con un balzò
all'indietro, Aya atterrò tranquillamente e riprese l'attacco.
Qualcuno la toccò da dietro, e Misty quasi gridò, prima di
accorgersi della presenza di Ash.
"Qui non andiamo da nessuna parte, Misty!" disse lui, guancia
contro guancia. Misty si sentì oppressa dal tepore del contatto.
Indicò l'angolo lontano della caverna, dove lottavano Agatha e...
Sabrina? Sembravano lottare in cima ad una piccola spianata nella roccia.
"Li vedi?" continuò. "Credo che se abbattiamo
Agatha, il suo potere su tutti quelli che sta controllando verrà
meno. Con Sabrina che la tiene occupata sarà più semplice
coglierla di sorpresa."
"Buona idea," rispose Misty, e si voltò per parare un
fendente di Aya. "Ma che facciamo con Koga e Aya? Non possiamo
ucciderli. E se restiamo distratti e loro ci toccano con quelle armi
avvelenate..." soffiò via una ciocca di capelli rossi che le
si erano infilati nella bocca.
"Allora, ecco quello che faremo..."
Agatha parò ancora un altro colpo del pugnale Psichico di
Sabrina, sprizzando scintille nere dappertutto, e si voltò per
rispondere con un fendente diretto al collo della donna. Comunque, prima
che il pugnale potesse incontrare la carne, la forma di Sabrina brillò
di bianco e scomparve. Agatha si voltò, avvolta dal clangore dei
suoi amuleti, certa che sarebbe riapparsa fiusto dietro di lei.
"Codarda," disse con la sua voce infantile. "Dovresti aver
paura di uno dei Quattro Grandi. Non sei mai stata alla loro altezza, cara
Sabrina." Sabrina ricomparve, galleggiando nell'aria, circondata da
un'aura dorata mentre si teneva in volo con l'energia psichica, avvolta
dai lunghi capelli neri come se fosse sott'acqua.
"Non era il mio destino diventare uno dei Grandi," disse senza
risentimento. "E non era il tuo destino cambiare la tua età
col potere della profezia."
"Ah, no?" chiese Agatha falsamente sorpresa. "Allora come
mai ho quattordici anni e sono ancora in piedi?" Sabrina cominciò
ad ardere più brillante, fissandola con occhi crudeli.
"Il tempo non può tornare indietro sui suoi passi.
Psicoattaccoo!" Le sue mani su unirono, generando una palla di pura
energia mentale.
"Oscurità, dammi il potere della Levitazione," salmodiò
Agatha, e i suoi capelli galleggiarono nell'aria, mentre un vapore scuro
la copriva. L'attacco psichico colpì il terreno, facendo vibrare
tutta la caverna. "Il tuo destino non è che una morte inutile!"
disse Agatha, che era balzata in aria per aggredire Sabrina, avvolgendo il
suo vestito in un'ombra nera.
"Non penso." Una forma nera si rifelsse negli occhi color
crepuscolo di Sabrina.
"Cosa?" disse Agatha spaventata, torcendosi nell'aria.
Misty aveva liberato il suo Starmos, che, dopo aver tranciato in due Koga
e Aya, si era diretto verso di lei, con Ash pronto a balzarle addosso, con
la katana nera pronta a colpire.
Terrorizzata, Agatha gettò i suoi palmi verso di lui. Non c'era
tempo di lanciare un'incantesimo al Maestro d'Ombra prima che colpisse.
Poteva fare solo una cosa.
Invadere la sua mente.
Disperatamente, lanciò la sua coscienza per unirla con quella di
lui. Era come entrare nel buio più completo, come mai aveva visto
prima. Ombre roteanti che sembravano non tanto assorbire quanto evitare la
luce. Che mente era mai quella? Cercò disperatamente un appiglio,
un punto da cui cominciare. Niente. Avrebbe dovuto lanciarsi alla cieca.
Nero. Oscurità. Ombre.
Si ritrovò in piedi su un limbo oscuro. Intorno a lei c'era
un'infinita tenebra. E dietro c'era Ashura, nel suo mantello nero,
immobile e muto. Ma come poteva dire chi fosse, col cappuccio a nascondere
il visto? E quegli occhi erano di un rosso crudele...
"Vuoi violare i miei ricordi, puttana?" ruggì
improvvisamente la figura nel mantello, e Agatha indietreggiò
spaventata - lo spavento più grande che avesse mai provato negli
ultimi cento anni di vita. Doveva andare via. Doveva, il suo tentativo di
entrare nella mente di lui era fallito! Ma quando cercò di
andarsene, neri vincoli d'acciao sorsero dal pavimento nero e si
avvinghiarono intorno a lei. Gridò. La figura nera galleggiò
verso di lei. Urlò di nuovo, cercando di scappare, dimenticando le
catene, in preda al panico.
Una mano fredda come la morte le strinse dolorosamente il mento, e la
costrinse a fissare le tenebre del cappuccio. Anche da quella distanza,
poteva vedere solo quelle fessure rosse di sangue, simili alle fiamme di
un vulcano.
"Tu vuoi i miei ricordi... li avrai." Abbassò la testa e
la baciò. Non era un bacio da innamorato, ma la punizione di un
bacio brutale. Agatha urlò nella sua bocca, ma lui sembrò
quasi divertirsi, forzando la sua lingua nella bocca di lei. In tutto quel
terrore, lei sentì anche una punta di piacere in quell'azione, e fu
indecisa se esserne ulteriormente spaventata o meno.
Nero. Oscurità. Ombre. Una memoria.
Un ragazzino, di due anni al massimo, fra le ombre di un seminterrato, si
copre il suo viso grazioso fra le mani.
"Tu non sei mio figlio!" urla un uomo dai capelli blu,
additandolo.
"Per favore, papà..." lo supplica il ragazzino.
L'uomo avanza impettito e tira un calcio al bimbo. Questi grida, ma non
piange. Forse è questo ciò che fa infuriare quell'uomo. Una
bella donna, con capelli castani, corre lungo una scalinata e urla, alla
vista di ciò che l'uomo sta facendo.
"T-ti prego fermati," singhiozza lei. "P-per favore, è
tuo figlio!" L'uomo stringe i pugni, fissandola.
"Sei una puttana," dice pieno di rabbia, ma apparentemente
calmo. E quel che è peggio è che la rabbia fa presto a
crescere ed a smorzarsi, ma la calma è mortale, ci mette molto ad
apparire e molto ad andarsene. "Guardalo. Dove li ha presi quei
capelli neri? Non da te. Non da me. E' un bastardo." Raggiunge di
nuovo il bambino e lo solleva con una mano. Due splendidi occhi bruni lo
fissano. Lo fanno infuriare, perchè un bastardo dovrebbe essere
brutto, secondo lui. "Tu non sei mio figlio," ripete l'uomo, e
poi tira un violento pugno nello stomaco del bimbo, che crolla a terra ma
non grida neppure. Il suo viso resta calmo come un lago ghiacciato.
"No, non farlo!" grida la donna, correndo per afferrare il
braccio di lui. Con l'altra mano, l'uomo le dà un violento schiaffo
che la sbatte contro il muro del seminterrato.
"Puttana. Avrai quello che meriti." Si avvicina alla donna in
lacrime, coi pugni serrati.
Il seminterrato si riempie di grida.
Altri ricordi invadono la mente di Agatha. Presto non può più
sopportarli. Ma continuano e continuano e continuano, e si lei si ritrova
a ridere, a urlare frasi senza senso, a sbavare.
L'uomo nel mantello nero indietreggia e la guarda coi suoi occhi rossi,
sorridente. Si toglie il cappuccio, ma una ciocca di capelli neri copre la
faccia.
"E ora morirai."
Ride a fondo.
"No!" gridò Misty, vedendo Ash che cadeva
improvvisamente da Starmos prima che potesse colpire Agatha. Ma anche
questa cominciò a cadere, mentre l'incantesimo di levitazione
veniva meno. Misty saltò giù dal suo pokemon, avvolta nel
suo mantello blu, e atterrò giusto in tempo per evitare che Ash si
sfracellasse sul suono roccioso. Lo afferrò con ambo le mani e si
piegò di lato, trasformando la caduta in una rotolata.
Agatha non fu altrettanto fortunato, e si schiantò contro la dura
roccia, con gli occhi spalancati. Sembrava essere morta anche prima di
colpire il suolo.
Misty guardò Ash, disperata. Stava respirando, lentamente.
Ringraziò il cielo. Cosa era successo? Era stata Agatha a farlo
svenire? Era morta per questo?
Come Starmos la raggiunse, col suo gioiello rosso luccicante di
preoccupazione, il Maestro d'Acqua venne distratta dal fragore di un
tuono. Si voltò e osservò la katana nera che si
ritrasformava in Pikachu. Anch'esso sembrava svenuto, con gli occhi blu
cobalto chiusi come in un sonno ristoratore.
Sabrina scivolò silenziosamente accanto a lei, guardandoli
impassibile. Poi scosse il capo.
"Non c'è nulla di cui preoccuparsi. Dormira per un'ora, poi
si sveglierà e starà bene." Misty osservò il
corpo di Agatha, fracassato sulla roccia. Con occhi stupiti, osservò
il cadavere mentre invecchiava rapidamente davanti a lei. I capelli neri
si sbiancarono, la pelle si raggrinzì, e poi Misty riconobbe
l'Agatha che aveva conosciuto nella Lega Pokemon. Ma l'invecchiamento non
si fermò fino a quando la carne non si sgretolò, rivelando
uno scheletro che presto si polverizzò, svanendo in un soffio di
vento.
Si sedette, cercando Koga e Aya. Ma non c'era più nient'altro che
un mucchio di vecchi stracci merci. Due spiriti bianchi corsero verso di
lei, spaventandola. Pensò di aver sentito dei ringraziamenti, dal
vapore che le si dissipò davanti.
Jessie, James e Persian le arrivarono accanto. Il secondo teneva Giselle
in braccio: la ragazza era svenuta.
"Phew," sospirò James. "Sono contento che tu
l'abbia fermata prima che questa," accennò col capo a Giselle,
fra le sue braccia. "Potesse fermare noi." Poi, dal margine
lontano della caverna, dove c'era l'ingresso, individuò un Bruno
dall'aria stravolta, Erika e... Laselle? Camminavano verso di loro, e
Bruno teneva fra le braccia Duplica, svenuta.
Sabrina camminò verso di lei e lasciò cadere una lettera.
"Questo è per te. E troverete altri due vostri compagni,
intrappolati nella cavera verso occidente. Ora vi saluto." Un
bagliore bianco, e poi scomparve.
Erika e Bruno si arrampicarono sulla roccia, quindi quest'ultimo depositò
Duplica accanto a loro, per aiutare Lasella a salire. Un pokemon nero,
simile ad un'ameba, le sedeva sulla spalla. Per un momento tutti lo
fissarono ammutoliti. Poi Laselle parlò.
"Sono contento che siate sopravvissuti, in un modo o nell'altro,
Maestro Misty. Il Maestro Duplica ci aveva quasi battuti. Ma Butterfree -
voglio dire, Ditorion - l'ha tenuta occupata, altrimenti a quest'ora
saremmo tutti inceneriti." Misty fissò con aria incredula il
pokemon seduto sulla sua spalla.
"Ditorion?" Laselle sembrò imbarazzata, si grattò
la nuca con la mano e giocherello con una ciocca dei suoi lunghi capelli
castani.
"A quanto parte è il settimo Pokemon Supremo, e ci stava
spiando fin dall'inizio. Ma... uh... ha deciso che gli piaccio, e quindi
vuole aiutarci."
Misty scosse il capo con aria ironica. Poi socchiuse i suoi occhi blu,
osservando la lettera datale da Sabrina. La aprì.
Carissima sorella, Se desideri scoprire il segreto della nostra nascita, vieni al vecchio quartiere residenziale di Indigo Plateau City. Non tardare. E vieni da sola. E non mostrare questa lettera ad Ashura. Valdera
Fine della undicesima Parte
POKEDEX
PIKACHU OMBRA
Tipo 1: Ombra
Tipo 2: Elettricità
Attacco: Ebollizione di Tuono
Tipo: Elettricità/Acqua
Pikachu comincia a sovraccaricare l'avversario con l'elettricità.
Il calore cuoce letteralmente la vittima.
Attacco: Assorbimento elettrico
Tipo: Elettricità
Assorbe elettricità a bassa intensità nel corpo del
pikachu, che la può poi riutilizzare a piacimento.
Attacco: Graffio di Tuono
Tipo: Elettricità/Normale
Usa la coda per spedire una lama di elettricità che può
tagliare in due l'avversario, se è abbastanza potente.