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Autore: MaxT    06/09/2012    4 recensioni
Una Elyon esuberante e sorprendente torna a cercare le sue vecchie amiche, che si troveranno presto coinvolte in avvenimenti più grandi di loro. Che spaventosa profezia ha pronunciato la Luce di Meridian? Vera è…vera? Dove sono andate le gocce astrali delle W.I.T.C.H.? E’ una storia dove i personaggi assumono diversi ruoli contrastanti, si muovono nel segreto e nell’invisibilità, e le loro motivazioni autentiche si delineano a mano a mano che la storia si avvicina alla conclusione. Note: qualcuno potrebbe considerare OOC Elyon e le gocce astrali. Da parte mia, penso che siano una evoluzione plausibile dei personaggi visti nel fumetto. Aggiornamento: I primi sei capitoli sono stati riscritti nell'ottobre 2008.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le profezie di Meridian'
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Ad personam
 
Grazie Sweet Witch,
sono molto contento che questo capitolo ti abbia soddisfatta. Apprezzo molto la cortesia delle tue recensioni, anche quelle dei capitoli arretrati. Grazie anche per la recensione a La Luce al tramonto, mi fa sempre piacere che qualcuno riprenda in mano quel racconto.
 
Qualche parola su questo capitolo: l'inizio segue a ruota la fine del capitolo precedente con il sorprendente annuncio della cattura di Elyon. Il titolo, Il mostro nel giardino, fa riferimento a quello che Elyon fa credere sia il piano delle WITCH, e spingerà Vera a fare qualcosa che era al difuori dei suoi progetti. Faccio notare che, in azione, le Nemesis non usano più i nomi propri di cui pur erano gelose, ma i numeri progressivi per questioni di praticità.
Anche questa volta chiedo venia, ma non sono riuscito a fare un disegno per illustrare il capitolo. Però, se a qualcuno può interessare, il grande quadro che mi occupava la scrivania è stato completato e mi dà molta soddisfazione, anche se non potrei spacciarlo per una panoramica di Meridian.
 
Buona lettura
MaxT
 



PROFEZIE


 
Riassunto delle puntate precedenti
 
Dopo un incontro misterioso con la Luce di Meridian, Vera ha convinto le Gocce a sostituirsi a Elyon a Meridian, impersonando la regina e le guardiane.
La controfigura di Elyon e le finte guardiane esiliano Miriadel e Alborn, mentre Caleb sfugge alla cattura; pur avendo assunto il potere, si rendono conto di non essere convincenti, e inventano la storia che le guardiane sono a palazzo per proteggere la Luce di Meridian da un complotto.
A Heatherfield, Elyon spiega che quella che si sta realizzando è una sua profezia, che prevede che la tirannia duri un anno, che a Meridian dura diciotto mesi. Elyon è decisa a non tentare niente prima di questa scadenza.
Il nuovo piano di Vera prende rapidamente forma, basandosi sull'ambiguità del termine di un anno: prima simuleranno che Elyon diventi sempre più tirannica, screditandola, poi Vera la spodesterà dopo un anno terrestre di dodici mesi, facendo finire apparentemente la tirannia e realizzare la profezia; poi, dopo aver guadagnato il consenso della gente, si prepareranno per affrontare Elyon e le Guardiane al loro ritorno dopo diciotto mesi, un anno di Meridian.
Vera crea venti copie di Wanda, dette Nemesis, che avranno l'incarico di impersonare le guardiane e di sorvegliare la città restando invisibili o sotto falsa identità, o con l'aspetto di aquile.
Come dal piano di Vera, le false Guardiane imprigionano Galgheitha e altri personaggi importanti, che potrebbero rendersi conto che la sempre più tirannica Regina e le Guardiane sono state impersonate da controfigure; la principessa Vera fa la parte della buona, facendo fuggire questi prigionieri dalla città.
Infine, si arriva allo scadere dei dodici mesi dall'arrivo delle Gocce e da quello che a molti appare come l'inizio della tirannia. La montatura arriva al suo culmine: Vera parla in consiglio criticando Elyon, poi affronta le false guardiane e infine la falsa Elyon, sconfiggendoli tutti e venendo proclamata Regina.
Informata da Caleb, la vera Elyon decide di proseguire col piano iniziale, aspettando altri sei mesi per intervenire; inoltre preannuncia alle guardiane che intende farlo da sola. Queste, preoccupate, si chiedono se dovranno intervenire in qualche modo per aiutarla.
Nel frattempo Vera fa sperimentare nuove armi segrete, come fruste capaci di iniettare narcotici e sistemi per materializzare armi pesanti in vista del confronto finale.
Cinque mesi dopo, la situazione precipita improvvisamente per un casuale ma burrascoso incontro di Taranee con le gocce a Midgale. L'Oracolo acconsente a chiudere la muraglia per precauzione e ne fa dare preavviso a Elyon, che però decide di dover assolutamente parlare con Vera al più presto.
Elyon, quindi, decide di teletrasportarsi immediatamente nel suo mondo. Preoccupato per la sua sorte, L'Oracolo convoca immediatamente le Guardiane, inviandole a recuperarla. Queste intervengono in tempo per sottrarla a due Nemesis che stavano cercando di catturarla. Ma nel trasportarla a Kandrakar, inaspettatamente trascinano con loro una delle due, Dora.
A Kandrakar, Elyon viene costretta a rivelare che il colpo di stato di Vera era stato frutto di un loro accordo per far realizzare la profezia della tirannide nel modo meno dannoso possibile. Vera aveva assunto una pozione per dimenticare questo accordo, ma la sua memoria sarà ripristinata pronunciando in sua presenza una frase concordata, che comunica a Dora che viene rimandata a Meridian come messaggera.
Dora ritorna e ripristina i ricordi di Vera, aggiungendo che Elyon vuole parlarle, ma riferisce anche che a Kandrakar sia lei che la ex-regina sono state minacciate.
Quando Elyon viene condotta al cospetto di Vera, questa rifiuta di tirarsi in disparte e ammettere pubblicamente la montatura, con la scusa che Elyon non ha mantenuto una vecchia promessa, e che non può comunque garantirle dalle vendette di Kandrakar; tuttavia mantiene la promessa di riportarla a casa, libera, in attesa del confronto finale.
Le WITCH apprendono da Cornelia l'esito di questa missione. Taranee è fortemente risentita sia verso Cornelia, che ha sempre spalleggiato Elyon pur avendo intuito i suoi piani, sia verso Will, accusata di essere sempre più simile all'Oracolo. Pochi giorni dopo, però, Will si confida con Matt in un locale pubblico, e casualmente Taranee e Hay Lin sentono questo sfogo; mentre Taranee si rabbonisce, Hay Lin è in preda ai dubbi sul suo ruolo e il suo futuro, e si mette in contatto con la nonna Yan Lin che la rassicura, senza però poterle rivelare il segreto dell'Antica Profezia sulla quale si fonda Kandrakar.
Nel frattempo, a Meridian Vera e le sue fedeli si preparano a modificare il loro sistema difensivo, dopo che la temporanea cattura di Nemesis 1 aveva rivelato all'Oracolo fin troppe informazioni su di esso.
Elyon scopre tragicamente di aver portato con sè la Corona di luce fasulla. Informato, l'Oracolo disapprova il suo piano di creare delle Nemesis a lei fedeli, e impone di concordare un piano con le Guardiane. Endarno, sfiducioso, incarica Orube di preparare una seconda squadra d'intervento.
Elyon sostiene il piano di Cornelia di usare il Potere della Terra per aprire una galleria nei muri e sorprendere Vera; in realtà non ha rinunciato al suo piano segreto di sorprendere la rivale creando tre Nemesis a lei fedeli, più una sosia di sè senza poteri da far catturare. Nel segreto del suo scantinato, questo piano viene messo a punto in ogni dettaglio. 
Arrivato il grande giorno, Le WITCH e Elyon si teletrasportano alla periferia di Meridian, ma questa le lascia brevemente per iniziare il suo piano. Riesce a infiltrare le tre Nemesis a lei fedeli, che trasmettono a Vera di avere catturato Elyon, in realtà la sosia. Nel frattempo però, credendosi abbandonate, le WITCH si dirigono verso la città senza aspettare l'amica. 
 
 
 
Capitolo77
Il mostro nel giardino
 


Meridian, sala operativa delle Nemesis
 
“L’hanno presa!”, esclama Theresion incredula quasi sobbalzando sulla poltroncina della sua console, “Hanno preso Elyon!”.
Un coro di esclamazioni vittoriose si levano dalle Nemesis attorno. “Che colpo!”. “Vittoria!”.
La voce scettica di Vera smorza gli entusiasmi. “Ma non vi è sembrato troppo semplice?”. Si avvicina alla console, sfiorando con un dito una delle gemme luminose; subito dopo, tre dei puntini luminosi sulla grande mappa dei sotterranei appesa alle capriate vengono cerchiati da un alone rossastro. “Ci vuole una verifica. Tutto ciò sa di tranello!”.
Theresion incalza, portandosi le mani alla coroncina di trasmissione telepatica: “Intanto, chiedono il permesso di rientrare con urgenza”.
“Aspetta”, dice Vera, “Voglio essere sicura. In primo luogo, voglio un’analisi del sangue sia per questa Elyon che per le tre Nemesis che l’accompagnano!”.  Materializza sul palmo un piccolo nugolo di zanzare, che poi svanisce nell’usuale scintillio. “Terry, dì alla scorta di scoprirsi la pelle”.
“Se proprio vuoi”, risponde un po’ malvolentieri, “Ma secondo me è una precauzione inutile: comunque, il firewall del palazzo analizza l’impronta mentale di chiunque l'attraversa. Questa è una garanzia più che sufficiente per la loro identità”. Si concentra ancora un attimo sulla trasmissione, poi dice: “Ora stanno protestando: dicono che prima che la prendessero, Elyon ha fatto svanire le altre tre che avanzavano dall’altra parte della galleria”.
“Cosa? Svanire?”, chiede la Grande Sorella presa in contropiede, alzando gli occhi verso la mappa alla vana ricerca dei puntini luminosi, già inghiottiti dall'alone della zona isolata. 
“Le Quattro, Cinque e Sei?” , fa eco Wanda, “Dovrà spiegare subito cosa ne ha fatto!”.
Terry aggrotta gli occhi e armeggia con qualcuna delle gemme luminose della console. “Nessun contatto con Quattro, Cinque e Sei”, conferma preoccupata, poi aggiunge: “Ora Uno, Due e Tre sono arrabbiate. Dicono che se le fai aspettare da sole nella galleria, le streghe potrebbero apparire da un momento all’altro e liberare Elyon”.
“E’ possibile”, ammette Vera. Si concentra un attimo su qualcosa di lontano, poi annuncia con un  sorriso teso: “L’identificazione del sangue è positiva. Elyon e tre Nemesis”.
“Allora, le faccio rientrare?”, sollecita Theresion impaziente.
“Sì, Ma prima fai rientrare tutte le altre! Dobbiamo essere preparate a qualunque sorpresa!”.
 
 
Meridian sala operativa delle Nemesis, un minuto dopo
 
Appena si materializzano con la loro preziosa prigioniera, Nemesis Uno, Due e Tre iniziano a brontolare. “Finalmente!” “Che aspettav…”.
Le lamentele si interrompono a metà frase, quando realizzano: tutt’attorno a loro, le loro compagne le hanno circondate e puntano loro addosso mitragliette e sfollagenti narcotizzanti.
“Ma… che cavolo…”.
“Scusate”, spiega Vera da dietro lo schieramento, “Ma dovevo prendere qualche precauzione. Non vorrei regalare loro la vittoria per leggerezza, se fosse una trappola”.
“Ma che trappola!”. “Abbassate le armi!”. “Non ne hai avuto abbastanza dei colpi partiti per sbaglio, a Midgale?”
“Zitte un attimo!”, comanda Vera stizzita, “Wanda, fai alla nostra vecchia amica un’altra pera di narcotico! Sulla pelle scoperta, mi raccomando!”.
“Subito!”. Wanda fa allungare il suo sfollagente finché  la punta non sfiora il collo di Elyon. L’iniettore dislocante sul puntale non richiede il contatto fisico, e la prigioniera già intontita non sembra notarlo neppure.
“Non troppo”, la ammonisce la Due, “Le abbiamo già fatto una dose doppia”.
“Ora non starà più in piedi”, rincara la Tre preparandosi a sorreggerla.
Dopo che Wanda ha ritirato il suo sfollagente, tutte loro rimangono un lungo attimo in sospeso, attendendo nervosamente un ordine della loro regina, che sta tenendo gli occhi socchiusi inquietantemente fissi sulle tre della scorta. 
“Abbassate le armi”, ordina infine Vera, “L’identificazione di Nemesis Uno, Due, Tre è confermata”.
Con qualche celato sospiro di sollievo, tutte le altre ripongono le pistole mitragliatrici e i manganelli nelle fondine.
“Bell’accoglienza!”, brontola Uno, sostenendo la prigioniera che comincia a barcollare vistosamente, e la trascina verso una poltroncina che un’altra le accosta.
Vera viene vicino, osservando con attenzione gli occhi vacui di Elyon. “Allora, sorellina? Un anno d’attesa, per poi essere presa così? Non ti sei coperta di gloria, temo”.  
Non ricevendo nessuna risposta, continua a fissarla, sondandone le memorie per un lungo minuto. 
 
Alla fine, sul suo viso l’espressione assorta è sostituita da una vittoriosa. “E’ proprio lei!”.
“Ne dubitavi ancora?”, chiede Wanda.
Senza risponderle, Vera continua: “Il suo progetto era di sostituirsi a una Nemesis e infiltrarsi nel palazzo. A questo punto avrebbe agito da quinta colonna dall’interno, aspettando l’occasione buona per teletrasportarmi via sulla Terra”. Fa una smorfia di disprezzo. “Niente d’imprevedibile, sorellina. Immaginavo che volessi fare proprio questo”. Le fa un largo sorriso, aggiustandosi una ciocca di capelli. “Peccato che mi sia bastato modificare i settaggi del firewall del palazzo: ora, se qualcuno tentasse di teletrasportarmi fuori, la barriera mi rimanderebbe semplicemente al posto di partenza”. Vittoriosa, torna a sondare gli occhi vacui di Elyon, ma di colpo perde tutta la sua baldanza. “Folgori di Imdahl! Le WITCH, con Cornelia in testa, stanno scavando un tunnel per arrivare nel giardino al centro del palazzo!!!”.
“Il potere della Terra…”, sbotta Irenior seduta sulla poltroncina più comoda del sottotetto, “Non l’avevamo pensata, questa!”.
“C’è di peggio”, aggiunge Vera, “Questo stesso potere della Terra può trasformare tutto il giardino in un unico enorme mostro ai comandi di Cornelia, proprio al centro del palazzo. Rami e viticci potrebbero sfondare gli infissi e dilagare nelle sale!”.
Wanda aggiunge, impressionata: “Alcuni alberi arrivano fin quasi alla sala del trono. Se penso come Cornelia sa farli crescere…”.
“Possiamo usare i lanciafiamme per incenerirli prima”, suggerisce una Nemesis, ma l’idea non trova consensi.   Altre di loro propongono: “Meglio tenderle un agguato nel giardino senza essere viste”,  “Possiamo colpirle appena sbucano!”.  “Dì a Terry di contattare gli insetti del giardino”. “No, meglio i lombrichi del terreno”.  Altre incalzano:   “Presidiamo anche il piano terra del palazzo”. “Casomai cambiassero il piano”.
“Potrebbero essere partite dalle zone isolate”, dice Theresion, facendo voltare tutte verso di lei mentre indica, sulla grande mappa del sotterraneo appesa alle capriate, le tre chiazze ancora lampeggianti che si stanno gradualmente restringendo. “Mezzo miglio da qui, in linea d’aria”.
“Quanto tempo abbiamo?”, chiede una delle Nemesis mentre osserva nervosamente da una finestra sul cortile.
“Difficile da prevedere”, risponde Vera con una smorfia d’incertezza, quasi pentendosi di aver messo a nanna Carol. Forse lei avrebbe potuto valutare meglio delle altre l’abilità di Cornelia in questo campo. Ma poi, avrebbe potuto fidarsi della sua risposta?  “Dovrò usare i soldati per tamponare questa falla”.
“I soldati?”, si stupisce Wanda, “Ma lo sai che sono goffi e inadeguati contro le guardiane! Ai tempi di Phobos...”.
“Lo so”, conviene Vera rammaricata. “Dovrò dotarli in tutta fretta di una nuova arma. Non avrei voluto mettere loro in mano così gli anticorpi, ma piuttosto che vedersi apparire il nemico sotto i piedi…”.
 
 
Meridian, palazzo reale, salone d’ingresso, mezz'ora dopo
 
L'eco dei passi pesanti e cadenzati non si è ancora smorzato sulle scale che scendono verso il seminterrato, e già il drappello successivo di soldati si materializza da un baluginio sull'ampio disco bianco al centro dell'atrio.
Appena apparso, il sergente al suo comando si guarda attorno: i piantoni che sorvegliano l'ingresso ben serrato non lo degnano di un'occhiata, intenti a sondare nervosamente tutt'attorno con lunghe bacchette bianche. L'aria sembra quasi ronzare per la tensione.
“Ma dove cavolo...”.
“Ehm, sergente...”, gli bisbiglia uno dei soldati, cercando di indicargli discretamente qualcosa alle loro spalle.
 
La voce del capitano Mopurk lo fa sobbalzare. “Sono qui, sergente Koltr”. 
Il sottufficiale si volta sui tacchi e saluta. “Agli ordini, signore”. 
Il massiccio capitano e il suo attendente, con carta e matita alla mano, li stavano attendendo accanto a una cassetta di legno aperta accanto ai loro piedi.
“Sergente, prendete posizione nel corridoio interno, al piano inferiore, tra la torre est e la torre nordest”. Vedendo uno sguardo di dubbio negli occhi del subordinato, indica il tragitto con la mano: “Scendete quelle scale, e poi presidiate il corridoio là sotto, e anche tutti i locali. Date immediatamente l’allarme se notate una strana luminosità nel pavimento. Si pensa che le streghe di Kandrakar possano entrare aprendo un tunnel”.
“Sì signore! Soldati, avanti...”.
“Aspettate! C’è un’altra cosa: delle nuove armi”. Raccoglie dalla cassa ai suoi piedi alcuni oggetti biancastri, una specie di coni da gelato con una cordicella che penzola da un foro nel vertice. “Ve ne lascio quattro”. Porge gli oggetti ai primi soldati del drappello. “Ricordate: siete responsabili personalmente di queste munizioni speciali. Non tirate la corda senza motivo, perché si può usare una volta sola!”.
L’ attendente, lì accanto, trascrive i nomi su un quadernetto. “Vademir… Joksor… Tribind… e tu…”.
“Taltor”, completa l’interpellato, girandosi tra le mani l’oggetto mai visto prima. “Ma signore, cos’è?”.
“Non è necessario che tu lo sappia, soldato”, risponde l’ufficiale.  Prende un altro cono dalla cassa e spiega, mimando il gesto: “Se vedrete apparire le Guardiane, puntate la faccia piatta verso di loro, e tirate forte la cordicella finché si aziona”. 
“E… cosa dovrebbe succedere, signore?”, insiste il soldato Taltor.
“Lo scoprirete se verrà il momento”, risponde l’ufficiale, mentre un ronzio della piastra sul pavimento preannuncia l’arrivo di nuovi contingenti. “Ora andate, presto!”.
“Agli ordini!”. Il sergente Koltr saluta e si avvia: “Avanti, march!”. Getta un'occhiata eloquente ai suoi soldati: se qualcuno accennerà soltanto a fargli domande troppo difficili, se ne pentirà amaramente.
 
Mentre osserva il drappello avviarsi verso lo scalone, il capitano Mopurk si rigira fra le mani uno dei misteriosi coni, chiedendosi in cuor suo che cosa diamine dovrebbe succedere tirando la cordicella.
 
 
Meridian, sala operativa delle Nemesis
 
“Allora, Vera, spiegaci un po’ qualcosa di questi misteriosi anticorpi”, dice Wanda con i pugni piantati nei fianchi. 
Vera esita, combattuta, poi cede alle insistenze. “Quella è un’arma che non ho mai osato sperimentare. E’ basata sull’antipotere, una forma di magia nera opposta ai tipici poteri degli Escanor”. Osserva le espressioni sbigottite, e continua: “Per produrla, ho dovuto usare metodi e rituali completamente diversi dai soliti. Non sono neppure sicura che funzioni, potrebbe rivelarsi una grossa delusione. Ma se funzionasse, potrebbe essere decisiva”. Previene la domanda che tutte stanno per farle: “No, non ho altri tipi di armi non letali da dare ai soldati”.
Le altre annuiscono perplesse. “Antipotere…”. “Come funziona?”.
“Quando gli anticorpi vengono liberati, aderiscono alla persona per cui sono stati tarati. Ne riconoscono certe proteine espresse dal corpo o altre caratteristiche chimiche attraverso una sorta di olfatto a distanza. Questi anticorpi sono specifici per Elyon e le guardiane, esclusa Will, e per la superficie del Cuore di Kandrakar”.
“Allora, aderirebbero anche su di te e di noi, escluse le Nemesis”, interviene Therese sempre seduta alla console, che divide la sua attenzione tra le parole di Vera e l’interfaccia telepatica del sistema di sorveglianza. 
“Su di noi?”, ripete Irenior dalla sua poltrona, scambiando un’occhiata preoccupata con Paochaion rimasta in disparte. “E’ per questo che non li hai mai provati?”.
Vera si stringe nelle spalle. “Anche. Se quella roba mi investisse, io perderei i poteri finché non fossi completamente ripulita, e lo stesso succederebbe con Elyon e le Guardiane… ovviamente, se tutto funzionerà davvero come scritto sui testi neri”.
“Capisco perché l’hai tenuto così segreto”, riflette Wanda, “A Meridian, questa è l’arma ideale per un colpo di stato, se può essere usata anche contro di te”.
Le altre Nemesis riprendono: “Ma perché non li hai dati a noi, questi anticorpi, piuttosto che a quell’accozzaglia di buzzurri dei soldati?”. “Avremmo potuto usarli contro Elyon nei sotterranei”. “E Quattro, Cinque e Sei ora sarebbero ancora con noi”.
Vera scuote il viso. “Magari avessi potuto! Purtroppo l’antipotere ha qualche effetto anche quando è racchiuso nell’involucro. E’ impossibile teletrasportare quel materiale, per dirne una. Insomma, anche solo portando quei contenitori in mano o in tasca, perdereste temporaneamente tutti i poteri che vi ho conferito”.
Scende un attimo di silenzio preoccupato.
 
Inaspettatamente, Irenior interviene: “Senti, Luce, intanto che noi parliamo, quelle là, la loro biondona in testa, stanno proseguendo la loro galleria. Che ne direste di cercarle?”.
“E come?” chiede di rimando Vera, cupa. “Possiamo solo attendere che siano avvistate da qualcuno, il che potrebbe anche avvenire… laggiù”. Guarda fuori da uno degli abbaini che danno sul cortile interno. La visibilità verso il basso è limitata dalle falde del tetto, ma le cime degli alberi giganteschi sono ben visibili. Quegli stessi alberi che potrebbero trasformarsi in mostri al comando di Cornelia, mentre le altre… chissà come pensano di usare i loro poteri, si chiede.
 
Irene si propone: “Senti, Luce, la nostra superbionda mi ha insegnato a fare il fantasmino.  Posso lasciare il mio corpo qui, sempre se promettete di non farmi scherzi del piffero, ed entrare nel terreno per cercare la loro galleria”.
“Davvero lo faresti?”, si stupisce Vera, “Certo, ci sarebbe utilissimo”.
“Allora comincio subito. Un divano, per piacere…”.
Le altre allineano due file di poltroncine imbottite. “Può andare?”, chiede Wanda, ripiegando un plaid per farne un cuscino d’emergenza.
Irenior guarda con occhio critico il catafalco improvvisato. “Avrei preferito il lettone della nostra amata regina, ma comunque me lo farò bastare”.  Prende posto con un po’ di fatica gattonando sulle sedie, poi si rigira a  viso in su e chiude gli occhi. “Volare sottoterra… il sogno di una vita”, ironizza, poi il suo corpo si abbandona in quello che, da fuori, sembra solo un sonno senza sogni.
 
Tutto comincia sempre così: la sensazione di oscillare, di scivolare fuori dal proprio corpo abbandonandolo a partire dai piedi, e poi di librarsi a faccia in giù sopra di esso. Il chiarore  azzurrino che permea l’ambiente sembra venire dall’interno di ogni cosa, sommandosi alla fosforescenza verdina del pavimento e alla luce dorata dell’alba che ora entra dagli abbaini, disegnando lunghe scie nel pulviscolo.
Osserva il suo corpo abbandonato… Oh, cavolo, ho messo due scarpe diverse! Sarò lo zimbello di tutte, al mio ritorno!
Mettendo in disparte quel pensiero fastidioso, Irene si decide e parte giù in verticale, attraversando in breve la sala del trono, dodici piani di sale e uffici vari, l’atrio e il salone al di sotto, pieno di soldati. E poi, trova solo un buio che non è buio, ma un limbo informe pervaso dalla onnipresente fosforescenza azzurrina della materia inerte. Per un attimo attraversa una galleria, ma talmente in fretta che non riesce a fermarsi prima di essere sprofondata nel pavimento lastricato. Decide di tornare su per ridare un’occhiata, anche se non le sembrava affatto opera di Cornelia, non è che lei usi lastricare di pietre rettangolari i suoi tunnel. Inverte la direzione, o almeno così le sembra, ma non riesce più a ritrovare la galleria di prima, e prende a muoversi in cerchio. Dovrebbe averla superata, ormai… Ma non ha riferimenti per le distanze, se non la sua stessa immaginazione. Ai suoi occhi incorporei il terreno attraversato appare sempre dello stesso grigiazzurro scuro.
Finché finalmente sbocca in una nuova cavità. E’ una grotta… neanche, è un anfratto mai attraversato dall’uomo, troppo stretto per essere percorso. Ma qual è l’alto? Quale il basso? 
Scruta qualche indizio che glielo indichi, seguendo il meandro troppo stretto per essere attraversato da qualunque corpo umano materiale. 
Quando la cavità si esaurisce davanti a lei, ha un moto di panico. Se non trova un qualche riferimento che le faccia capire qual è l’alto, rischia di volare alla cieca verso l’interno del terreno, perdendosi nell’indistinto per sempre. 
‘Aiuto, Vera!’.
‘Cosa succede?’, risponde l’altra con il pensiero.
‘Ho perso l’orientamento! Da che parte è l’alto?’.
‘Dalla solita parte. Ma tu dove sei?’.
‘Non so. Sono scesa dritta sotto la rupe, ma poi… Oh cazzo, non voglio vagare qui sotto per l’eternità!!!’.
‘Va tutto bene, tranquilla’.
‘Tutto bene un cazzo di mio nonno!’.
D’improvviso Irenior si sente come tirare da dentro i visceri, come se qualcuno le avesse legato cuore, stomaco e budella a un treno. Lei non può far altro che assecondare quella trazione, attraversando universi di grigioblu informe, poi, come lampi una dietro l’altro, i tredici piani della torre est.
 
“Ah!”. Si sveglia di soprassalto, agitata, mentre qualcuno la scrolla con energia. 
“Tutto bene?”, le chiede Vera chinata su di lei dalla testa, ancora con le mani sulle sue spalle.
“Bene come fossi appena tornata da un incubo”, risponde Irenior, tirandosi su a sedere. Si passa una mano sulla fronte fredda e sudata.
“Sai che hai messo due scarpe diverse?”, le fa Vera con un sorrisino. “Forse, con quelle belle uova di Pasqua, la tua visibilità verso il basso non è il massimo”.
Irenior la ricambia con un’occhiata storta. “Questa battutina me la sarei aspettata da Superbionda, non da te. Perché non pensi a quelle là, che stanno venendo dalle fogne a prenderti il trono e sbatterti nella Torre delle Nebbie fin alla fine dei tuoi giorni?”.
“Cercavo solo di sdrammatizzare”, risponde Vera tornando di malumore. “E’ che ti sei fatta prendere dal panico”. Si volta verso Paochaion, che sta cercando di vedere la scena, alzandosi sulle punte dei piedi da di là della cortina di Nemesis tutt’attorno.
“Pao, carissima! Tu hai un ottimo senso dell’orientamento, vero? E conosci bene i sotterranei, pure! Non è che vorresti provare…”.
“Io…”. Pao deglutisce, spaventata all’idea. “Io… Io non so orientarmi, se non riesco a vedere”.
“Beh, potresti iniziare un’esplorazione sistematica. Basta che fai brevi tratti, da una galleria all’altra”.
Pao si stringe le braccia e trema, come se si afferrasse al suo stesso corpo. “Io… io non l’ho mai fatto… io non voglio!”.
“Ma ti insegnerà Irene!”, insiste Vera. 
“Ah… allora siamo a posto!”, risponde con un’occhiata all’amica che si sta rimettendo in piedi. “No, no e poi no!”.
“Ci riproverò io tra poco”, interviene Irenior alzandosi faticosamente in piedi. “Lasciami solo qualche minuto”.
“Va bene”, acconsente Vera con un'occhiata nervosa all'orologio alla parete, “Per riprenderti dalla paura?”.
“No. Per andare a cambiarmi le scarpe”.
 
 
Meridian, periferia sud
 
Il cielo ormai è già chiaro quando le W.I.T.C.H. arrivano alla periferia della città, celate dal loro manto d’invisibilità. Camminano lentamente e in silenzio, con Will in testa che cerca di orientarsi con il Cuore di Kandrakar che levita attaccato alla catenella, mentre Irma è marcata stretta tra Cornelia e Taranee, pronte a stroncare a gomitate qualunque sua manifestazione vocale.
‘Non va bene’, trasmette Will nell’equivalente telepatico di un bisbiglio. ‘Il Cuore sta oscillando tra due posizioni. Quando eravamo lontani dalla città era solo una vaga vibrazione, ma ora mi sembra sempre più che stia oscillando tra la direzione del palazzo e un’altra sottoterra’.
‘Forse sta cercando di dirci che dovremmo riprendere il tunnel fino al palazzo anche senza di lei’, suggerisce Taranee.
‘Forse dovremmo’, concorda Hay Lin con un brivido, ‘Guardate che feticci inquietanti’. Indica delle figure simili a statuette di terracotta dalle fattezze umanoidi appoggiate ai davanzali.
‘Ahi’, pensa Cornelia, ‘Prima, non abbiamo mai visto cose simili in giro per Meridian’.
Irma indica una statuetta dai colori vivaci e dal sorriso finto che sembra scrutare giù da un ballatoio da sotto due palpebre pesanti. ‘Guardate! Non è Pisolo, quello?’.
‘Pisolo!’, conviene Hay Lin. ‘Se questa non è opera loro…’.
 
L’aprirsi dei battenti di una finestra alle spalle le fa sobbalzare. Attendono un attimo, immobili come le statuette che sembrano osservarle, ma non succede niente.
‘La città sta cominciando a svegliarsi’, constata Will contrariata. ‘Andiamo avanti lo stesso’.
Riprende a camminare a passo sempre più prudente, ascoltando i primi rumori mattutini provenire dalle case e dai vicoli. 
A mano a mano che si avvicinano al centro, la divergenza tra le due direzioni segnate del Cuore di Kandrakar si fa sempre più marcata, e il talismano tira sempre più verso il basso. 
‘Cosa vuoi fare?’ chiede Cornelia senza rompere il silenzio.
‘Voglio proseguire finché il ciondolo non tirerà verso il basso’, risponde Will, ‘Poi entreremo nel sotterraneo a cercare cos’è che lo attira lì’.
 
 
Meridian, nel cuore della zona isolata nei sotterranei
 
Seduta nell’inadeguato riparo offerto da una nicchia che alloggia una fredda panchina di pietra, illuminata dalla fosforescenza verdolina onnipresente nel sotterraneo, Elyon riflette sulla situazione. 
Le sue amiche, a quanto pare, hanno preferito iniziare senza di lei e richiudersi il tunnel alle spalle. Eppure aveva ben detto di aspettarla… Quant’è stata via, in fondo? Dieci minuti?
Ora, senza il suo aiuto come esploratrice loro rischiano di mettersi nei guai, se sboccano in qualche locale sorvegliato. E neppure lei stessa è troppo sicura qui, non abbastanza da poter lasciare il suo corpo indifeso per intraprendere una ricerca extracorporea. 
Ha eliminato una quantità enorme d’insetti nemici, e alcuni dei suoi pappataci sono ancora in posizione ostacolando la trasmissioni di Vera, ma la situazione in questo corridoio tornerà presto alla normalità, e non può rafforzare queste difese se non vuole smascherare la sua goccia. 
Potrebbe far creare falsi allarmi, falsi avvistamenti delle Guardiane, ma senza essersi accordate con loro ciò rischia di diventare controproducente. 
No, niente azioni a casaccio, tanto il tempo lavora a suo favore. Per ora è meglio nascondersi, aspettare e sperare che la trappola principale funzioni come deve. E’ quasi passata un’ora, presto le sue Nemesis si ricorderanno finalmente chi sono davvero e cosa sono lì a fare. Allora sì, qualche diversivo potrebbe essere utile per distrarre Vera e dar loro il modo di spedirla via. E se entro un’ulteriore ora ciò non fosse avvenuto, allora scatterebbe il piano B.
 
 
Meridian, zona del mercato nuovo
 
Will prosegue, osservando il Cuore di Kandrakar oscillare sempre più insistentemente verso il basso. E’ probabile che Elyon sia nascosta nel sotterraneo a non più di un centinaio di metri da loro.
Dietro, le altre camminano circospette, osservando le finestre e le stranissime statuette di ogni tipo che sembrano scrutare le strade come sentinelle, ma che per adesso non sembrano averle rivelate. Accanto a sagome umanoidi e di animali sconosciuti, hanno riconosciuto nanetti, donnine, dinosauri e perfino una Barbie in tuta mimetica appostata in un vaso di gerani.
 
Sboccate in un grande piazzale, l’attenzione di Irma è attirata da alcuni grandi portali di pietra bianca, simili a dolmen. Tre di questi hanno il fondo chiuso da una grande lastra, ma il quarto è aperto. Ciò che si vede attraverso non sono le vecchie case retrostanti che costeggiano il piazzale, ma un paesaggio carsico con un lontano sfondo di montagne. 
‘Che prodigio è mai questo?’, si chiede la ragazza avvicinandosi con prudenza. E’ come se il portale si aprisse su un altro luogo, ma in mezzo non c’è nessuna superficie che demarchi una divisione, perfino il basamento di granito sembra continuare al di là.
‘Irma, non tirarci addosso i guai come tuo solito’.
‘Tranquilla, io-so-tutto, sto solo guardando. Non farei…’.
D’improvviso, anche gli altri tre portali si animano. Lo sfondo di pietra sparisce, facendo apparire luoghi diversi… e popolati. Ordini secchi in meridiano, e rumori di passi pesanti. Molti passi, e molto pesanti.  E drappelli di soldati che marciano verso di lei.
Un attimo dopo, dai portali cominciano a sgorgare drappelli di soldati tozzi e massicci dalla pelle marrone.
‘Non è colpa mia! Non ho fatto niente!’, tenta di discolparsi la Guardiana dell'Acqua.
‘Vieni via, disgrazia vivente!’. ‘Non ci hanno viste’. ‘Non ancora’.
‘Presto, cerchiamo un ingresso per i sotterranei’, ordina Will, allontanandosi lungo una laterale sulla sinistra. 
Tutte la seguono velocemente. Troppo velocemente.
 
Un soldato si ferma ad ascoltare, e subito viene investito da un altro, che esce di corsa. Il cozzo dei due elmetti metallici sovrasta per un attimo ogni scalpiccio.
“Perché ti fermi così, Trablor?!?”,  protesta il secondo.
“Zitto. Non ti sembra di sentire dei passi?”.
“Certo. Stavano correndo tutti, tranne tu che ti…”.
“No, no. Altri passi. Passi di scarpe col tacco alto. Sergente…”.
Il sottufficiale, già lì accanto, fa un cenno della mano per imporre il silenzio a tutti, e ascolta. Poi fa un cenno agli altri tenendo la mano sollevata sopra la testa. “Andiamo in silenzio”, sussurra.
 
Will raggiunge di fretta il portico, in cui ricordava di avere visto una delle caratteristiche cancellate che chiudono l’ingresso ai sotterranei. Afferra una sbarra e tira, ma senza risultato.  ‘Chiuso!’.
‘Aspetta, fai fare alla donna ossiacetilenica’, suggerisce Irma col fiato un po’ grosso. ‘Tara...’.
‘Eccomi, fate largo’.
‘Niente fiamme, sono troppo visibili’, decide Will. ‘Cornelia, pensaci tu con la telecinesi’.
‘Subito!’.
Un attimo dopo il chiavistello si apre con uno schiocco secco. Will apre il cancelletto, e i poveri cardini arrugginiti si lamentano con uno stridio da far venire la pelle d’oca anche ai muri.
‘Era meglio il fuoco’, commenta Taranee.  ‘Hay Lin, perché non hai creato un isolamento acustico?’.
‘Potevi dirmelo prima. Ormai…’.
‘Giù presto’, ordina Will, ‘E chiudetevelo alle spalle!’.
 
“Avete sentito, sergente?”.
Il sottufficiale fa al soldato un rabbioso gesto di tacere. Certo che ha sentito! Proprio dietro l’angolo!
Fa cenno ai soldati di sparpagliarsi e sondare l’aria con le loro lunghe bacchette e con i manici delle lance a cui, per qualche assurdo ordine dall’alto, hanno dovuto smontare i puntali metallici. 
Appena svoltano l’angolo, la piazzetta che si offre ai loro occhi sembra vuota, ma lui sa cosa potrebbe aver prodotto quel rumore.  Sotto il portico, infatti, c’è un cancelletto che chiude uno dei tanti accessi agli immensi sotterranei di Meridian.
“Kottik, vieni qua”, sussurra. 
Un soldato magrolino si accosta. ‘Agli ordini’, risponde col pensiero. Nonostante il fisico relativamente gracile, è una dotazione preziosa per la squadra: è l’unico in grado di tenere comunicazioni telepatiche a distanza. 
‘Kottik, riferisci del contatto al comando’.
‘Sì, signore’. Il soldato si concentra, e anche il sergente può sentire in diretta la comunicazione.  ‘Squadra del sergente Korsich a capitano Torl. Abbiamo sentito rumore di passi, poi stridio metallico. Pensiamo che qualcuno sia appena entrato nel sotterraneo da Piazzetta del Cockbishek’.
‘Ricevuto.  Abbiamo conferme da altre fonti: il cancello è stato aperto e richiuso’.
“Dobbiamo cercare le chiavi per entrare?”, sussurra il sergente al soldato.
‘Dobbiamo…’ ripete Kottik.
‘No, non entrate. Ripeto, non entrate. Continuate a pattugliare la superficie’.
Il soldato sospira di sollievo. “Sergente, ci ordinano…”.
“Ho sentito!”, brontola Korsich con rabbia, “Noi qui ad abbaiare come cani, e tutto il divertimento se lo prenderanno quelle misteriose squadre speciali”.
Il soldato Kottik annuisce diplomaticamente, senza ribattere. Divertimento, ha detto il sergente! Cosa ci può essere di divertente nell'affrontare avversarie del genere, armati solo di spade corte e lance senza puntale? 
  
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