Kenzo fu dimesso alcuni giorni dopo, sotto le raccomandazioni
dei medici di non sforzarsi e di seguire la dieta prescritta; Temari e
Kankuro partirono un paio di settimane dopo, insieme alla madre: avevano
deciso, di comune accordo, che i funerali , quando sarebbe servito, si
sarebbero svolti nella città dove Kenzo aveva vissuto per tanti anni, così
che per tutti i conoscenti e gli amici del posto fosse più facile poter
partecipare, ma, a differenza dei fratelli e della madre, Gaara non volle
tornare a casa propria nel frattempo. Un po’ perché ormai si era affezionato a quel posto,
ma soprattutto perché aveva da tempo notato che il rapporto con il padre
si era finalmente stabilizzato e voleva potergli stare vicino ancora per
un po’, almeno finché avrebbe avuto bisogno di lui, e recuperare così
almeno in parte tutto il tempo che avevano perso ignorandosi e sputandosi addosso sentenze
senza senso, o almeno era quello che Gaara aveva fatto per tanto
tempo.
Non voleva però ammettere che il terzo motivo che lo spingeva
a rimanere era la speranza che Itachi prima o poi lo venisse a cercare per
chiarire e non contava il fatto che ormai l’estate fosse agli sgoccioli,
che la maggior parte dei suoi amici ormai fosse tornata a casa e che più
di una persona gli avesse da tempo comunicato che Itachi era ripartito con
la sua band e non sarebbe ritornato fino all’anno
dopo.
Gaara non sembrava voler perdere la speranza e ogni giorno,
quando suo padre dormiva, si sedeva in riva al mare in attesa, nello
stesso punto dove lui e Itachi si erano seduti tante volte ad osservare il
tramonto, chiacchierando di cose senza senso o rimanendo semplicemente in
silenzio; era passato più di un mese da quando si erano visti l’ultima
volta e Gaara aveva avuto molto tempo per riflettere e rendersi conto di
avere avuto una reazione esagerata, dettata soprattutto dal suo stato
d’animo, tanto da desiderare con tutto il cuore di poter rivedere il moro
per chiedergli scusa una volta per tutte.
Probabilmente Itachi non lo avrebbe voluto comunque: in fondo
l’estate stava per finire e loro non avevano mai parlato di cosa fare una
volta tornati a casa, anzi, probabilmente, Itachi non aveva nessuna
intenzione di portare avanti la loro relazione e Gaara come avrebbe potuto
dargli torto? Itachi era famoso, ricco e sicuramente circondato da persone
che facevano a Gaara per stare con lui…Di certo non aveva nessuna
intenzione di perdere tempo con una persona poco interessante come
lui.
Questo almeno era quello che si ripeteva Gaara ogni volta che
iniziava a chiedersi perché Itachi non tornasse da lui e ogni volta
sentiva il petto scoppiargli dal dolore e le lacrime pungergli gli occhi,
tanto che era costretto ad alzarsi dalla sua postazione e trovare un modo
per distrarsi il più velocemente possibile; il più delle volte,
l’occasione gliela dava Kenzo, che vedendolo così giù di morale, gli
proponeva lunghe passeggiate sul bagnasciuga o a volte un semplice
gelato.
Gaara ormai non poteva più negare di essersi davvero
affezionato a suo padre e non solo per via della malattia: avevano parlato
a lungo in quelle settimane e avevano finalmente imparato a conoscersi e a
comprendersi; Kenzo gli aveva spiegato con molta calma i motivi che
avevano spinto lui e sua madre e lasciarsi e perché lui avesse scelto di
allontanarsi così tanto e Gaara aveva finalmente capito, non più accecato
dalla rabbia e dal rancore, che suo padre non aveva mai smesso di amare
sua moglie e i suoi figli e che allontanarsi da loro era stata la cosa più
dolorosa che gli fosse mai capitata.
Gaara, d’altra parte, colse l’occasione per scusarsi per il
suo comportamento dei primi tempi, sentendosi anche un po’ in imbarazzo,
ma, da bravo padre, Kenzo lo
rassicurò dichiarando di comprendere appieno le sue motivazioni e il suo
stato d’animo, promettendogli
che mai e poi mai lo avrebbe giudicato per quei
motivi.
Insomma, si stava creando tra di loro un buon rapporto
padre/figlio e Gaara decise che in tutto il tempo che sarebbe stato loro
concesso, avrebbe fatto di tutto per mantenere le cose come stavano; il
tempo, in fondo, non gli mancava dal momento che Naruto e tutti gli altri
erano ormai partiti da un po’, quindi Gaara passava tutte le sue giornate
in compagnia del padre, che non perdeva occasione per raccontargli qualche
aneddoto di quando era ragazzo, giusto per far sorridere Gaara nei suoi
momenti di depressione acuta, dovuti alla mancanza di
Itachi.
Arrivò così l’autunno e Gaara ancora non ne voleva sapere di
tornare a casa; Kenzo non sembrava migliorare, ma nemmeno peggiorare e
Gaara ormai considerava quel posto la sua nuova casa e non voleva più
lasciarla e anzi arrivò perfino a risistemarla secondo i suoi gusti, con
tanto di amaca sul soppalco che dava la vista sul mare e sulla quale Gaara
amava passare le serate, specialmente poco prima di cena, quando il
ricordo di Itachi si faceva più acuto del solito, nonostante ormai fossero
passati quasi tre mesi dalla loro rottura.
Avevano anche comprato un piccolo pianoforte che Kenzo amava
suonare poco prima di andare a letto; non era molto bravo, in realtà, ma
conosceva qualche canzone e ogni tanto si divertiva a suonarle, o almeno
ci provava, sotto allo sguardo critico di Gaara, che ogni volta si
lamentava scherzosamente per il dolore ai timpani che gli stava
provocando.
Quella sera non era diverse dalle altre: avevano appena
finito di cenare e Kenzo si stava ancora gustando il suo bicchiere di
amaro, vizio che gli era stato concesso dal figlio a patto che non
esagerasse, mentre suonava un testo molto dolce e lento; sembrava più
stanco e affaticato del solito e a cena non aveva mangiato praticamente
niente, ma quando si sedeva davanti a quello strumento, sembrava
riacquistare un po’ di vita.
Gaara se ne
stava semi sdraiato sulla sua amaca, bevendo una bottiglia di birra fresca
e ascoltando distrattamente
le note che provenivano dall’interno della casa, osservando estasiato il
cielo notturno particolarmente stellato e privo di
nuvole.
Ripensò ancora una volta a quell’estate così piena di novità
ed emozioni, positive e negative, che gli avevano fatto sembrare che fosse
passata una vita, quando invece erano solo pochi mesi ed era così
concentrato nei suoi pensieri che non si accorse subito che la musica era
cessata ; sorrise girando la testa per guardare suo padre, ma lo stipite
della porta glielo impedì “ Già stanco? Non ti facevo così pappamolle,
sono solo le nove!” annunciò per prenderlo in giro, ma senza ricevere
risposta “Papà?” chiamò allora, ma quando nuovamente non ricevette
risposta, iniziò ad allarmarsi.
Gaara scattò in piedi facendo cadere la bottiglia di birra
che ancora teneva in mano e che si infranse in mille pezzi sul pavimento
del soppalco; non sembrava
riuscisse a muoversi e fissava la porta aperta dalla quale proveniva una
strana aria gelida, forse dovuta all’improvviso
silenzio.
Solo quando la birra che si era riversata per terra andò a
bagnargli i piedi, Gaara sembrò riscuotersi e con passo tremolante si
avvicinò alla porta “Papà?” chiamò di nuovo con voce più bassa e con meno
sicurezza di prima; si affacciò, infine, allo stipite della porta dove
rimase aggrappato per alcuni minuti osservando il padre, all’apparenza
addormentato, ancora seduto davanti al pianoforte, con le mani in grembo e
il viso pallido ma rilassato.
Se Gaara non fosse rimasto per alcuni minuti a fissare il
petto del padre nella speranza di vederlo muoversi, avrebbe detto
tranquillamente che stava dormendo, ma Kenzo non respirava e il suo corpo
non si muoveva di un millimetro; Gaara dovette trarre un profondissimo
sospiro prima di muovere qualche altro passo verso il padre e nemmeno si
accorse che le lacrime stavano scendendo copiose sul suo viso “Papà”
sussurrò, ma non come se ancora una volta volesse provare a riscuoterlo,
ma semplicemente come se
volesse dichiarare ad alta voce un ultima volta che quello era suo padre e
che lui era suo figlio e niente nessuno avrebbe potuto dire o fare
qualcosa per cambiare le cose.
Non chiamò subito l’ambulanza: si sedette al suo fianco
osservando quel viso ancora bello nonostante il pallore e la magrezza ,
prendendogli le mani grandi, come a voler catturare gli ultimi barlumi di
calore del suo corpo e parlandogli, come avevano fatto tante volte negli
ultimi mesi, tra prese in giro e battute senza
senso.
Rideva e piangeva contemporaneamente, come se Kenzo fosse
ancora lì con lui e lo desiderò: desiderò che suo padre potesse tronare da
lui, desiderò poter abbracciare sua madre e i suoi fratelli e
desiderò che Itachi fosse lì
con lui in quel momento, ad abbracciarlo e a rassicurarlo che tutto
sarebbe andato bene, nonostante tutto.
Pianse, come non aveva mai fatto in vita sua, accasciato sul
pavimento come se fosse stato ferito in un punto vitale, pianse così tanto
e per così tanto tempo che si costrinse a chiamare qualcuno solo quando si
accorse che la mano del padre, che aveva tenuto stretta per tutto il
tempo, si era ghiacciata completamente.
Chiamò sua madre per prima: non voleva che fosse un
infermiere sconosciuto il primo a sapere che suo padre se n’era andato ed
era giusto che fosse invece la persona che aveva amato e che lo aveva
amato a sua volta ad avere per prima la notizia; venne rassicurato dalla
madre, che gli promise che sarebbe stata lì la mattina seguente insieme ai
fratelli e solo allora Gaara chiamò l’ospedale che mandò un’ambulanza in
poco tempo.
Salutare suo
padre per l’ultima volta, prima che lo coprissero con un telo bianco, fu
la cosa più straziante per Gaara, che non volle ascoltare le parole di
consolazione di vicini e conoscenti che gli dicevano di passare la notte
da loro; si limitò ad osservare l’ambulanza allontanarsi, ad entrare in
casa, spegnere le luci e rannicchiarsi nel letto del padre, dove consumò
tutto le lacrime che ancora aveva in corpo.
Non chiuse occhio quella notte e alla mattina, ancora prima
dell’alba, fu pronto ad accogliere sua madre e i suoi fratelli; abbracciò
tutti e tre con tutte le sue forze, ma non riuscì a piangere ancora, forse
perché ormai tutte le lacrime erano state consumate, così aiutò sua madre
con i preparativi per il funerale e si preparò a chiamare gli amici che
avevano conosciuto Kenzo e che sapeva che sarebbero venuti al
funerale.
Non chiamò Itachi, però, perché non voleva risentirlo in un
momento simile e nel caso in cui Itachi non avesse voluto parlargli, Gaara
non avrebbe retto a un altro dolore;
chiamò Naruto, però, che gli assicurò che sarebbe venuto al
funerale con Sasuke e gli altri della
compagnia.
Il biondo non accennò al dirlo a Itachi e non osò chiederlo a
Gaara, ma pensò che forse era il caso di avvisarlo e sapeva che né Gaara
né Sasuke lo avrebbero fatto, così decise che era ora di dare una mano a
sistemare le cose ed afferrò il cellulare.
Itachi scese le scale dell’immensa villa che lui e i ragazzi
avevano affittato, facendo una smorfia quando il frastuono della musica
gli rimbombò nei timpani e scuotendo la testa amareggiato: erano ormai tre
mesi che lui e la band avevano ripreso a viaggiare e ogni sera quel gruppo
di deficienti organizzava un mega festino con fiumi di alcool e bellissime
ragazze in bikini, il tutto ovviamente nella loro
villa.
Itachi aveva anche provato a partecipare, qualche volta, ma
aveva trovato ogni singolo individuo assolutamente privo di interesse,
così ogni volta si limitava a sgraffignare qualche birra e a chiudersi
nella sua stanza per scrivere canzoni; e pensare che una volta era il Re
di quelle feste, almeno fino a prima
dell’estate….
Già….
Itachi sospirò pesantemente sentendo un nodo stringergli il
petto “Gaara..” sussurrò prima di bere un goccio di birra dalla bottiglia
che aveva trovato in cucina e risalire le scale; tre mesi senza sapere
assolutamente niente di lui e senza avere il coraggio di chiamarlo e il
dolore anziché passare, aumentava di giorno in
giorno.
Itachi stava seriamente sfiorando la depressione e la cosa
peggiore era che il suo stato d’animo incideva anche sulla band, che
risentiva del suo malumore e ultimamente non stava facendo granché “Dove
sei?” si chiese un secondo prima che il suo cellulare squillasse e Itachi
allungò un braccio per afferrarlo, rimanendo a fissare per un po’ il nome
di Naruto lampeggiare sullo schermo “Sì?” si decise infine a rispondere
“Itachi!Meno male, hai risposto…Sasuke era convinto che non lo avresti
fatto!!” disse Naruto dall’altra parte sentendosi all’improvviso un po’
imbarazzato “Dimmi, Naruto” disse Itachi con tono quasi annoiato, ma ormai
era il suo tono di voce costante “Ehm…Ecco…Non sapevo come dirtelo, ma……Mi
ha chiamato Gaara…E….Suo padre è morto stanotte” disse il biondo cercando
di capire quali potessero essere le reazioni dall’altro capo, ma Itachi
rimase in silenzio “Il funerale sarà questo venerdì e io e Sasuke andiamo
perciò….Volevo chiederti se vuoi venire con noi” spiegò ancora Naruto
sempre più in imbarazzo.
Itachi sospirò passandosi una mano sulla fronte e chiudendo
gli occhi “No…” mormorò mordendosi il labbro inferiore e bevendo un lungo
sorso della sua birra “Itachi…..So che tu e Gaara…” cercò di
convincerlo Naruto, ma Itachi
lo interruppe prima che potesse finire “Ci vediamo lì…” dichiarò
appoggiando con forza la birra sul tavolino e chiudendo la chiamata.
Avrebbe rivisto Gaara.
Gaara stava in piedi davanti all’entrata della Chiesa in
compagnia dei suoi fratelli e osservava la gente che si avvicinava
soffermandosi a parlare con l’uno o con l’altro in attesa dell’inizio
della cerimonia; il rosso non avrebbe mai pensato che ci fosse tanta gente
affezionata a suo padre e ne fu felice.
Lanciò una breve occhiata a sua madre, che era indaffarata a
salutare gli ospiti e a ricevere le dovute condoglianze e abbracciava gli
amici più stretti e i parenti, poi la sua attenzione fu attirata da un
auto nera che parcheggiò poco distante da lui; ne uscì subito dopo una
zazzera bionda, che si fiondò su di lui e lo abbracciò con tutte le sue
forze “Naruto!!Mi sei mancato anche tu, ma così mi soffochi!” si lamentò
Gaara leggermente divertito “Mi dispiace tanto” gli sussurrò Naruto senza
guardarlo in faccia e Gaara sorrise leggermente intenerito e ricambiò
l’abbraccio salutando anche Sasuke, che nel frattempo era sceso a sua
volta dall’auto.
In poco tempo anche il resto dei partecipanti arrivò in
Chiesa, compresi tutti gli amici di Gaara: da Shikamaru, che non si staccò
un attimo da Temari, Neji, Kiba, Ino, Sakura e per la sorpresa di Gaara,
anche Sai; mancava solo una persona all’appello, ma Gaara dubitava che
Itachi si sarebbe presentato, visto il modo in cui l’aveva trattato
l’ultima volta.
Con la tristezza nel cuore, Gaara si avvicinò a sua madre,
che lo aspettava davanti all’entrata della Chiesa e che vedendolo così
giù, lo abbracciò e gli baciò la testa “Dobbiamo essere forti” gli
sussurrò prima di fargli cenno di seguirla all’interno; Gaara annuì,
sentendosi un po’ in colpa nei riguardi della madre, perché in quel
momento la sua tristezza era più che altro dovuta all’assenza della
persona che amava e non alla morte del padre.
Stava per entrare in Chiesa, quando il rombo di un motore che
si fermava proprio lì davanti, lo fece voltare senza troppa speranza, ma
dovette trattenersi dal portarsi una mano al cuore, che aveva iniziato a
battere come impazzito, quando riconobbe l’auto sportiva di Itachi ferma
di fronte a sé.
Itachi scese lentamente dalla sua auto, sospirando piano e
alzando lo sguardo su Gaara solo dopo aver chiuso la macchina; rimasero a
fissarsi da lontano per alcuni secondi, senza che nessuno dei due sapesse
cosa fare o dire, poi Gaara venne chiamato di nuovo dalla madre e dopo un
ultimo breve sguardo, fu costretta a seguirla con una strana sensazione di
confusione e un po’ di speranza.
Lo so, lo so, lo so, non c’è bisogno di dire niente, sono
davvero imperdonabile….Il fatto è che avevo un po’ perso l’ispirazione per
questa storia e mi ero orientata su nuovi pairing, ma poi mi sono detta
“Ehi, manca così poco, perché abbandonarla?” e in effetti, gente, manca
davvero poco, un capitolo o due al massimo…So che molti di voi hanno già
perso la speranza da tempo, ma prometto che questa volta andrò fino in
fondo, lo giuro!!!! Spero quindi che ci sarà ancora qualcuno che vorrà
leggere questa storia e che non deciderà di linciarmi!!!!! Mi dispiace
davvero di non riuscire a rispondere ad ogni singola recensione dello
scorso capitolo, ma sono davvero di fretta ed è già un miracolo riuscire a
postare oggi!!!Prometto, però che risponderò ai vostri commenti, anche se
probabilmente lo farò privatamente!!!! Grazie in anticipo a tutti quelli
che leggeranno, un baciooooo!!!!!!