Crossover
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Autore: GiuEGia    22/03/2007    0 recensioni
Prendete la Terra di Mezzo, invasa dal male, metteteci tutti i soliti personaggi, aggiungete Seth di OC, Rutie di Settimo Cielo e mischiate tutto con un sottofondo di Profezie e maghi ubriachi... leggete e recensite!!!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Libri, Telefilm
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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> Prima di cominciare vi chiedo scusa per tutto il tempo che ho fatto passare prima di aggiornare di nuovo, ma il tempo libero è assai scarso!! Perdonatemi!! Inoltre vorrei ringraziare tutti coloro che hanno letto questa modesta (e a dir poco orribile!) storia, in particolare Chan, Kessachan ed Elfa, che hanno recensito con mooolta pazienza. Grazie 1000 di cuore! Siete fantastici!  ;-)      GiuEGia

 

 

Capitolo dodicesimo

Uno strano senso di stordimento prese lentamente posto al leggero sonno che l’aveva tenuta occupata per chissà quanto tempo. Poco dopo si aggiunse anche un costante, ma tenue, dolore alle ossa, come se un branco di elefanti le fosse passata sopra mentre era svenuta. Per di più il sapore ferreo del sangue e la sofferenza del compiere ogni respiro faceva sembra ogni minuto lungo più di un anno. Tentò più volte di aprire le deboli palpebre, inutilmente, riuscendo soltanto ad aumentare il ritmo del faticoso respiro e l’intensità del dolore. Dopo mille tentativi, esaurite le ultime forse che le erano rimaste, cadde in un leggero assopimento, in cui sentiva e percepiva tutto. La sua mente, oramai sveglia e riposata, iniziò a vagare, rivivendo sensazioni dell’infanzia e rielaborando il percorso migliore da intraprendere per il viaggio. Solo a quel punto si rese conto di spostarsi, ma senza aver il controllo del suo cavallo. All'istante i suoi sensi, sviluppati come quelli di un elfo, si affinarono, allargando la sua percezione di ciò che la circondava. Senti l’odore di un cavallo che non era il suo (aveva imparato con gli anni a riconoscere il suo Zodiach dagl’altri cavalli), rumori di zoccoli su una strada ciottolosa, ma ben assestata. Analizzò a lungo i rumori e arrivò alla conclusione che venissero prodotti da almeno due cavalli. Per qualche secondo il suo animo si rasserenò alla speranza che lo stallone grigio fosse vicino a lei. Inaspettatamente anche il suo senso del tatto, lasciato in disparte, si risvegliò dal torpore. Due braccia robuste, ma allo stesso tempo delicate, la sostenevano, impedendole di cadere dal cavallo. Il panico la invase. Il terrore di essere fra le braccia di uno di quegli sporchi briganti gl’invase la testa. La sicurezza svanì, lasciando il posto alla nostalgia e alla voglia di piangere. Come era già successo durante il suo viaggio, si pentì di esser scappata dal Bosco Atro e di non aver ascoltato i suoi genitori adottivi. Non li avrebbe rivisti mai più, e mai avrebbe incontrato i suoi veri genitori. Sentiva le lacrime pungerle gli occhi chiusi, ma non riusciva a lasciarle andare. Era come se il suo corpo fosse stato paralizzato da chissà quale veleno e la mente fosse l’unica cosa libera di muoversi. La paura di morire, acquietata per qualche minuto dai pensieri malinconici e afflitti, la invase di nuovo come un’onda durante una brutta tempesta, e tentò ancora senza successo di liberarsi da quelle braccia suo parere nemiche. Rivide improvvisante le ultime immagini della sua giovane vita. Il gruppo di malintenzionati che l’inseguivano, la caduta da cavallo, le percosse…e poi la luce. Ricordò con gioia il ragazzo che, rischiando la vita, l’aveva salvata da una brutta fine. Questa pallida speranza di salvezza le diffuse nel piccolo corpo la forza necessaria per riprendersi dal sonno e riaprire gli occhi. Con un peso sullo stomaco riaprì lentamente le palpebre, sperando con tutta se stessa in un finale felice. Passarono alcuni secondi prima che gli occhi stanchi si riabituassero alla luce forte del giorno; ciò che vide fu prima una sagoma che andava definendosi man mano che la sua vista tornava normale. Un corpo snello e muscoloso, che stava ben eretto sulla sella. Poi finalmente il viso. Quello di un giovane, sicuramente elfo, che la fissava con i suoi occhi verdi e apprensivi. Un sorriso dolce e gentile, che lentamente si dipinse sul suo volto affascinante. Poi gioia. Rutie capì con felicità di essere in buone mani e, appoggiandosi alla spalla del ragazzo, tranquilla e gratificata, si lasciò andare in un pianto che aveva contenuto per fin troppo tempo…

 

  
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