LIFE IS
HARD
Il bicchiere di Pinot grigio scivolò dalla mano di Anne cadendo
sul tappeto persiano e frantumandosi. Lei abbassò lo sguardo sul tavolo,
incapace di guardare sia me, sia Harry.
Ebbi la certezza di aver fatto un’altra grandissima
stronzata. Riuscivo a rovinare sempre tutto, così questa cena finirà male,
molto male, sempre se finirà: Anne potrebbe anche cacciarmi da casa sua. “Morale della favola? Sono una testa di
cazzo” mi dissi mentalmente.
Dopo qualche minuto lei unì le mani, intrecciando le dita
come se stesse pregando, le appoggiò sotto il mento e, tornando a guardarmi con
un’espressione indecifrabile, chiese:
-Da quante settimane?-
-Quasi sette-risposi con la voce tremante. Anne annuì e si
alzò dalla sedia, dicendoci:
-Iniziate pure a mangiare, torno subito- e se ne andò verso
la rampa di scale che portava al piano superiore.
Sospirai sconsolata e dissi rivolta a Harry:
-Forza, dimmi che ho fatto una cazzata- lui mi guardò, mi
sorrise gentilmente e rispose:
-L’hai sorpresa, non se lo aspettava… Solitamente quando mia
madre reagisce così è una cosa positiva- trassi un sospiro di sollievo e, di
comune accordo, iniziammo a mangiare.
Quando Anne tornò cominciammo a conversare e capii che Harry
aveva ragione: ora sembrava sopportarmi di più, perlomeno non continuava a
parlare dei miei problemi con la droga e sorrideva spesso, fece perfino delle
battute. Questo fatto mi lasciò di sasso: durante la prima parte della cena, mi
aveva dato l’impressione che fosse una specie di orso, burbero, scontroso e per
niente cordiale, ma mi sbagliavo e ne sono felice.
Finita la cena Anne ci disse che voleva andare a dormire
perché era stanca, così io e Harry restammo soli.
-Andiamo a farci un giro?- mi chiese lui.
-Perché no?- gli sorrisi, prendemmo le giacche e uscimmo
nell’aria fredda di marzo.
Harry mi portò in un parco poco frequentato vicino a casa
sua. Era bellissimo, c’erano fiori notturni rosa e bianchi; laghetti e
ruscelli; lucciole e qualche grillo. Il tutto dava un’atmosfera terribilmente
romantica.
Camminammo sui sentieri di ciottoli, abbracciati come due
koala per scaldarci, ma quando iniziammo a inciampare nei nostri stessi piedi
ci decidemmo a staccarci.
-Guarda, una lucciola- ,dissi quando uno di quegli insettini
luminosi si posò sul dorso della mia mano. Harry fece appena in tempo a vederla
prima che questa volasse via, verso tutte le sue sorelle. Mi rattristai.
-Oh, no è scappata- dissi con una nota di malinconia nella
voce. Le lucciole mi ricordavano tanto mio padre, poiché l’ultima volta che
l’avevo visto era circondato dalle lucciole nel viale davanti a casa mia. Lo
odiavo, ma in un certo senso mi mancava avere una figura paterna accanto a me e
anche se tutti pensavano che sia morto io sentivo che era vivo, di questo ne
ero sicura.
-La mia lucciola, invece non scapperà mai- mi disse Harry
sorridendo. Io sorrisi di rimando e abbassai lo sguardo, arrossendo. Non ero
mai stata molto romantica, quindi non sapevo mai come rispondere alle frasi
carine di Harry.
Dopo mezzora all’aperto decidemmo che sarebbe stato meglio
andare in un posto più caldo, così optammo per un pub lì vicino, non
eccessivamente frequentato.
Passammo due ore lì, poi Harry mi riportò a casa e mi diede
il classico bacio sulla soglia di casa.
-Buonanotte lucciola- sussurrò nel mio orecchio, sorrisi,
era impossibile non farlo.
-‘Notte- risposi dopo poco e rientrai in casa, mentre lui si
avvicinava alla sua moto.
Il giorno dopo feci fatica ad alzarmi dal letto: ero stanca
morta. Dopo vari tentativi di svegliarmi a parole, Liam mise nello stereo che
tengo sulla scrivania un CD dei Metallica e lo accese al massimo.
Forse non avete presente cosa voglia dire svegliarsi con
musica metal a tutto volume… ve lo sconsiglio…
Sobbalzai e con un movimento brusco mi misi a sedere,
liberando il mio corpo dalle coperte. Dopo aver individuato Liam sbraitai:
-Che cazzo ti è venuto in mente?! Spegni quel dannato
aggeggio!!- lui mi disse qualcosa, ma con quel baccano infernale non capii un
cavolo, quindi mi decisi ad alzarmi e a staccare la spina dalla presa di
corrente.
-Buongiorno- mi disse Liam, sarcastico. Gli rivolsi un
sorriso acido e mi rintanai in bagno a prepararmi.
Una volta arrivata nel giardino della scuola vidi Megan, la
ragazza più odiosa e popolare tra tutti gli studenti. Aveva la sgradevole
abilità di carpire il punto debole di ogni persona per poi colpirla proprio
dove avrebbe avuto un effetto peggiore.
-Ma guarda chi c’è, Mrs. Canna- disse con voce acida e il
branco di ochette intorno a lei si mise a ridere.
-Hai la fantasia sotto i piedi, che c’è? Non trovi più l’ispirazione
per nomignoli offensivi? Che peccato…- risposi rivolgendole un sorriso acido e
fissandola negli occhi con espressione di sfida. Lei ridusse gli occhi a due
fessure e mi guardò, gelida. Dopo una lunga pausa, durante la quale non avevamo
smesso di fissarci, rispose:
-Hai messo su qualche chilo ultimamente, se vai avanti così
il tuo caro Harry ti pianterà…- risi di gusto, se solo avesse saputo la verità!
Però quando lei parlava in quel modo della mia relazione con Harry, come se non
avesse fondamento, mi faceva saltare i cinque minuti.
Avevo tre opzioni: raccontarle la verità; andarmene via o saltarle addosso e strapparle tutti i capelli biondo platino, decisamente tinti, uno ad uno…
LEGGETE? E’ IMPORTANTE, NE VA DELLA VOSTRA VITA (?)
Bene. Anzitutto ringrazio tutti per le 10 recensioni dell’ultimo
capitolo, vi adoro. E ringrazio tutte le ragazze che leggono, seguono,
ricordano, preferiscono o recensiscono questa storia.
Ora volevo proporvi una cosetta: è una specie di concorso.
Dovete descrivermi con un aggettivo (uno solo altrimenti non vale) Megan. Chi
mi scriverà l’aggettivo più originale vincerà. Nel prossimo capitolo
pubblicizzerò una storia del vincitore in questo spazio in fondo. Spero che l’idea
vi piaccia e che partecipiate.
Baci
-Millo