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Autore: Shellyng    06/09/2012    5 recensioni
O almeno andrebbe tutto bene se quelle labbra imbronciate non fossero così talmente irresistibili.
Santana le sfiora appena, sorridendo per il naso di Quinn che si arriccia subito dopo. Le accarezza i capelli e si alza.
No, niente sarebbe andato bene, ma tutto sembra giusto.
[Spoiler s4]
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Quinn Fabray, Rachel Berry, Santana Lopez | Coppie: Quinn/Santana
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: 
Feels right.
Fandom: Glee
Personaggi/Pairing(s): Santana Lopez/Quinn Fabray + accenni Brittana
Avvertimenti:  femslash, oneshot.
Note: i personaggi hanno la sfortuna di non essere miei. Nessuno mi paga per scrivere questa roba, molti lo farebbero per farmi smettere.
Probabili (?) spoiler sulla quarta stagione. Non sono molto informata sui fatti XD

E' finita”
Solo due parole. Un'infinità di emozioni che si nascondono solo in due parole.
Quinn rilegge l'sms per l'ennesima volta, incapace di reagire.
Il primo anno di matricola a Yale è quasi finito e certo non è stato facile, ma lei è Quinn Fabray e il liceo è stato un ottimo allenamento per la vita “vera” come la chiamano gli adulti.
In quel treno, diretto a New York, Quinn ripensa a quegli anni con un sorriso sulle labbra. E sì, magari non sono stati i più facili del mondo, ma rifarebbe tutto esattamente alla stessa maniera.
Finn, Puck, Beth.
Si, anche Beth.
Si ferma ad osservare il paesaggio che scorre fuori dal finestrino e pensa che, dopotutto, sono stati gli anni migliori della sua vita.
Poi i suoi occhi saettano sullo sfondo del suo telefono.
Brittany, Santana, Puck e Beth.
Sua figlia sorride, in braccio a suo padre. Puck ha sempre avuto un enorme ascendente sulla loro bambina.
Santana e Britt, accanto a loro, sorridenti e felici.

Erano le sue migliori amiche.
Lo sono ancora.
Brittany.
Brittany e i suoi disegni di fatine e unicorni che tappezzavano la sua stanza.
Brittany e i suoi passi di danza perfetti e coordinati, che quando la vedevi ballare il resto della stanza scompariva, risucchiato dall'energia di quei movimenti.
Brittany alla quale aveva insegnato formule matematiche usando marshmellow e caramelle.
E poi Santana.
E bé, Santana è tutta un'altra storia.
Quando pensa a lei, la prima cosa che le viene in mente non sono tutte le volte che hanno rischiato di staccarsi la testa per il posto da capitano. Non sono i lividi che bruciavano dopo le sessioni di allenamento nelle quali avevano provato a tendersi qualche trappola.
Non sono neanche le offese continue e i litigi.
No, la prima cosa che le viene in mente quando pensa a Santana è il suo sorriso.
Quello bello, sincero e naturale che le ha regalato il giorno della prima ecografia di Beth.
“E' tua figlia” le aveva detto, e si era lasciata scappare una lacrima, prima di tornare a indossare la maschera d'indifferenza e superiorità con la quale si aggirava per i corridoio del McKinley.
Quello malinconico e triste che Quinn è riuscita a scorgere tra le lacrime, quando le aveva confessato che sua nonna l'aveva cacciata di casa, non avendo preso bene la sua rivelazione.
Quel sorriso, per Quinn è sempre stato magnetico.
E ora, immaginarla lì nella sua stanza, avvolta tra le lenzuola, la testa affondata sul cuscino e i singhiozzi che le scuotono il petto, la fa sentire impotente.
“Vai più veloce, maledetto treno” sbotta tra i denti.
Quando arriva, facendo trillare il campanello, tira un sospiro di sollievo.
Rachel è già lì, e quando la vede le getta le braccia al collo e le bacia una guancia, allegra.
“Sono felice di vederti”
E si stupisce delle sue parole e di quanto possano essere vere.
Se qualcuno le avesse detto che a distanza di quattro anni, Rachel Berry sarebbe diventata parte fondamentale della sua vita, gli avrebbe consigliato un buono psichiatra.
E invece era così, e non poteva farci nulla. Non voleva farci nulla.
Rachel le sorride e con la testa indica la porta alla fine di uno stretto corridoio.
“E' da due giorni che non esce. Mi mancano i suoi insulti” ammette tristemente.
Quinn le sfiora la fronte con le labbra e si incammina.
“Vedrò cosa posso fare”

San, posso?”
E forse è colpa sua o della sua voce, ma il singhiozzo che lascia le labbra dell'ispanica subito dopo, è ben peggiore degli altri. Più forte, più disperato.
Quinn scuote la testa. Si sfila le scarpe e lentamente si stende dietro di lei, stringendole le braccia attorno alla vita.
Le sussurra di stare calma, disegnandole piccoli cerchi sullo stomaco, fino a quando Santana si volta di scatto e affonda la testa nell'incavo del suo collo, stringendole la maglia con talmente tanta forza che le nocche le diventano bianche.
Non sa quanto tempo passa prima che, sfinita dalle lacrime, si addormenti tra le sue braccia.

Quando riapre gli occhi, gonfi e rossi e trova Quinn a pochi centimetri dal suo viso, Santana mugugna.
“Non sei esattamente la prima cosa che vorrei vedere al mattino, Fabray”
E Quinn sa che sta mentendo. Lo sa perché ogni volta che lo fa, aggrotta di poco la fronte, quel tanto che basta alla bionda per capire.
Ma è un buon segno.
Sta guarendo.
Sta tornando Santana.
La sua Santana.


Usciamo di qui, Lopez”


“Il centro commerciale? Davvero, Fabray? Ti facevo più originale”
Santana grugnisce, il naso arricciato e la fronte aggrottata. Quinn sorride e scuote le spalle, indifferente.
“Dicono che funzioni, è terapeutico”
“Tu hai bisogno di un terapeuta, Fabray. E di uno bravo”
La risata di Quinn. La risata di Quinn è qualcosa che Santana non potrebbe spiegare neanche volendo farlo. Perché è diversa dalle altre. E' semplice, vera, splendida. E le illumina il viso.
E lei non può fare altro che sorridere con lei, mentre il macigno sul suo stomaco perde peso ogni secondo che passa.
“Andiamo, se fai la brava ti compro il gelato” sghignazza, e Santana borbotta qualcosa.
“Si mamma!”
La mano di Quinn scivola nella sua, intrecciando le loro dita e trascinandola all'interno del grande complesso. E Quinn si rimprovera per quella scelta, ma deve ammettere che le loro mani sembrano fatte apposta per intrecciarsi.
Così come i loro corpi.
O le loro labbra.
E poi scuote la testa e chiude gli occhi. Santana è appena stata lasciata dall'amore della sua vita e lei sta pensa a che sapore potrebbe avere la sua bocca.
No, non può farlo.
Non di nuovo.
I suoi sentimenti per Santana dovevano restare nascosti. E quello è il momento peggiore per farli tornare.
“Quinn, va tutto bene?”
E lei vorrebbe urlarle che no, fino a che la guarda con quegli occhi grandi ed espressivi, niente andrà bene.
Ma poi si fa coraggio e annuisce, trascinandola in un negozio di vestiti.

E' solo dopo aver svaligiato tre quarti del centro commerciale che Santana decide di tornare a casa, con il sorriso stampato sulle labbra che riempie Quinn d'orgoglio.
E' lei il motivo di quel sorriso.
Lei e una decina di nuovi capi d'abbigliamento.
“Ok, ora torniamo a casa e ti cambi, così stasera andiamo per locali” mormora Quinn, attenta a pronunciare lentamente quelle parole per saggiare la reazione sul viso di Santana che non tarda ad arrivare.
“Cosa? No, QUINN.”
La latina incrocia le braccia, facendo penzolare le buste.
“Oh, andiamo. Vengo a trovarvi e non vuoi presentarmi la vita notturna newyorkese?”
E quel “grazie” glielo legge negli occhi neri, ora un po' lucidi e nelle labbra che si incurvano leggermente all'insù.
“Va bene, ma decido io Fabray”
Quinn saltella felice e le passa il braccio intorno alle spalle, tirandosela addosso e godendosi il calore del suo corpo.
“Certo capo”

“Wow Santana, sei..”
Quinn ha il respiro bloccato in gola. La camicia bianca di Santana è leggermente aperta sul petto, lasciando che gli occhi cadano senza troppi complimenti sul suo seno. E quella gonna.
Dovrebbe essere illegale indossare una gonna così corta. Soprattutto se sei Santana Lopez.
“Sei bellissima San!” trilla Rachel, saltandole addosso e lasciandole sonori baci sulle guance.
“Oh, andiamo Berry, per favore”
Ed entrambe le due ragazze possono vedere quanto lei si compiaccia di quei complimenti, tutt'ora, come al liceo, Santana è fiera del suo aspetto, e non si imbarazza mai quando qualcuno si sofferma a congratularsi con lei per la “mercanzia”.
“Siete bellissime anche voi ragazze..”
Ed eccolo lì il rossore sulle guance.
Fare i complimenti, ecco il problema di Santana. Con Brittany le è sempre risultato facile. I suoi occhi blu, i capelli biondi e il viso angelico. Non aveva problemi a riempirla di attenzioni.
Ma con gli altri.
Con Rachel e soprattutto con Quinn.
Il loro rapporto altalenante la spaventa. Ha paura di perderla. Ha paura che da un momento all'altro, Quinn capisca di star perdendo tempo con una come lei.
Come hanno fatto i suoi genitori.
Come ha fatto Brittany.
Poi i suoi occhi scuri si tuffano in quelli verdi e per un attimo tutto scompare. Persino Rachel. E tutto ciò che riesce a leggerci dentro è allegria. E forse un po' di timidezza.
Ma niente tracce di rabbia, rancore.
“Andiamo?” le chiede e Santana annuisce, incapace di fare altro.

“Quel tizio ti ha puntato da quando siamo entrate Rach. Smettila di pensare a quel sacco di patate di Finn e lanciati”
Il singhiozzo che lascia le sue labbra alla fine della frase, fa scoppiare a ridere le sue amiche, e lei grugnisce qualcosa.
Il tasso di alchol in circolo è ormai elevato, e Santana sente la testa leggera e vuole ballare.
Così prende la mano bianca di Quinn tra le sue e la trascina in pista, spingendo Rachel verso il ragazzo di cui parlava poco prima.
“SAN!” urla la brunetta, per poi scusarsi con il povero malcapitato e attaccare a parlare dei problemi causati dalla gente sbronza.
“Almeno una di noi stasera si darà da fare” ghigna Quinn, prima che Santana se la tiri più vicino, le braccia incrociate intorno al suo collo e il viso sprofondato nell'incavo.
“Mi piace il tuo shampoo, lo sai?” mormora Quinn, tenendola stretta e inalando lentamente quel profumo di cocco.
“Mhmh..” annuisce Santana e le lascia un bacio umido sulla spalla che la fa rabbrividire. Vorrebbe staccarsi per prendere aria, ma le mani dell'altra sono inchiodate e i loro corpi sono così perfettamente adagiati l'uno sull'altra che le risulta impossibile muoversi di un millimetro.
“Q.. grazie”
E' poco più di un sussurro, il fiato caldo che le accarezza la pelle, mentre lei chiude gli occhi e si morde le labbra.
Le mani che si stringono intorno al tessuto della camicia.
“D-di nulla..”
La sua voce è ormai roca, screziata dalla voglia.
“Q?”
“Si?”
E poi è un attimo.
Solo uno.
E Quinn sente un'esplosione nelle orecchie. Le labbra di Santana si bloccano sulle sue, la lingua che spinge nella sua bocca, senza chiedere permesso.
Quinn geme al sapore di fragola e alchol, e si stacca controvoglia.
“Torniamo a casa, sei ubriaca”



Tenere Santana Lopez sarebbe già stata un'impresa senza tacchi e senza alchol in circolo. Ma quella sera, metterla al letto si era rivelata una vera e proprio epopea.
“Ma non mi va di dormire” brontola, con le mani nei passanti dei jeans di Quinn, che malvolentieri si allontana, ancora una volta.
Non è che non vuole. Chi non vorrebbe Santana Lopez.
Ma così, e in quelle condizioni..
“Non mi vuoi, Quinn?” gli occhi di Santana si stringono, lucidi d'eccitazione, le pupille dilatate.
Il tono basso che sta usando fa venire i brividi all'altra, che le prende le mani tra le sue e le accarezza la fronte con le labbra.
“Andiamo San, sta buona!”
Ma Santana non vuole sentire ragioni. Si issa sul letto sulle ginocchia e le stringe le braccia intorno al collo, tirandosela vicino, il naso che strofina sulla sua guancia e le unghie che le graffiano la nuca.
Quinn geme, chiudendo gli occhi e pregando di riuscire a mantenere il controllo.
“Ho bisogno di te, Q. Per favore. Ho bisogno che tu mi stringa e mi faccia sentire bene. Ho bisogno che tu mi ami..”
E Quinn deglutisce con non poche difficoltà, prima di guardarla negli occhi.
Sono lucidi, rossi, e un paio di gocce salate le stanno già scivolando sulle gote.
“No, San, non piangere”
“Per favore..”
E non si trattiene più.
Si lascia tirare sul letto, sopra il corpo caldo di Santana. E poi le sue mani, le sue dita, la sua lingua. Il suo corpo che si impregna dell'odore di Santana. La sua bocca del suo sapore. Le sue mani del suo calore.
E le sue orecchie non registrano altro che la sua voce che la chiama.
Sempre.

Il martello che sente rimbombarle in testa la mattina dopo è quasi più insopportabile della voce di Rachel sparata a tutto volume nel salotto.
Santana prova ad aprire gli occhi, sentendo le palpebre pesanti. Ha la bocca impastata e qualcosa di pesante le cinge la vita.
Abbassa la testa e la vede.
Una mano affusolata e bianca.
Quinn.
Si morde le labbra, passandosi una mano tra i capelli e vorrebbe scappare, perché l'unico pensiero coerente in quel momento è :”Che diavolo ho fatto?”
E poi ricorda nitidamente la notte precedente. I loro corpi. Le loro mani e le loro bocche.
E sarebbe quasi paradisiaca quella sensazione, se la paura di vederla andare via subito dopo non fosse così grande.
Sospira.
Dovrà fare finta di niente. Di non ricordare. Così Quinn non potrà incolparla e non potrà scappare.
Sì, andrà tutto bene.
O almeno andrebbe tutto bene se quelle labbra imbronciate non fossero così talmente irresistibili.
Santana le sfiora appena, sorridendo per il naso di Quinn che si arriccia subito dopo. Le accarezza i capelli e si alza.
No, niente sarebbe andato bene, ma tutto sembra giusto.

Quando Quinn sente l'odore del caffè invadere l'intera casa, capisce che quello non è un incubo. E' la realtà.
Santana non ricorda nulla della notte precedente e lei non ha nessuna intenzione di ricordarglielo. Evidentemente era poco importante, per la latina.
“Quinn, va tutto bene?”
Rachel le passa accanto, sfiorandole una spalla. Alza lo sguardo e le sorride, augurandosi di sembrare quantomeno credibile. Ma la faccia della sua amica dice il contrario.
“Avanti, cosa c'è? E' colpa di Santana vero?”
Quinn scuote la testa e ha voglia di piangere. E quando Rachel l'abbraccia, non riesce a fare a meno di lasciarsi andare.
“Abbiamo fatto l'amore Rach, e non se lo ricorda”
Sente le braccia della più piccola stringersi intorno a lei, e quasi istantaneamente le sue mani si stringono sulla stoffa del suo pigiama.
“Andrà tutto bene, Quinn, te lo prometto” ed entrambe sanno che sta mentendo, ma si tengono ancora per svariati minuti prima che la voce di Santana si faccia spazio tra i loro corpi.
“Ehi, che succede qui?” borbotta, strofinandosi gli occhi.
Quinn abbassa lo sguardo e Rachel la fissa, studiandola, poi scrolla le spalle e indica la ragazza accanto a se.
“Niente, Quinn deve ripartire a breve e non vuole andare via, vero Quinnie?” ridacchia e Quinn la ringrazia per quella distrazione.
Santana boccheggia per qualche secondo e alterna lo sguardo dall'una all'altra prima di annuire e mordersi le labbra.
“Così torni a casa..”
Quinn le da un cenno d'assenso e torna a sbocconcellare i pancakes che Rachel ha preparato, senza guardarla.
Rachel le fissa entrambe e poi è quasi un lampo.
Santana si passa la mano sul collo e si ferma a cerchiare un punto preciso. Un punto violaceo. E sorride.
E allora Rachel sbuffa e capisce.
Capisce che ancora una volta tocca a lei rimettere a posto le cose.

Non appena la porta si chiude alle sue spalle, la piccola diva corre per le scale ed entra come un uragano nella stanza di Santana, trovandola supina sul letto che rimugina su chissà cosa.
“Ora tu ti alzi e vai alla stazione” ordina, beccandosi un'occhiataccia dalla sua amica.
“Cosa? Perché?”
E Rachel borbotta e le tira via il lenzuolo.
“Perché tu, signorina, tu ricordi tutto. Avete fatto sesso ieri sera e la stai lasciando andare così, senza una spiegazione, solo perché hai paura!”
Santana si tira su, facendo leva sui gomiti e la guarda. Non è una sorpresa che Rachel abbia capito. Certo sapere il come aiuterebbe.
“Cosa dovrei dirle Rach? Eravamo ubriache e non ho idea se lei ricordi o meno e ..”
“BALLE! E' stata lei a dirmelo San. Stava piangendo per te, prima”
E nel silenzio che segue, Santana può quasi sentire il suo cuore frantumarsi in mille piccoli pezzi.
Sapere di essere la causa delle lacrime di Quinn è orribile. Il suo stomaco si rivolta, impastandole la bocca col sapore della bile.
“Va da lei San..”
E le lacrime non tardano ad arrivare.
“Non posso Rach. Manderò all'aria tutto ancora una volta e perderò anche lei. Non posso perdere anche lei, non ce la faccio”
Rachel le si siede accanto, stringendole un ginocchio.
“Non succederà di nuovo San. Quinn non è Brittany. E non è i tuoi genitori”
“E se mi lasciasse?”
Rachel le bacia la fronte e si alza.
“Non lo saprai mai se non arrivi in tempo in stazione”

Quinn si dondola da un piede all'altro attendendo l'arrivo del treno che la riporterà a casa, lontano da New York, lontano dalla città, lontano da Santana.
Guarda l'orologio che ha al polso e poi alza gli occhi e pensa di essere impazzita, perché Santana sta correndo verso di lei e non può essere vero.
Ma quando quella le si schiaccia addosso, facendo ricongiungere le loro labbra, Quinn non ha più dubbi.
Quello è il suo sapore.
“Che ci fai qui?” sussurra.
“Mi dispiace. Mi dispiace da morire Q, sono stata una stupida”
Quinn boccheggia, senza parlare. Tiene le mani sui fianchi di Santana, stringendo ogni tanto per assicurarsi che quello sia tutto reale.
“Ricordo tutti di ieri sera” continua la latina “Tutto. Te, me, le tue mani..”
E mentre parla le guance le si colorano di un rosso leggero che Quinn trova oltremodo adorabile.
“Avevo paura di perderti, ma ho capito che ti avrei persa comunque e non volevo lasciarti andare. Non senza lottare”
Strofina il naso nel suo collo e le bacia il mento.
“Perdonami, va bene?” mormora.
Quinn ride. Una risata a piena gola.
Poi abbassa gli occhi lucidi e li incatena con quelli scuri della latina.
“Pensavo non me l'avresti mai chiesto”

  
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