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Autore: Angel TR    07/09/2012    6 recensioni
{Sequel di Rapture}
You make me feel like I've been locked out of heaven
For too long, for too long.

Bruno Mars - Locked Out of Heaven.
Solo un amore impossibile può essere eterno.
Il Trono ha condannato Lucinda Price e Daniel Grigori ad un'ultima, breve vita da mortali sulla Terra, liberi da ogni maledizione e, soprattutto, dal loro status angelico e dalle loro memorie.
I due vivranno ciò che avevano sempre desiderato, insieme, tra libri e sorrisi timidi.
Fino a quando...
Cosa succede quando le memorie iniziano ad affiorare?
Cosa succede quando il Trono lo scopre? Ancora una volta, Daniel e Luce non saranno soli, anzi.
L'ultima avventura degli angeli caduti, scritta con tutto il cuore.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Heaven's Door'
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Capitolo 11- Sur le pont d’Avignon



Sur le pont d’Avignon,
L’on y danse, l’on y danse,
Sur le pont d’Avignon
L’on y danse tout en rond.
Les beaux messieurs font comme ça
Et puis encore comme ça.
Sur le pont d’Avignon
L’on y danse tout en rond.





Ad Avignone tirava vento. Il cielo era nuvoloso e le persone indossavano sciarpe e cappelli per scaldarsi; faceva freddo. Annabelle rimase seduta ancora un po’sull’arcata del ponte, con le folate che le facevano ondeggiare i capelli intorno al viso. Le ali sembravano meno gloriose, come se la tristezza di Annabelle fluisse fin lì e si riflettesse attraverso esse.
Lo specchio dell’anima di un angelo, più che gli occhi, sono le ali. E Annabelle lo sapeva bene.
Per questo si era nascosta da Arriane, da Cam e da chiunque altro angelo potesse vederla. Di certo al Trono non sarebbe andata bene quella sua scampagnata, soprattutto per le ali così bene in vista: qualsiasi umano avrebbe potuto vederla, da lassù. Eppure Annabelle se ne infischiava altamente.
Voleva piangere. Voleva commemorare le memorie di Bénézet. Povero, caro Bénézet.
Che vita dura. Che vita ingiusta.
E d’allora, Annabelle non era mai tornata sul ponte d’Avignone. Perché ballare se la persona amata era ormai morta? Ma Annabelle non si sarebbe mai dimenticata i pomeriggi passati a diffondere la gioia nella gente, perché si sa: quando un angelo è felice, contagia tutti. Quando ballavano tutti –lei e Bénézet insieme al centro del cerchio di persone- il ponte d’Avignone diventava un posto magico, e nessun abitante poteva resistere a quel richiamo divino colmo di felicità.
Questo è il passato.
Annabelle sospirò, si strinse tra le braccia e sollevò il viso verso il cielo, quasi volesse sfidarlo. In risposta –o forse fu solo suggestione- iniziò a piovere. Quei pochi turisti che stavano passeggiando sul ponte guardandosi intorno –quasi avessero paura che cadesse sotto i loro piedi- sparirono, e la gente aprì gli ombrelli cosicché, agli occhi di Annabelle, dall’alto sembravano delle macchie di colore sulla tavolozza di un pittore.
Ovunque lei andasse, non poteva evitare di meravigliarsi del mondo. Amava la bellezza e la vedeva in ogni cosa. Eppure, da quando era morto Bénézet, nella sua anima era morto qualcosa insieme a lui. I colori si erano spenti, la vita era diventata più smorta.
E il Paradiso era l’unico posto dove Annabelle si sentiva intoccabile da ogni emozione, fluttuava in uno stato di insensibilità, quasi non si rendesse conto di cosa le accadeva attorno e dentro. Si sentiva come drogata. Era il Trono che operava quella magia: e Annabelle, suo malgrado, era grata. Peccato che sarebbe durato poco: la rivoluzione era vicina, molto più vicina di quanto gli altri angeli volessero credere.
S’innalzò, senza rendersi invisibile agli occhi umani, e volò in alto, lasciando che la pioggia le inzuppasse le ali e i vestiti leggeri.


()



Quando anche Daniel ebbe salutato, e la porta della stanza fu chiusa, Luce tirò un sospiro di sollievo.
:-Che serata magnifica!- trillò Nora, portandosi le mani al viso. :-Oh mio Dio, William…io sono fidanzata ma…- spostò le mani dal viso al petto, come se facesse fatica a respirare, e si poggiò al muro. :-quel ragazzo è un tale splendore!- disse, con enfasi, gli occhi semichiusi.
:-L’estasi di Santa Nora.- borbottò Luce, divertita, e iniziò a riassettare la camera. :-Dài, che anche il tuo fidanzato non è male.- Sentì le pantofole di Nora che ciabattavano sul pavimento.
:-Sì, ma…non è assolutamente all’altezza di Bill! Perché non sono iscritta al tuo corso?!Oh! Ma certo, potrei iscrivermi ora!- Luce alzò gli occhi verso l’amica. Sapeva essere davvero comica.
:-Nora, ascolta.- Poggiò le mani sulle sue spalle. :-Bill sarà pure bello ma ti fa ridere? E’davvero una palla, non credi?- Nora parve rifletterci.
:-In effetti…hai ragione, il mio ragazzo è molto meglio! E a chi serve uno così? Passerei il tempo con un fucile in mano per stanare le rivali!- così dicendo, se ne andò in bagno canticchiando.
Luce scosse la testa. Qualcosa, quella sera, non l’aveva convinta. Lilith, ad esempio. Era scossa, aveva gli occhi sbarrati e tremava, più pallida del solito, come se fosse sfuggita ad un incidente mortale. Bill, dal canto suo, era decisamente più felice del solito, più amichevole e non aveva riproposto quel fastidioso giochetto della monetina. Mai possibile che i due si fossero detti qualcosa? Luce si fermò a riflettere, con un cuscino stretto al petto.
No. Anche se Lilith e Bill erano entrambi taciturni ed inquietanti, non avrebbero potuto essere più diversi. E Daniel aveva preso Bill sotto la sua ala protettrice, quindi Luce doveva stare tranquilla.
Eppure la sua mente non ne voleva sapere di stare calma: le idee le ribollivano come patate in una pentola, e ne esplosero fuori, come se lei avesse tentato di chiudere le ante di un armadio troppo riempito e queste si fossero aperte di scatto, riversando tutto il contenuto per terra.
Per prima cosa, Bill aveva una faccia conosciuta. Luce sapeva -come lo sapeva per Daniel- che lo aveva visto da qualche parte. Seconda cosa, le occhiate che le lanciava le suggerivano che anche lui aveva la stessa impressione.
Purtroppo, lei non gli aveva più dato l’occasione di spiegarsi da quel pomeriggio dopo le lezioni; lui si limitava a tenerla d’occhio dal banco vicino al suo. Ma un’idea la fulminò: e se non guardava lei, bensì Lilith? La rossa era seduta affianco a lei. Luce si sedette di colpo sul letto. Maddai, perché faceva tanto la fissata? Magari Bill si era preso una cotta per Lilith, tutto qua! Perché doveva essere così complicato? Luce scosse la testa, si rialzò, e continuò a ordinare la stanza. Tenere occupati i suoi pensieri impazziti era la priorità in quel momento.


()



Lilith fu raggiunta da Bill vicino alla sua camera.
:-Allora? Tu…anche tu hai quelle strane visioni?- chiese Lilith, un po’imbarazzata. Ma lei non poteva essere più pazza di lui, no? Un tipo che se ne andava in giro lanciando monetine per aria e chiedendo a lei o a Luce di partecipare (anche a Daniel l’aveva chiesto?)
Lui si passò una mano tra quei raggi di sole che aveva per capelli. Improvvisamente apparve esausto. :-Oh, sì. Quando ho visto Lucinda per la prima volta, lei mi è apparsa con due enormi ali.- confessò lui. Non sembrava divertito da quella cosa; anzi, era terrorizzato e i suoi occhi erano più grandi del solito. Due pozzi di acqua del nord ghiacciata.
A quel punto, anche Lilith vuotò il sacco :-Io ho visto che mi sposavo con un tipo a Gerusalemme tantissimi anni fa. Un’epoca lontanissima, davvero.- Bill si diresse nel cortile, malgrado l’aria gelida. Magari il tipo fumava sigarette, e ne voleva una in quel momento.
:-Sai chi era?- chiese lui, senza gesticolare, senza strofinarsi le mani per scaldarsi un po’. Come immune al tempo. Lilith si riprese giusto in tempo per rispondere.
:-No. Un tipo con gli occhi verdi e i capelli neri. Non so nient’altro, nemmeno il nome.- sospirò. Quella cosa la buttava giù, davvero. Era immensamente folle, ma Lilith si sentiva come se una parte di sé fosse stata bruciata viva, mangiata, immersa nell’acido, o tutte queste cose assieme. Totalmente persa.
E la voce nella testa continuava a guadagnare terreno sul suo cervello. La sua sanità mentale stava veramente andando a quel paese se adesso si confidava con William Nick Old, ragazzo all’inizio agognato dall’intero istituto e ora guardato con occhi strani, come se si chiedessero cosa diavolo avesse. Certo, era ancora bramato dalle ragazze e applaudito dai ragazzi, ma nessuna più tentava l’approccio diretto: erano spaventate e abbattute dai suoi modi schivi e tristi.
:-Occhi verdi e capelli neri? Uhm…e tu ti stavi sposando? In chiesa?-
:-No.- Lilith sbarrò gli occhi. :-Ora che mi ci fai pensare, no. So che mi stavo sposando per via degli abiti e delle persone al seguito; insomma, c’era un’aria da matrimonio ,non so se mi spiego.-
Rimasero a confessarsi le proprie visioni per tutta la notte, senza pensare chi dei due fosse più pazzo.


()



Camriel si nascose dietro la parete dell’Emerald College, con il respiro ansante e gli occhi brillanti, schiena al muro, poco distante dai due ragazzi. Lei ricordava! Cioè, non proprio, però sapeva che si erano quasi sposati. Poi però si ricordò che c’era anche qualcun altro lì fuori ed era proprio l’ultima persona con la quale Lilith doveva parlare: Lucifero.
Bastardo. Non me la porterai via di nuovo.
Arriane non c’era. Neppure Annabelle. Probabilmente era ad Avignone e una parte di Cam si vergognò di non essere lì a consolarla (lui odiava quella parte: era la sua nuova-ma-non-proprio natura d’angelo). Il vero Camriel sapeva che Annabelle non voleva essere affatto consolata.
In ogni caso, loro non erano lì a guardarlo. Lanciò un’occhiata di sottecchi al cielo notturno, come se si aspettasse di vedere il Trono lì a osservarlo, con gli occhi di solito misericordiosi accesi di delusione e di avvertimento.
Oh, sì, sì che lo farò. Non sono mai stato un bravo angioletto.
Lilith e Lucifero stavano ancora parlando. Camriel si guardò attorno: c’erano solo loro tre. Era il momento giusto.
:-Salve, ragazzi.- esordì, con la voce più sexy che possedeva, voltando tutto il corpo verso di loro e uscendo così allo scoperto. Un’entrata da vero macho, si complimentò con sé stesso.
Alla luce del buio, Lilith non poteva riconoscerlo, allora si azzardò a chiedere un’informazione. :-Sapete, sono nuovo e mi sono perso. La mia camera è la numero 40.- Sperò ardentemente che nessuno dei due sapesse chi occupasse la camera 40.
:-Uhm, è vicino la mia. Ti riaccompagniamo noi, se vuoi.- propose Lilith. Camriel annuì e lasciò che i due si mettessero davanti a lui per guidarlo. Quando entrarono nell’atrio, la luce era spenta ma Lucifero non si fece problemi ad accendere l’interruttore. Camriel si trovava tra l’uscio e il giardino. Fu allora che Lilith si voltò.
La sua espressione fu motivo di gioia per l’angelo: sbarrò gli occhi, divenne pallida, si portò le mani alla bocca, poi divenne scarlatta, ed infine si aggrappò al braccio di Lucifero (questo irritò Camriel) per non cadere, seppur le gambe le si fossero piegate per lo shock.
:-Tu…tu…- biascicò, guardando Camriel. Lui non sapeva proprio come reagire. E se le fosse venuto qualcosa?
:-Lilith.- la voce che ne uscì era talmente dolce che Camriel si sentì disgustato. Si stava proprio rammollendo.
:-Oh mio Dio. Conosci il mio nome?- Lucifero aveva compreso tutto, notò Camriel con grande disappunto.
:-Oh, sì. Ti ricordi di me, vero? Mi hai rifiutato proprio a pochi metri dall’altare.-


Angolo Autrice
io AMO Cam u.u davvero. Non lo trovate così...pronto al rischio? Insomma! XD
Scusatemi il tempo impiegato per scrivere questo capitolo, ma ero a zero ispirazione. Però pensavo che era il momento di una svolta decisa. Ed eccola qua!
Come vedete, tutti iniziano a capire un po'di cose...i tasselli del puzzle vanno in ordine poco alla volta...
Ringrazio TUTTE per avermi recensita così entusiaste!!!!Fate felice anche me xD
Mi dispiace per la coppia ArrianexRoland...ma farla significherebbe cambiare orientamento al personaggio. Vero che nei libri non c'era nessun indizio che suggerisse che Arriane fosse lesbica, ma neppure il contrario. ...Nello spin-off, questo viene rivelato ed è un dato troppo importante per poterlo sorvolare....
Baci, Angel <3

  
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