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Autore: Princess_Klebitz    07/09/2012    2 recensioni
“Fottiti, Alan Wilder!!”
“Precedimi, David Gahan! Ho aspettato per 6 mesi di mandarti a fanculo di persona!”
“E…?”
“Vaffanculo, David Gahan!”
-Una piccola raccolta di momenti dei DM, tra l'86 e il tragico (per molti) annuncio del 1995, passando per la sfiorata tragedia di Dave, la rinascita, risate, drammi, e partendo tutto da una sera del 2010, alla Royal Albert Hall. Per chi, come me, spera sempre, in ogni tour, in una sempre più improbabile reunion;Alan e Dave-centric
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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“…NOW I’M NOT LOOKING FOR ABSOLUTION
OR FORGIVENESS FOR THE THINGS I DO
BUT BEFORE YOU COME TO ANY CONCLUSIONS
TRY WALKING IN MY SHOES…”
 
*
Madrid, 1992
*
“A volte mi chiedo quanto possa essere imbecille…”, sospirò Alan, parlando col suo interlocutore, seduto ancora sullo sgabello della batteria.
Miller lo aveva scovato cercando nell’enorme villa fuori città che avevano adibito a studio, dopo aver assistito a scene quanto meno desolanti; Flood, il loro produttore, che li seguiva dall’album prima, VIOLATOR, era al synth a cercare suoni, solo soletto.
In lontananza l’unica cosa di vagamente animata, e macabra, era l’incedere ritmico, ogni tanto intervallato da errori e riprese, di una batteria, per le stanze dove il gruppo avrebbe dovuto stare o lavorare.
Fletch e Martin, in perfetto disaccordo, erano sul divanetto fuori dallo studio, a leggere riviste e a ignorarsi a vicenda; beh, grandioso, visto che ‘Never let me down again’ era scritta sulla loro amicizia…
Era riuscito a scoprire Dave, in preda a momenti di euforia mistica e sconforto reale, nella sua camera, in condizioni pessime, a disegnare Dio solo sa chi.
Mantidi urlanti nel migliore dei casi, ghirigori senza senso nel peggiore.
In piena estate, con tutte le finestre chiuse e gli enormi ceri di candela accesi, lo sguardo vitreo che si accendeva o si spegneva come un interruttore, la sua magrezza allucinante (56 chili il giorno prima; 55 quando era arrivato da L.A… sembrava una delle sue amate candele, bianche, di cera, pronto a spezzarsi), i discorsi del tutto scoordinati, Dave sembrava l’immagine di un brutto sogno pronta a mangiarti, ma dalla quale non si riusciva a staccare gli occhi.
Daniel aveva tentato di parlargli dell’andamento del suo nuovo matrimonio, frettoloso e inopportuno, ma pareva neppure quello risvegliasse il vecchio Dave sepolto in lui; lo aveva interrotto per fissarlo con occhi spiritati e chiedergli cosa stesse succedendo a Seattle.
Seattle e la musica grunge sembravano catalizzare tutta la sua attenzione, e sebbene non ne avesse fatto parole con nessuno, Miller era certo che la sua fosse una situazione creata dalla quale non riusciva a togliersi, come un ragno che involontariamente era rimasto invischiato dalla sua tela.
Lui aveva creato i presupposti per il ‘rocker maudit’, le candele, la droga, i capelli da rocker, i suoi maledetti tatuaggi, ora anche la fottuta pittura e il fottuto grunge!
NON VOGLIO cantare in qualcosa che non sia un disco rock!”, ripeteva, come una cantilena ossessionante; Daniel si era trattenuto dal prenderlo per il collo, cosa che non sarebbe stata facile poiché Dave, come molti cantanti, aveva un metabolismo da eroina, e difficilmente avrebbe accettato…
Voleva urlargli in faccia che NON ERANO un gruppo rock!,erano un gruppo synth-rock!
In grado di riempire stadi e arene, per carità, grandissimi dopo VIOLATOR, i migliori dopo o con gli U2, ma NON erano un gruppo grunge, e non lo sarebbero mai stati!
Lui voleva le chitarre, chitarre a tutto volume, voleva fare il maledetto leader; Martin suonava giusto due giri di chitarra, non perché non ne fosse capace, ma per questione di gusto, e Alan, con Flood,tentava di venire loro incontro, e , quando lo incontrò, per ultimo, capì bene quanto lo stava sfibrando la situazione, ma specialmente i sensi di colpa.
“Perché dovresti essere un imbecille, Al? Non è colpa tua…”
“Ah no… Viviamo assieme, per il prossimo album, sarà divertente!...oppure…Ehi, forte uniamo gli strumenti con l’elettronica, sarà…sarà… dimmelo tu, Daniel. Cosa sarà?”
“State tentando…”,azzardò Daniel, vedendo come Alan, seppure l’unico attivo, fosse sul punto di rompersi anch’esso.
“Stiamo tentando? Avevamo il mondo in mano, dopo VIOLATOR…era perfetto…”
E Alan si alzò dalla batteria, guardando il sole spagnolo, invitante, fuori dalle vetrate.
“…perfetto. Dannazione.”, e la sua voce sapeva pericolosamente di vicino al pianto.
“Alan, sei l’unico che tira avanti la carretta. Ti spezzerai, se continui.”
Il tastierista si girò furioso, con uno scatto fulmineo,e diede un calcio ad una sedia, facendo sobbalzare il boss della Mute; altrochè triste, se lacrime c’erano erano di rabbia, pura e semplice.
Previsioni su Alan Wilder: calma inflessibile, atonia, intervallata da riflessi spontanei omicidi dettati da sensi di colpa.
ALLORA DIMMI CHI POTREBBE FARLO!! ANDY?! TRA UN PO’ NON SI ALZERà NEANCHE DAL LETTO!DAVE?! SE QUALCUNO SI PROVASSE A TAGLIARGLI I RIFORNIMENTI, MAGARI SI RIUSCIREBBE ANCHE A TOGLIERGLI DALLA TESTA QUELLE IDEE STUPIDE CHE SI è MESSO IN TESTA! MARTIN…”
“Martin. Come và con lui?”
“…non mi sopporta. E’ inutile nasconderlo.”, e calmatosi improvvisamente, Alan si lasciò cadere nella poltrona di fronte a Daniel Miller.
“Riesco a lavorare solo con Flood, e solo senza Martin. Martin, da parte sua, non mi vuole tra i piedi mentre compone. E’ proprio bello fare parte del gruppo più famoso del mondo.”,sospirò.
Daniel si alzò, non dicendo niente, cacciandosi le mani in tasca e osservando il pavimento.
“Suoni la batteria per accontentare Dave o per non dargli in faccia quello che dai sulle casse?”
“Dave… ha avuto l’unica buona idea del gruppo. Unire gli strumenti suonati veri ai synth. Speriamo di non passare per imitatori, oltretutto.”
“Pensi al confronto con gli U2 ed Achtung Baby?”
“Gli abbiamo aperto la strada, con VIOLATOR, ma ci hanno surclassato col loro rock. Nessuno sta a vedere quanto lavoro e persone abbiano dietro. Vedono noi quattro e loro quattro. In ogni caso, tanto di cappello, ma se ritrovassi Bono nel backstage del WorldViolator tour stavolta lo prenderei a calci in culo!”, ringhiò Alan.
“Flood dice che il vostro album è molto più…”,e Daniel agirò una mano, facendola mulinare.
“…più. Ecco. Più. Dice che i brani sono… favolosi. State creato un mix tra il sacro ed il profano perfetto. Dice che vi state spingendo più in là di qualsiasi rock band, Al.”
“Ne sono felice.”, mugugnò il tastierista, guardando fuori dalle vetrate, ancora.
“Al..”
“L’altro giorno eravamo in una jam session. Non ridere, Daniel, una jam session, ti dico. Siamo in studio. Alzo gli occhi dalla batteria e sai cosa vedo? Altre tre persone che guardano il vuoto.”, ed il tastierista alzò gli occhi su Miller. “Non IL vuoto. Ma ognuno UN vuoto per NON GUARDARE GLI ALTRI!E… lo stavo facendo anch’io.”
Miller non sapeva che dire.
“Dove abbiamo sbagliato, Daniel? Fino a poco tempo fa stavamo così bene…”
Avevano affrontato tantissime crisi, niente da dire, ma dopo il maledetto 101, sembrava che la strada fosse in discesa per loro.
La verità era che erano un gruppo fragile, attraversato da tensioni di tutte le loro forti personalità; ed ora erano a nudo, esposti come nervi scoperti, dopo aver dato il massimo stavano ancora tentando di fare qualcosa di epico.
E l’unico modo, era togliersi una parte di sé, ognuno di loro; Dave si stava letteralmente togliendo la vita. Forse Alan si stava togliendo il gruppo.
“Ti spezzerai, se continui così, Alan.”
Il tastierista guardò fuori ancora un po’, e quando il boss della Mute fece per andarsene, afferrò le bacchette e si alzò a sua volta, accennando, finalmente ad un sorriso.
Che non coinvolse gli occhi.
“Non io. Io ho Recoil.”
Daniel lo salutò, tornando a controllare la situazione di Dave, tentando di parlargli, ma quelle parole gli rimbombavano in testa, come se Alan avesse dato un epitaffio anticipato ai Depeche Mode.
A lui non servivano.
Non più
 
Bene.
Sappiate che mi sto ancora vergognando come una ladra di quello che ho scritto, ma ehi..
Non ero nella testa di Alan Wilder né di Dave Gahan nelle fatidiche registrazioni di Songs of faith and devotion.
La storia è tutta incentrata sui flashback, questo è il primo ed è oddio oddio datemi un fazzoletto, è il preludio al 1995, ma non sarà l’unico, e giuro che ve ne saranno di più divertenti!
Bene, come avrete capito questa storia è incentrata sul rapporto tra Alan ed il resto del gruppo, specie con Dave visto che dal 2003 sventaglia una reunion come un uzi, nelle interviste!!Io non ci credo molto, ma sperare non costa niente, vero?
Fatemi sapere.
   
 
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