Storie originali > Fantasy
Ricorda la storia  |      
Autore: Lotiel    24/03/2007    5 recensioni
"Da lontano,
una debole figura si stagliava contro la morbida luce solare del tramonto.
I capelli vermigli, mossi dal vento, somigliavano alle onde del mare nel loro
lento moto. Il viso disteso e sereno contemplava quel paesaggio, per lei
insuperabile."
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
02


http://i.imgur.com/oRjaLYa.gif



Il fruscio lento e mutabile delle onde del mare. La brezza delicata che le muoveva.

Il mare. Rifugio di teneri amanti tristi e suicidi.

Da lontano, una debole figura si stagliava contro la morbida luce solare del tramonto.

I capelli vermigli, mossi dal vento, somigliavano alle onde del mare nel loro lento moto. Il viso disteso e sereno contemplava quel paesaggio, per lei insuperabile.

I piedi lasciavano tracce del loro incedere cauto e tranquillo, mentre le mani sfioravano uno splendido ciondolo legato intorno al collo.

La veste azzurra avvolgeva il suo corpo gracile fino a renderne visibili le dolci curve.

Continuava ad avanzare verso quella distesa azzurrina. Verso quel suo lieve ricordo che oramai da tempo la accompagnava.

A pochi metri dall’acqua si fermò a contemplare le pacate onde marine che bagnavano la sabbia dal colore dell’oro, mentre guardava il paesaggio suggestivo, pensano a quei ricordi che non riusciva a dimenticare.

Scosse il capo e aprì le labbra per far uscire, sottovoce, la tristezza che aveva dentro.

“Ricordi”

Pacatamente socchiuse gli occhi per poi riaprirli. Lenti ricordi cominciarono a prendere forma nella mente della ragazza come una melodia mai scritta.

La voce cristallina intonò poche note dal tono malinconico, mentre le gocce dell’anima della ragazza ne bagnavano le guance eteree.

“Ricordi di tempi passati” ripeté, durante il canto.

Strinse di più le mani sul petto, guardando il ciondolo che portava al collo.

“Padre”

Lo sfiorò, giocando con quei riflessi argentei. Sul viso un sorriso sincero la illuminava, mentre le  dita stringevano, sempre più forte, il pendaglio. Chinò il capo in segno di rassegnazione.

“È stata una scelta sbagliata, padre?”

Il vento che muoveva la sua veste cambiò improvvisamente d’intensità e si fece ancora più lieve, più delicato sull’effige.

Le lacrime riempirono gli occhi argentei della ragazza e scivolarono lungo le guance.

Si accasciò sulla sabbia calda mentre quelle gocce bagnavano il suolo dov’era posata.

Portò le mani al viso in segno di rassegnazione e disperazione. L’acqua tiepida le bagnava le vesti mentre le sue lacrime si mischiavano alla spuma bianca.

Il sentire nuovamente quell’acqua sulla sua pelle. Sentirne il profumo delicato e salino.

“Sapevi che era sbagliato?”

Le parole le uscivano dalla bocca sempre più acute. Come per farsi sentire da qualcuno. La voce, spezzata dai singhiozzi, era argentina. Squillante.

Portò le mani alla veste oramai bagnata e la strinse, come per sentirne la consistenza. Le mani scivolarono nella spuma marina.

Da lontano una figura conosciuta mosse i propri passi sulla rena. La figura di un uomo si intravide alle spalle della fanciulla, si soffermò nel passaggio che le pietre che contornavano quella spiaggia avevano lasciato.

Guardava la ragazza con occhi pieni di stupore. La sua amata, che stava per raggiungere, era sempre più triste, più malinconica.

La ragazza continuava a chiedere spiegazioni al padre. A colui che l’aveva delusa fin dall’inizio.

Le cinse le braccia con le mani e si inginocchiò guardando quel viso infelice. L’abbracciò, posandole il capo sulla spalla.

“Perché soffri, mia amata?”

Le parole per poco non gli morirono in bocca quando lei non reagì al suo gesto. Era cambiata. Non era la stessa che aveva conosciuto. Pensava che l’amore per lui avrebbe superato la perdita del mare, invece quella sofferenza la rendeva ogni giorno più debole.

Lei non rispose e continuò a guardare il mare stesso. Si strinse tra le braccia dell’amante mentre lui continuava a guardarla.

Si alzò, e lui la seguì. Gli prese il viso tra le mani mentre gli occhi lo fissavano con malcelato dolore. Non voleva esprimere l’angoscia che provava. Non voleva far capire a colui che amava che il suo desiderio era poter tornare, anche per un solo istante, nel suo regno nelle profondità marine.

Perché lei apparteneva ad esso. Una sirena. Creatura del mare.

Le mancava tutto. Ma l’avevano avvisata. Se pure la scelta fosse stata perdere il proprio essere, non sarebbe più tornata indietro. L’aveva fatto per amore. Ma ora sentiva il terribile vuoto che quella scelta le aveva lasciato.  

 

Voltando il capo verso il placido sole che il mare stava accogliendo, sorrise. Stringendosi tra le braccia del suo amato, respirò il fresco profumo che lui emanava.

“Non sto soffrendo”

Rispose, cercando di reprimere le lacrime che gli occhi volevano far sgorgare.

Lui l’aiutò ad alzarsi, sostenendola dalle braccia scoperte. Chinò il viso mentre le sorrideva.

Alzandosi in punta di piedi, lei toccò quelle labbra rosate che le facevano sempre dimenticare ogni debolezza. Sfiorandogli con le mani il viso delicato, gli baciò nuovamente la bocca. E una volta ancora.

Le gambe le cedettero improvvisamente, e l’uomo la sorresse. La mente annebbiata si affollò di mille pensieri, prima che questi si chiudessero definitivamente dentro la fanciulla svenuta.

Lui portò in braccio quel corpo fresco e delicato, osservandone il viso. Perché quell’improvviso malore l’aveva colta? Non riusciva a capirne il motivo, e la preoccupazione si insinuò dentro di lui. Aveva paura, paura della scelta della ragazza. Sospirò mentre si avviava verso il palazzo. Si voltò nuovamente verso il mare e un moto di rabbia si disegnò sul suo viso troppo giovane.

Non voleva che ritornasse al mondo a cui l’aveva sottratta. Lui conosceva le leggende che si raccontavano sulla razza della fanciulla. Il padre le aveva concesso il dono di poter vivere sulla Terra, ma il pensiero della sua casa, lui sapeva bene che non sarebbe mai scomparso. Non poteva far ritorno, sarebbe morta per quella scelta e lui stesso non avrebbe mai potuto reggere a tanto dolore.

 

Adagiata sul letto, la ragazza si sfiorò la fronte con il dorso della mano, mentre il sole mattutino penetrava tra i lembi aperti della tenda. Gli occhi si schiusero lentamente.

In quel momento vide una figura maschile accanto a lei e il viso dell’uomo accanto al suo; il suo corpo adagiato accanto a lei., mentre il braccio di lui era legato alla sua vita.

Scosse il capo. Era svenuta e strani sogni le avevano affollato la mente. Era stato solo un capogiro dovuto alla stanchezza accumulata in quei giorni. Sogni di avventure passate, del presente e forse del futuro avevano governato quella sua debolezza.

Capiva che erano i suoi desideri. Le sue memorie e ciò che la legava alla Terra.

Sfiorò quel viso ancora addormentato. Ne sentì la pelle ben rasata, il respiro regolare.

“Mio amore”

Sospirò, sussurrando appena. Il dolore che provava per la perdita della sua essenza le pesava, ma era stata una sua scelta.

Amava quell’uomo più di se stessa.

Amava quell’essere che l’aveva accettata. I ricordi del loro primo incontro erano ancora vividi nella sua mente.

Posò un bacio sulle labbra di lui, leggermente socchiuse. Ne sentiva il respiro caldo. Le sue mani accarezzarono i biondi capelli arruffati dell’uomo, sentendone la morbidezza.

Gli occhi chiari dell’uomo si schiusero. Si illuminarono in un istante appena scorse il viso di lei.

Poi lui notò la malinconia che ancora non l’aveva lasciata e il viso gentile si fece duro e si rabbuiò di colpo. Capì dall’espressione della ragazza che stava cercando di capire quel che pensava. La guardava duramente e quel viso sereno della ragazza si trasformò denotando la delusione che le aveva portato quello sguardo. Ma non poteva farne a meno. Forse era diventato egoista. La voleva tutta per sé, ma in fondo era normale. Lei era la sua gioia.

Le prese la mano portandola al viso e chiudendo gli occhi. Lei doveva essere felice e questo era l’importante. L’avrebbe seguita ovunque ella avrebbe deciso di andare.

 

Passò le mani intorno al suo corpo tenendola stretta a sé. Tenendola vicina per chetare quell’animo inquieto.

“Ti seguirò ovunque”

Lo disse per calmarla. Lasciandola cullare nei sogni di quei momenti passati e ricordare del momento in cui avevano preso quella scelta insieme.

Il frangersi delle onde sugli scogli. I gabbiani che richiamavano i loro compagni. Il suono dei profondi abissi lontani dalla spiaggia, però, non aiutavano l’uomo nel tentativo di trattenerla.

Una voce confusa arrivò alle orecchie della ragazza, sovrastando quella dell’uomo. La voce del mare intonava per lei canti mai esistiti. Le parole raccontavano della mitica figura che un tempo era stata.

Posò la testa sul cuscino, chiudendo gli occhi. Sospirò più e più volte mentre il suo amante le sfiorava i capelli. Sentiva ciò che il mare voleva dirle. Ma non riusciva a decidere cosa avrebbe significato la vera vita che voleva intraprendere.

Voleva solo essere di nuovo libera in quelle profondità. Ma non voleva abbandonare l’uomo che tanto amava.

Lui la sfiorò nuovamente, riportandola alla realtà. Guardò quel viso angelico che la fissava con occhi pieni di passione. Voleva dirgli tutto e condividere quel dolore che l’attanagliava,

ma non riusciva ad esprimerlo, ad esternare quel sentimento di odio e amore. Riportare in vita vecchi ricordi non l’avrebbe aiutata in alcun modo.

“Senza te non riuscirei a vivere, ma il mare è la mia casa.”

Le voce risultò roca. La persona che le stava innanzi non meritava di essere all’oscuro di cose tanto importanti.

Ciò che gli disse, però, provocò in lui un profondo sconforto. Ma poi ritornò subito a sorridere come sempre aveva fatto.

L’uomo chinò il capo mentre le posava un tenero bacio sulle labbra, stringendole poi le mani.

“Se vuoi ritornare, io verrò con te”

“Non puoi, potresti morire”

“Se rimango qui morirò comunque”

“Non potrei sopportarlo”

“Dovrai decidere, qualunque sarà la tua scelta sarò pronto a seguirti”

“Anche nella morte?”

“Anche nella morte”

La donna sapeva cosa doveva fare. Voleva ritornare in quelle acque. Voleva avere accanto l’uomo che amava. Sapeva di non poter tornare ciò che era ma era pronta a morire per questo e lui l’avrebbe seguita.

Ne erano consapevoli entrambi. Dovevano ritornare sulla spiaggia. Su quella sabbia dorata.

Il mare era cheto, ma una tempesta si preannunciava da lontano. Mano nella mano si guardarono negli occhi, sorridenti e consci di ciò che stavano per intraprendere.

L’uomo posò le labbra su quelle di lei in un bacio indimenticabile, mentre la fanciulla abbracciava il suo amante.

A passi lenti si avviarono verso il mare che pian piano si stava agitando.

Le lacrime scendevano. Lacrime di gioia per ciò che stavano per  fare.

Un ultimo bacio.

Travolti dalle onde.

Il nulla.

Il mare continuò per loro quella canzone, quella nenia profonda e incessante. I due teneri amanti suicidi. Colei che volle tornare al mare portando con sé il suo sposo.

La voce del mare intonò questi ultimi versi.

 

 


   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Lotiel