Il fruscio lento e mutabile delle onde
del mare. La brezza
delicata che le muoveva. Il mare. Rifugio di teneri amanti
tristi e suicidi. Da lontano, una debole figura si
stagliava contro la
morbida luce solare del tramonto. I capelli vermigli, mossi dal vento,
somigliavano alle onde
del mare nel loro lento moto. Il viso disteso e sereno contemplava quel
paesaggio, per lei insuperabile. I piedi lasciavano tracce del loro
incedere cauto e
tranquillo, mentre le mani sfioravano uno splendido ciondolo legato
intorno al
collo. La veste azzurra avvolgeva il suo
corpo gracile fino a
renderne visibili le dolci curve. Continuava ad avanzare verso quella
distesa azzurrina.
Verso quel suo lieve ricordo che oramai da tempo la accompagnava. A pochi metri dall’acqua si
fermò a contemplare le pacate
onde marine che bagnavano la sabbia dal colore dell’oro,
mentre guardava il
paesaggio suggestivo, pensano a quei ricordi che non riusciva a
dimenticare. Scosse il capo e aprì le
labbra per far uscire, sottovoce,
la tristezza che aveva dentro. “Ricordi” Pacatamente socchiuse gli occhi per
poi riaprirli. Lenti
ricordi cominciarono a prendere forma nella mente della ragazza come
una
melodia mai scritta. La voce cristallina intonò
poche note dal tono malinconico,
mentre le gocce dell’anima della ragazza ne bagnavano le
guance eteree. “Ricordi di tempi
passati” ripeté, durante il canto. Strinse di più le mani sul
petto, guardando il ciondolo che
portava al collo. “Padre” Lo sfiorò, giocando con
quei riflessi argentei. Sul viso un
sorriso sincero la illuminava, mentre le
dita stringevano, sempre più forte, il
pendaglio. Chinò il capo in segno
di rassegnazione. “È stata una
scelta sbagliata, padre?” Il vento che muoveva la sua veste
cambiò improvvisamente
d’intensità e si fece ancora più lieve,
più delicato sull’effige. Le lacrime riempirono gli occhi
argentei della ragazza e
scivolarono lungo le guance. Si accasciò sulla sabbia
calda mentre quelle gocce
bagnavano il suolo dov’era posata. Portò le mani al viso in
segno di rassegnazione e
disperazione. L’acqua tiepida le bagnava le vesti mentre le
sue lacrime si
mischiavano alla spuma bianca. Il sentire nuovamente
quell’acqua sulla sua pelle. Sentirne
il profumo delicato e salino. “Sapevi che era
sbagliato?” Le parole le uscivano dalla bocca
sempre più acute. Come
per farsi sentire da qualcuno. La voce, spezzata dai singhiozzi, era
argentina.
Squillante. Portò le mani alla veste
oramai bagnata e la strinse, come
per sentirne la consistenza. Le mani scivolarono nella spuma marina. Da lontano una figura conosciuta mosse
i propri passi sulla
rena. La figura di un uomo si intravide alle spalle della fanciulla, si
soffermò nel passaggio che le pietre che contornavano quella
spiaggia avevano lasciato. Guardava la ragazza con occhi pieni di
stupore. La sua
amata, che stava per raggiungere, era sempre più triste,
più malinconica. La ragazza continuava a chiedere
spiegazioni al padre. A
colui che l’aveva delusa fin dall’inizio. Le cinse le braccia con le mani e si
inginocchiò guardando
quel viso infelice. L’abbracciò, posandole il capo
sulla spalla. “Perché soffri,
mia amata?” Le parole per poco non gli morirono in
bocca quando lei non
reagì al suo gesto. Era cambiata. Non era la stessa che
aveva conosciuto.
Pensava che l’amore per lui avrebbe superato la perdita del
mare, invece quella
sofferenza la rendeva ogni giorno più debole. Lei non rispose e continuò
a guardare il mare stesso. Si
strinse tra le braccia dell’amante mentre lui continuava a
guardarla. Si alzò, e lui la
seguì. Gli prese il viso tra le mani
mentre gli occhi lo fissavano con malcelato dolore. Non voleva
esprimere
l’angoscia che provava. Non voleva far capire a colui che
amava che il suo
desiderio era poter tornare, anche per un solo istante, nel suo regno
nelle
profondità marine. Perché lei apparteneva ad
esso. Una sirena. Creatura del
mare. Le mancava tutto. Ma
l’avevano avvisata. Se pure la scelta
fosse stata perdere il proprio essere, non sarebbe più
tornata indietro.
L’aveva fatto per amore. Ma ora sentiva il terribile vuoto
che quella scelta le
aveva lasciato. Voltando il capo verso il placido sole
che il mare stava
accogliendo, sorrise. Stringendosi tra le braccia del suo amato,
respirò il
fresco profumo che lui emanava. “Non sto soffrendo” Rispose, cercando di reprimere le
lacrime che gli occhi
volevano far sgorgare. Lui l’aiutò ad
alzarsi, sostenendola dalle braccia
scoperte. Chinò il viso mentre le sorrideva. Alzandosi in punta di piedi, lei
toccò quelle labbra rosate
che le facevano sempre dimenticare ogni debolezza. Sfiorandogli con le
mani il
viso delicato, gli baciò nuovamente la bocca. E una volta
ancora. Le gambe le cedettero improvvisamente,
e l’uomo la
sorresse. La mente annebbiata si affollò di mille pensieri,
prima che questi si
chiudessero definitivamente dentro la fanciulla svenuta. Lui portò in braccio quel
corpo fresco e delicato,
osservandone il viso. Perché quell’improvviso
malore l’aveva colta? Non
riusciva a capirne il motivo, e la preoccupazione si insinuò
dentro di lui.
Aveva paura, paura della scelta della ragazza. Sospirò
mentre si avviava verso
il palazzo. Si voltò nuovamente verso il mare e un moto di
rabbia si disegnò
sul suo viso troppo giovane. Non voleva che ritornasse al mondo a
cui l’aveva sottratta.
Lui conosceva le leggende che si raccontavano sulla razza della
fanciulla. Il
padre le aveva concesso il dono di poter vivere sulla Terra, ma il
pensiero
della sua casa, lui sapeva bene che non sarebbe mai scomparso. Non
poteva far
ritorno, sarebbe morta per quella scelta e lui stesso non avrebbe mai
potuto
reggere a tanto dolore. Adagiata sul letto, la ragazza si
sfiorò la fronte con il
dorso della mano, mentre il sole mattutino penetrava tra i lembi aperti
della
tenda. Gli occhi si schiusero lentamente. In quel momento vide una figura
maschile accanto a lei e il
viso dell’uomo accanto al suo; il suo corpo adagiato accanto
a lei., mentre il
braccio di lui era legato alla sua vita. Scosse il capo. Era svenuta e strani
sogni le avevano
affollato la mente. Era stato solo un capogiro dovuto alla stanchezza
accumulata in quei giorni. Sogni di avventure passate, del presente e
forse del
futuro avevano governato quella sua debolezza. Capiva che erano i suoi desideri. Le
sue memorie e ciò che
la legava alla Terra. Sfiorò quel viso ancora
addormentato. Ne sentì la pelle ben
rasata, il respiro regolare. “Mio amore” Sospirò, sussurrando
appena. Il dolore che provava per la
perdita della sua essenza le pesava, ma era stata una sua scelta. Amava quell’uomo
più di se stessa. Amava quell’essere che
l’aveva accettata. I ricordi del
loro primo incontro erano ancora vividi nella sua mente. Posò un bacio sulle labbra
di lui, leggermente socchiuse.
Ne sentiva il respiro caldo. Le sue mani accarezzarono i biondi capelli
arruffati
dell’uomo, sentendone la morbidezza. Gli occhi chiari dell’uomo
si schiusero. Si illuminarono in
un istante appena scorse il viso di lei. Poi lui notò la malinconia
che ancora non l’aveva lasciata
e il viso gentile si fece duro e si rabbuiò di colpo.
Capì dall’espressione
della ragazza che stava cercando di capire quel che pensava. La
guardava
duramente e quel viso sereno della ragazza si trasformò
denotando la delusione
che le aveva portato quello sguardo. Ma non poteva farne a meno. Forse
era diventato
egoista. La voleva tutta per sé, ma in fondo era normale.
Lei era la sua gioia. Le prese la mano portandola al viso e
chiudendo gli occhi.
Lei doveva essere felice e questo era l’importante.
L’avrebbe seguita ovunque
ella avrebbe deciso di andare. Passò le mani intorno al
suo corpo tenendola stretta a sé.
Tenendola vicina per chetare quell’animo inquieto. “Ti seguirò
ovunque” Lo disse per calmarla. Lasciandola
cullare nei sogni di
quei momenti passati e ricordare del momento in cui avevano preso
quella scelta
insieme. Il frangersi delle onde sugli scogli.
I gabbiani che
richiamavano i loro compagni. Il suono dei profondi abissi lontani
dalla
spiaggia, però, non aiutavano l’uomo nel tentativo
di trattenerla. Una voce confusa arrivò
alle orecchie della ragazza,
sovrastando quella dell’uomo. La voce del mare intonava per
lei canti mai
esistiti. Le parole raccontavano della mitica figura che un tempo era
stata. Posò la testa sul cuscino,
chiudendo gli occhi. Sospirò più
e più volte mentre il suo amante le sfiorava i capelli.
Sentiva ciò che il mare
voleva dirle. Ma non riusciva a decidere cosa avrebbe significato la
vera vita
che voleva intraprendere. Voleva solo essere di nuovo libera in
quelle profondità. Ma
non voleva abbandonare l’uomo che tanto amava. Lui la sfiorò nuovamente,
riportandola alla realtà. Guardò
quel viso angelico che la fissava con occhi pieni di passione. Voleva
dirgli
tutto e condividere quel dolore che l’attanagliava, ma non riusciva ad esprimerlo, ad
esternare quel sentimento
di odio e amore. Riportare in vita vecchi ricordi non
l’avrebbe aiutata in
alcun modo. “Senza te non riuscirei a
vivere, ma il mare è la mia
casa.” Le voce risultò roca. La
persona che le stava innanzi non
meritava di essere all’oscuro di cose tanto importanti. Ciò che gli disse,
però, provocò in lui un profondo
sconforto. Ma poi ritornò subito a sorridere come sempre
aveva fatto. L’uomo chinò il
capo mentre le posava un tenero bacio sulle
labbra, stringendole poi le mani. “Se vuoi ritornare, io
verrò con te” “Non puoi, potresti
morire” “Se rimango qui
morirò comunque” “Non potrei
sopportarlo” “Dovrai decidere, qualunque
sarà la tua scelta sarò pronto
a seguirti” “Anche nella
morte?” “Anche nella morte” La donna sapeva cosa doveva fare.
Voleva ritornare in quelle
acque. Voleva avere accanto l’uomo che amava. Sapeva di non
poter tornare ciò
che era ma era pronta a morire per questo e lui l’avrebbe
seguita. Ne erano consapevoli entrambi.
Dovevano ritornare sulla
spiaggia. Su quella sabbia dorata. Il mare era cheto, ma una tempesta si
preannunciava da
lontano. Mano nella mano si guardarono negli occhi, sorridenti e consci
di ciò
che stavano per intraprendere. L’uomo posò le
labbra su quelle di lei in un bacio
indimenticabile, mentre la fanciulla abbracciava il suo amante. A passi lenti si avviarono verso il
mare che pian piano si
stava agitando. Le lacrime scendevano. Lacrime di
gioia per ciò che stavano
per fare. Un ultimo bacio. Travolti dalle onde. Il nulla. Il mare continuò per loro
quella canzone, quella nenia
profonda e incessante. I due teneri amanti suicidi. Colei che volle
tornare al
mare portando con sé il suo sposo. La voce del mare intonò questi ultimi versi. |