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Autore: silvia_arena    08/09/2012    4 recensioni
«Sono Morfeo» si presentò lo sconosciuto. «Dovevo farvi addormentare, bella fanciulla. È incredibile che voi riusciate a vedermi, non capisco come sia possibile.»
«Farmi addormentare?»
«Come ogni notte.»
«Ogni notte vieni qui?»
«Ogni notte vi conduco nel mondo dei sogni.»
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo tre - La lite
 
Tecnicamente, fu Morfeo il primo a svegliarsi, ma vedendoli, chiunque avrebbe affermato che si fossero svegliati contemporaneamente: appena Morfeo allontanò leggermente le braccia da Diletta, anche lei si destò.
Diletta guardò il viso del suo innamorato – e pensò che fosse assurdo definirlo “innamorato”, visto che lo conosceva da soli due giorni. Anche se la storia del “Dio” era assurda da credere, come si poteva non innamorarsi di un ragazzo così? Diletta era certa che perfezione si trovasse difronte ai suoi occhi.
«Ben svegliata, mia bella» la salutò Morfeo.
«Sei rimasto sul serio.» Diletta era quasi commossa. Insomma, un Dio aveva esaudito una sua richiesta. «Morfeo, come fai ad esistere?» La ragazza preferì arrivare dritta al punto.
«Cosa intendete, mia Diletta? Volete dire, perché riesco a vivere così tanto? Sono un Dio, non morirò mai» spiegò Morfeo.
«Quindi tu sei sempre esistito… e anche tutti gli altri: Zeus, Era, Afrodite…»
«Certamente.»
«Perché mi dai del “voi”?» chiese ancora Diletta.
«Perché vi rispetto» affermò Morfeo. «Vi mette forse a disagio?»
«Affatto!» esclamò Diletta. «È solo un po'… antico. Vuoi che anch'io ti dia del “voi”? Anzi, perché invece non ci diamo del “tu”? Sai, come facevano alla tua epoca quelli molto in confidenza o imparentati o… sposati, no?»
«E, di grazia, quale sarebbe “la mia epoca”, esattamente?» domandò Morfeo con un sorriso.
«L'antica Grecia, credo» rispose Diletta, divertita.
Morfeo annuì. «Non volevo darti del vecchio o roba simile» assicurò Diletta.
«Non avevo dubbi» ribadì Morfeo, sempre sorridente. Poi, tutto d'un tratto, divenne serio e s'alzò dal letto. «Mia bella, il solo esser stato qui mi causerà dei guai. Temo di dover tornar sull'Olimpo immediatamente.»
«Tornerai questa sera?» domandò speranzosa Diletta, prendendolo per mano.
«Come sempre» assicurò Morfeo. Diletta lo seguì con gli occhi finché il suo amato sparì.
 
Diletta si recò a scuola più pensierosa del dovuto. Aveva dormito con il Dio Morfeo. Due volte. Insomma, a chiunque l'avrebbe detto, l'avrebbe presa per matta.
Era così sovrappensiero che quasi non notò Angela, mano nella mano con un ragazzo. Erano appoggiati all'armadietto di Angie e parlavano ad una vicinanza sconsiderata. Se fosse passato di lì il preside, li avrebbe addirittura sospesi per “effusioni in luogo scolastico”.
Diletta era sbalordita: allora faceva sul serio? Si avvicinò a loro, cercando di non farsi vedere, per origliare la loro conversazione.
«Sei sicura che non si sia comportata in modo strano, ultimamente?» stava chiedendo lo sconosciuto ad Angie.
«Quella lì è sempre strana» rispose lei. «Ma perché mi chiedi sempre di Diletta? Non ti fingerai interessato a me per arrivare lei?»
«Ma ti pare!» esclamò lui, indignato. «Figurati se mi piace quella là.»
«Non so come faccio ad esserle amica» rise Angie.
Quello era troppo di Diletta; così, smossa dalla rabbia, uscì allo scoperto e ribatté: «Neanch'io so come faccia ad esserti amica!» Si godette lo sguardo sbalordito di Angie, per poi andare via, furiosa.
Era troppo presto per andare in classe – infatti era vuota – ma Diletta non aveva altro posto dove rifugiarsi.
Lei ed Angie solevano litigare, ma quando qualcuno le insultava loro si difendevano a vicenda – o quando non era il caso, li ignoravano – ma mai si comportavano come aveva appena fatto Angie.
Quando Diletta si calmò un po', pensò: “Non capisco perché mi arrabbio tanto. Quella lì non mi sta nemmeno simpatica. Copia solo i miei compiti. Ma perché gliel'ho sempre lasciato fare? Sono proprio stupida.
Si alzò per uscire di nuovo dalla classe, quando Angie entrò nell'aula.
«È assurdo che tu abbia creduto a quello che ho detto a Nate.»
«Perché non avrei dovuto? Mi sembravi sincera» accusò Diletta.
«Era solo per dargli corda!» replicò Angie.
«Non voglio sentire scuse, Angela.» Diletta si voltò.
«Sei solo invidiosa che nessuno ti fila, mentre Nathan mi ama!» esplose Angie.
«Si vede come ti ama!» ribatté Diletta. «E poi io ce l'ho un ragazzo!»
«Ah sì? E chi sarebbe lo sfortunato?»
«Morfeo.»
«Che razza di nome è Morfeo?»
«È un Dio, razza d'ignorante!»
Angela la guardò con un'espressione di scherno. «Tu sei pazza, cara mia» disse, per poi uscire dall'aula.
 
«Un'altra notte fuori casa» lo rimproverò Ermes. «Spero davvero per te che Zeus non se ne sia accorto nemmeno stavolta, amico mio.»
«Lo spero anch'io» sospirò Morfeo.
«Hai intenzione d'andare avanti così?» chiese Ermes. «Perché non so fin quando riuscirai a passarla liscia.» Morfeo non rispose. «Devi smettere di desiderare che ti veda.»
Morfeo alzò il capo e si accigliò, sorpreso. «Sapevi che era questo il problema fin dall'inizio?»
«Pensavo che tu non volessi ma lei ti vedesse comunque, poi ho decifrato la tua faccia innamorata e ho capito.»
«Perché non me l'hai detto prima?» accusò.
«Avresti fatto il tuo lavoro e saresti andato via?»
Morfeo ci rifletté a lungo per poi sospirare e scuotere la testa. Ermes fece lo stesso. «Sii prudente, Morfeo» concluse, poi andò via.
 
Arrivò la sera e Diletta aveva passato l'intero pomeriggio davanti la TV per distrarsi e non pensare al litigio con Angela e alla probabilissima fine della loro amicizia. Continuò a fare zapping ma non trovò nulla di suo gradimento, così si alzò dal divano e si recò in cucina per mangiare – da sola, perché i suoi genitori erano usciti. Mentre consumava la sua cena, udii dalla cucina il nome di Angela. Scattò in piedi e tornò in salotto.
Si fermò davanti la TV, immobile, gli occhi spalancati.
«Il corpo della ragazza è stato trovato poche ore fa nei pressi di casa sua, vicino la moto.»
Diletta per un attimo si tranquillizzò, Angela non aveva una moto. Probabilmente era un'omonima.
«Ecco il luogo dell'incidente.»
Diletta non voleva credere alla vista della moto integra, solo un po' ammaccata, di fronte la casa di Angela.
«Questa è Angela Mills, la giovane vittima dell'incidente.»
Si sentii svenire quando sullo schermo apparve la fotografia di Angie.
 
Quando Morfeo arrivò e vide la sua Diletta in lacrime, non esitò ed entrò dalla finestra. «Cosa vi turba, mia bella? Perché siete così disperata?» si preoccupò Morfeo.
«È morta!» urlò Diletta, singhiozzando. Poi imprecò e ripeté: «È morta!»
Morfeo l'abbracciò. «Chi, mia Diletta, chi è morta?»
«ANGELA!» Diletta non capiva più nulla, in quel momento sapeva solo urlare e piangere, e continuò per parecchio. Morfeo non sapeva cosa dire, non sapeva di chi stesse parlando. «Non le ho nemmeno chiesto scusa…» singhiozzò Diletta. «Non dovevo accusarla, non dovevo… Non sai cosa darei per vederla un'ultima volta e dirle che mi dispiace…»
Morfeo capì che Angela doveva essere una sua amica. Diletta era davvero disperata. «Non è il momento giusto adatto per una mortale per visitare l'Ade, mia Diletta. Quando le acque si calmeranno, magari.»
Diletta non capì il senso di quelle parole e continuò a piangere. Il cuore di Morfeo non riusciva a reggere la vista della sua amata che soffriva tanto, così l'addormentò e restò con lei quasi tutta la notte.
 
«Be', non è ancora l'alba, stai migliorando» commentò Ermes.
«Una sua amica è morta, è distrutta. Desidera rivederla per una volta. Quando credi che smetteranno di litigare quei due?»
«Zeus ed Ade? Credo mai, Morfeo, ma hai scelto proprio il momento peggiore per una gita negli Inferi.»
«Se Ade è adirato non gliela porterò di certo.»
«E poi, Ade lo direbbe a Zeus e… ciao ciao segreto.»
«Hai ragione, non posso proprio farlo. Solo che era disperata, dovevi vederla, Ermes… Devo fare qualcosa.»
«Non puoi e non devi fare proprio niente, Morfeo.» Così si congedò il messaggero degli Dei.
 
Il giorno dopo Diletta si svegliò quasi priva di forze. La notizia l'aveva distrutta, ma il pianto ancora di più. Le dolevano ancora gli occhi.
Non si chiese nemmeno dov'era Morfeo. Non voleva pensare all'amica perduta, perché non riusciva ancora a capacitarsene. Non voleva pensare a niente. Solo catapultarsi a scuola e non pensarci.
Non informò neanche i suoi genitori, i quali non sapevano nemmeno dell'esistenza di Angela. Dire “È morta una mia compagna” non avrebbe fatto capir loro la situazione. Lei era sua amica.
Arrivata a scuola, Diletta si bloccò nel cortile. Non riusciva a credere a ciò che vedeva: la stessa moto vicino casa di Angela, quella che l'aveva investita, in quel momento veniva posteggiata dal suo ragazzo.
Diletta s'incamminò verso di lui, la rabbia le cresceva dentro come non mai.
Appena il ragazzo la vide, sorrise – anzi, ghignò – e si tolse il casco.
«Sapevo che prima o poi saresti venuta da me.» Le porse la mano. «Nathan Shade, ma puoi chiamarmi Nate.»
«TU, sei stato tu! Tu l'hai uccisa, è colpa tua se è morta!»
Diletta fece il giro della moto e iniziò a riempirlo di pugni, poi gli afferrò il casco dalla mano che stava usando per difendersi e cominciò a colpirlo anche con quello.
«Ahu, ahi, tregua!» implorò lui. «Di che parli?» Diletta si fermò per riprendere fiato. «Posso sapere di cosa sono colpevole?» domandò.
«ANGELA! Tu l'hai investita! È… morta!» Diletta riprese a piangere e a picchiarlo.
«No, ehi, frena, dolcezza.» Nathan si fermò un attimo e trattenne una risata, come se avesse fatto una grande battuta. «Frena, proprio come ho fatto io ieri. È questo che è successo: ho frenato così violentemente che la moto ha impennato ed Angela è caduta. Ha battuto la testa ed è morta. Non è colpa mia.»
Diletta era così sconvolta che non riuscì a proferire parola per un po', poi esplose: «NON È COLPA TUA?! Non sei stato forse tu a frenare? Se fossi stato più attento lei sarebbe ancora viva! Anzi, se tu non ti fossi affatto avvicinato a lei, saremmo ancora amiche!» La voce di Diletta fu rotta dai singhiozzi. «Tu non l'hai mai amata, non t'importa un accidente se sia morta, tu non…» Quando si ricompose, notò che Nathan stava roteando gli occhi.
«Perché non te ne torni da dove sei venuto?!» sentenziò Diletta. Nathan fece un gesto di saluto e s'incamminò verso la scuola.
«E mentre che ci sei passa dal carcere minorile!» Quello non si fermò e non le rispose ma scosse la testa, come se la trovasse ridicola.
«E restaci!» concluse Diletta.
 
«Atena, necessito della tua saggezza. Hai un minuto?»
La dea della sapienza era molto sorpresa per quella visita.
«Morfeo! Caro Morfeo, da quanto tempo non ci si vede… Come posso aiutarti?»
«Amo una mortale, Atena. Non so cosa fare» confessò Morfeo.
Atena, prima raggiante alla vista d'un vecchio amico, si oscurò.
«Non sono un Oracolo, Morfeo.»
Morfeo le raccontò tutto: da come s'incontrarono, alla morte della sua amica e alla sua intenzione di portarla nell'Ade. «Devo sapere se l'ira di Zeus sarebbe peggiore di quella di Ade. Ragiona, Atena, ti prego. Devo saperlo.»
«Io non sono un oracolo, Morfeo» ripeté la dea. Poi, notando la faccia dell'amico, sospirò e disse: «Ade lo direbbe certamente a Zeus. E tutti sanno che Ade non apprezza le visite dei mortali nel suo regno.»
«E se Zeus scoprisse… di lei?»
«Non so come reagirebbe, Morfeo. Da così tanti secoli gli Dei e gli umani non…» Atena guardò Morfeo: era più abbattuto che mai. «Non puoi dimenticarla?»
Morfeo non rispose, ma dalla sua espressione era chiaro che non poteva: la amava.
Atena ci rifletté a lungo e le servì parecchio tempo per convincersi, ma poi annunciò: «Starò dalla tua parte, amico mio, qualunque cosa accada.»
Non era l'aiuto che Morfeo sperava di ottenere ma dovette riconoscere che, nel caso di una guerra fra gli Dei – scatenatasi per colpa sua – aveva Atena dalla sua parte. Atena, la dea della strategia di guerra. Sempre meglio di nulla.
 
Diletta sarebbe tornata a casa in lacrime, se di lacrime gliene fossero rimaste. Quell'idiota di Nathan Shade… Era tutta colpa sua. Diletta desiderava solo vendetta, ma come ottenerla?
Morfeo, quel giorno, le fece visita prima del previsto.
«Sono appena le quattro del pomeriggio» protestò la ragazza.
«Volevo solo accertarmi che stesti bene.» Morfeo l'avvolse fra le sue braccia. «E dirti che… se lo desideri… potrai vedere la tua amica ancora una volta.»
Diletta guardò Morfeo, confusa.
«Posso accompagnarti giù negli Inferi.»
   
 
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