Draco
stava aspettando il ritorno di Harry, erano ormai passati i
due giorni, che occorrevano per portare James in Australia, al campo
estivo per
giovani talenti di Quidditch, infatti quello che ormai poteva
considerare il
suo figliastro si era distinto come cacciatore, talento preso dalla
madre.
Voleva
fare una sorpresa al suo compagno, quindi decise di far
cucinare tutti i pasti preferiti di Harry per quella sera,
così ordinò agli elfi
di mettersi al lavoro, dicendo loro che se tutto fosse stato perfetto
avrebbero
avuto libero il giorno seguente. I domestici si misero al lavoro
immediatamente
, già pregustando una bella scampagnata tra elfi con tanto
di pic-nic.
Draco
decise che per passare il tempo si sarebbe messo avanti con
le pozioni, quella casa gli sembrava così vuota senza il
figlio e senza Harry,
si sentiva solo.
***
Due
giorni, due lunghissimi giorni erano passati da quando aveva
scritto quella lettera a Joshua e Vegida aveva passato varie fasi:
preoccupazione, delusione , depressione e , infine, accettazione della
chiusura
di un rapporto per colpa sua. Aveva creduto che l’amore del
ragazzo per lui
potesse sorpassare qualunque confine, accettare qualunque
comportamento, ma si
era sbagliato. Adesso qualunque cosa gli proponessero di fare, non gli
andava,
che fossero la madre , il fratello o , persino, Philip che si era
offerto di
provare a scrollarlo un po’.
Fu
durante una cena di famiglia , nel silenzio più assoluto,
nessuno aveva il coraggio di dire nulla, Vegida e Felipe non avrebbero
parlato
con Juan neanche sotto tortura, Juan aveva il terrore persino di
guardare
Vegida, Marsela avrebbe voluto accusarlo per aver aggredito il figlio,
ma
sapeva che poi i fatti si sarebbero rivolti contro di lei per opera
della
padrona di casa. In tutto questo, gli unici che non potevano capire
erano
Philip e Irene, i quali più per paura di
un’imminente catastrofe che per altro
si limitavano a mangiare.
Fu
in questo clima che una delle domestiche si presentò per
annunciare l’arrivo di un ospite e chiese se doveva farlo
entrare o non era
gradito al momento.
“
Vado io” disse il padrone di casa, incredibilmente a disagio
con
le due sue famiglie, arrivato davanti alla porta, gli si
presentò dinanzi un
ragazzo che non conosceva e che aveva tutta l’aria di uno che
non vuole che
uccidere.
“Salve,
tu sei?” chiese, un po’ titubante , quando
incrociò gli
occhi infuriati, ma anche rassegnati.
“
mi scusi, ma non sono dell’ umore adatto per i convenevoli,
signore…Gradirei parlare con Vegida, giusto per qualche
minuto, poi toglierò il
disturbo…se potesse chiamarlo, gliene sarei grato.
L’uomo
rimase interdetto, ma pensò che, visto l’ambiente,
che si
respirava nella sala da pranzo, mandare via per un po’ uno degli
interessanti non avrebbe
fatto che bene.
“
Te lo chiamo subito, vai pure in camera sua. Secondo piano,
quarta porta a sinistra….è la camera ,
interamente verde, non puoi sbagliare.” Disse,
sorridendogli. Sorriso che non fu ricambiato
dall’interlocutore , che annuì ,
soltanto e si avviò.
Philip
tornò in cucina sempre più perplessa.
“
Chi era?” domandarono, contemporaneamente moglie ed ex-
moglie,.
Ginevra
inchiodò l’altra con lo sguardo e poi si rivolse ,
nuovamente
al marito: “Allora?”
“
Un ragazzo, vuole Vegida, non mi ha detto il suo nome, sembra
urgente… adesso è in camera tua
…” concluse rivolgendosi al biondo.
“
Vado…grazie, Phil…” disse il giovane,
alzandosi e incrociando lo
sguardo con il fratello: Felipe era preoccupato e Vegida non lo
biasimava per
niente , il suo cuore stava per uscire dalla cassa toracica per la
forza con
cui batteva.
Arrivato
in camera sua, trovò Joshua , seduto su una poltrona
verde.
“
Spogliati e stenditi…” disse il più
grande senza neanche
guardarlo, Vegida non ebbe il coraggio di controbattere e
cominciò a eseguire ,
quasi dimenticandosi di respirare.
“
Questa camera ti rispecchia: elegante, sfarzosa, quasi come se
dicesse agli altri ambienti :- sono meglio di voi- è
arrogante, come te…”,
Vegida sussultò a quelle parole , mentre poggiava ,
delicatamente i vestiti su
una sedia e si stendeva sul letto.
“
No, mettiti a pancia in giù…”
Vegida
lo fece, anche se era sempre più confuso. Sentì
il letto
piegarsi sotto il peso dell’altro e il rumore di una zip ,
che veniva aperta,
strinse gli occhi e cominciò a pregare che non stesse
accadendo quello che
pensava. Vegida non aveva mai creduto in nessun tipo di
divinità, ma pregò.
“
io ti amo, Vegi… ma non ti basto, l’ho
capito… quello che vuoi
non è un’ altra persona, so di piacerti, che ti
trovi bene con me, e so
eccitarti come nessun altro… tu vuoi di più da
me… una parte di me, che non
volevo usare…” disse, mentre si tirava
giù i boxer e separava le natiche del
più giovane. “Sono dolce, comprensivo,
protettivo, sensibile e paziente… e
ora ti do anche l’ultima parte: lo stronzo , che se ne frega
di quello che
provi, che pensa solo a se stesso…”. Detto
questo, lo penetrò a secco, l’unica
cosa che impedì a Vegida di urlare fu l’orgoglio,
l’unica cosa rimasta alla
propria famiglia , di cui potesse andare fiero, ma le lacrime non per
il dolore
, ma per l’amarezza di aver deluso la persona che
più lo amava, a parte suo
padre, scesero comunque, bagnando il cuscino sotto di lui.
L’atto
durò poco e Vegida non venne neppure, rimase steso sul
letto, finché non sentì la porta chiudersi, poi
si alzò e si diresse verso la
doccia, quando lavandosi, vide il sangue , non se ne curò,
si appuntò ,
soltanto, di pulire le lenzuola. Nessuno, neanche suo fratello,
avrebbero
saputo dell’accaduto perché lui non era la vittima
, ma il fautore di tutti i
suoi mali.
***
Harry
tornò a notte fonda, lo accolse un elfo, portandolo a
mangiare nella sala da pranzo, l’Auror vedendo tutto quel ben
di Dio, esultò.
Finito
di mangiare, salì, pronto per un round, diverso, ma più
succulento del precedente. Quando entrò , trovò
Draco su una sedia, sconvolto,
dopotutto era sempre stato un ottimo legilimens, solo, che aveva scelto
il momento sbagliato per intrufolarsi nella mente del figlio.