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Autore: SweetLady98    08/09/2012    1 recensioni
E se il destino di Rose fosse stato diverso?
 
 
Ha finalmente avuto la vita che sognava... Ma, ripensandoci, è davvero quella che sognava?
Quando il sogno diventa la realtà può assomigliare a un incubo....
 
Riuscirà Rose, affiancata da 3 strani tipi, un’amica e il Capitano Jack Harkness, a tornare alla realtà dal Dottore o rimarrà per sempre intrappolata nel suo sogno?
 
- Dottore? -
- Si? -
- Quando la smetterai di chiedere se nell’hamburger ti possono mettere anche il tonno? -
- Quando le mie converse saranno divorate da un Pwccm, mia cara Rose -
(Dedicata a KillerQueen86)
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 10, Jack Harkness, Rose Tyler
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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6° CAPITOLO:                                              FLASH
 
 
 
Quando mi svegliai, ero ancora, purtroppo, in quella maledetta stanza dalle pareti celesti. Una debole luce traspariva dalla pesante tenda ( ps: gli inglesi non hanno le tapparelle, io sono attenta ai dettagli ) e mi accorsi che ero sola nel letto. Me l’aspettavo.
 
L’orologio sul mio comodino segnava le sette e mezza, ma dato che non avevo idea di che lavoro facessi ( o non facessi proprio ), decisi di prendermela piuttosto comoda.
E poi, se fossi dovuta andare a lavorare, qualcuno mi avrebbe svegliato prima.
 
Il mio pensiero, come al solito, andò al Dottore. Chissà se mi stava cercando. Quel ballo su Limnos durava due giorno consecutivi, me l’aveva detto lui e avrebbe avuto quindi tutto il tempo per cercarmi.
Mi stiracchiai, più per abitudine che per sgranchirmi davvero, quel letto era veramente comodo! Potevo anche restarmene lì facendo pensare che stavo ancora dormendo, ma ero curiosa di sapere che cosa avevano escogitato i miei amici per uscire da quel mondo parallelo.
Si, una soluzione ci doveva pur essere!
 
Mi diressi verso la mia bella cucina luminosa. La sera prima non avevo avuto tempo di guardarla per bene, e ora constatai che era bellissima.
Trovai tutti seduti al tavolo. Ellie sorseggiava normalmente il suo tè, ( sicuramente sapeva già cos’era e forse l’aveva già assaggiato prima di quel giorno ) mentre gli altri tre giravano i cucchiaini nelle tazze non molto convinti.
<< ‘Giorno >> salutai e loro mi risposero con la mia stessa formula. I miei capelli dovevano essere orribili perché Eldegor li guardò con un sorriso sghembo, e li sistemai meglio che potevo.
<< E tu? Non mi saluti? >> feci una smorfia divertita. Era in piedi appoggiato alla cucina. Vidi che era vestito solo di una maglietta grigia a maniche corte e dei lunghi pantaloni color fango.
Non lo avevo mai visto senza il suo cappotto e una camicia ( il Dottore vero le adorava ) e doveva ammettere che era sempre bellissimo anche con due cose semplici come quelle addosso.
<< Ciao >> disse semplicemente. Lo abbracciai, ma era rigido. Mi chiesi se era ancora arrabbiato per ieri. E non aveva tutti i torti, ma ormai io avevo cambiato piano.
Avevo deciso di abituarmi a quella mia strana vita e far finta che sia stato tutto un sogno. Tanto, anche se ne parlavo con John, non solo mi prendeva per matta, ma non concludevo comunque nulla.
Dovevo invece parlarne con i miei 4 amici. Loro sì che mi potevano aiutare.
<< Sei arrabbiato con me? >> dissi con una voce infantile, guardandolo negli occhi per scoprirlo. Di solito mi riusciva facile leggere gli occhi del Dottore ( cosa che lo infastidiva perché forse ero troppo brava ) ma quella volta non ci riuscii. Il suo sguardo era indecifrabile.
<< Ah, te lo chiedi anche? Bè, sì, se pensi di star abbracciando il Dottore e non me >> rispose secco, senza però sciogliere l’abbraccio.
<< Il Dottore? Il Dottore chi? Chi è? >> speravo davvero che si vedesse il mio stupore. Una specie di finta tonta. Come quando tua madre vede uno sbaffo di cioccolata sul mento e tu dici che la cioccolata non sapevi neanche che ci fosse.
Sembrava proprio che lui ci avesse creduto, perché corrugò la fronte.
<< Ma… Come… Ieri sera non hai fatto altro che parlare di lui… Deliravi dicendo che questo è un mondo parallelo e dovevi tornare da lui… Non ricordi? >> mi guardò confuso, e io scossi la testa.
Dovevo davvero valutare di iscrivermi ad un corso di recitazione. Ero un talento sprecato!
<< Oddio, davvero? E che dicevo esattamente? >>
Con la coda dell’occhio vidi Eilidh con la bocca semiaperta, non capiva il perché di quella bugia. Le avrei spiegato tutto dopo, ora era importante che John si rendesse conto che ero tornata normale… Un po’ meno strana, dovrei dire, perché normale non lo ero già da un bel pezzo.
<< Bè, se non ricordi, è meglio che non ti faccia tornare in mente nulla >>
<< Allora saprai tutto tu… >> gli sussurrai imbronciata, ma divertita.
<< Per fortuna sei tornata quella di sempre! Una bella dormita è servita, allora. Mi stavo seriamente preoccupando >> Si vedeva, era sollevato, il suo viso era di nuovo luminoso.
<< Ma no, non dovevi, sarà stato un sogno >> dissi con aria di sufficienza, scompigliandogli i capelli e poi ridendo per la piega che avevano preso. Lui mise a tacere le mie risate con un bacio.
Eilidh tossì, per l’imbarazzo o forse perché le era andato il tè di traverso.
 << Ehm… Scusateci >> John si staccò da me, ma tenendomi per la vita, arrossendo un po’ << Non siamo abituati ad avere ospiti >>
<< Oh, figurati! Potete fare quello che volete, è casa vostra… Anzi, siete stati fin troppo gentili ad ospitarci, non vorremmo darvi fastidio… >>
<< Ma che fastidio! >> interruppi la mia amica,avvicinandomi a lei e dandole un paio di pacchette amichevoli sulla spalla.
<< Hai fame, Rose? Ci sono nella dispensa ancora i biscotti di ieri. Intanto ti preparo un caffè >>
Premuroso, il mio maritino! Nessuno, neppure mia madre mi coccolava in quel modo. Al massimo, sarei stata io a preparare a lei la colazione.
Già, mia madre… Mi dovevo ricordare di  scusarmi con lei per ieri.
 
Comunque, quella frase di John mi stupì.
Perché? Ve lo dico subito.
Io sono inglese fino alla punta dei capelli, ma non amo il tè. Strano, vero?
Ma la cosa che dicono tutti,  che gli inglesi si scolano litri di tè ogni giorno e non saprebbero che fare senza, è una grande idiozia.
Da quando feci un viaggio con mia sorella Julie in Italia, non ho voluto altro che caffè. Lo bevevo a tutte le ore , gli italiani lo sanno fare magnificamente.
 
Mi stupiva che John sapesse di quella mia preferenza, al Dottore non avevo mai detto nulla, nel Tardis preparavo sempre il tè perchè gli piaceva di più, e di conseguenza lo bevevo anch’io.
Poi dicevo che non sapevo nulla del Dottore… Era lui che non sapeva niente di me!
 
<< Grazie! >> intanto sistemai i miei adorati biscotti all’albicocca al centro della tavola. << Voi avete dormito bene? >> chiesi rivolgendomi ai miei amici e sedendomi vicino a Siemma.
<< Magnificamente >> Eldegor fece un bel sorriso. Ci credetti, avevano tutti un’aria riposata tranne Gess, che continuava a sbadigliare.
Cominciai a mangiucchiare un biscotto mentre John mi versava il caffè nella tazzina.
<< Oh, tesoro, è tardi! Vado a vestirmi, devo andare >> guardò distrattamente l’orologio con una smorfia, e mi baciò i capelli. Era strano vedere il Dottore ( solo fisicamente, ovvio ) dare importanza al tempo. Feci un sorrisetto tra me e me.
<< Dove? >> quella domanda mi venne spontanea, e mi morsicai la lingua subito dopo, maledicendola.
<< Al lavoro, no? >> mi guardò come se fossi una ritardata.
<< Ah, giusto >> rimediai, occupando la bocca con un biscotto prima che mi potesse sfuggire qualcos’altro. Come per esempio… Che lavoro faceva? Ero proprio curiosa! E chissà il mio di lavoro…
John uscì dalla cucina e finalmente potevamo parlare in tutta tranquillità.
<< Rose, spero che sia stata tutta una commedia… Vero? >> mi sussurrò Eilidh spaventata.
Avevano paura che avessi davvero dimenticato tutto? Dimenticato loro e la mia vera vita?
<< Ma certo! >> mi affrettai a rassicurarli e loro tirarono un sospiro di sollievo. << E’ meglio che John non sappia nulla, oppure mi ricovera da qualche parte. Non dobbiamo dire nulla a nessuno, perché nessuno ci capirebbe >>
Gess annuì, facendo una cosa molto saggia, inzuppare il biscotto nel tè.
 << Io ho pensato tutta la notte a come uscire da qui… E lo vedi anche dalla mia faccia >> indicò la sua faccia stanca.
<< E ti sono grata dei tuoi sforzi… Quindi? >> bevvi un altro sorso del mio caffè, con gli occhi spalancati aspettando che parlasse. Aveva trovato la soluzione?
<< Vuoi sapere se ho capito come uscire da qui? >> rise, lasciando il cucchiaino nella tazza, e poi guardandomi dispiaciuto << Magari, Rose! Di solito come si esce da un universo parallelo? Eppure, all’inizio mi eri sembrata tu la più informata >>
Scrollai le spalle. Infatti rimpiangevo di non aver chiesto al Dottore più informazioni su quei mondi quando me l’aveva accennato…
<< Ho viaggiato per quasi due anni, ma non ero mai capitata in una situazione simile! E mai ero rimasta da sola… O senza cacciavite >> abbassai gli occhi.
Uno squillo di telefono ci distrasse.
<< Si? >>
<< Ehi Rose! >> rispose una voce squillante dall’altra parte, che non riconoscevo. Quindi azzardai a chiedere…
<< Chi è? >>
<< Ma come chi è? Sono Mel! >>
Rimasi di sasso. Mel? Conoscevo qualcuno con quel nome?
<< Oh… C-ciao Mel >> balbettai, non avendo la pallida idea di chi fosse. Un’amica, forse.
<< Allora, è confermato stamattina alle 10? >>
Ehi, calma, piano, calma! Che cosa è confermato stamani alle 10?
<< Alle.. 10? Stamattina? >> chiesi titubante
<< Non è oggi la prova per il tuo vestito da sposa e il mio da damigella? >>
Mer… Dio, non voglio essere volgare… Ma ora ci sta davvero…
Merda!
Vestito da sposa? Confusione più totale.
<< S-si. E’ oggi >> mi uscì una strana voce stridula e cominciai ad imprecare tra me e me con parole inventate, tormentando una piega della tovaglia.
<< Perfetto! >> urlò Mel nel telefono, tanto che dovetti allontanare la cornetta dall’orecchio << Alle 10 da Liberty, allora! Viene anche tua sorella, no? Lei è l’altra damigella. >>
<< Mary>> in quel caso mi chiedevo quale sorella intendeva e scelsi la più piccola << Ehm… Si, certo >>
<< Ok! Ci vediamo lì! >>
<< Certo, Mel >> Stavo per chiudere la chiamata quando la sua voce mi fermò.
<< Oh, Rose, dimenticavo: vuoi venire da me oggi per un tè? >> oh, no, altro tè! << Naturalmente anche Mary >>
<< Con piacere! >> ero proprio curiosa di conoscere questa Mel, mi stava simpatica, anche se avevo scambiato solo poche parole con lei… E poi un tè non mi avrebbe uccisa! << Ciao, a dopo>>
Quando abbassai la cornetta, sospirai, pensando a quante cose dovevo fare quel giorno.
 Avevo non pochi impegni, e scommettevo che per quella prova del vestito se ne sarebbe andato molto tempo! E dovevo anche pensare un modo per tornare al ballo su Limnos!
Liberty? Non sapevo vendesse abiti da sposa, oppure ero io poco informata. Certo, quando mai mi era passato per la mente di sposarmi e quindi comprare l’abito? Mai, ecco.
Per fortuna quel negozio era vicino, a Carnaby Street, ci volevano al massimo 5 minuti per arrivarci.
 
Ma ora il vero problema era scoprire dove abitava Mel. Non potendo chiedere a nessuno, presi il cellulare e arrivai alla M. Mel Proulx, era lì, con il rispettivo numero.
Mi armai di carta, penna, un paio di biscotti e quel masso che erano le *pagine gialle ( non credo che gli inglesi abbiano le pagine gialle, ma avranno qualcosa di simile, no? ) e trovai anche l’indirizzo della mia amica, che trascrissi subito: Emmeline Proulx, 14 Rosary Gardens, South Kensington.
<< Rose, puoi leggere questa lettera? Sono in un ritardo enorme! Ci vediamo a pranzo >> John mi sfiorò la guancia con le labbra, posando un busta color avorio sul tavolo. Tanto ero assorta che non lo avevo sentito avvicinarsi.
<< Va bene, a pranzo >> dissi a mò di saluto, prendendo subito la lettera e girandola per vedere il mittente.
Per: John Smith, 15 Sevile Row, MayFair, London.
E finora era tutto normale.
Da: Michael Smith, 5 Lünenburger Strasse, Berlin.
 
Il nome mi lasciò a  bocca aperta. Michey? Berlino? Michey scriveva a John? Cosa? Lacerai immediatamente la busta.
 
Caro John,
Ti scrivo a nome di tutti noi, come sai mamma e papà sono Joni e me da una settimana. Non sai quanto ci ha fatto piacere ricevere l’invito al vostro matrimonio! Mamma faceva salti di gioia e papà abbracciava chiunque gli capitasse a tiro. Anche Joni, e lo sai che non gli va molto a genio!
Comunque, all’inizio temevo che non ce l’avrei fatta a venire al matrimonio per il lavoro / sai come sono i tedeschi ) però sono riuscito a liberarmi. Quindi prendiamo il volo per Londra e il 24 sono lì da voi! Naturalmente mamma e papà arrivano lunedì!
Può venire anche Joni, vero? Vorrebbe tanto conoscere la tua mogliettina e non la vorrei lasciare sola.
Sai, John, non mi stancherò mai di dirti quanto sei stato fortunato a trovare Rose! Spero proprio che riuscirà a tenerti a bada. Quando la vedo la metto in guardia su quello a cui sta andando incontro sposandoti!
Scherzo, naturalmente…
Spero di trovarvi bene, e tanti baci e auguri da mamma, papà, io e Joni.
 
PS: Sono sicuro che ti piacerà la mia ragazza!
 
 Tuo fratello  Michey che-dovrebbe-essere-tuo-fratello-ma-non-gli-scrivi-mai Smith!

                        
 
Appena lessi le ultime parole, il biscotto che mi stavo portando alla bocca cadde con un tonfo sul tavolo, sbriciolandosi un po’.
I miei amici erano stupiti e preoccupati, forse pensavano che avessi ricevuto una brutta notizia o simili, ma non fecero domande.
<< Rose? Tutto bene? >> provò Eilidh, e io neanche la sentii.
Michey… Il mio amico d’infanzia, e poi mio vecchio ragazzo, nella realtà ( realtà o sogno? Cominciavo ad avere quel dubbio anch’io ) in quel mondo era il fratello di mio marito!
Incredibile… Stesso cognome… Non ci avevo mai pensato!
Ed era impossibile immaginare Michey il fratello del Dottore, loro che si erano visti una volta di sfuggita e già si odiavano!
 
Michey è stato sempre d’accordo con mia madre ( che se l’è lavorato ben bene, cosa che non è riuscita a fare con me ) sul fatto che il Dottore era un pazzo sbucato da chissà dove per portarmi lontana da loro.
Questo non è vero, perché scelsi io di andare con lui. E non mi sono mai pentita!
 
Quel mondo parallelo continuava a stupirmi.
Però, in fondo… Mi piaceva! Avevo una bella casa, amici che mi volevano bene, la mia famiglia e la possibilità di crearmene una con l’uomo che amavo.
 
Il 24… Domenica… Doveva essere quello il giorno del mio matrimonio!
Joni? E chi era Joni? La ragazza di Michey… Che strano nome.
Rilessi velocemente la lettera e notai un particolare che prima non avevo visto, un numero: 24.
Era quello, il giorno del mio matrimonio? Tra solo una settimana?
<< Rose! >> mi richiamò Siemma, sventolandomi una mano sotto gli occhi, mi ero incantata.
<< Si, si, calma Em >>
<< Em? Carino! >> disse Gess, guadagnandosi uno scappellotto dalla sorella, per nulla contenta, che incrociò le braccia.
<< Non mi piace per niente! Non lo usare mai più! >> mi sgridò, con un’occhiata di rimprovero, ma quando vide che ridevo, si unì a me.
<< Ragazzi, io oggi non ho tempo di stare con voi a pensare alla soluzione. Dio solo sa quante cose ho da fare… Scusarmi con i miei, prendere mia sorella, andare a provare l’abito, fare la spesa, cucinare… >>
Dovevo sembrare davvero disperata perché Eilidh mi mise una mano sul braccio, rassicurandomi.
<< Non preoccuparti, ti aiuteremo noi. Io e Siemma possiamo comprare il cibo e magari cucinarlo, lo facevo spesso a casa.>>
Ringraziai Ellie con un sorriso. In fondo erano ospiti, sarei dovuta essere io a occuparmi di tutto… Ma non potevo farcela.
<< Gess e io, invece, cercheremo ogni piccola cosa che ci può essere utile, per esempio foto e documenti. Va bene? >>
<< Grazie, Eldegor… Non saprei che fare senza di voi! >> ero commossa, si offrivano di fare tutto solo per aiutarmi!
Misi tutte le tazze nella lavastoviglie e pensai alla prima cosa da fare: scusarmi con mia madre.
 
<< Se chiama o citofona qualcuno, voi non rispondete. Continuate quello che state facendo, ok? >> dissi quando tornai, pronta per uscire.
Erano seduti al tavolo grande del salone, con tanti album di foto e cartelline, parlottando fra loro.
<< Aspetta, Rose, guarda qui! >> la voce di Siemma mi fermò, stavo mettendo la chiave nella toppa.
Mi avvicinai a lei e mi mostrò una foto: c’eravamo io, John e Jack, in divisa. Sorridevamo, eravamo felici.
E per la prima volta capii davvero che in quel mondo ci avevo vissuto, prima che arrivassi coi miei amici e prendessi il posto della vecchia Rose…
Ci ero nata, ci ero cresciuta, ci ero vissuta, lì!
<< Carino questo qui, è il tuo amico di ieri? >>
<< Si, è Jack >> lo guardai con tristezza, quell’universo parallelo non eravamo amici come lo eravamo nella realtà, e questo mi dispiaceva molto. << Ora vado. Non mettete troppo disordine! >> 
Raccomandazione inutile dato che il tavolo era sommerso da fogli e Eilidh quasi non si vedeva, nascosta da una pila di album di foto, e sorrisi
Pensai che da quel momento in avanti mi sarei cacciata nei guai con loro più spesso, se erano capaci di mettermi sempre di buon umore, cosa che non riusciva quasi mai a fare nessuno.
 
Con la metropolitana ci misi davvero poco ad arrivare a casa dei miei. Non ero riuscita a pensare ad altro che a quello che avrebbe detto mia madre.
<< Sono Rose, posso?  >> dissi rispondendo al citofono.
Mi aprì mio padre e lo abbracciai subito.
Mi stavo abituando pian piano a tutto, ma  non credevo che a quello mi sarei mai abituata, vedere mio padre vivo dopo tanti anni. Era stata un’emozione troppo forte. Avrei voluto stringerlo e non lasciarlo mai più, in quel momento.
<< Ciao Rose…Come mai qui? >>
Lo ricambiai col suo stesso sorriso.
<< Mi sembra ovvio… per ieri… sai >> non sapevo come continuare e arrossii.
<< Ah! No, non preoccuparti! Ansia da pre-matrimonio… E’ normale avere un po’ di confusione ora, tesoro! Anche tua madre l’ha avuta… ma non esattamente come te, ovvio >>
<< Cosa ho avuto io, Pete? >> mia madre uscì da casa, piazzandosi sul patio con le mani sui fianchi.
<< Niente, Jackie, niente >> mio padre aveva ragione a rimangiarsi le parole di prima, mia madre battibeccava per ogni piccola cosa….
<< Si, invece, hai detto qualcosa >> i  suoi occhi castani divennero due fessure.
Sapevo che stava scherzando, infatti un sorriso si allargò sul suo volto. Mi erano mancati i loro piccoli bisticci! Ah, avrei tanto voluto tornare una bambina di 7 anni, per rigodermi tutti quei momenti tra i miei genitori!
<< Ma nulla >> ripetè mio padre con calma << Ho detto un po’ di confusione >>
Jackie mi sorrise e mi abbracciò. Un abbraccio diverso da quelli che mi dava. Di solito mi stritolava, come se non ci vedessimo da mesi.
Sempre così, un abbraccio a me e un sano schiaffetto al Dottore. Per punirlo da qualcosa che mi aveva fatto, mi stava per fare o pensava di farmi. Diceva “ se non lo fai tu lo faccio io”.
E non lo faceva con delicatezza, tanto che avevo preso l’abitudine di mettermi davanti a lui per poi non vederlo nel Tardis con un segno rosso sulla guancia….
Già, mia madre era unica… E più speciale di ogni pianeta che avevo visitato.
<< Mamma, scusami per ieri, ti ho rovinato la bella serata che avevi programmato. Mi dispiace tanto! >>
Mi diede un buffetto sulla guancia.
<< Figurati! L’ importante è che tu sia tornata come prima. Ora va tutto bene, vero? >>
<< Benissimo. C’è Mary? Stamattina vado con Mel a prendere l’abito da sposa, bisogna scegliere anche il suo >> e con quella frase mia madre si convinse completamente che fossi tornata normale.
<< E’ in camera sua, vai >> mi indicò il piano superiore della villa.
 
Finalmente avevo l’occasione per guardare da dentro la casa. Il piano terra era occupato da un enorme salone, la cucina e la sala da pranzo.
Al piano di su c’erano le stanze da letto e i bagni.
Bussai alla prima porta che trovai, sperando vivamente che fosse quella di Mary…
<< Ciao, Rose! >> era proprio Mary, che sollievo. Aveva i capelli castani tutti scompigliati e masticava una gomma con aria annoiata.
<< Datti una bella pettinata e vieni con me. Devi prenderti o no l’abito da damigella? >> la guardai divertita.
I suoi occhi si illuminò e mi saltò al collo.
<< Grazie, sorellina! Pensavo che avresti voluto solo Mel come damigella! Grazie, grazie! >> gridò tutta pimpante, stampandomi un bacio sulla guancia e fece entrare nella sua stanza.
Non era grandissima, ma era molto ordinata e aveva una bella vista sul giardino.
<< Dimmi, non dovresti essere a lavoro? >> chiese mia sorella,infilandosi in jeans con abilità-
<< No… H-ho preso ferie >>
Qualcuno poteva dirmi qual era questo mio mitico lavoro? Speravo che i miei amici l’avessero scoperto.
<< Ah! Ti faranno bene, devi pensare al matrimonio, no? >>
Mi sedetti sul suo letto, sospirando.
<< Si, ho molto da pensare >> e non solo al matrimonio, stavo per aggiungere, ma mi fermai in tempo.
 
Salutammo i miei e alle 10 precise da Liberty. Era impossibile non riconoscere quel negozio, era troppo particolare!
Aspettavamo Mel, che sembrava non arrivare… Fino a che non vedemmo una figura in lontananza che agitava una mano. Era lei. Quando si avvicinò di più la guardai bene: una semplice ragazza bruna, carnagione chiara, con un bel sorriso luminoso.
Ci abbracciò e insieme entrammo nel negozio.
Ci divertimmo un mondo tra gli abiti da sposa, non ricordavo neanche più quanti ne avevo provati, ma non mi convinceva nessuno.
Fino a che non trovai quello perfetto… Gonna voluminosa, bustino stretto decorato con minuscole perline bianche, scendeva attillato lungo i fianchi, dove cadeva con morbide pieghe a formare lo strascico.
Feci scorrere una mano sul tessuto, sovrappensiero. Meraviglioso. L’altra me nello specchio mi sorrise.
Non mi ero mai vista con qualcosa di così bello addosso e specchiarmi in quel momento mi emozionò. Stavo per sposarmi. E ancora non ci credevo.
 
Matrimonio, anelli, invitati, cena… Cose da persone normali. E per un attimo rimpiansi di non aver scelto una vita normale, nella mia realtà.
Perché, perché il Dottore se potevo trovarmi qualcuno… Qualcuno come John? Umano e ordinario, ma capace di amare.
Una vita senza problemi, senza ostacoli, senza lacrime. E felice, né troppo lunga né troppo corta, godendosi ogni singolo istante. Meglio, sicuramente meglio sapere di dover morire ad un certo punto, e per questo vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo…
Me l’aveva sempre detto Jack. Non gli avevo mai creduto, non pensavo che ci fosse qualcosa di meglio dell’immortalità.
 
Perché volevo sempre le cose più complicate?
 
Mi ricordai quando mia madre mise via il suo vestito da sposa. Lei prese una scatola, lo piegò e lo chiuse lì, davanti a me, come per farmi un dispetto. Come per dirmi “ tu non lo userai mai”.
E aveva completamente sbagliato!
<< Rose! >> la voce squillante di mia sorella Mary mi fece tornare alla realtà.
<< Si? >>
<< Ti piace? >> Mel lo guardò ammirata.
<< Tantissimo. Credo che prenderò questo >> mi girai per guardare come mi stava da dietro. Ancora meglio! << Ma ora pensiamo ai vostri, di abiti >>
Quando tornai a casa, a mezzogiorno, ero sfinita. La mia amica e mia sorella erano troppo esigenti! Solo all’ultimo momento avevano trovato un vestito che andava bene per tutte e due.
<< Sono tornata! >> gridai, ma non mi rispose nessuno, e si sentiva uno strano odore di carne con qualche altra cosa. Sperando che non avessero combinato nulla di strano, o che mi avessero fatto saltare la cucina, andai a vedere.
<< Hey, Rose. Com’è andata? >> Eldegor fu il primo ad accorgersi di me, notando la grande busta che avevo in mano.
 << Benissimo! Ma… che state combinando? >> vidi Eilidh e Siemma trafficare con delle padelle.
<< Ti ho preparato il pranzo! >> sorrise la mia amica, facendomi cenno di avvicinarmi a lei. Guardai quello che stava facendo tra quei vapori << Cottage pie! >>
Rimasi a bocca aperta << Scherzi? Da dove l’hai imparato? >>
Il cottage pie era un pasticcio di carne e patate, non facile da preparare, tipico piatto inglese.
Lei mi strizzò l’occhio << Mia madre! >>
<< Tua madre è forte! >> mi chiesi se Terry cucinava quelle cose nel Tardis… Bè, data la golosità del Dottore, forse sì!
<< Il cottage pie era la sua ricetta d’emergenza, quando non sapeva che fare. >>
Ah, bene, d’emergenza… Chissà le altre cose, allora!
<< Grazie Ellie, sono curiosa di assaggiarlo. E voi, scoperto qualcosa? >> chiesi rivolgendomi a Gess ed Eldegor, che stavano ancora leggendo fogli.
Gess annuì, sorridendomi.
<< Sì, sappiamo che lavoro fai: giornalista al The Guardian. >>
Giornalista? Quello che avevo sempre voluto fare e per di più al The Guardian, famoso giornale inglese!
<< Il lavoro dei miei sogni! Che bello! >>
Eldegor rise al mio entusiasmo sul mio volto.
<< Già! Oh, e poi ha squillato il telefono ben tre volte. >>
<< Allora vado a vedere chi era. E grazie infinite per il pranzo, Ellie >>
 
Il numero mi era sconosciuto, e pensai che se era qualcuno che mi cercava così disperatamente da chiamarmi per ben 3 volte, avrebbe continuato.
Lanciai il telefono sul divano, mi sarei volentieri buttata anch’io lì, ma dovevo andare a mettere a posto il vestito da sposa, ben incartato in una scatola avorio.
 
<< Ciao a tutti! >> salutò una voce che avrei riconosciuto tra mille. Sentii dei passi dirigersi in cucina << Dov’è Rose? >>
<< Sono qui >> uscii dalla stanza da letto e abbracciai John. << Com’è andata… al lavoro? >>
Lui sorrise, sistemandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
<< Bene! I ragazzi mi hanno fatto impazzire, come sempre! >>
Ragazzi?
<< Ehm… E come mai? >> cercai di fargli dire qualcosa in più senza far vedere che non sapevo di cosa stesse parlando.
<< Non capivano i passaggi per risolvere l’equazione. Li ho dovuti spiegare almeno 4 volte! >>
Ora capivo tutto. Era un professore! Un professore! Scoppiai a ridere, non riuscivo a fermarmi. Era così incredibile!
Non me lo vedevo proprio a insegnare, sgridare i ragazzi, correggere compiti…
<< Cosa ridi? >>
<< No, niente >> ingoiai le risate che volevo ancora uscire << E’ che anch’io ho avuto dei problemi con la matematica! >>
<< Lo so, lo so >> fece lui come per dire “sei negata in matematica, lo sappiamo tutti! ”<< Però sei brava in tutto il resto, no? >> mi diede un bacio divertito e mi sorpassò, entrando in camera.
<< Allora l’hai preso, il vestito! >> disse indicando la scatola, sorridendomi contento. << A proposito, hai letto la lettera? >>
Mi appoggiai allo stipite della porta, guardandolo.
<< Si, era tuo fratello… Ha detto che il 24 è qui, ma i tuoi genitori vengono lunedì >>
Oddio, i suoi genitori! Chissà com’erano! Nella lettera c’era scritto che sua madre mi adorava… E come si chiamava? Come li avrei dovuti chiamare? Come comportarmi con Michey?
John alzò gli occhi al cielo.
<< Sono sempre gli stessi… Avevo detto loro di venire solo un paio di giorni prima! Non abbiamo tante stanza per gli ospiti >>
Ah, si preoccupava della presenza dei miei amici?
<< Tanto loro se ne andranno prima >> rassicurai il mio fidanzato << La stanza sarà libera >>
Mi rispose con un semplice “ok” e andò in bagno.
 
Bella bugia. E se non trovavamo la soluzione prima di lunedì, dove avrei sistemato i miei amici?
E se non l’avessimo mai trovata?
Forse non mi sarebbe così tanto dispiaciuto…
 
Mangiammo tutti al tavolo della cucina, in silenzio. Quel pasticcio di Ellie era davvero buono, me lo doveva insegnare! Mica potevo essere una moglie che sa fare solo il tè e un uovo!
Una moglie…
<< Oggi pomeriggio vado da Mel, ti dispiace? >>
John scosse la testa e sorrise.
<< Perché dovrebbe dispiacermi? >>
<< Ti lascio solo soletto >>
<< No, figurati, ho un sacco di cose da fare… E poi avremo un sacco di tempo da passare insieme!>>
<< Sicuro >> feci con voce dolce.
 
Il pomeriggio da Mel andò bene, ci divertimmo molto, parlando di un po’ di tutto, come si fa tra amiche.
Per più di una volta  mi trovai in imbarazzo perché non ricordavo di quella festa, di quel sabato… di cui lei parlava. Volevo capire di più. Volevo sapere le cose belle che mi ero persa.
O che avevo vissuto, ma non ricordavo…
 
Quando rientrai a casa erano le sette. Eilidh mi saltò al collo, gridando frasi in una lingua che non capivo, euforica, e facendomi saltare con lei in mezzo al salone
<< Che c’è? Che c’è? >> ripetei più volte, coperta dalla sua voce, cercando di fermarla.
<< Rose! Rose! Abbiamo trovato il modo per uscire! >>
 
<< Spiegati bene, Eldegor >>
Eravamo tutti seduti sul divano, John era uscito.
L’alieno fece un bel respiro per cominciare a parlare.
<< Mi è venuto in mente poco fa. Ho pensato a quando hai detto che questo era un mondo parallelo ma era strano perché si erano trasformati i nostri oggetti…
Ho fatto ricerche accurate e ho letto che negli universi paralleli non si arriva tramite una porta e non si trasformano gli oggetti… e noi. >> indicò i suoi capelli << E poi, saremmo dovuti essere nella Tua Londra per raggiungere quest’altra Londra.Sono sicuro che la città e Limnos4 non abbiano nessun legame.
Infine: perché siamo capitati nella tua città? E non nella nostra? In quella di Eilidh?
E mi è scattata la scintilla, quando hai esclamato: “ questo è il lavoro dei miei sogni!”. Capito, Rose? Dei tuoi sogni!
Quello che vedi qui è tutto quello che tu hai desiderato. Tuo marito, tuo padre vivo, una bella casa… Non hai detto che hai sempre voluto una sorella minore? Una cara amica sempre disponibile? Capito? Hai sempre sognato tutto questo.. E qui ce l’hai.>>
<< Vuoi dire che… questo è il mio mondo dei sogni? >>
<< Esatto. >> Eldegor fece un sorriso stiracchiato << Non so cosa ci fosse in quella stanza… Non sapevo neanche dell’esistenza di questi mondi dei sogni, quando ho studiato gli universi paralleli e co… Ma ora ne sono sicuro. >>
Aveva assolutamente ragione.
Qui avevo tutto quello che volevo. Una vita perfetta.
<< Eilidh parlava di soluzione… Quindi avete capito come uscirne? >>
Siemma sospirò.
<< Non proprio… Ma se è un mondo dei sogni… Ecco… Bisogna svegliarsi >>
Svegliarsi??
<< E come? Svegliarsi? Mi sono addormentata ieri notte ma al risveglio ero qui >>
<< Non in quel senso. Dobbiamo provare a rinunciare a tutto questo. A chiedere intensamente di tornare alla realtà. Ora proviamo. Chiudiamo tutti gli occhi, e ognuno di noi dirà che vuole rinunciare a tutto, anche se bellissimo e che vuole tornare al ballo su Limnos >>
<< Sicuro che funzionerà? >> non ero molto convinta…
Gess alzò le spalle e non mi rispose, chiudendo gli occhi.
Li chiusi anch’io.
 
Rinuncio a Mel.
Si, è una cara amica, ma ho Eildh, ora.
Rinuncio a mia sorella Mary.
Ho sempre voluto una sorellina, lei mi sta simpatica… Ma non importa…
Rinuncio a mio padre.
E questo è difficile. Io voglio mio padre. Voglio le sue carezze, i suoi sorrisi, i suoi sguardi.. Voglio che tenga compagnia alla mamma quando io viaggio con il Dottore.
Voglio che stia con me, però vivo.
Non voglio rinunciare a mio padre…
 
Vorrei tornare dal Dottore… Ma non mi manca. Cioè, si, mi manca, ma non mi manca il suo mondo. Le sue stranezze, le sue follie, no. La sensazione di non avere un posto fisso, l’essere sballottata di qua e di là, viaggiare senza una meta… Non mi manca.
Essere sempre la timida ragazza al fianco del grande, mitico Dottore o vivere come protagonista una vita, che era solo mia?
 
Certo, ero grata al Dottore per avermi salvato… All’inizio pensavo che non mi avesse fatta morire perché in fondo mi amava.
Non me l’ha mai dimostrato.
Amare un uomo che… forse non mi amerà mai? Eravamo troppo diversi. Non avevamo nessun punto in comune.
Non sapevo più cosa lui ci trovasse in me, e io cosa in lui.
 
Rinuncio a Jack.
Questo Jack poliziotto. Non mi piace.
Voglio il vero Jack. Il mio guardiano, il mio custode, il mio angelo. Pronto ad aiutarmi. Rivoglio il mio migliore amico. Mi manca tanto. Lo rivoglio, portatemelo, e la mia felicità sarà al culmine.
Solo lui non mi piace in questo mondo dei sogni. Portatemelo e sarò completamente soddisfatta.
 
Voglio John. Voglio passare tutta la mia vita con lui. Mi ama, me lo dimostra.
Perché dovrei lasciarlo?
Non rinuncio a John… No. Questo no. Mai.
Voglio stare qui. Con lui. Non voglio la stupida realtà. E forse neanche il Dottore.
 
 
 
Finii di pensare e aprii gli occhi. Un flash mi accecò.
E quando riuscii a vedere, lanciai d’istinto un grido, non credendo ai miei occhi.
 
 
 
 
 
 


Ecco qui il sesto capitolo…
Le frasi in corsivo sono i pensieri di Rose. Non vi scandalizzate, in questo momento Rose è molto abbattuta, non capisce più cosa lei ci trovi nel Dottore avendo conosciuto John... Lo so, neanche io la capisco, ma è stato fatto apposta...
Capirete, capirete che ragioni ho avuto per farle dire quelle cose.
 
Finale con suspence… Già! Mi piace! Chissà che ha Rose da gridare, accidenti! Chi ha visto? E’ tornata al ballo? Saprete tuuuuutto nel proximo capitolo!
 
Scusate per il titolo un po’ scemo… Ma non sapevo proprio che mettere! Flash è un’altra canzone dei Queen. 
 
Ringrazio con tanti tanti saluti a Mars88, la mia fedele lettrice, che non manca mai di scrivermi una recensione... galassie di baci!!
E altri baci a tutti quelli che mi seguono e leggono in silenzio…
 
E’ stato un parto questo capitolo… spero sia venuto bene. Voglio sapere che cosa ne pensate!
Ditemelo, è’ un ordine!!! XD scherzo scherzo…
 
Ma comunque passerete a farmi un commentino, vero? Gratttttttieeeeeee ( occhi da cucciolo )
Dalla vostra

SweetLady 98
  
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