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Autore: Thewarblers    09/09/2012    4 recensioni
Una storia d'amore ambientata nel 1940 raccontata attraverso un diario. Un diario che viene trovato 72 anni dopo da Hannah, la quale rivivrà i segreti e i baci di Kurt e Blaine.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Lima, Ohio. 24 Ottobre 1940
 
 
L’ansia mi consumava corrodendomi le ossa fino a farle diventare come polvere. L’agitazione faceva battere velocemente il mio cuore, come dei cavalli al galoppo. Oggi avrei avuto le mie risposte. Con passo lento e calibrato mi diressi verso i nostri soliti posti, osservando attentamente le persone che si affrettavano ad accomodarsi per la funzione. C’erano volti stanchi, volti anziani, volti sorridenti, volti annoiati. Ma non il suo. Lui non era lì.
Rimasi quasi spaventato dall’idea che non si presentasse, rendendo tutto meno reale e più simile a brutto incubo. Avendo passato la settimana precedente a crogiolarmi nella disperazione, se davvero ci fosse qualcosa di sbagliato in me, che sia per un valido motivo. Il prete cominciò a parlare di quanto Gesù fosse vicino a nostri cuori, di come vedesse la purezza in essi e ti sollevasse dai dubbi. Sorrisi beffardo al fatto che lui evidentemente non sapesse nemmeno metà delle cose che il mio cuore custodisce. Se fosse così, mi ritroverei irremovibilmente già tra le fiamme ardenti dell’ Inferno. Il tempo passò e la rassegnazione prese posto alla tristezza e ben presto mi ritrovai ad ascoltare, senza veramente farlo, il sermone sulla purezza di spirito. Dopo quasi due ore la messa finì, e con gli occhi spenti mi diressi all’uscita. Ormai sconfitto e deluso dal Destino.
Ma ci fu un bagliore, un qualcosa che non seppi spiegare che mi fece voltare e il respiro mi si spezzò nei polmoni. Potevo sentire l’aria cambiare odore al suo passaggio, potei ammirare come la luce riflettesse nei suoi occhi, impallidendo. Occhi troppo luminosi anche per il sole. Rimasi semplicemente lì, sulla soglia. Improvvisamente nessuno aveva importanza, niente sembrava esistere, se non Lui. Repressi la tentazione di avvicinarmi, di chiedere il suo nome, di piangere per quanto fosse bello. Ma mi avrebbe preso per un folle. Cosa che evidentemente sono, perché non riuscii a togliere lo sguardo dalla sua figura. L'assenza di difetti che contemplai fin dal primo momento che lo vidi, fu come una nuova ondata di sensazioni mai provate prima. Mi colpì come uno schiaffo, e non trovai nulla di orribile in quello che vidi. Lo osservai come si diresse verso il piccolo cancello, insieme agli altri fedeli che tornavano a casa. I movimenti fluidi e precisi dei suoi fianchi, le gambe lunghe e snelle mi fecero girare la testa per un momento che parve inesistente. Tutto in lui sembrava gridare "perfezione". All’improvviso il ragazzo meraviglioso si girò, non so come, non so perché, non so quando. So solo che i suoi occhi ghiaccio si scontrarono con i miei. Tutto intorno parve immobile. Ci fissammo per un secondo. Imbarazzato abbassò gli occhi, e poi sparì dalla mia vista. E non lo vidi più.
 
Tornato a casa, non pranzai nemmeno. Saziato completamente da quella visione. Chiusi gli occhi, scoprendo che ricordavo esattamente come i suoi fianchi si muovevano gentili. Un calore nuovo si insinuò nel mio stomaco, al pensiero di come sarebbe stato sfiorare il suo corpo con le mani.
La cosa che feci subito dopo, mi sconvolge ancora adesso.
Mi vergogno ancora al pensiero di quello che provai una volta finito. Mi hanno sempre insegnato che il toccarsi va trattato con distanza e avversione. Non si fa, è peccato. Oltraggiare il proprio corpo solo per darsi piacere è spregevole. Ma non potevo fare altrimenti, la mia mente continua a essere invasa da quella pelle candida, da quel viso angelico e da quel corpo perfetto.
Non lo nascondo più, sono irreparabilmente attratto da quel fanciullo.
 
 
Lima, Ohio. 25 Ottobre 1940
 
Questa mattina mi svegliai completamente sudato, con le mani che pizzicavano e un pulsare al linguine. Non ci misi molto a capire il motivo. La notte precedente fu agitata e imbarazzante. Il ragazzo senza nome fu ospite di sogni proibiti e alquanto espliciti. Non fu difficile continuare quello che scoprii era la cosa che il mio corpo bramava di più. Dovetti solo fare attenzione a non farmi sentire e pulire le lenzuola. Verso le undici tornò il medico a casa nostra, i miei genitori mi chiesero cortesemente di andare al mercato a comprare della legna per il fuoco. Rimasi stupito un momento. Potevano benissimo andarci i collaboratori domestici, ma mio padre mi fece capire da un eloquente occhiata che voleva rimanere solo a casa con la mamma e il medico. Dato che mia sorella era a lezione di cucito dalla suora, mi diressi verso la piazza da solo. Mi beai dell’aria fresca di Ottobre che mi pizzicò bonariamente il viso per tutto il tragitto verso la bottega del falegname, dove comprai due casse di legna.
Evidentemente mi sottovalutai troppo perché una volta uscito dal negozio e giunto al centro della piazza inciampai contro qualcosa e mi cadde tutto per terra. Imprecando verso nessuno in particolare non mi accorsi che qualcun altro mi stava aiutando.
Delle mani pallide e lisce mi porsero dei ciocchi rotolati più in la.
Due occhi come il cielo d’estate mi guardarono curiosi.
La bocca delicata e rosea era curvata in un sorriso divertito.
Era Lui.
Ero sconvolto. Averlo così vicino mi paralizzò il sangue.
Ma la cosa che mi scioccò di più, fu la sua voce. Più volte avevo immaginato il suo tono ma dovetti ricredermi presto. Una voce cristallina, pura e fresca mi invase l’udito.
Se gli angeli potessero parlare avrebbero la sua voce.
Fu anche quello un secondo, un attimo di stordimento in cui mi chiese se stessi bene. Non feci in tempo a rispondere che un uomo lo chiamò. Mi sorrise di nuovo e se ne andò.
Rimasi lì, consapevole di una cosa fondamentale. Sapevo chi era, sapevo il suo nome.
Kurt.
Si chiama Kurt.
  
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