Ah, piccolo Nacchan…
Per quanto tu possa essere cresciuto in altezza, e la tua voce sia più matura,
il tuo corpo è sempre esile e malleabile sotto le mie dite.
Ti sento, sai?
Sento il tuo istinto di abbandonarti contro di me.
Sei il mio capriccio.
Per esso potresti morire.
Estraggo la spada il cui fischio alle mie orecchie è dolce come il mio nome da
te pronunciato.
Per esso potrei baciarti.
Una strana sensazione mi serpeggia dentro come i rettili che dominano la mia
nuova “casa”.
Che sia…mancanza?
Mi sei mancato, Naruto?
Possibile, eri divertente.
Ma non importa.
Non posso averti, non più.
Il tenue calore che attraverso la felpa emana la tua pelle non lo posso più
rivendicare.
Ti ho abbandonato.
Ma tu sai perché l’ho fatto, vero?
Non avrei voluto, ma non avevi alcuna utilità.
La mia esistenza ha altri scopi.
Non ho bisogno che tu tenga il mio nome fra le mani e lo conforti.
Il mio animo deve vivere nel tormento.
E in esso deve estinguersi, macchiato dal sangue di un fratello.
È giusto, no?
Io non ho bisogno di qualcosa che abbia il potere di far sembrare tutto così
tremendamente sbagliato.
Non ho bisogno di qualcosa che mi faccia venir voglia di starle sempre
affianco.
Non voglio legami.
Non voglio desiderarti così ardentemente.
Se ti uccido ora, non potrai più tornare.
Non mi scuoterai più facendomi venir voglia di mollare tutto.
Tornerai solo quando entrambi saremo pronti per la nostra felicità.
Quindi ora muori.