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Tiptoe higher
"I ain't happy
I'm feeling glad I got sunshine
In a bag
I'm useless
But not for long
My future is coming on
Is coming on"
[Clint Eastwood – Gorillaz]
1° Aprile, Villa Stark
Il familiare bip
delle camere d'ospedale era l'unico suono che Tony riusciva a
percepire.
"Dove sono?"
Per un momento si chiese se si fosse schiantato contro qualcosa e
stesse per
risvegliarsi con qualche altro pezzo mancante. Non di
nuovo.
Cercò
di muovere le dita della mano buona, ma si sentiva completamente
esausto, tanto che anche quel gesto si rivelò un'impresa
titanica.
Sentiva anche un po' di nausea colpirlo alla bocca dello stomaco, ma
se fosse aumentata non avrebbe raggiunto nemmeno l'estremità
del letto per vomitare, tanto si sentiva spossato. Provò con
qualcosa di
più
semplice, come aprire l'occhio, non appena sentì la
percezione di se
stesso allontanarsi dallo stomaco. Sbattè appena la
palpebra, lo
sguardo appannato che cercava di mettere a fuoco... cos'era
quello?
"Porca
troia."
«Bontà divina, K!» rantolò, nel ritrovarsi la faccia di
Kyle a pochi centimetri dalla sua
che lo fissava a occhi sgranati.
Il ragazzo si allontanò,
lasciandosi ricadere sulla sedia a rotelle ridacchiando sotto i baffi
per lo scherzo ben riuscito.
«Vedi questo sguardo? Lo vedi? Non te lo scordare mai,
soprattutto al processo.»
Seguì poi con sguardo preoccupato
Tony che si sollevava a sedere sul letto, colto da un evidente
capogiro, e continuò a
fissarlo
ancora per qualche
secondo prima di rilassarsi in un sorrisetto divertito nel constatare
che, a parte la sua espressione un po'assente, sembrava sentirsi
meglio. Tony lo
fissò terrorizzato per qualche istante prima di riprendere
un
contegno più o meno passabile.
«Se mi guardi così durante il
processo, chiamo Pepper,» stabilì, ancora
sconvolto e un po' su di
giri: si sentiva decisamente dopato e chissà cosa gli
scorreva nelle vene
in quel momento... distolse i pensieri dall'ago sepolto nel dorso
della mano.
Magari Kyle non aveva tutti i torti nel tenerlo
d'occhio così da vicino, visto che si sentiva sul punto di
collassare a intervalli di due secondi.
«Non azzardarti ad
abusare di quella santa donna, Stark: come ti sopporta lei non ti
sopporta nessuno, nemmeno io, mio caro. Alla fine di questa storia
dovrai dedicarle un palazzo, come minimo, e lodarla fino alla fine
dei tuoi giorni. A me e Ian basta una statua colossale,»
aggiunse
con aria furba.
«In effetti, se non ci fosse il mio "fan-club"
a tenermi in vita, la "fine dei miei giorni" sarebbe molto
vicina e non avrei nemmeno il tempo di costruirlo, il
palazzo.»
Fece
una pausa e volse lo sguardo al soffitto, come in trance, prima di
iniziare a parlare a vanvera:
«Sarà alto... e di vetro. E avrà
STARK
scritto sopra a caratteri cubitali! Sì, è
perfetto! Mi serve solo
un architetto per realizzarlo... e convincere Pep.»
«Goditela
finché puoi, Stark,» lo interruppe Kyle cercando
di riportarlo coi
piedi per terra, frastornato e preoccupato dal suo stato non
propriamente "normale".
Tony s'interruppe, si accigliò,
meditò un attimo sulle sue parole e si voltò di
nuovo verso di lui,
perplesso.
«Cosa? Il tempo che mi rimane?» domandò,
disorientato dalla sua testa febbricitante, che si arrese a lasciar
ricadere sul cuscino.
Kyle lo fissò di rimando, attribuendo
infine quella domanda superflua alla febbre che non doveva fargli
connettere bene tutti i suoi geniali neuroni. O almeno, li connetteva
peggio del solito.
«Pepper,
che domande.» Fece un gesto di ovvietà con la
mano, paziente. «Ma
le questioni di cuore le affronteremo dopo, stellina.»
«Quelle
le vedo io,» commentò assente Tony, coprendosi
l'occhio con un
braccio, col campo visivo effettivamente invaso di puntini
luminosi.
Ignorò con fermezza l'insinuazione di Kyle. Gli mancava
solo un consulto di coppia non richiesto e poi la sua vita sarebbe
diventata
perfettamente schifosa.
In quel mentre entrò proprio Pepper, con
un vassoio per la colazione. Un lieve sorriso le illuminò
gli
occhi nel trovare Tony sveglio, ma non si dilungò in nessun
saluto o
commento sulla sua salute: non doveva essere esattamente di buon
umore. La donna porse un tè a Kyle, per poi posare il
vassoio sul
sostegno di fronte a Tony. Premette il tasto del pannello di
controllo vicino al letto per inclinare la testiera in modo che potesse
sedersi
senza sforzo. Lui si limitò a un breve cenno di
saluto col capo,
sfuggendo il suo sguardo e fissandolo sul toast di fronte a lui, che
gli fece automaticamente chiudere lo stomaco al solo pensiero di
doverlo masticare. In quel momento il bicchierone di clorofilla gli
sembrava molto più appetitoso. Accanto giacevano varie
pasticche,
più del solito: antidolorifici, antipiretici,
beta-bloccanti,
integratori... aveva l'imbarazzo della scelta, ormai.
Nel
frattempo Pepper controllò lo schermo che mostrava il suo
battito
cardiaco e teneva costantemente sotto controllo la temperatura fuori
norma: 38,6°C. Tony seguì il suo sguardo,
notò il valore e
concluse che era stato peggio.
Intanto Kyle li aveva discretamente lasciati soli
accampando la scusa del "lavoro d'ufficio" e Pepper si
sedette sulla poltroncina di fianco al letto con la sua tazza di
tè,
sempre senza proferir parola, ma per una volta non era un silenzio
teso. O almeno, a Tony non pareva che lo fosse. Purtroppo aveva
perso l'abilità di leggere Pepper come fosse un libro
aperto, e lo
stesso poteva dirsi per lei.
Si rassegnò a tacere e a forzarsi di mandar giù
almeno un decimo della sua colazione. Prestò attenzione
all'ago della
flebo solo nel momento in cui
mosse il braccio verso il bicchiere di clorofilla, rischiando di
sfilarselo dalla mano.
«Tony, lasci. Faccio io,» lo fermò
delicatamente
Pepper, posando per un attimo il suo tè.
Mise una cannuccia nel
bicchiere e ne avvicinò l'estremità alle sue
labbra leggermente
violacee e screpolate. Tony accettò a sguardo basso, come
sempre
riluttante a farsi aiutare, ma si sentiva la febbre così
alta che
non ebbe la forza di protestare e lasciò ricadere mollemente
la
mano, dichiarandosi sconfitto.
«K mi ha quasi ucciso,» commentò
poi tra un sorso e l'altro nel tentativo di rompere il silenzio, ma
poi concluse che era meglio essere zittito dalla cannuccia.
«Non
sarà sicuramente Kyle a ucciderla, e comunque ne avrebbe il
diritto,» commentò concisa Pepper, dopo una breve
pausa.
Tony
capì che non era in vena di parlare – quando mai
lo era? – o
forse era solo una sua impressione. Non si sentiva molto grado di
giudicare la situazione, considerata la sua temperatura
incandescente.
Continuò a bere la sua clorofilla in silenzio,
concludendo che intavolare una discussione simile a un passo dal
delirio non era una mossa saggia neanche per un genio della
conversazione come lui.
***
Pepper,
dopo essersi assicurata che Tony fosse in grado di bere da solo il
suo "succo d'erba", tornò al suò tè,
rimanendo però
seduta sul bordo del letto invece di riprendere posto sulla poltroncina.
Si pentiva un po' per aver troncato
così bruscamente la conversazione. In altre circostanze
sarebbe
stata forse più incline a parlare, soprattutto dopo
l'episodio
del giorno prima. Quell'abbraccio estemporaneo sembrava aver
parzialmente sanato una frattura tra loro di cui non si erano mai
voluti davvero curare, ma nessuno dei due era stato nelle condizioni di
dare inizio a una conversazione coerente. Si era limitata a sorreggere
Tony per riportarlo a letto, e lui si era limitato a un "grazie"
sussurrato subito prima di addormentarsi di schianto, stremato per lo
sforzo. Anche adesso si sentiva veramente troppo esausta per
intraprendere discussioni spinose. Era ovviamente preoccupata
per Tony, più del solito, ma anche il proprio stress
iniziava a farsi
sentire sempre di più. Dopo gli scossoni di quella settimana
si era
finalmente rilassata di colpo e ciò l'aveva lasciata
spossata. Di
quel passo non sapeva quanto ancora avrebbe potuto reggere tutta
quella tensione quotidiana.
E se avesse ceduto? Che cosa voleva
dire per lei, l'assistente di Tony Stark, cedere? Magari avrebbe dovuto
staccare, almeno per un po'... ma poi come avrebbe fatto a convivere
con la consapevolezza che la persona a cui teneva di più al
mondo era in quelle condizioni, da solo?
Si
passò una mano sul volto pallido, esausta, cercando di
rinviare al
più tardi possibile quelle meste riflessioni che avrebbe
preferito
non aver mai avuto bisogno di fare.
Per fortuna Tony richiamò la
sua attenzione quando le sfiorò il ginocchio con la mano.
Pepper
rialzò di scatto lo sguardo su di lui alla ricerca di una
sua
qualunque esigenza, già maledicendosi per essersi distratta
e memore
dei suoi continui dolori, ma lui aveva già finito la sua
clorofilla, assunto le medicine e aveva addirittura sbocconcellato il
toast. Adesso stava respirando lentamente con l'occhio chiuso
e la
testa reclinata verso di lei. Probabilmente non stava dormendo, ma
aveva certamente molto bisogno di riposare dopo la sua passeggiatina
della sera prima.
Gli prese delicatamente la mano, attenta a non ferirlo con la cannula
della flebo, e gliela risistemò
lungo il fianco, classificando quel gesto come involontario. Fece per
ritrarla, ma una debole stretta di quella
di Tony la invitò a mantenere quel sottile contatto,
sfatando le sue impressioni. Ne
rimase
sorpresa, dopo il suo anormale distacco degli ultimi giorni.
Piacevolmente
sorpresa, in realtà, così come quando il giorno
prima non si era
sottratto al suo abbraccio. Sospirò debolmente, rinunciando
a
cercare di capire cosa diavolo passasse per la testa di quell'uomo,
visto che a quanto pareva anche lui aveva rinunciato a capire cosa
passasse per
la sua.
Pepper prese ad accarezzargli il dorso della mano
innaturalmente caldo, tracciando linee immaginarie sulle sue nocche e
seguendo il contorno dei calletti sul palmo; lui rilassò
completamente la mano, abbandonandosi a quelle carezze. Lei si
scoprì invece in
tensione, nonostante non ve ne fosse motivo tangibile, ma da quando
Tony aveva avuto le convulsioni temeva di vederlo agitarsi
inconsciamente in qualsiasi istante...
Aveva appena ripreso a
porsi le domande che ultimamente la assillavano, minacciando di farle
esplodere la testa, quando Ian fece quasi irruzione nella stanza,
facendola sobbalzare e spezzando bruscamente quel dolce contatto. Tony
schiuse la palpebra e strinse di riflesso le dita, troppo tardi per
trattenerla, e Pepper gli rivolse di sottecchi uno sguardo
dispiaciuto.
Era
davvero troppo
tesa.
«Sta
arrivando il medico del tribunale,» annunciò il
medico, senza tante
cerimonie.
Dovette notare solo allora che doveva essersi fiondato nella
stanza un po' troppo precipitosamente. Rimase sulla soglia, in evidente
imbarazzo, mentre Pepper si
limitava ad annuire.
C'era
stata una discreta agitazione a Villa Stark quella mattina. Li aveva
svegliati JARVIS, informandoli che un certo Brian
Raven, medico del tribunale, avrebbe fatto visita di persona al
signor Stark per verificare che le sue condizioni fisiche fossero
davvero quelle comunicate per il rinvio del processo di ben dieci
giorni, giorni che probabilmente non sarebbero comunque bastati a
rimettere in piedi qualche pezzo di ferro e ciò che rimaneva
del
corpo di Tony. Pepper aveva immediatamente inviato Happy a recuperare
Kyle, che li
aveva raggiunti a tempo di record; per fortuna Ian era ancora in pianta
stabile alla villa.
L'annuncio aveva infastidito tutti: le loro preoccupazioni erano
più
che sufficienti e non c'era bisogno che ci si mettesse anche il
"medico del tribunale" a portare altri guai in quella
situazione già disastrata. Far imprecare Kyle contro Knight
per
avergli sicuramente aizzato contro tutta la giura e aver deciso di
tirargli quel manrovescio di Raven – o "avvoltoio", come
lo aveva definito lui; aver fatto scapicollare Pepper per
tutta
la casa per assicurarsi che tutti i progetti delle Stark Industries e
di Tony in particolare fossero sotto la custodia di JARVIS nel
laboratorio; e aver irritato Ian al punto da renderlo più
scontroso
del solito e indurlo a tirar giù qualche santo erano state
solo le
conseguenze più evidenti di quell'imprevisto. Ian e Kyle non
avevano sicuramente passato una mattinata leggera nel
ricontrollare rispettivamente le cartelle cliniche e giuridiche di
Tony, così da non doversi trovare di nuovo a litigare con
qualcuno
per aver trascurato dei dettagli. Tony stesso non stava particolarmente
bene quella mattina; negli ultimi giorni, nonostante si
fosse decisamente ripreso dall'ultima operazione, la temperatura
continuava a giocare alla roulette con dei numeri folli: un attimo
prima sembrava essere tornata stabile e un secondo dopo schizzava
due gradi e mezzo più in alto, costringendo Ian a dar fondo
a tutta
la sua esperienza medica per fronteggiare ricadute che non poteva
prevedere con certezza assoluta. L'azzardo della sera prima
non aveva certo giovato al suo irrequieto paziente, ma almeno aveva
riacquistato in parte
la sua solita faccia tosta e aveva ripreso a mangiare senza doversi
far pregare.
In quel mentre Tony si riscosse del tutto dalla sua catatonia,
probabilmente richiamato alla realtà dalla parola
"tribunale":
«Chi
arriva da Cittàlaggiù?»
biascicò infatti, forse in preda ad uno
dei suoi deliri indotti dalla morfina.
Ian rivolse la sua attenzione al suo
catalizzatore preferito:
«Oggi, signor Stark, dato che
ultimamente è tanto bravo a star male, dovrà dare
il meglio di
sé.»
«Tanto sto qua, dove vuole che...» Tony non
riuscì a
completare la frase che si afflosciò apparentemente
incosciente
sul
cuscino, col volto reclinato di lato.
Pepper scattò in piedi all'istante e guardò Ian
alla
ricerca di non sapeva neanche lei bene cosa.
«La temperatura si
sta rialzando,» disse il medico, calmissimo, osservando lo
schermo
dove lampeggiava un 38.9 in un color rosso chiaro che stonava
completamente con il verde luminoso del suo regolare battito
cardiaco.
Pepper si convinse che almeno la pressione era buona e che
presto anche la temperatura sarebbe rientrata nei ranghi dopo
l'effetto dei farmaci. Anche la flebo avrebbe dovuto aiutare a
mantenere la febbre a un livello accettabile.
«Deve essere troppo
stanco, oppure è l'effetto dei vari farmaci, ma va bene
così,»
sospirò sbrigativo Ian, dopo aver brevemente premuto due
dita
sulla
giugulare di Tony e avergli sollevato la palpebra per controllare la
pupilla.
«È svenuto?» chiese Pepper, preoccupata.
«Non
direi. Sta solo dormendo,» rispose evasivo lui.
Pepper
fissò Tony per poi spostare lo sguardo su Ian e infine di
nuovo su
Tony: stava visibilmente sudando per la febbre ed aveva iniziato a
tremare in modo appena percettibile. La donna gli sistemò
meglio
la coperta, poi controllò la flebo e il monitor accanto a
lui. Tutto
regolare, se non per la temperatura.
«Ma gli antipiretici non
dovrebbero aver già fatto effetto?» chiese infine
lei, senza
riuscire a nascondere la sua agitazione.
Ian si tolse gli occhiali
e li pulì con i suoi usuali gesti lenti, come faceva sempre
quando
doveva dire qualcosa di molto importante o molto scomodo. Si sedette
sulla poltroncina, di fronte a Pepper, ma non la guardò
finché non
si rimise gli occhiali, come se avesse finito di schiarire i suoi
pensieri insieme alle lenti.
«So che non è una scelta ortodossa
né tanto meno corretta, ma credo lei sia d'accordo con me
sul fatto
che il medico del tribunale, anche considerata la giuria, deve essere
assolutamente convinto della precaria salute del signor Stark,
perciò...»
«Mi
sta dicendo che non ha gli ha somministrato niente?»
chiese Pepper in tono pacato, evitandogli il fastidio di finire.
Ian
deglutì, leggermente sotto pressione:
«Sì. Quelli di stamattina
erano semplici, innocui integratori. A parte le pasticche per
il cuore, ovviamente,» spiegò a disagio.
Pepper prese a torturarsi le mani
dal nervosismo. Guardò Tony, che ogni tanto ancora tremava e
continuava a sudare e sentì un groppo in gola.
Non era
giusto, si ritrovò a pensare. Aveva sofferto così
tanto in così poco
tempo e aveva a
malapena avuto modo di assimilare tutto ciò che gli era
piombato
addosso: era già abbastanza dura così, senza
quegli ostacoli
"necessari". La preoccupava il fatto che Tony avesse
infine dato il suo primo, fisico segno di cedimento, dopo quello
psicologico: il suo periodo
di totale apatia era stato quasi più terrificante che
vederlo dopo
l'incidente, quando non voleva ancora convincersi di ciò che
gli era
accaduto. E forse, in effetti, non se ne era ancora del tutto fatto una
ragione. Pepper scrollò la testa e si scostò la
frangetta
sovrappensiero, cercando di ragionare in modo lucido.
Ian,
convinto che Pepper stesse per sollevare qualche comprensibilissima
obiezione riguardo al suo modo d'agire, ricominciò a parlare:
«So
che sta molto male e che se vogliamo che si riprenda ha bisogno di
tutte le cure necessarie, ma se il medico che lo visiterà
oggi non
sarà "soddisfatto" di ciò che vedrà,
verrà
trascinato davanti alla corte senza tante cerimonie, non ancora in
grado di reggersi in piedi. Ha visto Knight e il Senatore Stern e ha
visto quanta avversione provano nei suoi confronti: sbatterlo in
cella e buttare la chiave, per poi passare le Stark Industries in
mano al governo è la soluzione più semplice per
tutto il caos che
ha sollevato l'incidente. Vogliono chiudere la storia in fretta, e
portare un Tony Stark più delirante e sboccato del solito in
aula
sarebbe un grosso vantaggio.»
«È più probabile che collassi
sul banco dei testimoni,» sospirò lei, accigliata.
«Non sarebbe in
grado di muoversi dal letto neanche tra una settimana,»
commentò
poi, non mostrando nessun segno di rabbia o fastidio per la scelta
del medico, presa palesemente alle sue spalle e ignorando la
possibilità di veder Tony sbattuto in prigione. «E
non credo
neanche che una settimana basterebbe a cambiare radicalmente il suo
carattere tanto da risultare gradevole alla giuria. Non so che
conseguenze avrà questa sua manovra, Mitchell, ma ci
permetterà
solo di guadagnare poco tempo. Tempo inutile, peraltro,
perché lui
non sarà neanche nelle condizioni di migliorare i progetti,
modificare le protesi o tantomeno iniziare sessioni di fisioterapia
decenti. E per lui è tutto già abbastanza
frustrante così, senza
ulteriori impedimenti da parte nostra,» disse d'un fiato,
sfogando
in parte tutte le preoccupazioni che la assillavano e il malumore che
la attanagliava da quella mattina.
"E voleva anche presentarsi
all'udienza con la protesi nuova..." pensò rattristata, col
suo
sguardo catturato dall'evidente assenza della gamba destra sotto al
lenzuolo.
«Mi dispiace di...»
«Di non avermi informato?» lo
interruppe Pepper, secca. «Anche a me dispiace. Ma capisco la
sua
scelta anche se non la condivido. E capisco che anche per lei non
deve essere stata una decisione semplice. Anche se decidere
volontariamente di "far stare peggio" Tony per accontentare
il coroner di qualche tribunale non rientra nel mio concetto di
"etica", medica e non.»
Ian rimase sorpreso da quel commento. Non
si aspettava quella comprensione, seppur restia, da parte di Pepper.
Piuttosto aveva immaginato che la sua scelta di far saltare i
medicinali a Stark per mezza giornata l'avrebbe resa furiosa,
soprattutto perché si trattava di qualcuno che le stava
molto
più a cuore
di un semplice datore di lavoro o superiore, quello era evidente a
tutti. Poteva intuire un certo fastidio dietro il suo apparente
controllo nel non averla informata, ma si sentì sollevato
nel
ricevere una reazione tutto sommato pacata. Non era da tutti
mantenere quel sangue freddo dopo un accumulo simile di stress.
Era
un po' imbarazzante dover confessare le proprie colpe, ma volle
dimostrarsi grato per la tolleranza verso la sua scelta poco
professionale.
«Probabilmente è una precauzione inutile, ma
tutto sommato innocua. Non avrei mai osato interrompere i farmaci se
non...» s'interruppe, improvvisamente perplesso, e la
squadrò
confuso. «Aspetti un attimo. Ho sentito bene? Il coroner?
Come sarebbe?»
Ian quasi si mise a ridere a sproposito
nell'accorgersi in ritardo del lapsus di Pepper.
«Intendeva un medico
legale, giusto?» cercò conferma.
Pepper, al contrario, non era
affatto divertita.
«Intendevo ciò che ho detto. Il tribunale ha
deciso di inviare un coroner
per visitare il moribondo Anthony Stark. Un pesce d'Aprile... simpatico.»
ironizzò malamente la donna.
Ian ora era allibito.
«Di chi è
stata l'idea?» mormorò, combattutto tra lo sdegno
e
l'incredulità.
Un'occhiata eloquente della donna confermò i suoi
timori. Knight era davvero pronto a tutto per perorare la sua causa e
metterli in difficoltà...
In quel momento squillò il campanello,
riportando tutti in allarme. Ian fermò con un gesto Pepper
che
stava per scendere al piano di sotto. Scosse la testa e riprese a
pulire metodicamente gli occhiali, stavolta con foga.
«Aspetti
che lo scopra Kyle. Succederà il...»
«Che razza di scherzo è
questo?! Ian!»
Il
capo del medico crollò in avanti nel sentire la voce irata
del
ragazzo raggiungerli dal piano di sotto.
«... finimondo.»
concluse Pepper, rassegnata.
In pochi secondi furono raggiunti
dalle voci concitate del coroner e di Kyle, che sembrava in preda a
una furia omicida, probabilmente in seguito alle presentazioni con
Raven. L'avvocato iniziò a citare ad alta voce tutti i
diritti
che il coroner in questione stava violando con il suo "comportamento
inadeguato" e la "poca sensibilità" nei riguardi del
convalescente e concluse, non essendo ascoltato minimamente, con un
sonoro "vaffanculo" indirizzato esplicitamente a Raven e a
"tutte le carogne come lui".
«Maledetto avvoltoio,
ringrazi che non le faccio causa!» concluse infine
l'avvocato, rassegnandosi a dovergli urlare dal fondo dell'atrio, per
poi mettere la quarta deciso a recuperare il terreno perso.
Raven sembrò non sentirlo neanche e si diresse a passo
di carica attraverso il salone, venendo intercettato da Ian prima
che imboccasse la porta sbagliata. Si guardava intorno con molto,
troppo
interesse, ma si fece scortare dal medico fino alla stanza di
Tony quasi senza proferir parola, se non un grugnito di saluto.
Trovò
Pepper ad attenderlo sulla soglia, compita e professionale; alle sue
spalle, Tony si calava egregiamente e senza troppi sforzi nella parte
del moribondo.
«Buongiorno, dottor Raven.»
«Salve. Lei è
l'assistente?» chiese lui, sbrigativo.
Tutto il suo aspetto dava
l'idea di una persona frettolosa, senza tempo da perdere ed
estremamente impaziente: capelli scuri e brizzolati un po' alla
rinfusa, abbinamento di vestiario sconclusionato ma rigorosamente
scuro, come se avesse pescato i primi vestiti a portata di mano da un
guardaroba monocromo, e
movimenti delle mani secchi e mirati, precisi. Per non perder tempo,
naturalmente. Pepper provò un moto di compassione piuttosto
ridicolo nei confronti dei trapassati che dovevano sopportare le sue
affrettate autopsie.
«Sì,» rispose infine Pepper.
«Sono
Virginia Potts. E lui,» riprese, mostrandogli le buone
maniere che,
a quanto pareva, doveva avere accidentalmente scordato,
«è il
dottor Mitchell, il medico curante del signor Stark.»
«Piacere,»
borbottò Raven, senza tendere la mano a nessuno dei due e
ottimizzando invece quel tempo per frugare nella sua cartelletta alla
ricerca dei suoi strumenti.
«Piacere mio, signor Raven,» rispose
Pepper, risentita, cercando comunque di essere il più
cordiale
possibile e di non lasciarsi stravolgere dagli sguardi insistenti e
molesti che il
"medico" gli aveva lanciato sin da quando l'aveva
adocchiata.
«Sì, sì. Anche io sono tutto un
piacere.»
Kyle
fece finalmente capolino nella stanza con uno stridio di freni, un
po'affaticato e continuando
a masticare fra sé insulti rivolti a quella sgradita
presenza.
«E ho
già avuto l'onore di conoscere l'avvocato del signor Stark.
È molto
peggio di quel che mi aveva detto il signor Knight; pensavo
esagerasse riguardo alla sua "estrema vivacità di
linguaggio".»
Kyle gli lanciò un'altra occhiata fulminante, piazzandosi
poco dopo la soglia e limitandosi ad osservare ogni sua
singola mossa come alla ricerca di una scusa per fargli causa.
Tony
nel frattempo non aveva dato segni di vita, a parte il lento
respirare. Ian, smanioso di sbattere fuori a calci il preunto medico
quanto lo era Kyle, richiamò l'attenzione di Raven con un
discreto
colpetto di tosse:
«Prego, faccia quel che deve fare. La sua
visita sta rallentando il nostro lavoro ed immagino che anche lei
abbia questioni ben più urgenti da affrontare,»
disse Ian, cercando
di suonare il più cordiale ed il meno stronzo possibile.
Piuttosto
difficile, data la situazione e il suo scarso tatto.
«Infatti. Vediamo di sbrigarci,»
tagliò corto Raven, risultando infastidito dalla situazione
e dal
pubblico che si era formato alle sue spalle.
Le condizioni di Tony
si potevano constatare ad occhio nudo o più semplicemente
osservando
per neanche un minuto il monitor che mostrava le sue funzioni vitali,
ma Raven guardò a malapena quegli strumenti e
scoprì bruscamente
l'allettato, prendendo ad esaminarlo con ben poca grazia. Ian
fremette: era evidente la sua abitudine a trattare con gente inabile
a protestare alla sua mancanza di delicatezza.
Raven si concentrò
naturalmente sulla protesi, che sembrava però affascinarlo
in modo
molto relativo. Mitchell considerò che, se fosse stato nei
suoi
panni, avrebbe probabilmente avuto gli occhi lucidi e l'esaltazione a
mille nel vedere un simile prodigio della tecnologia e un
così
grande passo per la scienza medica ma... giusto,
ai morti non servono potenziamenti biomeccanici.
Raven ebbe ben
poco tatto nell'esaminare lo stato delle ferite, e Tony emise qualche
lamento sommesso, con grande rabbia di tutti, in particolare Pepper,
che si stava trattenendo a stento dal trascinarlo via
da Tony per la collottola, soprattutto quando prese ad esaminare il
reattore arc infisso nel suo petto. Dal suo modo di fare era chiaro che
non avesse la minima idea della sua funzione e che fosse fortemente
tentato dal rimuoverlo per esaminarlo meglio.
A quel punto intervenne Ian, in un tono così secco da far
quasi crepitare l'aria:
«Se fossi in lei lo
lascerei al suo posto. A meno che non voglia provocare un arresto
cardiaco al mio paziente e costringermi a intervenire,»
concluse senza nascondere la non tanto velata minaccia.
Raven gli rivolse un'occhiata astiosa dei suoi occhi scuri, ma
seguì la direttiva di Ian e passò ad esaminare il
moncherino della gamba senza commentare. Pepper posò
discretamente una mano sul braccio di Ian, in un ringraziamento
silenzioso; lui si limitò a un mezzo sorriso burbero di
risposta, in cuor suo soddisfatto per aver rimesso in riga quel
maledetto coroner. Le strinse a sua volta la spalla per intimarle di
non intervenire: si sarebbe occupato lui del "lavoro sporco", se
necessario.
Dopo un esame più che
approfondito – e probabilmente fastidioso per Tony
– Raven
risistemò infine i suoi strumenti nella valigetta:
«A quanto pare le
condizioni del signor Stark non avranno margine di miglioramento prima
di due giorni,
come minimo.»
Un cauto sorriso di soddisfazione attraversò il viso di
Kyle mentre Pepper tirava un sospiro di sollievo e Ian aspettava fin
troppo pazientemente la visione celestiale della scomparsa di
quell'incompetente. Partendo da quel presupposto, avrebbero forse
potuto sperare in una settimana abbondante per recuperare, contando sul
fatto che quel tempo fosse poi ulteriormente trattabile per permettere
a Tony di ristabilirsi del tutto.
«Perciò otterrà una proroga, a partire
da
oggi, di altri... due
giorni,» annunciò invece Raven, con malcelata
cattiveria.
La temperatura nella stanza precipitò di una decina di
gradi. Dovevano
averlo pagato molto, molto bene... o forse era solo immensamente
stronzo. Pepper ritornò con uno strattone alla
realtà, come se qualcuno l'avesse tirata fuori dal tepore
rassicurante di una bolla.
Aveva appena
iniziato a sperare che qualcosa
potesse andare per il verso giusto,
che potessero ottenere un'altra settimana di tempo per far rimettere
quasi completamente Tony ed invece... solo due
giorni. Anche Ian e Kyle erano attoniti, non aspettandosi una
decisione così palesemente schierata.
«Due giorni?» Ian fu il
primo a riscuotersi. «Il signor Stark non sarà mai
in grado
di...»
«Il signor Stark ha fatto attendere fin troppo a lungo la
giuria; credo inoltre che sia giunto il momento di farlo uscire dal
suo isolamento volontario e...»
«Volontario?» sbottò Pepper,
piccata e a voce un po' troppo alta, tanto che Kyle le
lanciò
un'occhiata ammonitrice; Ian non fu abbastanza pronto a trattenerla
quando fece un passo verso il coroner.
«Sì, signorina Potts?» rispose il
medico con sussiego. «Ha qualcosa da dire?»
«Dottor Raven,»
Pepper prese un lungo e profondo respiro, «il suo lavoro qui
è
stato indispensabile e di grande supporto, ma
penso sia
ora che torni al suo vero
lavoro
senza perdere altro tempo.»
«Mi sta cacciando?» insinuò Raven con
fare minaccioso, almeno secondo lui.
«No,
la sta mandando gentilmente
a cagare,» tradusse Kyle, in tono mellifluo. «Fuori
dai piedi, o
giuro che la denuncio per violazione di domicilio!» aggiunse
poi,
non sopportando più di avere quel concentrato di arroganza e
irrequietezza
davanti agli occhi.
Anche Ian espresse il suo fastidio per Raven
in un gesto poco cordiale che assomigliava molto a uno sciò
rivolto a una mosca molesta e ansiogena. Raven chiuse con un gesto
stizzito la cartelletta e voltò loro le spalle, con uno
sguardo che
la diceva lunga su cosa avrebbe raccontato alla giuria riguardo allo
"stato del signor Stark". Kyle non colse la minaccia ed
espose un bel dito medio alle sue spalle.
«Se mai dovesse
"caderle la saponetta", non conti su di me!» gli
gridò dietro,
disgustato e così paonazzo da far concorrenza a Tony per
rossore e
temperatura.
Ian fece per redarguirlo, poi soffocò uno sbuffo
divertito e passò subito a somministrare nuovamente i
medicinali a
Tony. Pepper spostò lo sguardo da Kyle alla porta da cui era
appena passato il medico, non sapendo bene se essere sconvolta o
stringere sentitamente la mano a Kyle e dargli una medaglia per aver
messo a tacere quell'individuo e averla salvata dall'imbarazzo di
insultarlo personalmente. L'avvocato intercettò il suo
sguardo e
fece un mezzo inchino strizzandole l'occhio divertito.
«Speriamo
che alla giuria non riporti
anche questo.» commentò Ian.
«Oh,
non è la cosa peggiore che ho detto, lo sai. E Knight lo sa
anche
meglio,» ribatté Kyle con fare sornione, e
stavolta il medico non trattenne
il riso al ricordo di chissà quale sua bravata.
Pepper sorrise a
entrambi, semplicemente contenta di averli dalla loro parte.
***
«Chi
ha tentato di uccidermi?» mormorò Tony, assente e
ringraziando il
cielo per la dose di medicinale che riprendeva a scorrergli nel
sangue alleviando il senso di spossatezza.
«Ho l'elenco in ordine
cronologico e alfanumerico, quale preferisci?» rispose
prontamente
Kyle.
Tony richiuse l'occhio, scuotendo leggermente la testa e
domando l'ennesima ondata di nausea. Si sentiva dolorante, il che non
era una novità, ma stavolta era addirittura peggio del
solito.
«Chi
mi ha visitato? Un pachiderma?» chiese ancora con voce roca,
tastandosi una costola che era sicuro si fosse saldata almeno un paio
di settimane prima.
Kyle esitò e guardò Pepper interrogativo.
Lei gli fece un cenno d'assenso, come a dire "tanto lo verrà
a
sapere lo stesso". E non era davvero il caso di nascondere informazioni
a Tony,
visto come aveva reagito l'ultima volta.
«Un... coroner,» sospirò l'avvocato,
aspettandosi un'esplosione di improperi e commenti poco carini su
Raven e tutta la sua stirpe di "segaossa" e sperando che Ian avesse dei
defibrillatori a portata di mano.
Invece Tony
riaprì l'occhio, di nuovo presente a se stesso. Un brillio
divertito
fece capolino nel suo sguardo, insieme all'ombra di un
sorriso.
«Un coroner?» ripeté incredulo, con una
mezza
smorfia indecifrabile.
L'altro annuì appena, circospetto.
Tony
chinò la testa e diede un colpo di tosse, sussultando
all'improvviso, tanto che per un attimo Pepper si chiese se non si
stesse sentendo male di nuovo, ma poi lui rialzò il volto e
gettò
la testa all'indietro, scoppiando in una gran risata. Ian si
affacciò all'istante dalla porta, già pronto ad
applicare una
fulminea rianimazione del paziente, ma rimase impietrito nel vedere
Tony che rideva di gusto come se avesse sentito la battuta
più
divertente del mondo.
Mentre Tony cercava inutilmente di frenare
l'accesso di risa che gli aveva tolto il fiato, i tre si fissarono un
attimo, presi in contropiede, per poi scambiarsi un sorrisetto
complice.
Potevano ancora farcela... no?
Revisione effettuata il 01/03/2018
Nota Delle Autrici:
Avevamo detto che gli ultimi capitoli erano stati un po' "poveri"... beh, speriamo di aver rimediato con questo! (Provvediamo a fornire bombole d'ossigeno per i lettori che intraprenderanno la lettura di questo capitolo in una volta sola!) xD
Beh, qui esce un po' fuori il caratterino di Kyle, speriamo che il suo "lato oscuro" (biscotti!) non vi abbia trumatizzato. Ma dopo il fucile a canne mozze, siete pronti a tutto, vero, nostri prodi? :D
Allora, pensiamo che adesso sia il momento di fare il punto della situazione! Nel senso: avremmo dovuto chiedervelo subito, ma... come immaginate le innovative protesi di Tony? Noi ci siamo scervellate un bel po' per immaginarcele e, non essendo davvero brave a disegnare, abbiamo ricercato nel web per trovare qualcosa che corrispondesse al nostro immaginario. Manco a dirlo, sono saltate fuori un sacco di opere che comprendevano la biomeccanica (FullMetal Alchemist, tanto per citarne uno di cui io -Light- sono fan sfegatata) ed è venuto fuori che la nostra idea era un po' un miscuglio di tutte: un mix tra il braccio di Anakin (Star Wars) gli Automail di Edward (FullMetal Alchemist) e le Augmentation di Jensen (Deus Ex: Human Revolution). Insomma, la conclusione è questa:
http://tinypic.com/r/a3y0w/6 questo qui è il braccio di Tony attorno al capitolo "Another Brick In The Wall"; -re: FullMetal Alchemist -
http://razelim.deviantart.com/art/Sarif-Industries-Wallpaper-252555794?q=boost%3Apopular%20deus%20ex%20arm&qo=8-> questo è il braccio quasi ultimato (solo che nella nostra mente è quasi nero, tipo un grigrio fumo, ecco) -re: Deus Ex: HR-
http://schall.deviantart.com/art/Impulso-cover-261821247?q=boost%3Apopular%20augmented%20leg&qo=8-> questa è la gamba nella sua forma quasi-finale (immaginate la pianta un po' meno convessa) -re: Impulso (è un fumetto originale di alcuni autori di DeviantArt)-
http://slimak.gwiezdne-wojny.pl/grafika/2005/mar/zd8.jpg -> questa è la protesi nel suo stato attuale; tenete conto che è uno "spaccato" e che non tutti i componenti sono così allo scoperto (le parti in oro sono di Unobtanium, anche se in realtà non è dorato) e tenete conto che, ovviamente, la protesi parte dalla spalla e ne comprende lo snodo. Questa è quella di Anakin, che ha perso "solo" l'avambraccio. -re: Star Wars-
E, visto che siamo in tema DeviantArt, vorremmo ringraziare tantissimo Sherlock_Watson che si era offerta tempo fa di disegnare delle vignette per la nostra storia, e ne pubblichiamo qui una -> http://giulialennon94.deviantart.com/art/Tony-does-not-approve-xD-312601317?q=gallery%3Agiulialennon94%2F36341253&qo=9 questa è la nostra preferita (anche se in realtà è riferita al cap coi Vendicatori xD). Ne pubblicheremo altre nel corso della storia!
(se i link non funzionano fatelo presente, provvederemo a rimediare!)
Moon&Light
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