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Autore: DeanHudson5    10/09/2012    4 recensioni
Questa è una FF su Queer as folk, principalmente ambientata dopo la 5 stagione, spero vi piaccia, ci ho messo del mio meglio per scriverla...
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian Kinney, Deborah 'Debbie' Jane Grassi Novotny, Justin Taylor, Michael Charles Novotny-Bruckner, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: PWP, Tematiche delicate
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Erano passati due mesi da quando Justin era partito, la casa sembrava enorme e vuota senza di lui, anche se fuori non sembrava mancasse nulla, il vero vuoto in realtà, era nel mio cuore.
Ci avevo messo esattamente trentun'anni ad innamorarmi e ora lui mi era sfuggito come sabbia tra le dita, il tempo, che con lui si fermava, di colpo era tornato a scorrere, inesorabile e pesante, come un'incudine che pian piano si stava abbassando su di me, di una cosa ero sicuro però, non avrei mai rimpianto il nostro amore, era sempre stato un rapporto particolare il nostro, fatto di alti e bassi, tradimenti, regole, gelosie nascoste o mostrate apertamente, tutto ciò però, caratterizzava il nostro rapporto, rendendolo completamente diverso dagli altri, era quella la cosa che più amavo di esso, la differenza dagli altri.
Non si poteva dire che io fossi un uomo normale, ero sempre stato caratterizzato da eccessi di ogni tipo, droghe, alcool, fumo...ma soprattutto sesso, la differenza era che per le prime tre, in qualche modo riuscivo a non esagerare e mi bloccavo ad un certo limite, ma per l'altra no, c'erano serate in cui me ne facevo tre, quattro a notte, o serate vuote e noiose, in cui il massimo era due, ma poi, un giorno, dal nulla, arrivò lui.
Ricordavo ancora perfettamente la prima volta che avevo messo gli occhi su di lui, ero appena uscito dal Babylon, Micheal, Ted ed Emmet mi aspettavano fuori seccati, dovevano lavorare il giorno dopo e lo usavano come scusa per ''fuggire'', la verità però, era che non erano me, non erano Brian Kinney, passavano mesi interi senza fare sesso, il che era deprimente ma non tutti potevano essere me e avere le mie qualità, fatto sta che io mi stavo annoiando dentro, quel ragazzo con cui mi ero appartato non era così bravo nei lavoretti di bocca, così avevo deciso di uscire e di accontentare i miei amici, ed era in quel momento che era apparso lui.
Era il più bel ragazzo che avessi mai visto, almeno per quella sera, e potevo notare bene che era ''nuovo di pacca'', la mia immaginazione si sbizzarrì, pensando alle varie cose che avrei potuto fare con lui, mi ero avvicinato e lo avevo portato subito a casa, un sorriso mi apparve sul viso ormai stanco e logoro dalla tristezza, al ricordo del nostro primo incontro, ero stufo di rimuginare su di lui, avevo quasi dimenticato chi ero, l'uomo che pensava solo con il suo cazzo, colui che si faceva chiunque lo guardasse per più di un secondo, maschi ovviamente, era ora di reagire e io lo avrei fatto.
Mi alzai dal letto e mi passai una mano fra i capelli arruffatisi durante la notte, dopo un lieve sbadiglio mi guardai intorno, cercando l'orario sulla sveglia, -''le nove e venti''- pensai leggendo le scritte cubitali sull'orologio, camminai lentamente verso il bagno ed entrai in doccia, anche quella doccia era piena di ricordi, l'intera casa lo era, e se l'avessi venduta? già, forse sarebbe stato meglio ma non ne avevo il coraggio, non ancora, aprì le manopole dell'acqua e subito dopo un sottile filo argenteo d'acqua mi solleticò la pelle ancora intorpidita dopo la nottata, aumentai il getto e mi portai sotto di esso, chiudendo gli occhi e inspirando lentamente il profumo del suo bagnoschiuma, mi sembrava ancora di sentirlo lì con me, o almeno, così mi era sembrato per un momento, quella doccia finì in fretta e non mi aiutò a non pensare a lui, anzi, peggiorò le cose.
Uscì dal bagno con un asciugamano in vita e i capelli bagnati che facevano cadere goccioline sul mio petto ancora umido, mi asciugai in fretta e aprì le ante dell'armadio, cercando un completo che ancora non avevo messo, una ''new entry'' insomma, scelsi un semplice completo, giacca e pantaloni di Armani, camicia di Gucci, diedi una sistemata veloce ai capelli, misi le scarpe ed uscì di casa, inforcando gli occhiali da sole, si, Brian Kinney era tornato, o almeno così mi dicevo; Mi diressi al Dinner e quando aprì la porta uno scampanellio accompagnò il mio arrivo, un sorriso beffardo e forzato si formò sulle mie labbra mentre mi sedevo al bancone, togliendomi gli occhiali.
 
-Mi dai il solito Debbie?-
 
Mi aspettavo una sua reazione arrabbiata dato che non mi ero fatto sentire per mesi, ma in tutta risposta ricevetti un -''Arrivo subito dolcezza, e bentornato''-, non potei fare a meno di trattenere un sorriso spontaneo al suo ''augurio'' di bentornato, e quando arrivò l'ordinazione la presi e velocemente sgattaiolai in ufficio, non sarebbe stata una giornata molto piena ma almeno potevo tentare di distrarmi da tutto, posai lo sguardo su Cynthia e la salutai con un cenno del capo, entrando nel mio ufficio e iniziando a confrontare qualche nuova campagna per l'abbigliamento e per le scarpe, per fortuna però, la giornata passò in fretta e quando arrivarono le sette e mezza, me ne tornai a casa.
 
Telefonai con Micheal per tutto il tragitto in auto, avevo voglia di uscire quella sera e nemmeno il suo bel maritino Ben mi avrebbe fermato, per di più al Babylon c'era lo schiuma party, lo aspettavo tutto l'anno, fusti palestrati che si rotolavano nella schiuma, con o senza mutande, il mio pane insomma, era quella sera che il mio tasso di ''rimorchiabilità'' aumentava, passavo dai tre-quattro, ai sei-sette, sorrisi pregustandomi la serata e scesi dalla macchina, chiudendo la portiera della mia Jeep ed entrando in casa, non usavo l'ascensore in genere, se non quando ero in compagnia, perchè la via così era più facile.
Sarei entrato, mi sarei cambiato velocemente e sarei passato a prendere Micheal, anche contro la volontà del suo professorino, ma quando entrai, uno strano profumo mi pervase, era un profumo familiare ma non ricordavo cosa fosse, chiusi la porta alle mie spalle e mi avvicinai ai fornelli, notando che erano accesi e c'era una pentola coperta su di essi, strano, non ricordavo di aver cucinato quella mattina, non ebbi il tempo di dire nulla che sentì la porta del bagno aprirsi e lì realizzai.
 
-J-Jambalaia-
 
Chiesi confuso, era più un'affermazione che una domanda ma non importava in quel momento, chi era così cattivo da farmi uno scherzo simile? mi voltai verso il bagno, dopo aver sentito la porta aprirsi e lì mi paralizzai, Justin era davanti a me, con l'asciugamano in vita e si stava asciugando i capelli, fregandoli velocemente con un telo, lo guardai inarcando un sopracciglio per lo stupore e mi avvicinai velocemente a lui, senza pensarci due volte lo baciai, chiudendo gli occhi e lasciandomi andare a quel bacio appassionato, ma quando mi staccai lo guardai confuso.
 
-Tu che diavolo ci fai qui? Non dovresti essere a New York per diventare un artista? per vendere i tuoi quadri migliori a milioni di dollari..? Oppure..sei solo frutto della mia immaginazione e io sono a terra, svenuto in un qualche bar? O...sono morto? peccato, ho sempre pensato che sarei morto in una qualche orgia, soffocato dal bestione di turno, ma..ok, non farò storie e verrò con te se devo-
 
Lo vidi ridere e mi baciò di nuovo, ricambiai quel bacio, quel semplice piccolo gesto mi migliorò di colpo la giornata e la vita, ero cambiato parecchio in quei cinque anni ma non me ne pentivo, potevo ancora migliorare ma ehi, avevo ancora un po' di dignità, non potevo mica diventare un gay eterizzato e pure romantico, no grazie, non tutto insieme, rimasi per un po' a fissarlo, lui rimaneva in silenzio ma dopo un po' parlò
 
-Dove vuoi mangiare? Qui sul tavolo o per terra..come un picnic?-
 
Quelle furono le sue prime parole e anche le ultime per un bel po', lo guardai ancora confuso e mentre metteva il cibo nel piatto gli bloccai il polso, cercando il suo sguardo, Debbie aveva ragione, non ero mai riuscito ad essere egoista, fingevo di esserlo, per farmi un carattere, per rimorchiare, ma in realtà non ero poi così egoista e duro, anzi, dovevo allontanarlo da me, non volevo che lui restasse bloccato a Pittsburgh come era capitato a me, aveva talento e tenacia, non poteva sprecarlo, doveva crescere, e se farlo crescere significava tenerlo lontano da Pittsburgh e da me, ero disposto a sacrificare la mia felicità per quello.
 
-Justin non puoi restare, ora chiamo Cynthia e ti faccio prenotare un volo per stasera stessa, va e diventa un artista famoso...-
 
Dissi semplicemente, afferrai il telefono e gli diedi le spalle, componendo velocemente il numero della mia segretaria.
 
-Cynthia? scusa se ti disturbo ma è urgente, prenotami un volo per stasera per New Yor..-
 
Non riuscì a finire la frase, tutto fù molto veloce, lui si avvicinò, afferrò il telefono e parlò, -''No grazie non ci serve, notte''- , lo guardai incredulo e confuso, scuotendo la testa, non mi sarei arreso, lui meritava il meglio, non una topaia simile.
 
-Bene, non vuoi andarci in aereo? ti ci porto io in macchina, mangia, poi prendi la valigia e ti riporto là-
 
Dissi convincente cercando di sembrare freddo, ma il suo sguardo e le sue labbra, ogni singola parte di lui e ogni suo particolare, mi erano mancati così tanto, anche se probabilmente non lo avrei mai ammesso, mi passai una mano fra i capelli sospirando, esasperato dalla situazione.
 
-Ti da così fastidio che io rimanga qui? Bene, andrò a vivere da Daphne, lei apprezzerà quello che faccio!-
 
Dopo quelle parole non ci vidi più e sbottai, sfogandomi di tutto ciò che pensavo.
 
-Credi che sia facile per me? Credi che sia stato contento di vederti andare, sapendo che non saresti tornato e saresti maturato senza di me? Se ci fosse solo una piccola, maledetta, fottutissima possibilità aiutarti..credi che non lo farei? E' quello che sto facendo, tu non lo vedi ma io ti sto aiutando, non ti servo io per diventare famoso, sei un artista Justin! Tu che puoi vattene, vendi i tuoi quadri, diventa un artista di fama mondiale, gira il mondo! Non restare qui in questa fottutissima città di froci, lecca-cespugli e finocchi dal sesso confuso..divertiti!-
 
Sperai di non essere stato troppo rude o duro con lui, ma mi ero sfogato almeno, lo guardai ancora con il fiatone per il discorso ma lui fece un sorriso, alzò le spalle e ribadì, -''Io non me ne vado, quindi mettiti l'anima in pace, ora mangiamo? Perchè se non vuoi mangiare la mettiamo via e la mangiamo domani, mia madre ha sempre detto che la Jambalaia è ottima anche il giorno dopo..anzi migliora''- , mi caddero le braccia e mi arresi, sedendomi a terra e sbottonandomi appena la camicia, gli presi una ciotola dalla mano e iniziai a mangiare.
 
-Dammi qua!-
 
Poi sorrisi di nascosto, avevo paura a chiedergli, sei tornato per restare? ma sapevo bene la risposta ormai, me l'aveva detta chiara e tonda.
   
 
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