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Autore: Rik Bisini    28/03/2007    0 recensioni
Sull'incontrastata signora della notte incombe la minaccia della battaglia contro un mortale nemico. Ma, prima che ciò avvenga, sarà la voce della Pace a cogliere di sorpresa Shadow Lady.
Sesto capitolo delle vicende da me presentate sulla celebre eroina creata da Katsura.
Come sempre, un nuovo oggetto demoniaco da trovare e rubare. Poi un nuovo personaggio, il ritorno di un comprimario dalla prima fanfiction della serie, scontri tra demoni con questioni d'onore risolte con la magia ed Aimi in una situazione decisamente HOT.
Storia già pubblicata in "MangaNet.it - Fanfiction" a partire dal 27 febbraio u.s.
Genere: Commedia, Sovrannaturale, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il ritorno di Shadow Lady'
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Shadow Lady e la voce della Pace
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Ascoltando una voce

Era mattina. Non aveva nevicato, quella notte, ma nel cielo un fronte di candide nubi ancora ammoniva dell'imminenza di una copiosa nevicata. Aicchan indossò un paio di orecchini di madrepora. Lo specchio rifletteva i tratti del suo volto, marcati con discrezione da un leggero trucco. Si studiò con attenzione le labbra, per eliminare la minima traccia di rossetto fuori posto. Indossava un vestito color crema, che terminava con una lunga gonna. Era un abito di lana, imbottito per essere confortevole in giorni freddi, ma aveva una generosa scollatura.
Bussarono alla porta. Aicchan si alzò con grazia, prima di dire « Avanti ».
La governante aprì appena uno spiraglio di porta.
« Signorina, » annunciò, « c'è un agente che vuole vederla per una... questione confidenziale, dice lui ».
Questa reticenza aveva evidentemente indispettito la donna. La ragazza annuì e raggiunse subito la porta.
« Lo incontrerò. » decise Aicchan, « Sarà la richiesta di un contributo per un'associazione di poliziotti in pensione ».
La governante si fece da parte e la ragazza si diresse verso una scalinata di marmo. A metà dei gradini vide l'uomo. Un giovane dai capelli bruni pettinati con un ciuffo. Lo fissò senza battere le ciglia mentre scendeva con eleganza le scale.
« Io la conosco. » esordì.
« Agente Bright Honda. » si presentò il giovane, « Commissariato di Gray City. Ci siamo incontrati qualche mese fa. Lei depose una testimonianza a difesa di un'indiziata, ricorda? »
Il viso di Aicchan si illuminò.
« Sì, » esclamò, « cercavo di scagionare Shadow Lady. Non è servito a molto, però. Tu solo mi credevi ».
Bright annuì.
« E come mai sei venuto qui, oggi? » domandò Aicchan.
« Sempre per Shadow Lady, signorina Ibuki. » rispose Bright. Da una delle innumerevoli tasche del soprabito trasse un foglio di giornale, lo spiegò e lo mostrò alla ragazza. « Questo è un suo annuncio, giusto? »
Lo sguardò della ragazza si riempì d'astio.
« Che diritto ha di chiedermelo? » chiese.
Bright fece una smorfia. « Nessuno. D'altronde, sono qui per dire qualcosa che può interessare solo l'autrice dell'annuncio ».
« Davvero? » replicò, « E sarebbe? »
« Come l'autore di questo messaggio intuisce » spiegò Bright, « Shadow Lady ha effettivamente un legame con eventi che sfuggono alla percezione umana. Sfortunatamente è legata anche ad... individui pericolosi e privi di qualsiasi scrupolo ».
« Non ci credo. » tuonò Aicchan.
« Non mi frantendere. » puntualizzò Bright, « Non sto dicendo che siano suoi amici. No. Nemici piuttosto, o alleati scomodi. Shadow Lady potrebbe non riuscire sempre a proteggere gli innocenti, cerca di non essere un'altra preoccupazione per lei ».
« Capisco. » disse la ragazza con freddezza.
« D'altra parte hai anche visto giusto. » proseguì Bright, « Ci sono alcuni fenomeni apparentemente inspiegabili, causati da oggetti con un potere fuori dall'ordinario. Shadow Lady cerca proprio questi ».
Aicchan guardò l'agente in tralice.
« Un medaglione da una forma curiosa, » enumerò Bright « una maschera di antica fattura, pietre curiosamente incastonate, un piedistallo con misteriosi simboli e perfino un comune microfono da palcoscenico. C'è qualche oggetto che possiedi da quando ha cominciato a verificarsi il fenomeno? »
« L'anello con il brillante. » ricordò Aicchan, « Quello del mio fidanzamento ».
« Da chi lo hai avuto e quando? » si interessò Bright.
« Da Ken! » rispose con meraviglia Aicchan. Arrossì. « Il mio fidanzato. » spiegò « Ha preso dei giorni di permesso dal lavoro ed abbiamo fatto un viaggio alle terme. Mi ha chiesto di sposarlo e io ho accettato. Da allora sono terribilmente tesa quando gli parlo. Al principo pensavo che fose normale, vista l'agitazione per il matrimonio. Ma ora sono passati due mesi ed io non riesco a dirgli qualcosa che lui deve sapere ».
Sospirò.
« Sono sicura che lui capirebbe, sì. » continuò Aicchan. « Ma non apro bocca, penso solo a godere della pace che provo qando sono con lui. Lo vedo molto poco, perché sta lavorando a pieno ritmo. Vorrebbe avere una promozione. Gli ho detto mille volte che non mi importa del lusso in cui ho sempre vissuto e che voglio stare con lui e basta. Ma davvero può essere l'anello a rendermi così, felice e confusa? »
Bright scosse la testa.
« Questi oggetti » spiegò l'agente, « hanno in comune il fatto che il possessore non ricorda o non vuole dire da chi li ha presi ».
Aicchan strinse la labbra riflettendo.
« Non mi viene in mente nulla, davvero. » commentò.
Bright mise un braccio dietro la testa. « Probabilmente dovrò fare qualche domanda a Ken. Ti assicuro la mia assoluta discrezione per quello che mi hai detto ».
« Non c'è modo di convincerti a lasciar perdere, vero? » domandò con astio la ragazza.
« Devi sapere una cosa, Aimi. » rispose Bright, « Il mio primo pensiero è rivolto alla ragazza che veste gli abiti di Shadow Lady ».

Sul tetto del palazzo l'osurità era completa. Nove piani più in basso la strada ed i suoi lampioni erano scintille sempiterne. Il cielo era carico di nubi. Poi qualcosa cominciò a cadere. Piccoli e leggeri fiocchi di neve che si muovevano fluttuando dolcemente e scendendo ad imbiancare la città.
Fiocchi di neve candidi che, sul tetto del palazzo erano invisibili ed imprevedibili gocce di gelo. Kuriaf non se ne curava. Era rimasta a lungo seduta in silenzio e in quell'istante aveva deciso di alzarsi. La voce la colse di sorpresa.
« Si può sapere che cosa fai qui? » chiese.
La demone si irrigidì e sembaò avvedersi in quel momento del rigore della notte.
« Oh, posso vederti benissimo nelle ombre. » continuò la voce, « L'oscurità è il mio ambiente naturale, lo sai ».
Kuriaf si voltò in direzione della voce e si inginocchiò.
« Principe Demo. » salutò.
Se ci fosse stata luce, avrebbe illuminato una piccola creatura con lunghe corna ed ali da pipistrello.
« Aimi, intendo Shadow Lady, non è qui. » iniziò Demo, « Ma se tu vuoi parlarle sono certo che ti ascolterà appena di ritorno. Hai un messaggio per lei? »
« No Principe. » rispose Kuriaf, « Sono qui per caso ».
« Sei qui per caso. » ripeté Demo. « E per caso sei rimasta ferma quaranta minuti proprio sul tetto del palazzo dove abita il Messaggero del Fuoco. Cosa che peraltro non ignori ».
« Nessun messaggio, Principe. » confermò Kuriaf.
Demo sospirò « D'accordo, prendi questo ».
Le porse un portaombretto. Sembrava che fosse stato schiacciato, tanto era malridotto, ed addirittura una parte dell'oggetto mancava.
« Che cos'è? » chiese la demone.
« Tempo fa » spiegò Demo, « l'ombretto di Shadow Lady andò quasi distrutto. L'ho ricreato per poterle dare tutti i poteri che aveva originariamente. Con questo ombretto si può acquisire solo l'aspetto base di Shadow Lady, senza le trasformazioni accessorie ».
Kuriaf guardò nell'oscurità cercando spiegazioni nell'espressione di Demo.
« Non sarebbe la prima volta che ti trasformi in Shadow Lady. » osservò il piccolo demone con semplicità.
« Hai un problema. » continuò, « E non vuoi chiedere aiuto. Sia come vuoi. Se usi quell'ombretto io lo saprò all'istante e Shadow Lady potrà intervenire al più presto ».
Kuriaf lo prese in mano quasi con riluttanza, poi se lo strinse al petto.
« E, comunque sia, » concluse Demo, « buona fortuna ».

Quando Aicchan aprì la porta della camera soffocò un gridò. In piedi, accanto ad una sedia, Shadow Lady si stava specchiando, studiando con attenzione il suo trucco perfetto.
« Hai una casa decisamente sfarzosa, Aimi. » esordì la ladra.
« Chiamami Aicchan, » la invitò la nuova arrivata, « direi che non sei il tipo che ha difficoltà ad entrare in confidenza con le persone ».
Shadow Lady si girò e si mise a sedere accavallando le gambe sulla sedia. Il suo corto abito ne lasciò intravedere la biancheria.
« Proprio no. » convenne, « Hai ragione ».
« Non pensavo che venissi. » confessò Aicchan, « Questa mattina è venuto un tale della polizia ed ha raccontato una storia di gente poco raccomandabile dalla quale mi avresti voluto proteggere. Sembrava sapere molto bene quello che diceva ».
« Bright! » esclamò Shadow Lady, con sorpresa e sconforto, « Sempre così brillante e abile a giungere a conclusioni, a volte però a conclusioni sbagliate ».
« Quindi, » intuì Aicchan, « non c'è nessuno da temere, nemici o come ha detto lui "alleati inaffidabili" ».
« Non ho ragione di credere » la rassicurò la ladra, « che la mia presenza qui sia un pericolo per te. Di altro non posso e non devo parlarti. Bright si preoccupa inutilmente ».
Aicchan fissò perplessa Shadow Lady.
« Si preoccupa. » rifletté, « Ma certo! Lui non ti cerca per catturarti, ti cerca perché è preoccupato per te. È questo che vuoi dire? »
« Si preoccupa per te. » la corresse Shadow Lady, « Infatti ti ha avvertito di un pericolo ».
« No, ti sbagli. » insisté Aicchan, « C'è anche una frase che ha detto. Il mio pensiero è per la ragazza che si veste da Shadow Lady. Non la ladra. La ragazza. È innamorato. E tu? Non mi dire che non lo sai! »
Shadow Lady sospirò.
« Ti sembro il tipo da interessarmi ai sentimenti di un uomo? Tutti si innamorano di me. Io sono Shadow Lady. Gli uomini, tutti gli uomini, cedono al mio fascino ».
Aicchan scosse la testa.
« Lui è diverso » sentenziò, « Lui sa molte cose di te. Lui ti crede diversa da quello che sembri. Lui sapeva che eri innocente e ha creduto che hai soccorso me quella notte. E tu stessa hai detto che non è uno stupido, vuoi dirmi ora che sei riuscito ad ingannarlo? »
Shadow Lady fece un piccolo sorriso.
« In fondo, » osservò, « perché nasconderlo? Bright Honda è innamorato di me. Non della ladra che tutti conoscono, ma della donna che veste i panni della ladra. O, perlomeno, così mi ha detto. Ed io lo ricambio. Ma il mio destino mi costringe a rimanere da sola, per ora ».
Aicchan aveva gli occhi lucidi.
« Che storia! Da lacrime! » esclamò.
Cercò un fazzoletto. Shadow Lady si alzò dalla sedia, si avvicinò alla ragazza e con un gesto fulmineo lo prese da una delle sue tasche e glielo porse.
Aicchan si tamponò il principio di una lacrima.
« Un amore davvero contrastato. » continuò Aicchan, « A volte io penso di avere dei problemi ed invece... per questo ti ho chiesto di venire qui. C'è una cosa che ho paura mi possa divedere dal mio fidanzato ».
Shadow Lady rise.
« Questa poi! Mi volevi chiedere consigli per una faccenda di cuore? Hai scritto che ti veniva rubato qualcosa, ma non mi dirai che parlavi dei tuoi sentimenti! »
Aicchan arrossì.
« È così. » confermò timidamente, « E allo stesso tempo non lo è. Quello che succede è che non mi decido a dirgli semplicemente che voglio iscrivermi all'università. Sto studiando legge e voglio arrivare alla laurea. Vedere se ho la stoffa di un avvocato. Quando lui mi viene a trovare sono determinata a dirlo, poi non sento più nessun desiderio e la sua presenza mi da pace ».
« Non è così straodinario. » commentò ilare Shadow Lady.
« So che non è facile credermi. » protestò Aicchan, « Ma pensa. potrebbe succederti di dimenticare di essere Shadow Lady quando incontri Honda? Non parlo di sentire il cuore che batte o il desiderio di lui. Dico di perdere la consapevolezza che ci sia altro al di là delle sue braccia. Un pace insolita. In qualche modo artificiosa perché i problemi, le divergenze, gli ostacoli all'armonia non vengono dissolti, ma solo messi da parte, per tornare prepotentemente un'ora dopo o poco più ».
Shadow Lady divenne pensierosa.
« E non ho nessun oggetto insolito. » aggiunse Aicchan. « Forse dovrei capire se c'è qualcosa che ha uno strano potere qui attorno ».
La ladra fece una smorfia.
« Bright ha parlato decisamente troppo. » commentò, « Evita di andare in cerca di qualcosa che può solo farti del male ».
« Allora, » suggerì la ragazza con un sorriso furbo, « mi prometti che lo farai tu ».
Shadow Lady lasciò che il suo viso splendesse di un sorriso particolarmente dolce. « È questo, quello che faccio di solito, sai? »

La neve cadde copiosa nei tre giorni successivi, sovente dolcemente, talora con violenza. Le strade si imbiancavano, nonostante il traffico, e sciogliere la neve era una priorità per consentire nella città di Gray City gli spostamenti tra casa e lavoro.
A dispetto di ciò, non c'era una scrivania vuota nell'ampia sala che si trovava al di là dello spesso vetro. Un uomo di mezza età, atletico ed abbronzato, si rivolgeva con un ampio sorriso a Bright.
« Vede, agente, » spiegava, « i nostri dipendenti amano il loro lavoro. In fondo, si tratta semplicemente di rispondere ad un telefono. E chi non lo fa ogni giorno? »
« Magari per meno di sei ore. » osservò l'agente.
L'uomo alzò le spalle.
« Sono direttore da tre anni, » continuò, « e ho ricevuto lamentele solo dai solti incontentabili. Quelli che non si rendono conto che è una fortuna averlo un lavoro. No. C'è chi desidera un lavoro dove non si lavora, mi scusi il bisticcio di parole. Uno stipendio in regalo ».
« Credo tuttavia, » insisté Bright, « che lo stipendio non sia elevato. Le chiedono aumenti? »
« Le ripeto, » replicò l'uomo, « solo pochi facinorosi. Anzi presto tutti i dipendenti cambieranno il contratto per venire incontro alle esigenze dell'azienda. Chi non farebbe dei sacrifici per la società in cui trova tanta realizzazione? »
Bright lasciò che lo sguardo vagasse per tutta la stanza, da scrivania a scrivania. Ai telefoni c'erano prevalentemente donne. Quasi tutte avevano lo sguardo fisso al monitor su cui consultavano dati.
Incrociò per un istante lo sguardo di una ragazza grassoccia, che però si voltò subito. Notò accanto a lei una dipendente seduta scompostamente che agitava la penna che teneva tra le dita.
« Vorrei parlare con quella ragazza. » annunciò.
Il Direttore strinse le labbra.
« Naru Arukawa. » disse, « Ha scelto la prima tra tutti i piantagrane ».
Bright fissò l'uomo con sguardo fermo e paziente.
« Questo vetro e la sua parete » riprese il Direttore picchiettando su di esso con il dito, « non lasciano passare i suoni. Per chiamarla e farla uscire è opportuno attendere l'ora di pranzo. Non è necessario che sia subito, voglio sperare ».
L'uomo aveva usato un tono formale e vagamente arrogante, come se sperasse che Bright avesse timore di affrontare il suo disappunto. Il giovane, per nulla intimorito, riconobbe però che tanta fretta non era necessaria.
« Aspetterò. » dichiarò sereno.
Naru si presentò di fronte a Bright mezz'ora dopo, mordicchiando una mela.
« Mi dispiace » si scusò la donna, « ma devo assolutamente mangiare ora. Questi aguzzini non ci lasciano che pochi minuti per il pranzo. Chi sarà arrestato? Non so di cosa, ma sono certa che sia colpevole ».
Bright si concesse un sorriso.
« Credo che il Direttore » osservò, « non abbia torto a definirla una piantagrane ».
« Scusa, » precisò Naru masticando, « non c'è nessun motivo di darmi del lei, non sono famosa etanto meno faccio un lavoro importante. Aboliamo le formalità. Nemmeno io ti do del lei. Dicevamo? Ecco. Siamo trattati senza il minimo rispetto per i nostri problemi, perché non dovrei piantare grane? »
« Sei la sola, a quanto mi dicono. » precisò Bright.
« Questo sinceramente non me lo spiego. » convenne Naru inghiottendo un boccone, « Ogni giorno, durante la pausa di mezzogiorno, scambio due parole con una collega diversa. Tutte come incantare a pensare al bellissimo bimbo che aspetta a casa, o al tenero marito anche egli al lavoro o al focoso amante che vedranno la sera. I problemi ci sono ma è come se solo io riuscissi a ricordarli, come se i fatti positivi fossero ingigantiti tanto da far dimenticare i problemi ».
Bright annuì. « Un'idea interessante. Come pensi che questo possa avvenire? »
Naru fece cenno all'agente di avvicinarsi. Indicò una finestra, attraverso cui si vedeva una grande chiesa dominare su una teoria di fabbricati più piccoli. Bright si accostò alla donna, che gettò in un cestino quello che rimaneva della mela.
« Le finestre sono sempre chiuse. » suggerì, « Credi che ci possa essere una droga nell'aria condizionata? »
Bright trattenne una risata.
« Improbabile. E poi tu ne saresti immmune? »
« Ci avevo pensato. » ammise Naru con una smorfia, « Eppure ci deve essere qualcosa che influenza la mente qui dentro... se avessimo la mensa penserei al cibo, ma non può essere dato che ci portiamo il pranzo da casa ».
« Scommetteresti su un talismano diabolico? » domandò Bright.
Naru guardò fuori dalla finestra e fece una seconda smorfia.
« Con quella cattedrale a duecento metri? » rispose, « È più credibile l'idea della droga ».

La poca luce del sole che riusciva a filtrare attraverso le nubi si era avvievolita piano piano. Kimie giunse a casa e corse in camera. Aimi ne uscì poco dopo, muovendo ampi passi verso il salone. Si lasciò cadere su di una poltrona, mentre Demota si avvicinava con l'aria di volerle dire qualcosa.
« Ho visto Bright. » esordì la ragazza. « Era al lavoro ed ha parlato con la mia collega Naru. Penso che non mi abbia ricosciuto, nelle vesti di Kimie ».
« Buon per lui. » commentò una voce dalla ombra, « Se è ancora alla caccia di Shadow Lady, forse la polizia dovrà intervenire. » Era la voce di una bassa creatura dalla figura umana, con grandi occhi e lunghe orecchie e punta. In volto aveva un'espressione maligna.
« Bean! » esclamò Aimi, « Tu qui? Che cosa vuoi? »
« Servirti. » rispose ironica la creatura, « Non sei forse il Messaggero del Sovrano del Fuoco a cui la polizia demoniaca deve dare supporto con le opportune informazioni? »
La sfera di luce di Vaar si accese nel ombra sopra la spalla di Bean, scintilando di agitazione.
« Aimi punirà il suo servo per aver diposto un un udienza in un momento poco indicato, sperando che ella ascolti comunque l'informazione che questo poliziotto reca ».
« Bean, » puntualizzò Aimi nascondendo a fatica apprensione, « come stavo dicendo ero in incognito. Tanto Bright, quanto altri umani che conoscono Aimi Komori, non hanno alcun modo di collegarla a Kimie Rimoko. Bright cerca ancora me, nelle vesti di Shadow Lady, ma il mio ruolo è proprio quello di distogliere gli uomini dalle prove dell'esistenza dei demoni. Preferiresti che facesse ricerche su di voi? »
« Visto che lo chiedi, » replicò Bean, « Preferirei semplicemente che la sua memoria venisse cancellata. Un'utile precauzione in più ».
Aimi rabbrividì. Si sentì pericolosamente vicina alle lacrime.
« Parlando di precauzioni, Bean. » intervenne Demota, « Se talismani demoniaci non apparissero senza apparente spiegazione, potrei prendere sul serio le tue preoccupazioni. Non pensi che siano molto più preoccupanti questi che le congetture ed i ricordi un umano? »
Bean fece un sorriso sghembo.
« Naturalmente. » convenne, « Ma non crediate che io non sappia che Shadow Lady è coinvolta con quell'umano. Io ero lì, mentre Shadow Lady combatteva il Diavolo della Distruzione, lui l'ha salvata ».
« Tra i compiti del demone Bean, » sottolineò Vaar, « non sono certo esserci lanciare insinuazioni sull'atteggiamento del Messaggero. Credo sia invece il momento che egli riferisca le informazioni in suo possesso ».
Bean annuì, con un'occhiata di disprezzo nei confronti di Vaar.
« Abbiamo rilevato un talismano che è dotato della magia dei demoni poco lontano da dove il tuo servo ci ha segnalato. È la più grande delle campane di una cattedrale. Il suo suono ha effetto sulla mente degli uomini, portando in superficie i desideri, i sogni ed i ricordi che li allietano di più ».
« Una pace insolita, in qualche modo artificiosa. » ricordò Aimi.
« Data dalla voce della campana. » completò Demota.
Aimi guardò candidamente Demota.
« Impedirò a chiunque di suonare quella campana. Sono Shadow Lady e quello che voglio, lo rubo ».

   
 
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