17.
42 - Aveva
setacciato tutti i nomi sui campanelli
all'ingresso del palazzo, ma nessuno portava il nome Yang. Solo una
targhetta
era ambigua e non portava nessun cognome, solo la sigla "B2ST/BEAST"
e tra parentesi "Cube Entertainment".
Non poteva aver
sbagliato,
l'indirizzo era quello, Olivia era sicura. All'improvviso si
ricordò di aver
visto la scritta "B2ST" nel quaderno nero, lo tirò fuori per
controllare e dopo aver sfogliato un paio di pagine trovò la
fantomatica
scritta in caratteri occidentali che ricordavano un murales.
Decise di
suonare per togliersi il
dubbio, e poi doveva
ridare il quaderno a Yoseob,
magari gli inquilini di quello strano appartamento potevano dirle dove
si
trovava.
Premette il
bottone una volta, ma nessuno rispose. Provò una seconda
volta.
“Chi
è?”
Prese un colpo sentendo all’improvviso una voce giovane e
squillante; che fosse
stato Yoseob a rispondere?
“Sto
cercando Yang Yoseob”
La voce
dall’altro capo esitò un attimo e poi disse di
salire al quinto piano.
In un
minuto Olivia fu al quinto piano di quel palazzo malandato, e una
frazione di
secondo dopo un ragazzo che poteva avere la sua età, sui
18/19 anni, apparve
sulla porta.
Indossava
dei pantaloni da ginnastica e una canottiera bianca che lasciava
intravedere i
pettorali appena accennati e metteva in mostra due braccia possenti.
Ma dove sono
capitata, in un’agenzia di modelli? Fu
l’unico pensiero che
riuscì a formulare la mente non troppo lucida di Olivia, che
cominciava a
pentirsi di essere là in uniforme scolastica!
Senza
degnarla di uno sguardo il bel ragazzo si girò verso
l’interno
dell’appartamento e gridò “Seobie,
è per te!”
Seobie? Olivia non
potè fare a meno di ridere sotto i baffi. Che
razza di nome è?
Il ragazzo
finalmente si degnò di accoglierla in casa con un prego, entra pure.
Era appena
entrata quando vide il ragazzo della notte prima arrivare brontolando.
“DooJoon,
si può sapere che cazzo sta succedendo, perché mi
hai chiam..”
Vedendo
Olivia si interruppe di scatto, quasi spaventato, e dopo aver
focalizzato la
sua faccia continuò
“Ciao,
tu sei quella che ci ha aiutato ieri notte in metropolitana,
giusto?”
“Esatto” Rispose lei con
un filo di
voce.
Il cuore le
batteva a mille, le girava la testa; sarebbe stata a guardare quel
ragazzo che
stava a meno di un metro da lei per ore, sperano che
l’avrebbe abbracciata
forte e le avesse detto “Sorellona
sono
qui, non piangere.”, ma dall’altra parte
voleva correre via, dimenticarsi
di quell’ incontro in metropolitana, rimuovere Yoseob dalla
sua mente.
Lo odiava,
odiava il fatto che le ricordasse Francesco in ogni istante,
sbattendole in
faccia che non c’era più, che era morto, che era
solo un ricordo; solo il fatto
che somigliasse così tanto alla persona più
importante della sua vita, la
tratteneva là, la attirava inevitabilmente verso quello
sconosciuto.
“Sono
venuta a riportarti questo, l’avevi perso mentre te ne
andavi”
Olivia gli
porse il quaderno nero e lui quasi glielo strappò dalle
mani.
“Ecco
dov’era finito! L’ho cercato tutto il giorno,
grazie infinite!”
“Grazie
davvero” ripetè, “è il mio tesoro” disse
Yoseob quasi ridendo.
Quella
risata.
“Beh,
che ci fai ancora là, puoi anche entrare!”
urlò l’altro ragazzo dalla
stanza affianco.
“Saremo
anche sei ragazzi in 50 metri quadri, ma ti assicuro che non ti
succederà niente, siamo innoqui!”
La ragazza
cominciava a non capirci più nulla. Sei ragazzi tutti in
quell’appartamento? E
poi cosa voleva dire B2ST, cos’era successo la sera prima a
Yoseob e a quel
Jun?
La voce
calda e gentile di Yoseob interruppe i suoi pensieri.
“Stavo
per preparare un thè caldo, se ti va..”
Olivia
annuì e lo seguì in cucina, dove oltre a DooJoon
c’era un altro ragazzo,
probabilmente più piccolo, o forse solo più
basso.
“Aspetta,
noi non ci siamo ancora presentati!”
sbottò Yoseob.
“Io
sono Yang Yoseob” disse
porgendole la mano.
L’avevo
capito, diceva la sua
testa, mentre lei si presentava come Kwon Olivia.
“E io
sono Kikwang!”
esclamò l’altro ragazzo che intanto stava
preparando il thè.
“Piacere
di
conoscerti” sussurrò Olivia con un leggero
imbarazzo.
Era decisa a capire le dinamiche di quello strano posto in cui si era
cacciata,
e quel thè con annessa chiacchierata era
l’occasione ideale per “estorcere” a quei
tre quello che era curiosa di sapere.
Dopo che i
ragazzi la fecero accomodare ed ebbe bevuto il primo sorso di
thè verde ancora
bollente, si fece coraggio e chiese a Yoseob:
“Allora, come sta il ragazzo che era
con
te ieri?”
I tre, che
intanto stavano bevendo il loro thè in silenzio, lanciandosi
occhiatine e
occhiatacce (probabilmente dovute al fatto che non vedevano una ragazza
nel
loro dormitorio da chissà quando) si lanciarono un rapido
sguardo d’intesa e
Yoseob, in quanto era l’interessato rispose.
“Beh,
JunHyung ha scoperto di dover lasciare la band” Il ragazzo si
fermò per
schiarirsi la voce, che era lievemente spezzata da
lacrime incombenti, si soffiò il naso e continuò “come me del resto..”
Sembrava
proprio che fosse sul punto di piangere, infatti si
interruppe di nuovo, e DooJoon continuò al posto suo.
Quei sei
ragazzi erano lì per una ragione precisa: dopo anni
di training, innumerevoli provini, lacrime e sudore, la Cube
Entertainment li
avrebbe fatti finalmente debuttare come boy band, realizzando i loro
sogni; ma
non quelli di JunHyung e Yoseob, che dopo essere stati illusi di dover
debuttare, erano stati cacciati dalla band.
JunHyung non
aveva retto al colpo ed era andato a consolarsi
con l’alchol, senza dire a nessuno dove si trovava e se
sarebbe tornato. Quando
gli altri lo ebbero scoperto, Yoseob, benché avesse ricevuto
anche lui la
stessa notizia, si precipitò a cercarlo per tutti i bar di
Seul: aveva una
paura del diavolo, Jun era tremendamente emotivo, anche se sembrava
scorbutico
scostante, e non sapeva fino a che punto sarebbe potuto arrivare da
ubriaco.
L’aveva trovato un vicolo alle 3 di mattina con la faccia
gonfia di botte.
Evidentemente in preda alla rabbia aveva attaccato briga con la gang
sbagliata,
che l’aveva conciato per le feste.
“Il
resto della storia lo
conosci” Disse
Yoseob alla fine del racconto di DooJoon.
Non aveva detto
una parola per tutto il tempo da dopo che si
era interrotto per la seconda volta; aveva solo abbassato lo sguardo
per non
dare a vedere che il suo cuore stava per scoppiare e stava per inondare
tutto
il palazzo di lacrime.
“Ho
fatto quello che mi hai
consigliato, adesso Jun sta meglio”, disse il
ragazzo con gli occhi
lucidi ma sempre con quel sorriso sulle labbra.
18.31
– “Grazie di tutto
ragazzi, adesso andrò
a casa” disse Olivia.
“Ti
accompagno alla porta” rispose
Yoseob alzandosi.
Non
c’era molta strada da fare, dalla cucina alla porta, ma
questi pochi secondi le sembrarono interminabili.
“Allora..
Grazie ancora per il
quad..”
“HYUUUNG!”
urlò
Kikwang dalla cucina “E’
finito il riso,
potresti andare a comprarne nel negozio qua sotto?”
“Ho
capito..” sospirò
il ragazzo infilandosi un paio di scarpe.
“Vorrà
dire che faremo un paio di
strada insieme.”
Cazzo, non
potevate accorgervene
prima del riso?! Olivia non ce
la faceva più, voleva
solo correre e casa chiudersi in bagno, voleva vedere il sangue
scorrere nel
lavandino per poi convogliare nello scarico con le sue lacrime.
Voleva quel
bruciore dei tagli sulla pelle, voleva solo
sapere di essere viva, anche se avrebbe preferito essere morta.
Uscirono dal
palazzo, la ragazza tremava come una foglia.
I due
attraversarono la strada trafficata, e per un pelo un
motorino non li investì entrambi. Olivia fece un balzo e per
un riflesso
incondizionato si aggrappò alla spalla di Yoseob, che
intanto si girò verso di
lei per chiederle se era ancora viva.
Bastò
il contatto con i suoi occhi color carbone a mandarla
in corto circuito: infatti, proprio come in un black out,
d’un tratto Olivia
non vide più niente, non si accorse neanche di Yoseob che
l’avava afferrata
prima che sbattesse la testa contro l’asfalto; tutto inorno a
lei era diventato
buio.
Francesco era
morto in motorino.