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Autore: La Kurapikina    11/09/2012    1 recensioni
Ciao a tutti!!! E' la prima cosa che scrivo una ff su loro e spero vi piaccia. E' una "riscrizione" con molti cambiamenti della casa della notte dal punto di vista di Damien, in cui la storia prende una piega diversa da quella descritta nei libri, soprattutto per quanto riguarda Jack
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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“E’ un ottima idea.”

Ci voltammo tutti verso Jack, aspettando che cominciasse il racconto, ma lui sembrava completamente disinteressato a ciò che gli stava succedendo intorno: si fissava le unghie, impassibile, ignorandoci completamente.

“Jack…” lo chiamò il commissario con voce piena di comprensione: “Fidati capisco la tua paura, ma…”

“Non ho paura.” Lo interruppe il biondino, che nel frattempo aveva focalizzato il proprio interesse sulle sue scarpe bianche: “Non ho voglio di parlare con un perfetto estraneo: chi mi dice che lei non mi voglia fregare? Come faccio ad essere sicuro che in realtà non lavori per i miei genitori e il loro ordine sia "Interrogalo e se prova a sputtanarci ammazzalo con tutti i suoi amichetti"?”

Sospirai: il mio cuore batteva a velocità doppia condizionato dalla paura che Jack mascherava dietro la sua solita maschera di freddezza e, come se non bastasse, anche io ero agitato.

Presi un respiro profondo per calmarmi e schiarirmi le idee, quindi: “Jack.” Chiamai, riuscendo subito a farmi guardare da lui.

Anche il commissario mi fissò con un sorrisetto per il mio maggior successo.

“Jack,” ripetei incatenando i miei occhi ai suoi: “Siamo un gruppo di sette novizi e, anche se giovani, rimaniamo sempre più dotati e forti di un umano. Senza contare Zy con il suo Marchio: è evidente che Nyx ci aiuterebbe in caso di bisogno, visto che ci è anche comparsa davanti per spiegarci la tua attuale posizione.”

“In bilico su un filo come un equilibrista.”

“Si, sarai in bilico, ma finché resti in equilibrio va tutto bene, no? Qualunque cosa succeda, Jack, qualunque, qui dentro nessuno si farà male.” Ero davvero sicuro di ciò che stavo dicendo e questo, fortunatamente, fece presa sul mio ragazzo, che, dopo sfregato gli occhi arrossati, annuì leggermente.

“Prima di entrare alla Casa della Notte mi chiamavo Jack Roberts ed ero figlio dei giudici Roberts…” cominciò con evidente fatica, quindi scrollò la testa e continuò con maggior decisione: “Avevo una sorella maggiore, Mary, che è morta due mesi fa. Io e Mary non siamo cresciuti come tutti gli altri ragazzi: i nostri genitori, che hanno fatto due figli solo perché sono dei coglioni, non ci hanno mai apprezzato e per loro eravamo solo degli oggetti da usare e poi buttare via. Fin da quando siamo bambini abbiamo dovuto lavorare e fare di tutto per accontentarli, altrimenti ci punivano picchiandoci e…” si bloccò chiudendo gli occhi e sfregandoli nuovamente.

Io mi agitai sulla sedia, sapendo ciò che Jack non riusciva a dire: avrei tanto voluto aiutarlo, proteggerlo, cancellare tutto il dolore della sua anima fragile, ma non potevo farlo. In quel momento non potevo fare niente per lui.

“Coraggio piccolo,” lo esortò dolcemente il commissario, aggirando la scrivania di Neferet per potersi inginocchiare davanti a Jacky: “Posso solo immaginare quanto ricordare sia difficile per te, soprattutto ora che hai trovato degli amici che ti amano, ma anche per questo ho voluto che loro fossero qui: non sarai mai più solo. Nessuno lo permetterà più.”

Fissai il profilo dell’uomo e avrei davvero voluto abbracciarlo per la sua gentilezza, ma rimasi immobile aspettando che Jack continuasse.

“A loro… si, insomma, picchiarci dopo un po’ non bastò più e… e presero prima Mary e poi me e…” tremava, ma sembrava intenzionato a portare a termine il discorso: “Loro iniziarono ad usarci oltre che come oggetti e schiavi anche come… come…” non riusciva a dirlo, non così, davanti a tutti.

Si voltò a guardarmi con un implicita richiesta di aiuto che gli illuminava tristemente gli occhi lucidi; io sospirai, capendo che avrei dovuto dire almeno quella parte del racconto al posto suo visto che ero l’unico che sapeva. Mi chiesi perché Jack non riusciva a raccontarlo come aveva fatto con me, estraniandosi completamente dalle sue parole, ma capii quasi subito: aveva appena rivisto i suoi genitori e forse loro lo avevano avvelenato. Non riusciva più a guardare dall’esterno la sua vita.

“Loro iniziarono ad usare anche il… corpo dei figli.” Sussurrai abbassando lo sguardo, mentre sentivo quello del commissario fisso su di me.

“Tutti coloro che scoprivano che sono veramente i miei genitori o venivano corrotti da loro o, se avevano il coraggio di denunciarli, si trasferivano improvvisamente, scappavano ritirando tutte le accuse. I miei sono peggio della mafia, signore.” Jack riprese il racconto con voce leggermente tremante: “Io e Mary non potevamo ribellarci perché loro sono famosi, grandi, mentre noi siamo solo due ragazzini un po’ strani. Quattro mesi fa, poi, Mary venne segnata: era contentissima perché ricevere il Marchio significava andarsene finalmente da quell’inferno, ma i miei, non appena lo scoprirono, sclerarono un sacco rinchiudendo Mary in casa e dicendo che non le avrebbero mai permesso di venire alla Casa della Notte perché nessuno avrebbe dovuto sapere che loro figlia era un mostro. Il giorno dopo venne Neferet in persona a prendere Mary poiché, in un modo o nell’altro, aveva scoperto tutta la storia, ma nemmeno lei poté fare nulla per salvare anche me dai miei genitori. Comunque, prelevò Mary praticamente con la forza e mia sorella, prima di andarsene, disse che avrebbe pregato tutti i giorni affinché Nyx salvasse anche me. Due mesi fa ci arrivò la notizia che Mary, traditrice di Nyx, era stata punita dalla dea con la morte per riappacificare il suo spirito. Non ho mai creduto che Mary avesse tradito Nyx perché la adorava letteralmente per averla concesso il Marchio e quindi la salvezza, ma cosa potevo fare? Pochi giorni a fa, mentre ero a scuola, venni segnato anche io e, ovviamente, i miei fecero la stessa identica scenata che avevano fatto con mia sorella. Neferet venne il giorno stesso e, dopo un po’ di casino portò via anche me.” Si portò istintivamente una mano allo zigomo sinistro su cui ormai si vedeva appena l’ombra di un livido: “La Somma Sacerdotessa mi porto in infermeria per assicurarsi che stessi bene e, mentre ero lì, solo, mi arrivò una chiamata. Da Mary. Che è morta da due mesi. L’ho registrata.” Così dicendo Jack prese il cellulare bianco e fece partire il messaggio che praticamente ci aveva fatto capire che Neferet era stronza oltre che zoccola e che in tutta quella storia c’era decisamente qualcosa di strano.

La voce di Mary mi suonava quasi familiare: "Jack… Jack, mi dispiace… credevo che qui saremmo stati al sicuro… a questo punto non so più se pregare affinché tu rimanga a casa o venga qui… non so più cosa sia peggio… sta lontano da…" a quel punto la voce perfida di Neferet: "Mary, cosa stai facendo?"

Rimanemmo per un attimo tutti in silenzio e il commissario sembrava non capire più niente, ma da quel momento Jack raccontò tutto molto più velocemente, descrivendo come, una volta capita la situazione, aveva iniziato a scontrarsi con Neferet, che si era rivelata essere veramente stronza, ci aveva coinvolti nella storia quasi per caso affidandomi per pochi minuti il cellulare con la prova che Mary, forse, era ancora viva, ci aveva aiutati con “una ragazza molto stronza di nome Afrodite La Font” e in cambio ci aveva chiesto di aiutarlo con Neferet e i suoi genitori; quindi Zy era andata al Rituale dove aveva conosciuto Erik Night, io e lui ci eravamo messi insieme, ma lui era stato avvelenato. Fra noi si era creato l’Imprinting che ci teneva in vita e, se si fosse spezzato, saremmo morti entrambi, ma lui, poiché era stato in bilico fra vita e morte, morte terribile per di più, era praticamente tornato con un Marchio bicolore: parte rossa male, parte blu bene. Solo lui poteva decidere da che parte stare. Poi genitori, litigio ed ora polizia.

Giuro che non mi ricordavo che fosse tutto così incasinato.

Il commissario era immobile, ancora in ginocchio, e sembrava che non riuscisse più a parlare.

“Tutto bene, signore?” chiese Erin con espressione leggermente preoccupata e: “Già, sembra una statua…” concluse Shaunee con lo stesso tono.

“Io…” fece l’uomo: “Si sto bene, solo che siete in un bel casino, ragazzi. Ascoltatemi non posso aiutarvi con la Somma Sacerdotessa perché va oltre i miei poteri, ma giuro su quanto ho di più caro che starò addosso con tutti gli uomini disponibili ai giudici Roberts fino a quando riuscirò a farli capitolare. Non mi importa se sono peggio della mafia, devono pagare per le cose terribili che hanno fatto.”

“Davvero?” chiese Jack con un filo di voce.

“Fosse l’ultima cosa che faccio!”

Quel bel biondino buttò letteralmente le braccia al collo dell’uomo, che per un attimo barcollò rischiando di perdere l’equilibrio, e lo strinse con tutta la forza che aveva nelle sue belle braccia (anche se, ammetto, era davvero poca.)

“Grazie…” sussurrò lasciando che le lacrime scorressero sul suo viso pallido, fino a posarsi sulle labbra.

Il commissario lo scostò dolcemente da sé, passandogli una mano fra i capelli: “Non sei più solo piccolo…”

Pensammo che a quel punto l’uomo se ne sarebbe andato, ma ci sbagliavamo: “So che vi sembrerà strano, ma sono qui anche per un’altra questione. Si tratta di alcuni ragazzi umani morti, con evidenti segni di morsi sulla gola e altre arterie. Sono morti dissanguati.”

“Oh Gesù…” sussurrò Jack, ma invece di tornare alle propria sedia si avvicinò a me e si sedette sulle mia gambe, raggomitolandosi nello stesso identico modo di Cammy, la mia gattina.

Io gli passai una mano sugli occhi per cancellare le lacrime e lo strinsi a me, annusando il buon profumo dei suoi capelli per allontanare almeno per qualche secondo il dolore, il tutto sotto lo sguardo amorevole e il sorriso dolce del commissario.

Quando anche noi ci fummo sistemati, l’uomo ci mostrò alcune foto dei tre ragazzi che erano stati uccisi.

“Oh dea…” lo voce improvvisamente roca di Zy ci spinse tutti a guardarla: era sbiancata di colpo e grossi lacrimoni le rigavano già gli zigomi pronunciati.

“Zoey, tu li conosci?” il commissario usava con lei lo stesso tono dolce che poco prima aveva usato con Jack: “E’ importante. Questi ragazzi meritano giustizia.”

“Io… oddio, si, li conosco!” scoppiò a piangere nascondendo il viso fra le mani, ma, dopo pochi secondi, si fece coraggio e spiegò: “Sono amici del mio ex ragazzo umano, Heat Luck. Giocavano insieme nella stessa squadra di football. Come possono essere morti?”

“Non sono segni di morsi animali… la gente pensa sia colpa vostra, colpa dei vampiri.”

“Cosa?” strillò Stivie Rae, a metà fra lo sconvolto e il disgustato: “Noi non siamo mostri! Non siamo come quelli stupidi stereotipi che usano per descriverci!”

“Infatti!” concordò Erik, aggrottando le sopracciglia: “A nessuno di noi verrebbe in mente di fare una cosa simile, nemmeno ad una stronza come Afrodite! E’ vero, abbiamo la brama di sangue, ma non siamo dei rudi assassini!”

“A proposito di questo…” intervenne Zy con voce tremante: “Visto che siamo in vena di confessioni, c’è una cosa che non ho detto a nessuno di voi: quando al rituale delle Figlie Oscure Afrodite mi ha costretta a bere vino e sangue dal calice a me è piaciuto, il che è una cosa strana perché sono solo una matricola e non dovrei ancora avere ola brama di sangue…”

“Il tuo Marchio è completo.” Intervenni io esponendo a tutti le mie idee: “E questo può aver velocizzato le cose nel cose nel tuo organismo. E poi, anche io e Jack abbiamo già sperimentato la brama di sangue.”

Jacky annuì e rivolse un sorriso dolce e comprensibile e Zy, per tranquillizzarla almeno un po’.

“Prima che arrivasse Erik…” riprese lei, ormai lanciata a raccontarci tutto: “Sul muro ad est dove mi ero rifugiata ho incontrato Heat e Kayla. Tralasciando che lei è diventata una vera zoccola li ho cacciati, ma prima di andarsene Heat mi ha baciata e io gli involontariamente graffiato il labbro con un dente… e ho bevuto un po’ del suo sangue. Ma proprio poco, poi lo ho mandato via! Non si è creato un Imprinting tra noi, vero?”

Nessuno sapeva come rassicurarla veramente, quindi ci limitammo a commenti e sorrisi di circostanza.

A quel punto, mentre il commissario stava per andarsene, Neferet spalancò la porta: “Scusate l’interruzione, ma devo riferire una cosa hai ragazzi: Elizabeth Niente Cognome ha rifiutato la trasformazione. E’ morta.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un grazie a tutti e uno speciale ad Elizabeth BlackbirdJ spero che questo capitolo vi piaccia  

    

  
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