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Autore: Darshan    11/09/2012    1 recensioni
Aprii gli occhi, come se mi fossi improvvisamente svegliato da un sogno troppo vivido. Giacevo, steso, su di una superficie dura e scomoda. La prima cosa che riuscii a mettere a fuoco fu il cielo; era notte ed io ero certo che fosse successo qualcosa, già, ma cosa?
Una storia che parla d'amicizia, di fiducia e di lealtà.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Axel, Nuovo personaggio, Riku, Roxas, Sora
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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2. È Solo Un Sogno - Part II

 
Risalimmo su per le scale e rifacemmo la strada a ritroso fino a tornare alla stanza con i divani.
“Allora? Ha superato l’esame?”
Era stato il ragazzo di prima a parlare; egli si alzò e ci venne incontro.
Lo guardai: aveva dei capelli di un azzurro tenue, un colore molto particolare.  Anche gli occhi risplendevano di un colore simile e sul suo viso, la stessa espressione orgogliosa che avevo notato vedendolo la prima volta. Avrà avuto diciotto, diciannove, forse vent’anni. Indossava una sorta di giubbotto bianco e giallo e dei pantaloni blu chiaro.
La prima cosa che pensai, fu che il ragazzo non aveva nessun senso del gusto, né dello stile.
“Affermativo, Riku.” Rispose Laguna: “Zack è ufficialmente uno dei nostri.” 
 “Allora benvenuto, novellino.” Disse Riku.
Mi bastarono quelle semplici parole per inquadrare che tipo di persona fosse e in quel preciso istante, decretai il verdetto finale: mi stava già sulle palle.  
Io ricambiai con un sorriso falso, cercando di farlo apparire il più naturale possibile.
“Tranquillo, dopo un po’ ti ci abitui.” Era stata la ragazza a parlare; lei era rimasta seduta sul divano. I suoi lunghi capelli castani erano raccolti in una coda, due ciocche, però, erano sfuggite alla morsa dell’elastico e le ricadevano ai lati del viso. Ok, lo ammetto, era notevolmente carina.
“Piacere, Amy.” Disse, come se volesse sbrigare velocemente le formalità. “Se hai qualche problema, se ti serve qualcosa, “ Aggiunse, “Non venire da me.”
Io rimasi a fissarla, sollevando un sopracciglio… andiamo bene.
“Vieni, ti mostro la tua stanza.” Intervenne Laguna e riprendemmo a camminare verso l’ingresso.
“Insomma, siete dei simpaticoni vedo… “ Dissi, mentre Laguna m’indicava le scale.
“Beh, abbiamo tutti una nostra… personalità, ecco.” Rispose cominciando a salire.
“Domani conoscerai anche tutti gli altri.” Aggiunse.
Raggiungemmo il pianerottolo. Lì potei osservare due porte, una sulla destra e un’altra sulla sinistra; avevano entrambe una finestrella di vetro che permetteva di vedere attraverso.
“I dormitori.” Affermò Laguna.
 
Prendemmo la porta di destra e ci ritrovammo in un lungo corridoio. C’era una luce debole, emanata da dei piccoli lampadari appesi sul soffitto. In fondo, c’era una grande finestra, dalla quale filtrava la luce della luna.
Avanzammo per qualche metro superando varie porte, alcune chiuse, altre semiaperte. Su ognuna di esse era attaccato un numero: ci fermammo davanti alla numero tredici.
“Tredici?” Lessi. “Porta sfiga il tredici…” Mi lamentai.
Laguna mi guardò incuriosito: “Beh, c’è sempre la diciassette, ma nell’altra ala…”
“No, ok, “ Lo interruppi, “Va bene questa.” Dissi entrando.
Accesi la luce e osservai la stanza: non era molto grande. Il letto era posto per orizzontale lungo la parete in fondo, alla quale erano appese delle tende rosse che nascondevano una finestra. Subito a sinistra, invece, c’era un armadio di medie dimensioni, con vari cassetti. Accanto a questo, si trovava una scrivania con una sedia imbottita. La parete a destra era completamente libera, ad eccezione di una porta chiusa e un piccolo dipinto raffigurante un paesaggio campestre.
“Non è una suite imperiale, ma è comoda.” Commentò Laguna. “Qua ci sono alcuni vestiti.” Disse, poggiando una mano sull’armadio. “Mentre questo, ” Continuò, indicando la porta sulla destra, “È il bagno.”
“Adesso sistemati, nel frattempo io vado a prendere delle cose che devo darti.” Con queste parole uscì dalla stanza.
Beh, non avevo molto da ‘sistemarmi’, giacché non avevo nulla con me. Allora raggiunsi il letto e mi sedetti su di esso.
Osservai per qualche secondo la stanza, pensando all’assurdità della situazione in cui mi trovavo.
Mi voltai e scostai le tende dietro di me; avendo aperto le finestre, mi affacciai: vidi un grande spiazzo con vari negozi (chiusi) e una sorta di chiosco al centro. Quando alzai lo sguardo, scorsi in lontananza una torre, forse un campanile.
Dopo qualche minuto, sentii bussare.
 
“Bene, allora.” Incominciò Laguna: “Devi sapere che il Nexus è un’organizzazione che opera un po’ in tutto il mondo. Ogni regione ha il suo quartier generale, più altre basi sparse nel territorio. Adesso, tu sei un membro del Nexus e hai bisogno di queste.”
Tirò fuori dalla tasca due tessere; me ne porse una. Su di essa c’era una mia foto, il mio nome e altre informazioni. Notai la dicitura Nexus-VB32.
“Nexus-VB32 indica, nello specifico, questo quartier generale. Devi averla sempre con te, dovunque ti trovi: con questa potrai provare la tua appartenenza al Nexus.” Spiegò.
“Quest’altra, invece, “ Continuò, porgendomi l’altra tessera, “È una carta di credito. Ogni membro ha un suo conto privato, che ha, ovviamente, un tetto mensile. Perciò niente spese folli e niente shopping selvaggio.”
Dopodiché estrasse da un’altra tasca un telefonino e me lo consegnò.
“Anche questo è importante: devi essere sempre reperibile. Ci sono già registrati dei numeri importanti, compreso il mio.”
Infine, mi porse una cartellina blu: “Qui ci sono mappe, numeri utili, e altre scartoffie con informazioni varie.” Mi spiegò.
Io la aprii, iniziando a sfogliarne i contenuti.
“Mi sembra sia tutto…” Concluse. “Caspita, sono già le tre e mezzo!” Aggiunse, “È meglio che andiamo a…”
“Aspetta un attimo…” Lo interruppi.
Stavo esaminando un foglio, una mappa, per l’esattezza. Essa mostrava una vasta regione.
“Cos’è questa?” Chiesi sventolandola.
Laguna mi guardò, inarcando le sopracciglia: “È… una mappa?”
“Sì, lo vedo che è una mappa.” Ribattei con tono nervoso. “Ma una mappa di che? Chi l’ha scritta ‘sta roba?” Rincarai, tornando a guardare il foglio.
Laguna si avvicinò ed esaminò anche lui la mappa, cercando di capire quale fosse il problema.
Io mi voltai a guardarlo e notando che non capiva indicai i nomi sulla mappa: “Traverse Town, Deling City, Migdar…”
“Midgar.” Mi corresse lui.
“Midgar?” Ripetei. “Ma non esiste nessuna Midgar!” Protestai.
Laguna smise di osservare la mappa, chiuse gli occhi e annuii.
“Non esiste… ma esiste allo stesso tempo.” Disse, tornando a guardarmi. “Vedi, questa non è esattamente, come dire, la realtà da cui provieni.” Iniziò, continuando a guardarmi negli occhi.
“Lì, come hai detto tu, quei posti non esistono.” Spiegò. “E qui, i posti che a te sono familiari, non esistono.” Concluse, cercando di decifrare la mia reazione.
Perché stava facendo quel discorso contorto? Non poteva darmi una spiegazione comprensibile?
“Quello che stai cercando di dirmi, dunque, “ Iniziai lentamente, come se avessimo improvvisamente iniziato a parlare due lingue diverse, “È che mi trovo in un altro mondo?” Gli chiesi con un certo sconcerto.
Lui alzò le spalle: “Beh, diciamo che, in un certo senso, forse…”.
Avendo notato il mio sguardo inquisitorio, sospirò, quindi disse: “Senti, è complicato da spiegare. “ Il suo tono era gentile e comprensivo. “È molto tardi, dovremmo tutti andare a dormire, soprattutto tu.”
Egli mi appoggiò una mano sulla spalla: “Buonanotte, Zack.” Disse infine.
 
E chi riusciva a dormire adesso?
 
Poggiai la mappa sulla scrivania, osservandola ancora per qualche secondo.
Era realmente possibile che quello non fosse il mondo da dove provenivo?
Dopo aver visto quegli esseri neri e poi quella chiave gigante, lì, com’è che si chiamava? Killbade? Kleybrade? Ad ogni modo, non me ne sarei meravigliato.
Perché, però, non avevo paura?
Io mi conoscevo e sapevo di non essere propriamente un cuor di leone, ma perché non ero in preda al panico? Perché mi sembrava tutto così… normale?
Spensi la luce e mi gettai sul letto, portandomi le mani alla fronte.
 
Non avevo paura perché tutto ciò non era reale.
Era un sogno, era solo un sogno. Un sogno lucido, dal momento che ne avevo appena preso coscienza.
Tra poco mi sarei svegliato.
Mi sarei svegliato e avrei ricordato tutto questo come un sogno molto strambo.
Mi sarei svegliato fra pochi secondi.
Mi sarei svegliato fra:
5…
4…
3…
2…
1…



___________


Con questo secondo capitolo si conclude la parte "introduttiva". Dal prossimo capitolo, si inizierà a entrare nel vivo della storia. ^^ 
  
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