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Autore: DareToDream1D    11/09/2012    12 recensioni
Tutti i più grandi problemi si scatenarono sulla mia vita come un tifone, il giorno in cui la mia sorellastra, Crystal, una ragazza tutta casa e chiesa, portò a casa il suo primo ragazzo serio, serio si fa per dire, perché quel tipo era un viscido bruco venuto alla mia porta per farmi perdere completamente la pazienza.
E a me, la sfigata di turno, era toccato l'ingrato compito di separarli.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1.I mean... You? Really?
 
-Fanculo, Aria, fanculo!- mi gridò mia sorella mentre uscivo di casa sbattendo la porta. O meglio, la mia sorellastra.
Le nostre litigate erano all’ordine del giorno, non c’era verso di  farci andare d’accordo, lei voleva essere la perfetta santarellina che tutti amano.
Io no.
Io sono il suo completo opposto, sono una scapestrata, odio la perfezione, la normalità, le tradizioni e non credo nelle favole.
Ma la mia famiglia si. O meglio, famiglia adottiva.
Perché si, io sono un’orfana e sono stata adottata da questa famiglia quando avevo otto anni. Che fine hanno fatto i miei o lo scoprirete più tardi, o non lo saprete affatto.
Infuriata, come succedeva spesso negli ultimi tempi, camminai verso la scuola, un gigantesco e fatiscente edificio riempito di ragazze con i capelli cotonati e i culi di fuori e maschi con assurde movenze da invertebrati e peni che sono più attivi dei lori cervelli. Se mi spiego. 
No, non vado la mattina a prendere la mia migliore amica sotto casa, per andare a scuola insieme e parlare di arcobaleni, unicorni, rossetti e capelli. No. Io prendo la metro e mi riempio le narici di un genuino tanfo di urina, fumo e rifiuti viventi. Mi accompagna un IPod in via di rottamazione, con due cuffiette che si sono ridotte a due esili fili di rame.
E la migliore amica non c’è l’ho.
Ho qualche amico maschio, ma le femmine me le tengo lontane, troppo troie nella mia scuola.
E quella mattina avevo litigato per la centesima volta, questo mese, con la mia sorellastra e tengo a sottolineare, sorellastra, Crystal. I nostri erano fuori per un weekend e io volevo solamente andare in discoteca con degli amici, disposta anche a scorrazzarmela dietro pur di non sentirla come un gufo nelle orecchie, ma lei rifiutò senza neanche farmi finire. Il suo programma perfetto doveva essere rispettato, altrimenti erano cazzi amari, il professore le avrebbe messo solo 10 e non 10+, e sarebbe arrivata in ritardo per la prima volta in diciannove anni di patetica vita. Così  iniziammo ad insultarci pesantemente, fino a finire come avete potuto modo di osservare poco fa, la discussione si protraeva dalla sera prima, perché le nostre litigate durano come minimo tre giorni e fanculo è una delle poche parole volgari che usa, come cazzo o sesso.
Crystal, che nome disgustosamente smielato, degno di lei.
I pseudo-miei non avrebbero potuto scegliere niente di più azzeccato, e se lo attribuite a una ragazza che si veste sempre con camicia e gonne lunghe fino al ginocchio, capelli biondi lunghi fino alle spalle senza un taglio particolare e una palese faccia da schiaffi, allora complimenti, avete fatto centro. Perché Crystal è così, ma la parte divertente è che non è capace di insultare, perché oltre fanculo, non riesce a dire nient’altro. Mentre io non mi faccio problemi a dire in continuazione cazzo, culo, merda, palle, troia…
 
Arrivai a scuola in regolare ritardo, ma tutti gli studenti erano ancora riversati nei corridoi come degli ubriachi e la solita espressione da morti di figa. Tutti quanti. Attraversai il corridoio facendomi largo a spallate, perché quel corridoio è piccolo quanto il buco del culo, ed è per migliaia di studenti. Arrancai fino al mio armadietto, sentendomi già la nauseante puzza di sudore degli altri appiccicata alla pelle, sul mio armadietto si erano stanziati due assetati di sesso che si scambiavano l’anima baciandosi davanti al mio armadietto, alzai gli occhi al cielo e picchiettai sul braccio di quella bionda che si girò e con la voce acuta e squittente mi disse-Ehi, ma che vuoi?-
-Che vi leviate dal mio armadietto, adesso- dissi con poca pazienza e poca grazia.
-Dolcezza, qualche problema?- mi disse quello con l’aria da drogato, e appena mi guardò lo riconobbi, Harry Styles, il più popolare della scuola, ma anche il più idiota, imbecille, antipatico, egocentrico e stupido, questo per sentito dire e neanche in ordine alfabetico o cronologico. Per ordine cronologico è prima andicappato. Ci è nato così.
Forzai un sorriso e dissi- Si, problemi, vedi, stai facendo male al mio armadietto, spostati-, lui si spostò e io riuscii a posare i libri, poi mi girai e lui era ancora lì e gli chiesi- Adesso sei tu ad avere qualche problema?-
-Solo uno…- mi disse con aria maliziosa e io risposi –Allora un prete o uno strizzacervelli fa al caso tuo, addio- gli dissi incamminandomi nella direzione opposta a quella che presi per arrivare a quell’idiota poi passai davanti a un ragazzo, che si fermò e si mise a guardare il mio fondoschiena, mentre facevo la fila per la fontanella, me ne accorsi e gli dissi acida- Ho il culo che parla che lo guardi come se non ne avessi mai visto uno?-
-C-cos… io n-non…- mi disse preso un po’ alla sprovvista. Perché qui le ochette si fanno guardare e si fanno toccare senza farsi troppi problemi.
-Ascolta, finocchio, la mattina prova a collegare anche il cervello a resto del tuo corpo- gli risposi e me andai in classe a sentire le ciance di quella specie di docente di chimica contrario al sapone.
Si, puzza.
Mi siedo e vedo quel coglione di Styles che entra con fare spavaldo e si siede facendomi l’occhiolino. Di solito gli si fa duro quando le ragazze lo rifiutano, infatti quando baciava la bionda ce l’aveva più moscio della proboscide di un elefante stanco. Aspettai la fine dell’orario scolastico riflettendo a fondo sui grandi misteri che affliggono l’universo, il karma, lo spirito santo… la campanella. Uscii di corsa, sperando che fosse l’ultima ora, perché davvero non avrei retto un altro minuto con la faccia da culo stampata in volto a ripetere ai professori“si professore, mi scusi, professore”, “si, ho fatto i compiti”, ”no, stavolta il criceto non mi ha sequestrato la penna”.
Era pieno Aprile, il mese del mio compleanno, che detesto festeggiare. A che serve avere qualcuno che ti ricordi che se più vicino alla morte di un anno? Qui si deve vivere, gente, si vive. L’aria fresca e il sole mi sfiorarono la pelle chiara , sensazione piacevole, ma la luce dritta negli occhi era insopportabile. Qualunque altra ragazza avrebbe esposto il viso al sole cercando di abbronzarsi, mentre io mi coprivo gli occhi con una mano, senza vedere dove stavo andando. E dove vado a finire? Dritta in un palo della luce, fortunatamente la mano impedì un dannoso trauma cranico, ma finii ugualmente a terra per via del passo veloce che avevo intrapreso.
Piccolo appunto su di me, sono maldestra, tremendamente maldestra.
Imprecai contro quel tubo di metallo e dissi- Cazzo…-, una figura mi si parò davanti e mi chiese –va tutto bene?-
-Si, ma non ti spostare, mi fai ombra- sentii questa misteriosa voce ridere e mi alzai, in una favola sarebbe stato un ragazzo bellissimo ed intelligentissimo, con modi di fare per bene e sarebbe stato un gentiluomo. Ma io ho già detto che alle favole non ci credo, infatti quello era il fastidioso Harry Styles, che mi guardò piuttosto divertito e mi disse –Potresti dirmi grazie…-
-Per essere così gentile da non aver fatto niente? Anche no-
-Ma come, ti ho fatto ombra-
-Bene, ti sei abbronzato un po’ il cappotto, ora se vuoi scusarmi…- dissi e camminai verso la direzione da cui lui arrivava, mi chiamò a gran voce-Ehi!-
-Fanculo, Styles, non ho tempo- gli urali senza neanche girarmi. Camminai più attentamente verso casa, volevo conservarmi un po’ di battutine per la mia cara finta famiglia, dove tutto era perfetto, dove la cena era un momento sacro, dove raccontarsi tutto era prassi e la verginità fino al matrimonio era quasi un obbligo. Tutte stronzate, penso anche che si siano pentiti di avermi adottata, se avessero saputo che sarei diventata una specie di maschio con la vagina non credo che mi avrebbero mai accolta in casa loro, non mi avrebbero mai fatta mangiare alla loro tavola e non mi avrebbero mai concesso di andare a scuola. Ma per l’ultima sarei potuta sopravvivere.
-Sono a casa- gridai entrando dalla porta e posando la copia delle mie chiavi sul mobiletto all’ingresso,  mia madre mi raggiunse con uno strofinaccio in mano e mi disse spaventata-No, no, no, tesoro, è il tavolino nuovo questo, si graffia, cara, sta’ attenta- disse sollevando le chiavi e dandomele, alzai gli occhi al cielo rassegnata, mentre si impegnava a lucidare quella specie di sarcofago. –Come è andata a scuola?- mi chiese poi, più calma, -Bene- risposi secca e lei continuò- cosa avete fatto?-
-Niente- risposi come sempre, lei assottigliò lo sguardo e mi disse-Credo che noi dovremmo parlare di più-
-Ok, parliamo allora- le si aprì un luminoso sorriso sul volto, che scoprì la sua amorevole dentatura da cavallo e mi chiese- che avete fatto questo weekend, quando non ci siamo stati?-
-Niente- ripetei e me ne andai al piano di sopra, chiudendo la porta della stanza, mettendomi a studiare, raramente lo facevo, ma non avevo niente di meglio da fare, avrei potuto contare tutti i capelli che avevo in testa, ma visto che l’ho già fatto non ne valeva la pena.
 
-E’ pronto!- gridò gentilmente la mia pseudo- madre dal piano di sotto, mi alzai sbuffando e mi avviai verso la sala da pranzo, muovendomi come un mollusco, Crystal invece era impeccabile, lo dico con disprezzo, un banale cerchietto tra i capelli, una camicia con un pullover e una gonna che arrivava alle ginocchia. Una vecchia, in pratica. Ci sedemmo in tavola e dicemmo la preghiera, quella purtroppo mi toccava ogni santa volta, anche se non capivo una parola di quello che dicevo, avrei potuto dire “pappagalli rosa che mordicchiano il culo di Crystal” ma non me ne sarei resa conto. Iniziammo a mangiare e mentre mia “madre” ci serviva il secondo quella cornacchia della mia sorellastra disse euforica come se avesse appena tirato di coca –Ho una notizia da darvi!-
mi finsi entusiasta e dissi- Hai preso 10+… di nuovo?
-No, sciocca, non è quello- disse con un fare parecchio antipatico, esaurii le mie idee  e dissi sconvolta –Hai altro nella vita?- e lei disse, senza rispondermi, sotto gli sguardi ansiosi degli altri due carciofi seduti a tavola.
-Mi sono fidanzata!- disse sbattendo le mani e cacciando urletti da bambina di cinque anni, io sputai tutta l’acqua che stavo bevendo e mi misi a ridere- Tu… fidanzata? Mi prendi in giro?-
-No! Lui è così bello, così simpatico, dolce… voglio invitarlo a cena, domani sera-
pessima idea.
-Ottima idea- disse mia madre e cominciarono a fare il trio degli inciuci, mentre io annunciai- Non voglio sentire più un’altra parola, addio- dissi alzandomi, ma nessuno mi calcolò, per esserne sicura dissi ad alta voce- Culo…- ma nessuno si girò, per questa volta avrei evitato tante cerimonie per tornarmene in camera. E quindi Crystal ha un ragazzo? Povero, si ammazzerà di seghe e all’altare ci andrà col bastone bianco… sono proprio curiosa di sapere chi è questo sfigato cosmico.


Buon salve, care :3
Mi presento con una nuova fanfiction :)
Ecco, spero che vi sia piaciuto questo primo capitolo, perchè la sto scrivendo con entusiasmo *^*
Lasciatemi una piccola recensione con le vostre impressioni, mi farebbe piacere sapere se vale la pena che continui :)
Beeeeene, spero di aggiornare molto presto, grazie di cuore a tutte quelle che leggeranno e recensiranno ;)
A prestissimo.
Baci, Giulia xx :)
  
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