Siamo noi i padroni del
nostro destino
Capitolo 2
Tutti gli studenti di
Hogwarts si chiedevano cosa diamine era preso quel pomeriggio alla Caposcuola
Granger. Insomma, si, solitamente era severa. Anzi, molto severa. Ma si vede che
qualcosa le era andato storto quel giorno… tutti accreditavano quest’ipotesi
visto che non potevi lanciare un freesbe zannuto e vederti levati venti punti in
un batti baleno.
“Sembra la piccola
reincarnazione della McGrannitt.”. Sussurrò un Corvonero del sesto anno alla sua
ragazza.
Dal
canto suo, Hermione, stava sfogando tutta la sua rabbia su coloro che incontrava
casualmente nei corridoi. Era addirittura riuscita a levare 10 punti a
un’innocente primina chiacchierava con le sue amiche troppo attaccata al muro
(naturalmente intralciando il passaggio degli altri studenti). Non che non se ne
accorgesse, ma era come una valvola di sfogo a tutte le sue preoccupazioni. Il
suo muro difensivo da perfetta studentessa modello piena di contegno minacciava
di sgretolarsi da un momento all’altro. E prima o poi in quello spiraglio
l’avventatezza avrebbe preso breccia e si sarebbe ritrovata a mettere in
punizione qualche studente solo perché camminava tropo lentamente. Doveva
rilassarsi, calmarsi, prendersi una pausa. Forse non doveva aggredire Harry…
forse i suoi sospetti su Malfoy erano più che ben fondati. Ma insomma, era
veramente fissato. Stava per ossessionarla e l’aveva mandata quasi sull’orlo
della crisi isterica quando le aveva fatto saltare la lezione di Trasfigurazione
(e la professoressa McGrannitt stava spiegando un argomento che si sarebbe
ritrovata sicuramente al M.A.G.O) per parlarle di un affare serissimo.
Affare serissimo che si era
rilevato la scomparsa dalla Mappa del Malandrino di Draco Malfoy durante la
colazione.
Poi
Ron che non faceva di parte.
Non
si schierava né con Hermione, né con Harry.
Insomma, diamine, avrebbe dovuto prendere più in simpatia la decisione del suo migliore amico no? O forse Harry con quella storia di Malfoy stava davvero delirando?
Draco uscì tossendo da un
camino in marmo nero, di fattura pregiatissima. Il cappuccio scuro del mantello
calato sugli occhi, Blaise al fianco destro e il pugno sinistro stretto in una
morsa. Nella sua stanza. Ecco dove si tenevano le riunioni dei Mangiamorte.
Nella SUA stanza. Sicuramente suo padre lo aveva fatto
apposta.
Impossibile che in un intero
maniero di quattro piani non ci fossero sale adatte ai ritrovi dei seguaci di
Lord Voldemort.
Il
suo comodo letto a baldacchino era scomparso. Il suo armadio intarsiato sparito.
Non c’era più niente che lo riguardava in quella casa
ormai.
E
non voleva ce ne fosse.
“Bene, ora che il signor
Zabini e il signor Malfoy ci hanno onorato della propria presenza… possiamo
iniziare la riunione.”. La voce proveniva da una poltrona nascosta nella
semioscurità del luogo. Si intravedevano solo un paio di occhi vermigli,
sottili, come quelli di un rettile, e una pelle pallida, bianchissima, come
quella di un cadavere in decomposizione. Draco deglutì a fatica quella poca
saliva che gli era rimasta e con occhi sprezzanti osservò il padre baciare un
lembo della veste del Signore Oscuro.
“Il
padrone perdoni il ritardo di mio figlio. Sa, in quella scuola, con quel
vecchio… tutto è più complicato per questi giovani Mangiamorte. Sono controllati
signore. Penso addirittura che Silente abbia capito qualcosa
e…”.
“Basta Lucius.” Interruppe
tagliente Voldemort “credo di aver già sentito abbastanza. Volevo informare che
come potete notare, sotto espressa richiesta di Malfoy abbiamo cambiato luogo di
riunione. Spero che a te, Draco, non dispiaccia.”. Draco sapeva benissimo a cosa
alludeva quell’essere (perché non se la sentiva di chiamarlo in altri modi)
disgustoso. Quella punta di sarcasmo nella sua voce. Quella gioia di farsi beffa
di lui. Si che gli dispiaceva, Gli dispiaceva eccome.
Conficcò ancora di più le
unghie nella carne, fino a farsi male. Blaise lo osservava perplesso… sentiva,
però lo sguardo di qualcun altro che non era sicuramente l’amico soffermarsi
sulla sua nuca. E lo vide. Vite Nott che cercava di penetrargli la mente. Voleva
scavare più a fondo. Violare i suoi pensieri. Non poteva permettergli di andare
a trovare tutto ciò che aveva chiuso a doppia mandata. Tutto quello che aveva
estraniato da se stesso prima di entrare il quel maniero tanto odiato. Chiuse
con un sigillo questa volta, quel piccolo cassetto dove c’era tutto ciò che gli
era rimasto come speranza.
Quel poco che forse avrebbe
salvato Blaise.
E
sua madre.
Si
concentrò sul pavimento, fisso un punto imprecisato accanto al piede destro e si
calò ancora di più il cappuccio sul volto. Eppure quel formicolio odioso che gli
prudeva dietro la nuca non accennava ad andarsene. Anzi, peggiorava di secondo
in secondo.
“Ho
indetto questa semplice e breve –spero- riunione per una questione che riguarda
da vicino gli ultimi arrivati. I qui presenti Malfoy junior e Blaise Zabini.”.
Disse accennando con una pallida mano ai due ragazzi.
“Vedete miei fedeli, i tempi
stringono. L’Ordine della Fenice ha scoperto informazione che non –mi rammarico
per l’incompetenza di alcuni di voi- doveva assolutamente SAPERE.”. Lord
Voldemort si alzò in piedi sottolineando l’ultima parola. Si avvicinò a Draco.
Lo guardò fisso negli occhi. Fece di tutto per estraniare i suoi
pensieri.
Chiuse la sua
mente.
“Ebbene, i tempi vanno
accelerati. Zabini, Malfoy… voglio Albus Silente morto. Entro due mesi. Non di
più. Oppure…”
Una
raccapricciante mano bianca sbucò da sotto il mantello scuro prendendo il mento
di Draco e sollevandogli la testa.
Il
Serpeverde si sentì montare il sangue al cervello. Le viscere gli si contorsero.
Sentì la pelle bruciare sotto il tocco di quello essere viscido, la testa gli
girava, la nausea rimontava dentro di lui. Aveva una gran voglia di vomitare lì,
davanti a tutti. Ma il suo contegno da Malfoy gli permise di
trattenersi.
“…sapete cosa aspetta ai
traditori. E agli incapaci. Non mi sono mai piaciute le persone deboli Draco.
Come tua madre intendo. Qui non c’è posto per coloro che ripensano alle loro
azioni all’ultimo momento. Non si può uccidere un babbano e poi piangere sul suo
cadavere. O sei con me… o contro di me.”.
Draco non si era mai sentito
tanto male in vita sua.
Mai. Nemmeno quando suo
padre gli aveva lanciato cinque Cruciatus di seguito. Mai.
Ma
nessuno sa quello che può Lord Voldmort.
D’altronde Tom Riddle aveva
ancora tante risorse.
Lo
so. Lo so. Il capitolo è cortino.
Però sto suddividendo la fic
in tanti capitoli, e questo e il primo sono più transizioni ovvie. I veri fatti
Draco/Herm si svolgeranno dal prossimo in poi quindi non preoccupatevi. Entro
Lunedì aggiornerò! Ecco i ringraziamenti…
SnowWitheQueen: Grazie,
spero tanto che continuerai a seguire la fic. Lo so, come primi capitolo questi
due sono pochino, ma come ho già detto i fatti si svolgeranno dal terzo in poi.
Questi due capitoli sono solo per chiarire un po’ le cose e mettere la
situazione attuale dei personaggi in luce. Baci Iso
caith_rikku: Mi fa piacere
che ti piaccia come ho descritto i pensieri di Draco. E’ un personaggio che mi
piace moltissimo, è devo dire che spero la cara mamma Rowling non lo metta in
disparte nel settimo libro della saga. Baci Iso
sana87: Lo so, ricadere OC è
molto facile e sto cercando di rimanerci il più possibile. Ho letto moltissime
storie che riuscivano perfettamente a far restare Draco come l’originale, ma
anche altre che lo fanno sembrare il principe azzurro romanticone che prende
Herm e la porta via su un cavallo bianco. Ihihih… spero di non andare a finire
così anche io! Baci
Iso