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Autore: Isoski_01    22/03/2007    4 recensioni
[...]Ma sotto sotto a Draco mancavano i vecchi tempi. Quando camminava per i corridoi di Hogwarts trionfante insieme a quei due idioti di Tiger e Goyle. Quando passava le nottate ai festini Serpeverde organizzati da Nott ubriacandosi con Blaise. Quando a pranzo andava comodamente a fare una capatina al tavolo dei Grifondoro per sparare qualche frecciatina verso Lenticchia e Sfregiato, ottenendo la reazione a catena della rabbia della Zannuta. Quando ancora non aveva il peso della morte di Albus Silente sulle spalle. Quando ancora giornate come quella non gli succhiavano la voglia di vivere. E lui ne aveva veramente poca.[...]
Genere: Romantico, Commedia, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Siamo noi i padroni del nostro destino

Siamo noi i padroni del nostro destino.

 

 

Allora… tanto per iniziare vorrei informare che questa fanfiction è ambientata al sesto anno. Inizia durante la fine dell’anno scolastico quando Draco sta per riparare del tutto gli armadi per far enreare i Mangiamorte a Hogwarts. Fino a li considerate fedele l’opera della cara J.K. Rowling. Poi il seguito è tutta un’invenzione della mente della quei presente Iso nonché soski nonché _01.

Ah, naturalmente è una Draco/Hermione.

Vi lascio alla lettura (e mi raccomando recensite ghghg)

Vuestra

Iso

 

Capitolo 1

Non c’erano scuse.

Giornate come quella ti succhiavano via la voglia di vivere.

Non che lui ne avesse tanta, intendiamoci. Avrebbe preferito morire annegato nel Lago Nero piuttosto che distruggersi così.

E mentre guardava il cielo incupirsi sempre di più, le chiome degli alberi scuotersi, la superficie dell’acqua incresparsi, Draco pensava a come era cambiato in quei pochi mesi.

Se qualcuno un anno prima gli avesse detto “Ehi, guarda che la tua preoccupazione quotidiana tra 360 giorni non sarà quella di vincere la coppa delle case o di rompere quotidianamente a Potter. Non, no, no. Tra 360 giorni ogni mattina prima di andare a colazione, ogni pomeriggio prima di iniziare la lezione di Incantesimi, ogni sera prima di immergerti nel torpore del tuo letto tu penserai che sei in pericolo di vita. Tu, tua madre e il tuo migliore amico. E inizierai a rimuginare sul fatto che se non porti a termine il  compito che Lord Voldemort ti ha assegnato, il carnefice di questi omicidi sarà Lucius Malfoy, ovvero tuo padre…”, Draco lo avrebbe preso per un pazzo lontano parente della Cooman.

Ma osservare il parco in quel pomeriggio uggioso di Marzo gli faceva spegnere dentro di se anche quella scintilla piccolissima che aveva nel petto da una settimana a questa parte. Un’idea folle, che solamente un matto avrebbe potuto attuare. Non poteva fare ciò che voleva. Non poteva essere padrone della propria vita, del proprio destino. Si sentiva sola una marionetta nelle mani di un perfido burattinaio che appena questa si scrosta un po’ la butta via.

E lui non voleva di certo essere buttato via. A sedici anni è un po’ presto per ritrovarsi con altre migliaia di burattini giovani e vecchi in un secchio della spazzatura.

Invece gli altri non capivano niente.

E lui non capiva gli altri.

Come potevano essere così superficiali tutti qui ragazzi e tutte quelle ragazze che passeggiavano nel parco, cercando di rimorchiare qualcuno facendo occhiolini a destra e a manca? Quale era il loro massimo impedimento? Aver finito il lucidalabbra brillantinato? Non poter avere la nuova scopa da corsa in vetrina a Diagon Alley? Illusi, stupidi, materialisti.

 

 

E una stretta gli chiudeva il cuore quando pensava che fino a poco prima anche lui era così. Presuntuoso, arrogante e materialista.

Ma sotto sotto a Draco mancavano i vecchi tempi.

Quando camminava per i corridoi di Hogwarts trionfante insieme a quei due idioti di Tiger e Goyle. Quando passava le nottate ai festini Serpeverde organizzati da Nott ubriacandosi con Blaise. Quando a pranzo andava comodamente a fare una capatina al tavolo dei Grifondoro per spara qualche frecciatina verso Lenticchia e Sfregiato, ottenendo la reazione a catena della rabbia della Zannuta.

Quando ancora non aveva il peso della morte di Albus Silente sulle spalle.

Quando ancora giornate come quella non gli succhiavano la voglia di vivere.

E lui ne aveva veramente poca.

 

 

“Hermione, io continuo a dirti che Malfoy sta tramando qualcosa. Esclamò Harry Potter nella sala comune di Grifondoro facendo sobbalzare due bambinette del primo anno.

“Ed io HARRY, continuo a ripeterti inutilmente che stai diventando veramente paranoico con questa faccenda di Malfoy”. Rispose a tono Hermione mentre sferruzzava, comodamente accucciata in una morbida poltrona davanti al caminetto, un berretto azzurro da elfo.

“Paranoico?” continuò sulla sua strada il ragazzo “E io sarei Paranoico? Mi sbaglio o sei tu quella che al terzo anno aveva paura che la scopa mandatami da Sirius fosse stata stregata e l’hai consegnata alla McGrannit? O forse ero io, già… forse ero io quello che si è preso la briga di assillarmi per tutto quest’anno con il libro del Principe Mezzosangue, già…”  e nel frattempo prese il libretto dalla copertina rovinata e lo sventolò sotto il naso di Hermione.

Intanto Ron passivamente lanciava occhiate fuggenti ai due.

Non che gli importasse più di tanto, ormai era un mese che andava avanti la stessa storia. Harry assillava Hermione, Hermione rispondeva a Harry, litigavano e la Grifondoro si alzava sbuffando e usciva dalla Sala comune. E poi lui aveva cose più importanti da fare al momento. Non che ne avesse voglia, chiaro ma quel…

“…tema di Pozioni Harry. Io l’ho finito da un secolo. Vi siete ridotti all’ultimo momento come sempre. Invece di assillarmi su cosa, quando e come Malfuretto di muove, dovresti iniziare a scriverlo… e poi non venire a lamentarti che Piton ce l’ha con te!”.

Harry sbuffando iniziò a camminare avanti e indietro “Ma sinceramente Herm, preferisco seguire Malfoy…” e prese dal tavolo accanto la mappa del malandrino sussurrando sottovoce delle parole tra le quali si potevano chiaramente riconoscere Solennemente e Intenzioni “… che fare uno stupido tema di Pozioni. Perché quando quella viscida Serpe combinerà qualcosa, e non guardarmi così Hermione, perché lo FARA’, credo che sarà stato più importante pedinarlo che scrivere ottanta centimetri sulle proprietà del Cavolo Messicano.

“Si, ma vedi di non coinvolgere  me e Ronald nelle tue mirabolanti imprese. Harry, si sta quasi dimostrando più maturo di te… avrà scritto almeno quindici centimetri e…”.

“INSOMMA BASTA!” sbottò Ron. “Non so se ve ne siete accorti ma io, qui, sto CERCANDO di migliorare la mia T in pozioni.” Disse alludendo alla pergamena che aveva davanti a se. “ Ma se volete potete scriverlo sempre voi, visto che non avete niente da fare oltre che litigare e…”.

Hermione si alzò prontamente dalla poltrona lanciando un incantesimo ai ferri in modo da farli sferruzzare magicamente per completare il berrettino al quale aveva aggiunto un “simpatico” pon-pon giallo. “Siccome non ho intenzione di stare a sentire altre vostre assurdità sul Cavolo Messicano o su i loschi piani di Malfuretto,” e a quest’ultima osservazione lanciò uno sguardo eloquente ad Harry “ vado a pattugliare un po’ i corridoi. Naturalmente Ron dovresti venire anche tu, ma dubito che riusciresti a finire quel benedetto tema, quindi fai anche con comodo. Dirò alla McGrannit che sei a letto con l’influenza. E indicò il dormitorio maschile.

Assottigliando gli occhi e mugugnando tra se Hermione Jane Granger uscì dalla sala comune facendo svolazzare i mantelli dei primini al suo passaggio. Guardò un’ultima volta se il berretto stesse procedendo bene e uscì dal buco del ritratto, sistemandosi il maglioncino color nocciola, che per la foga le se era alzato sopra l’ombelico.

E non era assolutamente un comportamento adeguato per una caposcuola.

 

Blaise Zabini era visibilmente preoccupato. Ma quando non lo era nell’ultimo tempo? Comunque aveva cercato Draco in lungo e in largo. Era entrato in tutti i dormitori femminili e maschili di Serpeverde (beccandosi insulti dagli studenti impegnati a fare qualcos’altro che non fosse dormire) ma del suo amico nemmeno l’ombra. Non c’era nemmeno nelle cucine, in Sala Grande, a pattugliare i corridoi…in erblioteca nemmeno ci aveva provato. Se lo avesse mai visto trafficare con i tomi polverosi di Madama Pince, allora si che si sarebbe messo a ballare nudo la salsa sul tavolo dei Tassorosso all’ora di Pranzo.

Ma da dove gli usciva fuori quel ridicolo sarcasmo? Forse perché negli ultimi tempi di momenti per farlo ce ne erano veramente pochissimi… forse perché era un po’ più di buon umore oggi. Si, decisamente. Ginevra Weasley che gli sorrideva mentre andava a colazione era un notevole cambiamento. E in meglio soprattutto.

Provò anche a fare una capatina nell’ufficio di Piton, forse Draco si trovava là. Ma oltre a due salamandre in salamoia nei rispettivi barattolini pieni di liquidi dall’aspetto decisamente poco gradevole non trovò nessunaltra presenza.

Doveva muoversi, o Lucius Malfoy si sarebbe arrabbiato.

Oh, si. Quelluomo non sopportava aspettare, soprattutto quando c’era in gioco una riunione di Mangiamorte in corso e alla quale mancava il suo unico erede.

Sgusciò tra un paio di ragazzi del quarto anno e uscì dal portone d’entrata per dirigersi verso il parco. Draco poteva trovarsi solo lì.

 

Non era normale vedere Blaise correre come un matto verso di lui. Insomma, non ci doveva essere tutta questa necessità di parlare. Si erano visti circa due ore prima… oppure…

“Cazzo, Dra. Finalmente ti ho trovato!” disse il ragazzo mente riprendeva fiato per la lunga corsa. “Sono due ore che giro per il castello e mi sono anche imbattuto in Pansy che era MOOOOLTO preoccupata per te.”.

Draco rimase impassibile a quell’affermazione. Cosa gliene fregava di Pansy Parkinson? Era una relazione basata su un rapporto inesistente. Ah si, un’altra trovata geniale del suo caro paparino.

Era basito di se stesso. Come aveva fatto a farsi manovrare per tanti anni?

“E di grazia, Blaise, mi diresti come mai hai sprecato il tuo preziosissimo tempo per venirmi a cercare?” chiese osservando l’amico. “Non fare l’idiota e vieni, è importante”. Rispose di rimando Blaise che gesticolava per la fretta.

“Mi sono appena seduto e non vedo perché dovrei alzarmi.”.

Sempre col suo fare strafottente. Il problema di fondo era un altro. Lui amava essere strafottente. Per quanto odiasse suo padre e i suoi ideali da maniaco gli piaceva essere superiore. Sentirsi migliore. Era una sensazione piacevole. E in questo, purtroppo, non sarebbe mai cambiato. Ne aveva intenzione di farlo.

“Alza subito quel tuo culo regale e vieni. Dobbiamo andare con la metropolvere a casa tua. Riunione e anche piuttosto importante da quanto ho capito.

La parola “riunione” gli fece andare il sapore della bile in bocca. Stava cercando di allontanare quell’aspetto della sua vita da se stesso il più possibile… e Voldemort organizzava una riunione e per giunta a casa sua?

Era così in pace con i suoi pensieri che avrebbe voluto dire a Blaise “Vai tu, non me ne frega niente. Io sto bene qui. E ci rimango.”. Ma erano solo fantasie. Stupide idee che non avevano senso. Cosa non avrebbe mai osato fare.

“Forse mi sono astenuto da un piccolissimo ed insignificante particolare Draco. Continuò il moro.

“Ovvero?”

“Siamo in ritardo di quindici minuti esatti, che diventeranno venti se non ti sbrighi. Non avrebbe mai osato fare qualcosa. Ribellarsi, porre un limite. E quando il marchio impresso a fuoco sulla sua pelle bruciò più che mai mise quella bolla che si era creata nella sua mente in un angolino ben nascosto, In un cassetto, chiusa a chiave, doppia mandata.

Anche perché ad una riunione di mangiamorte era più facile essere oggetti a Legimanzia di quante ne avesse Goyle di fare un indigestione prima di Cena.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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