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Autore: LadySherry    11/09/2012    3 recensioni
Era disarmante il modo in cui i suoi occhi sapevano imbarazzarla al punto da non riuscire più a pensare a niente, tranne a quanto fosse meraviglioso stare con lui.
Tom era capace di rendere un “vai a farti fottere” detto col sorriso una vera e propria dichiarazione d'amore. Non importava il contenuto dei suoi discorsi, il tono di voce era così suadente da far cadere chiunque in trappola.
Gli mise una mano sul fianco e si alzò in punta di piedi per lasciargli un piccolo bacio a fior di labbra.
«Buongiorno » disse poi, sorridendo.
«Ciao, piccola» sussurrò Tom.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eight.

 

Quando il terreno cade e il proprio mondo crolla, forse si ha solo bisogno di avere fede

e credere nel sopravvivere insieme a tutto questo.

Forse si ha solo bisogno di reggersi forte.

Di non lasciarla perdere, qualsiasi cosa accada.”

(Grey's Anatomy)

 

 

 

Erano passate due settimane. Due lunghe, interminabili settimane.

Le assenze a scuola di Bill e Tom erano aumentate e questo non sembrava far altro che rallegrare i professori.

Leila, abituata a trascorrere i pochi minuti dell'intervallo con i gemelli, si ritrovava sola appoggiata al muretto con la sola compagnia del panino alla marmellata.

«Ciao, ragazza di Tom!».

Si voltò alla sua destra e vide un ragazzo dai capelli biondo platino avvicinarsi a lei con un sorriso smagliante.

Scosse la testa, divertita. «Ciao, amico di Tom!».

Andreas. Il migliore amico dei gemelli, l'ancora di salvezza per chiunque avesse un problema.

E lei, al momento, ne aveva parecchi.

«Allora, dolcezza, come va?» chiese il ragazzo, sedendosi sul muretto accanto a lei.

«Prosegue strisciando, diciamo. Hai sentito Tom?».

«Ieri sera mi ha chiamato Bill. Il concerto a Monaco è andato alla grande! Tremila fans! Un delirio, per essere il secondo concerto».

«Wow» mormorò, abbassando lo sguardo.

Tremila sconosciuti avevano ricevuto più attenzione di lei che era la sua ragazza. C'era quella nota di gelosia che non avrebbe mai voluto ammettere, ma ormai era inevitabile.

Andreas la guardò aggrottando le sopracciglia, per poi cingerle le spalle con un braccio e sorridere, allegro.

«Non fare quel faccino, sei comunque nei suoi pensieri, sai?».

«Lo sono abbastanza da chiamarmi dieci volte al giorno, vedo!» commentò, sarcastica.

«Qui qualcuno è geloso...» sghignazzò.

Leila incrociò le braccia al petto, offesa. «Non sono gelosa» borbottò.

«Ah-ah. Dopo scuola passa da me».

«Perchè?».

«Quante domande, Ila! Passa e basta, okay?».

Leila ci pensò su, poi annuì, anche se poco convinta. «Okay».

Aveva sempre sostenuto che fosse un tipo strano, ma essendo il il migliore amico dei Kaulitz e quindi l'unico sulla faccia della Terra in grado di sopportarli per davvero, non potè fare altro che continuare a sostenere quella tesi.

Dopo che il ragazzo si fu allontanato, ne approfittò per controllare il cellulare, nella speranza – anche se vana – di aver ricevuto un messaggio di Tom, dopo il silenzio stampa dei due giorni precedenti.

Non appena vide la cartella lampeggiare sullo schermo impallidì, come se nella sua vita non avesse mai letto un messaggio. La verità era che la paura di vedere che non apparteneva a lui superava qualsiasi cosa, persino la curiosità.

Aprì il messaggio con il pollice tremante, scoppiando in una risata di gioia quando vide che il mittente era proprio Tom, arrivato più o meno tre ore e mezza prima.

Alcuni si voltarono a guardarla senza capire, scuotendo la testa contrariati.

Non diede loro troppa importanza e lesse.

 

Berlino è fantastica. Devi venire. Presto tornerò, devi raccontarti un sacco di cose. Bill dice che sto diventando troppo buono e che non mi riconosce più. Tutta colpa tua :) Adesso devo andare, ho un'intervista e poi una prova chitarra per il concerto di stasera. A presto, ti amo. Tom.

 

Era questo che le piaceva di Tom. Sapeva passare da attimi di totale silenzio ad attimi in cui non poteva non ricordarle quanto fosse bello averla nella sua vita.

Si era chiesta spesso se tutto quello fosse normale, se non stesse correndo tutto troppo in fretta per due ragazzi di quindici anni ma, a conti fatti, sapeva che era impossibile. L'amore non aveva età, non aveva barriere, non aver freni perchè poteva essere bellissimo e importante anche quando sei poco più di un'adolescente.

Decise di rispondere al messaggio di Tom.

 

Loitsche fa proprio schifo senza te e tuo fratello. Vedi di tornare. Andreas dice di andare a casa sua dopo scuola. Hai un migliore amico proprio strano!

 

Ripose il cellulare nella tasca, senza calcolare che Tom avrebbe potuto risponderle subito.

Sentì nuovamente il cellulare vibrare e lo estrasse dalla tasca dei jeans, sorridendo della stupidità del suo ragazzo.

 

Ah, sì, la sorpresa. Dopo vedrai, dimmi se ti piace! Scappo, buona scuola! Baci ;)

 

Scosse la testa, per niente sorpresa. Andreas che le faceva dei regali non era per niente una cosa normale, ma evidentemente nell' Universo Kaulitz sì.

Immaginò Tom seduto sulla sgabello del palco con la chitarra sulle ginocchia e il cellulare in mano per rispondere al suo messaggio, con al seguito Bill che sbraitava perchè si concentrasse e Gustav che avrebbe risolto la situazione con “Tom, metti via il cellulare” detto con fin troppa calma.

Non aveva mai avuto l'opportunità di parlare a lungo con Gustav. Con Georg ormai erano amici, constatando che abitavano nella stessa via e che si coalizzavano ogni volta per prendere in giro Tom.

Ma Gustav no. Lui era sempre quello che preferiva stare in disparte e assistere alla scena in silenzio, godendosi evidentemente tutto dall'inizio alla fine.

Al suono della campanella si costrinse a tornare in classe, quasi strisciando i piedi.

Era la fine di Maggio e non vedeva l'ora che iniziassero le vacanze estive. Sarebbe andata a trovare Tom a uno dei concerti dei Tokio Hotel. Avrebbe potuto stare con lui per più di una manciata di ore e questo pensiero la rallegrò appena, prima di varcare la soglia della classe per altre tre interminabili ore di lezione.

 

 

 

Quando la campanella segnò la fine di quella giornata, il Kurfürst-Joachim-Friedrich-Gymnasium si svuotò in meno di cinque minuti. Non che fosse un ginnasio enorme, ma era comunque sorprendente la velocità dei suoi studenti.

Trovò Andreas ad aspettarla al cancello, con lo stesso sorriso smagliante di qualche ora prima.

«Vieni con me, forza!» disse Andreas, prendendola a braccetto e trascinandola verso la fermata dell'autobus.

Leila pensò che Andreas fosse così pazzo per colpa dei gemelli. Era l'unica soluzione plausibile.

«Dimmi un po', cosa mi state nascondendo tu e Tom?» chiese, nella speranza di svelare il mistero.

«Non posso invitare la ragazza del mio migliore amico a venire a casa mia?».

Alzò il sopracciglio, sorridendo. «No, non senza un secondo fine!» ribadì, incrociando le braccia al petto.

«Non ti dirò niente, l'ho promesso a Tom! Tom è a qualcosa come duecento chilometri da qui. Non gli dirò che me l'hai detto! Dai, ti prego! Ti prego, ti prego, ti prego!».

Andreas scosse la testa, irremovibile.«Non dirò una parola. Ora muoviti, sali sull'autobus prima che ci lasci a piedi. La strada fino a casa è lunga da fare a piedi!».

«Wolmirstedt è solo a pochi chilometri da Loitsche!».

Per tutto il tragitto in autobus non dissero nulla. Leila guardava fuori dal finestrino, indecisa se prendersela a morte con Andreas perchè non voleva dirle la sorpresa, o se prendersela con il suo ragazzo che organizzava stupide spedizioni quando era via.

Quando scesero dall'autobus, a un paio di passi dalla casa di Andreas, il ragazzo sogghignò, evidentemente divertito.

«Che fai, ridi? Guarda che non è divertente!» sbuffò Leila, chiudendosi il cancelletto alle spalle.

Attraversarono il piccolo giardino e giunsero alla porta. Andreas si fermò, voltandosi a guardarla sempre ridendo.

«Nemmeno secondo me, ma secondo lui sì» disse, aprendo la porta.

Leila, confusa, entrò, trovando seduto sulla poltrona un Tom piuttosto divertito.

«Tom!» urlò, avvicinandosi e saltandogli letteralmente in braccio.

Il ragazzo la strinse forte, circondandogli la vita con le braccia.

Era come vedere due pezzi dello stesso puzzle finalmente uniti.

Completavano il quadro.

 

 

 

 

Note: ecco! Tom is back! Spero vi piaccia, come i precedenti :) Xo xo, Ladys.

  
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