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Autore: F l a n    11/09/2012    2 recensioni
What If sulla 4°stagione | Klaine | Faberry/Finchel| Pezberry friendship | Hummelberry/Kurtana friendship
Kurt Hummel può finalmente realizzare il suo sogno ed andare a NY dove un futuro a Vogue, nel mondo della moda, lo aspetta. Ma oltre a questo, ci saranno molte altre novità ad invadere la sua vita e qualche questione sentimentale da risolvere.
"Non era stato facile dire addio a Lima e non era stata una bella giornata. Kurt odiava gli addii ed i saluti, odiava dover fare promesse che sapeva di non poter mantenere.
Kurt odiava l’idea di essere lontano da tutta la sua famiglia ed odiava l’idea di essere lontano da Blaine."
Genere: Angst, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash, Slash | Personaggi: Quinn Fabray, Rachel Berry, Santana Lopez, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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cap 4
Note iniziali: Hello! mi scuso per il ritardo, purtroppo la mia beta ha dei problemi universitari perciò ho saputo solo da poche ore che non poteva betarmi il capitolo. Lo farà successivamente ed infatti questa è la versione senza betatura. Spero che non troverete troppi errori, nel caso mi scuso!
Sto andando a rilento anche a causa degli esami, ma spero di poter riprendere un ritmo più costante!


Chapter 4: Incomplete




"I've tried to go on like I never knew you

I'm awake but my world is half asleep
I pray for this heart to be unbroken
But without you all I'm going to be is incomplete"


“Come mi sento?! Come… come se fossi entrato nel paradiso della moda!” esclamò Kurt con entusiasmo, di fronte a Santana e Rachel. Le due si scambiarono un’occhiata complice.
“Voi… non potete capire. È meraviglioso, tutto così chic, fashion e… alla moda.”
“Kurt avrai ripetuto almeno dieci volte la parola moda in un solo discorso,” notò Santana, roteando gli occhi.
“Lo so, ma cosa vuoi farci! È fantastico e non vedo l’ora di cominciare seriamente.”
“A proposito, quando cominci?” chiese Rachel, addentando una forchettata d’insalata.
“Domani! La mia istruttrice, Isabelle, ha detto che domani comincerò lo stage. Ho già intravisto due dei miei compagni e… ed una era una ragazza che ho incontrato in una caffetteria quando sono arrivato a New York… era una tipa strana ed esaltata che mi aveva lasciato il suo numero di cellulare.”
“Non avrà pensato che fossi etero!” sbottò Santana, schernendolo con una risata. Kurt sbuffò.
“Spero vivamente di no.”
“Di etero non hai nemmeno le orecchie, sembrano quelle di un elfo,” aggiunse.
Rachel si concentrò a mangiare, piuttosto pensierosa.
“Qualcosa non va’?” chiese Kurt, turbato. Forse non era felice per il suo debutto?
“Oh no, è tutto… bellissimo. Solo, vorrei che fosse così entusiasmante anche per me.”
Kurt provò un senso di bruciore nel petto. Era felice che Rachel fosse entrata alla NYADA, ovviamente, ma le sconfitte facevano male e nonostante il futuro a Vogue, la sua era una ferita ancora aperta.
Si stava forse per lamentare di ciò che le facevano fare? Di quanto doveva faticare? Lui avrebbe faticato ogni giorno della sua vita. Ma era strano, insomma… non era da Rachel. Rachel non sentiva mai il peso di combattere per arrivare ai propri obiettivi, per questo erano simili: entrambi ambiziosi e determinati, praticamente disposti a tutto.
“Quindi?”
“Quindi… credo che non stia più brillando come dovrei o… o meglio sì, però non sono compresa! È tutto così competitivo e…” Rachel si portò una mano tra i capelli, “sono stanca, prima non avevo bisogno di combattere per primeggiare, adesso è così difficile.”
Kurt fece le spallucce.
“Non potevi pensare che fosse facile, in fondo. La concorrenza in questo campo è tanta e tu lo sai più di me.”
Santana annuì, concordando con Kurt e finendo di pranzare.

Kurt guardò fuori dalla finestra e per un momento pensò a quanto avrebbe voluto raccontare la sua giornata a Blaine.
Riabbassò lo sguardo, fissando il piatto bianco con graziosi decori blu e rassegnandosi al fatto che non avrebbe potuto farlo.


***



“Se c’è una cosa che voglio fare, è tenermi occupato,” cominciò Blaine, mentre in palestra si allenava tirando cazzotti al sacco da box.
“Che intendi per tenerti occupato?” Sam ed Artie si guardarono, dubbiosi.
Blaine sorrise.
“Intendo dire che voglio iscrivermi a tutti i club possibili, ottenere crediti e… poter così avere futuro accesso ad una scuola a New York. Io e Kurt non ci siamo davvero lasciati, in fondo, e se sarò davvero bravo magari avrò l’occasione di entrare in qualche università New Yorkese, trascorrere lì la mia vita e… e magari vivere con lui come avevamo progettato fin dall’inizio,” disse, fissando con un piccolo sorriso i propri guanti.
“Ma ci sono soltanto pochi club qui a scuola… e le attività di vero interesse sono il football, l’hockey, il nuoto e… le cheerleader, oltre al Glee, ovviamente,” disse Artie, mentre alzava un piccolo peso con il braccio.
Blaine rivolse gli occhi al cielo con aria pensierosa e si portò una mano sotto il mento.
“Beh… se non abbiamo Club creativi… perché non ne facciamo uno noi?!” esclamò, con vero entusiasmo.

Blaine ci aveva pensato a lungo; non era stata una decisione presa su due piedi. Aveva riflettuto sulla sua condizione e sui suoi sentimenti, l’unico modo per colmare il vuoto lasciato da Kurt, sarebbe stato impegnarsi, fare qualcosa che fosse utile sia per se stesso, sia per raggiungerlo a New York.
Mancava solo qualche mese e ce la poteva fare, se Kurt lo avesse aspettato, ce l’avrebbe fatta di sicuro. E Blaine non ne era certo, ma se lo sentiva, sentiva che Kurt avrebbe atteso e… che lo avrebbe continuato ad amare nonostante il silenzio. Era abbastanza fiducioso, anche se spesso la sua mancanza si faceva sentire facendo quasi male.
La verità era che Blaine moriva dalla voglia di rivedere Kurt. Se lo sognava praticamente ogni notte, pentendosi di non averci nemmeno provato a mantenere quella relazione a distanza.
Non aveva mai smesso di pensarlo o amarlo, nemmeno per un minuto; ogni canzone, ogni pensiero ed ogni gesto era come se fossero irrimediabilmente collegati a Kurt.

Ancora non sapeva cosa fare di preciso, con lui. Non sapeva se poteva contattarlo o se fosse stata la cosa giusta, ma nel frattempo, si limitava a fare qualcosa per progettare un futuro, con lui.

“Ehi Blaine hai sentito?” la voce di Sam lo fece risvegliare.
“Mh?”
“Pare che Brittany si candiderà come rappresentante anche quest’anno; francamente, preferirei qualcuno di serio. Niente contro Brittany ma… non è molto adatta al ruolo,” intervenne Artie.
“Concordo, ci vorrebbe qualcuno con spirito d’iniziativa… qualcuno che sia in grado di far valere la sua parola.”

Sul volto di Blaine apparve un sorriso non appena Sam concluse la frase. Sapeva esattamente cosa fare.


***



Santana chiuse il cellulare e lo gettò sul letto, esasperata. Non poteva crederci, il suo rapporto a distanza con Brittany si stava lentamente deteriorando e lei aveva decisamente bisogno di un po’ di stabilità.
Non che non stesse andando bene a New York, si era trasferita da poco e si stava trovando alla grande, solo che Brittany le mancava ma sembrava non fare molto per rimanere in contatto con lei, specie in quell’ultimo periodo.
E poi c’era quel tipo nuovo che si era trasferito al McKinley di cui Brittany le parlava sempre che… non gliela raccontava giusta.
“San? Posso?” Rachel entrò nella stanza mentre l’altra ragazza faceva su e giù con insistenza.
“Sì, sì entra pure…”
“Sei triste?”
Santana la guardò stizzita e poi sbuffò.
“Solo un po’… per colpa di Brittany. Mi sembra che… tra me e lei le cose non siano più le stesse,” spiegò, semplicemente.
“Credi che ci sia una ragione precisa?”
“Suppongo la distanza,” rispose, la ragazza.

Rachel si fermò un attimo a guardarla: forse Finn aveva fatto bene a lasciarla piuttosto che condurre una relazione a distanza? Forse era… meglio piuttosto che soffrire così? Non era la prima volta che vedeva Santana triste per quel motivo e se ne dispiaceva. Sapeva cosa significava soffrire per amore.

“Brittany è… sempre così ingenua, ma il suo sentimento è puro, per questo speravo sopravvivesse nonostante i kilometri di lontananza. Ero titubante sai, all’idea di trasferirmi. Ma poi mia madre mi ha fatto capire che era giusto e che avrei soltanto gettato il mio talento rimanendo a Lima.”
Rachel annuì, stringendosi nelle spalle.
“Ed aveva ragione, no? Tu hai un sacco… di talento, San. Davvero, non devi e non ti permetterò di sprecarlo. Poi non posso vedere la… regina delle stronze abbattersi in questo modo,” le disse, dandole una spallata leggera ed affettuosa.
 

***


Il cellulare di Kurt squillò in un momento totalmente inaspettato.
Era in una caffetteria a prendersi un cappuccino quando vibrò sul tavolo, attirando la sua attenzione: era un sms ed il mittente era… Kristine. Quella tipa stramba che aveva tentato di adescarlo la volta precedente in caffetteria e che era dentro lo studio di Vogue.
Fissò il telefono per qualche secondo; in parte quella ragazza lo inquietava e sentiva soltanto di doverle stare alla larga, dall’altro lato, poteva anche rivelarsi una buona amica sul campo e non sarebbe stato tanto male avere qualcuno con cui socializzare durante le ore dello stage e magari anche avere qualche compagnia all’infuori di Santana e Rachel.
Ci pensò su qualche attimo: non era solito a buttarsi, specialmente perché era sempre un po’ diffidente nei confronti delle persone, ma prese coraggio e lesse il messaggio prima di cestinarlo o di riporre il telefono.

“Complimenti per il completo di stamani. Domani ci sarai? Hai deciso di rimanere? È stata una sorpresa trovarti lì. A presto, - K”

Kurt inarcò le sopracciglia. Non sapeva come leggere quel messaggio ed onestamente avrebbe voluto ridere perché sembrava che quella ragazza provasse un vero e proprio interesse per lui, ma come aveva detto Santana, come non aveva potuto accorgersi che era gay fino al midollo?
Forse non c’era da pensar male, ma Kurt in quel momento non riusciva a leggere in nessun altro modo quel semplice messaggio.
Decise di risponderle, in fin dei conti una risposta non faceva male a nessuno.

“Ti ringrazio. Sì, domani ci sarò ovviamente, sono rimasto sorpreso anch’io. A domani, - K”

Decise di essere il più lapidario possibile, proprio per evitare scompensi di qualunque tipo. Preferiva non dover dare spago a nessuno ma essere comunque cortese.

Finì il suo cappuccino e si alzò, mettendosi la tracolla in spalla. Era ora di tornare a casa a preparare la cena, prima che Rachel o Santana potessero metter mano ai fornelli e fare qualche pasticcio o cibo immangiabile.


***


“Un club di Supereroi,” disse Blaine, mentre disegnava su un foglio – anche se sarebbe stato più corretto dire scarabocchiava – una stilizzazione ridicola di Batman e Robin.
“A me piace!” esclamò Sam, entusiasta.
“Andrete a salvare il mondo?” commentò Brittany, girandosi verso Blaine, Artie e Tina si rivolsero un’occhiata esasperata. Senza la supervisione di Santana, se possibile, Brittany stava decisamente peggiorando, anche se quella non era sicuramente la battuta peggiore del suo repertorio.
“Con così poco stile! Con quelle tutine di spandex!” esclamò Wade, tirando su le mani, “io me ne tiro fuori.”
“Nessuno ti ha obbligato ad entrare,” rispose Sam, saggiamente.
“Allora? Che ve ne pare?” chiese ancora Blaine, eccitato, “potremmo organizzare qualche raduno dove leggiamo fumetti o veniamo tutti vestiti dai nostri supereroi preferiti.”
“Ma… oltre a questo?” chiese Artie, “si faranno anche tornei di videogiochi?”
Sam batté subito le mani, “Una specie di Club per Nerd!”
“Una cosa del genere,” rispose Blaine, con un sorriso sulle labbra.
“Noi ci stiamo!” esclamarono Artie e Sam in coro.
“Ma questa non è l’unica cosa che voglio fare e credo sia giusto annunciarlo a tutti voi… intendo candidarmi come presidente degli studenti?”
Brittany scoppiò a ridere.
“Come? Ma pensi davvero di vincere? L’anno scorso ho sconfitto Kurt con una netta preferenza, sai?” disse, riavviandosi i capelli, “non resisteranno al mio fascino. Vuoi evidentemente perdere in partenza.”

I membri del club si guardarono. Nessuno di loro, con tutta probabilità, avrebbe votato Brittany: l’anno precedente non aveva fatto niente di utile, mentre Blaine aveva il carisma giusto per proporsi come leader e questo Blaine lo sapeva perfettamente.

“Vedremo. Intanto ti consiglio di trovare qualcosa di geniale, perché hai fatto un fiasco lo scorso anno, se avesse vinto Kurt sarebbe stato sicuramente più utile,” disse, sentenziando con più nervosismo di quanto non avrebbe voluto. Kurt gli mancava e per qualche motivo, era sempre presente in ogni suo gesto e pensiero. Persino l’idea di diventare rappresentante gli era venuta grazie a lui ed anche l’idea di sconfiggere Brittany alle elezioni era alimentata da un vago e sottile senso di vendetta.
Kurt avrebbe potuto fare dei buoni cambiamenti e forse, con qualche nota in più sul curriculum, sarebbe anche potuto entrare alla NYADA.
Blaine non portava rancore, non era il tipo, però quella cosa non l’aveva mai dimenticata davvero, c’era qualcosa di profondamente indigesto nel pensare che la superficialità si vendesse più facilmente di qualcosa di serio e sincero. Ma non avrebbe dovuto stupirsi, del resto quella era la società in cui erano immersi, quella discriminante che ti mette con le spalle al muro soltanto perché sei nato gay e quindi sei automaticamente sbagliato.

“Pensi di poter sfondare cantando una hit da Katy Perry? Beh, tu Anderson non hai qualcosa che noi donne abbiamo,” spiegò Brittany, con modestia.
“Cosa?”
“Il fascino femminile, ovviamente.”

Blaine la guardò con aria di sfida: non si sarebbe certo fatto abbattere da un po’ di sculettamenti e da una chioma bionda fluttuante.
Ci voleva ben altro per schiacciare Blaine Anderson.


***


Passarono due giorni da quando Kurt mise per la prima volta piede a Vogue ed aveva capito due cose fondamentali: la prima, era che tutti erano assolutamente competitivi. Non c’era spazio per le amicizie né per le collaborazioni - ma c’era abituato, in fondo anche alle superiori era così. La seconda, era che Kristine era davvero… assillante.
Aveva tentato di spiegare alla ragazza cose riguardo alla propria sessualità, ma a lei sembrava non importare granché. Kurt, quindi, si limitava ad evitarla. Era una persona un po’ asfissiante; non cattiva, solo collosa e lui non sopportava le persone eccessivamente collose.
La sua vera domanda, però, era perché Kristine avesse quell’atteggiamento: spesso e volentieri poteva anche solo essere un modo usato per distrarre le persone dal suo vero obiettivo e magari Kristine voleva depistarlo, metterlo in ombra senza però mostrarsi cattiva, far vedere qualche lato falso di sé per poi pugnalarlo alle spalle.
Kurt era sinceramente preparato al peggio.

Vogue comunque era l’ambiente che aveva sempre desiderato. Non era stato semplice inizialmente, abituarsi a ciò che doveva fare, scrivere articoli ed informarsi ancora di più sulla storia di Vogue, però era stato indubbiamente interessante.
La signorina Isabelle era sempre molto sveglia e disponibile, capace di riuscire a coinvolgere gli stagisti ed a farli appassionare ancora di più al loro – probabile – futuro lavoro.
Kurt sfogliava sempre con un sussulto al cuore le riviste di Vogue conservate nella piccola ‘biblioteca’ degli studi. Quello era indubbiamente il suo mondo e grazie ad esso stava imparando a colmare i propri vuoti e le proprie mancanze, anche se quella New York rimaneva comunque un’enorme città e dentro provava sempre un certo senso di vuoto.

Mentre sfogliava un numero della rivista, gli venne naturale pensare a quanto sarebbe stato bello farlo con Blaine al suo fianco: ricordava quando commentavano assieme, sul letto, solitamente, dei capi particolari e come Blaine avesse troppo spesso un vero senso dell’orrido: non sempre sempre, ma molte volte sì. Kurt amava correggerlo e cercare di insegnargli ciò che aveva imparato da solo sul “buon vestire”.

Kurt sapeva che chiamare Blaine sarebbe stato un errore, ma moriva dalla voglia di farlo. Voleva sentire la sua voce, sentirlo vicino e per l’ennesima volta si chiese perché mai non si erano dati una possibilità, perché non aveva impedito a Blaine di lasciarlo.
Non sapeva cosa stesse facendo a Lima poiché i suoi compagni, con i quali si sentiva di tanto in tanto, evitavano accuratamente di dirgli qualunque genere di dettaglio.
Era frustrante perché Kurt voleva saperlo, avrebbe voluto sapere tutto di Blaine, della sua salute, della sua carriera nel Glee, ma nessuno faceva riferimento alla sua esistenza e lui non aveva nemmeno il coraggio di chiedere.
Ogni tanto, gli veniva naturale chiedersi se Blaine avesse mai chiesto di lui, ma al tempo stesso sapeva benissimo che non aveva alcun senso farlo.
Si morse il labbro inferiore, portandosi una mano alla testa. Era così stressato, frustrato, avrebbe solo voluto riposarsi e cancellare un po’ di quei pensieri.
C’era da dire che fortunatamente, il lavoro gliene spazzava via un bel po’.


***


“Presto ci sarà il Ringraziamento,” disse Tina, guardando Artie e gli altri, “credo che i nostri compagni torneranno tutti a casa… la mia idea era quella di fargli una sorpresa!” esclamò, con entusiasmo. Infatti, poche ore prima aveva sentito al telefono Rachel, la quale le aveva comunicato quella notizia: sia lei che Santana che Kurt sarebbero tornati a Lima per il giorno del Ringraziamento.
Blaine trasalì al nome di Kurt quando Tina spiegò chi sarebbe venuto.
“Una sorpresa di che genere?” domandò Sam, armeggiando con il cellulare.
“Pensavo… ad un semplice pranzo tutti assieme, a casa di qualcuno. Possiamo fare anche a casa mia, è abbastanza grande,” spiegò, sorridendo.
“Io sono d’accordo,” annuì Artie, “credo che farà molto piacere a tutti.”
“Rachel mi ha detto che contatterà anche Quinn, Mike sono certa che verrà e Sam potrebbe sentire Mercedes, mh?” disse, guardando il biondo.
Sam annuì facendo una smorfia: non stavano più assieme, si erano lasciati durante l’estate e  nessuno del club sapeva esattamente come, considerando che Sam non voleva proferir parola, ma continuava a dire che erano comunque rimasti in ottimi contatti.
“Perfetto! Allora si dia il via all’organizzazione!” esclamò la ragazza battendo alle mani.
Il resto dei compagni sorrisero e Blaine provò una serie di emozioni contrastanti.
Gioia e nervosismo erano un bel conflitto di sentimenti da gestire.




Note di fine capitolo: eccoci qua! L'angst sta pian piano scemando e sto cercando di soffermarmi sulle vite dei vari personaggi. Per le cose su Kurt e Blaine ho evidentemente tratto ispirazione dagli spoiler, non so poi quanto sarà coerente con ciò che succederà nel telefilm, ovviamente.
Il capitolo mi è costato parecchie energie, perciò spero vi sia piaciuto e che non vi abbia delusi :) dal prossimo o comunque a breve torneremo a vedere qualche interazione Klaine!

La canzone usata è "Incomplete" dei Backstreet Boys (eggià.)

Per informazioni etc, vi invito ad iscrivervi alla mia pagina FB: *QUI* ho un piccolo problema di visualizzazioni a causa di FB scemo, perciò vi invito, nel caso vogliate, ad aggiungere la pagina nella lista degli interessi e delle notizie! :)

Alla prossima,

Flan


   
 
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