CAPITOLO UNDICI
Quella
sera uscii, anche se non ne avevo la minima voglia. Era però sabato sera e non
potevo tirare un bidone ad Alessia e Greta all’ultimo momento. Al tempo stesso
però non avevo voglia di vederle perché avrebbero capito subito che c’era
qualcosa che non andava. Del resto non avevo un bell’aspetto, pallida e con gli
occhi arrossati. Non avevo fatto altro che piangere, da quando Valerio se n’era
andato.
Perfino
mio padre si era accorto del mio stato d’animo, perché di sua spontanea volontà
aveva deciso di prestarmi la sua macchina per uscire la sera, cosa che fino a
quel momento non aveva mai fatto. Doveva essere il suo modo per tirarmi su il
morale, evidentemente, ma non aveva sortito molto effetto. Mi aveva fatto
piacere, perché mi ero sentita degna di fiducia però poi tutto il sollievo
provocato da quel gesto era scomparso dopo che con una punta di felicità avevo
avvisato Alessia che non c’era bisogno di scomodare sua madre e che quella sera
avrei guidato io.
Quando
uscii aveva smesso di piovere, fortunatamente. Salii in auto e passai a
prendere prima Alessia e poi Greta, dopodiché optammo per andare in un pub
tranquillo in città.
Non
appena arrivò il cameriere, ordinammo.
-
Per me un’aranciata media, grazie – dissi quando fu il mio turno.
-
Allora sei ancora capace di parlare! – esclamò Alessia, ironicamente sollevata,
non appena il camere se ne fu andato.
-
Scusa? – chiesi io, disorientata.
-
È la prima volta che parli da quando sono salita in macchina e abbiamo deciso
dove andare – mi venne in aiuto, con una risatina.
-
Ah beh – bofonchiai. – Non ci avevo fatto caso.
-
C’è qualcosa che non va? – domandò Greta, dolcemente.
Sospirai.
Da dove potevo cominciare? Mi limitai ad annuire.
Arrivò
il cameriere con le nostre ordinazioni e bevvi un sorso di aranciata. Alzai lo
sguardo verso le mie amiche e vidi che mi stavano osservando entrambe con aria
indagatrice.
-
Ti va di parlarne? – mi chiese Greta, con un sorriso d’incoraggiamento. –
Magari poi stai meglio.
-
Ne dubito – borbottai. Parlarne non avrebbe di certo cambiato i fatti, sarebbe
stato solo un sollievo momentaneo.
-
C’entra qualcosa Bassi? – indagò Alessia, inarcando un sopracciglio.
-
No – confutai. Perché dovevano attribuire a lui tutti i miei malesseri? – Bassi
non c’entra proprio nulla.
-
E allora perché sei ridotta ad uno straccio? – domandò Alessia, in tono
preoccupato. – Me ne sono accorta subito appena sono salita in macchina. Hai
gli occhi rossi, sei più silenziosa e riservata del solito e in generale non
hai una gran bella cera. Dubito che ti sia fatta una canna, per cui deve essere
successo qualcosa di grave per ridurti a quel modo. Ti ho visto così poche
volte! E l’ultima è stata mesi fa, quando…
-
Quando Valerio ti ha lasciata! – la interruppe Greta, concludendo per lei la
frase, colta da un lampo di genio. – C’entra Valerio, non è così? – mi chiese
poi, a conferma della propria rivelazione.
Annuii,
senza proferire parola. Temevo di scoppiare di nuovo in lacrime.
-
Ottimo intuito, non c’è che dire! – borbottò Alessia. – Ci stavo arrivando
anche io – aggiunse poi, piccata. Greta le aveva sottratto il suo piccolo
momento di gloria. – Cos’è successo con Valerio? – chiese infine, rivolta a me.
-
Abbiamo litigato – risposi semplicemente. Come al solito, avrei risposto alle
domande che mi venivano rivolte, non avevo voglia di imbastire un discorso dal
nulla.
-
E perché? – indagò Greta. Come non detto, avrei dovuto raccontare tutto
dall’inizio.
Sospirai,
rassegnata. Dovevo sputare il rospo e parlarne, ormai era stato gettato l’amo.
Presi un respiro profondo e iniziai: - Questo pomeriggio eravamo a casa mia a
guardare gli opuscoli delle varie università, come stiamo facendo da un po’ di
giorni. Anche lui è confuso quanto me. Dopo un po’ abbiamo deciso di berci una
cioccolata e a quel punto se n’è uscito chiedendomi se io a Parigi stessi male
perché c’era di mezzo un altro.
-
Oh santo cielo! – esclamò Greta. – E tu gli hai detto di Bassi! È per questo
che avete litigato! – proseguì poi, giungendo alle proprie, errate conclusioni.
-
No, Gre, questa volta non ci hai preso – la contraddissi. – Non gli ho detto
nulla di Bassi. Ho solo confermato la sua intuizione, lui si è limitato a
chiedermi se stessi assieme o meno al nuovo arrivato e poi non ha più voluto
sapere nulla. Continuava a dire che era meglio così, che prima o poi sarebbe
successo e cose del genere.
-
Però non l’ha presa bene, vero? – chiese Alessia.
-
No, per niente – confermai. – Diceva che per me era meglio così ma si vedeva
che soffriva come un cane bastonato. Io mi sono spazientita e, per farvela
breve, gli ho detto che non poteva lasciarmi e poi comportarsi così, lui si è
arrabbiato dicendomi che lasciarmi è stata la cazzata più grande che abbia mai
fatto, ma per me e per lui è stata la cosa migliore, il minore dei mali.
Continuava a ripeterlo, non so se per convincere me o se stesso – spiegai.
Dovetti fermarmi perché avvertii un nodo alla gola, segno che le lacrime
stavano tornando a farsi strada in me. Deglutii e presi un respiro profondo,
poi proseguii: - Ci siamo calmati e gli ho chiesto per l’ennesima volta perché
mi ha lasciata e beh… me l’ha detto. È questo il motivo per cui abbiamo
litigato.
-
Ma cosa ti ha detto per farti stare così? – indagò Greta, preoccupata. – Perché
ti ha lasciata?
-
Mi ha lasciata perché… perché i suoi stanno divorziando e per questo motivo lui
ad Agosto si trasferisce a Roma con sua mamma e sua sorella – buttai lì, il più
velocemente possibile, sperando che si rivelasse il modo più indolore per
parlarne. Se mi fossi dilungata troppo si sarebbero riaperti i rubinetti.
-
Oh no! – esclamò Greta, sinceramente dispiaciuta. Non sapendo bene che dire, mi
strinse una mano con la sua per darmi conforto, e gliene fui grata.
-
Dani, ma è bruttissimo! – le fece eco Alessia, dopodiché spostò la sua sedia in
modo da essermi più vicina e mi abbracciò.
-
Già – convenni, prima di scostarmi dai contatti fisici delle mie amiche.
Rischiavo di lasciarmi andare alle lacrime, così. Prima o poi sarebbe stato
inevitabile, ma prima volevo spiegare loro le mie ragioni, far loro capire
perché io e Valerio fossimo arrivati al litigio. – Ma quello che mi ha fatto
male, quello che mi ha fatto arrabbiare è che… è che lui abbia deciso per me senza
dirmi nulla. Perché secondo lui non siamo fatti per una relazione a distanza, e
su questo ha ragione, me ne rendo conto anche io. Però… però avrei preferito
che me ne parlasse, anziché decidere tutto da solo! – sbottai, la voce rotta
dal pianto. Alla fine avevo ceduto, come avevo previsto. – Forse avremmo potuto
trovare una soluzione, forse… non lo so.
-
Posso immaginare come ti senti – tentò di confortarmi Alessia. – Capisco che tu
sia ferita perché non ti ha detto nulla. Ha sbagliato, e clamorosamente.
Avrebbe dovuto parlartene, perché la cosa non riguardava solo lui, ma entrambi!
– esclamò, infervorata.
-
Appunto! – sbottai. – Invece ha deciso anche per me, senza interpellarmi
minimamente! Ha detto che lo ha fatto perché non voleva farmi soffrire, ha
detto che lasciarci era la soluzione migliore, il male minore… Ma minore per
chi? Ha fatto tutto da solo! – ribadii, ferita. – E questo fa male. Fa male
perché credevo di meritarmi un trattamento migliore, in virtù di quello che
c’era tra noi. Poteva mettermene al corrente!
-
Hai ragione – convenne Greta. – Lui indubbiamente ha sbagliato – proferì.
Quella era forse la prima volta che la sentivo dire che Valerio aveva torto. –
Ma tu… ti sei chiesta cosa avresti fatto al suo posto?
La
fulminai con lo sguardo. Come non detto, l’accusa era fasulla. Possibile che
perfino in quella situazione lei dovesse difendere Valerio a spada tratta,
anziché darmi conforto?
-
No, non fraintendermi! – si affrettò a giustificarsi, avendo intuito i miei
pensieri. – Non lo sto difendendo, te l’ho detto che ha sbagliato. Però, sai,
voi due siete simili, e per questo ti ho chiesto cosa avresti fatto tu al suo
posto. Magari mettendoti nei suoi panni capisci meglio il suo punto di vista.
Sospirai.
Mi ero già chiesta cosa avrei fatto al posto di Valerio, quel pomeriggio. Mi
ero posta quell’interrogativo più volte, nella solitudine della mia camera, ed
ero giunta alla conclusione che no, non mi sarei comportata come aveva fatto
lui. Al suo posto io gli avrei parlato dei miei problemi, non l’avrei lasciato
senza una spiegazione. Certo, non l’avrei fatto subito, abituata com’ero a
tenermi tutto dentro, però l’avrei fatto. Mi sarei tenuta tutto per me per
qualche tempo, rimuginandoci sopra ma soprattutto continuando a stare insieme a
lui, poi un bel giorno gli avrei comunicato che mi sarei trasferita e a quel
punto avremmo deciso insieme cosa fare, se darci una possibilità anche a
distanza, se lasciarci subito oppure attendere il momento della partenza,
godendoci il tempo che restava.
Fu
quello che dissi anche ad Alessia e Greta.
-
Sei sicura? – chiese Greta, un po’ dubbiosa.
-
Sì – ribadii io, in tono asciutto.
-
Io non ne sono poi così convinta – mi contraddisse Alessia. – Secondo me queste
sono quelle tipiche situazioni che finché non ci sei dentro non sai come
affrontare. Ti fai un’idea ma poi ti comporti diversamente – mi spiegò, con la
schiettezza tipica del suo carattere.
-
E va bene – sbottai. – Mettiamola così, al posto di Valerio so cosa non avrei fatto, ed è comportarmi come
lui – affermai, infervorata. Alessia aveva ragione, ma io ero altrettanto ferma
nelle mie convinzioni.
-
Ma adesso come siete rimasti? – domandò poi cautamente Greta, visto che era
inutile stare a rimuginare sui ‘se’ e sui ‘ma’.
-
L’ho cacciato da casa mia dicendogli di non farsi più vedere – risposi. – Ero
troppo ferita, e lo sono ancora. Adesso capisco perché ha insistito tanto per
avermi come amica: non era ancora pronto a rinunciare del tutto a me. Ora però
dovrà esserlo.
-
Non ti seguo – ammise Greta, confusa. Mi resi conto che le mie parole e le
frasi da me pronunciate dovevano sembrare parecchio sconnesse, dato che ero
ancora piuttosto sconvolta dagli eventi di quel pomeriggio per mettere insieme
degli enunciati di senso compiuto.
-
La mia amicizia se la scorda – decretai poi inferocita. La rabbia di quel
pomeriggio stava riaffiorando sempre più, anche se non in modo così potente. –
Mi lascia perché si trasferisce e non vuole farmi soffrire? Benissimo. Però che
non pretenda di starmi accanto lo stesso da amico, alla fine non c’è molta
differenza: soffro comunque, se lui se ne va. E visto che non vuole farmi
soffrire deve starmi completamente alla larga – spiegai.
-
Mi sembra un ragionamento un po’ contorto – commentò Greta, ancora più
perplessa. – E troppo drastico.
-
Ho solo seguito il ragionamento di Valerio – borbottai. – Deve assumersi la
responsabilità delle sue azioni. Ripeto, mi ha lasciata perché non vuole farmi
soffrire, quindi vorrei che mi stesse alla larga almeno la smetto di soffrire
del tutto.
-
Sicura di non farlo per te stessa? – mi chiese Alessia, in tono neutro.
-
Prego?
-
Sei sicura che non lo vuoi tenere alla larga perché così non soffri
ulteriormente? – domandò Alessia con altre parole.
-
Adesso ti sembra che non stia soffrendo? – ringhiai, piccata. Stavo iniziando a
pentirmi di averne parlato con loro; non capivano quello che provavo.
-
No, non ho detto questo – rispose Alessia, paziente. – Dico solo che andando
avanti col tempo ti riabituerai alla sua assenza, come hai fatto quando ti ha
lasciata. L’hai appena detto, la smetteresti di soffrire del tutto. Sarebbe più
facile, poi, quando lui si trasferirà. Se gli restassi amica sarebbe più
difficile dirgli addio. Sarebbe difficile in ogni caso, qualunque tipo di
rapporto tu intrattenga con lui – mi spiegò. – Perché tu provi ancora qualcosa
per Valerio, giusto?
Abbassai
lo sguardo, colpevole. Come sempre, Alessia aveva ragione. Come sempre, lei e
Greta avevano saputo indagare nel mio profondo e mettermi di fronte a fatti che
io nemmeno avevo contemplato. Quando poco prima mi ero pentita di aver parlato
con loro, avevo sbagliato a pensare che non capivano. Forse non avevano la
piena consapevolezza di quello che stavo passando, ma cercavano di farmi
ragionare.
-
Non lo so, Alessia – dissi con un sospiro. - È tutto così complicato! Prima
Valerio mi lascia senza un motivo e mi metto il cuore in pace; le mie
attenzioni si spostano su Bassi ed ecco che scopro che sono ricambiate però
devo aspettare la fine della maturità per vedere come vanno le cose, ma nel
frattempo mi riavvicino a Valerio come amica e finalmente vengo a sapere perché
mi ha lasciata e rivivo tutto quello che ho passato a Novembre – mi fermai e
presi un respiro profondo, poi proseguii: - Sono confusa. Io ho voltato pagina,
dopo che Valerio mi ha lasciata. Non dimentichiamo che a Luglio se tutto va
bene inizierò ad uscire con Bassi e davvero non vedo l’ora di quel momento.
Però ora che è saltata fuori questa storia di Valerio… non lo so. Non so cosa
pensare. O meglio… boh. Cioè, sì che lo so.
-
E cosa sai? – indagò Greta, cauta.
-
So che Valerio ha ragione: io e lui non siamo fatti per una relazione a
distanza – decretai, convinta. Su quello ero irremovibile. – Ci saremmo
lasciati in ogni caso, una volta che lui si fosse trasferito. Quindi io ho
fatto bene a voltare pagina, sono convinta di quello che ho fatto e non devo
certo soffermarmi sui capitoli indietro riguardanti Valerio.
-
Ripeto: sei sicura di non farlo per te stessa, perché vuoi proteggerti? – mi
chiese Alessia.
-
Sì, sono sicura – risposi con decisione. – Ormai la mia strada l’ho presa, e
non voglio giocare né con i sentimenti di Valerio né con quelli di Marcello.
-
Invece stai giocando con quelli di Valerio – mi contraddisse Greta. – Ti
ripeto: lo so che ha sbagliato a trattarti così, ma tu ora lo stai punendo
eccessivamente, con la decisione di troncare del tutto i rapporti con lui. In
questo momento starà di sicuro soffrendo come un dannato, in primo luogo perché
ha capito che nei tuoi pensieri c’è già un altro e in secondo luogo perché
adesso tu gli hai negato anche la tua amicizia – mi spiegò, con una nota di
rimprovero. – Non dico che tu adesso debba mandare a quel paese Bassi e tornare
assieme a Valerio finché non parte – aggiunse. – Però non devi nemmeno
allontanarlo così. Devi trovare la giusta via di mezzo, a mio avviso.
Sospirai.
Perché Greta doveva essere sempre così saggia? Era in grado di farmi vedere le
cose dalla giusta prospettiva, di farmi capire che le situazioni non erano solo
bianche o nere, che c’erano anche le vie di mezzo.
-
E quale sarebbe la via di mezzo, secondo te? – le chiesi, nonostante sapessi
già la risposta.
-
Parlare con Valerio – rispose Alessia, precedendola. – Chiarire la situazione
con lui. Dirgli che aveva ragione riguardo il continuare la vostra storia a
distanza, ma che è passato automaticamente dalla parte del torto quando ti ha
lasciata senza dirti nulla.
-
E parlargli di Bassi – suggerii Greta. – Ha il diritto di saperlo.
-
No! – esclamai. Guardai Greta come se fosse impazzita. Poteva avere ragione
riguardo al fatto che dovevo parlare con Valerio per chiarire il litigio di
quel pomeriggio, ma mai gli avrei parlato di Bassi. Ero ancora convinta che non
fosse il caso; pensavo che un’amicizia tra ex, specialmente se particolare come
la nostra, avesse bisogno di confini ben marcati che non era il caso di
oltrepassare, e reputavo che parlare di eventuali nuove fiamme fosse un’enorme
ed elevata recinzione con tanto di filo spinato in cima.
-
No, Gre – mi venne incontro Alessia. - È sufficiente che Valerio sappia che c’è
di mezzo un altro, non c’è bisogno che Dani gli faccia la telecronaca.
-
Sarebbe indelicato nei suoi confronti – spiegai. – Già prima sospettavo che
provasse ancora qualcosa per me e oggi ne ho avuto la conferma. Non voglio
farlo stare male ancor più di quanto già non stia, non mi sembra il caso.
Non
appena pronunciai quelle parole, mi resi conto che l’ira nei confronti di
Valerio era svanita. Mi stavo preoccupando per lui e per i suoi sentimenti; non
era forse una dimostrazione del fatto che tenessi troppo a lui per rimanere
arrabbiata?
-
Gli parlerò – decretai, con un sorriso amaro. – Gli parlerò e spero che
chiariremo la situazione. Però, Gre, non gli dirò nulla di Marcello.
Il
resto della serata trascorse in modo più sereno. Parlare con le mie amiche mi
era servito, e ora sapevo quello che dovevo fare; la situazione in cui mi
trovavo era parecchio complicata, ma al mio fianco avevo due ottime guide.
Il
giorno dopo mi svegliai più serena e perfettamente consapevole del fatto che
avrei dovuto parlare con Valerio. Nel pomeriggio, dunque, dopo varie
indecisioni, mi decisi e gli scrissi un messaggio.
Ciao. Hai da fare? Vorrei parlarti.
Dani
Scrissi
così, semplice e diretta, senza troppi fronzoli. Aggiunsi anche la firma perché
temevo che avesse cancellato il mio numero, dopo la discussione del giorno
prima.
La
risposta arrivò nel giro di pochi minuti, senza farsi attendere troppo.
Diceva:
No, sono libero. Troviamoci sotto casa
mia tra mezz’ora.
Feci
un respiro profondo e uscii dalla mia stanza per chiedere la macchina a mia
madre, dopodiché tornai in camera a vestirmi, dato che ero ancora in pigiama,
come ogni domenica che si rispetti. Mi infilai un paio di jeans, una maglietta
e una felpa grigia col cappuccio, poi mi guardai allo specchio per darmi una
sistemata ai capelli, che raccolsi in una coda. Essendo una bella giornata di
sole, optai per il mio giubbetto di pelle nera, che indossai sopra la felpa,
dopodiché mi misi le scarpe, agguantai la borsa e dopo aver salutato i miei
genitori uscii.
Senza
rimuginare troppo su quello che stavo facendo, salii in auto, la misi in moto e
partii, diretta a casa di Valerio. Solo allora mi resi davvero conto di quello
che stavo per fare e fui tentata di fare marcia indietro. Avevo detto a Valerio
che dovevo parlargli, ma non avevo la più pallida idea di cosa dirgli!
Mi
imposi di calmarmi e nel giro di un quarto d’ora fui a casa sua. Parcheggiai
dietro la palazzina condominiale in cui abitava e mi diressi al portone, dove
lo trovai già pronto ad aspettarmi.
Seguii
l’istinto e gli corsi incontro, buttandogli le braccia al collo e stringendomi
a lui perfettamente conscia che di lì a pochi mesi si sarebbe trasferito. Come
avevo potuto, il giorno prima, cacciarlo da casa mia intimandogli di non farsi
più vedere? Come avevo potuto credere di voler sprecare così il tempo che ci
restava?
Valerio
inizialmente rimase un po’ spiazzato da quella mia improvvisa dimostrazione
d’affetto; dopo la nostra discussione tutto doveva aspettarsi tranne quello, di
certo. Fu solo un momento, però, perché poi ricambiò il mio abbraccio.
-
Scusa se non te ne ho parlato subito – mormorò, il mento appoggiato alla mia
spalla.
-
E tu scusami per ieri; ho esagerato – gli dissi io, prima di separarmi da lui.
– Facciamo una passeggiata qui intorno? – gli proposi dunque. Valerio annuì e
camminammo in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri. Ci fermammo un poco
più avanti, dopo aver svoltato in una stradina senza uscita e ci sedemmo sul
marciapiede a gambe incrociate, in modo da poterci guardare negli occhi.
Valerio mi guardò e mi rivolse un piccolo sorriso di incoraggiamento, e
compresi che dovevo dire qualcosa, qualunque cosa. Del resto gli avevo scritto
che dovevo parlargli.
-
Non so da dove cominciare – esordii. – Ieri abbiamo discusso per così tanti
motivi! – esclamai, facendo una risatina per sdrammatizzare. – Ti chiedo di
nuovo scusa per averti cacciato di casa in quel modo e per averti ferito, io…
-
Sta’ tranquilla – mi interruppe Valerio. – Ne avevi tutto il diritto.
-
E invece no! – ribattei. – Non dovevo farlo, perché si vedeva benissimo che tu
già stavi male per tutto quello che era successo e io non ho fatto altro che
infierire! – mi rimproverai. – Quindi scusami. Alla fine non avevi poi tutti i
torti – dissi. – Cioè, hai sbagliato nel non dirmi nulla riguardo il divorzio
dei tuoi e il tuo trasferimento, ma avevi ragione, e ce l’hai anche adesso, nel
dire che una storia a distanza non fa per noi – mi corressi. – Credo che al tuo
posto l’avrei pensata allo stesso modo e avrei agito come hai agito tu,
riguardo noi due, però prima te ne avrei parlato. Non ti avrei lasciato senza
un motivo.
-
Lo so – convenne lui. – Ti chiedo di nuovo scusa per non averlo fatto, ma io…
Vedi, ero confuso. Già ero dispiaciuto per via del divorzio, poi quando mia
madre mi ha detto di Roma è stato il colpo di grazia. Ero furioso perché questo
voleva dire troncare con tutto e con tutti… con te soprattutto. Solo a pensarci
stavo male e non osavo immaginare la tua reazione, per cui la soluzione più
facile mi è sembrata lasciarti per evitarti sofferenze. Però, come hai detto
tu, non volevo rinunciare del tutto a te e ho cercato di restarti accanto come
amico, perché la mia intenzione era quella di dirti tutto, prima o poi. Però
poi ieri salta fuori che…
-
Lo so – lo interruppi. Alludeva a Marcello. – Ti chiedo scusa anche per questo.
Io… Non l’ho previsto, è successo è basta.
-
Doveva succedere, Dani – decretò
Valerio con enfasi, rivolto più a se stesso che a me. – Che sia successo adesso
non ha importanza, doveva comunque succedere. Era inutile che io ti legassi a
me in una relazione destinata comunque a finire. Ed è meglio così, perché
soffrirai di meno, quando arriverà il momento della mia partenza.
-
No! – esclamai. – Non dire così! – lo rimproverai con dolcezza. – Non sono per
niente felice del fatto che tu parta, sia che tu sia il mio migliore amico o il
mio ragazzo!
-
Allora posso ancora esserti amico? – mi domandò, speranzoso. Credevo che fosse
una cosa ovvia fin dal momento in cui poco prima lo avevo abbracciato, ma forse
lui voleva la conferma verbale di quel fatto.
-
Certo – risposi. – Era proprio quello che volevo dirti, oggi. È per questo che
sono qui, in sostanza. Voglio offrirti di nuovo la mia amicizia, se ancora la
vuoi. Di più non posso fare.
-
Mi basta questo – disse con un sorriso, prima di posare la propria mano su una
delle mie, abbandonate in grembo.
Lo
guardai negli occhi e mi si strinse il cuore, vedendolo così felice per così
poco. Doveva amarmi davvero per accontentarsi della mia amicizia e per riuscire
a starmi accanto pur sapendo che mi ero innamorata di un altro. Sospirai e per
l’ennesima volta mi trovai a pensare cosa sarebbe successo se non ci fosse
stato di mezzo Marcello. Provavo ancora qualcosa per Valerio, indubbiamente, ma
non erano sentimenti abbastanza forti da potermi permettere di mandare tutto
all’aria con Bassi per tornare insieme al mio ex per un tempo determinato.
Forse quei sentimenti sarebbero bastati se a Parigi tra me e Marcello non fosse
successo nulla e forse mi avrebbero convinta a tentare una relazione a
distanza.
Era
andata diversamente, però. E non potevo farci nulla. Quei pensieri facevano
male, ma dovevo imparare a sopportarli: dovevo assumermi le mie responsabilità
e capire che le mie scelte avrebbero fatto soffrire qualcuno in ogni caso, per
quanto io volessi rendere tutti felici, ma quest’ultima opzione non era
contemplabile. L’unica cosa che potevo fare per alleviare il dolore di Valerio
era restargli accanto come amica e l’avrei fatto, perché avrebbe lenito anche
la mia sofferenza causata dall’annuncio del suo trasferimento. Sapere che di lì
a pochi mesi sarebbe stato a più di ottocento chilometri di distanza non era
bello.
-
Ho una proposta – esordì Valerio, interrompendo il flusso dei miei pensieri. –
Stasera mia madre va a fuori a cena con amici e io e mia sorella siamo a casa
da soli. Ti va di fermarti qui per cena?
-
Certo, volentieri! – risposi, con un sorriso. L’idea non era male, e mi avrebbe
fatto piacere rivedere sua sorella, dopo tutto quel tempo. – Non cucini tu,
vero? – chiesi poi, fingendo un tono allarmato. L’ultima volta che ero stata a
mangiare da lui aveva provato a fare la pasta, ma era stato un completo
disastro: non aveva salato l’acqua e aveva fatto cuocere gli spaghetti per
venti minuti, dimenticandoseli sul fuoco. Erano diventati colla. Alla fine
avevamo dovuto buttare via tutto e recarci al più vicino fast-food.
-
No, avevo già in mente di ordinare una pizza – mi tranquillizzò con una risata,
dopodiché si alzò e mi porse la mano per invitarmi a fare altrettanto. La
afferrai e mi issai, sorridendo.
Era
bello riaverlo di nuovo come amico, questa volta senza segreti.
SPAZIO DELL’AUTRICE
Rieccomi qui, con un nuovo capitolo,
probabilmente un po’ noiosetto. Questi chiarimenti però erano doverosi, ora i
rapporti fra Daniela e Valerio sono chiari.
Mi rendo conto che Marcello negli
ultimi due capitoli è stato assente, ma non temete perché presto ricomparirà e
ne vedrete delle belle. Non ho già scritto il prossimo capitolo, ma ho già
delineato la sinossi di tutta la storia, fino alla fine e vi annuncio che
mancheranno circa cinque capitoli (numero più o numero meno; dipende da quanto
mi dilungherò su certe situazioni) più l’epilogo.
Detto ciò, ringrazio di nuovo chi ha recensito
lo scorso capitolo (vero15star),
i nuovi lettori (Lena Vid), chi ha
solo letto e chi ha aggiunto la storia alle seguite, preferite, da ricordare.
Grazie!
Rinnovo comunque l’invito a recensire e
farmi sapere cosa ne pensate del capitolo e della storia in generale, se c’è
qualcosa che non va o se fila tutto liscio.
Baci, Pikky91