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Autore: Inuyasha89    12/09/2012    1 recensioni
Tratto dal capitolo 1: Allo scadere del terzo anno dalla grande disgrazia una nuova minaccia si abbatterà sugli eroi. Il futuro incontrerà il passato e tenterà di sottometterlo. Solo la prima guerriera del bene e colei che dà e toglie la vita con un cenno rimarranno a difendere il passato. Nuovi alleati si uniranno a vecchi nemici convertiti. L’ultima battaglia deciderà le sorti del mondo intero.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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SESSHOMARU POV
Un altro ballo per il nuovo Inu no Taisho; un’altra cena formale per festeggiare il mio nuovo trono; un’altra serie di inutili doni che sarebbero dovuti servire a sottolineare la fedeltà di questo o quel clan di demoni al mio potere.
In poche parole: un’altra inutile, lunga e noiosa mascherata.
Eravamo partiti da quasi una settimana, io mio padre e mia madre verso il Regno dell’Ovest dove, secondo specifiche indicazioni di Helena, avremmo dovuto convincere i vari capiclan locali a schierarsi con noi nella guerra che si stava profilando all’orizzonte.
Dovevo ammettere che l’idea della mia compagna non era stata così malvagia: se i tre più potenti demoni cane che bussavano alla porta dei vari esseri minori per chiedere il loro aiuto non era esattamente facile dire di no.
Fino a quel momento ci eravamo assicurati il supporto del clan dei demoni cane neri, nostro lontano parente, ma sufficientemente distaccato dal nostro ramo famigliare da formare una tribù a parte che poteva prendere decisioni autonome. Nonostante fossero i più simili a noi erano stati quelli più complicati da convincere ad unirsi alla nostra causa e per quel motivo, dopo quasi una settimana lontani dal castello del Nord, avevamo concluso ben poco nella nostra ricerca di alleati.
Di certo i miei esimi genitori non rendevano facili le trattative e nemmeno piacevole il tempo passato in loro compagnia.
Nonostante tutto il suo vantarsi di essere una donna raffinata e di mondo mia madre aveva il caratteraccio peggiore che io avessi mai visto in una creatura. Avrei giurato che dopo quasi 250 anni si fosse messa l’animo in pace e avesse deciso di continuare con la sua vita senza pensare continuamente a mio padre e al suo tradimento, ma evidentemente mi sbagliavo.
Aveva sicuramente continuato la sua vita, ne era riprova sufficiente il fatto che si fosse trovata un nuovo compagno (anche se non altrettanto potente rispetto a mio padre), ma non aveva dimenticato quello che lei considerava il peggiore affronto della sua vita: essere lasciata per una banalissima e mortale umana. Non aveva nemmeno tenuto in considerazione il fatto che il suo matrimonio con mio padre fosse già andato in rovina qualche decennio prima; certo lei non amava più l’Inu no Taisho da un bel pezzo, ma a quanto pare non poteva proprio sopportare l’idea di essere stata soppiantata da una misera e inutile umana. Ero più che sicuro che sarebbe stata meno schifata all’idea di una demone-gatto come nuova compagna di mio padre piuttosto che una ningen.
Questo detto sua mia madre, mio padre non stava comportandosi certamente in maniera più civile.
Se non sembrava avere particolari obiezioni al comportamento di quella che una volta era stata la sua compagna – anzi più lei si arrabbiava e più lui si ostinava ad ignorarla, come se avesse praticato questo particolare metodo dopo molti secoli passati a sopportarla – aveva mille e più ragioni per criticare la mia sposa. E questo proprio non potevo sopportarlo!
Avevo sentito chiaramente le oscenità che erano uscite dalla sua bocca quando, una settimana prima, aveva urlato con Izaioy dicendole di aver generato un abominio. Ad essere precisi e sinceri non credo che nessuno nel raggio di una ventina di kilometri non avesse sentito gli insulti gratuiti contro la loro Regina.
In un certo senso era stato fortunato che fosse stato Inuyasha a mettersi contro di lui in difesa della sorella. In quel frangente solo la novità di aver appena ritrovato il padre con cui non aveva mai avuto un rapporto aveva impedito a mio fratello di scatenare uno degli attacchi di Tessaiga, limitandosi a puntargliela contro.
Se il cuccioletto non mi avesse preceduto non ero sicuro che i componenti della delegazione in cui viaggiavo al momento sarebbero stati tre.
Dopo che Yasha aveva rinfoderato la spada, nel mentre che gli aveva ringhiato addosso alcuni sceltissimi insulti che avevano lasciato a bocca aperta sia nostro padre che la madre di mio fratello, anche io mi ero avvicinato al demone spiegandogli, a voce bassa e a denti stretti che io, a differenza del suo secondogenito, non sarei stato altrettanto misericordioso da fermare la mia spada anzi…gli avrei fatto assaggiare senza fallo la piena potenza di Bakusaiga se solo avesse osato un’altra volta insultare la mia sposa.
Sfortunatamente dopo questo incidente non c’era stato né il modo né il tempo per me di parlare con Helena e provare a capire quanto delle parole incaute e indegne di quell’essere che dovevo chiamare padre l’avessero ferita.
Lei stessa mi aveva a malapena guardato negli occhi, mi aveva consegnato una pergamena con delle precise istruzioni, aveva dato un bacio a Rin e se n’era andata. Senza dire una parola. E da allora non l’avevo più nemmeno potuta contattare attraverso il nostro legame.
Era solo il dovere che avevo come Inu no Taisho che mi stava sostenendo in quel momento, in quel lungo ed estenuante viaggio alla ricerca di alleati per una guerra contro un avversario di cui a malapena conoscevo il nome. Se fossi stato solo Sesshomaru, niente avrebbe potuto impedirmi di rintracciare la mia compagna e di pretendere delle spiegazioni sul suo comportamento, nemmeno le specifiche istruzioni che mi aveva lasciato.
Sapevo che Helena era a conoscenza del fatto che il mio onore mi avrebbe impedito di andarla a cercare prima che il tempo fosse finalmente giunto, come sapevo anche che aveva contato proprio su questo per poter scappare via da tutto e da tutti.
In fondo, però, sapevo che le mie erano solo chiacchiere inutili, pensieri senza senso con cui mi dilettavo per evitare accuratamente di pensare alle situazioni orribili in cui la donna della mia vita avrebbe potuto trovarsi in quel momento. Dovevo sforzarmi di esserle indifferente, oppure nulla mi avrebbe trattenuto dal cercarla e avevo la nettissima sensazione che, qualunque cosa stesse facendo, Helena dovesse farla da sola.
Eppure ero preoccupato. Non l’avrei mai ammesso con nessuno, nemmeno sotto tortura, ma qualcosa che avevo sentito in una conversazione chiaramente privata mi aveva messo in allerta. Una parola, un mondo di terrore: Sounga.
Avevo desiderato quella spada per anni, anzi decenni ed ero arrivato molto vicino a poterla avere, ma il costo di quella possessione era stato troppo alto: la vita di Rin.
Non avrei mai potuto permettere che quel ferro vecchio si portasse via quello che avevo di più caro all’epoca e, per quel motivo, avevo unito le forze con Inuyasha e, insieme, l’avevamo ricacciata nel mondo che le competeva: quello degli Inferi.
Che Helena ne stesse parlando non mi faceva certo stare tranquillo. Nessuno conosceva veramente le reali capacità della spada né tantomeno il modo corretto per domarla completamente. Nemmeno mio padre, il potente Inu no Taisho, c’era riuscito. Certo ne aveva ottenuto un parziale controllo, ma l’aveva sempre estratta molto poco, per paura delle conseguenze.
Forse avrei dovuto farmi raccontare come fosse riuscito ad entrare in possesso della spada…
“Sesshomaru caro, guarda! Siamo arrivati!”
Con un sospiro irritato smisi di pensare alla Spada degli Inferi e riportai la mia attenzione sull’inferno privato in cui stavo vivendo correntemente.
“Madre devo ricordarti ancora una volta che gradirei che tu non usassi alcun tipo di vezzeggiativo quando ti rivolgi a me? Non lo trovo adatto né alla mia personalità né al mio ruolo…”
“Eppure da quello sporco ibrido ti lasci chiamare in modi anche più indecenti di questo…”
Per un lunghissimo secondo i miei occhi si tinsero di rosso e il veleno pulsò pericolosamente nelle mie vene, pronto ad essere usato.
Solo la voce di Helena dentro la mia testa mi impedì di proseguire nella trasformazione e porre fine alla miserabile esistenza di quell’essere che osava definirsi mio padre.
-Non mi importa nulla di quello che gli altri pensano di me Maru. L’unica cosa che davvero conta è quello che pensi tu!-
Già…quello che pensavo io…nonostante questo era comunque molto difficile continuare a tollerare quel comportamento da parte di mio padre. Forse avrei dovuto convincerlo a sfidare Helena. Almeno le botte lo avrebbero costretto alla ritirata per un po’…
Sospirai scuotendo la testa…dovevo smetterla di intrattenermi in pensieri simili! Quasi a voler dimenticare quello che avevo appena pensato riportai la mia attenzione al luogo in cui ci eravamo fermati. Era una grande radura, illuminata completamente dall’eterea luce della luna piena. Eravamo nella patria dei lupi.
Uno di loro, un animale dedussi dal fatto che non mi si era presentato in forma antropomorfa, si fece avanti, come se volesse sapere il motivo della nostra intrusione nel loro territorio. Non ero mai stato particolarmente amante dei lupi, ma dopo che un branco di essi aveva attaccato e ucciso Rin, avevo cominciato ad odiare profondamente la loro progenie.
Nonostante questo sapevo che il loro capo si era già dimostrato un valido alleato nella guerra contro Naraku ed era esattamente lui che eravamo venuti ad incontrare.
“Siamo venuti a parlare con Koga!”
Le mie parole non ebbero l’effetto sperato sul lupo che avevo di fronte. Lo vidi guardarmi fisso, mentre un lieve lamento uscì dalle sue fauci. Che Koga fosse morto? Magari caduto vittima di questa insana guerra?
Improvvisamente il lupo che avevamo di fronte cominciò ad ululare e al suo ululato risposero altri e altri ancora.
“Ma che diamine sta succedendo qui?”
Già, che cosa stava succedendo? Helena aveva menzionato qualcosa sulla tribù di Ookami, un avvertimento. All’epoca, però, ero troppo distratto dalla sua presenza da prestare reale attenzione alle suo parole e me ne stavo pentendo amaramente in quel momento.
“Chi vuole parlare con il principe Koga?”
Una voce di donna si levò dai cespugli dietro di noi. Con un movimento repentino ci girammo per affrontare quella che poteva essere una nuova minaccia, quando…
“Ayame??”
“Lady Kagaya???”
In un lampo vidi materializzarsi di fronte a mia madre una donna, chiaramente una demone dalla velocità dei suoi movimenti, vestita di una pelliccia candida e con una massa di capelli rossi che scendevano sulle sue spalle in due morbide code.
“Lord Sesshomaru! Mio signore che sorpresa vedervi nel nostro umile territorio. Se avessimo saputo che stavate arrivando ci saremmo preparati meglio al vostro arrivo!”
Con un cenno della mano silenziai le sue scuse.
“Non sono necessarie Lady Ayame. Non potevate sapere del mio arrivo perché la mia presenza qui e in tutto il mio territorio deve rimanere segreta a causa di questa guerra, quindi non ha senso scusarsi per qualcosa su cui non avevate nessun controllo. Piuttosto ditemi, come conoscete mia madre?”
“L’ho conosciuta nel mondo di Kagome ed Helena mio signore! Non sapete quale sia il sollievo nel vedervi sano e salvo, e soprattutto libero! Ma, aspettate! Dove sono Helena e Kagome?”
Questa donna era stata nel mondo da cui veniva la mia sposa, dove aveva conosciuto mia madre. Molte tessere della storia non combaciavano e il tutto cominciava a risultarmi difficile da credere.
“Sesshomaru, so di non averti detto tutto, o meglio di non averti detto nulla di quanto successo durante la tua prigionia, ma non credo che questo sia il posto migliore per cominciare un discorso così complicato. Ayame, sarebbe possibile essere ospitati questa notte? La foresta ha orecchie dappertutto e gli scagnozzi di Kiseki potrebbero essere ovunque!”
La faccia della demone-lupo mi fece capire che si era già incontrata con gli scagnozzi del nostro nemico e che essi non le avevano lasciato un piacevole ricordo.
“Certo! Seguitemi pure. Mi dispiace che non si sia presentato direttamente Koga, ma il suo incontro con il nostro nemico gli ha lasciato alcuni ricordi poco piacevoli.”
Il tono freddo, quasi privo di vita con cui aveva detto le ultime parole fece rabbrividire persino me. Contro chi diamine stavano combattendo? Perché Helena non aveva voluto dirmi nulla? Non avrei forse beneficiato anche io di una conoscenza approfondita del nostro nemico?
Con questi pensieri in testa mi affrettai a seguire la nostra ospite prima che sparisse definitivamente dalla nostra vista.
Dopo qualche minuto di cammino in rigoroso silenzio, cominciai a sentire le urla concitate che sempre sembravano caratterizzare la tana dei lupi.
Nel momento stesso in cui venimmo illuminata dalla luce del gigantesco fuoco in centro allo spiazzo, però, un silenzio irreale calò su tutti i presenti.
“Mio signore Sesshomaru! Che piacere vedervi sano e salvo!”
Mi girai verso il luogo da cui sembrava provenire la voce e lo spettacolo che mi si parò davanti mi lasciò completamente senza fiato.
Seduto su un trono di pelli sedeva Koga, o meglio l’ombra di quello che un tempo doveva essere stato il guerriero-lupo più potente della tribù.
Ora sembrava invecchiato improvvisamente di secoli, somigliando più ad un demone alla fine della sua esistenza piuttosto che ad uno nel pieno della sua forza. La sua pelliccia era stata strappata, bruciata e incenerita in più punti, lasciando delle chiazze che andavano dal rosso – presumibilmente del sangue che ancora continuava a scorrere – al nero carbonizzato. Gambe, torso e braccia erano magri e scavati, ma soprattutto pieni di cicatrici dovute a colpi di frusta, pugni, calci, e altri oggetti che non avrei saputo identificare.
Ma quello che mi turbò maggiormente fu il suo volto. Quella che una volta era stata la sua migliore espressione di arroganza e sprezzo del pericolo si era tramutata nella faccia di un vecchio tremante, che aveva visto l’Inferno e che non avrebbe voluto tornare indietro per raccontarlo. I suoi occhi così azzurri erano opachi e tormentati. Cosa gli era successo? Chi era riuscito a ridurlo in quello stato?
Come se si fosse accorto del mio scrutinio Koga si schiarì la voce: “Mi dispiace di non potermi alzare ed accogliervi come il vostro rango prevede mio signore, ma il nostro comune nemico ha provato perversa gioia nel ridurmi in questo stato e fino a questo momento nemmeno le migliori cure della mia compagna hanno sortito effetto alcuno!”
“Non crucciarti principe Koga…” Ero sempre stato molto fiscale sulle regole formali e i comportamenti che dovevano essere assunti quando in presenza di esseri più potenti e importanti, ma la vicinanza ad Helena e Rin aveva aiutato il mio cuore a sciogliersi e non me la sentii di forzare il demone lupo in fronte a me ad alzarsi, con il rischio di peggiorare il suo già precario stato di salute.
“…piuttosto potresti dirci quello che ti è successo? Come ti hanno catturato e come hai fatto a scappare?”
Per un brevissimo istante vidi un lampo di dolore e angoscia passare negli occhi cerulei del mio interlocutore e riflettersi in quelli verdi della sua compagna e quasi mi pentii di doverli sottoporre ad una tortura simile, ma non poteva essere evitata. Avevo disperato bisogno di informazioni.
“Sedetevi, sarà una lunga storia. È cominciato tutto qualche mese fa, quando Ayame mi comunicò di essere rimasta incinta. Eravamo al colmo della felicità e anche la pace regnava sovrana e quindi…abbassai la guardia. Di ritorno da una caccia trovai il nostro nemico qui, nel cuore del mio territorio, con una mano intorno alla gola della mia donna. Quell’essere non aveva odore, sembrava non esistere tranne per il fatto che lo vedevo di fronte a me con il mano la cosa per me più preziosa. Lottammo, ma persi e sparì. Cercai Ayame con disperazione per giorni fino a che, un paio di settimane dopo me lo ritrovai di nuovo davanti, nel mio accampamento. Lo attaccai di nuovo, ma lui riuscì a schivare ogni mio colpo, come se li prevedesse in anticipo. Mi fece una proposta: la vita di Ayame per un piccolo lavoretto…”
Improvvisamente fu come se un vento freddo e ghiacciato si fosse insinuato nella nostra conversazione, e seppi che quello che stava per dirmi non mi sarebbe piaciuto per nulla.
“…dovevo consegnargli Kagome ed Helena su un piatto d’argento e io lo feci…per la salvezza di Ayame le vendetti entrambe…”
QUEL RINNEGATO PULCIOSO MALEDETTISSIMO LUPO! COME AVEVA POTUTO ANCHE SOLO OSARE PENSARE DI VENDERE LA MIA SPOSA!!! MA NON AVREBBE VISSUTO UN ALTRO GIORNO!!!
- Ora basta Sesshomaru! Non ti azzardare a mettere le tue zampacce addosso a Koga! Sai benissimo che nella sua stessa situazione avresti fatto lo stesso se non addirittura di peggio! Quindi non comportarti da idiota ipocrita e stattene seduto! –
- Helena? HELENA! Dove sei? Perché sei sparita senza dire nulla? –
Finalmente potevo sentire la sua voce! Dopo una settimana passata in un silenzio che troppo mi ricordava i tre anni di separazione ero tornato ad averla nella mia testa.
-Non esultare troppo amore mio…non sono qui per restare. È solo la tua rabbia e il tuo desiderio di vendetta contro Koga che mi hanno portata qui. Pazienta ancora un pochino e vedrai che potremo stare di nuovo insieme e niente ci separerà mai più.-
-Helena perché? Ti prego dimmi perché te ne sei dovuta andare…dimmi perché non sono potuto venire con te.-
-Oh Sesshomaru! Ti avrei portato con me se avessi potuto! Ma devo diventare più forte, e devo farlo da sola! Ora devo andare…ti prego non giudicare Koga male per quello che ha fatto. Stava solo cercando di salvare la sua compagna. Ascolta quello che ha da dirti e poi capirai perché non avrei mai voluto che tu sentissi quello che sta per raccontarti. Mi dispiace di non averti detto chi è il nostro nemico, ma il momento non era giusto e il Fato ha voluto che non fossi io a raccontarti la storia. Ricorda sempre che ti amo e sarò sempre nel tuo cuore! Addio per ora…-
-No Helena non andare! Non ancora…-
Nulla, se n’era andata. Improvvisamente come era arrivata se n’era andata via, silenziosa come il vento che la rappresentava. Riportai la mia attenzione su la situazione davanti a me e vidi che Ayame si era messa in posizione protettiva davanti al compagno, nonostante questo cercasse di tirarla indietro affermando di meritarsi la punizione che avrei deciso di elargirgli.
“Non preoccuparti Ayame, non intendo punire il tuo compagno. Perdonate entrambi il mio comportamento di qualche minuto fa. Capisco ciò che hai dovuto fare meglio di quanto tu non creda Koga e non avercela a male se ti dico che io avrei fatto la stessa cosa.”
Lo vidi chinare la testa e poi sorridermi in modo mesto mentre la demone lupo bianca tornava a sedersi.
“Nel frattempo, però, Kiseki, il nostro nemico, mi imprigionò nelle sue segrete, torturandomi con attrezzi che non avevo mai visto in vita mia, il tutto senza liberare la mia compagna. Non so per quanto tempo mi tenne in quelle segrete, so solo che un giorno vennero portate in cella anche Kagome ed Helena e io non ressi più. Quando vidi i segni delle ferite e delle privazioni sui loro volti e i loro corpi, fui investito dal senso di colpa e confessai tutto. Furono anche troppo buone con me, gli dissi tutto quello che vi ho raccontato ora, tutto quello che sapevo. Furono prese e portate via e da allora non le ho più viste. Io rimasi in prigione per ancora molto tempo, fino a che Ayame non sfondò la porta e ruppe le mie catene, riportandomi a casa. Più di questo non so dirvi mio signore.”
“Posso, però, continuare io la storia, Lord Sesshomaru…” Annuii per invitare la demone a proseguire “io venni catturata ma non mi venne fatto particolarmente del male, era come se volesse solo usarmi come leva per far fare a Koga il suo volere, ma nulla di più…fu lasciata in una cella a marcire, ma a causa di una disattenzione delle guardie riuscii a fuggire e rintracciai Helena e Kagome per avvertirle di un imminente attacco demoniaco da parte di Kiseki. Le raggiunsi appena in tempo e riuscimmo a fuggire. I demoni ci attaccarono comunque, ma Helena, Kagome e vostra madre riuscirono a scacciarli. Mi dispiace di non aver partecipato alla battaglia, ma ero intenta a dare alla luce il nostro cucciolo. Dopo la conclusione della battaglia, mi lasciarono in compagnia della famiglia di Kagome mentre la sacerdotessa, vostra madre e la vostra sposa venivano in questo mondo a salvarvi. Quando mi fui ripresa a sufficienza dalle fatiche del parto ritornai qui, radunai i migliori guerrieri della nostra tribù e andai a salvare il mio compagno. E questa è la fine della mia storia.”
Rimasi qualche minuto in silenzio a ponderare quello che mi avevano appena raccontato. Sapevo che Koga aveva saltato i dettagli più cruenti riguardanti la mia sposa, esattamente come Ayame, ma tutto questo non era importante in quel momento.
Mi avevano detto che il nostro nemico non aveva odore, e sembrava prevedere esattamente le mosse di ciascuno…strano, ma chi era questo Kiseki?
Non avevo tempo di fermarmi a riflettere, non in quel momento. Avrei potuto farlo durante il viaggio verso la nostra prossima meta. Per ora dovevo solo assicurarmi della lealtà di questa tribù e di un’eventuale loro partecipazione alla guerra. Stavo per fare un’altra richiesta quasi impossibile e sicuramente molto dolorosa, ma ancora una volta non c’era altra scelta.
“Principe Koga, Lady Ayame, perdonatemi in anticipo per la richiesta che sto per porvi, ma non ci sono altre scelte. Sono in missione per raccogliere alleati per muovere guerra contro il nostro nemico e ho bisogno del vostro aiuto.”
Non avevo mai chiesto aiuto fino a quel momento, avevo sempre preteso la partecipazione come se mi fosse dovuta, ma in questo caso era diverso.
Vidi i miei interlocutori guardarsi negli occhi e Ayame annuire leggermente a Koga.
“Siamo onorati della vostra richiesta Lord Sesshomaru e ci uniremo volentieri al vostro esercito.”
“Per ringraziarvi permettetemi di fare qualcosa per voi…” con quelle parole estrassi Tenseiga, che già da qualche tempo si stava agitando nel fodero, e menai un fendente verso Koga.
Grazie al potere della spada riuscii a eliminare il grosso dei danni che aveva subito. Non era guarito completamente, ma ormai il suo sangue demoniaco avrebbe potuto supplire senza altri aiuti.
“Che i Kami vi benedicano mio signore e vi donino una lunga e pacifica esistenza!”
“Non ci sarà pace finché questo nemico non sarà sconfitto! Vi aspetto tra una luna esatta al Palazzo del Nord!”
Non gli diedi nemmeno tempo di rispondere che me n’ero già andato.
-Aspettami amore mio…sto venendo da te!-
  
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