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Autore: Fra_Jones    12/09/2012    2 recensioni
Dal capitolo secondo:
"L’inferno era la sua casa. Lo era in vita, lo sarebbe stato nell’eternità. [...] era attratto da qualcosa di puro e casto, qualcosa che era totalmente opposto a sé. Aveva rinunciato alla purezza macchiandosi dei più brutali crimini. Ci aveva rinunciato completamente."
Ok, ho sempre voluto scrivere una fan-fic su "The Borgias".
Cesare è il carattere centrale di questa storia, un personaggio da cui sono molto attratta, nonostante la sua "crudeltà".
Spero vi piaccia.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cesare Borgia, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

Erano passate tre settimane dal matrimonio di Lucrezia, dal ritrovamento del cadavere di Juan e dal terribile incidente capitato al Santo Padre.
Cesare era seduto sul bordo del letto; lo sguardo fisso verso la terrazza, era un misto di rabbia e risentimento e incomprensione e paura.
Il pontefice era rimasto in vita, e stava pian piano guarendo, ma le sue condizioni non erano delle migliori.
Sapeva chi aveva fatto tutto ciò. Giuliano della Rovere.
“Avrei dovuto ucciderlo quando mi era possibile” pensò tra sé e sé l’ex cardinale.
Si alzò impetuoso dal letto. La sua figura al centro della stanza emanava forte incertezza. La mano destra tra i ricci scuri, e l’altra sul fianco.
Tutto ciò era aggravato dall’assenza della sorella, in viaggio con suo marito.
Cesare si avviò verso la porta, esitò un momento poi, con leggerezza, la aprì  e la chiuse dietro le sue spalle.
Percorse un lungo corridoio e si ritrovò di fronte ad un’alta porta di legno intarsiato. La aprì leggermente, scrutò con gli occhi all’interno.
La stanza era avvolta dall’oscurità. Entrò.
“Padre” sussurrò di fronte al maestoso letto a baldacchino. Nessuna risposta.
Cesare sussurrò nuovamente. Il Santo Padre mugugnò qualcosa per far capire al figlio che era vivo.
Il ragazzo si avvicinò alla finestra. Con un gesto forte e deciso, aprì le tende e spalancò le persiane, facendo così entrare tutta la luce e la fresca aria mattutina.
Il pontefice strinse le palpebre. Non era abituato a tutta quella luce.
“Padre” disse mettendosi seduto sul lato destro del letto.
Il pontefice riaprì lentamente gli occhi, girò il suo volto verso quello del figlio.
“Forse vi farebbe bene uscire un po’. Vi faccio accompagnare fuori in giardino.”
Il pontefice allungò il braccio verso il figlio cercando la sua mano.
Cesare disse “Allora,che ne dici di andare in giardino?”
Il pontefice scosse la testa in segno di dissenso.
“Bene..” disse Cesare a denti stretti. Si alzò, dando le spalle al padre, poi si voltò verso di lui. Abbozzò un sorriso e si recò verso la porta.
Quando chiuse la porta, aspettò un poco. Vi Poggiò le spalle e chiuse gli occhi. Sul suo volto si leggeva voglia di evasione. Si recò così verso le sue stanze. Entrato, si guardò allo specchio che era posto accanto alla porta, poi prese un mantello color petrolio, lo mise sulle sue spalle, e ne allacciò i nastri.
Decise che una passeggiata per le strade di Roma avrebbe aiutato a schiarire i suoi pensieri, e la sua anima.
Il sole era alto, l’aria fresca.
Cesare si addentrò nel centro della vita cittadina della bella Roma. Il mercato era pieno di gente, egli avrebbe potuto passeggiare e schiarire la propria mente, senza sentirsi del tutto solo.
Aveva messo fine alle sofferenze di suo fratello, e così anche a quelle della sua famiglia. Il disonore non era accettabile per i Borgia.
Lucrezia era sposata ora, e sembrava suo marito le stesse molto a cuore. Quel matrimonio aveva portato molti vantaggi alla loro famiglia, ma non riusciva a stare senza di lei, e tanto meno senza il piccolo Giovanni. Si sentiva la loro mancanza nella grande casa pontificia.
Continuava a camminare tra la folla, scrutando qua e là le varie scene quotidiane fino a che, vicino ai banchi del pane, vide una giovane donna.
Gli occhi del Borgia, nonostante fossero celati nell’ombra creata dal cappuccio, si illuminarono. Le sembrava di vedere un angelo, o cosa?
Si avvicinò cauto al banco. La ragazza, dopo aver pagato sorridente il fornaio, si stava voltando e si stava facendo strada tra la gente presente.
“Venite qua spesso?” sussurrò il Borgia ancora incappucciato.
La ragazza, che stava camminando spensierata, fece un leggero balzo.
“Oh, perdonatemi, non volevo di certo spaventarla.” Disse Cesare sorridendo.
La ragazza scrutò il volto sotto il cappuccio. Sapeva bene chi fosse. Perché le stava rivolgendo parola?
Lo guardò attentamente per qualche secondo, poi, sospirando disse “Io.. dovrei andare.”
Si voltò di spalle e riprese la sua strada, accelerando leggermente il passo.
Cesare rimase immobile, guardandola camminare con passo accelerato, ma ugualmente aggraziato.
Si fece strada nella folla per seguire quella giovane donna. Mai, dopo la relazione con Ursula, aveva provato quella sensazione. Le era bastato guardarla in volto per rimanerne colpito.
I lunghi e ricci capelli castani,sotto la luce mattutina avevano riflessi rossastri. Le incorniciavano il viso ovale e i grandi occhi verdi, che sembravano splendere come due smeraldi al sole. Il naso e gli zigomi erano tempestati di efelidi, le labbra carnose erano color fragola.
Cesare credette di averla persa tra la folla, ma poi la vide. Accelerò il passo per raggiungerla.
Stava per arrivare a lei, ma ultimo dei suoi pensieri era volerla spaventare. Così gridò “Aspetti signorina!”
La ragazza si voltò.
“Non ha risposto alla mia domanda” disse Cesare.
La ragazza era perplessa. Abbozzando un mezzo sorriso disse “Perché le interessa?”
“Vorrei sapere se..” balbettò il Borgia “rispondete alla mia domanda” disse e concluse “per favore.”
“Io? A volte di grazia.”
“Di.. grazia?” disse Cesare.
“Signore, ho ben riconosciuto la vostra identità. Se ora volete scusarmi.. dovrei rincasare.” Si inchinò e riprese la sua strada.
“Ferma.” Disse.
La ragazza si fermò, mantenendo le spalle all’uomo.
“Vuoi sapete chi sono io, ma io non so chi siete voi.” Disse sorridente.
La giovane donna si voltò, e sorridente disse “Mio signore, non credo servi a molto venire a conoscenza della mia identità.” Poi, si inchinò nuovamente e se ne andò.
“La rivedrò, non è così?” urlò Cesare.
 
Cesare fece ritorno nella casa pontificia e si recò nel giardino interno. Chiamò al suo cospetto il fedele Micheletto.
“Ho bisogno del tuo aiuto.”
“Mi dica mio signore.” Disse con il suo solito tono di voce profondo e roco.
“Sono andato al mercato questa mattina, ho visto una ragazza. Devo sapere chi è.”
“Capisco signore.”
“Vieni con me, ti mostrerò che strada a preso quando ci siamo lasciati.”
“Signore, perché vuole scoprire chi è?”
“Tu, devi solo aiutarmi.”
“Certo mio signore.”
I due ripresero la strada verso il mercato. Nel tragitto il Borgia fece una descrizione dettagliata dell’aspetto della ragazza.
“Ecco, qui è dove ci siamo fermati. Lei ha continuato e ha poi preso la strada a sinistra. Micheletto, voglio che tu la segua. Voglio sapere quello che fa abitualmente.”
“Certo, mio signore.”
“Bene.”

Nota:
Bene  bene.  Spero vi piaccia l'idea. 
Purtroppo, io e i capitoli iniziali non andiamo quasi mai d'accordo :)
Insomma, credo che la storia inizierà a farsi più carina con l'andare.
Voi.. Recensite!! 
E' importante per me, almeno capisco dove posso migliorare.
Un bacione xx

  
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