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Autore: CiuffoJonas    12/09/2012    4 recensioni
Dopo un anno le chiamate iniziano a diminuire.
Dopo due anni si parlano solo una volta ogni tanto.
Dopo tre anni quasi non pensa più a lei.
Dopo quattro anni le chiamate diventano quasi un peso trascurabile.
Dopo cinque anni i contatti si interrompono.
Dopo sei anni è solamente un ricordo fioco.
Un bel ricordo, certo. Ma niente di più.
Peccato, perché per Hayley lui rimarrà sempre il suo migliore amico, la sua prima cotta, il suo vero amore.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Capitolo 5 -

 

Una distesa bluastra ornata di pietre preziose sta sopra i nostri nasi.

Quel cielo così profondo, così limpido è il perfetto scenario per quelle stelle tanto luminose.

Alzo il braccio e ne indico una particolarmente brillante.

« Guarda, Nick! » Sorrido entusiasta e guardo prima la stella, poi lui. « E' bellissima. »

E' sdraiato accanto a me, le braccia incrociate sotto alla sua nuca. Mi sorride e si avvicina mettendosi di fianco. Si appoggia in parte su di me e in parte sul gomito piegato sull'erba. Mi scosta una ciocca di capelli dal viso e mi guarda fisso negli occhi, tanto intensamente da non riuscire a reggere il contatto.

Avvicina il suo viso al mio e lo inclina, sfiorandomi il collo con il suo respiro.

Chiudo gli occhi e deglutisco, mentre un sorriso accompagna i miliardi di brividi lungo la schiena.

« Quella stella è bellissima ma.. Non basterebbero cento di quella stella per poter reggere il paragone con te. »

Mi mordo il labbro inferiore mentre sento le guance accaldarsi.

Sorride e mi accarezza le guance con le labbra, scendendo lentamente sul collo.

Inclino il viso di lato mentre il mio respiro si fa via via più accelerato.

« Nick.. » Mi sforzo di rimanere ludica, ma tutto di lui mi sta facendo impazzire. Sorride quasi potesse sentire i miei pensieri e mi accarezza il fianco lentamente, le sue dita percorrono il mio corpo sicure e inarrestabili. Mi sfiora il seno e sale ancora incontrando le mie labbra. Si china ancora di più, le nostre labbra sono ormai vicinissime, si sfiorano appena..

« Hayley. Hayley. HAYLEY! » Guardo Nick confusa.

« Perché urli? » Perché invece non mi baci?

« E' tardi! »

« Tardi..? » Nel giro di un secondo il cielo, l'erba e soprattutto Nick, scompaiono.

Resto solamente io, con la schiena dolorante, e una Rebecca che mi guarda severamente.

« Brutto sogno..? » Mi stropiccio gli occhi e la guardo.

« No. Ma c'è scuola ed è tardi! »

Mugugno e seppellisco la testa sotto al cuscino, tirandomi le coperte sopra la testa, proprio come facevo anni fa quando mia madre mi svegliava anni fa.

« Alzati subito! »

Sbuffo e tiro giù la coperta per guardare l'orologio alla parete.

« Ma sono solo le sei e venti! Torna a dormire dai.. »

Mi seppellisco nuovamente tra le coperte rannicchiandomi, obbligando il mio corpo ad addormentarsi e continuare il sogno.

Ma non ne ha intenzione.

Mi dondolo avanti e indietro e canto una specie di ninna nanna.

« Che stai facendo?! »

Sospiro e mi metto seduta arrendendomi. Mi guarda stupita, ma poi il suo sguardo assume un che di rassegnato.

« Cercavo di dormire per continuare un sogno! » Non è ovvio?

Alza gli occhi al cielo e si stira le pieghe della gonna. « Lo sanno tutti che è impossibile rievocare un sogno. »

« Lo sanno tutti che è impossibile rievocare un sogno. » Le faccio il verso e mi alzo, prendendo la felpa che ieri avevo gettato sul tavolino.

« Molto maturo, Hayley. »

« Molto maturo, Hayley. »

« Smettila. »

Le rivolgo un sorriso sardonico e vado in cucina.

« Beh? Perché mi hai svegliato all'alba? »

« Alba? » Sospira e per fortuna decide di evitarmi un'altra puntata di Superquark. « E' ora di colazione. »

« E ti servivo io per aprire la credenza a prendere i cereali? » Vado verso la credenza e prendo i cereali e una tazza, posandole poi sul tavolo. Poi prendo il latte dal frigorifero.

Rebecca è immobile davanti al tavolo, si limita a guardarmi con disapprovazione.

Continuo ad ignorarla e bevo un sorso di acqua.

Ma continua a fissarmi.

« Ok, che c'è?! » Sbotto irritata sotto quello sguardo penetrante.

« Non so che abitudini alimentari tu abbia – ma a giudicare dal tuo aspetto e dalla cucina direi che sono del tutto improvvisate – ma io non mangio cereali e latte. »

Sbuffo e sorrido con un fin tropo entusiasmo. « Cosa gradisce mangiare la principessina? »

« Croissant. E marmellata di fragola. Poi un succo di frutta alla pesca, latte caldo e biscotti. »

« Scherzi, vero? » Ma il suo sguardo ha tutt'altro che l'aria di uno che scherza.

Sospiro e mi passo una mano tra i capelli, frugando tra la dispensa.

« Ok.. Che ne ne dici di.. Pane tostato e uova al tegamino? »

« Che ne dici di colesterolo e infarti? »

Mi mordo la lingua per tacere e respiro profondamente.

« Ascolta Rebecca.. Perché per oggi non fai un piccolo sacrificio? Ti prometto che da domani ci sarà sempre quello che ti piace.. Ok? »

Annuisce e si siede a tavola, versandosi un bicchiere di latte.

« Allora.. Ti piace la scuola? »

« Sì, molto. Mi diverto molto e imparo tanto. »

« Bene.. »

Il silenzio cade tra di noi e mi ritrovo a percorrere il muro con gli occhi.

« Non mangi? »

« Non ho molta fame. » Annuisce e mi osserva.

« Non sei venuta al funerale di papà. » E' la prima volta che ne parla e mi coglie di sorpresa, anche se è ovvio che ne avremmo parlato.

« L'ho saputo tardi. Nessuno mi ha avvisata. » Ed è vero. Ma è anche vero che non mi sono mai interessata.

« Non sei nemmeno mai venuta a trovarmi. Prima, intendo. »

La guardo e credo di cogliere un lampo di tristezza nei suoi occhi. « Non credevo che vi importasse di me. O che mi pensaste. »

Si aggiusta l'elastico all'estremità della treccia e guarda il bicchiere. « Papà mi parlava spesso di te. Ero curiosa di conoscerti. Sai, ad ogni compleanno lasciavo sempre un posto in più per te. »

Inarco le sopracciglia sorpresa.
Davvero mio padre le parlava di me?

Davvero Rebecca voleva conoscermi?

« Mi dispiace.. Io non.. » Lascio cadere la frase a metà ma Rebecca mi guarda ancora in attesa di una risposta. Sospiro e mi sfrego la fronte con le nocche.

« Devo andare adesso.. »

Mi limito ad annuire e mi alzo prendendo il suo zaino.

« Ti accompagno? » Le passo lo zaino e faccio per aiutarla, ma lei si allontana bruscamente.

« No, passa il pullman. »

« Ok.. » Usciamo dall'appartamento e l'accompagno all'uscita in silenzio e attendiamo il pullman allo stesso modo.
Arriva dopo qualche minuto, sputacchiando fumo.

Rebecca sale senza guardarmi o salutarmi.

« A dopo Rebecca! » Mi fa un cenno distratto con la mano attraverso il finestrino e guardo il pullman andare.

 

Arrivo al 23B con una mezzora buona di anticipo.

Busso alla porta con svogliatezza, appoggiandomi allo stipite.

Dopo un paio di minuti la porta si apre, rivelando un odore di chiuso opprimente.

Brigitte ha una faccia annoiata, la sigaretta tra le labbra e un vestito che somiglia tanto ad una tenda. Una brutta tenda.

« Come mai già qua? » La sua voce è roca e bassa, parla strascicando le parole, come se fossero troppo pesanti. Mi sbuffa addosso una nuvola grigia di fumo, facendomi venire voglia di vomitare.

Scrollo le spalle ed entro, andando subito ad aprire la finestra del salottino.

Mi guarda e si butta stancamente sulla poltrona, continuando a fumare.

Vado subito verso il ripostiglio, prima inizio e prima me ne vado.

Prendo il secchio, scopa, stracci e prodotti vari e chiudo la porta.

« Da dove comincio? »

« Da dove ti pare. » La guardo e quasi stento a credere che sia mia zia.

Per mesi provai a trovare gli stessi tratti di mia madre in lei, ma dovetti arrendermi.

Mia madre era alta e minuta, bionda e ricciola, generosa e buona.

Mia zia è bassa e robusta, mora e per niente buona.

Una vera stronza, a dirla tutta.

Sospiro e inizio a sistemare l'appartamento, mordendomi la lingua ad ogni suo commento.

 

* * *

 

Dopo tanti cambiamenti, è bello vedere che almeno la città è rimasta pressoché uguale.

E anche le ore di shopping con mamma sono rimaste uguali.

O meglio, le ore di “andiamo a fare shopping e intanto ti faccio la psicoanalisi”.

Entriamo nel terzo negozio della giornata e prende un'orribile camicia bianca con una fantasia a farfalle.

« Bellissima! Vero tesoro? » Me l'accosta e mi guarda attraverso lo specchio.

« Sì. Per Joe! » Rido e rimetto la camicia al suo posto.

Si appoggia alla poltroncina e mi guarda con un sorriso comprensivo, prendendomi poi le mani.

« Allora tesoro.. Devi direi qualcosa alla mamma? »

« Mmh.. Sì, non ho fatto i compiti. »

« E per caso i compiti riguardavano Hayley? »

Dischiudo le labbra e la guardo, girandomi poi verso l'espositore delle cravatte.

Ne prendo una in mano sapendo bene di non riuscire a mentirle guardandola. « Hayley non centra, mamma. »

« Oh andiamo tesoro! » Mi prende la cravatta dalle mani e la mette al suo posto, per poi guardarmi negli occhi. « Ti conosco bene, e sono più che certa che Hayley centri dato che avevi sempre quello sguardo quando litigavate. »

Sospiro e mi arrendo. « Non è andata come speravo, ecco. Lei non vuole avere più niente a che fare con me. »
Mi accarezza la guancia e mi sorride tristemente. « Mi dispiace molto, tesoro. Ma conosco molto bene anche Hayley e sono certa che anche lei sta male senza di te. »

« Ma è diverso mamma... Sono passati sei anni e... Ha imparato a fare a meno di me. »

« Ne sei certo? »

Annuisco e abbasso lo sguardo. « Perché non dovrei esserlo? »

« Oh tesoro, ci sono così tante cose che non sai di Hayley. Tante cose che non hai mai capito. E che ancora ignori... »

Aggrotto le sopracciglia e la guardo andare verso il reparto donne. La seguo e la guardo attentamente. « Che vorresti dire? Cosa non so di Hayley? »

Si accosta un vestito verde smeraldo e si guarda allo specchio. Lo posa e mi guarda con tenerezza.

« Tesoro, io proprio non posso dirtelo! E non penso sia nelle intenzioni di Hayley. Dovrai scoprirlo da te, temo. »

Sbuffo e mi lascio cadere su una poltroncina.

Ci mancava l'indovinello. Nemmeno stessi cercando la Camera dei Segreti. Anche se forse preferirei confrontarmi col Basilisco che con Hayley.

« E con Delta? »

La voce di mia madre mi riporta bruscamente alla realtà. « Tutto bene... Ieri abbiamo visto la casa. »

Annuisce e non aggiunge altro. Nessuno meglio di lei sa che confusione c'è nella mia testa. Ma non dice niente, e gliene sono grato.

Dopo essere soddisfatti per le compere, usciamo dal negozio.

« Senti mamma... Riguardo alla giustificazione... » Le rivolgo un sorriso complice e – notando la sua espressione a metà tra la scocciatura e il divertimento – capisco che ha inteso.

« Vuoi che io parli con Hayley. »

« Ti ho mai detto che ti adoro? » Le abbraccio le spalle e ci avviamo verso il parcheggio.

 

***


Se esiste un Dio delle pulizie mi odia.

E io odio lui.

Mi butto sul divano come un peso morto e mi giro a pancia in su, trovando un qualcosa di veramente affascinante nel soffitto.

Una crepa, fico.
Mentre recito tutte le imprecazioni quotidiane verso mia zia, un bussare deciso mi fa quasi sobbalzare.

Mi alzo e trascino verso la porta, aprendola lentamente.

Una massa di capelli riccioli e un vis fin troppo noto mi sorride dolcemente.

« D-Denise. »

« Ciao, Hayley. » Si avvicina e mi stringe in un abbraccio. Chiudo gli occhi, immaginando di riavere un abbraccio con mia madre.

Ci separiamo dopo qualche secondo; la guardo e continua a sorridermi, ma non mi infastidisce: è un sorriso sincero.

« Quanto sei cresciuta... Sei diventata una donna ormai... »

Sorrido imbarazzata e abbasso lo sguardo.

« Vuoi... Vuoi un tè? »

« Oh, grazie cara, lo accetto volentieri. » Mi sorride e la porto in cucina.
Preparo il tè in silenzio, mentre sento il suo sguardo addosso.

Con lei non posso fingere.

Porto la teiera sul tavolo e prendo due tazze.

Ci serviamo e sediamo una davanti all'altra. Sorseggia il suo tè e mi guarda.

« Come stai? »

« Bene. E tu? »

« Sto bene, stiamo tutti bene. »

Vuole arrivare al sodo. Tutti i miei sensori mi dicono di scappare a gambe levate, magari giù dalla finestra.

Si muore cadendo da 15 piani?

Mentre penso a un tentato omicidio, Denise mi sta ancora osservando.

« E la mamma? Come sta? Non la sento da così tanto... »

Poso la tazza e ripasso il bordo con le dita.

« Lei... Lei è morta. Un anno fa... » Le mie parole sono un sussurro, ma riecheggiano nella cucina, pesanti come macigni.

Nemmeno adesso le lacrime riescono a trovare la luce, mi limito a fissare la tazza.

« Oh... Tesoro... Noi non sapevamo nulla... Avrei tanto voluto esserci. » Mi prende le mani tra le sue e le stringe forte. Alzo lo sguardo e sorrido mio malgrado.

« Non sapevo come contattarvi... Io e Nick non ci sentivamo più. »

Annuisce gravemente e stringe la presa. « Lo so. Avrei dovuto fare qualcosa... Io... »

« No, Denise. » La interrompo e sottraggo le mani dalle sue. « E' stata una scelta di Nick e abbiamo fatto bene a rispettarla. Ero solo un intralcio. »

« Non dire così, Hayley. Lui è così dispiaciuto... »

« E' un po' tardi per essere dispiaciuti. » Faccio una pausa inumidendo il labbro e riprendo. « Io sono riuscita a farmene una ragione. Ci riuscirà anche lui. »

Mi guarda per un po' in silenzio, poi si alza, andando verso la finestra.

« Posso capirti, sai? E' normale che tu provi risentimento. Ma ne vale la pena? Guardati... Tu non stai bene. Sei pelle e ossa e stanca. E sei infelice. Si vede lontano un miglio. Sei cambiata tanto fisicamente, ma ancor di più interiormente. E posso capire... Con tutto quello che è successo. Ma devi superarla. »

« L'ho superata. »

« No. Per niente. E tuo padre? »

« Morto anche lui. » Mi trema la voce. « Ma non stava più qua. Si è risposato... »

« Per questo la bambina sta con te, vero? »

Annuisco.

« Adesso devo andare. Però ricordati che per qualunque cosa ci sono, va bene? Non lasciare che il buio di questi anni ti impedisca di vedere la luce. Non nasconderti nella tua tana di dolore. Devi superare la situazione e non puoi da sola. Lasciati aiutare... Non c'è niente di male in questo. Men che meno a chiedere aiuto a chi ti vuole bene. Non sei sola. »

Annuisco, ma farò niente di quello che mi ha detto.

Non ci riesco.
 

And when it rains
You always find an escape
Just running away
From all of the ones who love you
From everything
You made yourself a bed at the bottom
Of the blackest hole (blackest hole)
And you'll sleep till May
You'll say that you don't want to see the sun anymore

E quando piove

trovi sempre una via di fuga

Semplicemente scappando via

da tutti quelli che ti amano,

da tutto.

Ti sei costruita un letto in fondo

al buco più oscuro.

E dormirai fino a Maggio

e dirai che non vuoi più vedere il sole.

{ Paramore – When It Rains



Le stelle e la luna stanno dando il meglio di loro.

Nick e Hayley stanno a naso in su, verso quel meraviglioso spettacolo dipinto dalla mano della natura.

Fianco a fianco, incuranti del freddo pungente di quell'autunno imminente, osservano meravigliati, mentre una domanda preme contro le labbra di Hayley.

« Nick? »

« Sì? »

« Secondo te la nostra amicizia sarà infinita come queste stelle? »

« No. »

Le labbra di Hayley si curvano in un broncio deluso, mentre Nick ride divertito.

« Le stelle non vivono per sempre. La nostra amicizia sì. Perciò non siamo come loro. »

Il broncio fa presto a scomparire, per lasciare spazio ad un bellissimo sorriso.

« E' ora di rientrare... » Il ragazzino si alza e tende una mano all'amica, ma senza ricevere risposta. « Hayley? »

« Non voglio tornare a casa... »

Il mormorio della ragazzina intenerisce Nick, soprattutto perché conosce il motivo del rifiuto: i suoi genitori litigano sempre e viene poi rimproverata dal padre perché piange.

Nick si siede accanto a lei -che intanto si era messa seduta- e la stringe. « Ti va di stare a casa mia? »

« Posso? » Hayley lo guarda con la sua famosa espressione da cucciolo a cui mai riesce a dire no.

« Ma certo.. Sei di famiglia ormai! »

Si abbracciano e insieme vanno verso casa, assaporando la fresca aria di fine estate.


 


Buonasera!
Postata super eccezionale, fatta perché... Mi andava u.u
premio di consolazione per chi ha iniziato (come me çç) oggi la scuola.
Avrei voluto postare questo pomeriggio, ma l'ho perso tutto per fare la visita per la patente (una visita che poi è durata tre minuti -.-")
Va be u.u

Il capitolo è... Modesto.
Ma d'altronde l'ho scritto in due ore scarse e.e
L'ho pure stroncato in mal modo, e so già che mi ucciderete :')
*si prepara a ricevere i pomodori*
E va be u.u
Comuuuuuunque... Niente.. Crollo dal sonno e non so che altro dire :')
Ah, sì.
Pure il ricordo fa schiiifo. L'unica cosa bella è la canzone dei miei amati Paramore, che avevo già usato in Beautiful Mistake poi, che vi consiglio caldamente.
Ora vado, anche perché i miei ormoni mi impongono un pianto liberatorio.
#AmoEssereDonna.

Se.

Un bacione, e buon inizio!
Ciuffo.

 



 

   
 
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