In nomine patris
Quando una donna
Non si mosse neanche quando sentì la porta aprirsi e i loro passi farsi strada nel piccolo locale adiacente all’ingresso. E non tolse le mani dal viso.
“Madelene, cosa fai seduta qui, cosa è successo?”.
La voce di Andrè era allarmata. Si chinò su di lei e cercò di sollevare la mani dal volto ma quando racchiuse le dita tra le sue portando il suo sguardo alla luce, si accorse che gli occhi di lei erano umidi e spenti e malinconicamente puntati verso il basso.
“Madelene….dov’è Béatrice?”.
Allora alzò gli occhi nel sentire quel nome. Gli occhi sgranati a cercare i suoi per un istante, per poi tornare a volgere di nuovo lo sguardo altrove.
Oscar osservava ammutolita la scena. I pugni stretti lungo i fianchi per stemperare la tensione che sentiva crescere e diventare insopportabile.
“Via….me l’ha portata via “ mormorò.
“Quando? “ sussurrò Andrè
“Non lo so, era ancora buio”.
“Madelene, ci siamo noi, adesso”.
“Si, Andrè”. Sollevò lo sguardo e sembrò sobbalzare quando incrociò gli occhi di Oscar. Quasi non avesse realmente percepito la presenza della donna nella sua casa fino a quel momento.
“Madamigella…”.
“Perché l’ha portata via, cosa ti ha detto?” incalzò Andrè.
“La vuole fare allevare dalla sorella, io non ho niente da offrile, mi ha detto”.
“Ma come ha potuto…”
La voce di Oscar irruppe nella stanza.
“Come ha potuto Fersen farvi una cosa del genere…..io non posso crederci”.
“Lui è un nobile, Madamigella… e io non sono nessuno. Lui può tutto e io non ho diritti neanche sulla carne della mia carne. L’ho implorato di lasciarmi la mia bambina, ma non ha sentito ragioni. Mi ha dato persino dell’egoista, incapace di vedere nella sua decisione un’opportunità per mia figlia”.
“Fersen…come ha potuto essere così crudele…doveva essere fermato”.
“Io sono solo una donna, Madamigella, una donna molto diversa da voi. Io non ho la vostra forza d’animo , Madamigella, questa notte ho preferito credere all’amore che comprendere le vere trame di quell’uomo. E Béatrice, per lui, è solo l’oggetto per soddisfare un capriccio della Contessa Sophie, nulla lo lega realmente a lei e io non l’ho fermato in tempo.
Mi ha ingannata una volta ancora e io cieca fino in fondo non ho voluto vedere, non ho voluto capire. E adesso non la rivedrò più la mia bambina”.
“Che verme…” sospirò Andrè “Ma non sei sola, Madelene, ci siamo noi e ti aiuteremo.
“Madelene, giuro che ve la riporterò a casa, ve lo prometto”.
La voce di Oscar arrivò calda e rassicurante.
“Andiamo subito nella residenza di Fersen….vedrai, ci lascerà riportare a casa la bambina”.
“Vi ringrazio, Madamigella Oscar. Posso venire anch’io?”.
Andrè cercò gli occhi di Oscar e vi colse uno sguardo d’intesa.
“Va bene, verrai con noi, corri a vestirti” la rassicurò Andrè mentre le porgeva la mano per sollevarsi da terra.
“C’è una carrozza nella stalla, sello i cavalli, Oscar, andremo con quella”.
“Si, va bene”rispose facendosi più vicino a lui.
Si guardarono negli occhi e lui non riuscì a muoversi, perso nella dolcezza del suo sguardo. Sorridendo, la attirò a sé e le posò un bacio leggero sulle labbra. Lei socchiuse gli occhi e dischiuse la bocca per accoglierlo più profondamente, finché il distacco dalle labbra di lui la fece tremare. Lentamente, sollevando una mano, le sistemò una ciocca di capelli dietro un orecchio e le sorrise di nuovo.
“Sai di buono,sai, Oscar”.
Gli sorrise, ma subito dopo distolse gli occhi dallo sguardo di lui, incapace di sostenere il desiderio che vi leggeva.
“Lo sapevo che avevi un cuore grande” sussurrò al suo orecchio.
Lei ricambiò il sorriso, un po’ imbarazzata.
“Mi dispiace che tu sia coinvolta in questa storia, Fersen è un tuo amico, in fondo, tenevi a lui”. Prese una mano tra le sue e la tenne stretta.
“Dovrà spiegarmi le motivazioni di un atto tanto vile” rispose ferma e la voce tradiva tutta la rabbia che sentiva crescere dentro al pensiero dell’uomo che per lei, in fondo, si era rivelato uno sconosciuto.
“Non si può giocare per capriccio con la vita delle persone”.
“A volte le persone fanno cose sconsiderate anche senza una ragione precisa, Oscar, per leggerezza, per la scarsa considerazione dei sentimenti altrui”.
“Lo so….ma è ancora più terribile ”.
“Si…lo è “.
“Vai ora, Andrè…è tardi ”.
Sentì la mano scivolare dalla sua e per qualche istante rimase immobile, sorpresa per quella sensazione di vuoto che il distacco da lui era in grado di procurarle.
“ Sei tu che hai un cuore grande,….amore mio…” sussurrò, ma lui era già scomparso dietro la porta dell’ingresso.
“Restate qui, Madelene, aspettateci nella carrozza”.
“Ma io…io vorrei venire con voi”.
“E’ meglio se ci aspetti qui, Oscar ha ragione” intervenne Andrè”.
“Va bene” rispose la ragazza abbassando lo sguardo e sfregandosi nervosamente le mani.
“Andra tutto bene, non ti preoccupare….”.
“..Si”.
La lasciarono ad attenderli in carrozza, con lo sguardo smarrito e teso di chi rischia di perdere tutto ciò che nella vita conta di più.
Dopo avere bussato, percorsero i lunghi corridoi del suntuoso palazzo seguendo il maggiordomo, cercando di cogliere tracce della bambina e furono lasciati ad attendere il Conte di Fersen in un elegante salottino.
“Oscar, è una sorpresa avervi qui, di buon’ora”. La voce priva di emozione.
“Ci siete anche voi, Andrè, credevo non lavoraste più per Madamigella”.
“Le cose cambiano, Conte” rispose Andrè sprezzante.
“A cosa devo l’onore della vostra visita?”.
“Lo sapete, Fersen, lo sapete benissimo cosa ci porta qui questa mattina. E’ stata commessa un’ingiustizia nei confronti di una madre e siamo qui per porvi rimedio, per riparare ad una atto avventato“ chiarì Oscar.
Notò sul suo volto un’espressione cupa, che tradiva una profonda tristezza.
“Voi…..voi sapete, allora…..” farfugliò nervosamente alzando lo sguardo verso di lei.
“So che la bambina è vostra figlia. E so che l’avete tolta alla madre Questo un atto vile, dovete porvi immediatamente rimedio, Fersen”.
“Vi chiedo di conferire con voi in privato, Oscar, vi spiegherò tutto”. Sollevò lo sguardo su Andrè ad intendere che era lui che voleva escludere dalla conversazione.
“No, ciò che volete dire a me, potete dirlo davanti a lui”.
“No, Oscar, ci sono cose che solo i membri della nobiltà possono capire, cose che non si possono condividere con i servi”.
“Ah, invece voi con i servi preferite andarci a letto, vero Conte? Soprattutto se parliamo di una giovane e bellissima donna innamorata di voi”. La voce di Andrè tradiva tutta la rabbia che da troppo tempo gli spezzava il fiato.
“Quella ragazza è esattamente come tutte le altre e in fondo ha ottenuto ciò che ha voluto, mi pare. Un sostentamento più che generoso per lei e la bambina. Io ho sempre pensato a loro, Oscar, non dimenticatevene”.
“Cosa intendete dire? Quanto poco rispetto avete per coloro che vi amano, Conte?”. Andrè era furioso e gli si avvicinò sempre di più con fare minaccioso.
“Madelene voleva solo elevarsi socialmente tramite la mia persona, rappresentavo un’opportunità…non lo capisci?” ringhiò Fersen.
“….Lei era così follemente innamorata di voi… si è compromessa con voi…non potete affrmare queste cose con tanta leggerezza” replicò Andrè.
“Eravate tutto per lei……tutto”.
“Lei era solo una…..”.
“Una cosa…”
La voce di Madelene irruppe nella stanza facendo trasalire i presenti. Oscar la guardò avanzare con passo incerto e una pistola stretta tra le mani tremanti.
“Cosa era per voi Madelene, Conte? Una puttana? Una puttana come le altre?”. La pistola sollevata a mirare il Conte, che ora impallidiva alla visione di quella donna disperata che avanzava sempre di più.
“Rispondete……..esigo una risposta….maledetto……”.
“Madelene, metti giù la pistola, non fare sciocchezze….” sibillò Andrè.
“io vi ho amato così tanto….povera stupida….”.
Andrè si allontanò da Fersen per andarle incontro lentamente.
“Una puttana…..solo una puttana…” mormorò mordendosi le labbra..
Lei avanzò ancora. Non era più un’espressione incerta quella che Oscar potè vedere disegnata sul suo bel volto perchè d’un tratto Madelebe sembrava avere acquistato una sicurezza innaturale. Guardò lei e osservò inerte il suo compagno che tendeva le braccia verso la ragazza. Ma non udì più nulla, non sentì le parole che i presenti ancora si scambiavano, persa e inspiegabilmente frastornata dalle vicende che le scorrevano dinnanzi.
Sono solo pochi istanti.
Fersen è immobile e la osserva pallido.
Andrè avanza ancora, la vuole tranquillizzare, la vuole convincere a lasciare la pistola nelle sue mani.
Lei arretra, scuote la testa mentre le lacrime le rigano le guance.
E uno sparo, poi.
Un brivido profondo a penetrare orribilmente le viscere, lasciandola trafitta e senza fiato.
Il sangue ghiacciato nelle vene.
E il suo cuore che si ferma.
Nel silenzio irreale lasciato da quel fragore assordante, una voce colma di disperazione si alzava tremante nella stanza.
“No….Andrè…..no……”.