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Autore: TooSixy    13/09/2012    3 recensioni
Nonostante Las Noches sia a tutti gli effetti una città di morti, l'esistenza di una Fracciòn non è mai tranquilla o pacifica. Ma nemmeno per sbaglio.
Basti pensare alle incombenze di tutti i giorni: spiriti minori da cacciare, Shinigami da trucidare, Espada testardi e capricciosi a cui badare… insomma, bisogna essere un po' un incrocio tra un gladiatore e un baby-sitter. E malgrado tutto, diciamocelo, si ha pure la reputazione di essere "creature inferiori", poco più che docili schiavetti al servizio dei propri Espada.
Quando però una misteriosa entità compare a Las Noches, pronta a tracciare la sua scia di sangue perfino tra i pezzi grossi, sarà proprio una Fracciòn a rimboccarsi le maniche per fermarla. Armata della sua determinazione, di un dono tanto prezioso quanto molesto e di una Zanpakuto che si fa beatamente i fatti suoi, Rayen si prepara a combattere per la sua vita e per tutto ciò che le è caro.
E chissà, forse potrebbe scoprire di essere coinvolta in un gioco molto più grande e pericoloso di quello che immagina.
Genere: Azione, Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jaggerjack Grimmjow, Kurosaki Ichigo, Nuovo personaggio, Shūhei Hisagi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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IX. Masquerade of fear


Come successiva Sexta Espada era stato scelto Luppi Antenor, un Arrancar mingherlino e dai modi effeminati. Rayen avrebbe preferito di gran lunga diventare la sua Fracciòn - oddio, se per quello avrebbe preferito anche diventare l'addetta delle pulizie di tutti i bagni pubblici di Las Noches, pur di non finire al servizio di Nnoitra. Era evidente che Aizen aveva trovato la punizione ideale: mutilando Grimmjow lo aveva colpito nel rango, nella forza e nell'orgoglio allo stesso tempo, e affibbiando Rayen a Nnoitra s'era assicurato di realizzare una delle più intime paure della ragazza. Se c'era una cosa che lo Shinigami amava, era giocare con i suoi Arrancar, far capire loro chi comanda, sentire la piena portata del potere che esercitava su di loro. Si divertiva a tirare i fili, Aizen, e a vedere i burattini muoversi. 

*

Rayen sfiorò con circospezione il piccolo tatuaggio a forma di 5 che le marchiava il polso. Premendo le dita su di esso si aveva l’impressione di sentire un lieve pulsare, come un falso battito cardiaco. Tesla, l'unico altro Fracciòn di Nnoitra, le aveva chiesto di incontrarsi con lui nei cortili d'addestramento, nel cuore di Las Noches, e non appena si erano visti aveva insistito per tracciarle quell'insolito simbolo di reiatsu. Lei all'inizio era stata tutt'altro che entusiasta, ma gli aveva subito porto il braccio non appena Tesla aveva precisato che, se non l'avesse fatto lui, l'avrebbe fatto l'Espada in persona. 

« A cosa serve? » chiese la ragazza con una certa diffidenza. 

« Questo è il Contacto » spiegò Tesla, togliendosi il guanto sinistro e mostrandole un 5 identico al suo. « È un metodo rapido ed efficace per convocare i propri Fracciònes. Quando Nnoitra-sama vorrà comandarci qualcosa, sentirai il Contacto bruciare e saprai che lui ti vuole a sé. All'occorrenza, può anche usarlo come canale di comunicazione. »

« Oh, quale gioia. »

« Nnoitra-sama è un padrone che non si pone molti scrupoli » ammise l'altro. « Ma è anche un grande leader e un potente Espada. Dovresti essere orgogliosa di trovarti al suo fianco... io lo sono. »

Rayen si tirò su i guanti, in modo da non dover più vedere il tatuaggio. « Lo ammiri davvero così tanto, Tesla? »

« Puoi giurarci. Più di qualunque altro Arrancar al mondo, perfino più della Primera Espada. »

La convinzione con cui lo disse impressionò la ragazza. Verso Nnoitra, capì, Tesla non nutriva solo stima e rispetto, ma una sincera e purissima venerazione. 

Il biondo le posò una mano sulla spalla.
« Mi dispiace per quello che è successo a Oroitz-sama. Se il Cacciatore d’Anime avesse ucciso Nnoitra-sama, io non avrei davvero saputo cosa fare. Se mi permetti un parere, comunque, secondo me è stato imprudente da parte di Aizen-sama assegnarti a una testa calda come Jaeguerjacquez: la sua sconsideratezza ha messo a repentaglio la sua vita e quella di tutti i suoi Fracciòn, inclusa la tua. Sono contento che tu finalmente sia finita sotto la guida di un Espada degno di questo nome. »

Rayen abbassò lo sguardo. In effetti, era la terza volta in meno di un mese che veniva sbolognata da un Espada all’altro. Le prime voci maligne, per quanto flebili, cominciavano a circolare: ai livelli più bassi di Las Noches si chiacchierava già del Diciassettesimo Nùmero, una ragazzina dall'aria innocua che attirava la sventura su chiunque la inserisse nella propria Fracciòn. Normalmente, Rayen non si curava granché dei pettegolezzi, ma le strane occhiate che tutti le rivolgevano iniziavano a infastidirla. 

« Posso lasciare la mia stanza dov’è, o mi devo trasferire? » chiese, cambiando discorso.

« Credo che tu possa rimanere dove sei » rispose Tesla. « A Nnoitra-sama non importa molto di dove siano i suoi Fracciònes, a patto che siano pronti a scattare al suo comando non appena li chiama. »

*

Nei giorni seguenti, Rayen cercò di essere più ottimista e di guardare Nnoitra secondo la prospettiva di Tesla, ma si rivelò quasi subito uno sforzo inutile. Benché lei di solito fosse tutt'altro che timida, la paura e il disgusto che l'Espada le ispirava erano così forti che molto spesso finiva per tapparsi in camera, oppure per darsela a gambe non appena  la Quinta Espada entrava nel suo campo sensoriale. 

Certe volte, però, evitarlo era impossibile. 

Nei rari momenti in cui non s'allenava, non trucidava Hollow minori e non correva dietro a tutte le gonne che gli passavano davanti, Nnoitra aveva la pessima abitudine di abbassare a zero la propria reiatsu, rendendosi invisibile a qualunque ricerca spirituale. Di rado Rayen sapeva dove fosse o cosa stesse facendo. La ragazza provò a ricorrere al suo stesso sistema e mascherare la propria aura, ma Nnoitra doveva avere una percezione più fine della sua, perché almeno un paio di volte al giorno si materializzava negli stessi corridoi in cui si trovava lei, senza mai mancare di rivolgerle uno dei suoi sorrisi viscidi. Considerata la grandezza di Las Noches, era difficile credere che tutti quegli incontri fossero dovuti al caso. Nnoitra non le parlava, non la minacciava, non accennava a muoversi o a toccarla: si limitava a guardarla, silenzioso e sorridente, e quel comportamento ambiguo mandava in pezzi i nervi di Rayen, già abbastanza fragili per conto loro. 


Finché una volta Nnoitra non la fermò. 

Rayen stava camminando in uno dei gelidi corridoi secondari, diretta verso il refettorio, con la mezza idea di mettere qualcosa sotto i denti prima di riprendere l'allenamento. Nnoitra, come sempre, era appoggiato a braccia conserte contro la parete, la mano destra chiusa intorno alla sua bizzarra falce a quattro lame. La ragazza finse di non vederlo e fece per superarlo, ma lui con un rapido scatto del polso affisse l'arma contro il muro, a meno di cinque centimetri dalla spalla della Fracciòn. Per un momento, l'unico suono fu il ronzio dell'asta che vibrava, poi Rayen strinse i pugni e alzò gli occhi.

« Sì, Nnoitra-sama? » chiese, nascondendo il timore dietro l’irritazione.

Nnoitra strappò la falce dal muro e si curvò verso di lei con un sogghigno. « Ti trovo in ottima forma, Rayen. Che cazzo, ultimamente sembri quasi una femmina. »

« L’ultima volta che ho controllato ero una ragazza, sì. »

« E lo sei sempre stata? Prima avevo qualche dubbio... » Nnoitra la percorse rapidamente con lo sguardo. « Ma quella spada non ti dona affatto.  Solo un tipo di spada si confà alle femmine, e ti garantisco che non è quella. »

« Ma davvero… » Lei arricciò le labbra.

« Fidati, ho una certa esperienza a riguardo. » Il sogghigno di Nnoitra si allargò. « Potrei insegnarti qualcosa, su questo genere di battaglia. Sei sempre così rigida, Rayen, nemmeno avessi una scopa su per il culo. Ci vuole qualcuno che ti aiuti a scioglierti. »

Rayen indietreggiò. « Sto benissimo così, grazie per la proposta. »

« Non era una proposta. »

La ragazza lo fissò. Sorridendo, Nnoitra ricambiò il suo sguardo.

Scattarono nello stesso istante.

Rayen si slanciò in avanti con un sonido, ma Nnoitra le si materializzò mulinando la falce. La Fracciòn si tuffò a terra e la schivò per un soffio. Il fischio dell'acciaio le riempì le orecchie. Rayen rotolò sul pavimento, si rialzò e provò ancora a scattare verso il refettorio, e di nuovo Nnoitra la intercettò. Il corridoio era troppo stretto per permettergli di usare agevolmente la falce, ma non ce n’era bisogno: per quanto Rayen fosse veloce, Nnoitra lo era di più, dannatamente di più. Ogni volta che lei pensava di averlo fregato, lui le compariva davanti, e la lama di Trèbol rimbalzava innocua sullo hierro che gli ferrava la pelle.

All’ennesimo tentativo di fuga, Rayen lo colpì con un fendente. Nnoitra si limitò ad afferrare la punta della spada tra le dita, come se fosse stata di gommapiuma.

« Tutto qui? » chiese in tono volutamente annoiato. « Mi deludi, Rayen, francamente pensavo che ci fosse qualcosa di più dietro quella tua facciata da puttanella trepidante. »

Frustrata, Rayen cercò senza successo di disimpegnare la spada. Nnoitra rise sguaiatamente e calò la pesante falce su di lei. La ragazza la evitò, lasciando temporaneamente la presa sulla sua Zanpakuto, dopodichè balzò sopra il manico della falce e strappò la propria spada dalle mani di Nnoitra. L’Espada le lasciò prendere Trèbol senza opporre la minima resistenza.

« Stupida… »

Nnoitra sorrise, poi di colpo sparì. Rayen si fermò, guardandosi ansiosamente attorno, con la spada in pugno e il cuore che le batteva all'impazzata. All'improvviso colse un'ombra con la coda dell'occhio, ma non riuscì a muoversi di mezzo centimetro che quattro lunghe dita simili a zampe di ragno le afferrarono la nuca, stringendole dolorosamente i capelli. 

« Checché ne pensino quella troietta di Harribel e le sue ridicole Fracciònes, il posto di una femmina non è in guerra. »

Con uno strattone, Nnoitra la tirò su e la sbatté contro il muro, mozzandole il fiato in gola. Rayen annaspò e ricacciò rabbiosamente indietro le lacrime. L’Espada rise e conficcò la falce a terra, poi appoggiò la mano libera sulla spalla della ragazza e la serrò con tanta forza da farle male. 

« Ti piace? » Le indirizzò un sorriso osceno.

Rayen si morse l’interno della guancia.

« Perfetto, allora possiamo procedere. »

La mano di Nnoitra scorse pigramente lungo il corpo della Fracciòn, soffermandosi sul suo seno prima di scivolare lungo il fianco slanciato, fino a fermarla sulle natiche. Rayen strinse i denti e gli sferrò un pugno contro lo sterno, ma ottenne solo di farsi male da sola. Il respiro rovente dell’Espada le bruciò il collo mentre Nnoitra le appoggiava la mascella contro il lobo dell’orecchio, mordicchiandolo.

Una vampa di puro disgusto incendiò Rayen.

Brandendo Trèbol quasi alla cieca, di nuovo tentò di ferire il suo aguzzino. L'umiliazione e la rabbia le infusero nuova forza, e stavolta un microscopico puntino rosso sangue apparve nella divisa immacolata di Nnoitra.

« Siamo testardi, vedo… » Una smorfia sconcia deturpò la bocca dell'Espada. « Jaeguerjacquez non ha mai capito un cazzo in fatto di donne, ma puoi credermi se ti dico che non tutti gli Arrancar sono come lui! »

Fece per strapparle la maglia, ma per una buona volta Rayen si mostrò più rapida.

« Erabe, Trèbol! »

Una nube azzurrina offuscò l’aria. Nnoitra liberò di scatto Rayen dalla sua presa. Il tachi della ragazza fendette il punto in cui le lunghe dita dell’Espada si erano trovate fino a un decimo di secondo prima.

Rayen si allontanò da lui a piccoli balzi di sonido, senza mai dargli la schiena. Anche se Rilasciata, non aveva alcuna possibilità di tener testa all'Espada: doveva tagliare la corda, subito.

Nnoitra sparì di nuovo dalla sua vista, e Rayen si fermò, stringendo forte l'elsa del suo tachi. In quella situazione, la Resurreciòn era la sua unica amica: nessuno avrebbe mai alzato un dito per lei, non contro Nnoitra. Ma sarebbe già stato positivo che ci fosse, un qualcuno: e invece, proprio come voleva la legge di Murphy, esattamente al momento cruciale in giro non si vedeva nessuno, nemmeno Tesla, che di solito seguiva Nnoitra come un fedele cagnolino.  

Sembrava che in quell’ala di Las Noches ci fossero solo loro due.

Uno spostamento d'aria quasi impercettibile le giunse alle orecchie, e Rayen girò su se stessa, ponendo di piatto Trèbol; la pesante arma di Nnoitra s'abbatté contro la lama della spada. 

« Ha! Vuoi giocare, ragazzina? » Nnoitra si passò la lingua sulle labbra sottili. « Giochiamo, allora. »

Rayen fece un salto indietro e sfiorò in rapida successione i quattro simboli impressi sullo scudo.

« Templanza, Fuerza, Justicia, Arcano Sin Nombre! » Il solito quadrato di reiatsu illuminò il quadrifoglio come un fuoco azzurro. « Al azar! »

Al contrario di Seishuu Hibiki, lo Shinigami di Karakura, Nnoitra non diede il minimo segno di volerla interrompere. Anzi, il suo unico occhio buono si accese d'interesse. 

Rayen si focalizzò sulla lancetta al centro dello scudo: pulsava in tutta la sua argentata sottigliezza, indicando la bilancia. La Justicia.

La ragazza sollevò il tachi, rivolgendolo verso Nnoitra come se avesse avuto intenzione di impalarlo. La punta dell’arma si accese di un vago scintillio statico. Nnoitra non si mosse. 

« Cero de la Justicia » sibilò Rayen, e un violento Cero blu zaffiro esplose di fronte a lei. Il raggio sfrecciò verso Nnoitra, sfrigolando rabbiosamente, ma quasi subito si scontrò a mezz’aria con un altro Cero, quest’ultimo ambrato. Un’assordante detonazione rimbombò nel corridoio, mentre pezzi di calce e di muro si staccavano e rotolavano sul pavimento candido.

Un brivido attraversò la spina dorsale di Rayen. La forza del Cero de la Justicia attingeva all'intensità delle sue emozioni, e lei non ricordava di essersi sentita più spaventata di così. Non aveva mai generato un Cero così potente prima d'ora, era stato uno dei suoi attacchi migliori di sempre. E Nnoitra l’aveva bloccato con un semplice Cero, senza neppure usare la sua Resurreciòn.

Quando gli ultimi rivoli di fumo causati dall’esplosione si dissiparono, Rayen localizzò Nnoira. Era dall’altra parte del corridoio, a una decina scarsa di metri da lei. Sorrideva, tanto per cambiare. A parte il piccolissimo puntino rosso sul torace, sembrava perfettamente indenne.

La ragazza si sentì morire. Se una minima parte di lei aveva davvero sperato di scappare, adesso anche quell’ultima parte stava per dare forfait.

 

************************

*Altra licenza poetica... sono stufa di dire 'spostarsi con un sonido' o 'muoversi con un sonido', anche perché i verbi troppo lunghi rallentano significativamente la frase, quando invece dovrebbe trattarsi di un'azione veloce e immediata. Da qui in poi, il mio modo per dire 'usare il sonido' è trasvolare. Avete presente quando sembra che un personaggio si teletrasporti da quanto è veloce? Ecco, per me quello è il trasvolo. L'aveva già usato qualche autore prima, mi sembra Allibis?

*Rayen si rannicchia in un angolino*
Rayen: ... io la odio quella ragazza... la odio dal profondo del cuore... 
Sixy *le batte qualche pacca amorevole sulla schiena*: su, su, poteva andarti peggio ^.^ frugando nel fandom inglese di Bleach sono saltate fuori delle storie allucinanti, non hai idea di quanti usi può fare Aaroniero di quei tentacoli!
Rayen: ma non m'interessa!! ç.ç

P.S.
Sì, il Contacto è leggermente ispirato al Marchio Nero di Voldemort XD

Coretto di vocine Hollow: Enciclopedia Arrancar!
*si alza il sipario, rivelando Ichimaru Gin seduto davanti a uno schermo*
Gin: buonasera! ^.^ oggi parleremo della Resurreciòn di Rayen Fie Oneiron, la protagonista di Aku no Hana
*sullo schermo lampeggia una gigantografia di Rayen rilasciata*
Gin: la Zanpakuto di Rayen si chiama Trèbol e il comando per rilasciarla è erabe, ossia 'fai la tua scelta'. Quando entra in fase di Resurreciòn, tutte le statistiche generali di Rayen aumentano considerevolmente, con un particolare rilievo alla forza d'attacco e alla velocità di reazione! Ma la vera particolarità di questa Zanpakuto risiede nello scudo di Rayen...
*zoom sullo scudo*
Gin: sì, quella cosa simile a un quadrifoglio legata al suo braccio. Come potete vedere, al centro c'è una lancetta che s'attiva al comando Al azar, "A caso"Ogni volta che comincia a girare, la freccia finisce per indicare in modo assolutamente casuale uno dei quattro simboli collocati sullo scudo, ciascuno dei quali sblocca un'abilità ben precisa!
*zoom sulla leonessa*
Gin: la leonessa è il simbolo della Fuerza, la Forza. La spada di Rayen si ricopre di fiamme azzurre, che assorbono tutta la reiatsu con cui entrano in contatto e la convertono in nuova energia. In altre parole, è una tecnica che risucchia la forza del nemico e al tempo stesso rafforza Rayen! Più reiatsu possiede un nemico, più devastanti diventano gli attacchi della nostra Arrancar. Comodo, eh?
*zoom sulla bilancia*
Gin: la bilancia rappresenta la Justicia, la Giustizia. Permette di eseguire il Cero de la Justicia, una versione alternativa del Cero che risulta più o meno intensa a seconda dello stato emotivo di Rayen. La forza delle sue emozioni è direttamente proporzionale alla potenza del Cero. Ma se Rayen provasse a usarlo quando è annoiata, o depressa? Uhm.
*zoom sul calice*
Gin: il calice indica la Templanza, la Temperanza. Quando s'attiva, permette a Rayen di evocare l'Escudo Templado, una barriera fatta di pura energia! Eh, si direbbe essere l'unica delle sue abilità ad avere uno scopo prettamente difensivo. Non l'abbiamo ancora visto in azione, però...
*zoom sul filo bianco*
Gin: ed ecco l'ultimo simbolo, l'Arcano Sin Nombre, l'Arcano Senza Nome! Il simbolo più potente e misterioso di tutti, e anche quello con l'effetto più interessante! Serve a...
*il sipario cala di botto, seppellendo Gin e il suo schermo*
Rayen: taci! u.u basta spoiler!

 
  
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