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Autore: Raen91    13/09/2012    2 recensioni
Kira e Ain sono due persone completamente differenti: la prima una mercenaria assassina veterana, baciata dal Combattente, e la seconda una bambina, accarezzata dalla Benefattrice. Le loro vite si legheranno indissolubilmente nella ricerca dell’Altare dell’Aldilà. Attraverso scontri, amori perduti, tradimenti, misteri e colpi di scena riusciranno a raggiungere la loro meta? Gli Dei saranno dalla loro parte? Qual è il mistero che avvolge l’Altare dell’Aldilà? Kira riuscirà a dimenticare Conrad, il suo amore perduto? Ain riuscirà a salvare la madre in coma da 6 anni e riuscirà a seguire le orme di suo padre, morto per difendere il segreto?
In questa folle missione saranno accompagnate da Neil, in cerca del fratello, e Mettew, l’attendente di Ain. Riusciranno a trovare l’Altare dell’Aldilà prima di Re Kilgar, che macchina qualcosa di peggio della ricerca della vita eterna?
Ovviamente il Clan ci metterà lo zampino e solo Kira avrà il potere di sciogliere ogni nodo con l’aiuto della sua piccola compagna e del dono che ogni baciata dal Combattente possiede.
-Il rating potrebbe vertere delle volte sul Rosso, ma per la stragrande maggioranza è Arancione-
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo XVIII
 
Quando il bianco se ne andò ci ritrovammo nella stessa posizione di quando eravamo stati risucchiati. Quell’abbraccio mi metteva in imbarazzo e a disagio, ormai era passato l’attimo in cui accettavo quel tipo di smancerie.
 Mi staccai dai due facendo un passo indietro per poi voltarmi e passarmi una mano sul viso umido di sudore freddo.
Quando mi voltai di nuovo gli altri due mi guardavano sorridendo ed io non trovai niente da dire ancora shockata dalla situazione precedente.
Feci un respirone e mi calmai velocemente, erano anni che mi allenavo a controllare le emozioni, ma desideravo comunque uscire velocemente da quella cripta maledetta.
-Speriamo che non ci siano altre sorprese…- Disse Neil portando ad alta voce uno dei miei pensieri.
Ain si voltò a guardarlo smettendo di tastare le pareti della stanza che era del tutto uguale alla precedente: circolare con le mura completamente formate da lastre ricoperte da scritte e segni della lingua dei morti, nessuna porta e il soffitto era altissimo.
L’unica illuminazione erano le ondate di luce azzurrina da cui erano percorse le scritte, le quali mutavano ad ogni vibrazione, come impazzite.
-Si parlano gli uni sopra gli altri… i morti, non riesco a capire, sembra quasi un avvertimento. Neil tocca la parete.- Disse Ainitha fissando l’altro.
-E p...perchè scusa?-
-Perché la prova precedente era la tua.- Gli risposi io capendo dove volesse arrivare la bambina.
L’altro si arrese e poggiò una mano sulla porzione di muro più vicina.
Subito le guizzanti scritte bluastre presero a dare forma ad un altro animale, un corsiero impegnato in un impennata che ne mostrava tutto lo splendore e sotto di lui una grande L delimitava il disegno come l’angolo di una cornice.
Neil staccò subito la mano con sorpresa, come se la parete bruciasse. –è lo stemma del mio casato.- Spiegò, con gli occhi illuminati dal quel gioco di luci.
-Bello.- Gli dissi io guardandolo di sottecchi con la coda dell’occhio, mi parve che sorridesse.
Appena cominciò a sbiadire osservammo la comparsa di una porta uguale alle precedenti.
-Mm, credo che stavolta sia il mio turno, che ne dite?- Dissi, rivolta verso gli altri due, e la bambina assentì.
-Scopriremo, la tua più grande paura Kira Renly!- Mi disse Neil ammiccando alla porta.
-Tsk, vedremo, dopotutto io non ho paura di niente.-
-Che bugiarda!- Mi disse Ainitha ridendo. – Anche se non avessi questo dono non ti avrei creduta comunque, tutti hanno paura di qualcosa!-
Giusta osservazione, il problema era che davvero non sapevo cosa ci si sarebbe presentato davanti.
-Comunque da quel che si può intuire qua lo scopo è quello di far raggiungere la pace a chiunque varchi quella porta: ‘Se questa porta varcherai nella tua mente piomberai, quel che lei ha creato o rimembrato vivrai e finchè la pace non troverai da lì non uscirai.’ Diceva così no?- dissi, per cercare di farmi un’idea, ma ero più confusa di prima.
-C’è un solo modo per scoprirlo!- Disse la bambina.-Entrare!-
Senza aggiungere una parola raggiunsi la porta e la varcai con una strana sensazione dentro di me e una domanda che mi assillava incomprensibilmente: che cosa ne sarebbe stato di me là dentro?
Mi diedi auto-supporto morale mentre ero nel bianco.
Dovevo mettercela tutta per uscire da quel posto il prima possibile, l’amuleto era solo ad un passo da noi.
                                                                         *
Svanito il candore mi ritrovai in una landa desolata… decisamente desolata: il terreno era brullo ed arido e su di esso vi erano solo sassi e rocce.
Crostoni di terreno si susseguivano senza mai cambiare fino alla linea dell’orizzonte.
Ero apparentemente sola e sondando la mia mente non trovai segni della presenza di Ain e Neil.
Mi agitai sul posto a disagio, quel luogo era così estraneo ma al contempo conosciuto.
Cominciai a camminare a caso mentre il sole opaco si rifletteva su di me, avevo una gran voglia di trovare un posto all’ombra, ma tutto quello che vedevo era un deserto sconfinato… ma all’improvviso qualcosa cambiò nel paesaggio.
Un muro si ergeva di fronte a me e non riuscivo a capire come ci fosse sbucato lì, cominciai a costeggiarlo sperando di trovarne una breccia, ma ben presto mi resi conto che il muro racchiudeva un enorme porzione di terreno circolare. Ma dov’erano Ain e Neil? Chissà se loro avrebbero saputo che fare? La bambina era spaventata?
Il muro cominciò lentamente a scendere mentre pensavo a queste cose, lo fissai per un lungo momento e quello si immobilizzò.
Adesso aveva un’altezza di circa 3 metri, sorrisi.
Feci due passi indietro e con uno slancio riuscii ad aggrapparmi all’estremità superiore del muro, portai la gamba destra aldilà della recinzione in un unico movimento fluido per poi essere seguita da tutto il resto del corpo. Atterrai in quello che sembrava un giardino circolare dove erba verde e sana cresceva rigogliosa, al centro del prato un unico fiore svettava: scuro e bello.
Mi avvicinai al fiore con il cuore che batteva e mi abbassai per meglio esaminarlo sedendomi sui talloni.
Era un bocciolo di rosa nera il cui gambo era ricco di spine.
Allungai una mano per coglierlo, qualcosa mi attirava con forza verso quel piccolo, ma bellissimo fiore.
Inizialmente mi punsi, ma poco importava dato che la puntura si rimarginava subito lasciando una sola piccola goccia di sangue.
Appena strinsi il fiore me lo portai vicino al volto per odorarlo, adoravo l’odore delle rose, ma quello prese a mutare velocemente, i petali presero ad aprirsi e ben presto il fiore fu del tutto sbocciato.
-Meraviglioso!- Non potei fare a meno di dire.
All’improvviso una voragine cominciò a crescere dal punto da cui avevo colto la rosa e ben presto caddi nel vuoto. –Cazzo!- Non feci in tempo a dire, mentre il vento mi strappava di mano il fiore e io sapevo di aver perso una cosa importante.
Il fiore… l’immagine della bellissima rosa nera che sbocciava, ripensando a quel momento una lacrima si perse nell’aria sovrastante mentre ancora cadevo, sorprendendomi.
Cosa mi era preso?! Piangere per un fiore? Non era possibile!
Mi voltai a mezz’aria verso il basso, stufa dei capelli che mi frustavano il volto nell’altra posizione.
-AIN! NEIL!- Chiamai a gran voce mentre scendevo a folle velocità? Dove erano finiti?!
Improvvisamente il terreno mi giunse alla vista e il mio naso lo sfiorò prima che me ne accorgessi, ma non sapevo bene come ero finita stesa carponi, senza impatto… senza accorgermene, era come se fossi sempre stata lì stesa a terra.
Mi alzai circospetta mentre osservavo il nuovo luogo.
Ero circondata dall’oscurità, ma riuscivo a vedere grazie al terreno stranamente fluorescente.
Sbuffai. Luoghi troppo strani si susseguirono mentre cercavo i miei compagni di ventura, posti che avevo già visto e no e un gran mal di testa cominciò a crescere pungendo dietro alle orbite.
Ciò che non capivo un po’ mi spaventava.
D’improvviso mi fermai in tempo per non cadere in quella che sembrava una voragine nera che si estendeva fin dove la mia visuale poteva arrivare.
Guardai in basso subito oltre la soglia del precipizio, incuriosita sulla profondità di quell’immensa voragine, ma ovviamente il fondo non c’era… un classico.
-Perché sei qui?-
Una voce mi lasciò pietrificata, una voce che conoscevo fin troppo bene…
Come al rallentatore alzai il capo e lo vidi, bello come lo ricordavo con quei suoi bellissimi occhi verdi…
-Conrad!- Gridai e senza trattenermi mi misi a piangere inginocchiandomi sul limite del precipizio, le mie lacrime si perdevano nell’abisso immobile e scuro mentre cercavo di capacitarmi di ciò che avevo appena visto.
-Non è possibile!- pensai con tutte le mie forze, poi mi costrinsi a rialzare lo sguardo.
Conrad mi osservava mentre si avvicinava a me camminando sul nulla, le sue vesti erano nere come la notte e i suoi occhi brillavano come quelli di un gatto a causa della scarsa illuminazione.
I capelli rossi gli arrivavano poco sopra le spalle lasciati selvaggi e liberi.
-Sei morto…- Dissi in un sussurro aggrappandomi al terreno luminescente che non mi era mai sembrato così instabile.
-Si.- Mi rispose con un monosillabo.
Piantai i miei occhi nei suoi esprimendo tutta la mia confusione.
-E allora… perché sei qui?- Chiesi, con le poche energie che dopo la sua vista mi erano rimaste.
-Sono sempre stato qua.- Rispose cripticamente per poi porgermi la sua mano per aiutare ad alzarmi.
-E dove siamo? Che posto è questo?- Con mano tremante afferrai la sua e il contatto con la sua pelle fu talmente traumatico che pensavo di svenirgli tra le braccia… non che mi dispiacesse comunque,e per un attimo l’idea prese concretezza nella mia mente, poi lui rispose guardandomi con tristezza.
-Speravo che tu non ci tornassi più qua…-
Tornarci? E quando mai ci ero stata?
-Cosa vuoi dire?- Domandai, assumendo per un attimo un’aria sospettosa.
Lui mi sorrise e mi sciolsi come il burro al sole. –Non l’hai ancora capito? Siamo nella tua anima, mia Rosa Nera.- E lasciandomi a bocca aperta dopo tale rivelazione mi afferrò per la vita e l’altra mano afferrò la mia ed entrambi assumemmo una posizione di danza. Volteggiammo senza musica e senza pavimento, sul nulla, confondendomi ancora di più.
-Ti ricordi di quella volta al palazzo del Re? Per il tuo  compleanno ci intrufolammo al suo galà e ballammo e conversammo coi nobili tutta la sera!- A quelle parole risentii la musica classica di quella sera nelle mie orecchie e sorrisi malgrado la bizzarra situazione.
-Perché sei qua Kira?- Mi chiese di nuovo, continuando a danzare e tenendo gli occhi fissi nei miei.
-Ci sono finita, credo sia una stupida prova.- Dissi poggiando il capo sul suo collo e inspirando il suo profumo.
-Una prova? Da poco hai lasciato questo posto… non volevo che ci tornassi.-
Disse, confondendomi.
-Non credo di essere mai stata qua, mi ricorderei di come ci si sta bene.- Dicendo questo chiusi gli occhi lasciando che fosse lui a guidarmi in quelle danze mentre la luce emanata dal pavimento permaneva nella mia retina.
-Sono solo un ricordo… e questa voragine simboleggia il vuoto profondo che la mia morte ha causato. Troppe volte sei finita qua perdendoti nel vuoto, pensandomi.- Il suo tono era triste. –Avrei preferito non rivederti mai più quaggiù, per un attimo… pensavo mi avessi dimenticato.-
-Dimenticato?!- esclamai shockata staccandomi e fermando la danza, poi aggiunsi con foga. –Non potrei mai dimenticarti Conrad, tu sei… il mio Rosso e per quanto io me ne possa fare una ragione… tu sei comunque morto sotto i miei occhi dovevo morire io quel giorno non è giusto quel che ti è successo!- Avrei voluto aggiungere che la mia dannazione c’entrava per buona parte, ma mi trattenni al pensiero di Ainitha.
Conrad passò la sua mano sulla mia fronte, allontanandomi i capelli dagli occhi e sospirò per poi sorridere.
-Voglio solo che tu vada avant…-
-Io sto andando avanti, anche se per te non lo è indugiare sui tuoi ricordi… tu sei una grande parte di quello che sono e non posso cancellare tutto per andare avanti, non posso e non me lo chiedere.- Il mio tono era deciso come il mio sguardo, sapevo di aver posto un punto sulla questione e come se nulla fosse tornai a poggiare il mio capo nell’incavo del suo collo e chiusi gli occhi sperando di rimanere per sempre così, come se lui ci fosse ancora… al diavolo tutto!
All’improvviso l’immagine di Ain mi baluginò davanti come un monito e riaprii di scatto gli occhi mentre la musica classica continuava a martellarmi nella testa.
-Sai dove sono le altre due persone che mi accompagnano?- Chiesi a Conrad e quello riprese a danzare mentre parlava. –Li hai esclusi, verranno solo se sarai tu a chiamarli, ma sono al sicuro.-
Nemmeno per un attimo dubitai delle sue parole e tornai a chiudere gli occhi crogiolandomi in quella fantastica situazione: che gli dei mi avessero voluto fare un dono?
-Vorrei rimanere così… per sempre…- Dissi quasi senza volerlo.
La musica si interruppe e sentii la bocca di Conrad sfiorarmi i capelli e il suo sussurro darmi un brivido di piacere lungo la spina dorsale.
-Allora rimani per sempre qua con me Rosa Nera.-
Spalancai gli occhi dalla sorpresa.

-*-
Il mio ritardo come al solito è motivato: avevo gli esami settembrini!!
Comunque spero proprio che nessuno di voi si sia arreso nella lettura perchè ,la storia  va avanti e come se ci va! Dal prossimo capitolo, se tutto va come deciso nei piani, dovrebbe esserci più movimento! Mi spiace per la brevità, ma era il momento giusto in cui fermare la narrazione :)
Un bacio a tutte le mie lettrici che commentano ogni volta che possono!!
Ovviamente grazie anche ai lettori silenziosi <3
Adios!
   
 
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