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Autore: Aridian    13/09/2012    6 recensioni
Reset, lo spettro del tempo
ed il delirio di chi non dovrebbe mai essere esistito.
Se ci fosse stata un'altra persona durante gli anni in cui Harry Potter frequentò Hogwarts, una figura importante, cosa sarebbe cambiato nella vita dei nostri personaggi? Come sarebbe stata stravolta quella di Draco Malfoy, in particolare?
Può mai nascere qualsiasi genere di legame o sentimento tra due persone che hanno come fattore comune l'omicidio e la Magia Oscura?
Un racconto scandito da un presente angosciante e stralci di passato paradossalmente calati nella dolcezza di un amore irrealizzabile.
Genere: Angst, Drammatico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: Movieverse | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
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IL VELENO DELLA MORTE

XIII

 

 

I corridoi di Hogwarts erano percorsi selvaggiamente da mandrie di studenti terrorizzati o impegnati a correre per raggiungere chissà quale obbiettivo. Draco fece difficoltà a scartare di lato le persone che correvano nella direzione opposta e più di una volta si trovò a dare o a ricevere una spallata. Con l'amaro ancora in bocca, per il contatto tra lui e Sadal, si diresse più rapidamente che poté verso l'ufficio di Silente. In quella direzione, fortunatamente trovò delle vie a dir poco deserte. Nel sottofondo si udivano le voci e i passi, del tumulto poco più sotto, che erano attutiti dalle possenti mura. Il ragazzo si voltò più volte alle sue spalle, avendo l'impressione di essere seguito. Raggelò quando si accorse che erano i suoi stessi passi a spaventarlo. Echeggiavano come se appartenessero ad una seconda persona. D'improvviso capì che era arrivato. Se lo ricordava bene. Infondo al corridoio, trafitto dalle sciabolate di luce della battaglia che si svolgeva all'esterno, regnava potente una statua raffigurante un Gargoyle alato. Le fiaccole, che avrebbero dovuto illuminarlo, erano spente e la sensazione che lasciavano in quello stato era di un asettico posto dimenticato. Draco accelerò il passo e si appostò ai piedi della statua. Rammentava che dovevano apparire delle scale, eppure non succedeva niente. Il ragazzo si portò con furia una mano alla faccia: mancava la parola d'ordine.

Non si trovava in una situazione peggiore dato che le parole d'ordine di Silente erano sempre imprevedibili.

Draco rifletté sulla parola, ma sopratutto a cosa avesse fatto se non ci fosse arrivato presto. Gli venne continuamente, e quasi in automatico, un pensiero nella mente: se la battaglia dovesse precipitare, come farò a trovare Sadal?

A dir il vero, già così, sarebbe stata un'impresa più che ardua. Riflettendoci, a questo punto era meglio se fosse stato lui ad aspettare che lei lo raggiungesse. Ma dopotutto non avrebbe dovuto farsi attendere poi molto, non riusciva nemmeno ad entrare nella presidenza, figuriamoci a portare a termine la sua missione.

Dopotutto se Draco avesse trovato Piton lì dentro non sapeva nemmeno come avrebbe fatto.

Il ragazzo sobbalzò. Giusto, è Piton l'ultimo preside, si disse esultante. Quindi la parola doveva averla impostata lui. Le cose sembravano farsi più semplici.

Draco non ci pensò che pochi secondi, era quasi sicuro che la parola fosse quella.

-Sadalsuud- pronunciò ad alta voce. Il Gargoyle non si mosse, non ruotò e non si alzò. Sospirò e provò con il cognome di Sadal, con il nome di Silente, con molte altre cose che presupponeva poter essere un fattore importante per Piton. Iniziò a sospettare che la statua fosse bloccata o che non funzionasse.

Preso dalla disperazione, imprecò -Draco, sei un idiota- inveì -Draco- stava continuando a maledirsi ad alta voce quando, dopo quell'ultima parola pronunciata distintamente, il Gargoyle si mosse. Il ragazzo non esitò e prima che gli scalini si alzarono troppo, balzò sul più vicino. Tirò un sospiro di sollievo e facendo tornare in mente un recente pensiero, rischiò di ingoiare della saliva che lo fece quasi soffocare.

La parola d'accesso era Draco. Oppure, al contrario, se il meccanismo era lento, la parola d'ordine era stata idiota. Ma la cosa non lo convinceva e perciò non riuscì a mettersi l'animo in pace. Piton aveva usato “Draco” come parola d'accesso? Rabbrividì.

Quando il livello degli scalini pareggiarono con quelli dell'ambiente di fronte a sé, scese. Di fronte si proponeva una porta. Nessuna luce, nemmeno una fiaccola. Tutto freddo ed in penombra.

Aprì la porta pesante, il buio all'interno era rischiarato dalle finestre la cui luce era frastagliata sui numerosi quadri alle pareti. Erano vuoti, probabilmente le figure erano scappate per paura di essere coinvolte nella battaglia. Di fronte la scala di pietra sostava triste e polverosa ai piedi di una scrivania dal legno scolorito. Molti oggetti erano stati spostati dall'ultima volta che c'era entrato. Tutto era cambiato dopo la morte di Silente.

Anche l'ufficio sembrava essersene reso conto. Il fascio di collone ai lati del tavolo sfociava in un arco che nascondeva le librerie infondo. Sui tavoli erano disposti vari oggetti, ma per lo più erano stati disposti per terra, in un angolo. Come se qualcuno avesse voluto cercare di cancellare le tracce di Silente il più possibile. Intorno a sé si spiegavano le due alate di cristallerie. Gli armadi che lo circondavano erano infatti composti da un'ampia vetrina ma il resto era fatto in legno e la decorazione offriva una svariante quasi gotica.

Draco si inginocchiò a terra e prese il tascapane. Aveva detto una custodia nera. Semplice.

 

Dopo quasi cinque minuti impiegati nel tirare fuori una quantità innumerevole di chincaglieria, Draco si decise ad usare un incantesimo per trovare ciò che cercava. Pensava di riuscirci a breve, e come spesso si fa, si va avanti dicendo “eccolo l'ho trovato” e poi “magari è il prossimo” agendo in un tal modo da porsi una sfida infinita senza volere. Alla fine, di solito, ci si arrende. Draco guardò gli oggetti sparsi per terra con aria irritata. C'erano persino pentole. Quand'è che Sadal faceva ordine in quella borsa?

Aveva tirato fuori anche delle cose interessanti, che gli suscitavano voglia di approfondire la scoperta, ma decise di farlo dopo. Impugnò la bacchetta e la indirizzò all'apertura della borsa.

-Accio- Draco esitò, pensando a come appellare l'oggetto -Accio custodia nera-

Successivamente se ne pentì amaramente. Sul naso, uno dopo l'altro, con velocità, si lanciarono decine di custodie nere. Draco guardò la borsa impazzita. Era come una fontana, e quando ebbe finito, tirò un sospiro di sollievo. Scrutò la confusione ai suoi piedi ma fu distratto da un grosso lampo di luce che illuminò l'ambiente. Evitò di calpestare ciò che aveva intorno e si avvicinò alla balconata. Rallentò il passo e la scena gli rimbalzò negli occhi. Il giorno della morte di Silente. Se lo ricordava molto bene.

Strinse i denti ed abbassò lo sguardo per poi rialzarlo alla finestra. L'esercito di Voldemort aveva iniziato ad attaccare la barriera sopra la scuola di Hogwarts. Draco si sentì il cuore in gola e l'ansia salire.

Tornò rapidamente alla borsa e vi ricacciò dentro ciò che non serviva. Rimasero le custodie nere ma nessuna di essa nascondeva qualcosa di importante. Solo dentro una trovò uno strano biglietto scritto a mano: “ricordare custodia nera con cordoncino rosso”.

 

 

Draco puntò nuovamente la bacchetta al suo interno -Accio custodia nera con cordoncino rosso- ma purtroppo nulla uscì dalla borsa. L'oggetto era senza dubbio dotato di un contro incantesimo. La cosa si fece più difficile, avrebbe dovuto trovarlo a mano.

-Lumos- disse.

Infilò il braccio nella borsa, tastando e cercando di guardare al suo interno. Incontrava molte superfici diverse. Materiale liscio, morbido, setoso o ruvido. Poi all'improvviso scorse una striscia rossa, che sembrava quasi brillare nell'oscurità, illuminata dalla luce della sua bacchetta. Il cordino spuntava da sotto una catasta di oggetti indefiniti. Draco ne saggiò la resistenza e dopo un momento lo strattonò verso di sé. Finalmente riuscì ad estrarre l'involucro. Era un semplice riquadro di tessuto nero arrotolato su se stesso. Quando cercò di distendere la stoffa, da sotto, cadde qualcosa di luccicante. Aveva tenuto la custodia al contrario dalla parte dell'apertura. Quando la poggiò sul tavolo per verificare cosa fosse rotolato in mezzo ai suoi pedi, si irrigidì alla vista di un anello argentato. Era il suo anello, quello raffigurante il serpente attorcigliato su se stesso. Non ebbe il coraggio di prenderlo in mano, perché sulle sue dita c'era lo stesso anello.

Draco deglutì e scosse la testa. Se una cosa non era possibile, era quella di portare un oggetto attraverso lo spazio tempo. Afferrò la custodia e la guardò pensieroso.

Devi portare ed aprire nell'ufficio la custodia nera che c'è lì dentro. Non fare nient'altro e poi raggiungimi” aveva detto Sadal pochi minuti prima. Ma ora qualcosa era cambiato.

Aprì lentamente la stoffa, delicatamente, come per sfiorare una scoperta talmente effimera da poter svanire senza potersene accorgere.

Trovò una chiave, con decorazioni articolate sulla cima. Era lunga quanto la sua mano e il suo colore dorato sfavillava. Attaccata ad essa, con un filo di spago, c'era un piccolo pezzo di carta. La scrittura su di essa era minuziosa, ma la riconobbe subito.

 

Sarai con me come io sarò con te.

Ti immergerai nei miei sogni come io farò con i tuoi.

E perché la serratura possa essere aperta per due persone, gira la chiave due volte.

 

Draco rimase stordito dalle frasi che recitava. Sembrava scritta per lui, eppure Sadal aveva detto di non fare nient'altro e di tornare. Per due persone? Chi era la seconda?

Il ragazzo si guardò intorno, per capire quale potesse essere la serratura. Quando si allontanò la chiave gli sgusciò dalle mani come se fosse stato un essere vivente. Draco si avventò più volte sulla chiave senza successo, strisciava a terra in una direzione. Poi sbatté contro uno degli armadi in legno, e si fermò. Il ragazzo scocciato la afferrò, ma non riuscì a prenderla. Come se fosse incollata saldamente allo stipite del mobile. La sollevò, ma rimase comunque attaccata al profilo dell'armadio a vetri. Alzò un piede, posizionandolo, sulla superficie verticale, vicino alla chiave. Tirò con forza, una, due volte. Poi si bloccò. Tolse il piede e si avvicinò. Una serratura dorata, piccola, ma visibile, si trovava proprio su quel mobile. Quando infilò la chiave, iniziarono ad aprirsi le portelle. Finalmente la chiave si staccò e la mise prontamente in tasca. Il ragazzo rimase atterrito. Non se lo ricordava più, ma quello era proprio il posto del Pensatoio. Ed era stata Sadal a dargli la chiave. Osservò il liquido raffermo nella bacinella, e poi, prendendola a due mani la posò sul tavolo circolare vicino a lui.

Si ricordò dell'anello e si abbassò per prenderlo. Non c'era più.

Per quanto cercasse era scomparso. L'orrore gli salì alla gola ancora prima di vedere i restanti ricordi di Sadal. Prese il tascapane e pronunciò -Accio contenitore di ricordi- una custodia rossa di raso spuntò dalla borsa e lui la prese appena in tempo prima che toccasse il suolo. La srotolò sul tavolo e scoprì il contenuto. Erano tutte le fiale che aveva visto nella tenda. Una dopo l'altra, perfettamente in fila ed ordinate. Il ragazzo ci passò i polpastrelli su ognuna, lasciando delle leggere impronte dovute al contatto freddo caldo.

Tre fiale su Cedric Diggory, quattro su Severus Piton, cinque su Draco Malfoy ed infine una nominata “Il passaggio”. Draco le versò tutte nella bacinella tranne quelle che aveva già visto.

Sapeva che i ricordi si sarebbero disposti in ordine cronologico all'interno.

Poi rifletté e decise di creare intorno a lui una barriera di protezione. Non poteva sapere cosa sarebbe successo da lì a poco.

Draco immerse la testa con pensieri uno più differente dell'altro. Ma stavolta la volontà, che lo spingeva a scoprire per sempre il passato di Sadal, era diversa. Perché anche il suo cuore diceva “Sarai con me come io sarò con te. Ti immergerai nei miei sogni come io farò con i tuoi.”

 

 

 

Il ricordo si materializzò allegro, incominciando con una Ater vestita dalla toga Serpeverde. Andava a passo svelto lungo i corridoi di Hogwarts con sorriso che si estendeva sul volto da parte a parte. Gli occhi vivaci e limpidi e due ciocche di capelli fermate da una molletta argentata dietro la nuca.

Superò alcuni gruppi di studenti ed ignorò completamente un ragazzo paffuto che chiamava il suo nome.

Quando il corridoio che imboccò fu deserto iniziò a saltellare e dopo poco si fermò prima di arriva ad un angolo. Aspettò un po' e iniziò a sentire delle voci -A dopo Cedric. Non divertirti troppo nell'ora buca!- sghignazzò un ragazzo piuttosto alto che Sadal scorse con la coda dell'occhio. Una risata risuonò nel corridoio e la ragazza fu certa della sua identità. Sentì dei passi avvicinarsi, si sistemò i capelli e cercò di fare la naturale imboccando il suo stesso corridoio. Forse i passi di Cedric si erano fatti sempre più silenziosi, perché non aveva calcolato che uscendo in quel momento si sarebbe quasi scontata con lui. Cedric fece un passo indietro sorpreso e le sorrise.

-Ciao Diggory!- bofonchiò lei, in crisi per un attacco cardiaco.

Cedric inclinò appena la testa -Buongiorno- la superò e continuò a camminare avanti.

A Sadal mancò quasi l'aria e sul suo viso si disegnò un'espressione afflitta.

-Ahm, Diggory?!- si affrettò lei, cercando di fermarlo.

Lui si fermò, voltandosi -Si?- disse con espressione stranita.

-Forse tu non sai nemmeno chi sono ma-

-Tu sei Ater- la interruppe Cedric -Sadalsuud, no?- il tono addolcito la fece sussultare.

Sadal si portò le mani al petto -Si esatto! Come fai a saperlo? Beh- si ricompose -Vorrei chiederti se per caso, se non ti dà fastidio, potremmo andare al Ballo del Ceppo insieme...- la ragazza trattenne quasi il respiro.

Il ragazzo ruotò gli occhi, con evidente imbarazzo -Ma, non hai già un cavaliere? Ho visto parecchi chiedertelo-

La ragazza avvampò. Questo voleva forse dire che Cedric l'avesse osservata per così tanto tempo? Lei non se ne era nemmeno accorta.

Sadal scosse violentemente la testa con un atteggiamento estremamente tenero. Ed anche se lei si considerava ridicola, Cedric sorrise vedendola comportarsi così.

Il ragazzo si fece serio -Io...Mi dispiace Ater, non ne avevo idea che volessi venire con me. Io ho già invitato qualcun'altra.-

Lei si sentì mancare. Il suo atteggiamento era stato più che sicuro, pensava davvero che avrebbe accettato. Era sempre troppo confidente di se stessa, troppo ambiziosa. Si morse un labbro e inscenò un sorriso.

-Non ti preoccupare, te l'ho chiesto troppo in ritardo-

Lui si avvicinò -Se solo avessi saputo, avrei portato te-

Sadal sentì le lacrime salirgli agli occhi. Anche se era poco, per lei quella confessione era tanto.

-Mi credi?- domandò lui.

-Certo!- protestò lei, ricacciando indietro le lacrime.

Cedric non sapeva più come comportarsi, fece qualche passo indietro, tentennante -Allora ci vediamo al ballo Ater-

-Certamente- sussurrò lei. Lui sorrise appena e scomparve imbucando un altro corridoio.

Lei si prese una ciocca di capelli e se la mise davanti al volto. Almeno chi fosse passato avrebbe visto solo una testa arruffata e non le sue lacrime.

 

Il ricordò cambiò ed i seguenti furano ad un ritmo accelerato.

Al Ballo del Ceppo, dopo il breve ballo insieme, le aveva dato un bacio sulla fronte.

Alla prima prova Sadal era sugli spalti, a tifare per lui.

Alla seconda prova era stata salvata. Salvata dagli abissi, perché era stata lei la cosa preziosa a cui Cedric teneva.

Prima della conclusione della terza prova, aveva avvertito un tremito ed uno strano odore. Come se nell'aria potesse percepire una strana aura.

Infine, quando Potter lo aveva riportato era stata la prima ad accorgersi di cosa fosse successo.

Si dirisse verso i due ragazzi. Il suo volto era stravolto e bianco come un cencio. Si inginocchiò accanto a lui e quando Potter la vide provò a parlarle. Ma non c'era verso: lei non sentiva nulla e non vedeva null'altro che non fosse Cedric. Ferma, immobile, osservava le pupille spente e le iridi perse nel vuoto. Senza piangere senza urlare, con le labbra socchiuse e gli occhi sgranati. L'unico movimento di cui fu capace, prima che arrivasse il padre, fu sfiorargli la guancia. La sua pelle era gelida. Gli chiuse gli occhi. Come se fosse dovuta essere lei l'ultima a poter vedere quel suo sguardo.

Poi si alzò e si strinse nel suo lungo cappotto nero, tirando su il cappuccio. Proseguì indifferente a qualsiasi persona gli parlasse. Silente si scostò dal corpo di Cedric e raggiungendola le posò una mano sulla spalla.

-Mi sembra che lui abbia più bisogno del vostro aiuto professore- disse lei senza girarsi.

Silente fu scosso da quel tono piatto che portava un rispetto che tra loro sembrava non esserci mai stato in quel modo.

-Sadal...- sussurrò l'uomo con tristezza.

La ragazza si sottrasse alla presa con un gesto rapido -L'ho sentito- sussurrò -Ho sentito quell'odore. L'avevo sentito anche in passato, ma lei mi disse di non prestarci attenzione-

Silente la guardò attonito.

-Lo capisce ora?- strillò lei -Potevo salvarlo. Se solo avessi prestato attenzione a quell'odore. Anche se probabilmente lei mi considera una creatura demoniaca, io sento l'odore della morte. La premonizione di un assassinio- sussurrò con tono di disprezzo. Poi si voltò scoccandogli un'occhiata che sembrava avere la provenienza degli inferi e sparì dietro un'arcata, fuori da lì, lontano da tutti.

 

 

Il ricordo successivo si compose. Piton e Sadal stavano parlando in una stanza in penombra. Sembrava una piccola aula di pozioni.

-Personalmente Sadal non credo sia possibile. Sei riuscita a creare molti incantesimi, come quello del rivelatore dei sogni. Ma questo che desideri creare, non solo è di Magia Oscura, ma mi sembra quasi impossibile poterci arrivare- disse Piton.

-L'hai detto tu stesso Severus. Sono riuscita a creare incantesimi ed alcune pozioni mai creati. È un bel traguardo non trovi?- chiese Sadal senza guardarlo, cercando accanitamente qualcosa in dei libri.

-Ascolta Sadal, questa non è materia tua, potresti non riuscire più a controllare ciò che vuoi fare-

-L'incantesimo di guarigione non mi sembra così diabolico- sbuffò lei.

-Non girarci intorno. Sai che non intendo quello, anche se a dire il vero possiede qualcosa di abominevole pure quello-

Sadal si mise sulle difensive -Non c'è niente di abominevole-

-Ah no? Cosa mi dici del trasferire delle ferite e malattie sul corpo di chi lo scaglia?-

-Chi lo scaglia riceve solo gli effetti terminali- disse sbrigativa tornando sui suoi tomi polverosi sparpagliati su tutto il tavolo.

-Ricevere cicatrici in tutto il corpo per salvare dall'emorragia qualcuno non credo alletti nessuno-

-Ci sono tante situazioni disperate Severus...-

-Questo non significa che tu debba ucciderti-

Sadal sbatté il libro sul tavolo -A volte serve rischiare anche se il costo potrebbe essere la vita!-

-Tutto dipende se tu tieni alla tua vita-

-Ti ho già detto di non intrometterti per come consumo la mia di vita. Tu sai che la sua è molto più importante per me-

-Lui è solo un ragazzino prepotente e anche piuttosto disturbato- disse sillabando le parole con lentezza, per far in modo che Sadal le comprendesse tutte.

-Sono contenta che parliamo della stessa persona- concluse con sarcasmo ma senza nemmeno l'accenno di un sorriso.

Severus sospirò gravemente, strascicando le parole -L'altro incantesimo, quell'altro dovresti abbandonarlo-

-Lo sai che non lo farò-

-Tu lo sai che potrebbe essere usato contro le persone che ti sono più care? Se qualcuno sapesse la formula...-

-Non la saprà nessun altro che me. E poi non sono ancora arrivata a concludere l'incanto- lo interruppe lei.

Piton la guardò ma lei era troppo impegnata nella lettura.

-E così, quando l'avrai finito, potrai scambiare il tuo destino con quello di un'altra persona?-

Sadal sussultò -Non è esattamente così. Posso cambiarmi di posto con un'altra persona-

-Avevi detto che era più di questo. Non è solo un cambio di posto, se il destino cambia tra morte e vita...-

La ragazza si mise a trafficare con alcuni libri, probabilmente per evadere da quel momento. Il professore la osservò ancora un attimo e poi la lasciò sola, chiudendo alle sue spalle la porta. Era una stanza buia e lugubre, aveva due banconi simili all'aula di pozioni, eppure sembrava essere la stanza privata di Piton per i suoi lavori.

 

 

 

Il fumò si coagulò nella struttura di Hogwarts. Il cielo era tempestoso, cinereo e a tinte ocra color sabbia. Sadal era appiattita contro il muro.

-Andate nelle vostre case non gingillatevi!- disse la professoressa McGranitt ad alcuni studenti per i corridoi, osservando il cielo denso come il piombo. Un tuono rimbombò tra le mura. Qualcuno la puntellò con l'indice, e Sadal si girò irritata.

-Piantala di starmi dietro. Ti ho detto che non sto facendo niente-

-Vaghi nel pieno della notte perché sei sonnambula, allora?- sorrise ironico Fred Weasley.

-Weasley è meglio se torni al tuo dormitorio. È pericoloso-

Fred si allertò, facendosi serio -Cosa sarebbe pericoloso?-

Sadal si morse la lingua. Per allontanarlo gli aveva detto ciò che serviva per non scollarselo più.

-Vattene e basta- disse seccata e quasi correndo via imbucò un corridoio secondario portandosi, dopo qualche minuto, davanti al dormitorio maschile degli studenti Serpeverde.

-Eccolo, sento l'odore- sussurrò tra sé.

-Devi spiare qualcuno?- una voce gli soffiò nelle orecchie e la fece sobbalzare.

-Potevi uccidermi per lo spavento!- lo rimproverò lei.

-No, non credo- disse Fred scuotendo la testa -Quale odore?-

La sua risposta fu asciutta -Lascia perdere. Perché vuoi cacciarti nei guai? E dov'è tuo fratello, non state sempre insieme?-

-Infatti sono uscito dal dormitorio per cercarlo- bisbigliò.

Sadal assunse un tono preoccupato -Quando è uscito?-

-Non lo so. Non c'era quando mi sono svegliato- disse.

La ragazza si portò le mani sulla testa -Spero solo che non c'entri lui- biascicò lei -Potrebbe essere in pericolo- lei si alzò e voltò l'angolo, Fred la seguì dopo un breve tentennamento.

-George sta bene?- chiese recuperando il passo.

-Non lo so, ma è meglio scoprirlo subito. Seguo la scia dell'odore.-

-Che odore?-

-Meglio che non lo sai...- disse Sadal con tristezza nella voce.

 

Arrivarono ad un piano superiore e lei si immobilizzò all'istante quando udì un rumore, facendo segno a Fred di arretrare. Si nascosero dietro l'angolo.

In quel momento uscì dalla porta, appena comparsa della Stanza delle Necessità, un ragazzo. Gli occhi spenti, i capelli biondi abbastanza disordinati ed un completo nero.

-Draco...-sussurrò piano, le lacrime agli occhi.

-Ehi che cosa ti succede?- chiese Fred con tono delicato, sfiorandole una spalla.

Sadal si asciugò le lacrime -È da lui che proviene l'odore. L'odore di morte...- la voce terminò in un singulto. Fred non la capiva o forse si rifiutava di farlo.

 

 

Erano corsi subito dietro il ragazzo e Sadal aveva detto a Fred di avvisare qualche professore e di non farsi vedere da nessuno che destasse sospetti. Ma in quel momento preciso era arrivato un docente che Sadal non aveva mai visto, facendo domande che prendevano troppo tempo per quello che avevano a disposizione.

Poi da infondo al corridoio arrivò un bagliore. Fred si protese avanti a lei per proteggerla con una barriera. Lei ne rimase enormemente sorpresa. E ancor di più rimase sgomentata quando vide che gli incantesimi erano stati lanciati da un gruppo di Mangiamorte.

-Corri via, vai nell'ufficio di Silente e avvisalo!- disse Fred difendendosi aiutato dall'altro professore.

Sadal non avvertiva nessun odore. Non avrebbero corso grandi rischi. La ragazza andò via a passo svelto. Quando oltrepassò la porta e da lontano intravide la balconata da cui parlavano Silente e Draco, iniziò a sentire un odore pungente che le invadeva le narici.

A quel tempo Sadal non sapeva che l'odore di morte era portato non solo da chi sarebbe morto, ma anche dallo stesso assassino o da chi avrebbe potuto uccidere la vittima. Per questo si preoccupò solo per Draco, non riuscendo a distinguere che l'odore di morte proveniva non solo da lui ma anche da Silente.

 

 

Il ricordo mutò. I capelli di Sadal erano più crespi e lunghi. Il suo vestito era nero adornato da merletti gotici. Se ne stava accovacciata in un angolo di un stanza vuota e fredda che aveva solo una piccola fessura come finestra.

-È un bel posticino non trovi?- chiese con tono compassato -Non me lo puoi dire Severus, vero? Non mi puoi dire perché a me è riservata questa cella...-

-Dice che è per tenerti al sicuro-

-Lo so cosa dice, ma spero che non ci crederai, dato che quel suo tono è talmente ironico che lo capirebbe anche un bambino- disse lei alzando il volto. Piton era sulla soglia e la osservava.

-Mi hai tradito, hai tradito tutti quanti- disse lei sprezzante, spostando lo sguardo da Piton.

-Io non ti ho tradita-

-Come fai a dire che non è così? Almeno lo ammettessi!- Sadal si mise le mani sulle orecchie per non ascoltare. Piton aprì la porta, ma un momento prima di andarsene disse: -Silente sosteneva che se tu non avessi avuto nessuno al tuo fianco, né me, né lui, avresti potuto stare accanto al giovane Malfoy. Senza alcun motivo di tornare indietro-

Sadal udì ogni parola, ogni inflessione della sua voce, quando ricacciò la testa fuori dalla posizione rannicchiata, Piton non c'era già più.

Sorrise, amaramente. Poi scosse lievemente il piede da cui ciondolò un bracciale di ferro, alto quanto un palmo e collegato ad una pesante catena. Poteva individuare la ruggine sfregare sulla ferita che gli provocava il ferro, anche se la penombra era accecante. Per un po' dondolò il piede, osservando con sorriso stampato quel dondolio. Poi si lasciò andare sul muro, abbandonandosi ad un strano delirio che ormai lei riconosceva come una parte della sua normalità e della sua mente.

Si stava assuefacendo al dolore, abbracciandolo come un compagno fidato e piacevole. Invece che considerarlo come morbo della psiche.

 

 

 

Il nuovo ricordo iniziò con un discorso.

-Un contratto. Un giuramento. Il giuramento nero- disse la voce.

Sadal sorrise -Ma davvero? Semplice!- schernì lei -Come tutto il resto dopo tutto. Dalla famosa frase di Silente che finalmente ero riuscita a decifrare, all'unirsi ai Mangiamorte. Già e che frase! Mi raccontava di quando avevo sbattuto la testa sotto il tavolo del suo ufficio: significava di guardare sotto il tavolo. Incredibile- Sadal rise con sarcasmo -Avevo capito che sarei dovuta tornare ad Hogwarts. Ma ero impotente. Le mani legate. Lo avevo scoperto troppo tardi e mi restava da scegliere tra la mia vita e quella di Draco da dare in pasto ai Mangiamorte- Sadal, per un istante, si rattristò, ma poi riprese il suo tono ironico ed impersonale.

-Poi quando ormai tutto era finito in un bagno di sangue e in una celere sepoltura, finalmente ero riuscita ad esaudire Silente. Sotto il tavolo circolare c'era un tasto segreto che apriva un cassetto. Mi aveva lasciato il Giratempo e il Pensatoio. Ma non mi bastavano. E tu cosa intendi offrirmi? Qualcosa di meglio?- chiese sempre senza voltarsi, come se qualcosa glielo impedisse.

-Io dispongo di ogni mezzo. Ma desidero in cambio qualcosa che voi credete importante-

Sadal ascoltò attentamente, aveva proprio detto voi.

-Noi? Noi chi?-

-Le persone che non vivono per sempre-

-Cosa vuoi in cambio?-

-La tua individualità-

Lei si sentì presa in giro -Cosa te ne faresti di preciso?- disse ironica, come se le avesse chiesto del cibo in cambio del patto.

-È la tua possibilità di scegliere da sola. Tu diverresti una pluralità-

Sadal si sentì cadere. Che razza di patto demoniaco è questo?, si chiese inorridita.

-Tu non mi temi per questo puoi diventarlo. Io ti darò la possibilità di tornare indietro nel tempo, e tu in cambio ospiterai la Figlia della Morte-

Sadal rabbrividì, cercò con forza di voltarsi ma non riuscì.

-Solo se accetti potrai vedermi in volto- disse la voce tetra.

Il gelido le saliva sotto la pelle, facendola accapponare.

-Avrò sempre dei pensieri miei? Sentimenti?- chiese riluttante.

-Certo. Ma ella prenderà il sopravvento di te se la lascerai comandare-

Lei deglutì -Tu sai chi voglio salvare, giusto? Dimmi che potrò salvarlo ed io accetto-

-Si, potrai salvarlo-

-Accetto- la risposta arrivò rapida dalle labbra di Sadal. Senza esitazione, senza ripensamenti. Perché per lui sarebbe stata disposta a vendere la sua anima.

Finalmente fu liberata da quella posizione. Si girò piano poi indietreggiò colpendo violentemente lo stipite della finestra con la testa. Non ci credeva. Eppure lo sapeva che era Lei.

Dal primo momento che aveva sentito quel gelido nelle ossa, sapeva di averla già incontrata una volta, ma nessun umano mortale avrebbe saputo dire dove. Era la Morte. Le parole dell'oscura figura venivano pronunciate senza movimento della mascella o della bocca. Il suo mantello nero fluttuava sopra e tra le ossa creando un'agghiacciante visione.

-Perché fate questo?- domandò Sadal.

-I mortali non sono tenuti a sapere i progetti degli Inferi-

-Il motivo è solo quello di instaurare un demone in una persona? Allora perché io?-

-Perché altrimenti avresti sconvolto la serie degli eventi che devono andare in un certo modo. Con questo giuramento sei vincolata ad agire solo in un certo limite che non comprenda, chi della guerra appena passata, deciderà l'esito-

Sadal era pietrificata.

La Morte continuò -Ti è stata conferita ulteriore potenza grazie alla Figlia della Morte che germoglierà dentro di te. Gli incantesimi che non ti riuscivano, perché mortale, ora potrai effettuarli. La forza fisica aumenterà. Ma tutto lo deciderà la Figlia della Morte. Se ella ti nega la forza in un certo istante è perché tu non devi compiere quell'azione-

Sadal non capiva -Quindi io sono, immortale ora?-

-Non tu, mortale. Ma chi è dentro di te!- disse puntando le sue ossa decadenti verso di lei.

-Non capisco. Ma cosa succede se dovessi morire?-

-Essa prenderà il sopravvento e non sottosterà più al tuo volere-

In due parole avrebbe distrutto tutto? Come un'apocalisse?

-Ma cosa vuole questa entità? La mia morte?!- replicò lei, arrivata a tale conclusione.

-No. Lei vorrà esattamente cosa tu desideri, si impossesserà dei tuoi pensieri più repressi e potenti. Vive perché tu uccidi ed hai ucciso-

Sadal avvertì un tremito. Quel mostro avrebbe vissuto in lei perché era un'assassina dall'animo sgretolato?

-Questa è la volta successiva che la Morte si mostra ad un mortale. La scorsa volta donò tre oggetti che decisero la morte prematura o seguente di questi ultimi. Questa volta la Morte effettua un quarto dono, ma più semplicemente potrà essere nominato come veleno- “il veleno della morte”.

 

 

 

Sadal mise tutto nel tascapane e dopo pochi attimi fu pronta. La Morte stava aspettando sua “figlia”.

-Arriverai nell'anno da te desiderato. Poi sarai riportata più avanti nel tempo, come deciso dal destino. In tal modo non muterai altro che del passato noi non vogliamo che cambi. Dopo questo rimarrai in quell'anno.-

La ragazza acconsentì. Camminò sul legno scricchiolante di quello che una volta era stato il suo rifugio. Guardò per un'ultima volta le case babbane spuntare da dietro la finestra e poi fece dei passi verso la figura nera sospesa. Dopo tre passi, il suo piede affondò nella neve.

Era tornata. Doveva fare in fretta, o sarebbe scomparsa dall'esistenza.

 

Tirò su il cappuccio e nascose il tascapane sotto il mantello. Aveva una consistenza irreale ed elastica, quasi appiccicosa. Inglobava in sé qualsiasi cosa lei desiderasse. Impugnò il suo pugnale nella mano destra. Si trovava accanto ad una casupola diroccata, le tegole disordinate sul tetto. L'edificio si trovava accanto ad una foresta innevata che conosceva bene. Faceva parte della sua infanzia. Senza nemmeno un tentennamento, con la bacchetta, fece esplodere la porta, che si frantumò in mille schegge di legno. Sadal entrò incappucciata, il suo volto si intravedeva solo dalla punta del naso al suo collo.

Una sagoma tremante si nascondeva dietro una sedia. L'arredamento era molto povero: una credenza, un tavolo con due sedie ed un letto. Un monolocale.

-Vieni fuori se non vuoi essere uccisa senza dire le tue ultime parole- la voce di Sadal non lasciava alcun dubbio. Avrebbe tenuto fede alle sue parole.

Da dietro la sedia sbucò una ragazzina con le mani alzate. Gli occhi verdi e i capelli castani sulle spalle.

-Molto bene- Sadal agitava la bacchetta per dirle di spostarsi -Sadalsuud Ater, sono qui per prendermi la tua vita, questa è la tua ultima notte-

La bambina tremò e cercò di prendere la bacchetta per difendersi.

-Ah, non credo proprio che una bambina del primo anno di magia di Hogwarts possa fare tanto, concordi?- disse con una vena di sarcasmo, facendo ondeggiare il pugnale.

-Se fai la brava potrei risparmiare il coltello, sai?- disse con fare folle.

La ragazzina si irrigidì -Perché vuoi uccidermi, io non ho fatto niente!-

-Questo non mi interessa. Tu hai qualcosa che io voglio e non intendo lasciarla nemmeno a te-

-Ti darò quello che vuoi, ma non uccidermi!- supplicò la ragazzina.

Sadal rise -Senza ucciderti non posso avere ciò che voglio. E cos'è questa supplica ? Morire non è poi tanto male- il tono indifferente spaventò anche maggiormente la bambina.

-Ti ringrazio di avermi dato questa opportunità. Se non fossi mai uscita da quella scuola, non avrei mai potuto farlo- ghignò lei.

-Io voglio vivere- mormorò lei -Io voglio poter crescere, avere degli amici e innamorarmi. Anche tu hai una persona speciale, giusto?- Sadal sussultò alle parole di quella che era lei da ragazzina.

Pensò al viso di Draco. Era da tanto che cercava di scacciare il suo profilo dalla mente. Era da tanto che sotterrava la scena della sua morte ed ora tutto tornava a galla.

Ebbe un tremito, ma lo ignorò -Cosa pensi di fare? Intenerirmi? Non ho intenzione di morire io a causa tua-

La bambina scrutò sotto il suo cappuccio, che si era un po' spostato -Tu sembri...-

Sadal le puntò il pugnale alla gola con una velocità allucinante -Dì la tua ultima preghiera e finiamola qui!-

-Posso chiedere ciò che voglio?- domandò la piccola con le lacrime agli occhi, terrorizzata.

-Si, muoviti-

-Voglio sapere chi sei e perché dovrei lasciarmi uccidere da te-

Sadal rimase impietrita per l'impostazione della frase.

-Non puoi fare altro, non è vero?- la voce della ragazza tremava -Ma io devo sapere...-

Si guardavano, studiando ogni reciproco movimento. La ragazza doveva averlo capito. Lei era troppo simile.

Sadal si scoprì il volto e la ragazzina assunse un'espressione atterrita.

-Lo sapevo che eri...ero...-

-Non posso fare altrimenti- mormorò Sadal con voce più umana. Per questo motivo la bambina si rilassò. Sadal le tolse il pugnale dalla gola e le puntò la bacchetta.

-Se tu non muori, sarò io a morire, e non potrò sostituirmi a te e salvare la persona che sarà più importante nella tua vita-

La ragazza non indietreggiò, ascoltò attenta -Ne sei innamorata?- chiese timida. Sadal non si ricordava di essere così, non rammentava un tale comportamento. Perché quella bambina la comprendeva? Avrebbe lasciato che lei la uccidesse per avere ciò che desiderava? No, non doveva andare così.

-Sacrificherei la mia vita e lascerei consumare i miei ultimi frammenti d'animo se questo potesse salvarlo- affermò Sadal decisa.

Alla bambina scese una lacrima dall'angolo dell'occhio sinistro -Com'è lui?-

Lei deglutì -Non si può spiegare a parole- concluse rimettendosi in testa il cappuccio.

-Dimmi chi è, per favore...-la supplicò.

-Ha la tua stessa età, si chiama Draco...va nella tua stessa scuola-

La ragazzina si premette le tempie per ricordare, ma in effetti non poteva rammentarlo. Non era stata molto in quella scuola.

-Ti rende felice?- chiese con voce innocente.

-L'ha sempre fatto. Ma dal tempo da cui vengo lui è morto-

La ragazza sgranò gli occhi -Posso avere un suo oggetto accanto a dove...dove mi seppellirai?-

Sadal rimase sbigottita, ma cercò di non darlo a vedere. Poi sorrise quasi dolcemente -Certo...ti darò una delle cose più importanti che esistono di lui per me...-

La bambina assentì, continuando a piangere -È brutto morire?- Sadal, dopo quella domanda, ricordò vividamente Draco morire. Era stato terribilmente, era come...

-È come perdere una parte di sé. Ma l'altra penso che vaghi libera nel cielo...- in realtà parlava per sé, ricordando Draco. Ma la frase ebbe effetto sulla giovane Ater. Si mise con le mani giunte e Sadal non ci pensò un attimo di più, alzò la bacchetta.

Sadal portò indietro le pupille con atteggiamento folle -Avada Kedavra!-

Il lampo illuminò la stanza e, quando svanì, una sagoma cadde all'indietro, priva di vita.

La osservò per qualche istante. Era morta con gli occhi chiusi. Per un secondo le tornò in mente Cedric, era stata lei a socchiudergli le palpebre. Sadal si proteggeva diversamente dagli altri: spingeva oltre la sua mente per raggiungere la dimensione dell'insanità. Solo lì c'era spazio per lei.

Si avvicinò al tavolo ed estrasse dalla mantella un foglio, prese un pennino e si mise a scrivere.

 

La Morte arriva per tutti. Non sempre tutti hanno la possibilità di vedere il futuro un momento prima di chiudere gli occhi. L'assassinio è l'atto più ignobile se toglie una vita amata, ma il più regale se toglie una vita sofferta. Morire è la cosa più semplice e più vicina all'immortalità.

L'assassino.

 

Sadal ripose la penna nel tascapane e afferrò il pugnale. Si fece un taglio sul braccio e lasciò che il suo sangue impregnasse un angolo della sedia accanto alla lettera, e su di essa cadde una singola goccia di quel rosso vermiglio. Poi prese la piccola tra le braccia e si diresse fuori dalla casa, lasciando la porta socchiusa.

Quel giorno la Morte le aveva detto che l'unico modo per tornare indietro e rivivere la vita, era eliminare la copia del mondo passato. Se fosse trascorso troppo tempo, nel quale due persone uguali, della stessa identità, si trovassero nello stesso spazio temporale, l'ultima, e quindi l'intrusa, si sarebbe sgretolata perdendosi nei meandri del tempo.

Ma non c'era niente che poteva fermare Sadal. Lei avrebbe venduto la sua anima, sopportato il dolore eterno e accettato di finire nelle profondità degli inferi con un demone nel petto.

Non conosceva cosa significasse un amore felice. Ma conosceva cosa era stare con lui e avrebbe voluto assaporare ogni secondo di Draco. La sua pelle, godere i suoi occhi, le sue labbra ed essere toccata da lui.

In quel momento però, con la se stessa tra le braccia ripensò al periodo nel quale aveva quell'età. Si rivide spensierata, si ricordava quando scappava dalla verità del suo ritrovamento, tutto il resto era luce. Non c'era nient'altro che un brutto passato, e secondo quella bambina lo avrebbe potuto superare.

Ma Sadalsuud non era destinata a questo. Era la pedina di un incerto piano dal sapore diabolico. Tutto questo le rendeva l'animo arido, fin tanto da pensare che mai avrebbe ricevuto indietro la sua mente e il suo cuore, capaci di provare sane emozioni.

Ma dopo quel bacio, anche se Draco non lo sapeva, impegnato a vedere ricordi seppelliti di morte ed omicidi, il cuore di Sadal aveva ripreso a battere e credere che forse era quella l'immortalità che cercava.

Perché l'amore, per lei, era l'unico ad essere immortale.












 

 

 




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CAPITOLO.13

A tavolino con Aridian.

BEHIND THE WRITING

 

Devo ammetterlo: questo capitolo lo amato in un modo dolorosissimo!

Ho accentuato la tristezza e la difficoltà di potersi amare all'esasperazione.

Presto ci avviciniamo alla conclusione della storia. Nel prossimo capitolo si concluderanno i ricordi e si susseguiranno eventi che non sono facilmente prevedibili.

PREPARATEVI, STAVOLTA MOLTE DOMANDE!

Allora qualcuno di voi aveva indovinato che era la Morte? (ah ah, sono orgogliosa che nessuno l'aveva capito prima se la risposta è no!)

Perché l'anello è scomparso?

Perché il foglio parla di aprire il mobile per due persone, girando la chiave due volte? Chi è la seconda?

Ricordo che vi ha colpiti di più?(che vi ha dato l'emozione più marcata)

Ricordo che vi ha colpito di più perché non ve lo aspettavate proprio?

Avete ora un quadro più completo dell'animo di Sadal? Cosa pensate di lei ora?

Cosa mi dite della morte della giovane Sadal? Cosa avete provato?

Cosa succederà ora a Draco e Sadal? Riusciranno a ritrovarsi facilmente?

Prevedete un finale positivo o negativo?

Grazie a tutti per aver letto!

Siete fantastici,

con affetto,

a presto

Aridian.

 

 

 

   
 
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