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Autore: MartinaGaladriel98    14/09/2012    4 recensioni
E se Ismira, la figlia di Roran e Katrina, diventasse cavaliere dei draghi?
Come sarà la sua avventura? Seguitela!! Questa è la mia prima storia e sono un po' in ansia, ma spero di fare un buon lavoro! E spero che la recensirete in tanti
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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9.LE COSE NON SONO COSì SEMPLICI

<< Devi concentrare il flusso di energia nella tua mente, quando ti senti pronta pronuncia le parole che ti ho detto >>, Arya prese un ramo tra le mani.
Nella mattina afosa d’inizio Maggio, Ismira si era messa in testa d’imparare le prime nozioni di base del futuro addestramento, non voleva fare brutte figure con i nuovi Cavalieri che sarebbero arrivati quel pomeriggio. Arya aveva acconsentito, dopotutto era solo un capriccio adolescenziale, ma anche utile, non voleva privare la ragazza di quei pochi mesi di libertà incondizionata che le rimanevano.
La regina la osservava incuriosita come un cervo che assiste alla prima corsa di un cucciolo appena nato. Vedeva grandi capacità in quel corpo che nonostante l’età giovane, non era di certo minuto e che ispirava forza mitigata da una quasi adorabile insicurezza venata di testardaggine.
Ismira afferrò  il ramo che le lanciava Arya. Concentrò i grandi occhi grigi come una tempesta invernale sulle foglioline verdi.
<< Sten Risa >> pronunciò. Il rametto si sollevò di appena tre spanne, andando inesorabilmente a cadere nel ruscello su cui i Cavalieri stavano in bilico per mantenere meglio la concentrazione.
<< Niente male per essere la prima volta! Ma di certo potresti fare di meglio, prova ancora >>, Arya recuperò il ramo.
Questa volta Ismira riuscì a sollevarlo più in alto, fino alla chioma rigogliosa e pungente del pino che si sporgeva pericolosamente dalla sponda.
Ma l’entusiasmo la fece cadere in acqua.
Stai bene!?
Si ,Alinien, non ti preoccupare.
La regina rideva, porgendole una mano.
<< Bisogna fare una pausa >> disse mentre si sdraiavano sull’erba fresca.
Ismira decise che era giunto il momento di rivelarle tutti i suoi dubbi e le incertezze.
<< Arya Drottning, vorrei chiarimenti su un fatto strano. >>
<< Su che cosa, Shur’tugal Ismira? >>
Il cavaliere viola tolse da sotto il vestito la collana dei flussi d’energia, che puntava sempre verso Est, ostinata.
<< Vedi? Non faceva così prima, le scie giravano in tutte le direzioni. E brucia. Pensavo di poterla mostrare a Eragon, ma non sapevo che avrei dovuto trascorrere alcuni mesi a Ceris, così la mostro a te. >>
Arya prese in mano la piccola sfera, osservandola.
<< Toglila, voglio esaminarla meglio >>, Ismira obbedì.
<< è…un manufatto davvero straordinario. Si chiama “ Naina un Vermat” illiumina e scalda, di solito brucia quando chi l’ha creata è incredibilmente infelice per qualche ragione e la collana diffonde un piacevole tepore, illuminando la buia via della tristezza. I tentacoli indicano tale via, per guidare, quando è persa, chi la trova verso il proprietario. Dove l’hai presa? >>
<< è stato un regalo di compleanno di Eragon, l’ha fatta lui stesso! Ma perché dovrebbe essere infelice? >>
<< Eragon? Non lo so! Questo è un oggetto davvero pericoloso se capita nelle mani sbagliate, tienilo stretto, è prezioso. >>
La regina si sedette, cingendosi le gambe.
<< è sempre il solito avventato. >> sussurrò, ma Ismira la sentì.
Il viso dell’elfa era contratto in una smorfia di malinconia e rabbia, gli occhi più tristi che mai.
<< Ho fatto qualcosa che ti ha offeso? >>
<< No, non, non è colpa tua, Ismira>>
<< Io comprendo bene le persone, puoi raccontarmi, Arya Drottning, cosa ti affligge >>, Ismira si mise in ginocchio davanti a lei.
<< Sai, Ismira, certe volte anche i più forti ed i più saggi hanno momenti di debolezza. Altrimenti sarebbero solo di pietra come le statue dei nani. Questo è il mio momento, e lo condividerò con te solo se mi prometti che non lo svelerai a nessuno. >>
<< Lo prometto, saggia Drottning, ti ascolterò >>
Arya volse gli occhi verso il prato, staccando cinque steli d’erba e cominciando ad intrecciarli in una fitta tela.
<< Non ho mai rimpianto le scelte fatte, ho sempre odiato l’indecisione e la titubanza, e ho sempre svolto il mio dovere. Ora ho un popolo che mi sostiene, porto avanti il mio regno governandolo sui saldi principi della lealtà, della forza e della costanza. Ciò basterebbe a rendermi fiera e felice, eppure la mia vita è come una tela perfettamente cucita ma che nasconde in realtà, dei buchi talmente piccoli da essere quasi invisibili.
Uno di quei buchi sta diventando un ampio squarcio, svelandomi che non sempre per star bene bisogna seguire la ragione >>.
La treccia stava per essere terminata.
<< La causa di questo squarcio è la lontananza da una persona con cui ho condiviso gli episodi più forti della mia esistenza. Qualcuno che mi manca terribilmente e solo troppo tardi mi sono accorta di amare profondamente. >>
<< Chi? >>
<< Eragon, Ismira, non so cosa darei per poter lasciare anche solo per un secondo questa terra. >>, soffiò sugli steli d’erba, ch’eran diventati una riproduzione molto fedele di Fìrnen, l’artista sorrise.
<< E a Fìrnen manca Saphira, poi >>
<< Non potete viaggiare con noi oltre i confini? >> chiese Ismira.
<< No, sarebbe troppo lungo e non posso abbandonare il mio regno, i sudditi si aspettano molto da me >>
<< Hai…hai detto che daresti qualsiasi cosa per poter andare, perché ora che ne hai la possibilità non lo fai? >>
<< Hai solo sedici anni, Ismira, le cose non sono così semplici >>
La sovrana tornò seria ed imperscrutabile come al solito.
Andò via, verso il punto esatto in cui i draghi erano partiti per la caccia, lasciando la ragazza sola.
Ora capiva la fonte di quella tristezza silenziosa.
Hai solo sedici anni. Le cose non sono così semplici.
In un moto di rabbia Ismira strappò un pugno d’erba scagliandolo lontano, gli steli spezzati si sparsero nell’acqua come meteoriti, spandendo sulla superficie piccole increspature.
<< Hai già 117 anni, le cose non sono così difficili! >> sussurrò a se stessa.
Cercò Alinien, ma aveva perso il contatto, chissà dove si era cacciato.
<< Eh certo, prima mi danno delle bambina, poi spariscono lasciandomi sola come un  viscido brucotarlo famelico in mezzo al deserto! Ma io no sono ingenua, capisco subito, sono matura! Maledetti sedici anni.  >>, si accorse di urlare, buttandosi sul prato.
Stupida, stupida, stupida. Se l’era presa per niente, eppure niente le dava più fastidio di quando qualcuno le diceva che era piccola per certe cose.
<< Sten Risa >>, un sasso si sollevò oltre il pino.
<< Ismira, preparati ad accogliere i nuovi Cavalieri, saranno qui a momenti >>, Alacrion spuntò dal cielo, saltato dalla groppa di Miaren.
<< Certo Alacrion-elda >>, la ragazza si sollevò liberando il vestito dalle foglie.
Prima d’incamminarsi, la voce del Cavaliere bianco le sfiorò l’orecchio.
Non lasciare mai che la rabbia ti assalga.
§§§
Nella grande sala grigia c’erano solo due angusti mobili umidi, su cui pigre giacevano pergamene colme di mappe ed  appunti ormai dimenticati. Due occhi neri e stanchi, incredibilmente affascinanti, le scrutavano annoiati. Murtagh trascinò i cenci che erano stati una volta i suoi vestiti sul pavimento, insieme al suo corpo. Socchiuse le palpebre, senza fiatare. Voleva solo stare da solo, dimenticare il presente, ritornare da quei nomadi della terra di Ceunon che erano divenuti la sua famiglia e da Castigo. E portare lei. Ma lei non poteva.  Come avrebbe voluto che tutto fosse divenuto più facile. Però la vita è così. Se vuoi vivere serenamente devi essere normale, ma per Murtagh la normalità era noiosa, per tutti quelli che avevano segnato la sua vita era così. Anche per lei, che fino a poco prima aveva visto piangere come solo chi ha represso le proprie emozioni in un muro di forza per tutta l’esistenza sa fare. E che adesso lo stava guardando dal riflesso di una finestra.
<< Cosa stai facendo? >> la figura scura si stagliò nella penombra.
<< Medito, i nomadi dicono che tramite questa tecnica si può ristabilire l’equilibrio dello spirito >>
<< Vedo che ti hanno insegnato molto, Cavaliere >>
Murtagh sorrise, << Come solo chi sa davvero può fare >>
<< sei anche diventato saggio, allora >> la regina rise di gusto, tornando subito seria.
<< Saresti tornato lo stesso? Anche…senza questo pericolo incombente? >>
Ceunon rossafreccia spalancò gli occhi, sospirando. << Ne dubiti? >>
<< Perché saresti tornato? >>
<< Non cercare di pormi inutili domande >>
<< Per me? Avresti percorso miglia e miglia, per me? >>
<< Si, regina Nasuada >>
<< Inguaribile romantico anche, forte, testardo, saggio, equilibrato >>, Nasuada andò alle spalle di Murtagh, le braccia incrociate dietro la schiena.
<< potrei rilasciarti, il problema è che mi sei mancato troppo per farlo, ma sarebbe egoista da parte mia lasciarti qui ora che mi hai detto ciò che volevi dire >>
<< Allora fallo, a meno che… >>
Nasuada gli rivolse un’espressione curiosa.
<< tu…tu non insceni la mia morte per non far rivoltare il popolo alla mia liberazione…  inventerai una visita di cortesia a Ceunon per non insospettire il regno e non spaventarlo…ma verrai con me per reprimere il pericolo >>
<< un piano astuto, ma ho molti consiglieri che sicuramente vorranno seguirmi >>
<< Sei una regina, puoi convincerli a restare ad Ilirea >>
<< non sono facili come tipi… il tuo piano è pazzo, non posso lasciare il regno alla deriva >>
<< lo salverai da una deriva ben peggiore >>
Nasuada si portò una mano sulla fronte.
<< H…hai ragione, ci devo pensare bene >>
<< Ne parlerò con Elva, ora tu torna in cella prima che vengano a cercarti >>
La regina s’incamminò, ma prima che potesse lasciare la stanza, Murtagh la prese per un braccio.
<< Anche tu mi sei mancata >>
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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