Serie TV > Heroes
Ricorda la storia  |      
Autore: lady_cocca    14/09/2012    1 recensioni
“Sono stata per anni una marionetta dell'Impresa”, esita un attimo, e quando riprende a parlare la sua voce trema. “Di mio padre. So perfettamente cosa vuol dire essere usati dalle persone che ci circondano. Lo sappiamo tutti e due”, aggiunge, guardandolo di sotto in su, attraverso la frangetta.
È forse quello, ciò che più l'accomuna a Gabriel, ciò che più li rende affini. Ancor più dell'avere i poteri o dell'essere diventati dei mostri.
[Prima classificata al Multifandom Quote Contest indetto da alister_]
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elle Bishop, Sylar
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Titolo: Puppets
Autore: lady_cocca
Fandom: Heroes
Personaggi/pairing: Sylar, Elle Bishop, accenni a Bob Bishop.
Rating: Verde
Genere: Introspettivo, generale
Avvertimenti: One-shot, missing moments
Conteggio parole:  920
Prompt scelto: I was driving in my car/ when I heard the loud guitar of the band you used to hate. (Anna Tsuchiya – Without you)
Note dell'autore: La prima parte è ambientata subito dopo la scena della 3x10 in cui Elle e Sylar si recano all'autonoleggio prima di raggiungere Noah e Claire. La seconda parte, invece, è ambientata nella 3x12, dopo che Sylar ha ucciso Arthur.

Puppets




C'è una cosa che l'Haitiano non è riuscito a strapparle, nonostante le infinite volte in cui Bob le ha fatto accortamente cancellare dalla memoria gli esperimenti che per anni hanno compiuto su di lei: è il ricordo della solitudine soffocante che l'ha accompagnata per tanto tempo.
Alla soglia dei suoi ventiquattro anni, ha sperimentato quella sensazione più di quanto alcune persone fanno in una vita intera. Ha trascorso tante ore tra le pareti spoglie della sua stanza all'Impresa, sperando che per una volta – una sola - fosse Bob a fare il primo passo per cercare una riappacificazione tra di loro. E invece accadeva sempre che lui le voltasse le spalle e la lasciasse sola per giorni interi, affidata alle cure dei secondini – come fosse uno qualunque dei soggetti avanzati tenuti prigionieri dall'Impresa.
Allora, a lei non restava altro da fare che aspettare il momento in cui suo padre fosse tornato per annunciarle con freddezza di essere stata assegnata a un nuovo incarico. Le parole che era solito rivolgerle prima di una missione sono ancora bene impresse nella sua mente: “Cerca di non deludermi, questa volta”. Ed Elle si impegnava davvero con tutte le sue forze per non  compromettere in alcun modo i suoi piani, perché fino a quando avesse avuto degli ordini da seguire - nella speranza di ottenere un po' di quell'approvazione che così raramente le veniva concessa - avrebbe avuto uno scopo nella vita.
Ma quando ha trovato Bob riverso sulla scrivania del suo studio, il cranio aperto in due, ha visto la propria esistenza sbriciolarsi tra le dita. Si è sentita completamente smarrita: fragile e vulnerabile come mai lo era stata prima.
Perciò, poco importa che Sylar sia l'assassino di suo padre: ha bisogno di qualcuno che la guidi e le fornisca un nuovo obiettivo da raggiungere.
Elle ha deciso che il suo nuovo obiettivo è salvare Gabriel.
Fa sporgere un braccio fuori dal finestrino, lasciando che l'aria le accarezzi il palmo della mano, quando si accorge di conoscere molto bene le note della canzone che la radio sta trasmettendo.
Tira indietro il braccio e si sistema nervosamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio, schiarendosi la voce. “Puoi cambiare stazione?”
Gabriel si volta a guardarla e si sorprende nel scoprirla quasi a disagio.
Decide di di assecondarla e si sintonizza su un'altra frequenza. “Deduco che tu non sia una grande fan”.
Lei scuote leggermente la testa e arriccia il naso in una smorfia. “No, non direi. Credo di avere un problema con quella band”, spiega, sorridendo appena. “Piaceva a mio padre, ma io l'ho sempre odiata. Mi ricordo che quando ero piccola si chiudeva spesso nel suo studio e ascoltava in continuazione i loro dischi. Soprattutto quando era arrabbiato con me”, precisa in un sussurro.
“Perché hai recitato quella scenetta, all'autonoleggio?”, cambia discorso lui. “Il tizio avrebbe potuto chiamare la polizia e ci saremmo ritrovati a dover affrontare un branco di idioti. Potevi mandare all'aria il piano di Arthur”.
Elle ride sarcasticamente. “Se anche avessimo dovuto affrontarli, non saremmo certamente stati noi ad essere in difficoltà”. Ma torna presto seria e prende a fissare attraverso lo specchietto i profili degli edifici che si stanno lasciando alle spalle. “Sono stata per anni una marionetta dell'Impresa”, esita un attimo, e quando riprende a parlare la sua voce trema. “Di mio padre. So perfettamente cosa vuol dire essere usati dalle persone che ci circondano. Lo sappiamo tutti e due”, aggiunge, guardandolo di sotto in su, attraverso la frangetta.
È forse quello, ciò che più l'accomuna a Gabriel, ciò che più li rende affini. Ancor più dell'avere i poteri o dell'essere diventati dei mostri. Hanno permesso troppe volte agli altri di manipolarli, di decidere chi avrebbero dovuto diventare. Da quel momento in poi, devono impedire che accada di nuovo. E per poterlo fare – Elle ne è convinta - devono appoggiarsi l'uno all'altra.
In fondo, è proprio quella la ragione per cui lo ha seguito e per cui Gabriel gliel'ha lasciato fare: in quel momento, hanno bisogno di credere di potersi aiutarsi a vicenda, nel loro intento di redimersi e di costruire quel nuovo inizio che entrambi desiderano.

***

Per Gabriel, le persone non sono mai state più difficili da capire (nel modo in cui ragionano, nei sentimenti che provano) di quanto lo sono i meccanismi che regolano gli ingranaggi di un orologio. A Sylar, quindi, basterebbe davvero poco per conquistare i poteri degli altri senza uccidere nessuno; e quando Arthur gli ha suggerito di servirsi della sua empatia, per un po', si è convinto di voler provare a seguire il suo consiglio. Ma poi, ha scoperto di essere stato ingannato, ancora una volta.
Elle aveva ragione: si è lasciato controllare dagli altri per tanto – troppo – tempo, si è fidato delle persone sbagliate. Si è prima lasciato trasformare in un mostro, e poi ha permesso che Arthur e Angela lo usassero, facendo leva sul suo punto debole – la famiglia.
Stringe un po' di più tra le mani il volante imbrattato di un rosso cupo.
Non ha  esitato un secondo, allora, a lasciar posto alla fame, alla voglia di uccidere. Perché è semplicemente di quello che si tratta. Gabriel non aveva bisogno di uccidere Elle: si era già impadronito del suo potere. Non aveva nemmeno bisogno di uccidere Sue Landers: avrebbe potuto ottenere la sua abilità in un altro modo, ma ha preferito lasciarsi guidare dalla sete di sangue. Perché adesso sa esattamente cosa diventare. E questa volta, è una sua decisione. Vuole tornare ad essere Sylar.
In sottofondo, quasi ironicamente, la radio accesa diffonde le note di una canzone della band che Elle odiava.
E Sylar sorride.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Heroes / Vai alla pagina dell'autore: lady_cocca