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Autore: MissShinigami    15/09/2012    2 recensioni
Kimberly Williams è una ragazza non poi così normale che abita in un paesino non molto distante da Grandview, dove abita sua cugina.
La cugina M, come la chiama sempre Kim, ha il dono particolare di vedere i fantasmi, cosa comune nella famiglia, poichè lo possiede anche la protagonista...
Tuttavia la cugina M non è mai stata coinvolta in una storia con molte sfumature del thriller!
Genere: Fantasy, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Era il giorno del consiglio per l’annuario e io non avevo voglia di andarci, avrei lasciato Hope da sola a lungo nella torre, e non volevo, sarei stata bersaglio di sguardi indagatori e risatine d’oca, e non volevo, ci sarebbe anche stata Julie e le dovevo dare delle spiegazioni per il mio comportamento, e anche se volevo, non potevo.
Quella mattina avevo rifornito Hope di caramelle gommose e le avevo dato la mia psp con Crash, almeno avrebbe passato le ore più in fretta dato che era una droga giocare a quel videogioco, poi lei si era portata un altro libro di Harry Potter, era già al quinto. Aveva tutto per mantenersi più sana di mente di me, perciò ero tranquilla, relativamente ma lo ero. L’idea di portarmela dietro tutti i giorni si era rivelata un colpo di genio, infatti John mi aveva detto che il tutore di Hope era tornato ma non aveva trovato nessuno a casa.
Perfetto.
Ora però mi chiedevo perché lui non chiamasse la polizia per denunciare il rapimento … strano …
Non si arrenderà mai … forse era per quello …
Iniziai a pensare cose davvero fuori dal normale, mi tornò alla mente la prima volta che avevo trovato Hope in cima a quella torre: coperta da lividi e con un taglio sullo zigomo. Forse le mie teorie non erano così sballate … ma perché una persona potrebbe spingersi a tanto?
“Williams!?” tuonò arrabbiata Brook.
Alzai lo sguardo, avevo il mento poggiato sulla mano e l’attenzione pari a zero, doveva chiamarmi da un bel po’. “Sì, capo?” era lei in capo del comitato in fondo, no?
Divenne un po’ rossa, ma si ricompose in fretta. “Allora vuoi dirci quante copertine abbiamo sistemato a casa tua, si o no!?”
“Certamente: tutte e in più abbiamo redatto la lista aggiornata dei nuovi studenti, eliminando gli errori di battitura.” sorrisi ripensando agli strani nomi che leggevo con Julie.
La biondina mi lanciò uno sguardo complice con i suoi occhi nocciola.
“Bene, allora non ci resta altro che le attendere le nuovo foto.”
“Sì, il fotografo verrà dopo le vacanze natalizie.”
“Dopo di che …”
… smisi di ascoltare e tornai a pensare al tutore di Hope. La domanda era sempre quella: cosa può spingere qualcuno a picchiare una bambina? Bhè, c’era da dire che stavo parlando di Hope, non c’era modo di provare odio per lei … non per me …
Forse sbagliavo a considerare questa situazione come cattiva: per quanto potevo saperne forse, lei era caduta dalle scale e si era fatta male, il tutore voleva aiutarla ma lei è scappata di casa e adesso lui la cerca ma non vuole mettere nei guai me, che non conosco la realtà dei fatti!
Che filmini mentali …
Impossibile: Hope è terrorizzata, i suoi genitori mi hanno messo più volte in guardia, aveva chiuso a chiave la porta della sua stanza, aveva quasi scardinato la mia.
Sopirai frustrata dall’inconclusività dei miei ragionamenti. Feci vagare per un po’ il mio sguardo assonnato qua e là: c’erano festoni di natale dentro e fuori le aule, gli alberi che vedevo fuori dalla finestra avevano mille lucine che si erano accese da poco. La luce del sole iniziava a venire meno … forse lui non vuoleva che si faccessero indagini sul suo conto, per questo non ha chiamato la polizia … ma perché?
Un fruscio alla mia destra. Mi voltai: la madre di Hope mi stava guardando … mimò una sola parola con le labbra …
‘Freni’
Scomparve nel nulla.
“Kim, aiuto …”
Fu flebile.
Il sussurro di un fantasma …
Mi alzai di scatto terrorizzata, sentii addirittura il gelo nelle vene, dovevo avere un colore tendente al blu.
Tutti mi fissarono.
“Williams, si ok sei strana, lo abbiamo capito. Poi risederti ora.” fece Jhonson dapprima sorpresa poi scocciata.
“No.”
Mi guardò arrabbiata.
“Non posso. Io … io devo andare … devo …” presi le mie cose e uscii dalla stanza lasciandomi alle spalle i loro mormorii.
Percorsi il corridoio in fretta mentre mi infilavo il giubbotto di pelle.
Alle mie spalle sentii la porta aprirsi e richiudersi veloce.
“Kim!”
Mi immobilizzai: Julie. Sentii un groppo in cola … lei avrebbe potuto … strinsi i pugni.
“Kim.”
Non le risposi, non mi voltai.
“Cosa sta succedendo? Perché sembra che abbia paura?”
Stavo perdendo tempo. “No-non sta succedendo niente … non …” deglutii. “Non ho paura.” Tremavo.
“No, non hai paura: sei terrorizzata.”
Mi girai per vederla in faccia: era calma, ferma, avrebbe potuto sostenere una cosa simile, avrebbe potuto sostenere qualcosa come me.
“Dimmi cosa sta succedendo.”
Distolsi lo sguardo. “Non posso.”
“Perché?”
“Non … non capiresti. Nessuno di voi può!” sbottai iniziando a piangere lentamente, ancora riuscivo a trattenermi un po’.
“Voi?! Io non sono come loro!” fece un passo verso di me. “Non ho mai creduto a tutte le voci che girano su di te! Sono assurde! Anche se comportandoti così non fai che avvalorarle! Però adesso so come sei!” fece una pausa, si diresse decisa verso di me e mi prese per le spalle. “Tu sei spaventata, indifesa e sola!”
Piansi come una bambina nel sentirmi dire la verità in quel modo: lo sapevo, sapevo tutto ovviamente, ma non potevo immaginare che qualcun altro potesse notarlo, non volevo, ero stata brava fino a quel momento.
Julie mi abbracciò forte. “Perché fai così?”
“Io devo proteggere qualcuno! Non posso mostrarmi debole! Né tanto meno indifesa!” piansi.
“Chi devi proteggere Kim?”
La guardai tra le lacrime e scossi la testa.
“Per favore! Sto cercando di aiutarti!!”
“Kim, dove sei? Lui … lui è qui …”
Un altro sussurro.
“No …” dissi disperata. “No, no, no, no!” mi voltai verso l’uscita asciugandomi le lacrime.
“Kim!”
“Scusami, mi dispiace davvero Julie ma è pericoloso …”
Sul suo volto vidi delinearsi la delusione.
“Mi dispiace …” estrassi una penna dalla tracolla e strappai un foglio da uno dei miei quaderni. “Se … se non dovessi chiamarti entro domani mattina, tu chiama questo numero.” le spiegai mentre scrivevo. “Ti diranno tutto loro, ascoltali attentamente ma e credi a ciò che ti diranno. Adesso devo andare.” Sospirai recuperando il mio autocontrollo. Poi guardai Julie negli occhi. “Grazie.”
“Non ho ancora fatto niente, vai!”
Corsi fuori dall’istituto urlando: “John!”
Comparve in fretta accanto a me. “Sai vero?”
“Sì, tu dovresti farmi un ultimo favore …” gli spiegai mentre attraversavo il cortile diretta alla torre.
Salii i gradini due a due, rischiando di cadere più volte, almeno dopo il pianto le lenti non si sarebbero seccate per un bel po’ di tempo.
Arrivai ansimante in cima e non c’era nessuno, neanche la Contessa.
Feci un passo avanti per controllare, mi stava montando una smisurata ansia. Faticavo a respirare. Arrivai al centro della torre. Ripresi a tremare.
Un rumore dietro di me, mi voltai.
Udii un colpo poi sentii caldo alla testa.
“NO! KIM!!” l’urlo di Hope.
Poi tutto divenne nero.
  
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