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Autore: Aliens    15/09/2012    1 recensioni
Passato, delusioni, illusioni e scoperte vanno sempre a braccetto nella vita di tutti i giorni. E basta un solo sguardo per ricordare ed immergersi di nuovo in quello che è stato. Basta un solo passo...per saltare da una situazione all'altra.
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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[ANDREA]

 

Riattacco il telefono, sospirando pesantemente.

Non riesco proprio a calmarmi, oggi.

Le parole rassicuranti di Annika non sembrano aver avuto l’effetto sperato.

Mi siedo sul letto e chiudo gli occhi per un istante.

È in questo momento che mi sembra di rivedere tutto ciò che è successo stamattina.

 

*

 

Sono seduta in giardino.

È da una settimana che sto con Bill e le cose non potrebbero andare meglio.

Sorrido mentre accarezzo la pagina del libro che sto leggendo per poi girarla.

Sono sempre di buon umore da quando, svegliandomi, trovo il messaggio di buongiorno di Bill che mi chiama piccola.

“Piccola” è sempre stato un nome che si associa a me.

Mi ci chiama Annika (La mia piccola Andrea), Tom (Piccola nana metallara), le mie compagne di band (Piccola stacanovista) e Bill.

A differenza degli altri nomignoli, quando Bill mi chiama piccola, mi salgono i brividi.

Intensi, quasi letali.

Come quando sento la sua voce dirmi, chiaramente, di essere innamorato di me.

Bill non spreca i “ti amo”, Bill è tremendamente sincero.

Guardo ancora le lettere stampate sulla carta e capisco di aver perso il senso della storia che sto leggendo.

Bill mi ha distratta, di nuovo.

-Emma, hai visto il nuovo Bravo?- una voce irritante mi arriva alle orecchie.

Alzo lo sguardo per poter notare Angie Becker, la smorfiosa che abita nell’appartamento accanto al mio.

Angi Becker è, in assoluto, la ragazza che odio di più in questo condominio, schifosamente bionda, schifosamente bella e schifosamente puttana.

È accompagnata dalla sua amichetta del cuore Emma, bionda come lei, svampita forse di più.

Stanno avanzando verso una delle panchine (io sono seduta, più comodamente, sull’erba), a braccetto, con una copia di Bravo tra le mani.

-No, ma mi ha accennato qualcosa Jessica su delle foto!- sta dicendo Emma mentre mi sorpassano.

Scuoto la testa e continuo a leggere.

-Annette me le ha fatte vedere questa mattina, ti giuro, ci sono rimasta davvero!- cinguetta distraendomi più del pensiero di Bill –Poi, quando le ho viste, beh, le ho detto che per com’era la risoluzione, poteva essere chiunque, ma Annette è convinta che sia lei-

Alzo un attimo lo sguardo senza capire.

Cosa c’entra Annette con le foto su Bravo?

Ho un brutto presentimento, davvero bruttissimo.

-Beh sì, in effetti, solo che, se guardi bene, qui si vede benissimo che è lei!-

Mi rendo conto, solo in quel momento, che non si sono minimamente accorte di me.

-Sì, infatti è da questa foto che ho capito che è lei, cioè, insomma, ha gli stessi piercing e vestiti che mette di solito-

-Orrendi per di più!- ridacchia Emma aprendo e sfogliando una pagina –Non capisco come possa ancora andare in giro in quel modo-

Angie fa spallucce –Me lo chiedo da quando abito qui, fatto sta che, comunque, questa qui è Andrea Linke-

Mi si gela il sangue.

Guardo fisso la panchina su cui sono sedute.

Cosa ci faccio io su una rivista come Bravo?

Chiudo il libro scossa e mi alzo.

-E sta anche baciando Bill Kaulitz- sbuffa Angie accarezzando la pagina –Sai, sapevo che lei li conoscesse e Annette mi aveva anche detto che aveva una tresca con il fratello, Tom, cosa non del tutto impossibile visto la frequenza con cui, mi hanno detto, Tom è qui-

-Non li hai mai visti?- chiede Emma.

Lei scuote la testa –No, io non ci sono mai- sicuramente ha messo il broncio quella troia –Mi ha detto che una volta lei e Tom hanno litigato nel cortile-

Mi alzo di fretta.

Basta!

Non posso sopportare che si parli di me in questo modo.

Corro verso di loro e con un sorriso irato mi avvicino –avete finito di parlare di me?-

Le vedo pietrificarsi, completamente.

Angie punta i suoi schifosissimi occhi nocciola su di me, guardandomi stupita.

Si starà chiedendo da dove sia uscita quella maledetta troia.

Emma alza la rivista e la guarda per poi guardare me –È lei!-

-Da’ qua!- tuono strappandole di mano quello che stava contemplando e portandomelo sotto gli occhi.

 

Notte di Fuoco per Bill Kaulitz.

Per tutti quelli che lo credevano gay arriva una grandiosa smentita.

Il cantante dei Tokio Hotel, nonché modello, Bill Kaulitz (21 anni, vergine), che ha fatto lungamente discutere sul suo orientamento sessuale, è stato pizzicato sul molo in dolce compagnia. Ed è una ragazza!

I due si sono scambiati infuocate effusioni sulle rive dell’Elba fino a notte fonda.

Ma tutte ci domandiamo: è una copertura? O finalmente Bill Kaulitz ha trovato l’anima gemella?

E chi è la fortunata?

Bravo sarà il primo a dirvelo.

 

La mano si serra da sola.

Rovina la carta dove le mie unghie si sono infilzate con ferocia.

Cazzo!

Vicino al breve articolo ci sono le foto del nostro appuntamento, le riconosco tutte.

I baci, le carezze, c’è persino il momento in cui sono saltata sulle sue spalle per tornare a casa e, cazzo, si capisce perfettamente che sono io.

Le didascalie descrivono alla perfezione ciò che mostrano e io mi sento… violata!

Tutta la nazione starà ammirando la mia incapacità di resistere al mio ragazzo.

-Sei tu?- mi domanda, pavida, Angie.

Alzo lo sguardo infuocato verso di lei, quel tanto che basterebbe per incenerirle quel viso da stronza e sbotto un più che eloquente –Non sono cazzi tuoi!-

Non lo sono davvero, non sono cazzi di tutta la Germania.

-Ma a noi puoi dirlo, insomma, tanto ormai lo sanno tutti che tu e Bill…-

-Zitta!- urlo e in un attacco di ira distruggo la rivista –Non sono affari vostri è… la mia vita!- sbotto e prendo la direzione di casa.

Sono incazzata, persino umiliata.

Ecco cosa succede a uscire con un personaggio famoso.

-Sì è lei- commenta convinta Angie –Non ha negato-

La ignoro e prendo le scale di casa.

-Andrea, tesoro, hai visto che…- inizia Annette appena mi intercetta.

-Vaffanculo!- ringhio senza voltarmi.

La zittisco e non posso nemmeno godermi il momento per quanto sono indiavolata.

 

*

 

 

Riapro gli occhi e sospiro ancora.

Il modo in cui l’ho scoperto non sarebbe potuto essere peggiore.

Ho la gola secca e la voglia matta di spaccare qualcosa.

Non posso crederci.

Decido di andare in cucina.

Apro la porta della mia stanza, che subito dopo sbatto, e mi infilo nella sala da pranzo, dove noto mio padre seduto al capo della nostra tavola.

-Tesoro…- mi chiama appena.

Mi volto verso di lui e noto che, sotto le sue mani, ha una copia di quella maledetta rivista.

Merda.

La tiene aperta sulla pagina in cui si può notare, in una sequenza di tre foto, la lingua di Bill infilarsi nella mia bocca.

Doppia merda.

-Annette, questa mattina, mi ha dato questo- dice indicandomi le foto –E anche al bar non si parlava d’altro-

-Io, papà…- abbasso lo sguardo –Mi dispiace-

Lui sospira –Non è bello essere sulla bocca di tutti eh?-

Scuoto la testa –Giù in giardino, questa mattina, sono stata l’argomento preferito di Angie Becker e di Emma Hemilton- gli dico sedendomi su una sedia.

La mano calda di mio padre si posa sulla mia schiena accarezzandomi il top con la parte posteriore e le maniche di tulle con ricamato un ragnatela e un simpatico pipistrello disegnato sull’addome.

-Non ci pensare, sono invidiose- mi dice dolcemente –perché la mia bellissima figlia, presumo, sia diventata la fidanzata di Bill Kaulitz!-

Alzo lo sguardo verso di lui puntandolo nelle sue pozze azzurrine, simili alle mie.

Non vedo un briciolo di risentimento nel suo sguardo, forse perché Bill gli piace.

Annuisco sorridendo –Sì-

-Tua madre era diventata ossessionata!- ridacchia –Penso che metterà i manifesti!-

Faccio una smorfia non del tutto convinta –Già lo sa tutta la nazione!-

Papà ride e mi accarezza la schiena –E tutte le ragazze della nazione ti invidiano-

-Mi sento violata- confesso –Quando ho visto quelle foto mi si è gelato il sangue nelle vene-

-Anche a me!- ammette –Non avevo mai visto mia figlia baciare un ragazzo-

Arrossisco.

Forse sarà questo il mio futuro con Bill, l’essere perennemente sotto il riflettori, condividere la mia storia d’amore con il mondo intero.

-Probabilmente queste foto avranno già fatto il giro del mondo- rincara mio padre a bassa voce –E molte ragazze ti staranno odiando-

-Sai la novità!- grugnisco sarcastica.

-Ma la cosa importante, Andrea, è che Bill ti faccia felice- sospira –Purtroppo il ragazzo che ti sei scelta è una persona famosa, ogni movimento che fa è documentato, ogni frase che dice è pubblica ma, in un certo senso, tu non possiedi la rockstar ma il vero Bill, quello che si diverte a stare a tavola con noi poveri Linke, che ha un fratello che fa battaglie all’ultimo sangue con Matt a quell’aggeggio che gli piace tanto, che ha lavato i piatti con tua madre e che si rivolge alle persone con il lei e non con un “tu” da superiore- sorride –Bill, per te, non sarà mai Bill Kaulitz dei Tokio Hotel, ma semplicemente Bill-

Sorrido annuendo –Hai ragione-

-Hai parlato con lui del…- indica la rivista.

Scuoto la testa –Lo faccio ora!-

Mi alzo dalla sedia, non propriamente tranquillizzata, e stampo un bacio sulla guancia di papà –Grazie- mormoro per poi chiudermi nella mia stanza.

Afferro il cellulare e compongo il numero del mio ragazzo.

Risponde dopo due squilli –Piccola!-

Sorrido nel sentire la sua voce, funge da tranquillante –Cucciolo, ti devo parlare…-

Lo immagino rabbuiarsi –Di cosa?- mi domanda preoccupato.

Sospiro –La rivista, le nostre foto!-

-Ah!- trilla lui –Andrea, mi stavi facendo venire un infarto!-  sento qualcosa muoversi, si sta sedendo sul divano –Che c’è?-

-Come che c’è? Non hai visto le foto? Io…-

-Piccola, non si capiva nemmeno chi tu fossi e ne tanto meno lo hanno scritto!- mi dice rassicurante.

-Sì, ho capito, ma io mi sento…- deglutisco –Violata-

-Oh, ti ci abituerai a quello- sospira –Questa è una croce che, se stai con me, ti porterai dietro a vita-

Non è una bella consolazione.

Sospiro –Mi sembra così strano-

-Lo è piccola mia- mi sembra di vederlo mentre mi alza il mento, dolcemente –Non è una cosa di tutti i giorni vedersi su una rivista in mano a degli sconosciuti e a quello, purtroppo, non ti ci abitui mai-

Mi lascio ricadere sul letto passandomi una mano tra i capelli –Avresti dovuto esserci quando quelle puttane lì giù hanno iniziato a parlare di me, di te, di noi!- piagnucolo –Non sapevo che fare-

-Ignorale piccola, che tu sia famosa o no e che io sia una rockstar o un contadino, la gente parlerebbe comunque. Adesso siamo il loro argomento preferito, domani lo saranno le nuove scarpe di Paris Hilton-

Sospiro ancora.

Non riesco a tranquillizzarmi, nonostante Bill sia dannatamente tranquillo.

-Andy, ascoltami, sono solo delle persone che nella vita non hanno altro da fare che parlare di chi, una vita, ce l’ha- mi consola attraverso l’apparecchio –Tu sei migliore di loro, sorridi e cammina a testa alta-

-E poi- sorrido davvero –Chi di loro può dire di aver baciato Bill Kaulitz dei Tokio Hotel?-

Bill scoppia a ridere e rido, piano, anche io.

-Piccola mia, non è un vanto stare con me eh!- ride più forte –Fidati!-

Non credo Bill Kaulitz, non credo proprio.

-Calmati Andy, non importa che tutta la nazione sappia che ti ho infilato la lingua in bocca, io vorrei farlo sempre-

Arrossisco.

Com’è che mi sembra tanto Tom?

Sa che dicendo certe cose mi fa aumentare i battiti cardiaci e mi toglie il respiro?

-Bill!- esclamo imbarazzata –Non dire così, prendo fuoco-

Incrocio le gambe e mi metto seduta.

Un sorriso che si fa largo sulle mie labbra.

-Sei bellissima quando arrossisci- mi dice –Ti fa così…bambina che mi verrebbe voglia di…-

Abbassa il tono della voce e tossisce –Rischio la censura, meglio che sto zitto-

Rimango a bocca aperta.

Quindi Bill mi desidera anche… fisicamente.

Cazzo.

Non avrei mai pensato che uno come Bill potesse desiderare davvero tutto di me.

Un calore strano mi prende lo stomaco mentre cerco di mettermi comoda sul letto.

-Vorrei fossi qui con me- mi lascio sfuggire manco fossi una ragazzina con il suo primo fidanzatino estivo.

Ma io lo sono davvero visto che Bill è veramente il mio primo ragazzo.

Lui sospira –Vorrei anche io, ti porterei in quel cazzo di giardino e ti bacerei davanti alle pettegole urlando “Sì, sono innamorato di Andrea Linke” ma ho un piccolo problema-

Abbasso la testa.

Bill lavora sempre, dannazione.

E il suo lavoro lo tiene, per giorni, lontano da me.

So che appena il suo tour inizierà lo vedrò andare via e tornare dopo mesi, lo sentirò così lontano che la mancanza mi strazierà e la gelosia mi divorerà, ne sono certa.

So che quel momento arriverà e lo temo, come la peste.

-Lavori come un cane, dovrò parlare con qualcuno per…-

-Oh no, oggi non lavoro, Annika è venuta qui e ha avuto una piccola crisi- annuncia –Ma niente di che, c’entra ancora mio fratello-

Sapeva che mi ero irrigidita e quella sua precisazione mi fa sospirare di sollievo.

Mi fido di Bill, incondizionatamente.

Come mi fido di Annika.

Non ho mai pensato che quei due potessero stare insieme.

È un po’ come la teoria che vige su me e Tom: troppo uguali per essere più che amici.

Mi ero irrigidita al pensiero di Annika e le sue crisi per Tom, le avevo viste tutte e mi si spezzava il cuore a sapere di non essere con lei.

Sono, però, conscia di quanto Bill possa essere bravo a risolvere le pene d’amore. Forse più di me che sono alle prese con il mio primo ragazzo.

-Non me la sento di lasciarla sola, piccola- sta dicendo –Ma, appena finisco, vengo da te… che dici, mercoledì andiamo in centro?-

Annuisco senza pensarci –Sì!-

La voglia di vederlo era sempre superiore a ogni minuto che passava.

-Perfetto…- mormora –Ricordati che sono innamorato di te-

-Anche io Bill-

E così dicendo chiudo la comunicazione.

 

 

*

 

 

Mi stringo nelle spalle mentre parcheggio il mio motorino sul marciapiede adiacente allo Universal Palace.

Non avrei mai pensato di potermi trovare in un posto del genere.

Mi infilo dentro l’enorme palazzo e mi avvicino alla portineria.

Una donna con un auricolare all’orecchio sta parlando con qualcuno, animatamente.

Nell’istante in cui si allontana mi sporgo sul bancone e guardo l’elenco delle stanze occupate.

Registrazione Tokio Hotel, terzo piano, stanza 4b.

Prima che quella donna mi veda corro verso l’ascensore e mi ci infilo dentro. Premo il bottone che segna il numero tre e mi appoggio al muro.

Le registrazioni di un gruppo sono sempre Off Limits, non potrò certo entrare indisturbata.

Ma nemmeno disturbare le registrazioni facendo squillare un cellulare per avvisarlo.

Con un plig dimesso l’ascensore si ferma al piano desiderato e io mi avvio in quel corridoio tirato a lucido.

Questo posto sembra non aver mai visto una vita umana.

Mi stringo ancora nelle spalle.

Sembra fare freddo qua dentro, ma forse è l’aria impersonale che i corridoi bianchi danno.

Sembra quasi un ospedale.

Guardo le piccole porte susseguirsi segnate da targhette poste alla loro sinistra, la mia destra per intenderci.

Quando trovo la porta che mi interessa tiro un sospiro e mi avvio verso quella lastra di legno nero.

La apro e entro, trovandomi , quasi, in un mini appartamento dai colori chiari.

Ci sono varie porte, da una di esse vengono delle urla concitate sulle date dei prossimi tour, sembra una voce di donna e una di uomo, sicuramente non sono d’accordo sulle arene in cui stanno organizzando.

Sento vagamente Malesia, New York, Roma, Tokyo, Mosca, Sidney e Rio de Janeiro.

Rabbrividisco.

Bill sarà tanto lontano?

Bastano solo i nomi di quelle città per mandarmi nello sconforto più totale.

Oltrepasso quella porta con la morte nel cuore e passo, distrattamente, davanti a una piccola cucina rossa con un tavolo di legno nero dall’aspetto moderno, carico di cartoni di pizza.

Bill mi aveva accennato della “sana” alimentazione dei Tokio Hotel quando sono in studio.

Sembrano abbandonati lì da qualche giorno.

Sorrido impercettibilmente.

Casa Kaulitz è uno specchio, questo posto è piccolo (almeno quanto il mio appartamento) è vissuto, disordinato e accogliente, più del corridoio.

Continuo a camminare e a guardarmi intorno, finchè…

Beh, finchè non mi trovo davanti un omone vestito con un jeans e una maglietta nera che mi guarda arcigno.

Un bodyguard.

Ecco fatto, non poteva essere andato tutto liscio.

È posto all’entrata di una sala prove, vi sono così tante chitarre che sembrano far concorrenza a un negozio di musica, ci sono degli specchi, dei bassi, dei microfoni, una batteria e un pianoforte. Degli sgabelli sono posti al centro della stanza bianca e tappestata di poster della band.

Modesti i ragazzi eh?

-Dove credi di andare ragazzina?- mi dice con tono cupo.

Ecco, adesso devo inventarmi qualcosa.

-Io… beh… cerco una persona- ammetto non trovando una scusa plausibile.

Avrei potuto dire di essere la nipote del manager ma, non so nemmeno come si chiama.

-Qui?- alza un sopracciglio.

-Ehm… sì… io cerco un mio amico- mi torturo i pollici.

Lui mi guarda con evidente pietà.

Gli sembrerò la classica fan dei Tokio Hotel che si è infiltrata nello studio di registrazione dopo aver scoperto, chissà come, dove si trova.

In realtà l’indirizzo me lo aveva dato Bill in caso un giorno sarei voluta passare.

-E chi sarebbe quest’amico?- mi chiede.

-Mike non lo vedi che è la ragazza che sta con Bill sulla rivista?- una voce entra nell’aria accompagnata, subito dopo, dall’entrata in scena di un ragazzo.

Lo riconosco come un membro dei Tokio Hotel.

È basso, almeno a confronto con i gemelli, biondo e dalla classica faccia da bravo ragazzo.

I suoi occhioni castani sono sormontati da un paio di occhiali da vista dalla montatura nera, pesante e rettangolare.

Se li sistema dopo aver sciolto l’intreccio delle sue braccia sul petto massiccio e allenato, noto persino i bicipiti ben sviluppati, persino più di quelli di Tom.

Braccia da batterista.

Indossa una t-shirt nera con fantasia a quadri, stile secchione, e un paio di bermuda che scoprono il vari tatuaggi che ha sul polpaccio. Un paio di adidas completano il tutto.

È semplice, differentemente dall’appariscenza dei gemelli.

Mi guarda per poi far nascere sul suo viso, che mi ricorda vagamente Winnie De Pooh, un sorriso –Bill non c’è-

-Non cerco Bill- sospiro.

Lo vedo aggrottare le sopracciglia, con un gesto della mano congeda il bodyguard che, visibilmente deluso dal non aver sbattuto qualcuno fuori per potersi vantare con qualche collega, se ne va verso una stanza adiacente alla nostra.

Mi si avvicina –Ah, e chi cerchi?-

-Tom- ammetto infine –Devo parlare con Tom-

Mi guarda appena, per poi fare spallucce –Lui sta registrando-

Annuisco appena, non voglio certo disturbarlo mentre lavora –Ok, va bene, gli puoi dire che sono passata?-

-Certo- acconsente sorridendo.

Lo ringrazio e mi giro verso la porta, cercando di non sentire l’uomo che urla –PECHINO, ho detto che a Pechino dobbiamo passarci!-

-Ehi- mi sento dire da quel ragazzo.

Mi volto a guardarlo e per notare che ha intrecciato le braccia al petto –Sì?- chiedo.

-Perché cerchi Tom, tu non stai con Bill?-

Sorrido appena e mi avvicino –Beh, sì, sto con Bill ma Tom è… diciamo…-

-Amante?-

-NO!- urlo, schifata solo all’idea –è un mio amico-

Il ragazzo mi guarda appena, poi sorride –Sai che è strano che Tom abbia un’amica?-

Ridacchio appena –Infatti lui non mi vede come un’amica, Tom mi vede come sé stesso al femminile-

-Ah beh- si aggiunge alla risata –Uno specchio allora-

È simpatico, la sua aria tranquilla infonde subito sicurezza.

-Comunque- riprende a parlare –Sono Gustav Schäfer-

Mi allunga la mano. La guardo appena e poi la stringo e la scuoto leggermente –Andrea Linke-

-Ehi, Gus, di all’Hobbit che ora tocca…- un’altra voce si aggiunge nella sala –Andrea che cazzo ci fai qui?-

Mi volto solo per poter notare il viso, decisamente stupito, di Tom.

Ha solo una tuta, dall’aria anche abbastanza pesante per il periodo e una semplice t-shirt bianca che si abbina alla fascetta che ha sulla fronte.

Meno sexy del normale, più pratico e decisamente da lavoro.

-Io ti cercavo per…- balbetto mentre lui alza un sopracciglio –Per parlarti delle….-

-Fammi indovinare- sorride –Per le foto in cui stai slinguazzando con Bill vero?-

Arrossisco di botto mentre annuisco.

-Potresti essere più delicato- protesta Gustav –Non vedi che la metti in imbarazzo?-

In effetti, nonostante sia capace di zittirlo, in questo preciso istante sto prendendo fuoco. Sento una mano scivolare sulla mia schiena e scopro essere quella grande e callosa di Tom.

È un gesto del tutto strano da lui, sembra volermi confortare.

-Vieni in saletta, è l’unico spazio insonorizzato- mi annuncia spingendomi verso una porticina coperta da uno specchio.

Saluto Gustav con un sorriso e mi lascio trasportare dall’andatura ciondolante del mio amico.

Entriamo in una stanza decisamente più buia, il parquet chiaro sparisce sotto dei pregiati tappeti persiani e lunghi divani di eco pelle neri costeggiano la parete scura.

C’è un elaborato mixer con tanto di computer ultra tecnologici e poltrone girevoli sempre di eco pelle nere.

Rimango imbambolata a guardarlo.

Non sono mai stata in uno studio di registrazione professionale, mi vengono i brividi solo a pensarlo.

Guardo quell’enorme lastra di vetro che divide la stanza in cui stiamo a un’altra, più piccola, con le pareti rosse e imbottite.

La stanza insonorizzata.

Un microfono è appoggiato vicino a uno sgabello, una chitarra acustica è posata su un treppiedi, appena usata.

Mi spinge proprio nella porticina di legno chiaro che le collega e, in un batter d’occhio, mi ritrovo in una vera e propria saletta d’incisione.

-Siediti lì, io vado a prendere una sedia- mi dice mentre apre una piccola porta e estrae uno sgabello di ferro color argento, che posa al mio fianco.

Non lo noto nemmeno, sto percorrendo con gli occhi la costosa Gibson acustica.

Non ne avevo mai vista una così vicino a me.

Di legno chiaro, lucida con il ponte sfrangiato molto più scuro intaccato da spruzzi color caramello che mi fanno capire che è un colore perlato e abbastanza ricercato.

Le corde sono doppie, molto più di quelle che sono abituata a usare, credo siano 0.10, le più resistenti che ci sono in giro.

La scritta Gibson ne autentifica la bellezza.

Alzo lo sguardo e noto delle foto appese qua e là. Foto di concerti.

Rimango sconcertata davanti a un Tom biondo vestito come una tenda da circo che guarda, quasi in contemplazione, il manico di quella stessa chitarra che è al mio fianco mentre le sue dita piegano le corde formando un dolorosissimo accordo a barrè.

Solo in questo momento mi accorgo che non ho mai sentito suonare Tom.

Il suono strusciato della sedia mi porta a fissare lo sguardo nel suo –Allora, dimmi tutto-

-Mi suoni qualcosa?- chiedo di getto, senza pensarci.

Il suo sguardo si fa sorpreso –Cosa?-

-Beh, sì, è un po’ che siamo amici e non ti ho mai sentito suonare, dal vivo- mi affretto a precisare.

-Ma non eri venuta per parlare?-

Mi innervosisco.

Gli sto solo chiedendo di farmi vedere cosa sa fare e, magari, dopo, farmi provare quella meraviglia di chitarra che giace, sola, al mio fianco.

-Sì, ma la Gibson lì mi attrae di più adesso- fisso i miei occhi nei suoi e lo imploro –Ti prego-

Sospira e si allunga per prenderla.

Con una cura che non ho mai visto in Tom se la posiziona sulle cosce e impugna il manico, esperto.

-Cosa vuoi che ti suoni?- mi chiede –Ricordati questo momento Andrea, non ho mai suonato per nessuno apparte per me stesso, nemmeno per le mie fans-

Lo guardo attentamente.

Annuisco.

Bene, sarò la prima.

-Ma non è una serenata- si affretta a dire.

-Sono la ragazza di tuo fratello, certo che non la prendo come una serenata, è solo curiosità- concordo con lui.

Lui annuisce e manda qualche accordo.

-Conosci Vermilion part 2 degli Slipknot?- domando speranzosa.

È al prima canzone interamente acustica che mi è venuta in mente.

-Slipknot?- Tom alza un sopracciglio –Potevi farti suonare qualche schifezza smielata e prendermi per il culo a vita e invece vuoi farti suonare Vermilion part 2?-

Lo guardo di tralice –Qualche problema?-

Lui scuote la testa –No no, va benissimo-

Mette la mano sul manico e inizia suonando l’arpeggio iniziale.

È… perfetta!

Tom sembra conoscerla a memoria.

- She seemed dressed in all of me, stretched across my shame, all the torment and the pain leaked through and covered me- inizio a cantare dietro le note che suona Tom, trasportata, senza rendermi conto che lui mi sta guardando con un sopracciglio alzato - I'd do anything to have her to myself, just to have her for myself-

Il motivo per cui mi guarda forse è il fatto di star cantando la sua storia con Annika.

Forse è per questo motivo che mi è venuta in mente questa canzone.

-She is everything to me, the unrequited dream, the song that no one sings, the unattainable. She's a myth that I have to believe in, all I need to make it real is one more reason- abbasso lo sguardo.

Era stata una di quelle canzone che avevo ascoltato quando avevo scoperto di essere, inesorabilmente, innamorata di Bill.

Quando pensavo di non essere corrisposta.

Quando mi facevo male da sola pensando a lui.

Rabbrividisco mentre l’arpeggio riempie l’aria e mormoro un acuto –She ins’t real-

Ho la pelle d’oca.

-I can’t make her real-

Alzo lo sguardo mentre Tom manda l’ultimo accordo e sospira un –Perché hai scelto questa canzone?-

-A dir il vero è stata la prima che mi è venuta in mente- sorrido –E tu l’hai suonata alla perfezione-

-Io sono un grande chitarrista Andy, lo sai- si pavoneggia passandomi la chitarra –Mettila a posto-

Avrei voluto chiedergli di suonare ma…

Dopo di lui sarei solo in netto svantaggio.

È davvero bravo.

Io ho imparato da sola, faccio leggermente schifo in confronto con Tom.

Quindi mi limito ad aver cantato con lui presente e poso la chitarra, con cautela, al suo posto.

-Adesso, dopo il siparietto, mi vuoi dire cos’è successo?-

Annuisco –Questa mattina, mentre ero in giardino a leggere, due ragazze sono arrivate con in mano una copia di Bravo- lo guardo e vedo che annuisce.

Tom è un bravo ascoltatore, non ti interrompe mai.

-Beh, non si sono accorte di me, ovviamente la gente mi ignora- manda un semplice verso di dissenso che capto come un “stronzata” ma a cui non rispondo –E hanno iniziato a parlare delle foto su Bravo- abbasso lo sguardo –Inizialmente non avevo capito a chi si riferissero ma poi hanno fatto il mio nome e ho scoperto di essere stata immortalata in quella cazzo di rivista-

Lui annuisce  e mi esorta a continuare.

-Ho pure mandato a ‘fanculo Annette, ma ero così incazzata che non ho potuto gioire del fatto- mi sorride, anche lui ha avuto modo di essere soggetto alle chiacchiere della portinaia –Che poi quella dannata pettegola ha dato una copia della rivista a mio padre… quella troia!- mi infervoro –Io, ti giuro Tom, mi sono sentita…-

-Vulnerabile?- mi guarda intensamente –Andy, la prima volta che i giornali hanno parlato di me avevo quindici anni, non c’era nessuno che mi dicesse come comportarmi e ho combinando un casino della miseria, a te le cose sono più facili, il primo motivo è il fatto che le foto siano di pessima qualità, ti ritraggono da una distanza considerevole, di notte e sei vestita anche di nero-

-Ma io mi sono riconosciuta!- protesto.

-Beh certo, tu sai di aver fatto quelle cose, è più che logico riconoscersi, e le persone che ti sono vicine ci sono andate d’intuito- mi sorride –Solo una come te poteva vestirsi come a un funerale per un appuntamento!-

Gli tiro una manata sulla spalla.

Bastardo.

Anche in un momento come questo mi deve prendere per il culo?

Ma scoppio a ridere.

Sinceramente.

-A David, questa mattina, è venuta una crisi isterica per il fatto che Bill non gli abbia comunicato che ha una ragazza e mio fratello, pacatamente, gli ha detto- si schiarisce la voce –“Io sono innamorato di quella ragazza, quando sarà il momento te la presenterò”-

Sospiro.

Bill ha detto davvero così?

-Ovviamente David non sa nemmeno da dove cominciare per cercarti e, alla fine, si dimenticherà tutto- mi guarda intensamente –Come faranno tutti gli altri-

Inclino la testa.

-Il mondo dello spettacolo è fatto così- mi spiega –Il giorno prima sei sulla bocca di tutti e due giorni dopo sei notizia vecchia perché qualcuno ha fatto qualcosa di più eclatante, si scordano presto delle così dette “meteore”- si mette comodo e mi posa una mano sul ginocchio come è solito fare quando mi deve consolare –Adesso tu rappresenti il chiarimento sull’orientamento sessuale di Bill, domani tutti diranno che è una presa per il culo per coprire l’omosessualità di mio fratello, dopo domani si metteranno l’anima in pace, tra tre giorni la gente si dimenticherà della misteriosa ragazza accanto a Bill Kaulitz-

Funziona davvero così?

È davvero questo quello che mi spetta d’ora in poi?

Lo guardo cercando un tentennamento che, però, non c’è.

-E poi, Andrea, hai Bill che ti protegge e…- deglutisce –Cazzo, sei mia amica, ci sono anche io-

Un sorriso mi nasce sulle labbra.

In un movimento veloce mi butto tra le sue braccia lasciandomi stringere dalle sue mani forti e callose, diverse da quelle morbide di Bill.

Tom mi fa sentire al sicuro come un fratello farebbe con la sua sorellina minore.

Stare abbracciata a lui è diverso da starlo con Bill.

Per Tom provo solo un infinito affetto ma non il brivido che sale sulla schiena quando è suo fratello ad abbracciarmi.

Tom, in questo momento, non è solo un conoscente, un semplice amico.

-Ti metti a ridere se ti dico che stai iniziando ad essere il mio migliore amico?- domando sulla sua spalla mentre la sua mano mi accarezza la schiena.

Lo sento ridacchiare appena –Sì, ma solo perché anche io penso la stessa cosa, ed è strano, davvero strano!-

Chiudo gli occhi mentre lui mi culla appena con la sua mano sulla mia schiena.

Ecco cosa mi serviva per stare bene: uno studio, una chitarra e…

Il mio migliore amico.

   
 
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