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Autore: Trick    02/04/2007    6 recensioni
AGGIORNATO IL SESSANTOTTESIMO CAPITOLO
Infiltrato nel clan di Fenrir Greyback, Remus Lupin finirà per scontrarsi con quella realtà dalla quale ha sempre tentato di sfuggire. Nel frattempo, a Londra, Tonks non può far altro che cercare di sopravvivere alla guerra che imperversa per la città. Una storia fra umani e licantropi, fra amicizie improbabili e segreti dimenticati, per decidere se sia più forte il richiamo del sangue o quello del cuore.
Genere: Commedia, Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Diario di un Lupo in un Branco di Lupi 

(Versione riveduta, corretta e ampliata causa insoddisfazione dell'autrice...) 

CAPITOLO SECONDO

°°°°°°°







Il Vento scivolava dolcemente fra i Papaveri Rossi del campo, dondolandoli sulle note di una canzone senza voce. Alzasti gli occhi verso il cielo rosato e ti perdesti fra i colori di quel lontano tramonto primaverile. La Luna riuscì a liberarsi dalla stretta morsa delle nuvole e ti lasciasti irradiare dalla sua luce celeste.  

 

Ecco! Dalle nubi Selene si desta!

Per lei questa sarà notte di festa!

 

Il Vento voltò allarmato il capo e ti gridò di fuggire, Bambino. I suoi occhi d'aria avevano visto quello che tu non eri riuscito a scorgere fra il Rosso dei Papaveri. Si afferrò il petto, soffiò disperato tutta la sua anima di elemento, ma nulla poté contro la Bestia che si avventò sulle esili spalle.

Tentò di implorare la Luna, tentò di dirle di smettere; credimi se puoi, Bambino: quella notte il Vento cedette il suo onore per la salvezza del tuo sangue. Ma la Luna non rispose alla sua preghiera, e sorrise.

 

Muta testimone di quel bacio maledetto,

sorride la luna al suo nuovo diletto.

 

Credesti di perdere l'anima fra i tuoi strilli di fanciullo, credesti di smarrire lo spirito fra le tue lacrime di innocente. 

Mentre sentivi il sangue fuggire dalle tue carni straziate, entrarti fra le labbra e disgustarti col suo amaro sapore, credesti di morire, non è così? Avremmo dovuto avvertirti, quella Notte. Noi abbiamo già letto i capitoli successivi, Bambino. Avremmo dovuto raccontarli anche a te.

La Notte chiuse gli occhi per nascondersi nel buio della cecità, si coprì le orecchie per non dover ricordare di quale spettacolo era stata scenografia. Ma non poté evitare di sentire il sangue scivolarle sulla terra fredda, e tingere  le sue erbe e le sue margherite di rosso nel suo lento tragitto. Ma non i Papaveri. Quelli erano già Rossi.

 

Tace la Notte e assiste alla scena,

non vuole vedere la Luna piena.

 

Tu non potesti vederla, Bambino, ma la Luna ti sorrise nel corso di quella Notte. Avrebbe voluto cullarti, ma come poteva farlo, quando la Natura l'ha resa Madre Senza Braccia? Avrebbe voluto canticchiare nel tuo orecchio una dolce ninna nanna, ma come poteva farlo, quando la Natura l'ha resa Madre Senza Voce? Avrebbe voluto esserti semplicemente Madre, ma la Natura questo non poteva prevederlo.

Poté solo sorriderti, Bambino. E continuò a sorriderti tutte le Notti, mentre la sua luce celeste si fondeva con l'ambra dei tuoi occhi. Era così accecata dalla bellezza del suo Bambino, così fuorviata dall'orgoglio e dalla fierezza che provava nei tuoi confronti, che non si accorse mai di quanto odio e quanto disprezzo, in realtà era celato nel tuo sguardo.

 

Pallida Madre, che da oggi veglierai sul tuo diletto,

quando capirai che ad amarti sarà costretto?

 

 

Trent'anni dopo, Remus J. Lupin si svegliava di scatto nel letto della stanza che aveva affittato al Paiolo Magico, con la fronte imperlata di sudore e i polmoni incapaci di respirare. Chiuse gli occhi e pensò che un altro sogno del genere, lo avrebbe certamente ucciso.

°°°°°°°

 

 

Seduta sui gradini freddi della Tana, Ninfadora Tonks scrutava il cielo plumbeo sopra i propri capelli grigi. Molly le aveva assolutamente vietato (nel senso più rigido e stretto della parola) di trascorrere la notte nella solitudine del proprio, disordinato appartamentino, nonostante la ragazza avrebbe di gran lunga preferito la seconda opzione. Aveva tentato di riposare nel letto che era appartenuto a Charlie Weasley, ma si era rigirata fino all'alba senza trovare riposo fra le lenzuola dal sapore di lavanda.

 Strinse gli occhi per non rivedere l'immagine di Remus in ogni luogo posasse lo sguardo, immerse il volto fra le ginocchia, e cercò invano di non pensare a nulla. 

Cara, hai fame?”

La voce di Molly aleggiò piano attorno ai suoi Non-Pensieri, risvegliandola dall'oblio in cui era  precipitata.

No, Molly” rispose alzando il capo in direzione della finestra della cucina da cui la donna si era sporta. “Grazie”.

Ma, cara, non mangi nulla da ieri sera!” sbottò spazientita Molly, fissandola severamente. “Suvvia, fammi il piacere di mettere in quella pancia qualcosa di commestibile”:

Tonks accennò un sorriso storto, e alzò le spalle con fare impotente. “Scusa, Molly. Non ho proprio fame”.

Molly sospirò e ricacciò la testa nella cucina. - Arthur, ma l'hai vista bene? -

Arthur lanciò un ennesimo sguardo furtivo verso l'entrata della propria casa, e mormorò tristemente:

- Non possiamo fare nulla, più di quello che già stiamo facendo, Molly. E assolutamente no - aggiunse secco, mentre la moglie apriva la bocca per ribattere, - ti impedisco di andare a parlare con Remus. Non possiamo intrometterci nelle decisioni né dell'uno, né dell'altra. -

Gli occhi di Molly si sgranarono dallo stupore.

- Ti amo da una vita, Molly - spiegò con semplicità Arthur, - so perfettamente cosa pensa in quella tua adorabile testolina rossa. -

Molly sorrise dolcemente, lasciandosi pervadere dal calore di quelle dolci parole. Accese la vecchia radio con un colpo di bacchetta e riprese le faccende domestiche che aveva interrotto. Accompagnò canticchiando tutti gli acuti di Celestina Warbeck fino a perdersi nella sicurezza della propria quotidianità. Molly Weasley era così occupata, che non si accorse della figura alta e scura appena Smaterializzatasi nel proprio giardino.

°°°°°°°

 

 

- Buongiorno, Ninfadora - salutò con freddezza Severus Piton, calcando fastidiosamente sul nome della ragazza seduta sui gradini della Tana.

No, pregò Tonks mentalmente, Merlino, no... tutti ma non lui.

- Il tuo nuovo look è... sì, decisamente interessante - continuò imperterrito Piton, mentre i suoi occhi scuri saettavano curiosi verso i capelli di Tonks.

Lei sospirò afflitta e guardò il pallido viso dell'uomo. - Cosa la porta qui, professore? Non la cortesia, immagino. -

- Ho un messaggio da parte del professor Silente. -

Tonks lo guardò perplessa. - Un messaggio per me? -

Piton scoppiò in una risatina di scherno. - Ti credi davvero così importante, ragazzina? Il messaggio è per l'Ordine. -

- Io ne faccio parte, professore. - ribatté Tonks, con eccessiva enfasi sul soggetto "io".

- Oh, hai ragione, Ninfadora. Me ne dimentico troppo spesso. -

Se Tonks non fosse stata di quel cupo umore, avrebbe avuto sicuramente il coraggio di sputare in un occhio al suo ex-professore, ma considerate le sue attuali condizioni, non ebbe neppure la forza di difendere il suo orgoglio da novellina, miseramente calpestato da Piton.

Lui la guardò un attimo, e un ghigno di divertimento incrinò le sue labbra. - Lupin ha finalmente deciso di partire per l'isola di Jura. -

Tonks si alzò di scatto, tremando leggermente sulle gambe intorpidite dalle troppe ore trascorse seduta sui gradini.

- Partire? Quando? Perché? Per dove? -

- Ci occorreva una spia fra i licantropi, e Lupin è l'unico che abbia... le qualità necessarie, sì. -

- Fra... fra i licantropi? - balbettò in un sussurro appena udibile Tonks, gli occhi terrorizzati fissi in quelli scuri dell'uomo.

- Scopro con rammarico che non hai ancora perso quello stupido vizio di non ascoltare, Ninfadora. Sì, fra i licantropi. -

La fissò nuovamente con quell'espressione fra la superiorità e il disprezzo che riservava a Tonks da quando la ragazza aveva oltrepassato per la prima volta la soglia dell'aula di Pozioni, con i capelli verdi e gli occhi fucsia.

- Nel clan di Greyback. - aggiunse Piton, con una leggerezza che non aveva nulla di umano.

Le sopracciglie di Tonks si alzarono così tanto che scomparvero completamente sotto i suoi capelli flosci. Rimase immobile a guardare i fiori perfettamente curati di Molly, senza vederli realmente, mentre Piton si avvicinava alla porta della Tana.

- Per quanto mi riguarda - concluse lui, deciso fino in fondo ad affondare il colpo di grazia, - mai notizia è stata più bella. Se la Fortuna ci assiste, questa volta ci libereremo finalmente della sua assurda e inutile presenza. -

Se Tonks non si fosse trovata in un mare di tormenti, sarebbe saltata addosso al suo ex-professore di Pozioni, e lo avrebbe preso a calci fin quando avesse avuto forza nelle gambe. Ma Tonks non si sentiva più le gambe, così come non riusciva a sentire la presenza di nessun'altra parte del suo corpo. Rimase ferma sui piedi tremanti, mentre il Vento tentava di asciugare le lacrime che ora le rigavano il volto pallido.

°°°°°°°

 

 

Albus Silente rilesse per l'ennesima volta la lussuosa pergamena che un allocco dall'aria raffinata li aveva appena recapitato. Si concentrò intensamente sulla pomposa calligrafia di Percival Weasley e sul significato di quelle frasi rigirate. Erano trascorsi solo pochi minuti quando un leggero rumore risalì leggermente dalle scale.

- Professore? - domandò una voce femminile attraverso la statua di marmo che chiudeva l'entrata del suo ufficio. - Professore, sono... -

Ninfadora Tonks non finì la frase: le ali della fenice avevano iniziato a tremare e dopo pochi istanti, la ragazza poté salire per la tortuosa entrata.

- Buongiorno, professore - salutò Tonks, leggermente impacciata. - Non vorrei disturbare, ma... -

Silente le sorrise affettuosamente, e le indicò la poltrona di chiltz davanti alla scrivania. Lei si sedette e iniziò a sfregarsi nervosamente le mani.

- Professore, mi chiedevo... ecco... - tentò di spiegare, ma nessuna delle parole che conosceva sembravano in grado di illustrare il girone di problemi nei quali era stata scaraventata.

- Remus vuole e deve partire per Jura, Tonks. - la anticipò lui, fermamente. - Le informazioni che potrebbe ottenere nel corso di questa missione sono di importanza vitale per l'Ordine della Fenice. -

Non saprei dirvi se fu il tono distaccato con cui Silente pronunciò queste parole, o cos'altro, ma la voce calma e pacata dell'uomo ebbero l'effetto di una bomba a mano nella scatola cranica di Tonks.

Si alzò in piedi di scatto e sbatté le mani sulla scrivania, facendo cadere la poltrona di chiltz. I suoi occhi scuri lampeggiavano pericolosi verso Silente.

- L'Ordine! L'Ordine! L'Ordine! - strillò, ed ogni strillo sembrava alleggerigli l'anima da grossi e roventi macigni. - A lei non interessa nient'altro che l'Ordine! -

Silente la guardò apparentemente distaccato, la ascoltò gridare i motivi per cui Remus non avrebbe dovuto accettare quell'impresa folle e i motivi per cui lui, il saggio e anziano Preside, non avrebbe dovuto neppure pensarlo. Non la interruppe neppure quando apostrofò, con alcune parole che Silente non aveva mai neppure udito, il suo professore di Pozioni.

Tonks non lo avrebbe mai saputo, ma il vecchio cuore di Silente stava piangendo con lei, sanguinando di colpa grido dopo grido.

- Non può lasciarglielo fare, professore - mormorò Tonks con la gola in fiamme e gli occhi lucidi dopo diversi minuti. Le gambe tremarono un'altra volta e si ritrovò in ginocchio davanti alla scrivania di Silente. Non riuscì a trattenersi oltre e scoppiò a piangere, mentre una parte del suo cervello si faceva inondare dalla vergogna.

- Me lo uccideranno... - riuscì a dire, fra un singhiozzo e l'altro. - La prego, professore... me lo uccideranno... -

Silente si alzò, girò attorno alla scrivania e si chinò lentamente accanto a quella giovane straziata dall'Amore e dalla Guerra. La strinse forte a sé, con la mente carica di domande senza risposte, e le accarezzò delicatamente i capelli grigi per un'ora che sembrò durare un'eternità.

Se in quell'eternità aveste potuto sbirciare attraverso le finestre dell'ufficio del Preside di Hogwarts, così come ho potuto fare io, non avreste potuto impedire a quell'immagine di soffocarvi l'anima di pianti silenziosi e sorrisi commossi.

°°°°°°°

 

 

Remus Lupin si sentiva nudo senza la propria bacchetta. Cercava di mantenere un'andatura rapida e disinvolta anche fra le sterpaglie dei boschi di Jura, illuminato solo dalla fievole luce di un quarto di luna. Lanciò un rapido sguardo carico di rancore verso l'astro e per la prima volta nella sua vita, si lasciò guidare dal lupo con cui condivideva l'esistenza.

Chiuse gli occhi e tentò di orientarsi con l'istinto animalesco che teoricamente avrebbe dovuto possedere da decenni. L'idea fu pessima quanto il risultato: Remus Lupin era un licantropo quanto poteva esserlo un orologio a cucù e i suoi sensi di lupo non solo scarseggiavano, ma mancavano addirittura. Si chiese come avrebbe potuto sopravvivere nel clan di Jura, quando neppure era in grado di trovarlo. Pensò di sedersi su un masso a pochi passi da lui per recuperare le forze perse durante il viaggio, quando una luce accecante lo investì in pieno, riflettendo la sua ombra fra le radici degli alberi.

Benvenuto nella tana del lupo, umano. - disse una voce avida alle sue spalle.

°°°°°°°









Un gigantesco grazie a tutti, e al prossimo capitolo.

Trick




   
 
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