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Autore: A r l i e    16/09/2012    3 recensioni
[Incompleta]
Questa è la mia prima long in questo fandom dedicata sempre a Sol F Jones e a Sery_Vargas.
La ff è ambientata nel 1846 durante la "Grande carestia irlandese"
[Personaggi Principali: Alfred F. Jones/America e Sol Miller (una ragazza irlandese immigrata in America) Serafina (italiano immigrata in America)
[Personaggi Secondari: Erin Miller (sorella minore di Sol) Matthew Williams/Canada Romano Vargas/Italia del Sud
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Canada/Matthew Williams, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Quando succede qualcosa...

E così, Sol, anche se di mala voglia, appena si riprese del tutto dalla sua influenza, cominciò a lavorare, come cameriera per America!
Non le era mai piaciuto ricevere ordini dagli altri, e questo chi la conosceva lo sapeva bene, ma in quel periodo, non poteva di certo rinunciare ad un lavoro offerto da una nazione, solo perché odiava essere comandata.
Si deve precisare  però, che Alfred, era pur sempre il rappresentante dell’America, ovvero la nazione della giustizia e della libertà, raramente dava ordini, e avvolte si rimboccava le maniche, e aiutava il personale domestico. Infatti un giorno…
-Ehi! Sol!-  America, richiamò la nuova arrivata, destandola da una conversazione con la sua “collega” Serafina.
Al sentire la voce della nazione,  l’irlandese si voltò di scatto -Cosa c’è?!-  chiese leggermente allarmata, notando che nel tono dell’americano, traspariva una lieve nota di tristezza.
-Volevo sistemare il mio sgabuzzino , magari potresti darmi una mano…-
Serafina, che in quel momento stava sorseggiando il suo caffè, prettamente italiano, lo sputò tutto mandando a  far benedire, la sua finta compostezza -Non ci posso credere!- sibilò.
-Tutto bene Sery?!- chiese la ragazza dai capelli mori,  notando la reazione dell’italiana.
-Benissimo…non badare a me- rispose, cominciando a ripulire uno dei suoi tanti disastri.
In realtà le sembrava strano che Alfred, avesse chiesto a Sol di aiutarlo a sistemare il famoso sgabuzzino, il luogo in cui nessuno poteva accedere! Inoltre lei era nuova in quella casa, perché avrebbe dovuto scegliere proprio lei, per questo prezioso incarico?!
Beh, forse un motivo c’era! Tra i due scorreva un certo feeling , si capivano al volo, e avevano molti aspetti dei propri caratteri in comune.
Nonostante ciò…Serafina, li osservava ancora stupita, allontanarsi insieme, verso la stanza dei misteri…ehmmm volevo dire il ripostidio delle scope….ahhhhh non è giornata….il luogo occulto…o meglio
quel luogo a tutti sconosciuto.
La servitù, amava però fantasticarci sopra…il maggiordomo di casa infatti, narrava strambe leggende su quel luogo, che alla giovane Serafina mettevano i brividi, solo a pensarci. In quei momenti, un Romano portatile, le sarebbe stato molto comodo…ok, sto sparando cavolate…meglio cancellare quest’ultimo pezzo.

**Hetalia**

Polvere, ragnatele, muffa, odore stagnante,  buio erano queste le prime parole che venirono in mente a Sol, alla vista dello sgabuzzino di America.
-Ho deciso di darci una bella ripulita…vorrei sbarazzarmi di tutte queste cianfrusaglie- le spiegò, Alfred, accendendo una candela, per far luce.
-Capisco…- commentò l’irlandese, inoltrandosi nell’oscurità, con l’accortezza di tastare tutto ciò che le capitava sotto il naso –Ci metteremo almeno due giorni per sistemare tutto! Da dove cominciamo?!-
Con il suo solito sorriso rassicurante ed allegro, la nazione, sollevo un enorme baule, e lo poggiò “delicatamente” su di un vecchio tavolo in legno, aizzando un enorme nuvola polvere –Cominceremo da questo!- tossicchiò, coprendosi il naso e la bocca con la mano.
Sol, incuriosita, aprì il baule e vi curioso dentro, affondando le mani, tra le miriadi di oggetti avvolte soffici, alcuni duri, altri spigolosi e altri ancora tondeggianti , mentre America la osservava perplesso. La conosceva da poco, ma sembra essere più curiosa dell’autrice alle volte.
-Wow! Che carino!- esclamò entusiasta, cacciando dall’enorme contenitore, un fucile per poi puntarlo proprio contro Alfred, che (non più perplesso) indietreggiò di qualche passo. –Cosa vogliamo fare con questo?!Lo buttiamo?! -
America, osservò crucciato l’arma che impugnava l’irlandese –Risale alla guerra d’indipendenza…- pensò ad alta voce con lo sguardo perso nel vuoto, mentre la voce di Arthur, risuonava nei suoi pensieri.
Era lì, inginocchiato davanti  a lui, con il viso coperto da una mano. Singhiozzava, Inghilterra. Stava male. Stava male per lui.
 -Qui è un po’ graffiato…- notò  Sol.
La pioggia che bagnava entrambi,  rendeva tutto più triste, anche se l’America aveva fatto un  grande passo avanti, Alfred, alla vista della nazione che l’aveva cresciuto, in quello stato, gli si formò un groppo alla gola. Tutti avrebbero ricordato quel giorno come la liberazione dal dominio  inglese persino America, e di questo ne era convinto, ma sapeva che anche che da quel giorno in poi, non avrebbe più visto arrivare il suo fratellone, nella sua nazione.
-Buttalo!-ordinò secco.
Il tono utilizzato, non piacque affatto a Sol, che con fare arrogante, butto il fucile a terra,  tenendo lo sguardo fisso nelle iridi azzurre della nazione –Agli ordini padrone! Detto fatto!- ringhiò, indicando orgogliosamente il punto in cui, aveva fatto lasciare cadere l’arma.
-Hai frainteso Sol! Io ho detto di buttarlo, ma non a terra!- cercò di spiegargli America, che come al solito, non aveva capito la reazione della ragazza, che a quelle parole, prese nuovamente il fucile e lo lanciò su una poltrona mal ridotta, lì vicino.
-Contento adesso?!- chiese continuando a non distogliere lo sguardo dagli occhi di Alfred, che stavolta  la guardavano confusi.
-Forse non hai capito…-continuò imperterrito ridacchiando, facendo confondere anche Sol.
L’espressione della ragazza, infatti, tramutò da crucciata a confusa o quasi sbalordita “Ma ci fa, o ci è?!” si chiese tra se e se –“coff coff” vuoi buttarlo, allora?!- chiese addolcendo il tono di voce.
Sul  volto d’America, comparve nuovamente quel sottile velo di tristezza, che in un certo senso cambiava l’aspetto della nazione - Non so che farmene, risale alla guerra d’indipendenza  è un po’ vecchiotto, non credi?- domandò, avvicinandosi  alla poltrona.
-Ma è pur sempre un ricordo, giusto?!Quel giorno è stato speciale per te, vero?!-
La nazione dai capelli color grano, prese il fucile e si sedette sul pavimento, iniziando a fissarlo -Lo terrò!- disse sorridendo
- In realtà non volevi neanche buttarlo…vero?!- gli chiese, Sol, sedendosi accanto.
-In realtà non voglio buttare via niente, ogni volta che ci provo…non ce la faccio-
La situazione stava prendendo  una piega malinconica. Erano seduti  vicini, sul freddo pavimento di quella  stanza, piena di ricordi, dove Sol aveva scoperto un lato più maturo dell’ingenuo America. Dove la scintilla schioccò, facendo avvicinare la mano della a quella posata sull’arma della nazione.
A quel tocco gli occhi chiari della nazione si spalancarono, per poi posarsi sulla sua mano,che prese a stringere leggermente quella dell’irlandese.
Poteva sembrare  un semplice gesto, ma all’interno di esso era rinchiuso qualcosa di molto più forte e profondo.
Sol, ritirò subito la mano, arrossendo lievemente –Adesso…adesso cosa facciamo?!- balbettò.
Ed ecco che l’America che tutti conosciamo comparve nuovamente, insieme a quel sorriso raggiante e allegro, che tanto piaceva a Sol -Adesso , lasciamoci il passato alle spalle! Come avevo previsto, non ho buttato niente, sono troppo legato a questi ricordi…Poi ho molta fame! Andiamo a mettere qualcosa sotto i denti?!- chiese, alzandosi porgendo la  mano alla mora per aiutarla a farla alzare.
-Certo!- esclamò, afferrando la mano della nazione, per poi darsi un piccolo slancio per alzarsi, ma…non aveva calcolato la forza di America, che non dosò la sua forza.
E quale fu il risultato?! Semplice! Entrambi si ritrovarono a terra. Alfred steso e Sol a sopra lui, a cavalcioni.
Era più che logico, quindi che ambi due, arrossirono nuovamente.

**Hetalia**

Allarmata più che mai, Serafina, corse verso Sol appena tornata dallo sgabuzzino , per poi stritolarla in un abbraccio –Cosa ti è successo?! Hai visto il fantasma di Cristoforo Colombo! Vero?!-chiese, stringendola più forte che poteva.
“Fantasma?!” – Ehi,ma come ti viene in mente una cosa del genere?!- chiese alquanto confusa Sol, cercando di liberarsi dalla morsa ferrea dell’amica.
Quasi con le lacrime agli occhi, si stacco dall’irlandese –Il maggiordomo mi ha raccontato tutto! Nello sgabuzzino c’è il fantasma di Cristoforo Colombo! Ti ha fatto del male?!- chiese imperterrito.
-Sto benissimo!-
-Davvero?!-
-Meglio di così!- rispose, sorridendo allegramente, facendo una giravolta su se stessa.
La bionda osservo la ragazza, con fare sospettoso –Adesso ho capito, cara la mia Sol!  È successo qualcosa con America, nello sgabuzzino!- ipotizzò maliziosa, destando Sol dalle sue giravolte.
-Cosa intendi dire?!-
Con uno sguardo alla Francis Bonnefoy, Serafina (Sery mi ucciderà dopo questa paragone), cominciò a dare delle piccole pacche sulle spalle della mora –Lo sai benissimo cosa intendo dire- gli intimò.
Dal canto suo,  l’irlandese prese a grattarsi la nuca pensosa – No, non lo so!-
La ragazza, sospirò spazientita –Ok, non vuoi dirmelo! Posso capirlo! Ma siccome ti considero un’amica, sarò io a raccontarti cosa è successo a me tempo fa- disse, portando fieramente le mani alla vita.
-Ehmm…ok!- rispose confusa più di prima, la mora, che prese posto su una sedia, accavallando le gambe.
Serafina si schiarì la voce è cominciò a raccontare –Quella sera…-


…L’unico rumore percepibile, era il fruscio del vento che spostava le foglie lentamente,…o almeno finché non si udì il cigolio della porta che pian piano si apriva.
Naturale allora, la reazione di Serafina, che rannicchiata tra le soffici coperte, si subito izzo a sedere.
-Chi diavolo sei?!- chiese, osservando impaurita, la sagoma di un ragazzo che si avvicinava man mano al suo letto, lacerando l’oscurità.
Niente, non rispondeva.
Il cuore dell’italiana cominciò a battere freneticamente, mentre la figura continuava ad avanzare silenziosamente, fino a fermarsi accanto al letto per poi buttarsi sopra a peso morto, affondando la testa tra i cuscini.
-Buonanotte- borbottò.
Quella era la voce di Lovino, ma cosa ci faceva nella stanza di Serafina alle due del mattino?!
-Lovino Romano Vargas! Sei impazzito?! Mi hai fatto prendere un colpo! Per poco non mi veniva un infarto!- gli urlò contro la bionda, scendendo dal letto, su cui si era appena stesa la nazione.
-Buonanotte- ripeté imperterrito il castano, rimanendo con il viso nascosto tra i cuscini.
-Stai scherzando vero?!-
-Buonanotte-
Imbarazzata, Serafina salì nuovamente sul letto, inginocchiandosi al lato di Romano-Chiariamo un concetto: Io e te non possiamo dormire insieme!-spiegò, mentre sentiva le sue gote andare a fuoco.
-Buonanotte- fu la risposta che ricevette in cambio.
Da dolce e gentile, il tono dell’italiana diventò scontroso e irritato -Scendi dal mio letto- gli ordinò spazientita, stuzzicandolo ticchettando l’indice con pressione, sulla schiena della nazione, che convinto più che mai, rispose con un NO secco.
“Perché non capisce” rassegnata, Serafina, con un filo di voce, cominciò a parlare del problema che si sarebbe venuto a creare se quella notte avrebbero condiviso lo stesso letto -Sai che se dormiamo insieme…beh ecco…potrebbe succedere qualcosa…soprattutto dopo quel bacio!-
Romano, alzò il viso, e si voltò verso la ragazza, mettendosi supino,  facendo pressione sui gomiti-Infatti io dormirò sul letto, e tu ti trovi un altro posto! - rispose
Ma l’italiana era fin troppo orgogliosa per accettare un simile compromesso -Cosa?! Credi che mi farò mettere i piedi in testa da te solo perché sei una nazione?!-  gli chiese, socchiudendo gli occhi, avvicinando  il suo viso a quello  del moro.
-S-se è questo quello che vuoi…- balbettò, cercando di mantenere il classico tono scontroso e cinico, ma con quella ragazza,  gli veniva  più che difficile.
-No, non è questo!- e con un rapido gesto, afferrò il famoso ciuffo della nazione, ancora attontita , dalla poca  distanza che li separava! –Scendi o sai già cosa ti farò…-
-No, non puoi farlo!- pigolò afferrando il polso della bionda. –Scendo solo se tu lasci questo benedetto ciuffo! Maledizione!-
Serafina, ghignò soddisfatta,  mollando il ciuffo,  ma non si era accorta che in tutto ciò, era arrivata a mettersi a cavalcioni su Romano.
Entrambi arrossirono,  dimenticando il battibecco appena concluso.
“Dannazione, potevo stare più attenta!” pensò, togliendosi immediatamente da sopra il ragazzo, ancora ammutolito.
-Non dovevi scendere?!- chiese rannicchiandosi ad un angolino del letto.
Romano rimase in silenzio per qualche istante, ascoltando il battito accelerato del suo cuore  “Cosa cazzo mi prende?!” si chiese –Il fatto è…che non voglio-
-Neanche io…- confessò la ragazza.

**Hetalia**

Il  cinguettio degli uccelli, che svolazzavano da un ramo all’altro, fuori dalla dimora dei Vargas,fece svegliare Serafina, che rannicchiata su di un lato, godeva della soffice e delicata luce mattutina.  (Ma quale ciguettio! Qui ci vuole il mio megafono! NdCampania) (Vedi di tornartene nella tua storia!!!!Ora!!! NdAutrice)
Accanto a lei, Romano, le aveva cinto la vita con un braccio, mentre aveva affondato il viso tra i sui capelli biondi.
“Ne è valsa la pena…” ridacchio tra se e se, accarezzando la mano della nazione, poggiata sul suo ventre.


Tutto era perfetto,  era tutto fantastico , ma una voce femminile interrupe i suoi pensieri:-Maledizione! Ho finito i pop corn!-  seguita a sua volta da una maschile : -Tieni questi!-
Ricordare quei momenti,  metteva sempre di buon umore Serafina, il problema però era che la trasportavano in un universo parallelo, sembrava quasi assente, mentre ne parlava, infatti non si era resa conto che Sol e America, la osservavano, pendenti dalle sue labbra con tanto di pop corn e coca cola in mano.
-E poi cosa è successo?!- chiese ingenuamente Alfred, mentre si tracannava la sua coca cola!
Sol scosse leggermente il capo –E ovvio no?! Si sono alzati e sono andati a fare colazione- ipotizzò, sfoggiando un ingenuità pari a quella della nazione.
Le guancie di Serafina, presero a colorarsi pesantemente “perché sono sempre così distratta” pensò, afferrando l’enorme scopone appoggiato al muro.
-Bene, Sol! Adesso, perché non riprendiamo le pulizie eh?!- disse sforzando un sorriso, mentre lanciava occhiate verso America, sperando che l’irlandese capisse che davanti a lui, non le andava di parlare.
Dal canto suo, Sol, si alzò, e la seguì nella stanza di fianco, dove…
-Ma come ti salta in mente! Perché non mi hai avvisata che accanto a te c’era anche Alfred?!- chiese, scuotendola combulsivamente per le spalle.
-Ehi! Calmati! Credevo che te ne eri resa conto! Scusa ma avevi gli occhi aperti! Lo tenevi sotto il naso!- si  giustificò Sol, oramai abituata alle scotolate della sua collega.
Serafina, si calmò prendendo un profondo respiro , seguito da una risatina imbarazzata  -Devo lavare le tende…già, già- e fece per allontanarsi, lasciando una perplessa Sol, con lo scopone in mano.
   
 
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