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Autore: Jaccquelyn    16/09/2012    10 recensioni
Ognuno vive a modo proprio, siamo noi a decidere cosa fare di noi stessi.
Eppure a volte questo non è possibile e vieni costretta a seguire dei severissimi codici.
Ma c'è sempre un modo per esprimersi, bisogna solo trovarlo.
Così, quando lo scopri, capisci qual'è il tuo ruolo nel mondo.
Ma cosa succede se ti fidi delle persone sbagliate?
Se tutta la tua esistenza viene scombussolata, con poche parole?
Nella vita reale, non in quella dei film, c'è davvero un lieto fine?
E c'è posto,in tutto questo, per l'amore?
Genere: Azione, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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-Zayn!- si gira lentamente verso di me e sorride. Non subito, prima mi scruta in volto, poi sorride, quasi rassegnato. –Devo parlarti.- gli dico, quando siamo vicini.

-D’accordo.- mi risponde lui piano.

Lo conduco fuori dalla piazza dove eravamo, fino ad arrivare agli alberi. Supero anche quelli e mi fermo solo in una piccola radura, dove possiamo sederci e parlare tranquillamente. Ed è proprio quello che dobbiamo fare: parlare tranquillamente. Perché argomenti così sottili, non si possono dire in cinque secondi, di fretta e furia. In fondo, gli sto per annunciare che la sua città sarà distrutta.

-Liam e Buck- inizio, digrignando i denti mentre pronuncio i loro nomi. –Mi hanno detto che missione facevano.- Zayn annuisce assorto, capendo che è essenziale che sia concentrato, mentre parlo. –Loro… hanno fatto un patto. Con la Turchia, che è il nemico.-

-Perché?- mi chiede Zayn spalancando gli occhi inorridito, ma senza scomporsi e tenendo un tono calmo.

-Hanno pensato fosse necessario. Per mettere in atto un loro piano.-

-Ovvero? Arriva al dunque, per favore.-

-Vogliono distruggere Holmes Chapel.- dico, usando la stessa espressione di Liam. Distruggere. Definitivamente. 

Zayn non dice niente, fissa il mio viso, ma non sta guardando me. Ha gli occhi persi nel vuoto, caretteristici di qualcuno che sta pensando intensamente a qualcosa.

-Perché?- mi chiede di nuovo.

-Pensano che così saremo… più ‘liberi’, diciamo.-

-E tu cosa ne pensi?-

-Credo che sia un’idiozia!- esclamo. –Non è una ragione sufficiente per uccidere tutti!-

-Si, è vero. Ma c’è qualcuno cui tieni davvero, in questa città?- mi prendo qualche secondo per pensare. Però non sto riflettendo sulla domanda in sé, cioè se tengo a qualcuno, ma su ciò che questa sottintende. Sta cercando di farmi cambiare opinione, anche lui pensa che sia meglio distruggerla. Che razza di gente frequento, io?!

-Li sostieni? Pensi davvero che questo servirà ad aggiustare qualcosa?-

-Non lo so e per fortuna non sono io a decidere se farlo o no. Eppure penso che sarà un grande miglioramento. Insomma, pensa bene a questo posto, non potremo mai essere felici qua!-

-Davvero non ti mancherà niente… o peggio, nessuno?- gli chiedo in un sussurro.

-Beh, in effetti, il mio cane…-

-Tu non hai un cane.- lo interrompo velocemente. Non possiamo averne.

-Si, vive nei boschi. Gli ho costruito una specie di cuccia. Vado a trovarlo e lo nutrisco, mi mancherà tantissimo.- Possibile che soffra più a pensare al suo cane morto che alla sua sorellina messa a tacere dopo pochi mesi di vita? Davvero noi umani siamo talmente senza cuore da preferire salvare un cane, piuttosto che un nostro pari? Con questo non penso che i cani, in generale, non vadano amati, ma come preferire salvare la loro vita piuttosto che quella umana?

Saluto velocemente Zayn e vado a casa per la cena.

Ora sono l’esatto opposto di quello che ero stamattina. Adesso anch’io inizio a pensare che sia una cosa buona. Perché nessuno di noi si merita la vita.

Nessuno che desidera la morte di qualcun altro, o che non voglia impedirlo, merita di vivere. E sono sicura che in questa città tutti, dal primo all’ultimo, se fossero stati in Zayn mi avrebbero risposto la stessa cosa. Che era meglio così e gli dispiaceva solo per il cane. Perché tanto loro si salvavano, cosa gli importava?

Questi ragionamenti non fanno davvero una piega. Importa eccome, se si tratta di vite umane, nostri simili. In questo momento provo odio profondo per tutta la razza umana, alla quale appartengo.

Però neanche ora, se ci rifletto, studierei un complotto per uccidere tutta la mia città. In effetti, non ucciderei neanche una persona innocente, neanche una. È contraddittorio, giacchè sono un soldato a tutti gli effetti. Ma quando vado in guerra, o nelle missioni, non ho altra scelta. O uccido loro o loro uccidono me.

Nella vita ‘reale’, fuori dal campo di battaglia, non si ragiona così. Perché nessuno è pronto a ucciderti da un momento all’altro, la scelta la hai, eccome se la hai.

 

Dopo cena entro nella mia camera. Però non aspetto che si facciano le nove e mezzo per uscire, mi calo dalla finestra e corro per la via. Lancio dei sassolini alla finestra di Zayn, e, quando spunta il suo volto, gli mimo di scendere.

-Non me ne frega quello che pensi tu. Dobbiamo fare qualcosa.- gli dico velocemente e a bassa voce. Lui ci pensa su, valutando le mie parole e ciò che potrebbero comportare.

-Cosa?- scandisce lentamente, guardandomi negli occhi.

Si, bella domanda. Che cosa possiamo fare? Dobbiamo impedire che la Turchia bombardi Holmes Chapel. Che cosa possiamo fare?

A un tratto ho un’idea e mi chiedo come ho fatto a non pensarci prima.

-Andiamo in Turchia.- dico, come se fosse la cosa più ovvia e semplice del mondo.

Non mi risponde, ma la luce nei suoi occhi e il sorriso sulle sue labbra mi dicono che vuole farlo. È la sua prima missione e la fa anche senza autorizzazione, penso distrattamente. Forse gli piace di più così. Ma la verità è che non so neanch’ io in cosa ci andremo a cacciare.

 

Entriamo al comando e non troviamo nessuno, per fortuna. È troppo presto, infatti.

-Nell’armadietto di Buck potremmo trovare qualcosa che ci servirà.- dico a Zayn.

-Perché io non ho un armadietto?- mi chiede lui.

-Solo Buck e Phillips l’hanno.- e il motivo è evidente, anche se devo comunque spiegarglielo. Phillips è il capo, quindi deve avere un posto per conservare tutti i file delle missioni da fare e già fatte. Buck ci mette i fogli con i suoi appunti riguardo i ragazzi che segue.

Sull’armadietto c’è un codice che si deve inserire per farlo aprire, ovviamente io lo so.                       È il giorno in cui Phillips l’ha incontrato: 04/11/2002, ma il codice è di quattro cifre quindi inserisco 4112 e lo accetta. Me l’aveva detto tempo fa, quando gli serviva che gli portassi un foglio. Vediamo, appunto, tantissimi fogli pieni di nomi e di scritte. E tra questi non si può non vedere una cartella gialla, che si distingue dal resto.

Do una fugace occhiata a Zayn e la apro. C’è un indirizzo e il nome dell’uomo con cui hanno organizzato tutto. Perfetto, basta questo.

-Te la senti?- chiedo a Zayn, chiudendo la cartella velocemente.

-Facciamolo.- mi risponde lui con un sorriso.

Trascrivo i dati su un foglio bianco e ripongo tutto in modo che non si capisca quello che abbiamo fatto.

Poi prendo delle armi e due giubotti anti-proiettile che indossiamo.

Quando siamo sul treno, chiedo a Cesar di portarci in Turchia. Secondo me lui vive qui dentro, ogni volta che vengo c’è sempre. È possibile che ci sia anche il pomeriggio.

-Aspettaci dopo, non andare via finchè non torniamo.- dico a Cesar. Quando si fanno missioni non autorizzate è bene andare solo con Cesar, che rispetta il segreto. Giordan dice tutto a Phillips e poi sono guai.

Quando arriviamo, ci troviamo proprio in un accampamento di soldati, quindi qui vicino ci deve essere il luogo di battaglia.

Dobbiamo andare subito via, anche se loro non sanno che siamo inglesi, non possiamo rimanere qui.

Quello che penso è confermato da un soldato turco che ci vede e urla: - Defol buradan, çocuklar! -

Non capisco niente di quello che dice, ma il gesto che fa con le mani è palese: non possiamo trattenerci oltre. Corriamo via e cerchiamo di capire esattamente dove siamo. Secondo le informazioni di Buck il luogo dove dobbiamo andare non è molto lontano da qui, quindi ci incamminiamo.

-Cosa vuoi fare, precisamente?- mi chiede Zayn, quando siamo fuori dall’edificio.

-Provare a trattare, credo…- gli rispondo titubante.

-E se non funziona?-

-Combattiamo.-

Entriamo nell’edificio che, all’interno, è tutto bianco, il che lo rende molto luminoso. Ci avviciniamo a una signorina per chiederle se sa dov’è Güçlü, e lei ci dice di andare fino all’ultimo piano, dove c’è il suo ufficio.

Non prendiamo l’ascensore per colpa mia, che per qualche motivo non mi fido, quindi facciamo sette piani a piedi e all’arrivo siamo sfiniti. Busso decisa alla porta del signor Güçlü ed entro.

Essendo il capo di tutta questa missione, lo avevo immaginato vecchio e pieno di rughe sulla fronte. Con un’espressione costantemente riflessiva e l’aspetto di chi ne ha passate tante.                                                                                                                                                                   Invece ci troviamo davanti ad un uomo giovane, una trentina d’anni al massimo, dall’aspetto forte e vigoroso. I folti capelli neri sono laccati all’indietro e gli occhi ridotti a due fessure, mentre ci scrutano. Si alza e penso che sarà circa un metro e ottanta, e che peserà molto. Perché ha tantissimi muscoli ben sviluppati.

Non sorride mentre ci dice: - Sen de kimsin? Siz ne yapıyorsunuz?-

Ovviamente non capisco ciò che ha detto, ma per aver parlato con Liam e Buck deve conoscere anche l’inglese. –Puoi parlare in inglese?- gli chiedo.

-Siete inglesi?- mi risponde lui sospettoso, nella mia lingua.

-Amici di Liam e Buck, penso che lei li conosca.- l’espressione sul suo viso si alleggerisce. –Certo. Allora, cosa volete?-

-Annullare tutto.-

-Cosa?!- chiede Güçlü spalancando gli occhi di scatto.

-C’è stato un cambio di programma. Voi avete fatto ciò che volevate, adesso non vi chiediamo niente in cambio. Non dovete più farlo, semplice.- sono io a parlare, ma non ce la farei se Zayn non mi tenesse stretta la mano per rassicurarmi. E per darmi forza. –I tuoi amici sanno che siete qui?-

-Si, ci hanno mandato loro. E dobbiamo tornare tra poco.-

-Bene. Andate pure, allora. Annullo tutto, come richiesto.-

-Arrivederci.-

-No, non ci rivedremo. Ricordate che il patto è finito.- dice Güçlü e prima di chiudere la porta sussurra velocemente qualche altra cosa in turco che non capisco.

Guardo Zayn soddisfatta e lo abbraccio fortissimo, ci siamo riusciti!

Ce l’abbiamo davvero fatta ed è andato tutto liscio come l’olio! Neanche un imprevisto, niente! E’ stato semplicissimo.

Usciamo da quell’edificio e ci dirigiamo nuovamente verso il treno, per tornare a casa. Se siamo fortunati, arriveremo al comando prima ancora che ci sarà Phillips. E gli altri due.

Ma non può andare tutto bene: liscio come l’olio, ma quando mai? Nessuna missione è stata così semplice, doveva esserci un intoppo, no? Beh, in questo caso è che abbiamo sbagliato strada e ci troviamo sul campo di guerra, tra i soldati che combattono.

-Prendi il fucile e fai quello che faccio io!- urlo a Zayn. Una scarica di adrenalina mi attraversa il corpo e mi fa pulsare forte le vene. Inizio a correre cercando tenendo alto il fucile, poi arriva una serie di colpi diretti a noi. Rotolo per terra, salto e mi scanso in qualsiasi modo. Però tiro anch’io. Non contro i nostri, perché sarebbe inutile, ma contro i Turchi. Quando gli inglesi vedranno che siamo dalla loro parte smetterano di puntare a noi e a quel punto avremo un solo nemico comune.

- Onları öldürmek! – gridano i Turchi. - Onları öldürmek! –

Guardo un soldato inglese e dopo qualche secondo questo mi fa cenno di avvicinarmi, così corro da lui, seguita da Zayn. –Perché siete qui?- sbraita il soldato.

-Non c’è tempo per spiegare, dobbiamo andare via!- ribatto io velocemente. Non so perché lo faccia, non so perché si fida. Eppure ci dà una scorta e questi ci accompagnagno fino al treno. Ne muoiono due.

Ma noi siamo sani e salvi. Magari non proprio sani, poiché, girandomi verso Zayn, vedo che gli sanguina il braccio.

 

Ogni tanto al comando guardiamo dei film, nel tempo libero. Beh, in realtà soprattutto di guerra, per ‘abituarci’ (anche se nessuno di questi può minimamente avvicinarsi alla vera distruzione che essa porta). In questi film, in situazioni analoghe alla nostra, ora che stiamo scendendo dal treno, i protagonisti camminerebbero con la schiena eretta, i capelli scompigliati perfettamente dal vento e un’espressione soddisfatta sul volto. Noi siamo tutt’altro. Il mio viso è preoccupato, quello di Zayn sofferente. Lui è piegato dal dolore al braccio, perché è la sua prima ferita ed io cerco di distrarlo. Il vento non c’è.

 

Al comando ancora non sono arrivate molte persone, quindi andiamo indisturbati verso ‘l’ospedale’. Lì ci togliamo i giubbotti, posiamo le armi e torniamo normali, poi chiamo una dottoressa per fargli visitare il braccio di Zayn.

-Lei esca, per favore. Dopo lui la raggiungerà tranquillamente.- mi dice la donna.

-D’accordo.-

Stavolta c’è molta più gente, compreso Phillips. Compresi Liam e Buck. Loro non sanno ancora niente, credo. Ma non voglio rovinargli la sopresa, anche se devo ammettere che non vedo l’ora che lo scoprano.

Gli rivolgo un grande sorriso, poi vado a sedermi.

-Leena, vieni anche tu.- mi dice Phillips riguardo alla missione del giorno. No, proprio no. Dopo tutto quello che ho fatto, non ce la faccio a fare un’altra missione oggi.

-Scusa Phillips, oggi non ce la faccio.- gli rispondo. Lui annuisce e se ne va seguito dagli altri e da Liam e Buck.

È così che hanno fatto anche loro? Ogni volta che sono andati in Turchia per organizzare il piano, hanno semplicemente detto a Phillips che non volevano fare la missione? Li immagino già…

‘Ragazzi, voi in missione.’

‘Scusa Phillips, non ce la facciamo. Faremo allenamento per un po’.’

E Phillips, come con me, ci ha creduto. Perché non farlo, contando che sono i suoi migliori soldati? Peccato che siano dei traditori.

Non vado neanche all’allenamento oggi. Aspetto al comando finchè Zayn non esce dall’ospedale e dopo stiamo un po’ insieme lì. Lui è eccitatissimo per la sua prima missione e pensa anche che sia magnifico che ci curino così in fretta.

 

Buck e Liam tornano giusto in tempo per andare a casa. La campana suona.

Si scambiano uno sguardo d’intesa, senza sorridere, poi mi guardano. Io, d’altra parte, gli lancio un sorriso enorme. Mi guardano interrogativi e, sotto il loro sguardo, mi arrampico sulla corda.

Esco dal buco dietro l’albero e mi affaccio sulla realtà. Si, sulla realtà. Non su una nuova realtà, perché è sempre la stessa. Ogni cosa è al suo posto, come pensavo. Come deve essere.

Quando mi sposto sale immediatamente Liam, seguito da Buck, poi da Zayn. Immaginavo che fossero stati loro i prossimi a venire, ma, mentre Zayn mi affianca, gli altri due mi guardano in un modo tale che potrebbero incenerirmi.

-Che è successo?- mi chiede Liam a denti stretti.

-Niente, non vedi? È tutto al proprio posto. Non è successo proprio niente, e niente doveva succedere.- rispondo io tranquilla, con un sorriso e una scrollata di spalle.

-Non credere che sia finita qui. Contatteremo di nuovo i Turchi, qualsiasi cosa tu abbia fatto o detto sarà annullata, dalle nostre parole. Se non è oggi sarà domani, altrimenti tra due giorni. Succederà, Leena.- per qualche motivo, il fatto che mi abbia chiamato con il mio soprannome, ora che lo considero niente più di un essere –perché non sono sicura che sia umano- mi fa imbestialire. Tiro Zayn con me e vado via.

   
 
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