-Zayn!-
si
gira lentamente verso di me e sorride. Non subito, prima
mi scruta in volto, poi sorride, quasi rassegnato. –Devo
parlarti.- gli dico, quando siamo vicini.
-D’accordo.-
mi
risponde lui piano.
Lo
conduco fuori dalla piazza dove eravamo, fino ad arrivare agli alberi.
Supero
anche quelli e mi fermo solo in una piccola radura, dove possiamo
sederci e
parlare tranquillamente. Ed è proprio quello che dobbiamo
fare: parlare
tranquillamente. Perché argomenti così sottili,
non si possono dire in cinque
secondi, di fretta e furia. In fondo, gli sto per annunciare che la sua
città
sarà distrutta.
-Liam e
Buck- inizio,
digrignando i denti mentre pronuncio i loro nomi. –Mi
hanno detto che missione facevano.- Zayn
annuisce assorto, capendo che è essenziale che sia
concentrato, mentre parlo. –Loro…
hanno fatto un patto. Con la
Turchia, che è il nemico.-
-Perché?-
mi
chiede Zayn spalancando gli occhi inorridito, ma senza
scomporsi e tenendo un tono calmo.
-Hanno
pensato fosse necessario.
Per mettere in atto un loro piano.-
-Ovvero?
Arriva al dunque, per
favore.-
-Vogliono
distruggere Holmes
Chapel.- dico,
usando la stessa espressione
di Liam. Distruggere. Definitivamente.
Zayn
non dice niente, fissa il mio viso, ma non sta guardando me. Ha gli
occhi persi
nel vuoto, caretteristici di qualcuno che sta pensando intensamente a
qualcosa.
-Perché?-
mi
chiede di nuovo.
-Pensano
che così saremo… più
‘liberi’, diciamo.-
-E tu
cosa ne pensi?-
-Credo
che sia un’idiozia!- esclamo. –Non
è una
ragione sufficiente per uccidere tutti!-
-Si,
è vero. Ma c’è qualcuno cui
tieni davvero, in questa città?- mi
prendo qualche secondo per pensare. Però non sto riflettendo
sulla domanda in
sé, cioè se tengo a qualcuno, ma su
ciò che questa sottintende. Sta cercando di
farmi cambiare opinione, anche lui pensa che sia meglio distruggerla.
Che razza
di gente frequento, io?!
-Li
sostieni? Pensi davvero che
questo servirà ad aggiustare qualcosa?-
-Non lo
so e per fortuna non sono
io a decidere se farlo o no. Eppure penso che sarà un grande
miglioramento.
Insomma, pensa bene a questo posto, non potremo mai essere felici qua!-
-Davvero
non ti mancherà niente… o
peggio, nessuno?- gli chiedo in un sussurro.
-Beh,
in effetti, il mio cane…-
-Tu non
hai un cane.- lo
interrompo velocemente. Non possiamo averne.
-Si,
vive nei boschi. Gli ho
costruito una specie di cuccia. Vado a trovarlo e lo nutrisco, mi
mancherà
tantissimo.- Possibile che soffra più
a pensare
al suo cane morto che alla sua sorellina messa a tacere dopo pochi mesi
di
vita? Davvero noi umani siamo talmente senza cuore da preferire salvare
un
cane, piuttosto che un nostro pari? Con questo non penso che i cani, in
generale, non vadano amati, ma come preferire salvare la loro vita
piuttosto
che quella umana?
Saluto
velocemente Zayn e vado a casa per la cena.
Ora
sono l’esatto opposto di quello che ero stamattina. Adesso
anch’io inizio a
pensare che sia una cosa buona. Perché nessuno di noi si
merita la vita.
Nessuno
che desidera la morte di qualcun altro, o che non voglia
impedirlo, merita di vivere. E sono sicura che in questa
città tutti, dal primo all’ultimo, se fossero
stati in Zayn mi avrebbero
risposto la stessa cosa. Che era meglio così e gli
dispiaceva solo per il cane.
Perché tanto loro si salvavano, cosa gli importava?
Questi
ragionamenti non fanno davvero una piega. Importa eccome, se si tratta
di vite
umane, nostri simili. In questo momento provo odio profondo per tutta
la razza
umana, alla quale appartengo.
Però
neanche ora, se ci rifletto, studierei un complotto per uccidere tutta
la mia
città. In effetti, non ucciderei neanche una persona
innocente, neanche una. È
contraddittorio, giacchè sono un
soldato a tutti gli effetti. Ma quando vado in guerra, o nelle
missioni, non ho
altra scelta. O uccido loro o loro uccidono me.
Nella
vita ‘reale’, fuori dal campo di battaglia, non si
ragiona così. Perché nessuno
è pronto a ucciderti da un momento all’altro, la
scelta la hai, eccome se la
hai.
Dopo
cena entro nella mia camera. Però non aspetto che si
facciano le nove e mezzo
per uscire, mi calo dalla finestra e corro per
-Non me
ne frega quello che pensi
tu. Dobbiamo fare qualcosa.- gli
dico velocemente e a bassa voce. Lui ci pensa su, valutando le mie
parole e ciò
che potrebbero comportare.
-Cosa?-
scandisce
lentamente, guardandomi negli occhi.
Si,
bella domanda. Che cosa possiamo fare?
Dobbiamo impedire che la Turchia bombardi Holmes Chapel. Che
cosa possiamo fare?
A
un tratto ho un’idea e mi chiedo come ho fatto a non pensarci
prima.
-Andiamo
in Turchia.- dico,
come se fosse la cosa più ovvia e semplice del mondo.
Non
mi risponde, ma la luce nei suoi occhi e il sorriso sulle sue labbra mi
dicono
che vuole farlo. È la sua prima
missione
e la fa anche senza autorizzazione, penso distrattamente.
Forse gli piace
di più così. Ma la verità è
che non so neanch’ io in cosa ci andremo a
cacciare.
Entriamo
al comando e non troviamo nessuno, per fortuna. È troppo
presto, infatti.
-Nell’armadietto
di Buck potremmo
trovare qualcosa che ci servirà.- dico
a Zayn.
-Perché
io non ho un armadietto?- mi chiede lui.
-Solo
Buck e Phillips l’hanno.- e il motivo è evidente,
anche se devo comunque
spiegarglielo. Phillips è il capo, quindi deve avere un
posto per conservare
tutti i file delle missioni da fare e già fatte. Buck ci
mette i fogli con i
suoi appunti riguardo i ragazzi che segue.
Sull’armadietto
c’è un codice che si deve inserire per farlo
aprire, ovviamente io lo so. È
il giorno in cui
Phillips l’ha incontrato: 04/11/2002, ma il codice
è di quattro cifre quindi
inserisco 4112 e lo accetta. Me l’aveva detto tempo fa,
quando gli serviva che
gli portassi un foglio. Vediamo, appunto, tantissimi fogli pieni di
nomi e di
scritte. E tra questi non si può non vedere una cartella
gialla, che si
distingue dal resto.
Do
una fugace occhiata a Zayn e
-Te la
senti?- chiedo
a Zayn, chiudendo la cartella velocemente.
-Facciamolo.-
mi
risponde lui con un sorriso.
Trascrivo
i dati su un foglio bianco e ripongo tutto in modo che non si capisca
quello
che abbiamo fatto.
Poi
prendo delle armi e due giubotti anti-proiettile che indossiamo.
Quando
siamo sul treno, chiedo a Cesar di portarci in Turchia. Secondo me lui
vive qui
dentro, ogni volta che vengo c’è sempre.
È possibile che ci sia anche il
pomeriggio.
-Aspettaci
dopo, non andare via
finchè non torniamo.- dico a Cesar.
Quando si fanno missioni non autorizzate è bene andare solo
con Cesar, che
rispetta il segreto. Giordan dice tutto a Phillips e poi sono guai.
Quando
arriviamo, ci troviamo proprio in un accampamento di soldati, quindi
qui vicino
ci deve essere il luogo di battaglia.
Dobbiamo
andare subito via, anche se loro non sanno che siamo inglesi, non
possiamo
rimanere qui.
Quello
che penso è confermato da un soldato turco che ci vede e
urla: -
Defol
buradan, çocuklar! -
Non
capisco niente di quello che dice, ma il gesto che fa con le mani
è palese: non
possiamo trattenerci oltre. Corriamo via e cerchiamo di capire
esattamente dove
siamo. Secondo le informazioni di Buck il luogo dove dobbiamo andare
non è
molto lontano da qui, quindi ci incamminiamo.
-Cosa vuoi
fare, precisamente?- mi
chiede Zayn, quando siamo fuori dall’edificio.
-Provare
a trattare, credo…- gli rispondo titubante.
-E se
non funziona?-
-Combattiamo.-
Entriamo
nell’edificio che, all’interno, è tutto
bianco, il che lo rende molto luminoso.
Ci avviciniamo a una signorina per chiederle se sa
dov’è Güçlü, e lei ci
dice
di andare fino all’ultimo piano, dove
c’è il suo ufficio.
Non
prendiamo l’ascensore per colpa mia, che per qualche motivo
non mi fido, quindi
facciamo sette piani a piedi e all’arrivo siamo sfiniti.
Busso decisa alla
porta del signor Güçlü ed entro.
Essendo
il capo di tutta questa missione, lo avevo immaginato vecchio e pieno
di rughe
sulla fronte. Con un’espressione costantemente riflessiva e
l’aspetto di chi ne
ha passate tante.
Invece ci troviamo davanti ad un uomo giovane, una
trentina d’anni al
massimo, dall’aspetto forte e vigoroso. I folti capelli neri
sono laccati
all’indietro e gli occhi ridotti a due fessure, mentre ci
scrutano. Si alza e
penso che sarà circa un metro e ottanta, e che
peserà molto. Perché ha
tantissimi muscoli ben sviluppati.
Non
sorride mentre ci dice: -
Sen
de kimsin? Siz ne yapıyorsunuz?-
Ovviamente
non capisco ciò che ha detto, ma per aver parlato con Liam e
Buck deve
conoscere anche l’inglese. –Puoi
parlare
in inglese?- gli chiedo.
-Siete
inglesi?- mi
risponde lui sospettoso, nella mia lingua.
-Amici
di Liam e Buck, penso che
lei li conosca.- l’espressione sul suo
viso si
alleggerisce. –Certo. Allora, cosa
volete?-
-Annullare
tutto.-
-Cosa?!-
chiede
Güçlü spalancando gli occhi di scatto.
-C’è
stato un cambio di programma.
Voi avete fatto ciò che volevate, adesso non vi chiediamo
niente in cambio. Non
dovete più farlo, semplice.- sono
io a parlare, ma non ce la farei se Zayn non mi tenesse stretta la mano
per
rassicurarmi. E per darmi forza. –I
tuoi
amici sanno che siete qui?-
-Si, ci
hanno mandato loro. E
dobbiamo tornare tra poco.-
-Bene.
Andate pure, allora. Annullo
tutto, come richiesto.-
-Arrivederci.-
-No,
non ci rivedremo. Ricordate
che il patto è finito.- dice
Güçlü e prima
di chiudere la porta sussurra velocemente qualche altra cosa in turco
che non
capisco.
Guardo
Zayn soddisfatta e lo abbraccio fortissimo, ci siamo riusciti!
Ce
l’abbiamo davvero fatta ed è andato tutto liscio
come l’olio! Neanche un
imprevisto, niente! E’ stato semplicissimo.
Usciamo
da quell’edificio e ci dirigiamo nuovamente verso il treno,
per tornare a casa.
Se siamo fortunati, arriveremo al comando prima ancora che ci
sarà Phillips. E gli altri due.
Ma
non può andare tutto bene: liscio come l’olio, ma
quando mai? Nessuna missione
è stata così semplice, doveva esserci un intoppo,
no? Beh, in questo caso è che
abbiamo sbagliato strada e ci troviamo sul campo di guerra, tra i
soldati che
combattono.
-Prendi
il fucile e fai quello che
faccio io!- urlo
a Zayn. Una scarica di
adrenalina mi attraversa il corpo e mi fa pulsare forte le vene. Inizio
a
correre cercando tenendo alto il fucile, poi arriva una serie di colpi
diretti
a noi. Rotolo per terra, salto e mi scanso in qualsiasi modo.
Però tiro
anch’io. Non contro i nostri, perché sarebbe
inutile, ma contro i Turchi.
Quando gli inglesi vedranno che siamo dalla loro parte smetterano di
puntare a
noi e a quel punto avremo un solo nemico comune.
-
Onları
öldürmek! – gridano
i Turchi. - Onları
öldürmek! –
Guardo
un soldato inglese e dopo qualche secondo questo mi fa cenno di
avvicinarmi,
così corro da lui, seguita da Zayn. –Perché
siete qui?- sbraita il soldato.
-Non
c’è tempo per spiegare,
dobbiamo andare via!- ribatto io
velocemente. Non so perché lo faccia, non so
perché si fida. Eppure ci dà una
scorta e questi ci accompagnagno fino al treno. Ne muoiono due.
Ma
noi siamo sani e salvi. Magari non proprio sani, poiché,
girandomi verso Zayn,
vedo che gli sanguina il braccio.
Ogni
tanto al comando guardiamo dei film, nel tempo libero. Beh, in
realtà
soprattutto di guerra, per ‘abituarci’ (anche se
nessuno di questi può
minimamente avvicinarsi alla vera distruzione che essa porta). In
questi film,
in situazioni analoghe alla nostra, ora che stiamo scendendo dal treno,
i
protagonisti camminerebbero con la schiena eretta, i capelli
scompigliati
perfettamente dal vento e un’espressione soddisfatta sul
volto. Noi siamo
tutt’altro. Il mio viso è preoccupato, quello di
Zayn sofferente. Lui è piegato
dal dolore al braccio, perché è la sua prima
ferita ed io cerco di distrarlo.
Il vento non c’è.
Al
comando ancora non sono arrivate molte persone, quindi andiamo
indisturbati
verso ‘l’ospedale’. Lì ci
togliamo i giubbotti, posiamo le armi e torniamo
normali, poi chiamo una dottoressa per fargli visitare il braccio di
Zayn.
-Lei
esca, per favore. Dopo lui la
raggiungerà tranquillamente.- mi
dice la donna.
-D’accordo.-
Stavolta
c’è molta più gente, compreso Phillips.
Compresi Liam e Buck. Loro non sanno
ancora niente, credo. Ma non voglio rovinargli la sopresa, anche se
devo
ammettere che non vedo l’ora che lo scoprano.
Gli
rivolgo un grande sorriso, poi vado a sedermi.
-Leena,
vieni anche tu.- mi dice Phillips riguardo alla
missione del giorno. No,
proprio no. Dopo tutto quello che ho fatto, non ce la faccio a fare
un’altra
missione oggi.
-Scusa
Phillips, oggi non ce la
faccio.- gli
rispondo. Lui annuisce e se ne
va seguito dagli altri e da Liam e Buck.
È
così che hanno fatto anche loro? Ogni volta che sono andati
in Turchia per
organizzare il piano, hanno semplicemente detto a Phillips che non
volevano
fare la missione? Li immagino già…
‘Ragazzi,
voi in missione.’
‘Scusa
Phillips, non ce
E
Phillips, come con me, ci ha creduto. Perché non farlo,
contando che sono i
suoi migliori soldati? Peccato che siano dei traditori.
Non
vado neanche all’allenamento oggi. Aspetto al comando
finchè Zayn non esce
dall’ospedale e dopo stiamo un po’ insieme
lì. Lui è eccitatissimo per la sua
prima missione e pensa anche che sia magnifico che ci curino
così in fretta.
Buck
e Liam tornano giusto in tempo per andare a casa. La campana suona.
Si
scambiano uno sguardo d’intesa, senza sorridere, poi mi
guardano. Io, d’altra
parte, gli lancio un sorriso enorme. Mi guardano interrogativi e, sotto
il loro
sguardo, mi arrampico sulla corda.
Esco
dal buco dietro l’albero e mi affaccio sulla
realtà. Si, sulla realtà. Non su
una nuova realtà,
perché è sempre
Quando
mi sposto sale immediatamente Liam, seguito da Buck, poi da Zayn.
Immaginavo
che fossero stati loro i prossimi a venire, ma, mentre Zayn mi
affianca, gli
altri due mi guardano in un modo tale che potrebbero incenerirmi.
-Che
è successo?- mi chiede Liam a denti stretti.
-Niente,
non vedi? È tutto al
proprio posto. Non è successo proprio niente, e niente
doveva succedere.- rispondo io tranquilla, con un
sorriso e una scrollata di
spalle.
-Non
credere che sia finita qui.
Contatteremo di nuovo i Turchi, qualsiasi cosa tu abbia fatto o detto
sarà
annullata, dalle nostre parole. Se non è oggi
sarà domani, altrimenti tra due
giorni. Succederà, Leena.- per qualche
motivo, il fatto che mi abbia chiamato con il mio soprannome, ora che
lo
considero niente più di un essere
–perché non sono sicura che sia umano- mi fa
imbestialire. Tiro Zayn con me e vado via.